Viaggio in Sicilia
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primo giorno
Il volo Easyjet è partito da Malpensa venerdì 7 settembre di mattina e all’arrivo nell’aeroporto “Falcone e Borsellino” abbiamo trovato ad aspettarci la macchina che avevamo noleggiato da casa. Con l’entusiasmo dell’inizio vacanza siamo partiti verso Macari arrivando circa un’ora dopo al B&B “Modus” dove avevamo prenotato la stanza che ci ospiterà per tutta la vacanza. Nella scelta del B&B ci siamo fatti guidare dalle recensioni on-line e abbiamo fatto bene: pulizia perfetta, colazione soddisfacente e pane cunzato fresco tutti i giorni per il pranzo in spiaggia.
Il primo pomeriggio del nostro soggiorno abbiamo deciso di andare direttamente in spiaggia a San Vito e, dopo un pranzo veloce a base di arancini di riso e cous cous di pesce in una rosticceria, ci siamo catapultati in acque splendide, i cui colori spaziano dal verde al blu intenso con un colpo d’occhio fantastico. La spiaggia in cui ci siamo fermati è la prima dal lato occidentale, ampia e sabbiosa, con la possibilità di optare per libera o attrezzata.
La sera, affamati visto il magro pranzo del mezzogiorno, abbiamo optato per il ristorante “Antico Borgo” direttamente di fronte al nostro B&B. La posizione della terrazza è spettacolare e durante la cena l’occhio può spaziare dalle montagne al mare dove si cala l’incandescente disco solare. Il rapporto qualità/prezzo e qualità/quantità è buono: con 45 euro abbiamo avuto un abbondante antipasto di pesce da dividere in due, due primi, acqua e un calice di vino.
secondo giorno
Sabato abbiamo deciso per una meta più defilata e meno popolata della spiaggia di San Vito per cui ci siamo fermati a pochi chilometri dalla città nella caletta “Isulidda”, così chiamata perchè dalla spiaggia parte uno scoglio ellittico, lungo e piatto, che da lontano sembra una piccola isoletta. La località è decisamente poco frequentata, e il mare, con fondo sassoso, è limpido e pieno di pesci. D’altro canto la spiaggia è anch’essa formata da grossi sassi, quindi per lunghe permanenze conviene portarsi un materassino e, per chi non gradisse il sole diretto, un ombrellone, in quanto non è attrezzata.
terzo giorno
Domenica torniamo a San Vito lo Capo ma ci spostiamo verso l’estremità orientale, più scogliosa ma ugualmente popolata, sarà anche perché è domenica. L’acqua è calma e salata ed è delizioso immergervisi per combattere l’arsura pomeridiana. Il panorama, il piccolo golfo delimitato da entrambi i lati da montagne verdeggianti è spettacolare.
quarto giorno
Lunedì mattina partiamo per la Riserva Naturale dello Zingaro. Lo Zingaro è un enorme area protetta che si estende dalle vicinanze di San Vito fino a Scopello per oltre 6 km. Oltre alle numerose cale è inclusa nella riserva tutta la zona boschiva che vi si trova alla spalle che comprendeva flora e fauna locale: piante di capperi, palme nane, cavalli allo stato brado e cinghiali, solo per citarne alcuni. Purtroppo quest’estate una serie di incendi, probabilmente dolosi, ha bruciato quasi tutto ed ora le montagne, fino a qualche mese fa ricoperte di verde, sono costellate di mozziconi bruciacchiati. E’ stato commovente parlare con un arzillo settantenne che, con le lacrime agli occhi, ci raccontava com’era prima la terra dove ha passato la sua gioventù, dove ha portato per anni i suoi figli e dove ancora torna per godersi quello che era un piccolo pezzo di Paradiso. Per questo quando per entrare nella riserva paghiamo 3 euro a testa ci sentiamo orgogliosi di farlo, di partecipare alla restaurazione di qualcosa che, con impegno, lavoro e probabilmente molti soldi, speriamo di tornare a visitare tra qualche anno riconsegnato all’antica, struggente, bellezza. E probabilmente le nostre speranze non sono semplici illusioni perché quado vediamo spuntare dalle palme nane, nere per il fuoco che le ha avvolte, delle nuove foglie verdi capiamo che la natura continua a fare il suo corso, imperterrita alla miseria morale di molti e quando parliamo con la gente del luogo, siano essi guardie forestali o semplici cittadini, capiamo che la maggioranza di loro non si è arresa e continueranno fino a che l’opera di restaurazione non si sarà compiuta.
Il mare che troviamo allo Zingaro, o meglio nelle prime due cale, le uniche aperte al pubblico per motivi di sicurezza, è probabilmente il più bello che abbiamo trovato in Sicilia. Chi ama lo snorkeling si può sbizzarrire per ore a guardare i banchi di piccoli e medi pesci colorati che lo popolano. La spiaggia è composta di piccoli ciottoli che permettono a chi lo voglia di schiacciare un sonnellino anche appoggiandosi ad un semplice asciugamano. Nelle vicinanze si trovano dei bagni pubblici ma chi voglia un ombrellone se lo deve portare, tenendo presente che per arrivare ci vogliono circa 10 minuti per la prima cala e altri 15 per la seconda.
quinto giorno
Martedì è il giorno di Scopello, una volta limite sud dello Zingaro, ma che attualmente non ve ne permette l’accesso. E’ possibile però fare il bagno ai faraglioni, un luogo estremamente suggestivo. Percorrendo una piccola discesa, e pagando 3,50 euro a testa di ingresso, si arriva ad un piccolo spiazzo di cemento nel quale si trovano alcune sdraio, circa una settantina, a disposizione dei bagnanti e una zona riparata dal sole da teli tesi. Lo spiazzale è completato da un’antica tonnara ora riconvertita ad abitazione privata e della quale è possibile visitare solo una stanza al pian terreno nella quale vi sono alcuni distributori automatici. Il pezzo forte del posto è però il suo mare dai colori smeraldini e nel quale, a pochi metri da riva, svettano imperiosi i faraglioni che lo rendono famoso.
sesto giorno
Alla ricerca di nuove spiagge da visitare il mercoledì siamo andati a Favignana, la principale isola delle Egadi, pochi chilometri al largo di Trapani. Per raggiungerla si può prendere l’aliscafo, più veloce ma più costoso, o il traghetto, più lento ma più economico, dal porto di Trapani. Arrivati sull’isola abbiamo deciso di affittare due biciclette per visitarla. A seconda di come spirano i venti il “Punto Informazioni” che trovate nel porto di Favignana vi consiglierà quale zona visitare e a noi quel giorno è toccata la zona sud. Partiti con grande entusiasmo abbiamo visitato alcune spiagge che non ci hanno convinto per poi dirigerci a spron battuto verso Cala Azzura, una delle più famose dell’isola. Peccato che a quel punto ho bucato e dopo aver chiamato il servizio di noleggio abbiamo dovuto attendere che arrivassero con una bici sostitutiva. Appena finito di pranzare con il pane cunzato che ci ha accompagnato per tutto il viaggio abbiamo visto profilarsi all’orizzonte la sagoma del furgone del bici-noleggio. Scende un ragazzo giovane, riccio, che mi guarda fisso con i suoi occhi slavati e, a mo’ di saluto, mi dice: “Suño stanco”. Con la prepotente impressione di essere in un film di Ficarra e Picone, riprendiamo le bici e raggiungiamo la nostra meta. Il posto è bello e vale lo sforzo per arrivarci. I sentieri che digradano fino alla spiaggia fanno pregustare la frescura e il refrigerio che si proverà abbandonandosi nelle acque azzurre.
settimo giorno
Giovedì ci imbattiamo nel primo giorno di pioggia e ne approfittiamo per visitare Marsala, la città siciliana dove sbarcò Garibaldi con i Mille. Il centro storico è molto bello ma quello che ci ha colpito di più è il mercato del pesce dove i venditori urlano nel proporre la loro mercanzia e puliscono e sfilettano con grande perizia il pescato sotto gli occhi del cliente. Da segnalare l’ottimo ristorante “Il gallo e l’innamorata”: con 40 euro abbiamo preso un abbondante antipasto di mare da dividere, 2 primi, un bicchiere di vino, acqua, caffè e l’immancabile Marsala.
ottavo giorno
Venerdì il tempo peggiora: alle 7 di mattina il cielo sembra trasformarsi nell’idrante di un autolavaggio e noi, alla ricerca di un po’ di sole, ci “spariamo” i 300 chilometri che ci separano da Taormina. Il colpo d’occhio della parte “marina” della città è fantastico: l’isola Bella si staglia orgogliosa su un mare smeraldo circondata da rocce che si raccolgono intorno ad essa come tanti cicisbei. Nonostante la bellezza del paesaggio l’acqua che tanto sembrava promettere da lontano si rivela abbastanza sporca, colpa soprattutto di turisti incivili che lasciano un po’ dappertutto mozziconi di sigarette e fazzoletti di carta.
Dopo il mare ci fermiamo a Taormina anche per la serata visitando la città e l’anfiteatro romano splendidamente conservato, peraltro ottima location per fotografie mozzafiato.
nono giorno
Il sabato rimane coperto e ci dedichiamo all’ultima meta culturale del nostra viaggio: la visita alla città di Erica. Antica roccaforte, luogo di culto e snodo cruciale di commerci e guerre, la città si presenta affascinante come un romanzo fantasy e la visita del castello e del museo (4 euro a testa il biglietto integrato) fa galoppare la fantasia dei più entusiasti.
Purtroppo arriva l’ultimo giorno della nostra vacanza, il sole torna a sorriderci e possiamo passarlo in spiaggia a Baia Santa Margherita, nelle vicinanze di San Vito lo Capo. I ciottoli sono piccoli ed è agevole stendersi a prendere il sole.
Nel pomeriggio un’ultima doccia, offerta generosamente dal proprietario del B&B dove abbiamo alloggiato, e ci avviamo verso Palermo e l’aereo che ci riporterà a casa.
Il sole tramonta lentamente mentre ci leviamo in volo dalla città. Lanciamo un ultimo sguardo a una terra che si è fatta scoprire molto diversa da quanto ci aspettassimo: verde, generosa ed entusiasmante. Ci portiamo via l’azzurro del suo mare, il verde delle sue montagne e il coraggio dei suoi abitanti che non vogliono mollare nonostante le difficoltà. Abbracciamo con lo sguardo tutto questo e, come per le persone cui si vuole bene, sappiamo che chi ha conquistato una parte del tuo cuore vi rimarrà per sempre.