Tutti i colori della Provenza 2
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Da quel momento, una Regione abbastanza prossima a casa mia, che non avevo mai considerato come meta turistica, semplicemente perché non ne conoscevo le bellezze, è diventata una specie di chiodo fisso. Ogni anno, con l’arrivo della bella stazione (il periodo top è l’inizio dell’estate per godere a pieno delle distese di lavanda in fiore) ho iniziato a progettare qualche giorno in queste terre, ma poi per uno motivo o per l’altro ho sempre virato su altre mete.
Poi per capodanno 2010, con il viaggio a Barcellona in auto, abbiamo messo giù alcune tappe tra cui Carcassonne, chiodo fisso nel chiodo fisso, che vista la distanza dal classico circuito provenzale non pensavo purtroppo di visitare.
Questo ha permesso di “alleggerire” il percorso (Nimes, Aigues Mortes e Carcassonne, tutte località dalla Linguadoca-Rossiglione) che nel corso di questi tre anni e mezzo ho arricchito sempre più cercando e ricercando su internet, ma anche con l’aiuto di qualche guida.
Di certo di tutti i viaggi che ho fatto, questo è quello che ha richiesto una fase di “progettazione” più lunga, durata anni. Si è partiti con 8-10 posti che mi interessava vedere, e siamo arrivati a oltre 30 al momento della partenza, per poi aggiungerne ancora qualcuno durante il viaggio arrivando a sfiorare quota 40!
Qualche informazione, curiosità, nota Geografica su queste zone:
La Provenza, il cui simbolo è la cicala (spesso se ne sentono quando si è immersi nella natura) ha il suo centro più profondo nella zona del Luberon, che è il cuore di una zona più ampia chiamata Vaucluse. Viene spesso definita come la Terra dei colori! Infatti, soprattutto se si viaggia nella bella stagione (motivo per cui ho rinviato più volte questa vacanza, ricordando oltretutto che in inverno i bei villaggi provenzali sono spazzati dal famosissimo il Mistral), si capisce perché queste terre abbiamo fatto da sfondo a tanti quadri di artisti famosi come Picasso, Van Gogh, Cezanne, Matisse e altri ancora! Ogni zona offre spettacoli cromatici diversi e tutti molto pittoreschi! Il viola della lavanda, che sposa il terreno marrone, il rosso della zona di Roussillon e Rustrel, il verde dei prati e dei boschi, i terreni con le balle di fieno, che vanno dal giallo al marrone, e poi l’azzurro del cielo, magari con qualche nuvoletta qua e là, che scendendo seguendo il Rodano verso le “Bouches du Rhône” e la Camargue oppure verso la Costa Azzurra, sposa il mare… azzurro!
Martedì 22 giugno 2010
Il nostro tanto atteso viaggio (3 anni e mezzo circa dall’inizio del sogno-Provenza) inizia oggi, in una bella giornata di sole dopo che, la settimana precedente, zona del Var (una delle poche dove non passeremo nel nostro peregrinare nel sud della Francia) è stata colpita da una forte alluvione mentre la Valle d’Aosta è stata investita da un’insolita ondata di freddo.
Alle 13 in punto, pochi minuti dopo aver sostenuto l’esame di macroeconomia che però al ritorno del viaggio scoprirò di non aver superato, siamo partiti! Sembra davvero arrivata l’estate, le previsioni per i giorni seguenti sono ottime, e io sono felicissimo perché siamo nella settimana clou per la fioritura della lavanda, e grazie al bel tempo, i colori della Provenza spiccheranno al massimo! Il viaggio non è stato lungo, e nonostante avessimo preventivato una sosta per pranzare all’outlet di Mondovicino, abbiamo perso l’uscita e così abbiamo tirato dritto sulla Torino-Savona.
Savona
E proprio a Savona ho fatto la mia prima improvvisata sul preciso itinerario che avevo preparato. Sosta allo stadio Bacigalupo a fare quattro foto! Persi massimo 10-15 minuti, vista la vicinanza dall’uscita dell’autostrada. Appena rientrati ci siamo fermati all’Autogrill di Vado e alle 16, finalmente, ci siamo concessi un panino per pranzo!! Poco più di mezz’ora di auto ancora e finalmente ecco l’uscita di Imperia Porto Maurizio.
Imperia
Per me Imperia ha un significato particolare. A Porto Maurizio ho passato quasi tutte le estati della mia infanzia, fino al 1993. Ogni posto ha un significato. Ho scelto di passare qui una notte per poter fare una sorta di tour di tutti questi luoghi quasi sacri per me! E anche perché qui c’è un ristorante chiamato “La Piazzetta” dove io e Chantal siamo già stati in altre due occasioni e dove si mangia una pasta divina; ti portano la padella con una quantità assurda di pasta ed è buonissima!
Dopo aver passato il Villaggio dei pescatori, passando sulla strada che sovrasta la zona della spiaggia e del porto, ho riconosciuto la scala a chiocciola che porta alla Pensione dove alloggiavamo, e così ho lasciato la macchina e siamo scesi da una specie di funicolare che hanno costruito e che porta all’ingresso nel retro della “Pensione Marilena”, per tutti “da Battista!”. Giusto il tempo di prenotare il ristorante per le 19.30, nella piazzetta a fianco a quella dove con la mia famiglia un anno abbiamo visto lo spettacolo dei Saltimbanchi, e ci siamo messi in marcia. Proprio l’hotel è stata la prima cosa che abbiamo fotografato, anche se a dire il vero non so se sia ancora un albergo oppure no. E’ passato tanto tempo.. Poi siamo andati verso la spiaggia ed ecco la piazzetta con il giornalaio, la gelateria da Pinotto ed il negozio con gli articoli da mare. E’ rimasto tutto uguale. Così come il molo, con i Bagni Mané, i nostri, e più avanti la Spiaggia d’Oro. Sugli scogli ci siamo tolti le scarpe e abbiamo fatto a piedi il bagnasciuga fino ai Bagni Buraxen e qui, risalita la scaletta, abbiamo imboccato il Lungomare “Domenico Moriani”, conosciuto anche come la passeggiata dei pescatori, perché conduce all’omonimo villaggio. E’ stradina a picco sulla scogliera e il mare, molto in stile “Cinque Terre” Bella bella! Siamo arrivati quasi alla fine e poi siamo risaliti da una scala immersa nella macchia mediterranea e sulla strada abbiamo fatto la foto al cannone che punta verso il mare! Nonostante sia tutto sereno, l’arietta è piuttosto freddina. Abbiamo proseguito lungo il porto, costeggiando la pizzeria Hobo’s e il ristorante di pesce con l’acquario! Poi abbiamo preso il sottopassaggio della ferrovia e siamo spuntati alla stazione. Dai binari siamo entrati nel verde del giardinetto e poi è spuntata la vasca dei pesci! C’è ancora! Di tutti i luoghi rimasti nel mio cuore questo forse è quello più bello! Tutte le sere o quasi venivamo a vedere i treni passare e portavamo ai pesci rossi del pane! E poi quando la campanellina annunciava l’arrivo di un treno correvo a vederlo spuntare da levante o immergersi nella galleria di ponente! Che bello! Siamostati un attimo sulla panchina dove ho raccontato tutte queste cose a Chantal e poi, appena dopo che un treno è passato, abbiamo proseguito la nostra visita. Salita la lunga scalinata che porta sopra la stazione siamo arrivati ai giardinetti. Quelli no, non potevano essere gli stessi. Già allora erano vecchi. Infatti sono stati sostituiti da una giostra tutta nuova. Il panorama da lassù è molto bello, sulla stazione, il mare, il “molo verde” e il “molo bianco”. Abbiamo poi percorso la strada che in piano porta verso la macchina passando sopra la casa di Ottonello dove avevamo alloggiato un paio di anni e poi siamo arrivati alla curva con il negozio che vende ancora dischi come tanti anni fa. Dalla macchina siamo saliti verso il Parasio e qui siamo arrivati nella Piazza del bellissimo Duomo di San Maurizio. Siamo poi riscesi e abbiamo cenato ottimamente al ristorante. Dopo cena (con la giacchetta, fa proprio freschino!) siamo andati fino in fondo al molo bianco, con Chantal estasiata dalle tante belle barche ormeggiate su di esso! Ripresa la macchina abbiamo lasciato questa bellissima cittadina e ci siamo diretti verso la frazione di Dolcedo, che non conoscevo e che si trova nell’entroterra dove avevamo prenotato il nostro hotel, non prima di essere passati davanti alla palestra dove Chantal nel 2003 venne a fare un torneo di pallavolo, con me a seguito. Fu in questo viaggio che scoprimmo il ristorante La Piazzetta, e feci come oggi un tour dei luoghi a me cari, ma da solo!
Arrivati al piccolo albergo inserito in un bel contesto naturale verso le 21.30, ci siamo messi quasi subito a nanna pronti a partire l’indomani per la Provenza!
Mercoledì 23 giugno 2010
In realtà prima di dedicarci alla Provenza avevamo ancora una tappa in terra italiana: Bussana Vecchia.
Bussana – Vecchia
Sveglia alle 7.45, bella giornata, aria ancora frizzantina. Colazione nel bell’alberghetto e partenza. Alle 9.40 eravamo a Bussana Vecchia, un paese che mi era rimasto impresso in un’escursione da Imperia fatta a fine anni ‘80, quando ero piccolino. Bussana Vecchia é un piccolo villaggio medievale situato a 8 km a nord-est di San Remo. Qui il 23 febbraio 1887, una fortissima scossa di terremoto distrusse il villaggio e la gente lo abbandonò, fondando a valle Bussana Nuova.
Una persona che aveva vissuto la terribile esperienza del terremoto, raccontò: “Era il primo giorno di Quaresima. Il parroco di qui aveva imposto le sacre Ceneri ed eravamo tutti in Chiesa. La leggera brezza che c’era, quando la funzione era iniziata, era diventata un vento furioso, il quale aumentava in un crescendo spaventoso. Poi la terra si scuote, traballa, ondeggia a lungo, poi ruota e si sentono rumori diversi di muri caduti, di legname che si spezza, di ferro che si torce, ma ad un tratto i diversi frastuoni, le grida disperate sono vinte da un sordo e cupo rimbombo, che vince tutti gli altri. Era la volta che cadeva”.
Rimasto disabitato per tanti anni, a metà del secolo scorso iniziò ad essere colonizzato da un certo numero di artisti e oggi è un villaggio artistico internazionale. Bellissimo il contesto dell’immediato entroterra nel quale si trova. Si vede il mare e tutta la campagna sottostante. Nella mezzora in cui abbiamo passeggiatoper i suoi carrugi, ci ha colpito soprattutto il lato artistico di Bussana, con le sue botteghe un po’ bizzarre, piuttosto che le rovine del terremoto che invece mi avevano colpito quando ero venuto circa 20 anni fa. Certo quando si arriva alla Chiesa di Sant’Egidio e all’altra Chiesetta più in basso, colpisce tantissimo il fatto che si veda il cielo. Infatti il tetto non c’è più. Sorprendentemente è invece rimasto in piedi il campanile. Bellissimo, sono felicissimo di esserci tornato, per rinfrescare i ricordi e contento che anche a Chantal sia piaciuta tanto.
Siccome abbiamo impiegato meno tempo del previsto abbiamo deciso di aggiungere una piccola nuova tappa sempre gradita: Monaco!
Montecarlo
Venire in Costa Azzurra e non andare a Montecarlo è una pazzia. Ci puoi essere stato già alcune volte come noi, ma è sempre un piacere quando dall’alto della collina vedi il Principato giù in basso! Un po’ meno vedere un serpente lungo circa 2 metri e bello cicciotto che attraversa la strada mentre guidi! Brrrr…. Comunque, alle 11 eravamo in pieno traffico in mezzo a Montecarlo e se non avevamo l’aria condizionata, penso saremmo morti per lo smog.. La nostra visita a Monaco si è quindi conclusa senza trovare un parcheggio, ma solamente passando le sue caotiche e lussuosissime vie con la macchina.
Appena tornati in Francia ci siamo fermati per la prima sosta benzina e abbiamo notato che è leggermente più cara che in Italia! Ripresa l’autostrada, un cartello ha indicato che entravamo nel territorio dei “Villages Perchés”, cioè i paesini arroccati! La Provenza si avvicina!!
Nizza
O meglio, siamo già in Provenza. Solo che siamo nel dipartimento delle Alpes-Maritimes, mentre io considero la “vera” Provenza i dipartimenti delle Bouches-du-Rhône, ma soprattutto la Vaucluse!
A mezzogiorno in punto eravamo a Nizza e siamo spuntati in Place Massena, una delle principali della città. Abbiamo parcheggiato proprio sotto la piazza e ci siamo incamminati verso lo stupendo lungomare, la famosa Promenade des Anglais. Di Nizza ci ha colpito soprattutto il mare che limpidissimo e dalle tonalità intense, nonostante siamo in una città molto grande. La spiaggia è bellissima e poi questa passeggiata, magari di sera è incantevole. Ne abbiamo percorso un pezzo, passando alcuni palazzi famosi come il Casinò, il Palais de la Mediterranée ed il Negresco. Poi ci siamo fermati all’ufficio del turismo a prendere una mappa perché volevo vedere anche la Cattedrale Russa, ma a casa non avevo cercato l’indirizzo, e quindi non sapevo dove fosse. Ci siamo poi fermati al Mc Donald’s per pranzo e siamo tornati verso Place Massena passando delle vie animatissime di negozi e di gente, con entrata rapida da Lafayette.
In pochi minuti grazie al TomTom siamo arrivati davanti alla splendida cattedrale russa. Sembra di essere sulla Piazza Rossa invece che in Costa Azzurra. Bella! Ultima tappa, lo Stade du Ray!
Cannes
Con l’autostrada in un attimo siamo arrivati a Cannes, altra località di tutto rispetto della Côte d’Azur. A noi non è piaciuta poi così tanto. Vuoi perché ci siamo stati poco, o forse perché abbiamo limitato la nostra visita alla zona della Croisette, il famosissimo viale che costeggia il litorale.
Abbiamo parcheggiato sotto il porto, e appena usciti abbiamo notato che Cannes è più piccolina rispetto a Nizza.
Da un lato il promontorio di Le Sucquet, con il castello e la Tour de la Castre, e dall’altro, dove ci siamo incamminati, il cuore della Croisette, con il Palais des Festival, dove abbiamo fatto la foto come le star! E sorpresa, siamo nel bel mezzo del quotato Festival internazionale della pubblicità, per cui qua e la si aggirano telecamere e giornalisti. Niente di più però! Siamo andati a vedere la spiaggia e poi mentre Chantal si è presa un gelato io ho guardato alcune impronte di attori famosi simili a quelle di Los Angeles! Qui ho tralasciato lo stadio (il Cannes, con un passato in serie A ora è in C..Chantal è salva!) e ci siamo diretti verso la prossima tappa nell’entroterra, ma con molte difficoltà per uscire da Cannes visto il traffico assurdo e i continui semafori.
Gourdon
Alle 17 siamo passati sotto al village perché Gourdon. Vista fantastica dal basso verso l’alto di questo minuscolo paese sul cucuzzolo (379 abitanti soltanto)! Gourdon non è una meta classica dei tour provenzali di cui si legge su internet. Io casualmente avevo trovato una foto del giardino del castello con tutti i bossi di siepe perfettamente rasati e me ne ero innamorato, per cui l’ho inserito nel nostro itinerario! Ma la sorpresa più grande è stata quando abbiamo parcheggiato la macchina e abbiamo scoperto questo delizioso borgo dal quale si ha una vista strepitosa sulla valle del Loup, fino al mare con Nizza, Antibes e Cannes in bella mostra. E’ sicuramente uno dei borghi che ci ha colpito di più, e poco importa se il bel giardino era già chiuso e non abbiamo potuto vederlo, (a parte un piccolo scorcio in mezzo alla vegetazione dalla piazzetta). La vista sui burroni, sulle foreste, e il mare sullo sfondo, nonché la passeggiata fra i negozietti e le viuzze ha ripagato ampiamente la visita!
Grasse
Nei circuiti delle Alpes Maritimes invece Grasse c’è sempre. A noi però non è piaciuta tanto. Siamo arrivati per le 6 di sera e poco dopo ce ne siamo andati un po’ delusi. Chantal soprattutto. Abbiamo lasciato l’auto in un parcheggio interrato e subito ci siamo resi conto che è molto più città che paese. Questa cittadina dell’entroterra della Costa Azzurra, è nota per essere la capitale mondiale dei profumi. Scendendo per una ripida viuzza siamo entrati in un negozio di profumi (appunto!) e una commessa veramente insistente al limite del maleducato ha fatto di tutto (invano) per farci acquistare dei profumi. Forse questo ci ha messo un po’ di malumore, o forse effettivamente non c’era poi molto da vedere, e così dopo essere stati sulla piazzetta della Chiesa, ci siamo diretti verso la macchina per valutare cosa fare. Ed è in questo momento che ci siamo pentiti di non essere stati a Saint-Paul-de-Vence, che probabilmente ci sarebbe piaciuto di più ma che si trova a nord di Nizza mentre noi siamo a nord di Cannes e il navigatore ci da troppo tempo per raggiungerlo.
Abbiamo per cui deciso di proseguire nell’entroterra verso le Gorges du Verdon dove avevamo prenotato l’albergo per quella sera.
Saint Vallier de Thiey
Dopo aver fatto qualche satto a Grasse dall’alto (sembra più carina da fuori che da dentro…) abbiamo iniziato a salire verso nord! Alle 19 ci siamo imbattuti in un piccolo paesino carino e ci siamo fermati in prossimità di un grande prato/parco. Il paesino si chiamava Saint-Vallier-de-Thiey, ed è uno dei pochi centri abitati che si incontra sulla Route Napoléon da Grasse a La Garde, in mezzo a una valle che è un misto tra la Valle della Luna in Sardegna e i boschi che da Piombino portano a Siena. Qui, vista l’ora, ci siamo fermati nel piccolo supermercato a fianco al parco e abbiamo comprato del pane e ci siamo fatti un bel panino mangiato nel prato su una panchina, con un’arietta freddina che al tramonto, ci pungeva e non poco, al punto che la nostra cena (condita da un bel croissant au beurre) l’abbiamo finita in macchina!!
LA GARDE/GORGES DU VERDON
Lasciato Saint-Vallier abbiamo ripreso il viaggio che si è comcluso alle 20.30 quando siamo arrivati all’Auberge du Teillon a La Garde, prenotato da Chantal non su booking.com, ma telefonando direttamente in hotel. Quello che colpisce di questo albergo (che è anche un ristorante di un certo livello visto il piazzale e il locale completamente pieno) è che ha solo pochissime camere, piccolissime, ed è in mezzo al nulla lungo questa strada. Mi chiedo come sarebbe bello passarci una notte d’inverno con la neve e il calduccio dei termosifoni!
Il tempo di sistemarci, scaricare le foto della giornata sul pc che ci siamo messi a nanna e al risveglio una sorpresa!
Giovedì 24 giugno 2010
La nebbia!! Apriamo la finestra alle 7.15 ed è tutto immerso nella brughiera! La macchina poco dopo segnerà solo 11°C! Un po’ di preoccupazione c’è, perché fra poco dovremo vedere il panorama unico in Europa delle Gorges du Verdon, ma si spera che con l’alzarsi del sole la nebbia lasci spazio all’azzurro del cielo per dare al fiume le tonalità che sempre abbiamo visto nelle foto di questi luoghi! Così sarà!
La colazione è stata deliziosa, accompagnata dal bellissimo cane dei padroni molto simpatico, tranquillo e curioso che si aggirava nell’ingresso senza però, molto educatamente, entrare nella sala della colazione! Nei primi metri percorsi in auto abbiamo acceso il riscaldamento e se pensiamo oggi al caldo che poi ci avrebbe atteso ci viene da ridere! Passato il paesino di Castellane, considerato come punto di partenza per le Gorges per chi proviene da Est, c’è voluto un bel momento prima di entrare nelle gole. Bisogna infatti percorrere diversi km prima di giungere al bivio che porta a sud del Verdon. Qui si deve scegliere. A Sud la Corniche Sublime, a nord la Route des Crêtes. Noi abbiamo scelto quest’ultimo itinerario e non siamo rimasti delusi. Ecco che la strada ha iniziato a salire e da bordo fiume ci siamo trovati in poco tempo a circa 700 metri sopra di esso. Ci siamo fermati al Point Sublime, considerato uno dei più bei belvedere delle gole. Una volta lasciata l’auto al parcheggio si cammina per 10 minuti senza grandi indicazioni e in assenza di un sentiero preciso in mezzo a una vegetazione particolarmente arida e si giunge a questo belvedere che però niente è in confronto ai prossimi in cui ci fermeremo sulla Route des Crêtes. Questo circuito lo si imbocca al villaggio di La Palud sur Verdon, ed è un percorso circolare che ti riporta al punto di partenza in un’oretta buona e 23 km circa. Attenzione però, la parte settentrionale di questa strada è a senso unico, per cui non è possibile effettuare l’intero ciclo se percorrete la strada da Ovest a Est. Noi fortunatamente, arrivando da Castellane abbiamo fatto il percorso da Est a Ovest e non abbiamo avuto questo problema. Altra nota: alcuni potrebbero pensare di evitare questo circuito e arrivati a La Palud proseguire dritti. Così facendo però non vi avvicinerete mai alle gole se non nell’ultimo tratto prima del Lago di Sainte-Croix.
Un paio di km dopo aver imboccato la Route des Crêtes abbiamo incontrato il primo punto di osservazione praticamente frontale, o quasi, al Point Sublime che si scorge in lontananza. Strepitoso! Vista assolutamente unica! In più una sorpresina. Delle aquile che volano con grazia a picco sotto di noi, circa 300-400 metri più in basso nella valle sopra i boschi e il fiume. Impressiona anche il fatto che nonostante l’altitudine si senta il rumore dell’acqua. Bello! Di corsa siamo andati al secondo punto e qui le aquile erano proprio sopra di noi di 10-20 metri massimo ed erano tantissime. Ci siamo uniti ad altre persone che in silenzio fotografavano questi splendidi predatori dei cieli ed abbiamo cercato di fare anche noi qualche scatto, anche se non è facile. E così via via ci siamo fermati altre volte e la vista sulle Gorges era ogni volta diversa ma sempre spettacolare. In una postazione abbiamo incontrato delle capre e dei caproni che solitari se ne stavano sulla strada!
Poco dopo invece un intero gregge con i pastori che occupava tutta la carreggiata e che ci è passato attorno all’auto! Bello! Tornati a La Palud abbiamo proseguito verso ovest e finalmente il Verdon ha preso la colorazione verde acqua che siamo abituati a vedere nei laghi di montagna e abbiamo iniziato a vedere tante canoe colorate che lo risalivano. Altre soste foto! E poi è spuntato il Lago di Sainte Croix dove sboccano le Gorges! Bellissimo e coloratissimo anche lui! E così, tralasciando Aiguines villaggio sul lago dove avevamo cercato degli hotel quando pensavamo di fare il viaggio in Provenza al contrario, partendo dal Piccolo San Bernardo e tornando dalla Liguria, abbiamo preso la strada per Moustiers-Sainte-Marie, punto di accesso delle Gorges da Ovest e consigliato da tutti, ma dove non ci siamo fermati perché ormai avevamo in mente solo una costa: il Plateau de Valensole…. La lavanda finalmente!
Ma prima qualche dato sulle Gorges. E’ il canyon più profondo d’Europa e si trova al confine dei dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence e Var. La voragine nelle rocce arriva fino a 700 metri di profondità, e possiede una lunghezza di 21-km mentre la larghezza varia tra i 6 ei 100 metri sul fondo e tra i 200 m e un chilometro e mezzo nel suo bordo superiore.
Valensole
Qui bisogna fare una premessa. Una delle “cause” per cui ho impiegato anni per partire per la Provenza è proprio la lavanda. Volevo vedere quest’area della Francia, con questa pianta dal colore particolare e dal profumo intenso in fiore. E ci ho messo un sacco per capire quando fiorisce. Morale della favola, la risposta è da Giugno a metà Agosto a seconda dei posti, e il culmine viene dato negli ultimi 10 giugni di Giugno! Casualità? Non credo proprio! Se ho scelto questo periodo è proprio per non rischiare di non vederla ancora fiorita oppure già tagliata! Seconda osservazione: leggi i racconti di viaggio su internet e tutti sono estasiati dalla vista della lavanda nel Lubéron, nella Vaucluse…. Io non ne ho vista…. O meglio, qualche campo qua e la si, ma niente di che… Nel Plateau di Valensole invece…..
Valensole è un paesino di circa 2400 abitanti posto sull’omonimo altopiano a 580 mt. S.l.m. Nel Dipartimento des Alpes de Haute Provence. E’ conosciuto con il nome di Vallée du Soleil, e si trovano immense distese di campi di lavanda viola (e anche di alberi di mandorlo ho letto). La cosa interessante è che solo a un paio di settimane dalla partenza ho deciso di includerlo nel mio itinerario, vista la vicinanza dall’uscita dalle Gorges. Altrimenti sarei rimasto deluso dal mio “lavanda-tour” oppure, semplicemente perché non avrei avuto un termine di paragone, avrei decantato anche io quel poco che avremmo visto nei giorni seguenti.
Fatte queste piccole ma doverose premesse, poco dopo Moustiers-Sainte-Marie, si avverte il drastico cambio di paesaggio. Il freddo e la nebbia di poche ore prima sono solo un lontano ricordo. Fa caldo e siamo passati da un tipico paesaggio montano ad uno collinare simile alla Toscana o all’Emilia Romagna.
Il primo approccio con un campo di lavanda è stato diversi km prima di Valensole. Subito ci siamo fermati in una piazzola improvvisata e siamo scesi nel campo a fare qualche foto, ma mano a mano che proseguivamo i campi diventavano più grandi e il colore viola sempre più intenso. Esistono infatti tanti tipi di lavanda. Da queste parti le hanno dedicato persino un museo dove viene spiegato tutto su di essa, che però noi abbiamo tralasciato. Oltre ai campi di lavanda (ci siamo fermati una decina di volte a fare foto) abbiamo incontrato anche campi di papaveri che sembravano un dipinto di Monet e altre coltivazioni con colori sgargianti che sono un piacere per la vista. Passato il paese di Valensole siamo arrivati fino a Manosque dove abbiamo imboccato l’autostrada in direzione Sud.
Aix en Provence
Una delle tappe che avevo messo con il punto interrogativo era Aix-en-Provence. Antica capitale della Provenza, è definita da alcuni la Parigi provenzale. Forse è una definizione un po’ esagerata. Però è bastata a mettermi un po’ di curiosità. Soprattutto mi ha incuriosito il Cours Mirabeau, una sorta di Champs Elysées, un viale alberato nel cuore della città. E così, dovendo fare una sosta per pranzo abbiamo puntato il navigatore su Aix. Alle 12.30 eravamo arrivati.
C’è il mercato in Cours Mirabeau e noi abbiamo acquistato delle tovaglie antimacchia che in queste zone vanno per la maggiore! Poi abbiamo guardato i menu dei ristorantini, ma essendo carissimi e avendo fretta abbiamo optato per una bancarella del mercato che vendeva pizza al taglio e abbiamo così pranzato passeggiando per la via. Ripresa la macchina siamo rientrati in autostrada a caccia delle Calanques.
CASSIS/CALANQUES
Bello l’arrivo a Cassis intorno alle 14.15. L’autostrada che scende in discesa e noi, che percorrendola, dopo circa 24 ore rincontriamo il mare. Cassis è un bel paesino punto di partenza per le Calanques, i calanchi, che sono delle insenature o rientranze del mare tra Marsiglia e appunto Cassis. Purtroppo però su di esse mi sono documentato male.
Infatti, dopo aver girato un sacco per trovare la strada per le calanques, ci siamo imbattuti nella prima: quella di Port Miou, che però non è poi più di tanto spettacolare, e che è occupata dal porto cittadino. Certo il colore del mare è quello tipico! Però le scogliere non sono così bianche e a strapiombo sul mare. Pazienza. Con qualche speranza di trovare una strada che facesse la costa per Marsiglia per vederne altre, abbiamo lasciato Cassis, ma ben presto ci siamo trovati nell’immediato retroterra in mezzo ad un paesaggio molto brullo fatto di arbusti e pietre. Più tardi a Marsiglia al Porto Vecchio vedremo che tante gite partono da li e si addentrano in queste belle rientranze del mare. Così come del resto dal Porto di Cassis. Peccato!
MARSIGLIA
Curva, rettilineo, poi ancora curva ed ecco spuntare in lontananza Marsiglia, seconda città di Francia! Non ci aspettiamo molto da lei, ma essendo una grande città e noi essendo amanti delle grandi città, non avremmo potuto non passarvi qualche ora!
Alle 15 abbiamo parcheggiato dietro la curva dello stadio Vélodrome. Una bellezza! Architettura particolare a curva! Stupendo! Avrei potuto anche fare la visita all’interno ma richiedeva almeno un’oretta e noi non ce l’avevamo, quindi abbiamo cercato la fermata del bus turistico, che avevamo scelto per poter avere un’idea di Marsiglia e fermarci in qualche luogo che ci interessava. Dopo aver chiesto a tanti passanti però non l’abbiamo trovata e così abbiamo preso la metro per il Porto Vecchio, punto di partenza del tour. Il Vieux Port è il cuore di Marseille. Va detto che questa città è stata a lungo etichettata come la Napoli di Francia. Sporca e pericolosa. Ora voglio dire… di città ne abbiamo viste un bel po’… Ma di città pulite come Marsiglia ne abbiamo viste pochissime… Per cui è un luogo comune che va assolutamente sfatato. Inoltre la zona del Porto Vecchio pare che sia quella peggiore per quanto riguarda la delinquenza. Ma dove? E’ una bellissima insenatura con bei palazzi, lussuose barche ormeggiate, tanta polizia che passeggia serenamente e turisti che guardano le bancarelle che vendono Sapone di Marsiglia e oli profumati. Forse una volta sarà stata degna della nomea che aveva. Ma ora è una splendida città che ci ha colpito.
Al punto informazioni abbiamo acquistato i biglietti del tour (18 € a testa) e 20 minuti dopo siamo partiti. Abbiamo fatto la zona marina con belle spiaggette stracolme di gente, con un mare invidiabile e il Chateau d’If sullo sfondo (eh… i libri di scuola…) e poi abbiamo iniziato la salita verso Notre-Dame-de-la-Garde. Questa stupenda Chiesa si trova sul punto più alto della città a 162 metri sopra il mare. Qui abbiamo fatto la nostra unica sosta di un’ora per godere dello splendido panorama di questa città che si estende dal mare con le sue isole all’entroterra e il Porto Vecchio sempre a fare la parte da protagonista anche dall’alto. Da quassù abbiamo avuto l’impressione di trovarci in due posti già visitati, per vegetazione, clima, panorama: il Montjuic di Barcellona e la collina del Filopappo di Atene. Proprio bello. Abbiamo visto la Chiesa e la Cripta e poi ci siamo dissetati al punto ristoro e ci siamo goduti la vista su una panchina ancora per qualche minuto prima di scendere e aspettare il bus per continuare il tour. Abbiamo visto altri quartieri, e poi sul finale abbiamo incontrato la bellissima Cathédrale de la Major. Pochi metri dopo il nostro bus a due piani si è fermato al Porto Vecchio e dopo aver comprato anche noi i saponi, abbiamo ripreso la metro e alle 19.30 abbiamo lasciato questa bellissima città che ci ha veramente colpito entrambi!
PORT-DE-BOUC
Sulla strada per Port-de-Bouc dove avremmo passato la notte, siamo passati a fianco della bella cittadina di Martigues, per poi arrivare a destinazione un’ora dopo aver lasciato Marsiglia. Port-de-Bouc di turistico non ha molto. E’ piuttosto una cittadina industriale, con le navi ormeggiate al largo e un piccolo porticciolo consigliato dalla ragazza della reception per cenare. E’ infatti forse l’unico posto dove c’è qualche ristorantino. Paradossalmente è il posto dove abbiamo mangiato meglio di tutto il viaggio! Una stupenda grigliata di pesce, molto abbondante nel déhors di un localino tutto arredato in stile moderno che non ci ha nemmeno fatto pagare coperto e acqua (in realtà in Francia le caraffes d’eau sono gratis ovunque, ma a volte è acqua che sa di cloro, mentre la bottiglietta di minerale costa quasi come una bottiglia di vino..). Dopo cena siamo rientrati nel nostro albergo (carino, con vista sul mare, piscina, campo da beach volley e tennis. Molto grande, con 2 parcheggi privati, e una camera con disimpegno)! Nanna per recuperare dalle fatiche!
Venerdì 25 giugno 2010
LES SAINTES-MARIES-DE-LA-MER
Alle 8 di mattina oggi Chantal è più pimpante del solito! E’ tutta felice perché oggi andremo a cavallo in Camargue ed è l’unica cosa che ha chiesto lei per questo viaggio! Quindi non ho potuto che accontentarla, oltretutto anche io sono molto curioso di fare questa nuova esperienza!
Fatta colazione ci siamo messi in marcia, ma per andare a Salin de Giraud nostra prima tappa, il navigatore voleva farci fare un tratto di traghetto (!!) e così abbiamo per il momento messo da parte le saline e siamo saliti fino ad Arles per poi scendere in Camargue dove, alle 10.15 siamo arrivati a Saintes-Maries-de-la-mer.
Capitale della Camargue, o forse semplicemente la cittadina più nota di questa zona del golfo del Rodano, Saintes Maries de la Mer è posta al centro del Golfo di Beauduc e del Parco Nazionale Regionale della Camargue. Questo luogo deve il suo nome alla tradizione secondo cui qui, nei primi anni del Cristianesimo, approdarono dopo aver vagato in mare su una barca, le tre Sante Marie: Maria Salomè, Maria di Giacomo e Maria Maddalena.
Nel centro storico, spicca la chiesa romanica fortificata, dedicata alle tre Marie ai bordi dei quali ci sono delle belle viuzze colme di negozietti e ristorantini. Importantissima è anche Santa Sara, patrona dei Gitani, che viene festeggiata a Maggio. Questo evento vede il culmine dell’interesse verso questa graziosa cittadina.
Quello che impressiona maggiormente quando si vede questa città e ci si addentra è il fatto che c’è un’aria spagnoleggiante, con ristorantini che offrono paella e casette basse e bianche che potrebbero addirittura fare pensare a un paesaggio dell’Argentina piuttosto che del sud della Francia. Ma tutto questo lo scopriremo nel primo pomeriggio, perché la prima cosa a cui ci siamo dedicati è la passeggiata a cavallo.
Chantal è arrivata preparata e ha già selezionato alcuni maneggi. Ma purtroppo nei suoi nessuno fa la gita da 2 ore comprensiva anche della spiaggia in mattinata. E così avendo poco tempo scegliamo un altro maneggio chiamato La Grenouillere che con 40 euro a testa mezzoretta do o ci fa partire. E qui ha inizio l’esperienza. Chantal sale sul suo bel cavallo bianco e lui le risponde alla perfezione (non è la prima volta che monta a cavallo). Io salgo e lui fa tutto quello che vuole. Iniziamo la passeggiata e pochi minuti dopo ero già stufo e stressato al punto di voler scendere e non continuare. Ma poi per fortuna la nostra accompagnatrice ha legato il mio cavallo al suo e magicamente da li in poi tutto è andato bene e mi sono anche piano piano goduto la passeggiata in mezzo agli stagni con i fenicotteri rosa, altri volatili, i tori al pascolo, cavalli rigorosamente bianchi a passeggio con altre persone e poi la spiaggia. Bellissima. Ne abbiamo fatto un tratto piuttosto lungo. Ho fotografato qua e la tutti i vari ambienti dove siamo passati e poi les Saintes-Maries-de-la-Mer in lontananza. Inoltre siamo riusciti a vedere i furgoni sulla spiaggia dei pescatori di telline! Poco prima di partire avevamo visto un documentario sulla Camargue e una parte di esso era dedicata proprio ai pescatori di queste piccole conchiglie che vengono pescate con una sorta di rete rastrello, e che vengono servite in quasi ogni ristorante delle Saintes-Maries! Alle 12.45 la nostra esperienza a cavallo era finita e tutto sommato qualcosa di buono ne ho tratto anche io! Chantal invece era proprio felice! Abbiamo pranzato in paese al ristorante “La Siesta” che era stato consigliato in un racconto di viaggio che avevo letto per la sua paella…. Peccato però che non c’era la paella! Pazienza! Mentre mangiavamo ci siamo resi conto di esserci scottati, soprattutto Chantal e così ha comprato una camicetta in lino a maniche lunghe che nonostante il caldo l’ha protetta in diversi momenti del resto del viaggio! Sulla strada di rientro abbiamo deciso di prendere la deviazione per le saline poco sopra l’Etang des Vaccarès.
SALIN DE GIRAUD
Salin de Giraud è un villaggio che, nonostante la distanza, fa parte del Comune di Arles. Qui ci sono le famose saline della Camargue. Per trovarle però abbiamo avuto qualche difficoltà. Siamo capitati all’Ecomuseo del sale e qui abbiamo chiesto informazioni all’impiegata, che ci ha spiegato che la visita all’interno delle saline non è consentita, ma sulla strada per la spiaggia è possibile vedere le montagne di sale. Quindi abbiamo preso la macchina e siamo arrivati nel luogo indicato. Saliti al belvedere ci ha colpito tantissimo non solo il bagliore del sale bianco, ma soprattutto la colorazione rosa delle acque che stanno evaporando, che ora cercando in internet, scopro essere dovuta a dei micro-organismi che vivono in queste acque dall’elevata concentrazione salina e di cui vanno ghiotti i fenicotteri rosa! Scesi dalla collinetta abbiamo fatto qualche passo in mezzo a questa sorta di deserto salato e abbiamo assaggiato il sale per terra!!! E’ veramente sale!! Chantal ne è rimasta sorpresa! Al piccolo negozietto al parcheggio abbiamo comprato qualche piccola confezione di sale e poi abbiamo risalito la Camargue salutando il mare che non vedremo più nei 2 ultimi giorni di viaggio.
ABBAYE DE MONTMAJOUR
La direzione che abbiamo preso è quella di Les-Baux-de-Provence, però sulla strada abbiamo incontrato due interessanti monumenti. La prima è l’Abbazia di Montmajour, poco oltre Arles che ci ha colpito dall’esterno per la sua imponenza, e quindi ci siamo fermati a scattare qualche foto da fuori intorno alle 16.30.
Essa deve il suo nome al grande scoglio emerso dalla palude su cui i benedettini la edificarono a partire dal 948. In seguito, dopo la guerra dei cent’anni fu fortificata per proteggerla dai saccheggi.
FONTVIEILLE/MOULIN DE DAUDET
Poco dopo a Fontivieille abbiamo scorto le indicazioni per il Moulin de Daudet. Sia del mulino che dell’Abbazia avevo sentito parlare in molti racconti su internet, ma poi li avevo esclusi per motivi di tempo ritenendo altri luoghi più interessanti. Certo è che quando ti ritrovi a pochi passi…. La tentazione di aggiungere qualcosa all’itinerario è forte. E nel caso del mulino siamo molto contenti di averlo fatto!
Questo mulino è stato edificato nel 1815 (in realtà chiamato “Moulin Saint-Pierre” o “Moulin Ribet” dal nome del suo ultimo proprietario). In esso sono ambientate le “Lettere dal mio mulino” scritto appunto da Alphonse Daudet, che ha vissuto alcuni anni a Fontvieille. L’autore di Tartarin de Tarascon (di cui parleremo quando arriveremo a Tarascona) non ha però mai abitato nel mulino, ma nel vicino castello di Montauban a circa un chilometro di distanza. Ed è proprio questo castello, insieme ad altri quattro mulini e ovviamente al Moulin Daudet che è visitabile e trasformato in un piccolo museo, a far parte del “Percorso Daudet”.
Noi però queste cose quel giorno non le sapevamo. A turno, per non pagare il parcheggio siamo saliti sulla collinetta per vedere il mulino, e poi ce ne siamo andati. Ma Chantal è rimasta con l’acquolina in bocca.. Infatti 2 giorni dopo torneremo a Fontvieille!
LE-BAUX-DE-PROVENCE
Passato il paese di Fontvieille, dove abbiamo visto una casa con un mulino a vento molto bello sulla facciata, ci siamo messi in marcia verso le Alpilles (letteralmente “piccole Alpi”). Questa piccola catena montuosa, o collinare (per chi proviene dalla Valle d’Aosta!), è un prolungamento geologico del Luberon ed è molto particolare perché composta da massi rocciosi rotondeggianti che spuntano in una vegetazione brulla composta in gran parte da ulivi. Nelle Alpilles sono stati rinvenuti i primi giacimenti di bauxite, che prende il nome dal luogo delle miniere: Les Baux-de Provence. La nostra tappa! Una delle più attese sicuramente, forse la più bella del viaggio con Roussillon!
Les Baux è visitata ogni anno da due milioni e mezzo di turisti, pari a Mont-Saint-Michel! Il Cardinale Le Richelieu definì la cittadella “nido per le aquile! Quando si entra nel borgo, ma soprattutto nel castello si capisce il perché. Ci troviamo su un altopiano circondato da un paesaggio sottostante strepitoso, fatto appunto di ordinati ulivi, prati e campi di varie tonalità di verde e circondati dal paesaggio sopra descritto delle Alpilles. Il paesino è carino e brulica di turisti a caccia di souvenirs. Poi si paga l’ingresso al Castello e con tanto di audio guida si scoprono le varie zone diroccate. Prima però si va nella parte dell’altopiano disabitata, dove sono esposti gli strumenti difensivi (arieti, catapulte, balestre e altri strumenti d’attacco) che ad alcune ore della giornata sono oggetto di dimostrazioni pratiche. Poi si entra nei ruderi dell’enorme complesso, abitato un tempo dai Conti di Baux, che la leggenda vuole che discendano dal Re Magio Baldassarre.
Dopo un’oretta e mezza di visita, a tutto, ma proprio tutto il complesso, compresi i cornicioni ai quali si accede da ripide e precarie scale, alle 19 abbiamo lasciato questa stupenda cittadella e ci siamo diretti su un belvedere poco più avanti per fotografare Les-Baux nel suo complesso, e poi dall’altro lato della fortezza dal basso, ma in controluce, per poi proseguire verso Saint-Rémy-de-Provence, o meglio verso Glanum.
GLANUM
Glanummi incuriosiva moltissimo. Purtroppo però, vista l’ora, le visite non erano più possibili (chiude alle 18.30). Speravo comunque di vedere le rovine di questa città romana posta sull’altopiano degli Antichi ai piedi degli ultimi contrafforti delle Alpilles. In realtà dal parcheggio non si vede granché, anzi, molto poco. Le foto che si trovano su internet di Glanum dall’alto e che speravo di fare, sono prese da una collinetta che però sta all’interno del percorso a pagamento, e per cui già chiuso al pubblico! Pazienza!
ARLES
Si va ad Arles, sfiorata già due volte in questa giornata, ma non ancora visitata. Qui siamo arrivati per le 20 all’Hotel Balladins Arles prenotato su booking.com. Dopo aver lasciato i bagagli nella bella stanzetta assegnataci, abbiamo messo sul navigatore l’indirizzo dell’Arena.
Arles è definita da molti Roma della Provenza (in questi giorni abbiamo visitato: Roma della Provenza, Venezia della Provenza, Napoli della Provenza e Parigi della Provenza! HIHI!!) in quanto conserva diversi monumenti Romani. Questa nomea è sicuramente eccessiva, però devo dire che l’atmosfera della piazza con l’obelisco, piuttosto che della cena nel déhors di un’altra piazzetta, l’Anfiteatro, e il teatro, senza volerlo hanno portato in me qualche sensazione di vicinanza al viaggio nella città eterna di 3 estati prima! Quindi forse ci può anche stare, con le dovute differenze.
Arrivati alla stupenda Arena, abbiamo scoperto la bellezza di fotografare i monumenti al tramonto con una luce particolare. Bella la vista sull’Abbazia di Montmajour in lontanaza. Magnifica la visione dell’Arena dal basso della scalinata perfettamente incastonata tra le case. Diversa ma non poi così tanto da quella di Nîmes vista a Capodanno. Successivamente siamo passati vicino al Teatro romano, dove stava per andare in atto una rappresentazione, e poi in Place de la République con l’obelisco nel centro, e poi in Place du Forum che ci ha ricordato Place du Tertre di Parigi, senza artisti, ma strapiena di ristorantini con i déhors nel centro. Qui abbiamo cenato al Café Van Gogh buttando un occhio alle partite dei mondiali (gioca la Spagna). Purtroppo però, appena sceso il buio sono arrivate le zanzare e ci hanno mangiato! E così alle 22 ci siamo ritirati nei nostri appartamenti!
Sabato 26 giugno 2010
Di Arles non mi sarebbe dispiaciuto vedere anche la vista della città al di là del fiume, mentre a Chantal qualcosa su Van Gogh, fortemente legato a questa città. Però quando ci siamo svegliati, alle 7.30, abbiamo deciso di partire subito dopo colazione per il Luberon!
Questa è quella che io avevo definito la giornata clou del viaggio! L’ingresso nella Vaucluse e lungo il famoso altopiano (che si divide in Piccolo Luberon ad Ovest e il Grande Luberon ad est). Abbiamo impiegato un’oretta circa per arrivare alla deviazione che poco prima di Gordes porta al Village des Bories.
VILLAGE DES BORIES
Questo sito, è uno dei luoghi più particolari che abbiamo incontrato. Non è conosciutissimo ma stramerita una visita. Vi si accede da una stradina lunga circa 1 km in parte sterrata (niente paura!) dalla quale già si scorge qualche borie! All’ingresso si paga 6 € a testa e viene fornita una mappa per scoprire questa curiose capanne che ricordano un po’ i nuraghi della Sardegna ma soprattutto i trulli di Alberobello!
Le bories sono antiche abitazioni interamente costruite in pietra a secco ed hanno una forma che potrebbe ricordare un alveare. La loro origine è antichissima e risale alla popolazione dei Liguri, in epoca neolitica probabilmente. Dal momento della loro comparsa sono state abitate fino al 1839 per poi essere abbandonate.
Questo villaggio primitivo è stato restaurato e noi oggi lo possiamo visitare com’era oltre 150 anni fa prima del suo abbandono!
Nel nostro giro abbiamo visto tutti gli aspetti della vita quotidiana di epoche passate. Dagli attrezzi utilizzati in agricoltura, alla stalla, al forno, all’ovile, fino alle vere e proprie abitazioni composte da due piani. All’interno gli spessi muri di pietra conservano un ambiente assolutamente fresco al contrario di quello esteriore, dove il caldo torrido fa da cornice al paesaggio secco e petroso, e proprio per questo caratteristico! Abbiamo poi fatto la classica foto ricordo dietro all’unica piantina di lavanda presente e poi siamo tornati verso Gordes.
ABBAYE DE SENANQUE
Dal punto panoramico (sosta massima consentita 5 minuti). Abbiamo fatto la foto a quest’altro “village plus beau de France”. Il più bello visto da fuori, molto meno dall’interno. Poi però abbiamo fatto prima una scappata all’Abbazia di Sénanque, lasciando la passeggiata nel villaggio a qualche minuto più tardi.
L’Abbazia cistercense di Notre-Dame de Sénanque è posizionata nel fondovalle di una vallata alla quale si accede, provenendo da Gordes dall’alto. E’ stata fondata nel 1148 da Monaci fuoriusciti dall’Abbazia di Mazan ed ha un aspetto architettonico molto interessante come del resto quella di Montmajour. Quello che però a noi interessa maggiormente è vedere con i nostri occhi l’immagine che in ogni guida (vi sfido a trovare una guida dove non trovate questa foto) della Provenza si trova con il campo di lavanda fiorita e l’Abbazia sullo sfondo! Come però avevo letto, negli ultimi anni nel cortile dell’Abbazia non viene più coltivata la lavanda e così ci siamo dovuti accontentare dei grandi campi antistanti, con sempre Sénanque sullo sfondo! Vista di tutto rispetto comunque e orde di turisti (giapponesi, ma anche pullman di italiani) riversati sul fondo di questa stretta vallata con il nostro stesso scopo.
GORDES
Siamo tornati a Gordes facendo un’altra strada dove siamo arrivati alle 10 del mattino. Pagato il parcheggio, siamo scesi verso il castello e in mezzo a tanta gente, fin dalle prime viuzze ci siamo accorti che effettivamente non c’era poi molto da vedere! Siamo però incappati nel Café Renaissance, set del film “Un’ottima annata”, come del resto il panorama del paese! Poco altro, per cui siamo tornati in macchina perché da Gordes ci aspettavamo qualcosina di più!
ROUSSILLON
Pochi minuti di auto e il paesaggio ha iniziato a fornirci spunti di rosso qua e la! Siamo arrivati a Roussillon.
Scesi dall’auto, ci siamo ritrovati in un ambiente fiabesco con tutte le casettine rosse e sullo sfondo l’ingresso del Sentier des Ocres. L’umidità fortissima va a braccetto con il caldo sfiancante nonostante sia solo mezzogiorno e la giornata ancora lunghissima. Il Sentiero (l’ingresso costa 2,50 €) si divide in due itinerari: quello più corto della durata di circa mezz’ora e quello più lungo di un’oretta. Noi abbiamo fatto il più lungo che comunque abbiamo percorso in meno del tempo previsto, con tantissime soste foto nei punti panoramici.
Passeggiando fra scalinate e sentieri che si immergono nel bosco si incontrano tutte le tonalità dell’ocra che vanno dal bianco al giallo, arancione e rosso acceso! Immaginateli insieme al cielo azzurrissimo e alla vegetazione e capirete di fronte a che meraviglia naturale ci siamo trovati quella mattina! Indimenticabile davvero, così come la salita per il rientro dove ci siamo prosciugati per la fatica a causa del caldo! Infatti appena usciti non abbiamo resistito e quando ci siamo fermati per comprare l’acqua io mi sono fatto un bel panino e Chantal una crêpe! Pranzo fatto! Poi passeggiatina nel delizioso borghetto tutto rosso dove Chantal ha trovato il libro di Daudet, e poi partenza.
BONNIEUX
Giusto il tempo di scendere a sud della valle del Luberon per continuare la nostra caccia alle locations del film “Un’ottima annata”. Tappa al “Chateau La Canorgue” (nel film chiamato “La Siroque”). Arrivati davanti al cancello però è subito chiaro l’intento di scoraggiare i curiosi. Un cartello dice chiaramente che l’area è proprietà privata e l’accesso è consentito solo a chi viene per comprare il vino. Peccato che lo Chateau apra solo alle 14.30 e quindi dopo aver rubato qualche scatto dal cancello, riscendiamo in direzione Lacoste, tappa improvvisata.
LACOSTE
Lacoste e Bonnieux si guardano in faccia. Uno su un lato e l’altro all’opposto. Chantal fa la fatidica domanda che mi aspettavo da un momento all’altro: ci sarà uno spaccio della Lacoste?! Risata! Abbiamo un problema. Fra 70 km rimarremo senza benzina. Arrivati a Lacoste chiediamo ad un signore dove ci sia un distributore e lui ci risponde che il più vicino è ad Apt a 15 km da li! Azz! Lasciamo la macchina e iniziamo a salire per una ripida stradina di ciotoli molto pittoresca come del resto lo sono le case ed un paio di torri o campanili che incontriamo. Saliamo parecchio, sempre sotto il sole cocente per poi iniziare a incontrare qualche rudere in prossimità del Castello al quale giungiamo poco dopo e che si trova in alto in una grande spianata che forse è una specie di parco. Da qui si domina tutto il Lubéron con Bonnieux di fronte e la realtà rurale in basso e ovviamente sui ruderi del castello dove abitò il famigerato Marchese De Sade! Bello! Insomma Lacoste è stata una bella improvvisata condita in fondo alla discesa da una Ferrari che probabilmente accompagnava degli sposi al loro matrimonio! Appena scesi da Lacoste abbiamo incontrato il Pont Julien, antico ponte romano che ci siamo fermati a fotografare.
APT
Anche Apt non era prevista, ma la necessità di fare benzina e comprare dell’acqua ci ha spinto in questa cittadina capoluogo dell’area del Lubéron. Poco oltre il centro storico ci siamo fermati in un supermercato e qui abbiamo fatto scorta di bottigliette di acqua (stufi di pagare 2 euro per mezzo litro), e di qualche altra cosina da mangiare nel viaggio o da portare a casa. Poi abbiamo fatto benzina e siamo tornati verso il centro del paese, dove abbiamo parcheggiato per fare un giro nella viuzza centrale condita da tanti negozietti per turisti, dove Chantal ha fatto qualche acquisto e io qualche foto.
RUSTREL
Non lontano da Apt si trova il piccolo villaggio di Rustrel, che insieme a Roussillon ed a Gargas, completa quello che viene chiamato il “Triangolo dell’ocra”. Io mi ero documentato parecchio su Rustrel e quindi volevo fare anche questo sentiero, vista anche la bella esperienza fatta poche ore prima nelle terre colorate di Roussillon.
Il parcheggio, dove siamo giunti alle 16.15 dopo essere passati nel piccolissimo villaggio, costa 4 Euro, mentre l’ingresso al “Colorado Provençal” è gratuito. La Signora al parcheggio ci ha spiegato che esistono 3 sentieri. Uno da 1h30 di cammino, uno da 2h e uno da 3h… Vista la stanchezza accumulata ci è preso male! Però ci siamo messi in marcia per il circuito più breve, anche se poi, sbagliando, siamo finiti (fortunatamente) su quello intermedio. Una ripidissima e lunga salita ci ha condotto al di sopra del complesso chiamato “Les Cheminées des Fées” che ha due punti belvedere. Dopo aver scattato tante foto alla meraviglia che stava sotto di noi, avevamo pensato di rientrare alla macchina, ma poi ci siamo resi conto che ormai la salita era alle spalle e il resto del percorso sarebbe stato in piano o in discesa, per cui abbiamo proseguito in un tripudio di colori e qua e là ocra di tutti i colori (qui molta anche bianca). Rustrel si è rivelato molto più da trekking rispetto a Roussillon che invece è più piccolo e più turistico, ma anche più bello secondo me! Verso il fondo del percorso abbiamo incontrato un piccolo bar improvvisato e abbiamo comprato il calippo! Poi esattamente 1h30 dopo la partenza, siamo arrivati all’auto, e abbiamo cominciato a risalire il Luberon verso Ménerbes.
MENERBES
Nemmeno Ménerbes era nei nostri piani, ma quando ho sfogliato il libro dei più bei villaggi di Francia ho scoperto che faceva parte di questo prestigioso circuito, e così, essendo di strada (come del resto Lourmarin che però mi è sfuggito, uff..), mi sono detto: andiamo a vedere com’è!
Una bella salita verso la Chiesa è stata l’ultima della nostra faticosissima giornata. Sul fondo del paese la bella Chiesetta è un po’ l’unico monumento che mi è sembrato interessante. Molto più il panorama sulla valle, davvero fiabesco. Per il resto del tempo abbiamo passeggiato per questo paesino molto piccolo nelle viuzze praticamente deserte e quasi senza negozietti. Riscesi sotto il paese abbiamo fatto delle foto dai campi verso il borgo lassù su uno sperone allungato. Diciamo che anche questo come altri forse è più carino visto da lontano che dall’interno.
FONTAINE DE VAUCLUSE
Per raggiungere Fontaine de Vaucluse il nostro navigatore ha dato un po’ i numeri. Ci ha fatto fare un paio di stradine sterrate che pare ci abbiano fatto tagliare il percorso ma non so con quale logica. Comunque, appena arrivati a Fontaine siamo rimasti incantati.
La particolarità di questo piccolo villaggio è che è attraversato da un fiume dall’acqua limpidissima (la Sorgue) con sul fondo delle alghe che da una colorazione verde all’acqua. Questo fiume scaturisce da una sorgente, non lontana dal centro del paese all’interno di un boschetto. E’ impressionante che tutta quella mole di acqua nasca da sotto la montagna. Vaucluse infatti significa valle chiusa. Come fa quindi un fiume così grande a nascere da una valle chiusa? Belli anche i due mulini ad acqua che abbiamo incontrato passeggiando, con la piazzetta e i ristorantini deliziosi lungo il fiume. Tutto immerso nel verde della natura con in alto le rovine del castello. Abbiamo provato a raggiungere la sorgente, ma l’imbrunire con il probabile arrivo di centinaia di zanzare ci ha fato desistere. Bello anche il parco a bordo fiume che si incontra risalendo la Sorgue.
Tornando alla macchina dopo il ponte abbiamo notato il museo Petrarca. Infatti il famoso poeta soggiornò qui a Fontaine e si ispirò a questo fiume per scrivere “Chiare fresche dolci acque”!
Qualche dato sulla sorgente: a seconda della stagione la sorgente varia notevolmente la sua portata, diventando in estate una delle più grandi sorgenti francesi. Dalla sorgente scaturiscono 22 m3 al secondo di acqua, il valore più elevato per la Francia, e può raggiungere i 90 m3 dopo lo scioglimento delle nevi.
Fino ad adesso la sorgente è stata esplorata per circa 300 m di profondità tramite robot telecomandati ma oltre questa profondità la galleria principale si divide in due più piccole, con la conseguenza che la pressione dell’acqua diventa troppo forte per poter permettere l’avanzamento dei robot.
Soltanto nel 1985 è stato chiarito il mistero della sua origine: il punto più basso del sifone è infatti a -308 m di profondità. La sorgente è l’unico punto di uscita di un bacino sotterraneo di 1100 km² che recupera le acque del Mont Ventoux, dei monti di Vaucluse e della montagna di Lure.
L’ISLE-SUR-LA-SORGUE
Scendendo il fiume incontriamo il bell’acquedotto di Carpentras che fotografiamo e poco oltre arriviamo per le 20.15 a L’Isle-sur-la-Sorgue, Venezia della Provenza, attraversata dal fiume che ha sempre la stessa colorazione verde!
Chantal ha telefonato per prenotare allo stupendo alberghetto “Les Terrasses du Bassin” dove ci accolgono nel bel mezzo della cena e ci accompagnano in una delle deliziose 8 stanze che lo compongono, tutte arredate diversamente a seconda degli stili. Bellissimo, centralissimo, a picco sul fiume. Riserviamo un tavolo al ristorante sottostante e giusto il tempo di fare quattro passi che è ora di cena. Abbiamo mangiato alla grande. Chantal carne e un dolce, mentre io un antipasto di salmone, buonissimo, ed un filetto di trota, probabilmente pescato proprio nella Sorgue anch’esso buonissimo. Non abbiamo neanche speso molto, e poi mangiare a bordo fiume non ha prezzo, anche grazie al repellente anti-zanzare che ci siamo spruzzati poco prima di scendere!! Altrimenti….!
Piccola passeggiata dopo cena, ma siamo tutti e due distrutti e quando ce ne rendiamo conto torniamo in albergo e ci risvegliamo l’indomani!
Domenica 27 giugno 2010
Non sembra vero, ma dopo oltre 30 luoghi visitati alle spalle, siamo già all’ultimo giorno. Di cose da fare però ce ne sono ancora tante e la giornata non sarà meno impegnativa delle altre, per cui alle 7.15 suona la sveglia.
Facciamo colazione sul ponte sul fiume (bellissimo!) e alle 8.30 ci mettiamo in marcia e dopo aver scattato qualche istantanea al mulino ad acqua che incontriamo sulla Sorgue, puntiamo su…. Fontvieille!
FONTVIEILLE/MOULIN DE DAUDET 2
Si, perché Chantal dopo aver acquistato il libro di Daudet, si è pentita di non averlo visitato dentro. Io d’altro canto vorrei vedere Tarascona e l’Abbazia di Saint-Roman, vicino a Beaucaire, scoperta in un dépliant durante il viaggio. Per cui riscendiamo verso Arles!
Passiamo di nuovo per un paese dal nome curioso: Chateaurenard (Castello della volpe!) e una volta arrivati al parcheggio del mulino, questa volta entriamo e paghiamo!
Arrivati al mulino, prendiamo il biglietto e saliamo al piano superiore, dove un video spiega la storia del Mulino e di Daudet. Poi, scendiamo sotto di esso e qui c’è un piccolo museo dedicato all’autore, e poi ci fermiamo fuori a fare qualche altra foto, questa volta insieme! Il castello dove visse Daudet (compreso nel biglietto) a circa 1 km di distanza invece, apre alle 10.30, ma noi non abbiamo il tempo di aspettare, per cui lasciamo Fontvieille e ci dirigiamo a Tarascona.
TARASCONA
Poco oltre le 10 del mattino arriviamo a Tarascona e subito intuiamo che nei presi del bellissimo castello medievale, che era la nostra idea di meta, c’è qualcosa di particolare. Parcheggiamo abbastanza lontano e scendiamo la via verso il castello. Qui vediamo gente in maschera e chiediamo informazioni.
Oggi è l’ultima domenica di Giugno e in questa cittadina di 12.000 abitanti si celebra la “Festa della Tarasque”!
Che fortuna capitarci proprio oggi senza averlo pianificato! La leggenda racconta che molto tempo fa, nelle paludi della Camargue abitasse un mostro, la Tarasque, che terrorizzava la popolazione. Santa Marta (ricordate Les Saintes-Maries-de-la-Mer?) con la preghiera fece rimpicciolire la Tarasque rendendola innoqua e la condusse nella città di Tarascona. Qui i cittadini però uccisero il mostro.
Per il 2010 il tema scelto della Festa della Tarasque, è il Rodano e la Pirateria. L’eroe locale, Tartarin de Tarascon (personaggio narrato da Alphonse Daudet, tutto torna!) combatte contro i pirati con l’aiuto dei soldati del castello in una battaglia a colpi di cannone alla quale noi assistiamo molto compiaciuti! Bello, tantissima gente, molti con costumi tipici nell’accampamento in riva al fiume ai piedi di uno dei castelli medievali più belli di Francia.
PONT DU GARD
Mentre torniamo all’auto discutiamo felici della Festa a cui abbiamo preso parte! Poi prendiamo la macchina, attraversiamo il Rodano e passando per Beaucaire poco dopo ci troviamo nel parcheggio in mezzo alla natura per la salita all’Abbazia di Saint-Roman antichissimo insediamento troglodita scavato nella roccia in cima ad un’altura, le cui origini risalgono ai Celti. Qui guardiamo la mappa del sito e scopriamo che ci attende una salita in mezzo al caldo per raggiungere l’ingresso. Così decidiamo di lasciare stare e proseguire oltre!
Non molto lontano passiamo il paese di Remoulins famoso per ospitare il Pont du Gard! Scegliamo la rive gauche del ponte per visitarlo e qui arriviamo in un enorme parcheggio: costo 15 Euro.. Prendiamo il ticket un po’ indispettiti, ma poi scopriamo che quello è l’unico prezzo che pagheremo per accedere all’intero sito, per cui ci può stare!
Il caldo è insostenibile, e nel chilometro circa che ci vuole per raggiungere a piedi l’acquedotto romano, cerchiamo il più possibile di passare nelle poche zone d’ombra che la strada ci offre. Arrivati in prossimità del ponte però la vista ci ripaga di tutta la fatica!
Il Pont du Gard è un maestoso acquedotto romano, alto 49 metri e lungo 275, che attraversa il fiume Gard (o Gardon) che fa parte del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Siamo di domenica, e quindi, oltre ad essere come al solito meta di centinaia di turisti, a bordo del fiume è pieno di gente del luogo che fa il bagno nelle limpide acque del Gard o prende il sole nella piccola spiaggetta ricavata sulla riva.
Noi abbiamo oltrepassato il ponte e dalla rive droite abbiamo fatto un bel po’ di foto e poi siamo tornati dall’altra parte dove ci siamo fermati a mangiare al punto ristoro un panino e dove ci siamo fermati in qualche negozietto di souvenirs!
AVIGNONE
Lasciato il Pont du Gard, alle 14.30 siamo arrivati ad Avignone dall’altra parte del Rodano dove ci siamo fermati ad ammirare la skyline del maestoso Palazzo Papale. Infatti in questa città, nel XIV° secolo venne trasferita da Roma la sede Papale e venne costruito questo Palazzo veramente imponente!
Bella anche la vista, del Pont Saint-Bénezet, il famoso Pont d’Avignon della canzoncina, che ha la particolarità di terminare a metà del fiume e che secondo la leggenda, fu edificato da un giovane pastorello chiamato Bénezet. Entrambi i monumenti sono Patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Arrivati all’interno delle mura della città abbiamo lasciato la macchina e siamo saliti a piedi nella Piazza antistante il Palazzo, gremita di gente. Abbiamo chiesto quanto tempo ci volesse per visitarne l’interno, ma 1h30 era davvero troppo. Per cui abbiamo passeggiato per la città (davvero grande) in cerca di negozietti e poi siamo ripartiti, fermandoci solo al ponte per fotografarlo da vicino!
ORANGE
E da Avignone abbiamo preso l’autostrada verso nord… Inizia il rientro. Ma prima ancora una tappa provenzale: Orange, dove giungiamo alle 16! Anche questa città romana, è nota per ospitare due monumenti Patrimonio Unesco: l’Arco, ma soprattutto il Teatro!
Proprio in prossimità di quest’ultimo lasciamo la Fiesta. Il Teatro Romano di Arausio è un’imponente costruzione che sfrutta la pendenza della roccia dalla quale sono ricavate le tribune che potevano ospitare ben 70.000 spettatori! E’ diviso in 3 zone e conta 37 gradini. Il muro di scena è imponente sia dalla piazzetta all’esterno che dall’interno. Va detto che ancora oggi è teatro di importanti rappresentazioni, vista la sua quasi perfetta conservazione! Abbiamo fatto la visita con tanto di audioguida e tante foto da ogni angolazione, costo 8 € oppure 6 € il ridotto per universitari!
Una volta terminata la visita abbiamo fatto un giretto nel mercatino dell’usato nella piazzetta e poi una breve passeggiata nelle viuzze. Ripresa la macchina ci siamo fermati poco più avanti per vedere l’Arc de Triomphe e poi siamo partiti alle 17.15 destinazione casa fermandoci in autogrill ad acquistare i panini per la cena.
GRENOBLE
Per il rientro abbiamo scelto di fare una strada nuova. Deviando a Grenoble e passando per Albertville (due città Olimpiche!) e facendo il Colle del piccolo San Bernardo, tralasciando la solita autostrada che porta al tunnel del Monte Bianco che abbiamo percorso tante volte. Arrivati a Grenoble dei lavori in autostrada ci hanno deviato in centro, e questo ci ha permesso di apprezzare questa bella città dalla macchina che senz’altro (insieme ad Albertville) sarà oggetto di una giornata di visita intensa appena possibile!!
L’unica sosta che abbiamo fatto è stata al nuovissimo Stade des Alpes (vuoi non fermarti quando ti capita davanti!! Eheh!!) e poi poco oltre la città per mangiare i panini in un’area servizio!
Alle 20.30 siamo ripartiti e dopo un po’ di autostrada siamo saliti da Bourg-Saint-Maurice verso il colle nel buio più totale in mezzo alla natura selvaggia a 2188 metri, e 11°C che sembrano un sogno visto che 5 ore prima ne avevamo circa 35! Bello! Scesi a La-Thuile, siamo poi arrivati a casa alle 23.30!
CONSIDERAZIONI FINALI:
Ce l’abbiamo finalmente fatta a fare questo viaggio! Abbiamo incontrato luoghi indimenticabili, altri meno, ma comunque tutti resteranno speciali in un contesto, quello del viaggio nella sua globalità, tra i più belli che abbiamo fatto! Negli ultimi tempi stiamo scoprendo il viaggio on the road che per anni non avevamo considerato. Potersi spostare in un’area così grande permette di vedere tantissimi bei posti, a patto che ci sia un’organizzazione perfetta delle cose da vedere. Se si arriva disorganizzati e non informati, si perde tempo, ma soprattutto si rischia di perdere qualcosa di bello!
Certo 38 tappe in 6 giorni (scarsi) sono tante… Sicuramente non ci siamo fermati ore in ogni luogo, abbiamo preferito piuttosto vedere tanti posti in poco tempo. Ma non da Giapponesi (foto e via, tranne alcuni posti), bensì correndo, in luoghi colorati e ricchi di natura e storia. Come sempre del resto facciamo nei nostri viaggi, arrivando a casa a pezzi, ma felici!
In Francia questa volta abbiamo mangiato bene! Stranamente. Forse perché abbiamo spesso mangiato panini alla veloce, ma quando ci siamo fermati per cena con un po’ di calma in un ristorantino abbiamo mangiato bene, e sempre o quasi pesce!
Abbiamo visitato ben 5 villaggi appartenenti al circuito “Les plus beaux villages de France”: Gourdon, Les-Baux-de-Provence, Gordes, Roussillon e Ménerbes.
Nella P.A.C.A. (Provence-Alpes-Côte d’Azur), abbiamo percorso poche autostrade, privilegiando strade secondarie (o meglio, il navigatore ha scelto per noi quelle), dove i nomi dei paesi sono scritti anche in provenzale.
Qualche luogo lo abbiamo escluso, mi vengono in mente tra gli altri Moustiers-Sainte-Marie, Vaison la Romaine, il Mont Ventoux, Entrevaux, Carpentras, il Pont d’Arc e le Gorges de l’Ardèche, Lourmarin, Saint-Paul de Vence, Antibes…. Purtroppo bisogna fare delle scelte… Quel che è certo è che il meglio della Provenza non ce lo siamo perso, e poi, chissà, magari fra qualche anno avremo la scusa per tornare in queste terre meravigliose!
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