Tunisia, archeologia, natura e un “petit Sahara”
Non credo ci sia paese migliore di questo per gli italiani timorosi o i diffidenti (e purtroppo ne ho sentiti molti…) che volessero iniziare ad accostarsi ad un paese musulmano senza farsi ingabbiare in un viaggio organizzato o ancor peggio nei villaggi turistici.
Se avete già visitato Marocco, Turchia, Egitto, Siria e Giordania, o anche solo l’Andalusia, rimarrete un po’ delusi dal livello dell’arte islamica della Tunisia, ma il vantaggio è che si affronta un viaggio itinerante tranquillo e rilassante quanto una meta del nord Europa, ma di gran lunga più affascinante sotto il profilo archeologico e naturale.
La prima tappa, arrivati all’aeroporto di Tunisi, è la vicina Cartagine, depositaria di antica storia e dei nostri ricordi delle scuole elementari. Ora è un grazioso quartiere residenziale di Tunisi, con discrete villette incorniciate dalla bella vegetazione mediterranea dei piccoli giardini, su un pendio che degrada dolcemente verso il mare. Conserva sparsi resti dell’antica grandezza, per noi romani da visitare più come pellegrinaggio che per l’effettiva consistenza, in particolare i resti delle terme di Antonino e la collina di Byrsa. Dell’antica città punica purtroppo restano quattro sassi (c’era da aspettarselo, Cartago delenda…), ma nel Museo Archeologico possiamo iniziare ad apprezzare bellissimi mosaici romani perfettamente conservati di cui l’Italia non è così ricca; l’apoteosi del mosaico si raggiungerà al Museo del Bardo di Tunisi.
A due passi da Cartagine merita una passeggiata il pittoresco villaggio di Sidi Bou Said, ancor più mediterraneo, residenza di artisti ed intellettuali, con le case imbiancate a calce e gli infissi azzurri. Imperdibile il the alla menta con pinoli nel caratteristico Cafè de Nattes.
In poco tempo si raggiunge Kairouan, città santa dell’Islam e meta di pellegrinaggi alla Grande Moschea. Il cortile è veramente ampio ed il colonnato che lo circonda imponente. Ammiriamo l’ornato interno dalle porte aperte perché non possiamo entrare in quanto riservato ai musulmani. Bellissimo e più accessibile monumento di arte islamica è la Zaouia di Sidi Sahbi, ovvero il mausoleo dedicato ad un discepolo di Maometto, detta anche, a mio parere con una certa dose di maliziosa ironia, “moschea del barbiere”. L’ironia sta nel fatto che il fedele discepolo pare conservasse gelosamente tre peli della barba del profeta. Non sottovalutate i tunisini e fate un paragone con noi: ce li vedete i cattolici soprannominare una chiesa la “basilica del monco” perché in essa si conservano come reliquie le dita di un santo? Il nostro itinerario ci porta verso sud e sulla strada ci fermiamo a visitare l’antica città romana di Sbeitla. Svicolando tra i venditori di false anticaglie (ovviamente patacche, ma ben fatte) si ammira una splendida triade capitolina: i templi di Giove, Giunone e Minerva molto ben conservati, incorniciati da cespugli di allegre margherite che spezzano l’ocra della pietra con le loro macchie di colore.
La strada per Tozeur corre tra distese e distese di uliveti, i cui appezzamenti spesso sono separati da “muretti” di fichi d’india. Scendendo al sud il paesaggio si fa progressivamente più arido e le palme prendono il posto degli ulivi, laddove c’è acqua. Tozeur, la zona delle oasi. Nel nostro immaginario l’oasi è percepita come un piccolo laghetto circondato da qualche palma. La zona delle oasi (Tozeur, Nefta, le oasi di montagna) è formata da centinaia di migliaia di palme, di cui solo una parte sono da dattero, con una mirabile operazione di sfruttamento su tre livelli dell’acqua disponibile: palme da dattero che fanno ombra alle piante da frutto (fichi, albicocchi ed agrumi) ed orti a livello base. Oggi queste economie autarchiche sono in crisi, e gli abitanti cercano di sopperire con il turismo. Bellissimi i paesaggi nel giro delle oasi di montagna (veramente sono colline…), Chebika, Tameghza, Meitla, puntando verso il confine con l’Algeria: i verdi ciuffi dei palmeti fanno un bel contrasto con il giallo-ocra di queste terrose ed aride colline. La “terrosità” dei luoghi è la gioia del piccolo Saul che non perde occasione per scavare e raspare non appena ci fermiamo.
Per arrivare a Douz attraversiamo il Chott el Jerid, una pianura salata prosciugata dove in realtà ci sono dei ruscelli stagionali d’acqua piovana, che assumono colori dal marrone bruciato al verde smeraldo a causa dei sali disciolti. Un paesaggio da allucinazioni, se lo si attraversa d’estate! A Douz troviamo il nostro piccolo Sahara; già nel paese stesso si percepisce la presenza del deserto che si estenderà per migliaia di chilometri. Qui si può affittare un 4×4 (finalmente è necessario…) meglio con una guida per inoltrarsi in qualche pista tra le dune di sabbia chiara finissima.
Il nostro itinerario verso il sud sta per completarsi. Puntiamo verso Tataouine e la suggestiva zona degli ksar e delle abitazioni berbere. Queste ultime sono stanze scavate direttamente nelle rocce, quasi sempre intorno ad un ampio cortile, imbiancate ed ingentilite da alcune pitture murali, certo poco luminose ma fresche. Gli esempi più belli sono nella zona di Matmata. Il nostro percorso s’ impernia nella zona di Tataouine, dove ammiriamo alcuni bellissimi ksar. Il nome ricorda la parola castello, ma si tratta di complessi generalmente dell’XI/XII secolo adibiti a negozi al piano terra ed a magazzini ai piani superiori, che si affacciano su un cortile centrale. Sono sempre costruiti su promontori, ovviamente meglio controllabili e difendibili, e questo li rende più suggestivi e panoramici, in particolare al tramonto, la cui luce radente ne esalta il colore. Bellissimo è lo ksar Oualed Sultan ed Ezzara. Poco a sud di Tataouine seguiamo un percorso quasi ad anello, in un ondulato arido paesaggio dai forti contrasti di colore si inseriscono alcuni arroccati villaggi berberi abbandonati totalmente o in parte. Nel disabitato villaggio di Douarette scopriamo che c’è un albergo, spartano ed essenziale nell’arredamento ma fortemente evocativo nell’atmosfera, all’interno delle antiche abitazioni troglodite, perfettamente inserito nell’ambiente. E’ gestito da simpatici e discreti ragazzi, che lo hanno realizzato con i contributi della cooperazione italiana. Il fascino di questa rocca deserta ed isolata riesce a farmi superare la claustrofobia della stanza senza finestre ma per fortuna ampia. Ne valeva la pena anche solo per lo splendido cielo notturno stellato. Ora ci tocca risalire verso nord, ed i tempi ci consentono di fare tappa anche nell’animata città balneare Sousse. A noi il mare non interessa (sembra Rimini e del resto fa anche freddino), quindi bighelloniamo nella medina, visitando il Ribat, castello squadrato ma nello stesso tempo elegante, e la Grande Moschea. Una piacevole nota per il palato di noi poveri italiani all’estero: pesce fresco e prezzi ottimi nel Restaurant du People, per spezzare felicemente la monotonia del cous cous.
Prima di arrivare a Tunisi entriamo velocemente a El Jem, dove un altro Colosseo, anche se più piccolo del nostro, fa ancora sentire la sua maestosità al di sopra dei tetti delle casette ad un piano.
Alla fine del nostro viaggio ci dedicheremo alla visita di Tunisi, moderna e caotica. Immancabile il giro dei suk all’interno della medina, cosa da non perdere mai nei paesi del nord Africa e mediorientali. Le spezie, le stoffe, i colori, i rumori, gli odori, le chincaglierie ma soprattutto l’arte nel disporre frutta e spezie sui banchi ne fanno uno spettacolo che mi mette sempre di buon umore e rende tollerabili anche i continui inviti all’acquisto, tra l’altro qui non troppo insistenti. Tra gli stretti vicoli appare qua e là una bella porta colorata, il cortile di una moschea, un piccolo bar decorato dove si può fare una pausa davanti ad un profumato the alla menta. Chiudiamo con la visita al Museo del Bardo, che conserva un ricchissimo patrimonio di mosaici dal periodo romano fino all’ottavo secolo. E’ una collezione veramente unica per la quantità, le dimensioni ed il perfetto stato di conservazione, possibile solo in questi climi secchi.
Torniamo a casa carichi di ceramiche, datteri ed altri vari oggetti artigianali con il piccolo Saul aggrappato ad un dromedario di lana d’agnello.
————————————————————— Chi siamo L’equipaggio era formato da me, mio marito Ivano e mio figlio Saul che ha poco meno di tre anni.
Informazioni generali pratiche Guida. Abbiamo utilizzato la Guida verde TCI “Tunisia”.
Noleggio auto. Abbiamo noleggiato da Camel Car (www.Camelcar.Com) prenotando da internet e prendendo la macchina all’aereoporto, una strana ma ampia Clio berlina (9 giorni, 274 euroo tasse comprese).
Strade. Tutte le direttrici principali e molte secondarie sono in buone condizioni ed asfaltate. Si può girare tranquillamente tutta la Tunisia senza il 4×4, le agenzie che portano a spasso i turisti si presentano in jeep penso soprattutto per fare scena. Se volete percorrere qualche tratto di pista nel deserto conviene affittarla in loco, magari anche con una guida!.
Rifornimenti. Non ci sono problemi di rifornimento di gasolio e benzina, ma è sempre prudente fare il pieno se si percorrono lunghi tratti di strade secondarie. La benzina costa meno di 60 eurocent.
Telefono cellulare. C’è campo praticamente dappertutto (Tim ed Omnitel), meglio che in Italia, anche perchè loro non si pongono troppo il problema dell’impatto ambientale nell’installare grandi ripetitori.
(prezzi in dinari tunisini) gio 7 Roma-Cartagine hotel Amilcar (68 pers. Mezza pens.) ven 8 Cartagine-Sidi Bou Said-Kairouan hotel Amina (77 doppia colaz.) sab 9 Kairouan-Sbeitla-Tozeur hotel Dar Ghaouar (40 doppia colaz.) dom 10 Tozeur-Oasi di montagna-Tozeur lun 11 Tozeur-Nefta-Douz hotel Saharian Paradise (52 pers./P. Compl.) mar 12 Douz-Matmata-Tataouine-Douarette hotel nelle rovine (25 pers. Mezza pens.) mer 13 Douarette-Sousse hotel Sherazade (64 doppia colaz.) gio 14 Sousse-Tunisi hotel Carlton (78 doppia colaz.+ 5 gg park.) ven 15 Tunisi sab 16 Tunisi-Roma