Dagli Appennini alle Tremiti

In viaggio per il centro Italia, da Urbino a Spoleto, dai Monti Sibillini a Campo Imperatore, passando per Opi fino alle Tremiti
Scritto da: mariaedino
dagli appennini alle tremiti
Partenza il: 22/08/2018
Ritorno il: 30/08/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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22/8: Torino- Urbino. B&B “Villa Paradiso”.

23/8: Urbino – Appenino – Gubbio – Fabriano: B&B “La casa dei Papi” (Borgo S. Giustino, Collamato) 24/8: Grotte di Frasassi – percorso tra le colline Iesi-Macerata – Spoleto. B&B Casa di accoglienza Monastero S. Ponzano

25/8: Spoleto – Monti Sibillini, Castelluccio di Norcia, Arquata, Amatrice – Campo Imperatore, Gran Sasso – Opi. B&B: “La Paeja”

26/8: Opi, Barrea – Isernia – Termoli. B&B: “La casa di Viola”

27/8: Termoli 28/8: S. Domino (Tremiti) – Hotel Eden

29/8: S. Nicola (Tremiti) e S. Domino

30/8: S. Domino – Termoli – Torino

MERCOLEDÌ 22 AGOSTO

Partendo da Torino, con la TO-BO arriviamo a Urbino alle 19.30, con una pausa di 30 minuti. Scegliamo di far uso di B&B, prenotati tramite Booking.com il giorno stesso o quello precedente l’arrivo. Il B&B “Villa Paradiso” sembra un po’ banale esteriormente, ma è ottimo all’interno. I locali sono lindi, accoglienti, bagno nuovo e cucina fornita adeguatamente, con una certa cura. Siamo nella camera 2, “Nirvana”, con tutto ciò che era stato elencato: si trova sulla strada principale, e questo potrebbe essere l’unico neo del tutto, ma il rumore non disturba e, soprattutto, Urbino è proprio di fronte, si raggiunge a piedi facilmente. Infatti, ci inerpichiamo subito verso il centro storico, che è animato e vivo. Per cena, scegliamo a caso “Il girarrosto”, in una piazzetta all’aperto e ci buttiamo su un tagliere di formaggi, linguine al sugo di mare e cioncioni con fave e erbette, e spaccadenti con mandorle. Buon prezzo adeguato alla buona qualità. Stanchi, saliamo ancora al Palazzo Ducale, imponente, e scendiamo fino al B&B. Ancora un caffè in cucina, e buonanotte.

GIOVEDÌ 23

Ottima colazione servita fuori, tra le migliori dell’intera vacanza, preparata con grande attenzione e cucinata in loco: tre pizzette, muffins, microsandwiches e tre torte diverse fatte dalla padrona di casa, che adora fare dolci. succhi e una gentilezza esagerata. Dopo di che, Urbino a piedi, vista in tutti i suoi punti di interesse. Verso le 12, iniziamo la seconda tappa: il percorso appenninico che ci eravamo prefissati, con destinazione Sansepolcro. Arriviamo a S. Angelo e dopo un’ora di curve e boschi, quasi in cima al valico, scopriamo increduli che è incredibilmente chiuso, dopo Bocca Trabaria: l’unico avvertimento era stato un cartello dipinto con vernice bianca, talmente surreale da far pensare a un gesto di goliardia. Scopriamo di essere a Lamoli, dove la vita scorre più che tranquilla, soprattutto dopo la chiusura della strada: c’è un piccolo negozio di alimentari, che è stato profondamente danneggiato dall’assenza del passaggio dei viaggiatori. Prendiamo un caffè nel bar più vicino e visitiamo l’abbazia benedettina, poi, rassegnati, decidiamo di raggiungere Gubbio, per godere di un po’ di sicura bellezza, e riprendiamo i colli tra curve, e boschi, e curve. Alle 16 siamo nel noto piazzale. Ce lo godiamo nella sua luce particolare e saliamo fino al duomo, fermandoci a guardare perplessi i vari angoli dedicati alla serie di don Matteo. Le pietre chiare e il sole caldo ci fanno chiedere perché non abbiamo cercato un B&B in loco, ma tant’è, ormai la nostra destinazione è “La casa dei papi”, Borgo S. Giustino, Collamato, a 11 km da Fabriano. Sarà la pioggia battente nel percorso, sarà la distanza e la stanchezza, questa sistemazione ci lascia perplessi: è vero che si può godere di un ottimo panorama che fa pregustare le colline marchigiane, e che era stata scelta per gli ottimi giudizi scritti online, ma la stanza piccola e le lenzuola acriliche rattristano il tutto. Sicuramente altre stanza sono migliori, pensiamo. A ravvivarci ci pensa “La Provenza”, piccola trattoria condita con gentilezza e giovane energia: si trova a Esanatoglia, paese accanto al b&b: da consigliare per ottima qualità e costo.

VENERDÌ 24

La colazione viene servita nel locale sottostante, ristrutturato con cura, con bella vista. Dopo aver conversato sulle varie colture del luogo, i boschi e i suoi abitanti e le conseguenze delle varie fasi sismiche, partiamo alle 9 verso le Grotte di Frasassi, una vera sorpresa a livello di bellezza e di organizzazione: con un ingresso di 18 euro, prendiamo la navetta delle 10.10 per entrare alle 10.20 e seguire la visita guidata. Conviene davvero anticipare i vari gruppi di turisti che arriveranno in seguito. Ovviamente c’è del gran freddo all’interno e noi, spavaldi, tremiamo un po’. All’uscita, decidiamo di dedicare un po’ di tempo alle colline circostanti e al panorama che sanno offrire, per cui percorriamo il tratto Iesi-Macerata, tra campi di colore diverso e dolci pendii, immaginando il mare di girasoli fioriti in precedenza. Pranzo a Macerata, per decidere di saltare i Monti Sibillini e nuovamente andare in Umbria, per noi grande attrazione: prenotiamo presso la Casa di Accoglienza del Monastero di S. Ponzano, a Spoleto: questa è stata forse la scelta migliore tra tutte le sistemazioni. Arriviamo nel bel mezzo di una preparazione di un concerto, c’è fibrillazione, ma soprattutto c’è attenzione e cura. La stanza è grande, fresca, con vista sui tetti di Spoleto, si sentono le campane scandire il tempo e c’è la possibilità di leggere tranquilli, in una piacevole sosta. Rinfrescati e pronti a goderci la città, ci accorgiamo che è di fronte a noi: attraversata la strada principale, troviamo l’impianto di scale mobili di fronte, che ci permetteranno di raggiungere la rocca in pochi minuti. Di nuovo, il tramonto che muore sulla luce delle pietre bianche ci stupisce e ci riempie di bellezza, percorriamo i vicoli pulitissimi e godiamo del centro vivo e allegro. La cena a “La mangeria” è tra le cene migliori offerte, ottimo servizio e cibo, e, per niente relativo, buona scelta di musica. Al ritorno, la luna piena fatica a spuntare accanto alla Rocca, senza fatica ci fermiamo a immortalarla in numerose foto.

SABATO 25

Si dorme molto bene, svegliati dal campanile. La colazione è ottima. Quasi in partenza, uno dei responsabili del luogo ci fa visitare la chiesa, fornendoci molti particolari interessanti, e poi ci permette di scendere nella cripta, luogo alla Dan Brown, con affreschi particolari ed approfondimenti culturali e storici: merita davvero una visita, se guidata così appassionatamente. Ringraziamo l’esperto e partiamo per i monti Sibillini, trascurati ieri. Con la superstrada, raggiungiamo facilmente Norcia, non ci fermiamo, per proseguire per Castelluccio, ma a metà strada, ci accorgiamo della nebbia che sovrasta la vallata, una volta ampio lago, compreso il paese. Perché non goderci il panorama, sedendoci su un prato e aspettare? Interrompiamo la sosta, non lunga, per comprare lenticchie ed altri legumi della zona da un venditore presente sul valico, ed osservare l’ impressionante taglio nel monte di fronte, segno indelebile dello scorso terremoto. Come per magia, in cima al suo colle compare lentamente Castelluccio. Continuiamo il percorso, oltrepassiamo Arquata, e in silenzio osserviamo le abitazioni crollate, che rivelano parte di vita quotidiana interrotta dal sisma e non ancora sistemate, e la nostra riflessione diventa più profonda e stupita ad Amatrice, dove ci accoglie una vita animata, piena di turisti, racchiusa però tra muri continui di macerie. Proseguiamo, segnati da questa testimonianza, e raggiungiamo Campotosto, in riva al lago. I segni del sisma ci sono eccome, ci fermiamo a mangiare un toast, realmente molto buono nella sua semplicità, nel piazzale occupato appunto da un bar, pronto a servirti con cura, con un bagno posticcio ma pulito e fornito dell’essenziale. La vita continua, ci diciamo: se riesci a farlo nel pieno delle tue possibilità, credendoci, sei da ammirare… Quindi iniziamo un tratto di numerosi km in vista del Gran Sasso, Campo Imperatore. Ho letto diversi apprezzamenti su questo luogo, ma non avrei parole per descrivere il percorso fatto, un pezzo Scozia, un pezzo Nepal, ma autentico nella sua essenzialità. Unico nostro rammarico, l’averlo percorso un po’ nella fretta, mentre sicuramente sarebbe stato meglio trovare una sistemazione, godersi la sera e il mattino e dedicare del tempo a qualche camminata: questo è il primo proposito di un ritorno nel futuro. Iniziamo un lungo ritorno che ci vede fermi a Sulmona, per bere e sostare, ma non rimaniamo così colpiti da questa celebrata cittadina, e quindi di nuovo via, alla ricerca del b&b prenotato in giornata. E qui, arriva il bello: guardando tra le offerte online, mi aveva colpito questo Hotel in Opi, in mezzo alla natura: evidentemente l’orientamento non è il mio forte, per cui non ho realizzato che questa sistemazione dista ben due ore da Sulmona. Guida, e guida, e guida, arriviamo in un secondo parco abruzzese (Lazio, Molise, Abruzzo), ma siamo davvero al limite, non vediamo l’ora di fermarci. In mezzo ai monti, costeggiamo un lungo lago, sorpassiamo Barrea e Villetta Barrea e in cima a un picco, raggiungiamo l’Hotel La Pieja, meritevole di un soggiorno più lungo, per notevole panorama, ottimo servizio e cena.

DOMENICA 26

Ci svegliamo con calma, dopo aver dormito sotto una coperta calda. Il panorama, ora visibile, ci stupisce, siamo davvero in cima, a 1250 m. La colazione è ottima, in un clima cordiale e attenta ai particolari, come l’offerta di yogurt artigianale locale, dolci preparati in loco e frutta candita. Forniti di maglia e ombrello, visitiamo Opi, un borgo curatissimo che merita di essere inserito nella lista dei borghi più belli, vivo e vissuto con cura, a quanto capiamo è attivo tutto l’anno per lo sci di fondo ed è luogo di ritorno degli abitanti, per cui si giustifica la presenza delle numerose persone incontrate. Salutato il padrone, gentilissimo, scendiamo a Barrea, per godere di questo parco involontariamente cercato. Di nuovo un paese tranquillo, turistico e ben organizzato, dove sembra di vivere un racconto di altri tempi: il vigile, preoccupato per la presenza di due cani randagi ma curati, interrogava i passanti a riguardo. Il lungolago ha una vista notevole.

Imbastiamo il percorso per l’ultimo tratto di vacanza: le Tremiti. Decidiamo di raggiungere Isernia, sempre per superstrada, dove all’ombra di un chiosco nel giardino, mangiamo un boccone. Nuovamente ci sorprende la gentilezza dei gestori, che ci consigliano di seguire l’indicazione per Vasto, non Campobasso, per evitare di incontrare code per lavori causati dai danni del recente terremoto. E poi… inizia a piovere, come previsto, ma il nostro pensiero ottimista aveva scartato la possibilità di trovarsi in un vero e proprio nubifragio, che ci accompagna fino a Termoli. Per nostra fortuna, il B&B “Viola di mare”, prenotato nel momento in cui ci siamo fermati, galleggiando sulle pozzanghere, non è distante, per cui lo raggiungiamo velocemente, azzeccando un altra ottima sistemazione. Davanti a noi due grondanti pioggia, infradiciati per i 50 metri tra auto e casa, il padrone dichiara la sua felicità per la pioggia, che manca da tre mesi, ma questa frase non rovina la calda accoglienza .Trasportiamo i bagagli in questa grande stanza, addirittura con uso cucina, ma soprattutto con la possibilità di avere un tavolo nel giardino proprio di fronte alla porta, dove poter leggere riparati dalla pioggia/sole. Asciutti e disponibili ad una vita nuovamente normale, considerato che la pioggia non cessa, ci rechiamo subito da Degnovivo, pasticceria nelle vicinanze, consigliata e conosciuta dai locali perché zeppa di gente, per un caffè e pasticcini, il cui rapporto prezzo/ qualità non ha paragoni: davvero valido.

Soddisfatti, torniamo alla stanza e aspettiamo che spiova un poco, avendo anche distrutto l’ombrello. Per cena ci viene consigliato “Recchi”, self service del pesce. Nel centro storico, è una proposta valida, se gestita con attenzione. Occorre ordinare per prima cosa un piatto caldo e consumarlo, e poi tornare e riordinarne un altro, altrimenti si rischia di mangiare pesce freddo … il tortino di alici è caldamente consigliato. Perplessi sul domani, fissando un mare scuro e decisamente mosso, e quasi sicuri che il traghetto per San Domino non partirà, andiamo a dormire. Sarà una notte sotto tuoni, vento e pioggia.

LUNEDÌ 27

Quando si decide di raggiungere le Tremiti, è obbligatorio pensare che la partenza potrebbe anche essere annullata. Il mare molto mosso, la corrente sbagliata, l’impossibilità di attraccare alle isole rendono questa situazione possibile. Al porto, scarichiamo i bagagli, non ancora consapevoli del mare che avevamo di fronte. L’auto viene parcheggiata lontano, nel centro del paese – dove ci sono diversi posti liberi, ma attenzione alla pulizia settimanale delle strade – e aspettiamo dalle 8.15 alle 9, riparandoci in un bar carissimo, e scambiando opinioni con chi, come noi, ha ancora la speranza di partire, insieme ad un certo timore. Finalmente e purtroppo, ci dicono di no, e ammettono che anche la partenza pomeridiana delle 15.50 sarà fortemente compromessa. Che fare? Posiamo i bagagli e in pieno vento e nuvole, visitiamo Termoli, completamente: è una bella cittadina, sottovalutata, ma che richiede l’attenzione di un’ora max. Il mare continua ad essere nero e mosso, scattiamo foto interessanti, gustiamo un’ottima focaccia con alici, venduta in panetteria, e alle 15, speranzosi, siamo di nuovo al porto. Si legge in auto, si parla un po’, ma guardando lo scuro dell’acqua si capisce che difficilmente ci faranno partire. Così è, e la notizia viene data alle 16, nuovamente mettendo in dubbio la decisione del domani. Lo sconforto viene rotto dalla presenza del gestore del B&B, che stava accompagnando altri clienti, che ci viene incontro e ci offre nuovamente la “nostra” stanza: una gran bella notizia. Ci sembra quasi di essere a casa: un caffè in pasticceria, una chiacchiera con i gestori, gran calore e empatia, parliamo di tartufi e coltivazioni, e poi ci rechiamo di nuovo in centro, con un tempo migliore: questa volta la scelta cade su “Il mosto selvatico”, gran bell’idea, sia per la location sia per il cibo proposto. Sperando di vedere Termoli notturna per l’ultima volta, arrivati al B&B troviamo ancora il gestore sveglio, per salutarci, con calore, intimandoci di andare via, poiché non vuole più vederci al tavolo, come augurio di partenza.

MARTEDÌ 28

Al risveglio, il tempo è buono, non dovrebbero esserci problemi. Auto parcheggiata in centro, dobbiamo obbligatoriamente scegliere l’aliscafo -26 euro ciascuno- per raggiungere San Domino, perché al martedì e giovedì, Tirrenia fa scalo solo a San Nicola. Il mare, apparentemente calmo, in realtà è ancora arrabbiato e oltrepassa gli oblò, visibile al piano sotto. Comunque si arriva a destinazione, la navetta dell’Hotel Eden ci aspetta e ci porta in stanza. L’hotel, pulito e formalmente accogliente, porta con il pensiero ai film anni ’70: elegante ma decadente, mobili idonei in stanza, ma retrò altrove, e musica italiana dell’epoca in continuazione, cantautorato e melodica. Alla reception, un addetto sempre presente al mattino è incredibilmente professionale e gentile, mentre al pomeriggio si scende un po’ di livello. Al primo sguardo, tutto è perfetto e di qualità, e poi saltano all’occhio particolari in crisi: nulla di tragico, ma qualcosa di evitabile. I punti positivi, comunque, sono diversi: Cala Matana, caletta celebrata da Dalla, è direttamente raggiungibile tramite breve e comodo sentiero che parte proprio dall’albergo; la terrazza, usufruibile solo per i pasti, ha una vista bellissima, le camere sono spaziose e fresche, la colazione è ampiamente soddisfacente, con qualche pecca nel servizio, di fronte all’hotel c’è un giardino con alcuni tavoli e sedie, per leggere all’aperto. Il costo è molto variabile per urgenza, occasioni particolari e ovviamente periodo dell’anno. Riusciamo a farci rimborsare la notte persa a causa del maltempo, telefonando a Booking.com, con numero telefonico fornito dal receptionist, senza alcun problema. Scendiamo subito a Cala Matana: come quasi tutte le cale di San Domino, è rocciosa, ma è possibile allargare un asciugamano e godere del mare, splendido. Ci sono anche alcuni lettini e ombrelloni: che fare? Ci si tuffa… e si fa l’incontro con ciò che sarà un problema reale: la presenza di meduse.

Alle 12.30 ritorniamo alla base poiché c’è un po’ di folla, ci rechiamo in un piccolo ma fornito minimarket proprio accanto all’hotel, l’acquisto di scarpine per poter affrontare le entrate nelle cale è obbligatorio. Al pomeriggio, iniziamo il percorso interno dell’isola, che forse è l’aspetto che colpisce di più: ti permette di fare il perimetro di San Domino, all’ombra, in una perfetta macchia mediterranea, con un profumo costante di pino e arbusti: è un ampio sentiero/strada, pulitissimo, interrotto solo da cartelli che indicano con precisione i sentieri per le varie cale. E’ una perla rara, perché ti allontana dal turismo molto presente sull’isola, abbastanza commerciale, e ti immerge nel silenzio del verde, con punti panoramici sul mare. Il percorso dura al massimo due ore, se si cammina con calma, fattibilissimo e piacevole, e passeggiando pensavo che l’isola è un luogo di contrari: organizzata turisticamente, con offerte di tutti i tipi, ma improvvisamente ferma, se il mare non ne permette l’approdo; offre un contatto con la natura eccezionale, sia per il sentiero sia per i colori del mare, ma spesso lo sguardo si posa su lamiere lasciate ad arrugginire, sporco ammucchiato in terreni incolti, come se il nucleo da sostenere fossero il sentiero e il mare, e basta; tutti celebrano giustamente l’acqua dai colori tropicali, ma pochi avvertono della presenza -a quanto pare costante- delle meduse. Lungo il percorso, ci sono case molto belle, nascoste ma frequentate. Ci facciamo attrarre dalla Grotta del sale, convinti da una signora che ci indica altri luoghi irrinunciabili, e scendiamo, grazie alle sneakers indispensabili per affrontare questi sentieri, molto corti ma altrettanto tosti. L’acqua non delude, la grotta, se quella vista da noi, è piccola, con pesci e medusine: torniamo in hotel, ancora bagnati.

Doccia, un’occhiata al menu, decidiamo prima di cena di andare alla Cala dei Benedettini/Inglesi, consigliata per godere del tramonto: diversa dalla costa opposta e molto bella, complice il mare decisamente burrascoso e il look più selvaggio, ci sono di fronte lettini e ombrelloni sulle rocce, davanti a una bella pineta. Aspettiamo che il sole sparisca per poi cenare: mangiamo in albergo sul terrazzo, con S. Nicola illuminata.

MERCOLEDÌ

Colazione abbondante con musica malinconica anni 70. Oggi decidiamo di affrontare San Nicola. Scendiamo al porto a piedi, 5 euro ciascuno A/R per il traghetto pubblico, ma partiamo in ritardo per dare precedenza a mille privati. L’isola è bella, la spiaggetta su cui si arriva è addirittura rosa, si sale con un panorama notevole, dalle feritoie delle mura le foto sembrano essere già pronte per una rivista, ma la parte iniziale, idilliaca, è rovinata dal degrado di fronte alla cattedrale e nei dintorni, diciamo nella parte alta, che è micidiale, ferraglie ovunque, indicazioni trascurate, angoli belli rovinati. Un gran peccato. Fatichiamo a trovare la famosa prigione, ne capiamo la sede per la presenza di un’ascensore per HC totalmente sfasciata. Scendiamo, ci perdiamo il traghetto (uno ogni mezz’ora), ma gentilmente ci caricano su uno che qualsiasi che sta partendo, riusciamo ancora a prendere la navetta per l’hotel. Al pomeriggio, Cala delle Viole, bellissima, unica, nonostante tre barconi, che approdano proprio di fronte, costringendoci quasi a chiedere il permesso per passare. Completiamo il giro dell’isola con Cala Zi Cesare dall’alto, il faro e punto panoramico e ritorno. Doccia e pizza a Luna Matana, in piazzetta.

GIOVEDÌ 30

Un’alba stupenda dalla nostra finestra ci ricorda che siamo al termine delle vacanze. Ci va di partire con l’aliscafo del pomeriggio per recuperare parte del tempo levatoci dalla pioggia. Ci viene detto dove depositare i bagagli, e in più che è possibile fare una doccia in un bagno di servizio, prima della partenza, con i nostri asciugamani. Inoltre potremo ancora usufruire della navetta per il porto. Salutiamo il receptionist toscano e andiamo verso Punta Diamante con Punta Tamariello, e torniamo a Cala delle Viole, per il saluto ideale, ma sbagliamo: il traffico di barche che letteralmente vanno e tornano di seguito e’ pesante, sopportabile solo perché si pensa che quello è il guadagno degli isolani per tutto l’anno: barchette singole, motoscafi, velieri, barconi, navi più grandi. Un accorgimento da prendere è scegliere il tardo pomeriggio per tuffarsi, o le pause orario, difficilmente riconoscibili. Il mare è più mosso, vuoi anche per il movimento delle imbarcazioni, ci tuffiamo ugualmente, una medusa grande come un piatto gialla ci da’ il benvenuto, continuiamo a nuotare fino all’interno della grotta, nonostante l’incontro a tu per tu con una barca, insomma, nulla di romantico e indimenticabile, oggi. Velocemente torniamo e ci cuociamo al sole per un po’, tornando ci fermiamo a una delle panchine presenti nel percorso, ottime proposte per un pranzo leggero o una sosta, respiriamo ancora il profumo dei pini, un cigarillo e alcune pagine di un libro e si va. Pranzo di nuovo a Luna Matana in piazzetta. La navetta puntuale ci porta al porto, e si parte, questa volta il viaggio è sul ponte, mare calmo, arriva il calendario Champions, auto carica di bagagli, e via.

Cosa ci portiamo dentro, dopo questa breve e rocambolesca vacanza? Sicuramente, le belle persone incontrate, ovunque. Accoglienti, pronte allo scambio di opinioni e di gesti, efficienti, oneste (scontrini e ricevute puntualmente fornite). Poi la Bellezza italiana nelle varie forme, da Urbino a Frasassi, da Spoleto a Campo Imperatore, al sentiero naturalistico di San Domino, e il resto. Il cartello mancante sulla strada appenninica e il degrado a volte presente sulle Tremiti sono il lato oscuro, nella ricchezza di questo viaggio.



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