Provenza, Camargue e Costa Azzurra
La sera decidiamo di visitare Arles e facciamo quattro passi per raggiungere il centro. Per la verità non c’è molta gente in giro e la città ha un aspetto un po’ trasandato. Arles nasce come città romana dei veterani della 6° Legione; nel V Secolo visse il suo secolo splendente che la rese città ricca e conosciuta: la “Piccola Roma di Gallia”. Divenne così bella da diventare la seconda casa dell’Imperatore Costantino. Nell’VIII secolo la lotta tra Franchi e Saraceni trasformò Arles in un cumulo di macerie; essa iniziò la sua lenta ripresa solo nel 1178 quando Federico Barbarossa fu incoronato re di Arles.
In centro troviamo un po’ di turisti raccolti attorno all’anfiteatro, dove si esibiscono tre giovani musicisti: sembra di vedere un piccolo Colosseo. Costruito alla fine del I. Sec., è stato sede di combattimenti dei gladiatori, a cui potevano assistere più di 20.000 persone. Vietati nel 404 dal Cristianesimo, restano le gabbie delle belve e i macchinari per l’entrata in scena dei combattenti. Oggi l’anfiteatro è luogo di corride e di spettacoli.
Il centro è davvero piccolo, infatti poco distante dall’anfiteatro scopriamo il teatro romano costruito nel 25-27 a.C. per volontà di Augusto, che nel corso dei secoli ha avuto un destino sfortunato che lo ha prima trasformato in cava, poi in fortezza fino alla sua scomparsa sotto case e giardini. Visibili anche dall’esterno sono le colonne che facevano parte del muro di scena, il palcoscenico e il fossato per il sipario e l’orchestra. Cala la sera e i monumenti si illuminano con delle luci molto suggestive. Continuiamo la nostra visita alla Chiesa di St. Trophime che ovviamente, data l’ora, è già chiusa. Sul portale ci sono statue di santi e leoni mentre i rilievi nelle cornici presentano gli Eletti e i Dannati. Sui capitelli sono raffigurate l’Annunciazione e la Natività. Sull’architrave ci sono i Dodici Apostoli e nel timpano sovrastante Cristo coronato dagli angeli.
Ci addentriamo nelle viuzze del centro e giungiamo nella piazza resa famosa da un suo illustre abitante: come è noto Vincent Van Gogh visse ad Arles nel 1888. Qui dipinse alcune delle sue opere più famose, come La Stanza di Vincent, Notte Stellata sul Rodano, i famosi Girasoli, i Mangiatori di patate, Autoritratto con orecchio mozzato. Nella piazzetta c’è il famoso Cafè de Van Gogh e proprio accanto c’è la riproduzione del suo famoso quadro. In giro per la città si trovano altre riproduzioni dei suoi quadri proprio vicino all’originale come l’ospedale di Arles, dove l’artista fu ricoverato a seguito di una delle sue crisi, la Casa gialla in Place Lamartine, le Pont de Trinquetaille e un po’ fuori città il ben più famoso Pont de Langlois.
La mattina dopo di buonora partiamo per Roussillon, un piccolo villaggio raggiungibile per la verità da una strada non proprio semplice, ma per fortuna ne è valsa proprio la pena. Qui si trova il famoso Sentiero delle Ocre, un piccolo canyon di terre d’ocra, una speciale terra rossastra che rende il paesaggio davvero suggestivo: da non perdere! Ci sono molti parcheggi sparsi per il piccolo borgo, ma noi raggiungiamo quello proprio all’ingresso del sentiero. Con 2,50 € a testa si possono seguire due splendidi sentieri molto facili e alla portata di tutti, uno più breve, l’altro un po’ più lungo, che attraversano questi canyon spettacolari. Sembra di camminare in uno di quei set americani del far west.
Come tutti i luoghi particolari, anche questa terra ha la sua leggenda. Si racconta che essa divenne rossastra per il sangue versato con il suicidio della bella Sirmonde, sposa di Raymonde d’Avignone. La fanciulla si gettò dall’alto delle falesie per il dolore, dopo che il marito uccise il suo amante, un giovane e aitante trovatore provenzale.
Proseguiamo il nostro viaggio nella calura del primo pomeriggio per l’Abbaye di Sénanque, non molto distante da Roussillon, raggiungibile attraverso una strada tortuosa (ancora !). L’abbazia è stata fondata nel 1148 da un gruppo di monaci e attualmente vive una comunità di cistercensi. E’ circondata da campi di lavanda, purtroppo già sfioriti perciò non hanno più quel colore viola intenso riportato da tutte le fotografie viste su guide e in internet, ma il profumo delizioso… quello è rimasto! I monaci coltivano e preparano infusi, saponi, essenze a cui è difficile resistere. Fatte alcune piccole spese e visitata l’abbazia, ripartiamo: meta Avignon.
Su consiglio di qualche “turista per caso” parcheggiamo l’auto al Parking des Italiens, gratuitamente, e da lì con una navetta, sempre gratuita, si va in centro in pochissimi minuti entrando attraverso le mura: con i suoi 4 km di lunghezza, 39 torri e 7 porte, la cinta muraria è davvero imponente e custodisce i tesori della città. Il Palazzo dei Papi, il più grande palazzo gotico d’Europa, è imponente come nessuno può aspettarsi, non bello architettonicamente, ma molto suggestivo.
Un altro sforzo e raggiungiamo il Ponte Saint-Bénézet, uno straordinario esempio di ingegneria se rapportato alle capacità tecniche del 1100. Del ponte, crollato in seguito a una piena del Rodano, restano 4 arcate e una cappella. Per oggi basta! Piscina!
Con la frescura del mattino seguente, ci dirigiamo verso la Camargue, un lembo di terra composto da 75.000 ettari di sabbia, paludi, stagni e risaie, un immenso parco di natura selvaggia e incontaminata, tra fenicotteri rosa, tori e cavalli bianchi che vivono allo stato brado. In effetti i cavalli ci sono, non molti, assolutamente docili che si avvicinano alle recinzioni, accettano di farsi accarezzare in cambio di qualche boccone di pane. Sono cavalli di taglia piccola, dal manto quasi bianco. I pochi puledri sono marroni, talvolta neri e soltanto verso i 4-5 anni il loro manto diventa bianco. Le mandrie di tori sono invece più rare: ne scorgiamo una ma ad una certa distanza. Il manto dei tori di Camargue è molto scuro e hanno lunghe corna si dirigono verticalmente verso l’alto. Scorgiamo anche un bel gruppo di fenicotteri rosa intenti a dragare il fondo della palude con i loro particolari becchi. E’ comunque emozionante vedere animali liberi nella campagna.
Raggiungiamo il piccolo villaggio sul mare di Saintes Maries de la Mer, noto per le feste gitane che ogni anno si svolgono nel mese di maggio in onore delle loro patrone: Maria Salomé e Maria Jacobé. Secondo la leggenda, dopo la morte di Cristo, le due donne furono costrette a lasciare la Palestina e l’imbarcazione che le trasportava fece naufragio proprio sulla costa della Camargue. La chiesa a loro dedicata è molto cupa; è un tripudio di reliquie, segni di ringraziamenti per miracoli avvenuti e statue. Molto più carina è la passeggiata sul lungomare.
Altra interessante cittadina della Camargue è Aigues Mortes, racchiusa da mura. A differenza del classico villaggio provenzale fortificato, abbarbicato sulle rocce, questo paesino si sviluppa in piano, circondato da paludi e zone verdeggianti. Da qui nel 1248 partirono le flotte francesi per dare vita, in Terra Santa, alla settima crociata.
La sera è d’obbligo andare a Pont du Gard. Il ponte romano si trova sul fiume Gradond, è raggiungibile solo attraverso sentieri obbligatori sia dalla “rive gauche” che dalla “rive droite”, perciò è necessario parcheggiare negli appositi spazi a 10 euro per ogni automobile, a partire dalle ore 20 oppure a 18 euro durante la giornata (di giorno sono aperti anche spazi museali dedicati).
Il ponte è costituito da tre serie di arcate, 6 archi al primo livello, 11 archi al secondo livello e 47 al terzo, è alto 49 metri e 275 metri di lunghezza. È il ponte antico più alto del mondo. Esso serviva per convogliare l’acqua di una sorgente alla vicina città di Nimes, che grazie a una fitta rete di canali e ponti, garantiva un rifornimento giornaliero di quasi 20 milioni di litri d’ acqua al giorno. La sua particolare costruzione a tre arcate, consentiva al ponte di contrastare le numerose e violente correnti del fiume. Appena tramontato il sole, il ponte si illumina di mille giochi di luce. Siamo in moltissimi ad ammirare lo spettacolo, purtroppo disturbato da miriade di grosse e affamate zanzare.
E con questo termina la nostra visita in Camargue e Provenza ma non finisce qui!
Ci dirigiamo a Toulon, città di mare da cui partire per belle escursioni in costa azzurra. La spiaggia della città è raggiungibile in cinque minuti in auto, è affollata, ma il tutto è gradevole. La sera poi in cinque minuti a piedi raggiungiamo il porto dove si trovano numerosi ristorantini con la più ampia delle scelte culinarie e per tutte le tasche. Una curiosità: avevamo letto che l’acqua servita al ristorante è carissima ed è vero, ma sorpresa su tutti i tavoli portano bottiglie di buona e fresca acqua di rubinetto ovviamente gratis. Le spiagge di Tolone si trovano a qualche minuto dal centro città, nel quartiere Mourillon che dispone di 20 ettari di spiagge attrezzate e hanno a disposizione un parcheggio immenso gratuito.
Alter bellissime spiagge di sabbia e mare cristallino si trovano più a est, verso Lavandeau, molto affollate ma davvero belle.
Giunti al termine della nostra vacanza francese, rientriamo in Italia e come ultima tappa visitiamo Sanremo, cerchiamo e troviamo il teatro Ariston. Altra curiosità è il viale che porta al Casinò: sul pavimento scopriamo delle semplici targhette che riportano l’anno, il titolo della canzone e l’interprete di tutti i festival. Giunti al Casinò entriamo per curiosare un po’. L’ingresso è severamente vietato ai minori, perciò nostra figlia rimane tristemente fuori anche se compirà 18 anni tra pochi mesi e mio figlio è invitato a mostrare la carta di identità. Molto severi ma giustamente!
Alla prossima avventura.