Ungheria Occidentale e Lago Balaton
Heviz è a due passi e il primo aspetto che balza all’occhio è la differenza edilizia con le città vicine percepibile nel cemento dei numerosi hotel che a macchia di leopardo caratterizzano il paesaggio locale. La cittadina rappresenta una delle località termali più rinomate del continente e il suo cuore pulsante è costituito dall’omonimo lago termale, il più grande d’Europa e il secondo al mondo nel suo genere. Le sue acque, che nel periodo caldo dell’anno appaiono ricoperte di ninfee rosse importate dall’India, sgorgano dal cratere di un geyser e costituiscono un efficace rimedio contro i reumatismi e le infiammazioni articolari. A mò di arterie una moltitudine di canali permette ad esse di confluire nelle varie strutture termali della zona. E’ proprio qui, precisamente al Rogner Lotus Hotel, che abbiamo alloggiato concedendoci due giorni in una struttura con piscine di tutti i tipi e saune, il tutto in compagnia di persone provenienti da dieci diversi paesi con cui, condividendo i pasti e le immersioni in piscina, abbiamo interloquito piacevolmente in inglese. La cena a buffet libero ci ha permesso di provare le varie specialità della cucina magiara tra cui il Gulash, gli squisiti salumi ungheresi e la Palpuszta, un formaggio lievemente piccante, ma non mancavano comunque la pasta e pietanze adatte anche per i non amanti della cucina del posto (pochi…La cucina ungherese è davvero ec-ce-zio-na-le) Spostandosi verso ovest si arriva alla reggia di Fertod, denominata nei secoli scorsi la Versailles ungherese per la sua magnificenza. Appartenuta alla famiglia Esterhazy, una delle più nobili d’Ungheria i cui eredi ancora oggi detengono parte dell’edificio, fu fatta erigere nel 700 dal principe Miklos il Magnifico che ne fece un vero gioiello. Tra gli ospiti di corte figurava Joseph Haydn a cui fu affidata la direzione delle iniziative artistiche di corte; ancora oggi annualmente la città ospita un Festival internazionale ad egli intitolato. Alla morte di Miklos, l’edificio cadde in disgrazia e solo negli ultimi anni i restauri lo hanno restituito all’occhio dei visitatori. Oggi solo parte della reggia è aperta al pubblico, ma il turismo magiaro per il futuro punta molto su Fertod e sul definitivo rilancio di questo splendido edificio che secondo alcune cronache d’epoca suscitò persino le invidie della famiglia asburgica.
Dirigendosi verso il confine austriaco, l’Ungheria concede un cenno di saluto nello spiccare della torre del fuoco (Tuztorony) di Sopron, simbolo di una città molto particolare in cui si percepiscono sin da subito la vicinanza all’Austria (segnalazioni e cartelli stradali scritti sovente anche in tedesco e architettura degli edifici più vicina allo stile austriaco) e le tracce di dominazione romana. Sopron è una città ricca di musei alcuni dei quali curiosissimi, come quello della farmacia e quello della panificazione. Dopo un giro per la città pranziamo in un ristorantino del posto (zuppa con canederly di fegato, carne di maiale con contorni e torta) dove abbiamo la conferma che le torte ungheresi sono quasi meglio di quelle austriache.
La prima cosa che balza all’occhio quando si entra in Ungheria sono i cartelli segnaletici. Il celebre musicista brasiliano Chico Buarque dedicò un romanzo alla complessità della lingua magiara, “l’unica per cui il diavolo abbia rispetto”. Il fascino trova più di un riscontro da queste parti. Curiosità e immaginazione costituiscono l’unico bagaglio a cui non si può rinunciare per avventurarsi in questi angoli d’Europa.