Inverno provenzale

Viaggio in una Provenza insolita e tranquilla, fra colori e suggestioni invernali
Scritto da: letisutpc
inverno provenzale
Partenza il: 21/01/2020
Ritorno il: 28/01/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Provenza perché: dovendo cercare una località non troppo fredda, non troppo lontana e soprattutto non ancora visitata, la nostra scelta cade su Marsiglia, punto di partenza perfetto anche per spostamenti verso la vicina Provenza.

Quando: 21-28 gennaio 2020;

Itinerario: Marsiglia – Aix-en-Provence – Avignone – Arles;

Organizzazione: volo Ryanair Bologna-Marsiglia +appartamento (Booking) prenotati a novembre;

Guide utilizzate: questa volta non ne abbiamo comprate, limitandoci a consultare la Lonely Planet Francia meridionale del 2015. Tutte le altre informazioni le abbiamo trovate sul web. La descrizione di “Una settimana in Provenza e Camargue”, contenuta nel blog Viaggi di Lorenzo Taccioli ci ha fornito informazioni precise e dettagliate sia dal punto di vista logistico che da quello storico-artistico sulle località che volevamo visitare: grazie Lorenzo!

La lettura di “Marsiglia: ritratto di una città di David Crackanthorpe, avvenuta al ritorno dal viaggio, è stato un modo per approfondire la conoscenza di questa città ricca di fascino e sorprese. Bene, a questo punto non ci resta che partire!

21 gennaio

Dopo un volo di poco più di 1 ora eccoci nel piccolo aeroporto di Marsiglia. Per raggiungere la città prendiamo la navetta (n. 91) che passa ogni 15 minuti. Il prezzo del biglietto di a/r è di 16 € a persona. Il biglietto va acquistato alla biglietteria ubicata fra il terminal 1 e il terminal 2. Il viaggio per raggiungere Marsiglia è di circa 30 minuti, a seconda del traffico. La navetta si ferma alla gare routière dietro St. Charles, la bella stazione cittadina a due passi dall’Università. Per raggiungere il nostro appartamento abbiamo 2 opzioni: metro o a piedi. Noi scegliamo la seconda, per poter cominciare a conoscere la città. A dire il vero la zona vicino alla stazione non è particolarmente interessante, ma la strada è in discesa e dopo circa 10 minuti incrociamo la Canebière, l’arteria principale di Marsiglia, in parte pedonalizzata. Il nostro appartamento è su Rue Saint Ferreol, una delle vie dello shopping, a due passi da tutto, Porto vecchio, metro, autobus e negozi. Evviva, ancora una volta abbiamo scelto bene! L’appartamento è minuscolo ma funzionale e ben attrezzato, ma soprattutto sotto casa abbiamo la boulangeriè/patisserie “La mie Caline”, dove compriamo subito due mega panini con cui pranzare. Una volta rifocillati usciamo a fare un po’ di spesa al vicino Monoprix, poi ci spostiamo in direzione del porto, imbattendoci subito nella Ombrière, l’enorme pensilina col tetto a specchio disegnata da Norman Foster. Ci incamminiamo verso la riva sinistra, o meglio la Rive Neuve. Si può passeggiare sul quai del porto oppure sul marciapiede su cui si affacciano tanti locali, soprattutto pub. Noi puntiamo in direzione del Fort Saint Nicolas, a cui fa riscontro, sull’altra riva, il Fort Saint Jean: entrambi i forti sono stati costruiti per proteggere la città dalle numerose incursioni via mare, molto frequenti nei secoli passati. Alzando la testa ecco l’imponente Basilica di St. Marie de la Garde che sovrasta e protegge la città. A lei ci dedicheremo senz’altro nei prossimi giorni. Anche se nessun marsigliese indossa berretto o guanti, per noi fa abbastanza freddo; il vento sferzante ci invoglia a fermarci prima in una libreria in stile marinaro con tanti bei libri su Marsiglia, poi alla saponeria de la Licorne. Ci aggiriamo per le stradine tranquille e silenziose, in gran parte ancora addobbate per il Natale. Forse a causa della camminata “ventosa”, all’improvviso ci assale una gran stanchezza. In effetti siamo svegli dall’alba, quindi decidiamo di comprare una baguette e di mangiarcela a casa, innaffiandola con una bella bottiglia di sidro: come cena non è il massimo, però è tanto francese!

22 gennaio

Quando la giornata inizia con 2 bei croissant caldi è sempre una buona giornata! Decidiamo di rimanere a Marsiglia, dedicandoci alla zona che comprende la parte destra del porto e Le Panier, a quanto pare il quartiere più tipico della città. Anche su questo lato è tutto un susseguirsi di ristorantini, quasi tutti aperti, nonostante la stagione. Sulla Grand Rue ci troviamo davanti l’imponente Hotel Dieu, un tempo ospedale oggi riconvertito ad hotel di lusso. Quasi di fronte l’Hotel de Ville, che vedremo meglio al ritorno. Ci inerpichiamo per le stradine strette e ripide del quartiere, dove le porte azzurre si alternano ad una street art bella e colorata. Il punto più alto del quartiere è Place des Moulins: un tempo se ne contavano più di 40, di mulini a vento, adesso dovrebbero esserne rimasti 2 ma noi riusciamo a scorgerne uno solo, inglobato in una abitazione. Scendiamo verso la Vieille Charitè, antico ospedale dei poveri divenuto polo museale: fu grazie a Le Corbusier, a Marsiglia per la costruzione della Citè radieuse, che questa struttura fu salvata dalla demolizione, negli anni 50. E meno male!!!! Dopo un controllo di zaino e borsa possiamo entrare nel cortile, dove spicca un’enorme cappella in stile barocco e il grande edificio con portici color terra di Siena che ospita 2 musei, quello di Archeologie mediterraneenne e di Arts africains, oceaniens et amerindiens. Lasciamo che siano le scolaresche a visitarli, noi preferiamo scendere verso la maestosa Nouvelle major, l’enorme cattedrale in stile romanico bizantino che si affaccia sul mare. Nonostante i lavori di ristrutturazione, riusciamo comunque ad entrare per una visita ed un po’ di riparo dal vento micidiale. Quando usciamo ci si para davanti un paesaggio ultra moderno. Da sinistra il museo Regards de Provence, che ha sede dove sorgeva la stazione sanitaria marittima e mantiene la sua antica vocazione ospitando mostre sulle malattie. Segue la Ville Mediterranee, progettata dall’architetto italiano Stefano Boeri ed infine il Mucem, museo dedicato alle culture del Mediterraneo, dall’originale pensilina che sembra ricamata, opera dell’architetto Rudi Ricciotti. Completa la scenografia un’enorme ruota panoramica: la stanno montando o smontando? Al momento non si capisce…

Non abbiamo intenzione di visitare niente, ma entriamo comunque al Mucem in cerca di un po’ di tepore e di un caffè caldo. Sarà la stagione invernale, ma ci sembra che questi nuovi musei, oltre che da una mirabolante architettura super moderna siano accomunati da un’altra cosa: la mancanza di visitatori! Dalla terrazza al 3° piano attraversiamo un ponte pedonale che ci porta al Fort St. Jean, dove si trova il J 4, la 2^ sede espositiva del Mucem (J sta per Joliette, 4 il numero di hangar per i viaggiatori sbarcati a Marsiglia). Noi visitiamo la cittadella e percorriamo il chemin de ronde lungo i bastioni, per poi salire sul punto più alto, la Tour du Roi Renè, da dove la vista è super panoramica. Grazie a provvidenziali scalette, in breve ci ritroviamo lungo la riva del porto da cui siamo partiti stamani. Dopo aver sbirciato fra i vari ristorantini, ritorniamo all’interno del quartiere per vedere il lato A dell’hotel de Ville, a cui fanno da guardia un toro e un leone super imponenti. Dietro il municipio la Maison Diamantée, versione francese del nostro Palazzo dei Diamanti di Ferrara che, ci perdonino i francesi, è di gran lunga più bello e meglio conservato. Pare che nel mondo ne esistano solo 7 di edifici con questa struttura. Ripercorrendo la Gran rue, ci fermiamo a mangiare un cuscus in un ristorantino che avevamo adocchiato stamattina. Di fronte, l’Hotel de Cabre, l’edificio marsigliese più antico in assoluto (1535), conservato malissimo, però! Con l’ampliamento della Grand Rue avvenuto negli anni 50, pare che questa casa venne letteralmente sollevata, girata di 90° e riposizionata su nuove fondamenta. Incredibile, vero? Tornando verso il centro entriamo nel Centre Bourse, centro commerciale alle cui spalle c’è il museo di storia di Marsiglia antica: nel suo Jardin des vestiges, sono visibili gli unici resti di epoca greco-romana presenti a Marsiglia, ovvero le rovine dell’arsenale romano e dei bastioni greci. Riserveremo la visita al centro commerciale ad una giornata di pioggia, tanto prima o poi capiterà… Torniamo sulla Canebière dove vogliamo visitare l’Alcazar, un tempo teatro di varietà dove si esibirono i grandi Maurice Chevalier e Yves Montand, oggi biblioteca municipale e regionale. Voglio proprio vedere come sono sistemati i colleghi d’oltralpe! Stanno proprio bene, direi! Siccome non voglio ammorbare nessuno con considerazioni da bibliotecaria dico solo che in questo campo i cugini sono più avanti di noi, e di tanto. Unica cosa che stona, ma che è purtroppo necessaria, i controlli al metal detector, ma ça va sans dire…

Dopo la pausa culturale ci immergiamo nelle variopinte vie dietro la Canebière, con negozi etnici colorati e profumati tra i quali spunta, all’improvviso, il bandierone tricolore del Memoriale della Marsigliese. Senza accorgercene ci ritroviamo nella nostra via, che è veramente bella, con palazzi meravigliosi e negozi delle migliori marche. Uno fra tutti HM ospitato nei locali prestigiosi dell’ex Banca Commerciale italiana. Il restauro ha lasciato inalterata la vecchia struttura della banca, con tanto di placche sulle colonne che indicano i vari sportelli (marchandises, portefeuille etranger ecc…) e un bellissimo lucernaio di vetro con lo stemma di Marsiglia. E’ una vera chicca, merita una visita!

Proseguendo la camminata ci troviamo davanti all’imponente Palazzo della Prefettura sulla piazza omonima. Notiamo che nelle grandi piazze, anche in pieno centro storico, si trovano parcheggi interrati che risolvono non poco il problema del traffico e della vivibilità del centro, libero da auto parcheggiate ovunque.

Dopo un passaggio a casa ci prepariamo alla serata, che passiamo al Queen Victoria pub, bellissimo locale sulla Rive Neuve dove mangiamo 2 ottimi hamburger con birra e patatine e vediamo in tv il PSG vincere nella coppa francese.

23 gennaio

Dopo 2 giorni passati a Marsiglia è ora di una bella gita fuori porta, destinazione Aix-en-Provence. Con la metro raggiungiamo la stazione di St. Charles, dalla cui gare rutière prendiamo il bus che in 30 minuti ci porterà ad Aix.

Sul web avevo visto che poco lontano dall’autostazione c’era la biblioteca di Méjanes, dalla originalissima entrata composta dai mega volumi di 3 grandi capolavori della letteratura francese, Le petit prince, Le malate imaginaire e L’etranger. Potevamo perderci questa chicca? Purtroppo lavori di ristrutturazione e transenne, onnipresenti in tutte le città da noi visitate, ci impediscono di vedere bene questa facciata molto scenografica ed originale, una visita è comunque d’obbligo.

Avviandoci verso il centro, la nostra attenzione è colpita dall’imponente Fontaine de la Rotonde, con le statue delle 3 grazie che, ognuna con una propria simbologia, indicano le diverse direzioni. La fontana è la porta d’accesso al Cours Mirabeau, salotto buono della città, con bellissimi palazzi dai colori caldi, tante fontane, fra cui quella d’Eau chaude, ricoperta di muschio, dalla quale sgorga acqua a 34° e una miriade di caffè e ristorantini sul lato sinistro.

Dovete sapere che io sono già stata qui, nella calda estate del 1992: è passato troppo tempo, a parte le tante fontane non ricordo nulla… meglio così, sarà come scoprire di nuovo questa bella cittadina.

Avendo letto che la specialità dolce di Aix sono i calisson, piccoli dolcetti di marzapane, ci dirigiamo subito verso la rinomata Maison Bechard, dove fanno bella mostra di sé assieme ad altri dolci stupendi. Purtroppo li vendono solo in confezioni regalo, quindi per il momento decidiamo di soprassedere e rimandare l’assaggio. Procediamo sul Cours Mirabeau, allietato dal mercato di articoli tessili, con tante bancarelle variopinte. Giriamo a destra lungo Rue d’Italie, una via molto vivace piena di tanti negozi che ci conduce alla chiesa di St. Jean de Malte, il più antico monumento gotico di tutta la Provenza, con un bel campanile svettante. A fianco della chiesa, in quello che fu un convento dei Cavalieri di Malta, è ospitato il museo Granet, nel quale non entriamo. Ben presto raggiungiamo Place des quatre Dauphins, con la fontana omonima al centro di una piccola rotatoria. Abbandoniamo un attimo le viuzze della vieil Aix e del quartiere Mazarin per dare un’occhiata al Boulevard du Roi Rene, il viale di circonvallazione. Ritornati su Rue d’Italie, entriamo a far merenda in una boulangerie piccola ma fornita, oltre che di bellissimi dolci, pani e quiche, anche di qualche tavolino per sedersi. Adoro le boulangeries francesi, quando entro comprerei e mangerei di tutto! Dopo questa sosta golosa riprendiamo la camminata arrivando ben presto in una piazza enorme, Place Verdun, con da una parte il Palais de Justice, dall’altra la chiesa della Madeleine, ormai da tanti anni in restauro. A questo punto decidiamo di perderci fra le viuzze del centro storico, brulicanti di vita e di tanti bei negozi. Ogni tanto si apre qualche piccola piazza con fontanelle zampillanti: vi assicuro che, soprattutto in estate, sono provvidenziali. Ma quante fontane ci saranno mai ad Aix-en-Provence? Noi abbiamo perso il conto… La place dell’Hotel de Ville è bellissima, colorata dal mercato dei fiori ed impreziosita dalla Tour de l’Horloge, mentre in Place Richelme si vendono frutta, verdura, pesce e anche articoli d’artigianato. Ne approfitto per comprare qualche sacchettino colorato ripieno di lavanda.

Due amanti dell’arte come noi non possono venire ad Aix ed ignorare il suo più illustre cittadino, Paul Cezanne. Seguendo le indicazioni stradali, oltre alle placchette dorate posizionate sui marciapiedi, partiamo alla volta del suo atelier, non proprio vicinissimo al centro ma comunque facilmente raggiungibile con una passeggiata (in salita) di una quindicina di minuti. Una volta arrivati al cancello, scopriamo con grande disappunto che l’atelier rimarrà chiuso per lavori fino al 1° marzo!!!!Che delusione! Già assaporavo il piacere e l’emozione di trovarmi nei luoghi di creazione di tanti indimenticabili capolavori…invece niente! Per consolarci ci fermiamo in una crepèrie a pochi passi dalla Cathédral St. Saveur dove mangiamo 2 ottime gallette farcite con ogni ben di dio.

Dopo pranzo visitiamo la chiesa, una delle poche cose che ricordo del mio viaggio precedente. Il motivo è semplice: nel lontano 1992, il sacrestano della chiesa ci aprì le ante di un meraviglioso polittico, lasciandoci letteralmente a bocca aperta. A differenza di allora, adesso non c’è nessuno nemmeno ad aprire il chiostro, nonostante i cartelli affissi all’esterno indichino un orario di apertura ben preciso.

Però non possiamo lasciare Aix senza vedere almeno un luogo di Cezanne, per questo motivo ci incamminiamo verso la casa natale, in Rue de l’Opéra, una bella casa gialla come ce ne sono tante, qui in città. Sulla via del ritorno, cerchiamo sul Cours Mirabeau il famoso caffè Les deux Garcons: già mi immagino la visione dei suoi superbi interni art decò, rimasti inalterati attraverso i tempi ma…con grande delusione scopriamo che la brasserie ha preso misteriosamente fuoco lo scorso dicembre! Un gigantesco pannello riproduce gli interni ormai distrutti, non è la stessa cosa, però!

La nostra prima giornata fuori porta finisce qui, con un po’ di amarezza soprattutto per non aver potuto visitare l’atelier di un grande protagonista della pittura mondiale per poter entrare un po’ nel suo mondo pittorico e non. I colori e l’atmosfera tranquilla e sofisticata di Aix-en-Provence non ci hanno comunque fatto rimpiangere di essere venuti. Ah, i calisson li abbiamo poi assaggiati, gentilmente offerti dal negozio Roy Rene su una delle vie principali: buoni ma non eccezionali, tanto che decidiamo di non acquistarli.

Una volta rientrati a Marsiglia facciamo la nostra solita sortita al Monoprix dove compriamo un pollo arrosto ed una bottiglia di sidro La Mere Poulard, tanto per rimanere in tema.

24 gennaio

Oggi è venerdì e in Francia è sciopero dei mezzi di trasporto, perciò decidiamo di rimanere a Marsiglia, di cose da vedere ce ne sono ancora tantissime! Muniti del biglietto giornaliero ai trasporti, ci posizioniamo sulla banchina del porto e saliamo sull’autobus 49 che ci porterà in prossimità di Notre Dame de la Garde, la basilica simbolo di Marsiglia, che dalla sua posizione privilegiata domina e vigila sulla città. Dopo una piccola salita a piedi eccoci davanti a quella che, più che una chiesa, sembra una vera e propria fortezza, con tanto di ponte levatoio. La vista, da quassù, è veramente a 360° e ci permette di individuare quelle parti della città che ancora non abbiamo visitato. Entriamo nella chiesa, dove una guida locale sta facendo una visita guidata ad un gruppo di studenti tedeschi.

Grazie alla sua posizione la Bonne Mère, come viene chiamata la basilica, nei secoli ha sempre assicurato protezione alla città e ai suoi abitanti, che l’hanno onorata con numerosi ex voto a forma di quadro ma anche di modellini di barca, appesi lungo la navata principale in modo alquanto originale.

Dopo aver scattato foto e selfie a profusione scendiamo per riprendere l’autobus che a causa dello sciopero tarda un po’ ma alla fine arriva per ricondurci nella zona del porto.

Nuovo giro, nuovo scenario, completamente diverso dal precedente: con la metro raggiungiamo la stazione Prado per raggiungere l’Orange Velodrome, il bellissimo stadio cittadino dove a maggio si disputerà la finale di Champions (speriamo con qualche squadra italiana come protagonista…). La visita guidata allo stadio costa 18 €, anche se siamo appassionati di calcio non ci interessa più di tanto, optiamo per un giro al negozio ufficiale del club, a cui segue quello al centro commerciale Le Prado, aperto nel 2018 e molto elegante, il tutto per aspettare che smetta di piovere. Visto che siamo in un centro commerciale, ne approfittiamo per comprare 2 rotoli vegetariani al Carrefour del piano interrato.

La pioggia però non cessa, così riprendiamo la metro diretti al Palais Longchamps sede di ben 2 musei, quello di Storia naturale e delle Belle arti. La facciata del palazzo è degna della grandeur francese del 18° secolo, un emiciclo con al centro una fontana gigantesca. Grazie a complessi lavori ingegneristici durati 10 anni, si riuscì a portare l’acqua del fiume Durance fino al centro della città e a farla sgorgare a cascata: un’impresa grandiosa per il 19° secolo! L’entrata combinata ai 2 musei costa 9 €, ma non abbiamo voglia ne’ di vedere animali impagliati né quadri di pittori provenzali dal 17° al 19° secolo, così prendiamo il 3° mezzo di locomozione giornaliero, il tram, per dirigerci verso il quartiere cittadino più moderno, l’Euromed, nato per riqualificare, attraverso l’opera di architetti di fama mondiale, la zona portuale di Marsiglia ed allinearla ad altre città del Mediterraneo, come ad esempio Barcellona.

Scendiamo al capolinea del tram e subito si staglia davanti a noi la gigantesca torre della compagnia marittima francese CMA CGM, firmata da Zaha Hadid; che dire, è bellissima e di grande impatto visivo! Accanto sorge la Marseillaise, unico grattacielo di uffici affittabili con vista mare progettata da Jean Nouvel: bella ma non altrettanto spettacolare.

Poco lontano ecco Le Silò, un vecchio silos per la lavorazione e conservazione dei cereali datato 1924, oggi riconvertito a spazio multifunzionale per le arti, poi l’Europacorp, un’enorme multisala firmata dal giapponese Ora-Ito, l’Euromed center che ospita, nei suoi 70 mila e più mq, 4 immobili per uffici, un hotel di lusso, una via pedonale con negozi, un parcheggio con quasi 1000 posti auto e spazi verdi. Manca qualcosa? Quest’opera, che ha avuto una lunga gestazione, è firmata dall’architetto italiano Massimiliano Fuksas. Proseguendo nell’Euromed tour, eccoci davanti al Docks village, insieme di negozi, bar e ristoranti sorti sulle ceneri dei vecchi magazzini portuali del 19° secolo, la cui struttura è stata abilmente restaurata. A nostro parere sia i negozi che i ristoranti di clienti ne vedono pochi, almeno nella stagione invernale, però è utile, in caso di pioggia, poter percorrere internamente tutto l’edificio e raggiungere Place de la Joliette senza bagnarsi. Alla sinistra dei Docks Les terrasses du port, un mega centro commerciale con 180 negozi che avremo modo di conoscere nel week-end. Ultimo edificio super moderno il Frac, museo regionale di arte contemporanea, opera dell’architetto giapponese Kengo Kuma. La struttura è composta da pannelli di vetro bianco fissati alla parete secondo differenti angolazioni. Leggiamo sul web che l’intento dell’architetto giapponese è quello di celebrare Le Corbusier che con la sua Citè radieuse degli anni 50 fu il capofila dell’architettura moderna cittadina. Prima di tornare nella “vecchia Marsiglia” ammiriamo l’ultimo manufatto moderno, “Seconda natura”, una enorme scultura arancione opera di Bovè e Chevalier.

Percorriamo col tram l’elegante Rue de la Republique, antica via imperiale con bei palazzi in stile haussmanniano: siamo molto soddisfatti di questa giornata marsigliese che ci ha fatto spaziare dal sacro della Bonne Mère alla grandiosa architettura moderna, senza trascurare l’aspetto sportivo, coll’Orange velodrome. La stanchezza e l’umidità si fanno sentire, nondimeno riusciamo ad arrancare verso la rosticceria cinese in Place du Palais de Justice dove acquistiamo vari tipi di riso che mangeremo nel nostro appartamentino, rigorosamente con le bacchette e l’immancabile bottiglia di sidro.

25 gennaio

“Sur le pont d’Avignon l’on y danse, l’on y danse … sur le pont d’Avignon l’on y danse tout en rond”. Oggi ci svegliamo con questa canzoncina in testa: indovinate dove siamo diretti?

Prendiamo il TGV (che emozione, non eravamo mai saliti!) ed arriviamo in una Avignone ancora sonnacchiosa. La prima fermata la facciamo all’ufficio turistico, a fianco della chiesa di Saint Martial. Vorremmo visitare il museo Angladon, sia perché è una casa-museo, e a noi le case museo piacciono tanto, sia perché custodisce, oltre a capolavori di tanti impressionisti, anche l’unico quadro di Van Gogh rimasto in Provenza, i “Vagoni della ferrovia”. Purtroppo per noi ci viene detto che il museo rimarrà chiuso per tutto il mese di gennaio … che dire, si vede che l’incontro fra noi e i grandi pittori che hanno lavorato in Provenza non deve proprio avvenire!!!

Prima di raggiungere Place dell’Horloge, siamo attratti dal bellissimo ingresso del Palais du Roure, antica residenza di banchieri fiorentini, oggi centro culturale.

Eccoci quindi su Place de l’Horloge senza horloge: trovandosi infatti all’interno dell’Hotel de ville, pare sia possibile vedere questo orologio solo dall’alto del Palazzo dei papi. Noi comunque ci fidiamo. Sulla piazza si affaccia anche il teatro dell’Operà, attualmente sottoposto a ristrutturazione. Prima di (ri)vedere il Palazzo dei Papi ci aggiriamo fra le vie adiacenti, piene di bei negozi, uno fra tutti quello divinamente odoroso del profumiere Fragonard. Non appena il sole fra capolino fra le nuvole anche noi ci affacciamo sulla enorme piazza sede della superba residenza papale. Non è per fare la guastafeste, ma dalla visita precedente me la ricordavo di un bianco accecante, ora sbiadito. E’ comunque un castello bellissimo, forse il più bello mai visto, con tutte le sue torri, torrette, arcate e merli: da ogni angolo del centro, poi, se ne possono ammirare scorci particolari e molto suggestivi. Approfittando dell’entrata gratuita in tutti i musei di Avignone (escluso il Palazzo dei papi, ovviamente) entriamo al Petit Palais, ricco di una collezione di quadri dal 1200 al 1400, fra cui spicca una Madonna con bambino di Botticelli, ma anche, e lo diciamo con orgoglio patriottico, una Crocifissione del nostro concittadino Marco Palmezzano. Al pianterreno ci fermiamo lungamente ad ammirare il trittico di Venasque superbamente restaurato. E’ giunta l’ora di vedere il famoso ponte di Saint Bénezet, per tutti Ponte d’Avignone. Delle 22 arcate originarie ne rimangono solo 4: la città, dopo l’ennesima ricostruzione resa vana da una successiva alluvione, si arrese all’impeto del fiume, decidendo di lasciarlo così, mutilo ma sempre affascinante. Nel Palazzo dei Papi non entriamo, i miei ricordi mi dicono che non c’era poi tanto da vedere all’interno. Preferiamo addentrarci nel reticolo di vie medievali perfettamente conservate, una vera delizia! Qua e là si aprono graziose piazzette, tutte con vista sul Palazzo. E’ proprio in una di queste che ci fermiamo a pranzo: menù du jour con cotoletta, insalata e patatine ad un ottimo prezzo.

La nostra passeggiata ci porta a Place Pie, al cui centro troneggia la Tour St. Jean, che un tempo separava la piazza dal quartiere ebraico. Su un lato della piazza, veramente grande, si affaccia il mercato Les Halles, all’interno del quale ci addentriamo curiosi: meno male che abbiamo appena pranzato, perché qua è tutto un rincorrersi di profumi divini, provenienti dalle tante bancarelle variopinte. C’è una “Maison du fromage” incredibile, il solo guardarla fa alzare di botto il livello di colesterolo!!! Una delle particolarità del mercato, oltre alle prelibatezze in vendita, è l’imponente parete vegetale, un vero e proprio muro verde. Continuando il nostro giro, troviamo, in Rue du chapeau rouge, “L’italienne au chapeau rouge”, una piadineria aperta da un nostro concittadino, non possiamo non entrare per conoscerlo! Scopriamo così che ad Avignone c’è una piccola e vivace comunità di romagnoli all’interno di una ben nutrita comunità di italiani. Evviva la Romagna!

Vagando senza meta, scopriamo chiese con bellissime facciate gotiche ma interni un po’deludenti, tante piazzette con ristorantini, una miriade di teatri, un “Cat cafè” dove si possono coccolare simpatici felini e strade con sanpietrini su cui non è facile camminare, anche senza tacchi. Di nuovo davanti al Palazzo Papale saliamo a Notre Dame, il duomo costruito nel 12. secolo, i cui interni risplendono di un bianco accecante. Fra il duomo e il Petit Palais si trova il Parco Rocher des Doms, da cui si ha una bella vista sul fiume, il ponte e la cittadina di Villeneuve, nonché sul centro di Avignone.

Mentre ad Aix-en-Provence ciò che ci ha colpito di più sono state la luce e l’atmosfera calda data dal colore dei suoi palazzi, la caratteristica peculiare di Avignone è il suo aspetto medievale rimasto intatto nonostante il massiccio assalto turistico (soprattutto in occasione del festival teatrale estivo).

Prima di riprendere il treno di ritorno, compriamo sushi, baguette e sidro per la cena di stasera, che consumeremo al caldo della nostra casina.

26 gennaio

Cosa si fa a Marsiglia quando piove? Per iniziare si può ascoltare una improbabile banda che suona sotto l’Ombrière: il riparo è assicurato e, volendo, si può anche ballare.

Poi si può salire su un autobus che percorre tutta la Corniche, regalando vedute indimenticabili, nonostante la pioggia: una fra tutte, quella dell’Ile d’If, tanto cara a Dumas e al suo Conte di Montecristo. Se il maltempo poi non dà tregua, è bello rifugiarsi all’interno dello Chateau Borely, residenza del 18° secolo, sede del museo della ceramica, che ospita in questo periodo una mostra dedicata a Man Ray e alla moda. Dài, facciamocelo un tuffo nella “Belle epoque”, con i suoi abiti di una bellezza senza tempo, i cappellini sfiziosi, i gioielli raffinati. Foto e filmati d’epoca, ricostruzione di ambienti lussuosi e bellissimi manufatti di ceramica completano il tutto.

Quando usciamo è ora di pranzo ma in questa zona di domenica c’è il nulla assoluto: non ci resta che prendere l’autobus e poi la metro e tornare in zone più centrali.

Ci fermiamo al Monoprix a comprare qualcosa e passiamo da casa a fare uno spuntino caldo. Per non farmi mancare niente mi sono presa il raffreddore e stare in giro sotto la pioggia non è il massimo…

Quando usciamo prendiamo il tram fino a Place Joliette, poi l’autobus 35 che ci porta alla scoperta della zona portuale a nord della città, assai meno interessante rispetto alla Corniche. Unico posto gradevole l’Estaque, un piccolo borgo marinaro in cui Cezanne soggiornò a lungo e dopo di lui, nel periodo precedente la 1. Guerra mondiale, tanti altri pittori, fra cui Matisse, Dufy, Derain, Braque.

Arrivati al capolinea rimaniamo sull’autobus e ripercorriamo la strada appena fatta, scendendo di fronte alle Terrasses du Port, il mega centro commerciale preso letteralmente d’assalto in questa piovosa giornata festiva. Rimaniamo un’oretta, poi, una volta tornati in centro, ceniamo senza infamia e senza lode in un bistrot dalle parti di casa nostra.

27 gennaio

Vedere Arles sotto una coltre di nebbia è un privilegio che tocca a chi, come noi, sceglie di viaggiare in inverno. Con la nebbia tutto, in questo paesino sonnacchioso, assume contorni indefiniti e per questo molto suggestivi e romantici. Les Arenes, l’anfiteatro, che appare all’improvviso dal nulla, un gigante buono a guardia delle tante casette sgarrupate che le circondano. Poi quella macchia di giallo che è il Cafè de Forum, dove Vincent Van Gogh e Paul Gauguin litigarono così violentemente che il 1°, accecato dalla collera, si amputò un orecchio, o fu Gauguin a farlo? La risposta a questa domanda è ancora avvolta nella nebbia, come questa giornata. Fra gli stretti vicoli ancora addobbati per il Natale, arrivi a pensare che da un momento all’altro potrebbe apparire proprio lui, Vincent, passo deciso, una tela sotto il braccio e la testa bassa per non incrociare gli sguardi e i commenti malevoli degli arlesiani al suo passaggio. Eh, la nebbia a volte fa proprio strani scherzi!!

Appassionati della vita, oltre che delle opere del grande pittore olandese, cerchiamo qui ad Arles i luoghi che lo videro protagonista, nel bene e nel male. A poca distanza dalla stazione, ecco Place Lamartine, dove sorgeva la famosa casa gialla: bombardata durante la 2. Guerra mondiale, al suo posto oggi rimane solo il pannello che ritrae il quadro conservato al museo Van Gogh di Amsterdam. Pochi passi e siamo sul lungo Rodano, nel punto dal quale venne dipinta l’indimenticabile Nuit étoilée, un altro capolavoro assoluto. Che emozione!!!! Quali altre sorprese ci riserverà questa cittadina?

Oltrepassiamo la Porte de la Cavalerie ed entriamo nel cuore di Arles: dall’Arena ci spostiamo verso il teatro antico, del quale non è rimasto tanto, a parte la Tour Roland: sul web leggiamo che in estate è sede del cinema all’aperto. Proseguiamo verso Place de la Republique, una piazza enorme con al centro un obelisco egizio ed intorno la Cattedrale di Saint Trophime, la chiesa di S. Anna e l’Hotel de Ville con il criptoportico. La cattedrale, che risale al 9° secolo, ha un portale magnifico e riccamente decorato con scene del giudizio universale. All’interno, molto particolare è una cappella che conserva tantissime reliquie di santi. Attiguo alla chiesa il chiostro, che però non vediamo. Di fronte, sobria e austera, la chiesa di S. Anna, oggi sconsacrata ed adibita a sede di mostre: fu la prima chiesa cristiana di Arles. A destra l’Hotel de ville, nei cui sotterranei si sviluppano i Cryptoportiques, ovvero i resti romani della città.

Ci piace notare come qui ad Arles la vita scorra in modo tranquillo e silenzioso, come in tutti i paesi di provincia: gran parte dei ristoranti sono chiusi, la gente ha tempo di fermarsi a chiacchierare per le strade o all’interno dei negozi. Usanze praticamente sconosciute nelle metropoli frenetiche di oggi.

Di nuovo sulle tracce del mitico Vincent, entriamo nel giardino dell’Hotel-Dieu, l’ospedale dove il nostro fu ricoverato per il famoso incidente all’orecchio, episodio che purtroppo diede il la alla sua instabilità psichica e ad altri ricoveri all’interno di questa struttura. E’ proprio dalla sua stanza che Vincent dipinse Il cortile dell’ospedale di Arles, conservato nel museo svizzero di Winterthur. Oggi questo edificio ospita l’Espace Van Gogh, centro polivalente con mediateca, archivi, sale esposizioni e qualche negozio.

Il nostro itinerario Van Gogh ci porta poi in Place de Forum, con il famoso caffè giallo protagonista del celeberrimo quadro Le cafè le soir, conservato al museo Van Gogh di Otterlo, in Olanda: oggi il caffè è chiuso, non riusciamo neanche a dare una sbirciatina all’interno. Aggirandoci per i vicoli silenziosi ci troviamo ben presto di fronte il Museo Réattu poi le terme di Costantino, considerate un tempo le terme romane più grandi di tutta la Provenza. A pochi passi ecco di nuovo il lungofiume del Rodano al quale si può accedere su due livelli: quello rialzato, su cui ci troviamo noi, che permette di vedere il panorama dall’alto, e quello al livello della banchina del fiume.

Dopo una pausa pranzo in un bistrot e un passaggio all’ufficio turistico per qualche informazione, ci incamminiamo lungo la circonvallazione esterna per vedere la torre progettata da Frank Gehry per l’Arts resource center della Fondazione Luma: finalmente qualcosa di iper-moderno!!! Tutta l’area, in fase di completamento, sarà dedicata a mostre, performance ed altre iniziative all’insegna dell’arte. Col naso all’insù ammiriamo la torre, davvero bellissima. Imboccando la strada adiacente siamo ben presto agli Alyscamps, la necropoli di Arles, altro luogo iconico dove Van Gogh si recava spesso e vi dipinse 2 quadri, uno dei quali fu venduto nel 2015 per la bellezza di 60 milioni di euro.

La grande suggestività di questo posto è testimoniata anche dalla scelta della casa di moda Gucci di ambientare qui la sua sfilata di moda del 2019.

A completamento del tour sulle tracce di Van Gogh ci piacerebbe vedere il famoso ponte di Langlois, ma arrivarci a piedi non è possibile, peccato.

Con questa bella gita finisce anche la nostra settimana marsigliese, positiva sotto ogni punto di vista. Non posso che condividere le parole di Jean-Claude Izzo, giornalista e scrittore marsigliese doc: Marsiglia risulta familiare al primo sguardo, l’Europa è piena di bellissime città con bei monumenti, il mondo è pieno di bellissime baie, magnifici porti, ma Marsiglia è bellissima nella sua umanità, nella sua familiarità, come il pane da condividere fra tutti”



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