Umbria, terra di Santi e perfetta per i “peccatori”

Da Todi ad Assisi, passando per Gubbio, Orvieto, Perugia, Spello...
Scritto da: f_bignone
umbria, terra di santi e perfetta per i peccatori
Partenza il: 25/04/2012
Ritorno il: 30/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Era da tempo che volevamo fare un bel giro in Umbria e così abbiam colto l’occasione del ponte de 25 aprile e del primo maggio per partire.

Obbiettivo: mettere insieme cultura, religione e sacrosante abbuffate… direi che ci siamo riusciti!

Premesso che l’Umbria è una terra meravigliosa che ha tantissimo da dare a chi vuole trascorrere qui qualche giorno e che sicuramente ci torneremo, abbiamo deciso di soggiornare la prima notte a Todi per essere comodi per visitare Orvieto e poi abbiamo eletto Torgiano come nostro centro di riferimento nel cuore della regione da cui poi ogni giorno siamo partiti a raggiera per visitare i paesi dei dintorni. In fondo l’Umbria è piccola e se si sceglie di dormire nel centro è poi molto facile spostarsi ogni giorno per le varie escursioni.

Onde mescolare al meglio il sacro con il profano abbiamo deciso di pernottare la prima notte in un convento (!) che raccomandiamo caldamente: casa vacanze del Monastero della santissima Annunziata di Todi, trovato grazie alla Lonely Planet. Il monastero si trova subito all’interno delle mura appena varcata Porta Perugina ed è antichissimo (risale al 1500!). Le cortesi monache ci hanno assegnato una bellissima stanza tutta arredata con mobili antichi, spaziosissima ed immacolata. Visto che eravamo gli unici ospiti per quella notte ci hanno affidato le chiavi del monastero (che responsabilità!) e ci hanno detto di rincasare quando volevamo, senza preoccuparci del coprifuoco (che scatta alle ore 23.00), che essendo giovani era giusto che ci divertissimo senza guardare l’orologio!

La mattina dopo, al risveglio, ci hanno servito la colazione nell’antico refettorio e vi assicuro che sorseggiare un caffèlatte seduta sugli scranni sovrastati da affreschi è stata un’esperienza davvero unica! Il tutto per 60€. Beh, è stata la nostra prima volta in convento, ma di sicuro si tratta di un’ottima soluzione di viaggio da tenere a mente… per questa cifra non avremmo potuto trovare niente di così bello e soprattutto all’interno delle mura!

Invece Todi ci ha un po’ delusi. Per quanto la piazza principale sia meravigliosa e il panorama che si gode dai giardini Oberdan sia mozzafiato, l’abbiamo trovata piuttosto decaduta: ovunque negozio chiusi in affitto o in vendita e quei pochi che erano aperti erano soprattutto gestiti da stranieri e vendevano le solite paccottiglie asiatiche. Al posto delle golosissime norcinerie che ci aspettavamo di trovare ad ogni angolo, squallidi chioschetti di kebabe e pizza al taglio la facevano da padroni. Peccato! In ogni caso è una tappa da non saltare, anche se spero che torni ad essere la cittadina carica di atmosfera che ricordavo.

Il giorno dopo ci siamo diretti a Civita di Bagnoregio. E qui una precisazione è d’obbligo: Civita non si trova in Umbria! Si trova già in Lazio, ma la Lonely Planet la include nell’Umbria… abbiamo chiesto in giro ed abbiamo notato che la cosa non è molto chiara neppure ai locali, in ogni caso a Civita i tombini recano il logo “Viterbo” per cui per questa gita siamo andati “oltre confine!”

Civita è un posto incantato. Non si può descrivere altrimenti. E’ un antichissimo, minuscolo borgo che sorge in cima ad uno sperone di roccia circondato da calanchi ed è collegata al resto del mondo da un ponte pedonale che permette ai visitatori di accedervi ed all’unica auto ammessa entro le mura di consegnare i rifornimenti ai pochi locali (intesi sia come residenti che come ristoranti!). Per raggiungere Civita bisogna recarsi a Bagnoregio e da qui seguire le indicazioni per Civita; lasciare l’auto a Bagnoregio e proseguire a piedi per Civita dapprima scendendo delle scale e poi risalendo per il ponte pedonale… il tutto abbastanza ripido, ma fattibile anche da persone anziane, se in salute. Civita è chiamata anche “la città che muore” (che brutta cosa!) alludendo così al fatto che prima o poi scomparirà del tutto, erosa dalla stessa montagna su cui è stata costruita, ed è veramente suggestiva, ricca di scorci da fotografare. C’è anche un unico B&B, ma purtroppo non ho preso il nome. La visita non dura più di un’oretta, a meno che ci si voglia fermare a pranzare qui.

Dopo Civita ci siamo mossi alla volta di Orvieto. Lungo la strada ci siamo fermati a fare una degustazione di vino in una cantina dispersa tra le colline umbre e la deviazione ci ha permesso di avvicinarci alla città godendo di panorami davvero mozzafiato… vedere la rocca rossa di Orvieto stagliarsi contro il cielo azzurro ed i prati verdi di grano è stata un’emozione indimenticabile! Anche qui, come nella maggior parte delle cittadine umbre, la città è rimasta racchiusa nell’antica cinta muraria ed è collegata con i parcheggi sottostanti da una serie di scale mobili che facilitano l’accesso. A differenza di Todi, Orvieto è una cittadina piena di negozietti interessanti, dalle ceramiche alle norcinerie, ai wine shops. Per cui facciamo subito tappa-pranzo in un minuscolo locale dove ci preparano una focaccia con la porchetta da svenimento! Ce la siamo avidamente gustata seduti davanti al Duomo, persi in contemplazione della facciata, tutto un tripudio d’oro, ricami di marmo e smalti. Finito il pranzo abbiamo visitato gli affreschi del Signorelli, così vividi e realistici da farti chiedere “E se il Giorno del Giudizio dovesse svolgersi davvero così? Oioioioii…..”. D’obbligo la discesa nel Pozzo di San Patrizio, singolare e sicuramente ottimo rimedio contro calura! Lasciata Orvieto ci siamo diretti verso Torgiano, nostra base per la notte. Qui abbiamo alloggiato presso l’agriturismo Poggio alle vigne dove, approfittando di un’offerta per il ponte del 25 aprile, abbiamo soggiornato 4 notti al “Poggiolo”, un’incantevole casina solo per noi due, sperduta nel bel mezzo di una riserva di caccia (quanti fagiani e leprotti!), circondata solo da filari di viti e ulivi da cui la famiglia Lungarotti trae i suoi famosi vini, in particolar modo il Rubesco. Inutile descrivere la gioia di mio marito, impallinato con il vino! La sistemazione era splendida, impagabile, romantica all’ennesima potenza. Attorno a noi solo la natura rigogliosa, le cicale che cantavano e le rondini che garrivano. Avevamo un salottino, un angolo cottura e un delizioso giardinetto dove prendere il sole. Certo che non bisogna avere timore di essere isolati… la notte in ogni caso passa il guardiano per controllare che sia tutto a posto e le gentilissime signore che gestiscono l’agriturismo sono sempre contattabili telefonicamente. A Torgiano, a parte le cantine Lungarotti ed i musei del vino e dell’olio (ovviamente sempre appartenenti alla famiglia Lungarotti…) non c’è un gran che da vedere o da fare. Nemmeno la ristorazione offre grande scelta, ecco perché per cena siamo andati nella vicina Deruta (anche qui nulla da vedere, è un paese molto poco accattivante, però famoso per le splendide maioliche decorate che vi vengono prodotte) al minuscolo ristorantino “Osteria il Borghetto” dove abbiamo cenato in modo eccellente spendendo un’inezia! Zuppa di farro col pomodoro, salumi locali, uno stufato di maiale con le erbe fresche da far commuovere… e, chicca finale, proprietario ci ha offerto come “pre-dolce” un cucchiaino di aceto balsamico di Modena invecchiato 20 anni… beh, non avevamo mai assaggiato prima l’aceto balsamico “vero” e non gliene saremo mai grati abbastanza: non immaginavamo che potesse essere così spregiudicatamente buono e dolce! Se il proprietario è in vena di chiacchiere merita farsi spiegare i segreti e la storia della gastronomia locale perché un vero pozzo di informazioni e aneddoti!

Il terzo giorno abbiamo deciso di andare ad Assisi e abbiamo iniziato la nostra visita dall’Eremo delle Carceri che si trova nel parco del Monte Subasio, proprio sopra la città. Ripercorrere i passi di San Francesco a cui, tra l’altro, dobbiamo l’invenzione del presepe, è stato anche questa volta estremamente toccante. Siamo poi scesi in città ed abbiamo visitato la basilica inferiore e superiore munendoci di audio guida (molto utile per capire bene tutto il ciclo delle storie di San Francesco dipinto da Giotto). Assisi è splendida, curatissima, un tripudio di marmo rosa e beige… peccato non essere lì per il Calendimaggio che si sarebbe svolto solo pochi giorni dopo! Per pranzo ci siamo fermati a prendere una torta al testo da passeggio nel negozietto che si trova esattamente davanti alla scalinata che conduce alla fortezza che domina Assisi, incantati dalla cura che il giovane proprietario metteva nel confezionare i suoi panini. L’abbiamo fatta imbottire con “ciauscolo” e pecorino… non si può spiegare quanto fosse buona! Grassa quanto volete, ma una vera goduria per le nostre papille gustative. Quando ci vuole, ci vuole! Anche se i brufoli non si sono certo fatti attendere molto… 😉 !

Nella basilica ho colto l’occasione per confessarmi e ne ho approfittato per fare due chiacchiere col frate confessore che si lamentava del fatto che la città sia veramente morta. A quanto pare non c’è nulla di interessante da fare nemmeno per la gente di chiesa, alla sera chiude tutto e non c’è più nessuno in giro perché ormai i laici che abitano ad Assisi sono sempre meno. Mah! In effetti anche a noi ha dato l’impressione di essere un tantino smorta e completamente “invasa” dagli edifici religiosi. In ogni caso è bellissima! Ultima tappa Santa Maria degli Angeli per la sua Porziuncola. Per cena siamo andati a Bevagna, cittadina davvero graziosa e sicuramente viva. Abbiamo cenato da “Antiche Sere”, altro locale minuscolo, ma ottimo, proprio sulla piazza principale, dove a fine cena il cuoco è uscito dal suo antro per offrici un ottimo bicchiere di sagrantino passito. Sicuramente da provare i gnocchi al sagrantino!

Il quarto giorno ci siamo dedicati all’enologia. Siamo andati a Montefalco per assaggiare i vini di un produttore, Bea, che segue una filosofia particolare nella vinificazione ed infatti produce i “vini veri” ossia vini in cui l’intervento umano sul prodotto è minimo, per farla brevissima. Un vino come una volta, insomma. Mio marito era in brodo di giuggiole… Una velocissima visita a Spello giusto per fare uno spuntino e poi di nuovo a Torgiano per fare la visita guidata e la degustazione da Lungarotti con tanto di trionfale tagliere di salumi misti…. Oddio, basta salumi, pleeease! Visto che eravamo ormai saturi di vino e grassi di origine animale abbiamo puntato su Perugia per fare una passeggiata e cenare con un semplice gelato. Perugia ci ha incantati! Una città giovane, colorata, rumorosa, piena di vita notturna… e poi incantevole! Mai gelato (di Grom) è stato più gustoso! Abbiamo scorto diversi ristorantini interessanti, ma purtroppo eravamo troppo pieni per cenare… vabeh, sarà per un’altra volta! E la prossima volta faremo anche la visita guidata alla Perugina con degustazione di cioccolato! Basta contattarli e prenotare.

Il quinto giorno di permanenza in Umbria ci siamo concentrati sulla parte più a nord della regione, partendo alla volta di Città di castello che però ci ha piuttosto delusi… peccato perché raggiungerla è stato piuttosto lungo! Dopo una breve passeggiata per le sue vie abbiamo pertanto virato verso Gubbio di cui ci siamo istantaneamente innamorati. La chiamano la “Città di pietra” per via delle sue case tutte costruite in pietra grigio scuro. Gubbio è meravigliosa, un continuo susseguirsi di scorci da cartolina e di norcinerie dalle vetrine opulente che però abbiamo dovuto snobbare… tra vino e salumi il mio fegato stava iniziando a mandarmi qualche segnale non proprio gentile! A Gubbio pare sia da brivido la salita al santuario di S. Ubaldo tramite la funivia… purtroppo ce ne siamo ricordati quando eravamo ormai sulla via del ritorno e ce la siamo persa, ma forse non è l’ideale per chi, come me, soffre di vertigini.

I luoghi da visitare non mancavano di certo, ma a questo punto della vacanza eravamo un tantino stanchi, complice anche il caldo. Per cui ce ne siamo tornati nella nostra riserva di caccia e ci siamo dedicati a passeggiare tra gli ulivi ed i filari di viti avvolti dai colori del tramonto, prima di dirigerci a Bettona (che panorama incredibile si gode da quassù!) dove abbiamo consumato la nostra ultima cena umbra all’Osteria dell’Oca dalla quale però, pur avendo mangiato bene, siamo usciti con delle riserve dovute soprattutto alla scortesia del proprietario che abbiamo visto letteralmente buttare fuori dal ristorante due clienti e che non è stato particolarmente affabile nemmeno con noi. Direi che qui, nonostante tutto, non torneremo!

Il giorno del nostro ultimo risveglio in mezzo ai vigneti è stato un po’ triste a causa della scarsa voglia di lasciare questo posto incantato. La nostra ultimissima tappa in terra umbra è stato il Lago Trasimeno dove però ci siamo solamente fermati a Castiglione del Lago per dare un’occhiata alla cittadella fortificata. Abbiam trovato un negozietto intrigante dove abbiam fatto scorta di pasta locale e zuppe di cereali seguendo i consigli della proprietaria che, col suo bell’accento già toscano, ci ha spiegato che gli “stringozzi” si chiamano così perché ricordano la forma delle stringhe delle scarpe, ma non solo…. si chiamano anche “strozzapreti” perché a Spoleto, nei tempi bui delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, si era soliti attendere i preti la notte nei vicoli per poi strozzarli con i lacci delle scarpe! Però!

Purtroppo la vacanza è volata, ma è bastata per farci staccare dallo stress lavorativo. Certo che non siamo stati né a Spoleto, né a Trevi o Norcia e a Castelluccio la cui piana, quando ètutta in fiore, pare essere uno spettacolo incredibile… Ma non ce ne facciamo un cruccio, anzi: sarà un’ottima scusa per tornare!!

Francesca e Alberto



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche