Un viaggio di nozze insolito: in moto a caponord
(26 luglio- 15 agosto 2002)
PROTAGONISTI: Mario, Alessia e il loro scooter Yamaha T Max 500
PREMESSA:
Ecco dunque il resoconto della nostra avventura in moto a CapoNord, un viaggio-sogno a lungo desiderato che abbiamo voluto far diventare realtà a coronamento di un altro momento memorabile della nostra esistenza, il nostro matrimonio.
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(26 luglio- 15 agosto 2002) PROTAGONISTI: Mario, Alessia e il loro scooter Yamaha T Max 500 PREMESSA: Ecco dunque il resoconto della nostra avventura in moto a CapoNord, un viaggio-sogno a lungo desiderato che abbiamo voluto far diventare realtà a coronamento di un altro momento memorabile della nostra esistenza, il nostro matrimonio. Che la nostra sia stata una scelta insolita ce lo hanno abbondantemente dimostrato i commenti delle persone cui comunicavamo la meta scelta per il viaggio di nozze e l’intenzione di farlo con la moto (anzi con lo scooter!). Quasi nessuno è rimasto indifferente e ci ha salutato con animo tranquillo e con un pizzico di invidia: chi ci ha preso per pazzi, chi per sciagurati, chi ci diceva chiaramente che mai saremmo riusciti nell’impresa o che comunque al ritorno avremmo dovuto concederci una ulteriore vacanza per riprenderci da questi 10000 chilometri di fatiche… A queste persone rispondevamo allora che la realizzazione di un sogno non aveva prezzo e rispondiamo adesso che siamo tornati che il prezzo pagato per questo sogno non è stato neppure così alto: cosa sono infatti un po’ di stanchezza, un po’ di pioggia, un po’ di freddo quando poi la natura ti si mostra in tutte le sue forme più affascinanti, in quella di un laghetto lucente, di un branco di renne, di una colonia di gabbiani, di un fiordo azzurrissimo o di un promontorio in capo al mondo dove il sole non riesce mai a tramontare? Il viaggio a CapoNord è stato tutto questo e anche molto di più perché è impossibile sintetizzare in poche righe queste tre settimane di continue sorprese e di continue emozioni. Effettuato in moto poi questo viaggio ha anche avuto un fascino tutto suo perché è stato una sfida, una scommessa con noi stessi e gli altri e il vincerla ci ha dato una grande soddisfazione e un immenso orgoglio, e poi c’è stata quella libertà totale ed assoluta che solo la moto riesce a trasmetterti, e mentre sfrecciavamo tra questi paesaggi estremi, unici e solitari, con il vento che ci batteva sulla visiera del casco e la luce del giorno che mai ci abbandonava, ci sentivamo parte di questa favolosa natura e, dimentichi di ogni problema o preoccupazione, eravamo in pace con l’universo intero. Andare in moto a CapoNord è un viaggio per molti ma non per tutti perché i chilometri da fare sono tanti e le condizioni atmosferiche sono spesso avverse. Noi siamo stati fortunati a incontrar pioggia e freddo solo negli ultimi chilometri prima del promontorio e per poche altre ore sulla via del ritorno perché molte persone hanno fatto la quasi totalità del nostro stesso identico viaggio sotto l’acqua. Siamo anche stati fortunati a vedere il sole a CapoNord perché se anche esso per la latitudine non riesce mai a tramontare in realtà è quasi sempre nascosto dalle nuvole e dalla nebbia. Ecco dunque che chi non è totalmente sicuro della propria resistenza a queste possibili (e probabilissime) avversità e non ha una vera passione per la moto e la vita all’aria aperta può scegliere benissimo destinazioni più tranquille e rilassanti o anche fare questo stesso viaggio in aereo o in nave. Le sensazioni provate non saranno certo le stesse ma forse i confort e le comodità compenseranno la perdita…. Da parte nostra possiamo solo dire di esser stati felicissimi della nostra “insolita” scelta e in tre settimane crediamo di aver scoperto molto del Grande Nord trovando il giusto equilibrio tra il viaggiare inteso come “macinar” chilometri e il viaggiare inteso come conoscere nuovi luoghi: abbiamo fatto dunque le nostre belle tirate (anche di oltre mille chilometri) quando eravamo presi dalla frenesia del raggiungere una meta importante (CapoNord anzitutto o la nostra amata casetta sulla via del ritorno) ma non abbiamo certo rinunciato a sostare un paio di giorni in posti che meritavano un po’ di più di un veloce passaggio (in primis Copenhagen, che è la più bella delle capitali nordiche, e poi Stoccolma, l’isola di Caponord e le incantevoli isole Lofoten, dove saremmo volentieri rimasti anche assai di più) e non ci siamo dimenticati né di Trondheim nè di Bergen che abbiamo di gran lunga preferito a Oslo. Tutto non abbiamo di certo potuto vedere e siamo rammaricati di aver velocemente percorso la Finlandia (senza tra l’altro avere la possibilità di provare una delle sue famose saune), di non esser passati da Tromsø e di non aver visto il Prekestolen (una enorme falesia tagliata nella roccia dalle parti di Stavanger che come un pulpito domina le acque del Lysefjord) ma qualche rinuncia dovevamo pur farla e così magari abbiamo la scusa per ritornare da queste parti un giorno. PRIMO GIORNO: GALLICANO (LU) – DACHAU (MONACO) VEN 26/07 Niente di particolare, viaggio tranquillo e soprattutto senza pioggia. Ci pare di non esserci dimenticati nulla a casa….. Chissà se sarà effettivamente così. Arrivati a MONACO dopo le 16 volevamo andare a visitare il campo di concentramento di Dachau e abbiamo chiesto ad un passante come arrivarci: le sue indicazioni erano esatte e siamo arrivati di fronte al cancello d’ingresso ma giusto all’esatta ora di chiusura (ore 17)….fa lo stesso, andremo domani prima di ripartire per il nord della Germania. Abbiamo cercato un albergo lì vicino (Hotel Bavaria), lasciato i bagagli in camera, pagato i nostri 75 € cash e poi cenato nella pizzeria italiana lì accanto alle ore 18 (neanche mio nonno!). Alle ore 19 eravamo già in camera e dopo un po’ di tele ci siamo addormentati (io dopo le nove, Mario il dormiglione anche prima). Ci siamo svegliati solo per andarci a prendere da bere al distributore automatico e poi forse verso le cinque per rigirarsi dall’altra parte e dire: ancora due ore di sonno. SECONDO GIORNO: MONACO – AMBURGO SAB 27/07 Ci siamo alzati verso le sette e abbiamo fatto colazione in compagnia dei giovani atleti della nazionale australiana di non sappiamo bene quale sport (credo canottaggio), poi siamo andati (finalmente) a visitare il Konzentrierungslager di Dachau. Abbiamo pagato solo il parcheggio ed in effetti sarebbe stato un grandissimo controsenso far pagare l’ingresso ad un luogo della memoria. Abbiamo visto la ricostruzione di una baracca-dormitorio e poi il grande piazzale dove due volte al giorno veniva fatto l’appello dei prigionieri e anche se esso era adesso totalmente vuoto ti immaginavi una folla di poveri diavoli totalmente annientati come persone che, cogli occhi pieni di terrore e i corpi ridotti all’osso, dovevano con ogni tempo rimanere immobili sull’attenti per più di mezz’ora. Siamo poi passati al crematorio e alla camera a gas e lì devo dire che oltre al groppo alla gola sentivi anche un certo opprimente senso di soffocamento. L’ultima parte della visita l’abbiamo riservata al museo dove si sono potuti leggere documenti sulla nascita del Terzo Reich, sull’istituzione dei vari campi di prigionia e su quella che era la vita a Dachau. Usciti dal campo abbiamo indossato le tute antipioggia perché la pioggerellina che ci aveva accompagnato fin dal risveglio (e per la quale Mario mi aveva di molto preso per i fondelli visto che ho osato aprir l’ombrello non mostrandomi cosi degna di essere una vera centaura) era alquanto aumentata. Per uscire da Monaco abbiamo un po’ faticato e nel nostro vagare per niente abbiamo fatto una indimenticabile gita turistica attorno all’aeroporto che ci ha fatto perdere oltre mezz’ora. Comunque poi abbiamo trovato la retta via e pure il bel tempo visto che più salivamo verso nord e più la temperatura aumentava (quasi sempre attorno ai 30 gradi). La tuta antipioggia l’abbiamo chiaramente tolta quasi subito e l’unico inconveniente del viaggio è stata la rottura dell’interfono che chiaramente doveva avvenire durante la tappa più lunga e noiosa, tutta autostradale, quella dunque durante la quale l’unico passatempo poteva essere il parlare un po’. Poche le considerazioni da fare sulla tappa di oggi: 1. Più si sale verso nord e più le aree di servizio si fanno rade (ricordiamoci che siamo nella exDDR!) tanto che per ben due volte siamo usciti dall’autostrada con la paura di rimanere a secco; 2. Ciò che si vede dall’autostrada non è niente di esaltante e l’unica novità per noi viaggiatori del caldo e assolato sud dell’Europa sono le centrali eoliche che chiaramente si fanno più fitte avvicinandosi al ventoso Mare del Nord; 3. Tutti dicevano che in Germania i centauri si salutavano calorosamente, ebbene, ciò sarà avvenuto solo in tre o quattro casi, mentre Mario si sbracciava ogni volta e chiaramente all’assenza di risposta al saluto si incazzava immancabilmente; 4. Non abbiamo incontrato manco una targa italiana. Abbiamo pranzato in un’area di servizio (Bratwurst e Kartoffelsalad) e cenato e pernottato in un motel presso AMBURGO. TERZO GIORNO: AMBURGO – COPENHAGEN DOM 28/07 QUARTO GIORNO: COPENHAGEN LUN 29/07 Verso le 8,30 (o forse prima) siamo partiti dal motel per raggiungere PUTTGARDEN e da lì prendere il traghetto per la Danimarca. Viaggio tranquillissimo e sotto un sole cocente (chi l’ha detto che al nord fa freddo?) senza quasi accorgercene ci siamo trovati imbarcati sul traghetto per RØDBY (il biglietto l’avevamo pagato al Motel e a Puttgarden c’era subito un traghetto in partenza). Cinquanta minuti di sole e bel vento e alle 11 eravamo in Danimarca pieni di entusiasmo e di impazienza di raggiungere Copenhagen. Questo entusiasmo e questa impazienza ci hanno pure fatto dimenticare di far benzina, dimenticanza questa non da poco visto che la strada che da Rødby porta a Copenhagen è sì piena di piazzole con toilettes e punti ristoro ma ha soltanto due distributori di benzina (all’inizio e alla fine) e dato che il primo non l’abbiamo proprio considerato siamo dovuti uscire a metà percorso dalla strada principale per non rischiar niente e fare il nostro primo pieno in corone danesi (deviazione questa che ci ha subito mostrato quanto tranquilli e ben curati siano i paesini danesi). Giunti a COPENHAGEN ci siamo rifocillati in un McDonald’s e lì ho provato a chiamare l’unico amico danese con il quale ero ancora in contatto ma dall’altra parte ho sentito solo la sua voce sulla segreteria telefonica che bofonchiava qualcosa di incomprensibile. Poco male, ci siamo precipitati all’ufficio del turismo e lì abbiamo prenotato in un hotel vicino alla stazione per 650 DKK a notte (88.19 €). Quando alla signora alla reception ho chiesto dove potevamo parcheggiare la moto ho ricevuto come risposta che potevamo tranquillamente portarla nel cortile interno passando attraverso la hall…. Una cosa da non credere! Ho aiutato Mario a spingerla dentro perché accenderla mi sembrava un po’ troppo e così lei se ne è stata al sicuro due giorni. Mentre la moto si riposava io e Mario non facevamo di certo altrettanto perché in due giorni abbiamo macinato non so quanti chilometri per le vie cittadine e tutto rigorosamente a piedi perché avevamo pure tentato di prenderci una bici dato che a Copenhagen puoi pure prendere una bici in prestito semplicemente inserendo nella catenella a cui è legata 20 DKK (che poi riprenderai alla riconsegna, il funzionamento è come quello dei carrelli dei supermercato), ma poi il tentativo è miseramente fallito visto che avevamo sì trovato due bici libere, ma una aveva il sellino che a detta di Mario era un’arma letale e l’altra aveva la catena che andava per i cavoli suoi. Beh, di certo non ci siamo lamentati visto che il tutto era totalmente gratis. Ecco le nostre considerazioni sulla capitale danese: 1. Copenhagen l’abbiamo trovata bellissima, piena di vita e molto molto solare e positiva. L’unico neo è che qua la vita è veramente cara (ma questo già lo sapevamo) e così ecco alcuni esempi: bottiglietta d’acqua al supermercato 14 DKK (2.04 €), pizza + insalata + caffè + acqua 184 DKK (25.03 €), 7 albicocche + 4 pesche 40 DKK (5.44 €), birra media da 40 cl 50 DKK (6.80 €). 2. A Copenhagen abbiamo trovato la più alta concentrazione di donne incinte mai viste, generalmente piuttosto giovani o in alternativa già mamme e con il bimbo nella carrozzina (praticamente li trasportano così fino a che questi non hanno 4 o 5 anni e così capita di vederli tutti contorti che oramai non entrano più nel mezzo di trasporto). Un altro mezzo per trasportare bambini è poi la cosiddetta bici di Christiania che ha tre ruote e una grossa cesta sul davanti usata anche per la spesa. 3. Delle bici in prestito ho già detto ma un’altra novità che abbiamo trovato qui sono i Taxi risciò, praticamente dei tassì a pedali per il trasporto di due persone al massimo usate anche per giri turistici ( 25 DKK alla partenza più 7 al minuto – praticamente 10 minuti vengono a costare quasi 13 €!). 4. Indubbiamente i danesi si fidano gli uni degli altri perché le bici sono lasciate in strada semplicemente mettendo il blocca ruota e senza lucchetti e catene come da noi (beati loro che hanno un prossimo così poco incline al furto!). 5. Mario ritiene che le donne danesi siano nel complesso assai carine ma abbiano il difetto del culo basso (parole sue!). 6. L’integrazione tra le razze diverse è qua molto avanti e ci è spesso capitato di vedere la stangona bionda con l’uomo di colore, l’asiatica col vichingo e quindi splendidi bambini scuri di pelle, rasta e biondicci. 7. La Sirenetta è sì piccola ma non microscopica come mi aspettavo (è una donna a grandezza naturale!): forse perché tutti mi avevano detto che si erano aspettati di più prima di vederla io ero talmente preparata al poco che mi è parsa grandissima e anche alquanto suggestiva. L’unica cosa è che dopo averla vista dal di dietro dal battello l’abbiamo voluta rivedere anche dal davanti ed abbiamo dovuto fare un sacco di strada a piedi dato che si trova nella parte nord-est della città. 8. Visto lo Strøget (lunghissimo viale pedonale e commerciale del centro) e Nyhavn (il quartiere più vitale e pittoresco della città) volevamo anche vedere qualcosa di alternativo e così siamo andati a visitare Christiania, praticamente una città nella città dove vivono i ribelli e gli emarginati sociali. Non si possono scattar foto all’interno del quartiere ma nessuno ti importuna preso com’è dai propri affari, che sono semplicemente darsi all’ozio totale e non far niente se non vendere erba (la coltivano da loro) o pezzi di fumo… non è il nostro mondo ma indubbiamente è stato interessante vederlo visto che è anch’esso una realtà di Copenhagen e una dimostrazione evidente della sua estrema tolleranza. 9.Ultima considerazione sull’albergo che ci ha ospitato (Angarshotel, vicino alla stazione in una via dal nome impronunciabile): di gentilezza ne abbiamo avuta in abbondanza ma la camera era veramente una gran topaia di due metri per tre con un bagno da puffi in cui il lavabo era all’interno della tenda doccia (e tra l’altro per far funzionare la doccia abbiamo dovuto chiedere alla signora alla reception visto che non ci immaginavamo che dovessimo aprire i rubinetti del lavabo e poi tirare con forza una certa levetta per avere la sospirata acqua e lavarci un po’). QUINTO GIORNO: COPENHAGEN – STOCCOLMA MAR 30/07 SESTO GIORNO: STOCCOLMA MER 31/07 Ci siamo svegliati a Copenhagen con il rumore di un forte scroscio d’acqua…. “ecco che ci siamo, in arrivo le grandi piogge del Nord” ci siamo detti al posto del buongiorno, ma in realtà era solo uno dei temporali sparsi che pure le previsioni meteo di Mario ricevute tramite cellulare avevano previsto, meglio così! Esattamente un quarto alle nove siamo partiti dall’albergo e poi Øresundbroen (ponte tunnel di 16 km che collega Copenhagen a Malmö e dunque la Danimarca alla Svezia – 120 DKK = 16.32 €) e Svezia. Anche lì gran caldo ma anche forte vento, tanto che la parte destra della testa mi faceva male da matti. In Svezia i rifornimenti benzina abbiamo cominciato a farli pagando ai distributori automatici perché capitava spesso che non ci fosse l’opportunità di pagare alla cassa. Durante questa tappa di trasferimento io e Mario ci siamo concessi soltanto un’insalata ed un gelato e siamo filati il più veloce possibile verso STOCCOLMA, dove siamo arrivati verso le 16,30. Giunti in città non ci siamo persi in contemplazione delle molte cose da vedere ma ci siamo precipitati all’Hotellcentralen a cercare la disponibilità di una camera d’albergo. Abbiamo trovato un bunker senza finestre anche più piccolo di quello di Copenhagen, praticamente simile alle cabine delle navi da crociera, con il secondo letto che addirittura andava ribaltato dalla parete. Il prezzo però era buono, 500 SEK a notte (54.28 €) e anche la posizione in pieno centro accanto al World Trade Centre. Di Stoccolma che dire? Molto molto bella ma anche molto molto caotica. E’ più piccola di Copenhagen (700.000 abitanti contro più di un milione) ma sa molto più di metropoli visto che si espande su 18 isole diverse ed è piena di gente che va di fretta e si sposta su quattro ruote (a Copenhagen il mezzo di trasporto più utilizzato era la bicicletta!). Sulle sue strade poi stendiamo un velo pietoso perché sono tutto un intrigo di sensi unici, rotonde, gallerie e sopraelevate per cui raggiungere un luogo che in linea d’aria dista solo pochi metri implica percorrere non so quanti chilometri, soprattutto se (come noi) non si conoscono le strade e si compie qualche errore di valutazione. Devo dire che Mario è stato comunque assai bravo nel rinvenirsi e poi con la moto è tutto più semplice. Per la moto avevamo acquistato il posto parcheggio nel garage dell’albergo (100 SEK al giorno = 10.85 €) più per una ragione di sicurezza che altro visto che in strada il parcheggio delle moto è comunque consentito negli appositi spazi. Stoccolma l’abbiamo praticamente girata tutta con la moto dalla quale ho anche fatto diverse riprese con la telecamera, mentre a piedi abbiamo girato Normholm (il centro commerciale e amministrativo della città) e Gamla Stan (la vecchia cittadella medievale con il castello reale, la cattedrale e tutto un susseguirsi di viuzze molto pittoresche). Considerazioni: 1. Palazzi bellissimi che però sono spesso accanto a edifici moderni osceni da un punto di vista architettonico (la nostra guida Routard parlava di Stoccolma come della città dei paradossi e indubbiamente aveva ragione). 2. Flotte di gente che corre senza sosta, se a Copenhagen ti veniva infusa tranquillità qui ti monta il nervoso. 3. Non abbiamo incontrato praticamente nessun artista di strada e ciò ha tolto molto all’atmosfera dell’insieme. 4. Chi l’aveva detto che in Svezia abitano le donne più belle del mondo? Sono più bruttine delle danesi viste a Copenhagen e forse anche più tonde, insomma a Mario non sono piaciute! Anche loro comunque fanno figli giovanissime e spesso le vedi incinte a spingere una carrozzina. 5. Anche qua multietnicità a mille e famiglie di tutti i colori (della pelle intendo!). 6. I tassisti (qua naturalmente solo ed esclusivamente su quattro ruote) hanno tutti lineamenti asiatici. 7. Se a Stoccolma le giornate di pioggia sono prevalenti noi abbiamo visto solo un temporale di una mezz’oretta. SETTIMO GIORNO: STOCCOLMA –SKELLEFTEÅ GIO O1/08 Stamani ci siamo svegliati di buon’ora, io non riposatissima perché non è che abbia dormito molto (strani sogni… questo viaggio mi ossessiona!). Siamo scesi a far colazione e prima delle nove eravamo pronti per la partenza ma io non riuscivo a trovare il collare in pile e così ho ripreso la chiave della camera e sono risalita su per controllare se l’avevo dimenticato. Niente da fare ma almeno ha ritrovato la ricevuta del pagamento effettuato all’Hotellcentralen per la prenotazione della camera e così sono ripassata dalla reception per riavere indietro le 100 SEK che avevo già versato come deposito e che la gentile signorina non mi aveva prima voluto restituire asserendo che non avevo in mano niente per dimostrarlo. Abbiamo ripreso la E4 direzione Sundsvall e mano a mano che procedevamo ci accorgevamo di quanto il paesaggio si facesse sempre più nordico e pittoresco: sempre meno betulle e più pini e abeti e anche case sempre più tipiche in legno color mattone con gli infissi bianchi e le bandiere sventolanti, insomma il nostro ingresso nel Grande Nord era davvero compiuto. Abbiamo viaggiato benissimo facendo una sola sosta per il pranzo e un’altra per un caffè (oltre naturalmente a quelle ultrarapide per far rifornimento di carburante durante le quali andavo a pagare senza neanche togliermi il casco dalla testa). Il tempo ci ha assistito pure oggi e abbiamo beccato solo pochi minuti di pioggia poco dopo la partenza mentre andando avanti il cielo era sempre più libero da nubi. Ci eravamo prefissi di raggiungere Umeå ma l’abbiamo poi superata di un centinaio di chilometri presi dall’entusiasmo di un panorama spettacolare con l’orizzonte azzurro davanti a noi e le nubi a più strati al di sopra, cosa che ci dava l’illusione di trovarci davanti ad un mare punteggiato da isole, indimenticabile! Abbiamo trovato un campeggio poco prima di SKELLEFTEÅ davanti ad un grazioso laghetto (Ljusvattens Camping). Purtroppo non avevano hytter da due ma solo da quattro persone ma ne abbiamo comunque presa una per 350 SEK (38 €) più 70 (7.60 €) per la cena consistente in un pezzetto di pizza e dell’insalata scondita che comunque è stata manna dal cielo visto che eravamo affamatissimi e anche parecchio stanchi per cercare di meglio. Cavolo! Sono le 22,30, nella hytte le tende sono tirate e riesco ancora a scrivere senza accendere la luce!!!! Se non mi addormentassi prima sarei curiosa di vedere quando fa buio, forse mai? Forse abbiamo già varcato il circolo polare e non ce ne siamo accorti? Ah! Dimenticavo di dire che anche la temperatura è parecchio scesa e dagli oltre 30° di Stoccolma si è abbassata ai 17/18. Oggi ho indossato per la prima volta il sottocasco e domani metterò pure il pile e l’imbottitura ai pantaloni (ah, per la cronaca il caloroso di mio marito era fino ad oggi in tenuta totalmente estiva con maglietta, maglia in cotone a maniche lunghe e giacca priva di imbottitura, praticamente la tenuta che io avevo abbandonato sin dall’Austria!). ORE 3,15: è ancora più giorno fuori (evidentemente già qua non viene mai notte) ed io non riesco a dormire con tutta sta luce! Proverò a mettermi la bandana sugli occhi… speriamo funzioni! OTTAVO GIORNO: SKELLEFTEÅ – NORDKAPP VEN 02/08 NONO GIORNO: NORDKAPP SAB 03/08 Ebbene sì, abbiamo raggiunto il fantomatico Capo e mi trovo adesso a scrivere con davanti il celebre mappamondo che a dirla tutta non è che si veda poi tanto bene perché c’è una nebbia fittissima…… ma andiamo con ordine. La notte nel Ljusvattens Camping era dunque trascorsa senza che vedessimo calar la notte, ci siamo alzati assai di buon’ora e un quarto alle otto eravamo già in sella con l’intenzione di avvicinarci il più possibile a Capo Nord approfittando del bel tempo e del fatto che il giorno era tale per quasi 24 ore. Non credevamo ancora di poterlo raggiungere in giornata anche se Mario aveva buttato là l’idea, credo più per voglia di sfida che per convinzione. Verso mezzogiorno siamo passati in Finlandia e già alle due eravamo a quella che secondo i piani originari doveva essere la meta della giornata (ROVANIEMI), ma era troppo presto per fermarci. Abbiamo pranzato in un’area di servizio, abbiamo visitato la casa di Babbo Natale al circolo polare artico (Napapiiri), abbiamo scattato le foto di rito, ci siamo spediti la cartolina che riceveremo per il prossimo Natale e abbiamo visto che a Nordkapp mancavano “solo” 680 km…. Perché non farli? La decisione era dunque presa! Della Finlandia che dire? Un mondo a sé rispetto agli altri paesi scandinavi, anzitutto per la lingua che non è germanica e si nota: fino in Danimarca me la sono cavata col tedesco, in Svezia sono passata all’inglese e questo ha funzionato bene fin nella bassa Finlandia, ma più a nord non è che anche quello lo capissero molto… Forse sarebbe andata molto meglio col russo (visto che nella zona di INARI gli altopiani russi erano veramente a un tiro di schioppo e la stessa fisionomia delle persone ci ricordava questa vicinanza geografica) ma questa lingua proprio mi manca e allora ho cercato di farmi capire come potevo. In Finlandia abbiamo incontrato le prime renne (in Svezia infatti era pieno di cartelli che ci segnalavano il loro possibile attraversamento ma non se ne era vista neppure l’ombra): alle prime sparute ci siamo pure fermati a far foto, mica sapevamo che di lì a poco ne avremmo trovate a branchi? La presenza delle renne ha anche segnato il nostro ingresso in quella che viene generalmente chiamata Lapponia ma che più esattamente è detta Regione dei Sami, il popolo nomade che si sposta seguendo le mandrie di renne che sono alla base della sua economia (oddio, questo non è più tanto vero perché con l’andar del tempo i Sami hanno progressivamente perso molto della loro identità di popolo a sé stante, si sono fatti sempre più svedesi, finlandesi o norvegesi e possiamo vederli in abiti tipici solo nei negozi di souvenir da loro gestiti!). In Lapponia abbiamo cominciato ad incontrare pure il maltempo (ci poteva stare dopo quattromila chilometri percorsi sotto il sole, no?) e c’è da dire che le nubi nere cariche di pioggia parevano provenire proprio dal nord verso il quale ci stavamo dirigendo. Gli impavidi avevano però deciso di andare avanti e c’è da dire che fino a 100 km da CapoNord di acqua non se ne è neppure presa molta. E’ stato un gran piacere soprattutto percorrere il tratto di strada che da KAAMANEN va a KARIGASNIEMI. Essa è un rettilineo con continue salite e discese che divide in due il paesaggio: durante le salite avevamo come l’illusione di avvicinarci alla fine dell’orizzonte ma quando la strada cominciava a ridiscendere ecco che nuovi panorami venivano ad aprirsi davanti a noi…. Spettacolare! Solo otto automobili e una moto abbiamo incrociato nel nostro percorso ma non so quante renne ci hanno tagliato la strada, cosa tra l’altro anche alquanto pericolosa perché il fondo era viscido, il nostro arrivo spesso le intontiva ed esse rimanevano un attimo lì a guardarci immobili ed impaurite che in fin dei conti noi eravamo solo dei visitatori inopportuni e dei rumorosi invasori del loro territorio. A Karigasniemi abbiamo anche varcato il secondo confine della giornata e siamo passati in Norvegia. Il primo centro abitato incontrato è stato quello di KARASJOK, dove ci siamo precipitati allo sportello automatico di una banca che eravamo totalmente privi di corone norvegesi da usare cash. Qua siamo stati guardati come alieni da un gruppo di bambini intenti a giocare, cosa che ci ha fatto molto pensare a come sia difficile vivere in questi posti di confine dell’estremo nord dove l’asprezza del territorio e le avversità climatiche certo non favoriscono gli scambi con il resto del mondo. A Karasjok abbiamo imboccato la E6 per LAKSELV e lì abbiamo ufficialmente fatto il nostro ingresso nella Norvegia dei fiordi. Ma questo primo fiordo era ben lontano dall’essere quello canonico con le alte falesie rocciose e il mare che vi si incunea (era infatti molto più simile a una palude). Per immortalare il momento, reso anche molto suggestivo dalla magica luce dai toni rosati di quella che posso chiamare la “luminosa” notte polare, volevo riprendere con la telecamera ma le mani erano troppo intirizzite e quando ho poi deciso di sfidare il freddo e togliermi i guanti eravamo già più verso l’entroterra e addio fiordo. Erano le dieci di sera e assistevamo alla lotta del sole per non scomparire dietro all’orizzonte e quando il suo splendore ci abbandonava, perché esso si inabissava dietro un’altura o una nube, ci veniva quasi d’istinto di cercare di togliere con le mani o soffiar via l’ostacolo che di volta in volta ce lo nascondeva. Poi il sole ci ha lasciato definitivamente (ultimi 100 km prima del Capo) ed è arrivata la pioggia assieme al vento e al gran freddo. Lì devo dire che siamo stati veramente eroici a voler andare avanti perché la stanchezza cominciava a farsi sentire e sapevamo già che anche a CapoNord il sole non poteva certo splendere. Di macchine se ne sono incontrate pochissime e di motociclisti nessuno, solo le renne se ne infischiavano del maltempo e continuavano a brucar tranquille sul ciglio della strada. A mezzanotte in punto abbiamo imboccato il tunnel di CapoNord (7km e 109 NOK di spesa – 14.82 €) e all’uscita, quando io ero al massimo del freddo e la temperatura era sui 5°, si è accesa la spia dell’olio. Attimo di panico totale…. Mario ha messo i piedi a terra con già in mano il libretto delle istruzioni Yamaha e ha pure chiesto la mia assistenza povero tesoro, ma intirizzita com’ero avevo il tremito e non riuscivo quasi a muovere le mani. Comunque siamo riusciti a fare il rabbocco dell’olio anche se la segnalazione della spia era sicuramente quella di avvertimento che scatta automaticamente ogni 5500 km. La spia si è spenta e siamo ripartiti ancora con la luce (che quando è notte fa assumere al paesaggio caratteristiche quasi lunari) ma pure con il vento e la pioggia a folate. All’una e ventitré esatte siamo arrivati a Nordkapp ma al casello per il pagamento del pedaggio del parcheggio (ecco che la magia del momento è stata rovinata!) abbiamo appreso che alle due esatte la Nordkapphalle avrebbe chiuso i battenti (e noi che pensavamo di poter rimanere lì dentro l’intera notte! Avevamo raccolto un sacco di notizie sulla tanto agognata meta ma questo particolare ci era sfuggito!). Ci hanno comunque fatti entrare e senza pagare il biglietto (tanto l’abbiamo fatto l’indomani – 185 NOK = 25.10 €), ma la nebbia era tale che non si vedeva neppure il mappamondo, altro che sole! Ci siamo pure informati sulla possibilità di dormire nell’osservatorio ed in realtà una camera c’era (la suite 71° 10′ 21″) e per la “modica” spesa di circa 333 €… beh, sarà anche stato il nostro viaggio di nozze ma non ce la siamo proprio sentita di buttar via i nostri soldi in questo modo e abbiamo chiaramente detto no, ci siamo bevuti una cioccolata calda superveloce con attorno solo persone che si affaccendavano per la chiusura (chi contava i soldi, che puliva i tavoli, chi metteva su le sedie…) e poi di nuovo fuori con un grosso macigno che gravava sulla nostra testa: dove cavolo dormiamo stanotte? Ci avevano detto che i campeggi erano aperti tutta la notte lì intorno ma in realtà erano tutti chiusi, abbiamo così provato con gli alberghi: il primo era aperto ma nessuno ha risposto alla mia chiamata al campanello della reception (lì tra l’altro c’erano delle comode poltrone che mi hanno tentato non poco), al secondo stessa storia ma addirittura si scorgevano le camere, tutte libere e con la porta aperta. Avevo già deciso di gettarmi su uno di quegli invitanti lettini quando ho notato un avviso in varie lingue e anche in italiano in cui si diceva che chi entrando vedeva una camera di proprio gradimento la cui chiave fosse ancora appesa in bacheca poteva benissimo accomodarsi che avrebbe poi pensato al mattino a saldare il conto…. Detto fatto dopo cinque minuti eravamo già nei nostri letti a castello. Erano le tre di notte e in un sol giorno avevamo percorso 1150 km, ce lo meritavamo o no? All’inizio non riuscivo ad addormentarmi intirizzita com’ero dal freddo che mi era entrato nelle ossa e anche disturbata da questa luce che non ti dà tregua neppure la notte, ma poi sono crollata e ci siamo svegliati stamattina alle dieci. Ci siamo fatti una bella doccia e abbiamo divorato ogni cosa che ci era stata offerta per la colazione dato che la sera prima non avevamo neppure cenato presi com’eravamo dalla foga di raggiungere il Capo, poi abbiamo cercato di risolvere il problema benzina dato che il serbatoio era praticamente a secco: per raggiungere nuovamente il promontorio dovevamo percorrere 10 km, rifarne altrettanti per ridiscendere e poi circa 25 per arrivare al distributore di benzina a Honnigsvåg (l’unico dell’isola) e questa, a meno che non fossimo riusciti a moltiplicare il poco presente nel serbatoio, era una impresa impossibile. La gentilissima signora del Mini Price Motellet (a Skarsvåg, il villaggio di pescatori più a nord d’Europa – questo ora il nome dell’alberghetto) ci ha allora indicato la casa di un tale che forse poteva venderci un paio di litri di carburante, ma non l’abbiamo trovato e allora abbiamo modificato i programmi e per non rischiar nulla siamo subito scesi ad Honnigsvåg dove abbiamo messo ben 12 litri e mezzo di benzina (eravamo proprio a secco!). Per risalire e raggiungere nuovamente NordKapp abbiamo trovato un vento che neppure la sera prima e poi la magica nebbia che, “cara” amica, ci ha tenuto compagnia per tutto il giorno (eravamo ritornati al Capo verso l’una e mezzo). Ci siamo così rassegnati non solo a non vedere il sole di mezzanotte ma neppure in generale il sole, e le foto al mappamondo le abbiamo scattate nei rari momenti in cui la malefica nebbia si alzava per qualche secondo (ma al di sopra di essa c’erano comunque nubi nerissime a fare da scudo). Abbiamo conosciuto un gruppo di simpaticissimi motociclisti di Bologna (seconda conoscenza del giorno perché appena arrivati al planetario avevamo conosciuto una ragazza della Garfagnana – troppo buffo: vai in capo al mondo e ti ritrovi la vicina di casa!) e abbiamo pure ingoiato amaro quando ci hanno raccontato che la loro prima volta a NordKapp l’anno prima, il 9 di agosto, avevano non solo visto il sole ma pure goduto di una temperatura di ben 26° che consentiva pure di stare sul promontorio in maglietta (figuriamoci, io ho oggi freddo pur avendo indosso l’intero mio bagaglio!). Comunque se il loro racconto ci ha all’inizio fatto venire un po’ d’invidia poi ci deve aver portato un po’ di fortuna perché non solo la nebbia se n’è andata ma pure le nubi hanno aperto un varco e c’è stata la celestiale visione del sole che ha fatto capolino. Erano le nove e dieci di sera e Mario più esaltato che mai ha fatto non so quante foto e riprese con la telecamera. Per un po’ abbiamo goduto dello spettacolo con la speranza che il miracolo riuscisse a durare fino alla mezzanotte (o giù di lì dato che la totale mancanza di tramonto del sole a NordKapp è solo fino alla fine di luglio), ma dopo le dieci, quando intere flotte di turisti scendevano dai pullman e si precipitavano al mappamondo o semplicemente prendevano posto davanti alla vetrata che consente la visione al calduccio, il sole è tornato a nascondersi dietro alle nuvole, stavolta credo in modo definitivo, ma noi ci accontentiamo che il suo regalo di nozze è riuscito comunque a farcelo. Sono le undici e un quarto del 3 agosto e credo che neppure l’aspetteremo la mezzanotte quassù e ce ne ritorneremo al nostro alberguccio per riposarci e prepararci così nel migliore dei modi ad affrontare la prossima tappa che non sappiamo ancora dove ci porterà dato che Tromsø forse è un po’ troppo lontano. Non ci rimangono che alcune considerazioni sul Capo: 1. Esso ci ha dato grande emozione indipendentemente dal sole che ha per un po’ mostrato la sua presenza, perché raggiungendolo abbiamo realizzato un sogno e messo il piede sul punto più a nord d’Europa. 2. Il fatto poi che l’impresa sia stata compiuta in moto ci ha reso ancor più orgogliosi e soddisfatti di noi stessi poiché è troppo facile venir su comodamente in nave o in aereo e poi prendere uno dei tanti autobus turistici che salgono al promontorio senza avere 4500 km sulle spalle e senza sfidare il freddo, il vento e la pioggia che qua la fanno da padroni. 3. La magia del luogo ce la siamo goduta soprattutto prima dell’arrivo delle decine di gite organizzate che hanno tolto molto a questa magia , ma che vogliamo farci? E’ anche grazie al turismo che pure noi abbiamo potuto raggiungere NordKapp che è sì un luogo sperduto, situato in una delle zone più inospitali d’Europa (il freddo e il vento ci hanno veramente impressionato così come questo paesaggio fatto di niente ma proprio per questo affascinantissimo) ma i paesini che si trovano qua intorno hanno comunque dato vita a strutture per accoglierli questi impavidi che vogliono raggiungere il Capo e anche noi ne abbiamo approfittato, così come abbiamo pure noi sperperato numerose corone in cartoline e piccoli souvenir che in qualche modo dimostrano la nostra presenza qui (Mario ha chiaramente voluto comprare pure l’attestato col timbro ufficiale). 4. Consiglio vivamente di non perdersi la proiezione nel seminterrato dell’osservatorio del video su CapoNord nelle diverse stagioni che è veramente bellissimo. 5. Altro dire non so se non che non penso di tornare quassù dato che le cose fatte più volte perdono molto del loro fascino. DECIMO GIORNO: NORDKAPP – STORSLETT DOM 04/08 E così abbiamo lasciato CapoNord, ma non prestissimo come era nelle nostre intenzioni: alle 10,30 ci siamo svegliati, abbiamo fatto una ricca colazione, messo insieme le nostre cose e solo alle 12 eravamo pronti per ripartire. Della tappa di oggi non c’è molto da dire, non avevamo prefissato la meta ma solo la direzione (E6 verso sud) e semplicemente ci siamo fermati quando non avevamo più voglia di viaggiare e ciò è accaduto a metà strada tra Alta e Nordkjosboth, nei pressi di STORSLETT, dove abbiamo preso una hytte per 250 NOK (34 €) nel Fosselv Camping (veramente niente di bello). Abbiamo lasciato CapoNord con un tempo molto più bello di quello che ci aveva accolto al nostro arrivo, non era chiaramente caldo ma non pioveva e non c’era nebbia, forse oggi il sole sarebbe rimasto più a lungo al promontorio. Abbiamo attraversato il Finnmark, regno delle renne (ed in effetti ne abbiamo viste tantissime) e siamo giunti nel Troms percorrendo circa 400 km che non sono molti viste le tappe ben più lunghe che eravamo abituati a percorrere ma che lo diventano se consideriamo le condizioni di queste strade (che sono uno zigzagare tra i fiordi!) e i limiti di velocità molto bassi che qua in Norvegia sei costretto a rispettare in modo esatto se non vuoi triplicare il costo della vacanza con multe salatissime. E’ stata una tappa non esaltante all’insegna del freddo (e pensare che dopo il Capo pensavo di tornare assai in fretta a temperature accettabili) e credo sarà altrettanto quella di domani che ci farà avvicinare il più possibile all’imbarco per le Lofoten (abbiamo infatti scartato l’ipotesi Tromsø seppur a malincuore perché ciò implicava una deviazione di circa 150 km, che tra i fiordi sono tantissimi!). In queste isole si parla di temperature assai miti per i benefici influssi della Corrente del Golfo… vedremo. UNDICESIMO GIORNO: STORSLETT – GULLENFJORD LUN O5/08 Abbiamo percorso oggi più chilometri di ieri ma la tappa è stata molto più rilassante anche grazie alla temperatura che è assai risalita e a un bel solicello che ci ha riscaldato quasi per l’intero tragitto. Ribadisco che questi fiordi norvegesi sono veramente belli ma che fatica percorrerli a velocità lumaca! Ci troviamo stasera in un grazioso camping a GULLENFJORD, a nord di Lodigen, nel lembo di terra che precede le isole Vestrålen che raggiungeremo via terra domani salvo poi passare alle Lofoten con il traghetto. La hytte è stavolta molto graziosa ed ha pure il pizzo alle tendine e il vaso di fiori sul balcone. Della tappa di oggi posso dire che mi ha veramente rilassato: abbiamo finito di attraversare il Troms e siamo passati nel Nordland e questo passaggio è stato segnato da un evidente rinvigorimento della vegetazione molto più verde e ricca di alberi. Prima di Narvik abbiamo lasciato la E6 e ci siamo immessi sulla E10 che costeggia un mare dalle striature caraibiche. DODICESIMO GIORNO: GULLENFJORD – ISOLE LOFOTEN MAR 06/08 (Henningsvær) E così le abbiamo raggiunte queste magiche isole e c’è da dire che tutto ciò che di bello avevano detto su di esse era vero senza alcuna esagerazione. Esse ti colpiscono sin dal traghetto (lo abbiamo preso a Melbu alle 11,10) quando ti si presentano come una cordigliera dalle punte aguzze che si erige su di un mare splendido e poi percorrendole scopri in ogni angolo una nuova piacevole scoperta. Il paesaggio varia moltissimo e ce ne siamo accorti già attraversando la prima di queste isole, quella di AUSTVAGØY: dapprima ti trovi a viaggiare sotto picchi altissimi che addirittura hanno ancora piccole parti innevate, poi scopri dei verdissimi laghetti, tipo quelli alpini, costeggi scogli arrotondati con attorno fondali trasparenti ed infine hai davanti lingue di sabbia bianchissima con folle di bagnanti che sfidano la latitudine e fanno il bagno in vere e proprie piscine naturali. Anche noi abbiamo indossato il costume e siamo scesi in spiaggia e anche noi abbiamo cercato di fare il bagno ma ci siamo accontentati di bagnarci solo i piedi lasciando l’immersione totale ai nostri compagni di asciugamano che nella maggior parte dei casi erano nordeuropei ben più avvezzi di noi alle acque gelide. Magari domani ci riproviamo pure noi, avesse una settimana e mezzo di permanenza nel Grande Nord aumentato la resistenza alle basse temperature del nostro organismo. Siamo finiti ad HENNINGSVÆR, pittoresco villaggio di pescatori, dove abbiamo noleggiato per la notte una tipica rorbu sul molo. Le rorbuer sono casette a palafitta costruite sui porticcioli di queste isole utilizzate in inverno dai pescatori di merluzzi. In estate esse sono ambitissime dai turisti e chiaramente anche noi ne abbiamo voluta sperimentare una. Dopo due tentativi andati a vuoto ne abbiamo trovata una per 500 NOK (67.84 €): ha il suo molo personale, due lettini a castello (ormai ci siamo rassegnati a tornare a dormire nello stesso letto solo dopo il nostro ritorno a casa), un angolo cucina, doccia e servizi igienici. Così stasera ci siamo cucinati una zuppa di pesce liofilizzata acquistata al supermercato assieme ad uno strano preparato di wurstel e verdure e abbiamo cenato a lume di candela con vista sulle altre casette del porto. Oddio, non che la candela creasse chissà quale atmosfera visto che fuori c’era ancora il sole alto, ma ci abbiamo provato lo stesso, siamo o non siamo in viaggio di nozze? Il caffè l’abbiamo preso al pub lì accanto, il Finnholmen Brygge, dove ci siamo concessi anche una birra in due, la prima del Grande Nord (33 cl, 54 NOK = 7.32 €, non male vero?). Domani andremo alla scoperta delle isole più a sud, ci cercheremo una nuova sistemazione per la notte (se il tempo regge a me piacerebbe pure sperimentare il campeggio libero in qualche spiaggetta ma Mario mi pare perplesso) e l’indomani traghetteremo su Bodø. P.S.’ Mario non ha proprio saputo resistere e si è comprato una canna da pesca. Credeva di aver fatto un affare ma in realtà non si sa come il mulinello girava all’incontrario e così quella che doveva essere una fonte di relax è diventata motivo di stress visto che il filo gli si annodava di continuo… era veramente uno spettacolo vederlo smoccolare contro chi gliela aveva venduta e addirittura inveire contro i poveri gabbiani che, incuranti delle sue sventure, continuavano tranquilli coi loro canti (l’esternazione più gentile era: “O gabbiano, fatti una sega!”). P.S.’’ mi sono svegliata alle tre di notte per andare in bagno e fuori c’erano colori indimenticabili…. Mi sono tirata qualcosa addosso e sono uscita a far foto riproponendomi di rifarlo anche la notte successiva se mi fosse riuscito visto che sono proprio le notti a colorare questi posti di magia. TREDICESIMO GIORNO: ISOLE LOFOTEN (Å) MER 07/08 Devo dire che qui la sorpresa è senza fine ed oggi sono ancora più estasiata di ieri. Abbiamo lasciato Henningsvær prima delle nove e siamo passati alle isole dell’arcipelago che si trovano più a sud, innanzitutto VESTVAGØY, dove abbiamo trovato un’altra spiaggia bianchissima (quella di Aukland, vicino a Utakleiv) in cui però non abbiamo fatto sosta perché il sole faceva ancora un po’ di fatica ad affacciarsi dalle nuvole, poi FLAKSTADØY e infine MOSKENESØY. In quest’isola, la più meridionale delle Lofoten, abbiamo fatto non so quante soste a fotografare e riprendere con la telecamera soprattutto ad HAMNØY e a REINE. Siamo poi approdati all’ultimo paesino, dal nome brevissimo, Å, che è però un autentico gioiello con un’atmosfera da fine del mondo. E’ tutto arroccato sugli scogli dove sono state costruite numerose rorbuer che in larga parte compongono il locale ostello della gioventù. Noi abbiamo preso alloggio in una rorbu privata, l’ultima del paese, gestita da una signora gentilissima e molto simpatica che ci ha preso per pazzi quando ha appreso che venivamo dall’Italia ed eravamo stati a NordKapp. Ci ha pure fatto lo sconto (300 NOK invece delle previste 400, 40.70 €) per una suite reale dotata di quattro letti, salottino e pure un gran televisore, che non credo comunque accenderemo visto che il tempo qua va goduto in altro modo e di certo questa natura allo stato puro è il miglior programma televisivo possibile. Se la Lapponia era il regno delle renne Å è il regno dei gabbiani che nidificano indisturbati sui tetti delle rorbuer del centro e si accoccolano sugli scogli tutti intorno. Sono una compagnia piuttosto rumorosa e dubito che stanotte riusciremo facilmente a prender sonno ma questo è il loro mondo, siamo noi l’elemento di disturbo, quindi lasciamoli ai loro gorgheggi che al termine di questa vacanza di certo anche loro apparterranno ai ricordi più vivi e indimenticabili. Anche oggi Mario ha messo in funzione la sua nuova canna da pesca ma come ieri di risultati non se ne sono visti e così stasera ci toglieremo la voglia di pesce andandocelo a mangiare al ristorante (Brygga Restaurant, proprio davanti alla nostra rorbu)… vi sapremo ridire. P.S.’ Ho preso il carpaccio di carne di balena affumicata e devo dire che mi è piaciuto molto a parte il colore che un po’ ti disturba (è infatti una sorta di bresaola nera!). Mario ha invece preso del pesce gatto (gustoso pure quello) e in tutto abbiamo speso 340 NOK… beh, più di 45 € per un antipasto (il mio) e il secondo di Mario, ma una volta ogni tanto ce lo possiamo concedere o no un piccolo lusso? P.S.’’ Ah, dimenticavo di dire che oltre a incontrare continuamente i motociclisti italiani conosciuti a CapoNord oggi abbiamo pure rivisto un italiano con un’auto targata Gorizia che avevamo superato in autostrada dopo Stoccolma, il quale ci ha pure raccontato di aver dormito nel nostro stesso albergo a Skarsvåg la notte dopo la nostra partenza (aveva notato i nostri nomi scritti nel registro presenze). Buffo no? QUATTORDICESIMO GIORNO: Å – VERDALSØRA GIO 08/08 (90 km da Trondheim) Uh,che giornata intensa e lunghissima abbiamo avuto oggi, iniziata col suono della sveglia alle 5,30 (avevamo il traghetto per Bodø un’ora più tardi) e finita in un campeggio a 90 km da Trondheim verso le otto di sera, quando siamo finalmente scesi di sella affamatissimi e anche alquanto stanchi dopo ben 650 km percorsi quasi senza soste. Ma andiamo con ordine: il traghetto per BODØ ci è costato 319 NOK (43.28 €) ma ci ha fatto risparmiare un bel po’ di chilometri e ci ha consentito di essere pronti alle 9,30 esatte per iniziare la tappa del giorno, una tappa ripeto molto lunga che ci ha fatto attraversare il NORDLAND, terra incontaminata e solitaria ricoperta di montagne e splendidi laghi di origine glaciale e raggiungere il TRONDLELAG. Della tappa di oggi che dire? Abbiamo nuovamente assistito dal vero a quei mutamenti climatici e paesaggistici che tante volte ci erano stati ripetuti a scuola nell’ora di geografia e quindi, mano a mano che scendevamo di latitudine e ci riavvicinavamo al circolo polare per poi superarlo, vedevamo alzarsi la temperatura e passavamo gradualmente da un paesaggio privo di arbusti costituito soltanto da muschi, rocce, ghiacciai e piccoli laghetti, alle verdi e imponenti foreste di conifere che facevano da pittoresca cornice a immensi laghi dalle acque trasparenti che riflettevano tutto ciò che vi si affacciava, e non per ultimo un cielo azzurrissimo, creando splendidi giochi di doppi paesaggi. Questo passaggio era anche scandito dal mutamento degli animali raffigurati nei cartelli stradali con avviso di possibile attraversamento: dalle renne alle alci, alle pecore ed infine alle mucche…. Peccato non averli fotografati tutti! Abbiamo ripassato il circolo polare artico verso mezzogiorno (anche qua imponente mausoleo nel deserto per la vendita di costosissimi souvenir) con una temperatura attorno ai 25° e una gran voglia di spingerci il più possibile verso Trondheim. Siamo stati di parola e ci siamo fermati a soli 90 Km dall’antica capitale norvegese. Solita hytte nel Soria Moria Camping di VERDALSØRA dove abbiamo conosciuto una coppia di motociclisti italiani che avendo fatto il giro al contrario ci hanno dato delle dritte su cosa vedere prima di scendere a Bergen. Ci hanno pure offerto un caffè visto che avevano la moka (il primo vero caffè italiano dopo due settimane) e siamo stati in chiacchiera fin verso le 23, tardissimo per le nostre abitudini scandinave! QUINDICESIMO GIORNO: VERDALSØRA – TRONDHEIM – LESJA VEN 09/08 Anche stamani verso le 9,30 eravamo pronti per la partenza e ci siamo fatti tranquillamente i 90 km che ci separavano da TRONDHEIM, città graziosa e dalle dimensioni ridotte (l’abbiamo visitata in mezza giornata). Splendida soprattutto la cattedrale (Nidarosdomkirke), con un interno gotico bellissimo, dove abbiamo pure avuto modo di assistere ad un breve concerto d’organo. Siamo anche saliti sulla torre dell’edificio e dopo 172 scalini ripidissimi abbiamo avuto la consolazione di ammirare l’intera città dall’alto. Ah, proprio dentro la cattedrale abbiamo rincontrato il tipo di Gorizia e quando stavamo parcheggiando una coppia di centauri veronesi con il quali avevamo traghettato alle Lofoten. Il mondo è veramente piccolo o meglio, chi scende da CapoNord fa poi le stesse medesime tappe. Lasciato Trondheim abbiamo fatto oltre 200 km a velocità anche assai sostenuta avendo davanti automobili che ci facevano da apripista (prima di fermare noi la malefica polizia avrebbe dovuto fermare loro!). A DOMBÅS abbiamo fatto spesa e per la prima volta ci siamo concessi qualcosa di meglio dei soliti panini: insalata e tranci di salmone da grigliare su quei barbecue usa e getta che non avevamo mai visto fuori della Norvegia (e che consiglio vivamente a chi, senza volersi far spennare al ristorante, vuole trattare bene il proprio stomaco). Ci siamo poi fermati in un camping di campagna a LESJA, abbiamo preso una economicissima hytte, stavolta addirittura per 220 NOK (29.85 €), e dopo una doccia rigenerante ci siamo preparati la nostra luculliana cenetta. SEDICESIMO GIORNO: LESJA – GEREINGERFJORD – LOEN SAB 10/08 (Nordfjord) Abbiamo fatto oggi una tappa che mi ha mostrato per la prima volta ciò che nel mio immaginario era la vera immagine della Norvegia, ovvero uno stretto fiordo blu smeraldo incuneato tra alte montagne ricche di cascate, questo è stato il Gereinger Fjord , uno spettacolo da sogno, ma partiamo con ordine perché lo spettacolo non è stato solo Gereinger ma anche il prima e il dopo. Lasciato il campeggio abbiamo continuato la strada per Åndalsnes. Per la via eccoci le prime piacevoli sorprese nella forma di strette cascate che scendevano rapide dai due lati della vallata e poi i maestosi TROLLVEGGEN, i picchi dei Troll, la parete a strapiombo più alta d’Europa (1300 m). Prima di Åndalsnes abbiamo imboccato la strada 63 e lì le sorprese si sono avvicendate una dietro l’altra e senza quasi avere il tempo di placare la meraviglia per l’una ci ritrovavamo immersi nello stupore per l’altra. La strada ha iniziato a salire (pendenza del 15%) e abbiamo cominciato a percorrere i cosiddetti TROLLSTIGEN, la Strada dei Troll, che con i suoi 11 tornanti a gomito è praticamente avvitata al fianco del monte e adornata da splendide cascate come la Stigfossen, che per ben 180 m precipita a valle. L’ultimo tornante ci ha fatto approdare all’altopiano Stigrøra dove abbiamo sostato per ammirare la Strada dei Troll in tutta la sua interezza. Siamo poi ripartiti per il tratto della 63 che prende il nome di STRADA DELLE AQUILE, che ci ha offerto dall’alto un primo supremo scorcio sul Gereinger Fjord, magnifico! Peccato che il tempo si fosse un po’ rannuvolato e dunque i colori non riuscissero ad esprimersi nel loro massimo splendore. Da Gereinger siamo ancora risaliti verso il Dalsnibba con davanti lo spettacolo dello Jostalbreen, il ghiacciaio più esteso d’Europa e poi giù per per una serie di lunghi tunnel fino a STRYN nel Nordfjord. Le nostre intenzioni erano di immetterci sulla E39 e spingerci fino a Førde per essere così già piuttosto avanti l’indomani nel raggiungimento di Bergen, ma a LOEN Mario ha visto un campeggio sul fiordo e ha molto democraticamente deciso che la tappa di oggi doveva terminare con una bella pescata. Per la cronaca di pesci non se ne è poi vista manco l’ombra ma ormai la decisione era presa e le decisioni del capo non vanno mai contestate. DICIASSETTESIMO GIORNO: LOEN – BERGEN DOM 11/08 Il tempo oggi non era granchè quindi abbiamo deciso di raggiungere Bergen seguendo la strada meno panoramica ma più breve, dunque da Loen BYRKJELO, FØRDE, LAVIK (dove abbiamo traghettato su Oppedal e rincontrato i quattro tedeschi che da due giorni battono le nostre stesse strade) e di lì ancora E39 fino a BERGEN (con gli ultimi 70 km sotto la pioggia). A Bergen siamo subito arrivati all’ufficio del turismo per cercare una camera: quasi tutta la città era esaurita (o quanto meno tutte le alternative più economiche dell’albergo) ma abbiamo trovato una doppia a un chilometro e mezzo dal centro per 820 NOK (111.26 €). La fatica maggiore è stata però quella di arrivare all’albergo perché ciò che sulla carta pareva una cavolata in realtà si è rivelata una impresa ardua: dopo aver trovato la via (Sandviksveien) ci siamo accorti che questa terminava prima del numero civico che noi cercavamo, morale della favola abbiamo percorso non so quanti chilometri e addirittura preso due lunghissimi tunnel che ci hanno riportato fuori dalla città (per fortuna di domenica non si paga il pedaggio d’ingresso), abbiamo smoccolato in non so quante lingue, chiesto ad abitanti del luogo ancora meno informati di noi, per poi scoprire che il continuo della via era proprio lì accanto, dietro ad una siepe. Abbiamo posato le nostre cose in camera (veramente niente di bello) e poi siamo rimontati in sella per raggiungere il centro e mangiarci qualcosa (erano le tre e mezzo del pomeriggio!). Siamo finiti al mercato del pesce, sul Torget, in pieno centro, che è uno spettacolo per gli occhi ed il palato: ci sono un sacco di bancarelle dove lavorano per lo più giovani provenienti da tutto il mondo (così tra i banchi del pesce si parlano un po’ tutte le lingue) che ti offrono pesce fresco, in scatola o anche pronto per essere mangiato nella forma di panini imbottiti di gamberetti e salmone, granchi scottati, zuppa di pesce, carne di balena affumicata e chi più ne ha più ne metta. Totalmente affascinati da questa folla di gioventù frizzante con tanta voglia di lavorare, e anche di molto affamati, ci siamo gettati su due panini al salmone (scoprendo che il salmone era più che altro di figura!), ci siamo bevuti una zuppa di pesce e poi siamo stati accalappiati da un ragazzo fiorentino di mamma norvegese che ci ha fatto assaggiare degli ottimi gamberetti che abbiamo dunque acquistato e che ci siamo sgusciati e sbarbati proprio davanti alla bancarella….. Una vera delizia! Abbiamo poi visitato il Bryggen, l’antico quartiere dei mercanti tedeschi, formato da una schiera di casettine di legno colorate, purtroppo non originali visto che quelle le hanno distrutte gli incendi, e abbiamo iniziato ad entrare e uscire dai negozi di souvenir per acquistare un nuovo troll da portare in patria a far compagnia agli altri in nostro possesso. Stanchi morti (non lo nascondo, io soprattutto) abbiamo preso la funicolare sulla Fløyfjellet, la collina che domina la città, un vero spettacolo anche senza sole. Rientrati alla base abbiamo visto i ragazzi di Bologna che ci aspettavano alla moto, ci siamo fermati un po’ in chiacchiera e poi siamo andati a farci una pizza da Peppe’s Pizza. Ebbene, non lo consiglio veramente a nessuno perché per una pizza in due condita con il ketchup abbiamo speso ben 153 NOK (20.75 €)! DICIOTTESIMO GIORNO: BERGEN – HONEFØSS LUN 12/08 ( 50 km da Oslo) E’ stata la nostra prima giornata quasi totalmente bagnata. Ci siamo svegliati in albergo col rumore della pioggia (e non è stato certo un gradito buongiorno) ma quando siamo tornati in centro a fare gli ultimi giri (e le ultime foto prima di lasciare la città) di pioggia non ne abbiamo più beccata anzi, il tempo pareva essersi decisamente rimesso, sottolineo però il pareva perché come abbiamo lasciato Bergen (altra impresa ardua perché immancabilmente sbagliavamo strada, immancabilmente ci ritrovavamo dentro la città per rimediare all’errore e per una volta abbiamo addirittura dovuto ripagare il pedaggio d’ingresso di 10 NOK) siamo stati inseguiti da enormi nuvoloni neri che hanno pure iniziato a scaricare una pioggia non sempre fortissima ma quasi sempre continua dalle due del pomeriggio alle sette e mezzo di sera, quando ci siamo fermati in un campeggio a HONEFØSS, una cinquantina di chilometri da Oslo. Insomma, non male, ma c’è da dire che sino a ad oggi ci aveva quasi sempre scortato il sole, che per un viaggio in Scandinavia altro non è che un graditissimo ma non molto diffuso optional. Nella hytte di stasera abbiamo ripetuto l’esperienza del grigliato di pesce e poi abbiamo trascorso il nostro tempo ad asciugare col phon gli indumenti bagnati, visto che il riscaldamento c’era ma era fuori servizio. DICIANNOVESIMO GIORNO: HONEFØSS – OSLO – HIRTSHALS MAR 13/08 Eccoci dunque giungere oggi all’ultima delle capitali scandinave che ci eravamo preposti di visitare. Dulcis in fundo si dice, ma nel nostro caso il detto non si addice perché OSLO è la città delle tre che meno ci è piaciuta. Oddio, non che non sia brutta, ma siamo arrivati alle dieci e un quarto del mattino, alle sette e mezzo di sera abbiamo preso il traghetto per la Danimarca e il tempo a nostra disposizione è stato più che sufficiente per vedere tutto ciò che meritava di esser visto. Anche Oslo ha la sua via pedonale e commerciale (la Karl Johans Gata), che è però molto più breve dello Storget di Copenhagen o delle ancor più numerose aree pedonali di Stoccolma, ha il suo castello vigilato da guardie reali, la sua cattedrale, assai semplice all’esterno ma molto più sfarzosa all’interno, ha anche la sua buona dose di discutibile accozzaglia tra stile antico e moderno (cosa che avevamo già trovato a Stoccolma) e così ad esempio le costruzioni futuriste dei moli dell’Akker Brygge si trovano accanto alla Akerhus Festning in stile rinascimentale. Qualche pregio glielo dobbiamo però assegnare: è una città ricchissima di musei (noi abbiamo visitato quello di Eduard Munch e devo dire che la visione dal vero del celebre Grido mi ha veramente emozionata) e piena zeppa di parchi, cosa che dimostra l’importanza rivestita dalla natura nella mentalità norvegese. Alle sette e trenta ci siamo imbarcati per la Danimarca (arriveremo a Hirtshals alle otto domattina) con 1520 NOK in meno nel portafoglio (206.24 €) visto che siamo stati costretti a prendere una cabina, ma forse è meglio così perché avendo la possibilità di dormire tranquillamente domattina saremo in piena forma per tirare il più possibile e arrivare il più lontano possibile. L’intenzione di Mario è quella di arrivare a metà Germania, ma credo abbia un po’ esagerato…… Per adesso buonanotte che ci siamo già coricati in cabina dopo esserci giocati alla slot machine gli ultimi NOK in nostro possesso… inutile dire che li abbiamo persi. P.S. Una nota di demerito per la Color Line con la quale stiamo traghettando: credo sia l’unica compagnia marittima che non dia alcuna priorità alle moto nelle operazioni di imbarco (e quindi anche di sbarco): siamo infatti stati gli ultimi a salire assieme ad un ciclista e così domattina alla ripartenza ci dovremo pure sorbire tutti i gas di scarico delle decine di tir parcheggiati davanti a noi…. Scandaloso!!!!! VENTESIMO GIORNO: HIRTSHALS – GERA MAR 14/08 Alle sei in punto una dolce vocettina è uscita dall’altoparlante in cabina per darci il buongiorno e annunciarci che di lì a poco sarebbero riaperti il ristorante per le colazioni e il Tax Free Shop per gli ultimi acquisti, ma noi ci siamo rigirati dall’altra parte che per la colazione avevamo il nostro ormai affezionatissimo yogurt con muesli Go Morgen mentre di corone da spendere non ne avevamo più neanche l’ombra. Poco prima dello sbarco siamo scesi nel garage e un camionista danese ci ha detto che nella notte un uomo si è gettato in mare dal ponte superiore, la nave si è fermata ed è dovuto intervenire un elicottero dalla Danimarca per recuperare il corpo… noi chiaramente nella nostra economicissima cabina in fondo al mare (eravamo addirittura due piani sotto al garage!) non ci siamo accorti di nulla e abbiamo dormito come sassi. Sull’accaduto possiamo soltanto dire che il ciclista che si era imbarcato con noi non è mai sceso a riprendersi la bici ed essa è rimasta lì ad aspettarlo inutilmente almeno fino a che anche noi (e siamo stati gli ultimi) abbiamo lasciato la nave… che fosse stato lui il suicida? In Danimarca abbiamo trovato un vento incredibile che ci ha creato non poche difficoltà con lo scooter, soprattutto nei sorpassi, e che ci ha accompagnato fino nel nord della Germania. Abbiamo fatto una bella tirata di circa mille chilometri e per la notte ci siamo fermati in un motel a GERA, nella Selva Turingia, a circa 350 km da Monaco. Acceso il televisore in camera (ed è stata la prima volta dopo Copenhagen) abbiamo anche capito il perché in autostrada ci eravamo continuamente incrociati con colonne di ambulanze e mezzi di soccorso: mentre noi ci godevamo un inaspettato sole norvegese il resto dell’Europa registrava piogge record e la Moldova a Praga e l’Elba a Dresda erano straripate creando terribili emergenze. VENTUNESIMO GIORNO: GERDA – GALLICANO GIO 15/08 E così eccoci tornati a casa felicissimi, soddisfatti dell’impresa e neppure tanto stanchi nonostante i 9800 km percorsi nelle ultime tre memorabili settimane. Oggi, come ieri del resto, abbiamo soltanto macinato chilometri riducendo all’osso le soste e, partiti alle otto del mattino, poco dopo l’una abbiamo varcato il Passo del Brennero che ci ha riportato in Italia. Lì ci siamo fermati a mangiare nel primo autogrill con l’illusione che il solo fatto che esso si trovasse in Italia lo rendesse un ristorante d’alta cucina…. Così non è stato e abbiamo mangiato una pasta di certo peggiore di quella cotta per i cani. Alle cinque abbiamo lasciato l’autostrada a Campogalliano e abbiamo preso la curvosissima strada verso il Passo Radici. Lì abbiamo trovato il fondo stradale molto bagnato, segnale di un temporale passato da poco, evidentemente la fortuna con il tempo che ci ha accompagnato praticamente per l’intero viaggio voleva farlo fino alla nostra ultima destinazione ed in effetti neppure mezza goccia d’acqua si è riversata sopra di noi. Poco dopo le sette eravamo a casa… la vacanza stavolta era davvero finita. RIEPILOGO DI ALCUNI COSTI: COSTO BENZINA € 639.02 COSTO PERNOTTAMENTI € 1140.14 COSTO TRAGHETTI € 305.62 PEDAGGI VARI € 134.05 TOTALE € 2218.83 Contatti: alessia.bertoncini@libero.it