Una giornata a Verona 2

Una manciata di ore per esplorare la romantica Verona, seguendo percorsi letterari e artistici in una delle più pittoresche città del Veneto
Scritto da: AlixA
una giornata a verona 2
Partenza il: 25/03/2016
Ritorno il: 25/03/2016
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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La magnifica mostra sul postimpressionismo, “Seurat, van Gogh, Mondrian”, organizzata al Palazzo della Gran Guardia, è la scusa ideale per ritornare a Verona, splendida città veneta di cui conservo un ottimo ricordo, relativo ad un viaggio di qualche anno fa. Approfitto delle tariffe vantaggiose di Italo, acquistando Bologna-Verona a/r per 18,00 euro.

Appena arrivata in stazione imbocco a destra Corso Porta Nuova, un largo viale costellato di bar e hotels dai nomi evocativi, riferiti ai grandi personaggi cittadini, reali o immaginari: da Romeo e Giulietta Cangrande della Scala. In una ventina di minuti di buon cammino il viale mi conduce al centro di Verona.

La vivace Piazza Brà, di impronta settecentesca, si apre davanti a me col suo disegno irregolare, in cui la mescolanza di stili ed epoche diverse conferiscono allo spazio un fascino disarmante. Alla mia sinistra si allunga a semicerchio una serie variopinta e pittoresca di case, distribuita sul Liston, l’elegante viale del passeggio, mentre il lato sud della piazza è chiuso dall’immagine pomposa del Palazzo delle Gran Guardia. Ad est il neoclassico e monumentale Palazzo Barbieri è la sede del Municipio. Procedendo verso i giardini, tra gli spruzzi delle fontana al centro dell’oasi verde, si svela la mole antica dell’Arena. Mi ricorda molto l’anfiteatro di Arles, che ho ammirato la scorsa estate in Provenza, più che il Colosseo romano. Nonostante la sua imponenza, la vetusta architettura non domina incontrastata sulla piazza, ma si fonde bene con la vivace eterogeneità dell’insieme. L’anfiteatro, completato nel I secolo d.c., è un grandioso retaggio della fiorente Verona romana, e oggi rimane il monumento più importante della città, nonché il suo simbolo nel mondo. Rinata a nuova vita nel 1913 come sede di prestigiosi spettacoli di opera lirica, le sue rappresentazioni estive registrano quasi sempre il tutto esaurito.

Entro all’interno del sontuoso porticato del Palazzo della Gran Guardia, edificio imponente iniziato nel 600’ sotto la dominazione veneziana allo scopo di ospitare le guardie del Doge e terminato solo duecento anni dopo, nel periodo asburgico; attualmente è il più prestigioso centro espositivo della città.

L’arte moderna sfila davanti a me, appesa alle pareti delle sale al primo piano; una variegata schiera di artisti è partita dalla visione mossa e moderna dell’impressionismo per approdare ad esiti diversi. Dagli approcci rigorosi e scientifici del puntinismo di Seurat e Signac, giungo alla ventata calda e suadente dei sogni simbolisti. Il percorso termina nell’universo ordinato di Mondrian: essenziale sì, ma straordinariamente poetico. Percorrendo gli anni affascinanti a cavallo tra XIX e XX secolo, incontro anche lo sguardo azzurro e inquieto di van Gogh, presente con uno dei suoi numerosi autoritratti: un nome altisonante, che attira moltitudini di visitatori e che, non a caso, è impresso nei manifesti della mostra.

Uscita dal palazzo, mi dirigo su via Mazzini, piena di negozi e affollatissima, che conduce attraverso l’antico tracciato del decumano verso il cuore della città, Piazza delle Erbe.

Vivace e caotico, questo lungo piazzale ospita da duemila anni i banchi colorati del mercato. Orlata dai tavolini dei caratteristici caffè, la piazza è ricca dei retaggi della storia passata, come il Leone di San Marco, che si eleva in cima ad una colonna di epoca veneziana.

E’ strano pensare che questo una volta era il Foro romano, oggi quasi irriconoscibile; la mano scaligera ne ha plasmato gli spazi con l’ampliamento del Palazzo del comune, e la riedificazione di diversi edifici. Le case Mazzanti mostrano ancora bellissimi affreschi cinquecenteschi, che una volta erano onnipresenti sui muri della città, guadagnandole il soprannome azzeccato di urbs picta. Domina la piazza l’altissimaTorre del Gardello o delle ore, che risale al 1370.

Di qui mi sposto attraverso l’Arco della Costa nell’adiacente Piazza dei Signori, più raccolta e sofisticata. Si respira un aria decisamente intellettuale e solenne in questo luogo, con la severa statua di Dante Alighieri, che svetta pensosa al centro del quadrilatero, circondata dai palazzi delle più importanti cariche cittadine. Il sommo poeta, la cui scultura risale al 1865, fu ospite dei della Scala per due anni, durante l’esilio fiorentino. Racchiusa da maestose architetture porticate, come la magnifica Loggia del Consiglio, la Piazza dei Signori nel suo insieme riflette l’immagine del potere e della grandeur cittadina. IlPalazzo della Ragione, suggestivo edificio romanico in pietra bicolore, risale al XII secolo e si orna di una sontuosa scalinata nel cortile interno, detto Mercato Vecchio. Da un paio d’anni ospita la ricca galleria di arte moderna e contemporanea Achillle Forti. A completare il quadro fastoso della piazza c’è la Torre dei Lamberti, proiettata verso i cieli veronesi per 84 metri, nella parte occidentale del cortile del palazzo.

Dopo un pranzo veloce con una pizza alla trattoria Impero, mi reco al vicino complesso funerario delle Arche scaligere. Le impressionanti tombe gotiche forano il cielo azzurro, in un trionfo di pinnacoli e guglie appuntite, impegnate ad ospitare il sonno eterno dei grandi signori di Verona, vegliati da angeli di pietra. I nomi dei defunti evocano tempi oscuri e caratteri turbolenti: Cangrande I, Mastino II, Cansignorio..

A fianco dell’imponente complesso, inciampo per caso nella casa di Romeo, ai numeri 2-4 della via Arche Scaligere. Non so chi veramente abbia abitato qui, sembra un certo Cagnolo Nogarola, ma la casa rimane un interessante esempio di architettura gotica civile trecentesca.

Poi costeggio il fiume Adige dirigendomi verso la bella chiesa di Sant’Anastasia, una basilica dagli spazi vasti e maestosi, ricca d’atmosfera; costruita per i frati domenicani tra il 1290 e il 1481, mostra un’elegante decorazione sulle altissime volte a crociera, in cui elaborati motivi vegetali si alternano alle figure di santi. Passeggio tra le possenti colonne di marmo rosso di Verona, soffermandomi subito vicino alle curiose acquasantiere dei Gobbi. I due personaggi pittoreschi che sorreggono con fatica i pesanti bacili di pietra, furono scolpiti a distanza di un secolo l’uno dall’altro, tra la fine del quattrocento e del secolo successivo; sono l’incarnazione dello spirito fantasioso e immaginifico del Rinascimento.Il fascino misterioso della chiesa tocca l’apice nell’arco trionfale della Cappella Pellegrini, con l’onirico affresco di Pisanello, S. Giorgio che parte a liberare la donzella dal drago. Entrando attraverso una porta sotto il grande organo, si accede alla Chiesa di S.Giovanni in Fonte, il Battistero del Duomo. L’ambiente contiene una grande vasca battesimale, capolavoro delle scultura veronese, che risale al 1200 e sulle sue otto facce racconta le storie della Sacra Famiglia.Torno sui miei passi verso Piazza delle Erbe e di qui mi sposto seguendo le indicazioni verso la Casa di Giulietta, al n.27 di via Cappello. Questa antica locanda del XIII secolo è veramente suggestiva, se non fosse per la quantità di gente assiepata intorno al cortile, dove spiccano la scultura della tragica eroina ed il suo famoso balcone, eretto sui muri interni dell’edificio nel 1935. In un epoca di volgarità diffusa, divorzi e tradimenti come la nostra, mi stupisce la moltitudine di persone attirate da questo luogo letterario e romantico, immortalato da Shakespeare nella famosa tragedia. I bigliettini appesi per ricordo all’ingresso del sito, tra righe ricolme di speranza, mostrano il bruciante desiderio di amore e romanticismo, che, questo si, è veramente immortale e trascende i secoli. La cosiddetta tomba di Giulietta si trova invece in una cripta, sotto il chiostro di San Francesco, al corso in via del Pontiere. Il sarcofago è vuoto, ma il fascino della storia imbeve questo luogo, rendendolo magico. Il severo castello di Cangrande, maestosa fortificazione merlata, si sporge sul fiume con la sua imponente mole da sette secoli; oggi Castelvecchio ospita le collezioni d’arte comunali, tra le più importanti del Veneto, i cui spazi sono stati organizzati con maestria dal celebre architetto Carlo Scarpa tra il 1958 e il 1964. A fianco del castello s’innalza da migliaia d’anni l’Arco dei Gavi, una porta romana che mi emoziona soprattutto per la sua pavimentazione, composta di grandi sassi lisci e lucidi, usurati dai secoli; rievocano i tempi lontani in cui l’Arco era attraversata dalle ruote dei carri.

Seguendo l’Adige raggiungo San Zeno Maggiore, una magnifica chiesa romanica nata alla fine del IX secolo dal rifacimento di una basilica altomedievale, per ospitare la tomba del santo patrono della città.

Varcando l’imponente porta d’ingresso della chiesa, valorizzata da un importante protiro, il fedele oltrepassava un confine simbolico. Fuori il caos e le tentazioni del demonio, all’interno, la strada che conduceva diritta e sicura alla salvezza eterna. Ai lati della porta si trovano scolpite le Storie delle genesi a destra, mentre a sinistra invece convivono episodi del Nuovo Testamento con quelli la Leggenda di Teodorico. La dominazione ostrogota e longobarda lasciò molte tracce in città, con la costruzione di grandi centri monastici, che saranno importanti poli intorno ai quelli si riorganizzerà la società dell’epoca.

Il bassorilievo di San Zeno narra di un Teodorico impegnato in una caccia infernale, dietro ad un cervo, che lo condurrà direttamente tra le braccia del demonio. Lo spirito di questo luogo, ricco di superstizione e fantasia, emana uno charme davvero particolare.Perlustrato il grandioso interno sviluppato su tre navate e coronato da un soffitto trecentesco a carena di nave, soffermandomi davanti alla suggestiva Pala di S.Zeno (1457-59), di Andrea Mantegna. Poco dopo entro nel suggestivo chiostro romanico. Uno spazio raffinato ed ombroso si disegna intorno al radioso cortile centrale, racchiuso da portici con esili colonnine binate. Sul prato si sta svolgendo la rappresentazione della via Crucis, sotto il luminoso sole del pomeriggio. Con la mia macchina fotografica, mi sento quasi un’intrusa in mezzo ai fedeli e presto fuggo all’esterno, ad ammirare la vicina chiesetta di S. Procolo. Concludo la mia giornata veronese seduta in uno dei caffè di piazza Brà, costoso e dal servizio lento. Ma quale vista, sulla piazza! Seguitemi sul mio blog per scoprire altri viaggi: . memorie di una viaggiatrice solitaria.

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Il balcone di Giulietta, Verona

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S.Zeno, Verona

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Il Liston di Piazza Brà, Verona

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Ponte scaligero, Verona



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