Vedi Napoli e poi…tornaci!
Un bellisimo weekend cultural-gastronomico
Giovedì 17 marzo 2011: 150° anniversario dell’unità d’Italia, quale migliore occasione per trascorrere un bel ponte a Napoli, dal XIII secolo e per circa seicento anni capitale del Regno di Napoli, città da cui agli inizi del XV secolo, partì il primo tentativo di riunificazione d’Italia nonché città che, per motivi storici, artistici, politici ed ambientali fu, dal basso medioevo fino all’Unità, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente? La mia amica Carla in questo è efficientissima e già a gennaio avevamo il nostro bel biglietto aereo e il nostro posto letto presso l’hotel San Marco, in Calata San Marco, a 2 minuti dai principali simboli della città: Maschio Angioino, Galleria Umberto I e Piazza Plebiscito. Inoltre, ogni 20 minuti dall’aeroporto parte l’Alibus (euro 3,00) che ferma in Piazza Municipio, comodissima fermata per raggiungere l’hotel. Sicuramente ci ritornerei per la simpatia dei gestori e perché abbiamo potuto muoverci comodamente sempre a piedi. 1° giorno: arriviamo in hotel giovedì all’ora di pranzo e cediamo subito al primo consiglio: pranzare alla piccola e caratteristica “Osteria da Antonio”, di fronte l’hotel, dove iniziamo la vacanza con un primo ai frutti di mare, un conto molto economico ed un trattamento cordiale e familiare. Poi partiamo subito alla volta della collina del Vomero su cui si trovano Castel Sant’Elmo e la Certosa di San Martino, unici monumenti di nostro interesse con ingresso gratuito per quel giorno di festa nazionale. Prendiamo la “funicolare centrale” (Euro 1,10) da Via Toledo e poi seguiamo le indicazioni fino al castello. Si tratta di una struttura militare cinquecentesca con pianta a sei punte che permetteva un’efficace sistemazione dell’artiglieria e dei cannoni. Oggi ospita mostre ed eventi di rilevanza nazionale ma, soprattutto, permette di godere di una spettacolare vista a 360° della città. Accanto al castello c’è la Certosa di San Martino che purtroppo, causa black out, non possiamo visitare e quindi ci perdiamo uno dei musei più affascinanti di Napoli anche grazie alla collocazione di alcune sale aperte completamente sul paesaggio circostante. Dunque ci avviamo verso Piazza Vanvitelli, cuore del quartiere del Vomero, fra i più vivaci della città e ricco di possibilità di shopping di lusso. D lì prendiamo la “funicolare di Chiaia” che ci lascia in Piazza Amedeo, poi percorriamo Via dei Mille, Via Filangeri, Via Chiaia ed eccoci finalmente in Piazza Plebiscito. Purtroppo diluvia e ripariamo in Galleria Umberto I. Ammiriamo l’ingresso del Teatro San Carlo illuminato con il tricolore, facciamo un giro per i negozi della galleria e, infine, decidiamo di cenare alla pizzeria “Fratelli La Bufala”, attirate dalla pizza esposta all’ingresso fatta a forma di stivale e condita con rucola (verde), mozzarella (bianca) e pomodoro (rosso). Inutile dire che anche qui gli ingredienti principali sono stati simpatia, economicità, bontà e…abbondanza!!! Finalmente ha anche smesso di piovere e possiamo tornare in albergo. 2° giorno: oggi ci dedichiamo al centro storico greco-romano della città, una pianta a scacchiera divisa da tre assi viari detti “decumani” (Spaccanapoli, decumanus inferior; Via dei Tribunali, decumanus maior; Strada dell’Anticaglia, decumanus superior), tagliati ad angolo retto da vie più strette dette “cardini”. Porta d’ingresso del centro antico è Piazza del Gesù Nuovo, con l’omonima chiesa quattrocentesca (con interni ricchi di marmi, stucchi e affreschi che meritano una visita) e con la guglia dell’Immacolata. A due passi, sorge la trecentesca chiesa di Santa Chiara edificata su un complesso termale romano del I secolo d.C. Distrutta durante il bombardamento del 1943, è stata restaurata nelle asciutte forme gotiche originarie. All’interno del complesso monastico, è visitabile (Euro 5,00) il museo dell’opera di Santa Chiara che comprende il bellissimo chiostro delle Clarisse (con le colonne e i sedili rivestiti di maioliche gialle, verdi e blu), sale espositive con frammenti e ceramiche pre-bombardamento e la zona archeologica delle terme romane. Proseguiamo per le scenografiche Spaccanapoli e Via San Gregorio Armeno, piene di negozietti di antiquariato, di souvenir vari ma soprattutto delle famosissime statuine e decorazioni per il presepe. Arriviamo fino a Piazza San Domenico e Via Nilo, dove è posta la statua del dio Nilo, antico culto praticato dalla comunità di mercanti provenienti da Alessandria d’Egitto che abitavano questo quartiere ed è posta ancora lì dove la vollero gli Alessandrini più di duemila anni fa. La statua subisce, nei secoli, diverse vicissitudini che ne rendono leggendaria la fama al punto di essere considerata simbolo della città. Cessato il culto alessandrino, la statua, dimenticata e sepolta, fu ritrovata nel XII secolo priva della testa e per questo scambiata per una figura femminile; inoltre, la perdita della sfinge e la presenza dei bambini venne interpretata dalle cronache locali come la rappresentazione della città che allatta i suoi figli e, per questo, fu chiamata “il corpo di Napoli”. Il restauro del 1657 le ha fornito l’aspetto attuale. Ormai abbiamo fame e torniamo indietro dirette ai quartieri spagnoli: ci hanno parlato troppo bene della “trattoria da Nennella” per non andarci! Si trova in vicolo Lungo Teatro Nuovo, all’inizio del quartiere, e poi siamo con degli amici ed è giorno, per cui non siamo neanche “intimorite” dai vari luoghi comuni negativi sulla zona. Il locale è estremamente frequentato e quindi c’è sempre da fare un po’ di coda ma il servizio è mooooolto veloce. I camerieri parlano esclusivamente in napoletano e trattano il cliente senza tanti formalismi, anzi: si passa dallo scherzo alle battute alle prese in giro gratuite, ma il tutto è fatto apposta per cui non resta che stare allo scherzo! Il locale è proprio spartano ma si mangia abbastanza bene, piatti semplici, anche tipici, nulla di particolare, ma sono buoni. “Alla buona” anche il prezzo che viene arrotondato, per semplificare il tutto, proprio in linea col clima del locale. Un primo, un secondo, acqua e vino ci costano 10 euro a testa. Conosciuti anche i quartieri spagnoli, siamo pronte per riprendere il giro da dove l’avevamo lasciato ma questa volta percorriamo Via dei Tribunali. Eccoci dunque alla cappella di Sansevero (Euro 7,00) un vero gioiello artistico voluto da Raimondo di Sangro, personaggio geniale e bizzarro, nella metà del Settecento. Unico elemento pittorico è la volta, mentre i protagonisti assoluti sono le sculture. Tra i capolavori presenti, il celebre Cristo Velato di Sanmartino, la Pudicizia di Corradini e il Disinganno di Queirolo. Nella sala sotterranea, le enigmatiche Macchine Anatomiche del medico palermitano Salerno, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro. Ancora oggi, a circa due secoli e mezzo di distanza, non si sa attraverso quali procedimenti o adoperando quali materiali si sia potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio. Tappa successiva è il Duomo che, forse per la stanchezza, non mi colpisce particolarmente. Passeggiando per le trafficate Via Duomo, Corso Umberto I e Via Depretis torniamo in albergo per riposarci e poi andiamo a cenare in uno dei ristoranti istituzionali di Napoli e tra i cento locali storici d‘Italia: “Ciro a Santa Brigida”. L’ambiente è molto elegante ed accogliente, il menù è della cucina classica partenopea e il personale è gentilissimo e cordiale. Apriamo la cena con una indimenticabile mozzarella di Aversa, poi un secondo di pesce, un contorno, la tradizionale zeppola di San Giuseppe e l’immancabile limoncello, il tutto con 30 onestissimi euro. 3° giorno: il centro storico offre ancora tanto da vedere! Su Spaccanapoli questa volta ci fermiamo alla Cappella di Monte di Pietà, bellissima cappella la cui storia diventa cronaca della nascita del Banco di Napoli (nel corso del XVI secolo alcuni gentiluomini napoletani avevano istituito in città il monte di pietà che, a scopo benefico, concedeva prestiti su pegno senza fine di lucro, per combattere l’usura), proseguiamo con la visita alla chiesa barocca di San Gregorio Armeno e al chiostro dell’annesso complesso conventuale, nonché alla bellissima ed imponente chiesa di San Lorenzo Maggiore dove Boccaccio conobbe la sua Fiammetta. Poi iniziamo una delle avventure più affascinanti: la visita alla Napoli sotterranea! Si accede da piazza San Gaetano, non è necessario prenotare e le visite sono ogni 2 ore (tanto dura il giro che costa 9,40 euro e comunque si trovano tutte le informazioni sul sito www.napolisotterranea.org). Dalla preistoria (trovati manufatti di 5000 anni fa), passando per i Greci (che prelevavano il tufo per le costruzioni), per i Romani (che vi costruirono un grandioso acquedotto), per finire ai tempi bellici più recenti (in cui le cavità vennero utilizzate come ricoveri antiaerei) il sottosuolo napoletano gode di una vera e propria storia autonoma ed interessante. La guida vi accompagnerà anche a vedere i resti di un teatro greco-romano e di un’esposizione presepiale e, con imparagonabile verve e carisma vi racconterà aneddoti su Nerone e sulle origini del presepe napoletano. Finita la visita, passeggiando per il decumano superiore, arriviamo a Piazza Bellini (ricca di caffè letterari) e poi a Port’Alba dove ci fermiamo nell’omonimo ristorante-pizzeria a mangiare un’ottima pizza. Poi riprendiamo per la famosa Piazza Dante realizzata dall’architetto Vanvitelli e poi percorriamo tutta Via Toledo soffermandoci a guardare un po’ di vetrine. Sosta obbligata da “Leopoldo” per acquistare i tipici taralli “sugna e pepe” e alla pasticceria “Pintauro”, dal nome dell’inventore della SFOGLIATELLA, per acquistare la prima, indimenticabile sfogliatella della vacanza. Poi proseguiamo per la visita al Maschio Angioino o Castel Nuovo (Euro 5,00), chiamato così per distinguersi dalle più antiche residenze reali Castel dell’Ovo e Castel Capuano. Superato l’Arco di Trionfo, all’interno del castello è possibile visitare, la sala dei baroni, la sala dell’armeria, la cappella delle anime del purgatorio, la cappella palatina e la pinacoteca. Personalmente, niente di indimenticabile. Dopo una doccia rigenerante, decidiamo di trascorrere l’ultima serata al ristorante “Oste Pazzo” a Castel dell’Ovo, sul mare; qui il cameriere, con la sua simpatia, ci induce a mangiare ciò che voleva lui e…a pagare quanto non volevamo! Però era tutto buono. 4° giorno: siamo ormai alla fine e c’è una bellissima giornata di sole! Iniziamo con qualche foto di rito in Piazza Plebiscito e una visita all’annesso chiesa di San Francesco di Paola, ispirata al modello del Pantheon romano; poi iniziamo a percorrere Via Caracciolo fino a Castel dell’Ovo, il più antico della città, che sorge sull’isolotto di Megaride. La leggenda farebbe derivare il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto nei sotterranei del castello e da “quell’ovo pendevano tutti i facti e la fortuna del castel marino”. Dalla terrazza del castello (ingresso gratuito) si gode di una vista meravigliosa sul golfo, del resto il lungomare tra Castel dell’Ovo e Posillipo, con il panorama su golfo, Vesuvio ed isole, è l’immagine più famosa di Napoli. Arriviamo fino alla Villa Comunale e poi torniamo indietro per pranzare con il tipico “panino napoletano” in un bar di Via Toledo e per acquistare le ultime sfogliatelle alla pasticceria “da Mary”, giustamente consigliataci, in Galleria Umberto I. Purtroppo è ora di tornare in albergo a prender le valige e l’alibus che da Piazza Municipio ci porterà in aeroporto.In questo lungo weekend abbiamo sfatato tutti i negativi luoghi comuni su Napoli: non abbiamo subito scippi, non siamo state investite nell’attraversare le trafficatissime strade e i mezzi sono sempre stati puntuali. Abbiamo mangiato benissimo, speso poco e la gente è stata sempre cordiale e disponibile. Non mi resta altro da dire se non: vedi Napoli e poi…tornaci!!!