Tour del Vietnam da nord a sud
La valigia è pronta, la guida è già dentro lo zaino, passaporto, biglietti aerei e vouchers sono già nel mio portadocumenti… quindi posso dire che ho tutto e posso partire per vivere una nuova esperienza nella mia amata Asia. Questa volta la destinazione è il Vietnam!
Il 29 maggio mi imbarco sul volo Thai Airways per raggiungere la città di Hanoi. Una bella dormita a bordo dell’aereo per arrivare riposata (o quasi) nella prima tappa del mio viaggio. È il 30 Maggio: “Good Morning Vietnam” (come citava il famoso film del 1987 interpretato da Robin Williams). Arrivata all’aeroporto di Hanoi, dopo aver espletato tutte le procedure di immigrazione per l’ottenimento del visto, ritiro il mio bagaglio e mi dirigo subito all’ufficio cambio ed è qui che ho il mio primo incontro ravvicinato con la moneta locale: il Dong Vietnamita! Per fortuna che decido di cambiare soltanto una banconota da 50 euro… perché in cambio ricevo la bellezza di circa 1.300.000 Dong! Tanto che mi sono saltati in mente subito due pensieri: il primo che sono ricca e subito dopo che avrei avuto il problema di dove avrei messo tutte queste banconote! Esco dall’aeroporto e salto sul primo taxi verde in direzione del mio hotel. Arrivo in hotel e alla reception conosco Belle (nome occidentale) che mi dà il benvenuto e mi consegna la tessera magnetica della camera con il suo sorriso e con un atteggiamento di riverenza. Salgo in camera, il tempo di indossare abiti più comodi e leggeri che mi ritrovo già per strada: devo approfittare di ogni attimo, ma soprattutto devo mettere qualcosa in pancia! Così mi fermo dal primo ambulante (ci sono soltanto un paio di sgabelli liberi… quindi penso: “Qui sicuramente si mangia bene”. Mi siedo, mi guardo intorno e soprattutto osservo i piatti degli altri clienti… ma decido di alzarmi, andare dall’ambulante e semplicemente indicargli ciò che voglio o meglio ciò che mi può sembrare più familiare: germogli di soia e straccetti di carne accompagnati da una buona Hanoi Beer! Ho ancora un’oretta prima che il sole tramonti e mi trovo proprio nel centro della città, vicino al Lago di Hoan Kiemn o “della spada restituita” con un ponte in legno rosso che attraverso per raggiungere la pagoda. La leggenda racconta che l’imperatore Le Loi si trovava vicino al lago quando gli si avvicinò una tartaruga con una spada in bocca che avrebbe dato la forza di 1000 uomini a colui che l’avesse presa in mano. Fu grazie a questa spada che l’imperatore riuscì a contrastare e ad evitare l’invasione da parte della dinastia cinese Ming. Per questo motivo oggi all’interno della pagoda è conservata la tartaruga mummificata. Il fuso orario si inizia a sentire e approfitto per rientrare in hotel e andare a riposarmi perché la giornata sta finendo ed il giorno successivo c’è una Hanoi tutta da scoprire!
Il 31 Maggio mi sveglio di buon mattino e scendo a fare la colazione (a buffet e occidentale). Devo fare il pieno di energie per la giornata intensa che mi aspetta! La prima tappa è il Mausoleo di Ho Chi Minh. Quando arrivo c’è già una lunga fila di turisti stranieri, vietnamiti e scolaresche lungo il perimetro dell’area in attesa di entrare. Dopo aver girato tre volte l’angolo, ecco che è il mio turno. Entro e mi ritrovo all’interno di un complesso all’aria aperta composto dal Mausoleo dove si trova la salma del leader politico e l’eroe dell’indipendenza vietnamita morto nel 1969, il Palazzo Presidenziale, la Casa di Ho Chi Minh e la Pagoda su un singolo pilastro un tempio buddhista che assomiglia ad un fiore di loto e dove le coppie vietnamiti si recano per chiedere la benedizione per la fertilità. Dopo aver terminato la visita, mi dirigo verso il Tempio della Letteratura che rappresenta la prima Università del Vietnam del 1076 (ancora più antica della nostra prima Università di Bologna!): nel cortile si trovano dei blocchi in pietra che riportano scolpiti i nomi degli studenti meritevoli e sono sorretti da una scultura in pietra di tartaruga (ancora oggi gli studenti vietnamiti che intraprendono il corso universitario si recano in questo luogo e usano toccare la testa dell’animale come portafortuna).
La tappa successiva è il Museo etnografico dove si ha la possibilità di conoscere i 54 gruppi etnici che popolano questo Paese e la loro vita quotidiana, usi e costumi. Ho trovato di particolare interesse le case tipiche ricostruite nel parco del museo: la casa dell’etnia Bahnar con un tetto a pannelli e pavimento sopraelevato in bambù e raggiungibile attraverso una scalinata in legno; la palafitta Ede che si sviluppa in lunghezza e dove le donne accudivano il focolare. Il tempo per un giro sul tipico cyclo e con il quale ritorno nella zona del lago per fare una passeggiata tra le vie commerciali della città dove ognuna si differenzia per il prodotto in vendita: la via dell’abbigliamento, la via dei fiori, la via della frutta e della verdura. E’ giunta l’ora dell’aperitivo, così mi fermo ad un bar e approfitto per provare altre due tipi di birra: Halida e Larue (50.000 Dong). Si mangia qualcosa e subito a dormire perché il giorno successivo mi attende il trasferimento verso una nuova località.
L’1 Giugno salgo a bordo del minivan della compagnia di navigazione Indochina Sails che dall’hotel di Hanoi mi conduce fino alla Baia di Halong “la seconda meraviglia del mondo”. Dopo una sosta in un centro di esposizione e produzione di sete, ceramiche e sculture in pietra, iniziano a spuntare i primi faraglioni in lontananza e capisco che sono vicina. Arrivo al porto, mi imbarco a bordo della giunca e porto subito il mio bagaglio in stanza: una cabina realizzata completamente in legno e dotata di ogni comfort. Lascio tutto e mi precipito sul ponte dell’imbarcazione dove rimango senza fiato alla vista di questi faraglioni ricoperti in parte dalla vegetazione ed immersi nelle acque verdi del mare. Suona la campanella che mi avvisa che è possibile ora scendere e fare un giro in tipico sampan a remi per scoprire le grotte suggestive che si nascondono in questo paradiso naturale. È un’emozione unica: una meraviglia! Al rientro ci aspetta la lezione di cucina di “spring rolls” (involtini vietnamiti) e subito dopo una deliziosa cena a base di pesce, piatti realizzati con cura, fantasia e creatività. Per chi vuole c’è la possibilità di provare a pescare i calamari e poi tutti a dormire.
Il 2 Giugno la sveglia suona molto presto: alle 6 in punto! Sul ponte della giunca c’è ad attenderci il maestro di Tai Chi per un risveglio muscolare ed esercizi di respirazione. In questa occasione ho scoperto come è difficile respirare bene e soprattutto che non so respirare! Facciamo un’ottima colazione e subito dopo suona la campanella per avvisarci che si è pronti per scendere per una nuova escursione: la visita alle grotte di stalattiti e stalagmiti. Avendo visitato le Grotte di Frasassi, ora non posso dire di essere rimasta stupita, ma sicuramente è curioso provare ad indovinare le forme di animali, oggetti e persone che prendono queste formazioni. Si prosegue poi per un giro in sampan per vedere più da vicino i villaggi di palafitte dei pescatori che abitano questo luogo suggestivo. Si rientra in barca per il brunch e alle 10 si sbarca e ad attendermi c’è il minivan che mi porterà fino all’aeroporto di Hanoi dove prenderò il volo per Hue. Durante questo tragitto faccio una sosta al centro di coltivazione delle ostriche per la produzione di perle: è interessante vedere l’intero processo di nucleazione e di coltura. Arrivo nel tardo pomeriggio in aeroporto ad Hanoi dove salgo a bordo del volo diretto che mi porta ad Hue, nel centro del Vietnam. Arrivo ed è ora di andare in hotel.
Il 3 Giugno mi dedico alla visita della città di Hue, l’antica capitale del Vietnam. Per questa giornata decido di prendere a noleggio una bicicletta in hotel (il traffico di motorini non mi sembra così intenso come ad Hanoi ed è stata una scelta azzeccata!). Sistemo quindi la mia mappa nel cestino della bicicletta e parto in direzione della Cittadella Proibita, la città imperiale che fu costruita durante il regno dei 13 imperatori della dinastia Nguyen e che regnò tra il 1802 e il 1945. L’imperatore entrava attraverso la Porta del Mezzogiorno dove c’era anche un balcone che veniva da lui utilizzato per mostrarsi in pubblico. Superati i laghetti con le ninfee, si trovano la Sala del Trono e le sale degli uffici dei funzionari imperiali. Più all’interno si trova la cittadella proibita dove, come avveniva in Cina, anche in Vietnam l’unico uomo autorizzato ad accedere alla città era l’imperatore perché all’interno vivevano l’imperatrice, la regina madre, le concubine e i servi eunuchi. La sala che ha colpito maggiormente la mia attenzione è il teatro reale, una struttura costruita nel 1826 e successivamente divenuta sede del Conservatorio Nazionale di Musica. Prima di effettuare questa visita, occorre considerare che la città proibita venne quasi completamente distrutta nel 1968 durante l’offensiva del Tet e quindi di alcune sale rimangono soltanto le rovine, ma si è comunque in grado di farsi un’idea di quella che poteva essere la vita all’interno di quelle mura. Nel pomeriggio raggiungo in barca il villaggio di Thuy Bieu situato sul Fiume dei Profumi dove gli abitanti vivono di coltivazione di riso, frutta e verdura. Questo villaggio è soprattutto conosciuto per il pomelo. Appena arrivo, per calarmi nello spirito locale indosso il mio cappello vietnamita e mi viene affidata la mia bicicletta con la quale scoprirò i villaggi di questa terra con le sue casette colorate con giardini colorati da fiori e piante. Incontro alcuni abitanti locali, molto ospitali che mi danno il benvenuto e ho l’opportunità di osservare i frutti e la verdura che questi abitanti coltivano e posso fotografe attimi di vita quotidiana. Al rientro vengo invitata a raggiungere una capanna all’interno del quale mi aspetta un bel massaggio rilassante ai piedi in acqua calda con foglie di pomelo ed eucalipto. Ci voleva proprio! La giornata sta terminando così rientro in hotel. È l’ultima sera ad Hue, quindi colgo l’occasione per andare a cena nella via più famosa della città con ristorantini e localini in stile occidentale…quasi non sembra neanche di stare in Vietnam. Questa sera si mangia noodles di mais fritti con verdure!
Il 4 Giugno lascio in autobus la città di Hue in direzione di Hoi An, sono circa 4 ore di viaggio, attraverso il Colle delle Nuvole, una strada tortuosa ma con scenari vietnamiti spettacolari sulla baia di Danang. Scendiamo già fino ad arrivare alla tanto attesa Hoi An, città Patrimonio dell’Unesco e conosciuta anche come “la città delle lanterne”. Perché venga attribuito questo nome a questa città lo si capisce soprattutto la sera quando al calare del buio, si accendono le migliaia di lanterne realizzate a mano che illuminano l’intera città e soprattutto l’area pedonale. Questa città è piccolina, facilmente visitabile a piedi o in bicicletta e le principali attrazioni sono dislocate su due vie parallele pedonali lungo il fiume Thu Bon. Lo scenario è cambiato notevolmente rispetto alle località del Nord del Vietnam: Hanoi è una città legata alla storia ed importante centro culturale circondata da paesaggi con terrazze di risaie, baie con faraglioni calcarei ed una natura che lascia senza fiato; il Centro del Vietnam esalta il carattere “della tradizione” di questo popolo con le casette in legno di un paio di piani, attività di artigianato locale e legate al commercio, esperti sarti nella realizzazione di abiti. Ho un certo languorino e raggiungo subito il mercato locale: bancarelle di frutta e verdura e un tripudio di postazioni per la cucina di piatti tipici vietnamiti. Dopo un po’ di indecisione, la scelta ricade su Miss Van e i suoi “spring rolls” con salsa di pesce. La signora si mostra subito accogliente e disponibile e ci fa accomodare al suo tavolo. Non parla inglese, ma con gesti ed una quantità innumerevole di sorrisi riusciamo comunque a capirci e a stabilire una “conversazione” confidenziale, tanto che sembra quasi dispiaciuta quando ci salutiamo e prende il cappello vietnamita che ho con me e se lo mette in testa per scattare una foto ricordo. Ho con me il tipico cappello vietnamita perché fa caldo e viene solitamente indossato dai contadini che lavorano nelle risaie per ripararsi dal sole… e funziona veramente: ripara talmente bene dal caldo che sembra quasi essere più fresco! Approfitto del pomeriggio a disposizione per farmi una prima idea di questa città: compro il biglietto di ingresso all’area pedonale e per visitare cinque edifici storici a scelta tra vecchie case-bottega, templi, pagode e musei e mi incammino prima verso il Tempio Cinese Quan Cong dove all’interno si trova la sua statua con i guardiani ai suoi lati e un cavallo di grandezza naturale che rappresenta il suo stallone prima che gli venisse dato un cavallo rosso da una forza immane. Osservando le grondaie del tetto si notano delle carpe simbolo della pazienza. Proseguo verso il Ponte Giapponese che collegava il quartiere giapponese con quello cinese ed entrambi gli accessi sono sorvegliati da un lato da due statue di scimmie e dall’altro da due di cani. Raggiungo la Casa di Phung Hung risalente al XIX secolo, simbolo della diversità dei popoli che abitarono in questa città quando era un’importante centro per il commercio e realizzata con stili che combina la cultura architettonica cinese con quella giapponese e quella vietnamita. È un’antica abitazione di una famiglia di ricchi commercianti ben conservata e all’interno si può notare il livello che viene raggiunto dall’acqua quando si verificano le inondazioni durante il periodo delle piogge e la famiglia è costretta a salire al piano superiore per ripararsi. Ultima tappa della giornata, prima di dedicarmi un po’ allo shopping, è la sala dell’assemblea cantonese anche se è una pagoda utilizzata quindi come luogo di culto e dove solitamente in occasione del capodanno cinese viene addobbata a festa. La mia visita è terminata, ora voglio dedicarmi a quelle piccole botteghe di artigianato locale che ho adocchiato durante il mio giro itinerante: abiti in seta, cappellini vietnamiti, costumi tradizionali, dipinti, bacchette in legno… e le famose lanterne colorate realizzate a mano! Il tempo di una doccia e si esce nuovamente per andare a cenare in uno dei ristoranti allestiti con cura ed un tocco di design. Voglio approfittare per fare una bella passeggiata lungo il fiume, il clima è suggestivo, la città è interamente illuminata dalle lanterne colorate e ogni tanto è possibile scorgere qualche figura di carta con candele all’interno che risale il fiume.
Il 5 Giugno raggiungo l’aeroporto di Danang in tempo utile per il volo diretto per Ho Chi Minh City o come veniva anticamente chiamata Saigon. Qui il paesaggio cambia nuovamente: mi ritrovo catapultata in una città di grattacieli dal chiaro stampo occidentale tanto che, guardandomi intorno mentre sono sul taxi in direzione dell’hotel, qualche edificio mi suona quasi familiare: la cattedrale di Notre Dame (chiamata anche Basilica dell’Immacolata Concezione) costruita dai francesi nel XIX secolo e con la statua della Vergine Maria, posizionata proprio di fronte all’ingresso, e che era stata donata dallo Stato Pontificio del Vaticano al Vietnam nel 1959. Il buddhismo è la religione più praticata nel Paese, molti adottano il confucianesimo come stile di vita, ma esiste anche una percentuale di cattolici soprattutto in questa città e molti sposi vietnamiti giungono in questa basilica per ricevere il sacramento del matrimonio o per battezzare i propri bambini a cui in questa occasione viene attribuito anche un nome latino legato alla religione cattolica. Una pratica comune per tutti i vietnamiti invece rimane il culto degli antenati: in ogni casa è presente un altare con la foto dei familiari deceduti a cui vengono offerti frutta, fiori e bastoncini di incenso affinché proteggano la famiglia e i discendenti. Un altro edificio che richiama la cultura europea è l’ufficio postale, accanto alla cattedrale di Notre Dame, costruito da Gustave Eiffel, lo stesso architetto della celebre Torre Eiffel di Parigi. Di particolare interesse è l’interno dell’edificio che richiama una stazione ferroviaria con una mappa delle “Linee Telegrafiche del Vietnam meridionale e della Cambogia nel 1892” ed una di “Saigon e dintorni nel 1892” e in fondo al corridoio troneggia l’immagine del leader politico vietnamita Ho Chi Minh. Dopo aver lasciato il bagaglio in hotel, mi dedico alla visita della città. Si inizia con l’esterno del Teatro dell’Opera, realizzato in stile coloniale francese, che ospita regolarmente i migliori concerti della città. La tappa successiva è il Palazzo della Riunificazione, uno degli edifici simbolo della città dove si possono visitare la sala del ricevimento dove il Presidente Van Thieu riceveva i presidenti del resto del mondo in visita, il bunker nel seminterrato che ospitava un centro di comando con mappe, strumenti di telecomunicazione e vecchi trasmettitori e si può salire sul tetto dove si trovava la piattaforma per l’atterraggio dell’elicottero. Al termine mi dirigo verso il Museo della Guerra del Vietnam: per quanto si conosca degli eventi della guerra in Vietnam negli anni ‘60, soltanto durante la visita a questo museo ho potuto prendere ancora più coscienza di ciò che è stato e le conseguenze dannose che sono state recate a questo Paese, ai suoi abitanti e alle generazioni successive. I reportage fotografici ed i reperti testimoniano l’invasione americana, il numero impressionante dei morti caduti e le sofferenze subite dai vietnamiti perché è in questo territorio che sono state usate armi distruttive come le bombe al Nepal ed altre armi chimiche ed ancora oggi, girando la città, si possono notare le conseguenze lasciate sulle persone e sulle generazioni successive alla guerra. Esco dal museo con un profondo senso di angoscia, ma questa è la storia e ritengo sia stato importante questa visita per me e la consiglio per conoscere meglio la realtà di questi fatti accaduti soltanto 50 anni fa e che abbiamo letto da libri, appreso dai film e dalle canzoni di tanti cantautori, ma è ancora più impressionante la realtà che si legge dai numeri e che si vede dalle foto esposte in questo museo. C’è bisogno di un po’ di leggerezza, così decido di dirigermi verso il famoso mercato di Ben Thanh sulla celebre strada principale di Saigon chiamata Le Loi. È importante memorizzare l’ingresso di questo mercato (o meglio il punto cardinale) perché è molto facile perdersi all’interno con le aree organizzate per prodotti e dove si trovano: abiti, scarpe, accessori, gioielli, fiori, souvenirs, ristorantini, frutta, verdura, caffè, tè, tisane e soprattutto spezie. E quando il sole tramonta, chiude il mercato di Ben Thranh e all’esterno iniziano ad arrivare i primi ambulanti che danno vita al mercato notturno. Ho Chi Minh City è una città che non dorme mai!
Il 6 Giugno parto da Ho Chi Minh City per un’escursione giornaliera ai famosi tunnel di Chu Chi a circa 50 km dalla città. Dopo un’ora di viaggio arrivo all’entrata di questo museo a cielo aperto: un complesso sistema di gallerie sotterranee di circa 250 km costruito di giorno e di notte dagli abitanti e dai guerriglieri dove si nascosero prima i vietnminh e poi i vietcong durante la guerra contro gli americani. La visita inizia con alcune ricreazioni di vita nelle gallerie come la sala da pranzo, le camere, il deposito delle armi e le sale di controllo. Successivamente ci si addentra nella foresta dove si iniziano a scoprire i primi nascondigli e gli accessi nascosti alle gallerie, per poi proseguire e scoprire le trappole di semplice costruzione, ma ingegnose e perfettamente mimetizzabili con la natura circostante e da cui il nemico non ne usciva vivo. Sono rimasta veramente sorpresa quando la guida mi ha spiegato il sistema del sandalo in gomma: i vietcong realizzavano sandali in gomma “bidirezionali” che potevano essere indossati da entrambi i lati, in questo modo gli americani non avrebbero mai capito la direzione delle tracce lasciate sul terreno dai vietnamiti. Pochi strumenti e di semplice ingegneria, ma di una astuzia incredibile! Un’esperienza da provare è la discesa nei tunnel sotterranei: ancora sono incredula a come migliaia di abitanti hanno potuto vivere la vita quotidiana sottoterra in così poco spazio e con un alto tasso di umidità dove quasi sembra mancare l’aria. La mattinata è quasi finita ed è ora di tornare a Ho Chi Minh City.
Il pomeriggio decido di passarlo godendomi un poco di vita moderna della città: passeggio lungo le vie principali dello shopping come quella di Le Loi e Dong Khoi Street dove ai lati della strada sorgono altissimi grattacieli di hotels e centri commerciali con negozi delle più note marche di moda e non può mancare la sosta per bere un caffè vietnamita, anche questa è un’esperienza da fare: viene servita una tazza coperta da un disco su cui appoggia un bicchiere in metallo che ha dei fori sul fondo e che consente di filtrare la polvere di caffè; goccia dopo goccia la tazza si riempie ed il caffè è pronto per essere bevuto! C’è una qualità di caffè pregiata che si può sperimentare, ma avviso che risulta più costosa di un espresso (€ 4 circa): il caffè di donnola. L’animale ingerisce i chicchi di caffè che vengono in parte digeriti, lavorati dagli enzimi intestinali ed espletati togliendo al caffè il sapore dell’amaro e facendolo risultare più dolce rispetto a quello tradizionale. Sono le 5 del pomeriggio e a questo orario c’era un evento legato all’hotel Rex: questo è l’hotel dove alloggiavano gli ufficiali americani e da dove venivano fatte le conferenze stampa conosciute come “five o’clock follies”; un altro hotel storico è il Continental dove giornalisti e fotografi stranieri trasmettevano la cronaca della guerra nel Vietnam. Termina così un’altra lunga e carica giornata.
Il 7 Giugno partecipo ad un’altra escursione giornaliera molto interessante che si può fare da Ho Chi Minh City: Ben Tre sul Delta del Mekong e capitale della noce di cocco in Vietnam. Arrivo al molo di Hung Vuong da dove prendo una barca per risalire i canali fluviali e da dove ho l’occasione di assistere al mercato e agli scambi che avvengono ancora oggi da barca a barca, a uomini che pescano, donne che lavano i panni e bambini che fanno il bagno. Attracchiamo ad un moletto dove scendiamo per assistere alla lavorazione della pianta del cocco che viene utilizzato per costruire le case e prodotti artigianali, per cucinare, per fare shampoo e oli e per realizzare le famose caramelle di cocco. Si risale di nuovo a bordo della nostra barchetta per percorrere ancora un tratto del fiume Mekong fino ad arrivare ad un altro moletto dove scendo e mi viene consegnata una bicicletta perché è arrivato il momento di un giro nella tranquilla campagna per conoscere da vicino le piante dei famosi frutti esotici che ho mangiato fino a questo momento (il frutto del dragone, il durian, il mangostano, il mango, il rambutan). È un’esplosione di colori e di odori… durian a parte! Termino il giro in bicicletta e ritorno al molo dove riprendo la barchetta per raggiungere il villaggio di pescatori dove mi aspetta il pranzo a base di pesce del Mekong. Giungo al ristorantino dei pescatori e mi fanno accomodare al tavolo, quando vedo arrivare il pescione d’orato di cui ho sentito tanto parlare per il suo sapore, ma la mia preoccupazione è “come lo pulirò?”. Per fortuna la signora del villaggio prova un poco di pietà per me e decide di farlo per conto mio, anche perché è stata la soluzione migliore per evitare di sprecare tutta quella bontà. Un altro pasto delizioso! Poi la mia guida mi chiede se ho digerito, perché in caso contrario ha un liquore giusto per l’occasione: serpente sotto spirito! Declino l’invito, ho digerito benissimo! Si risale in barca, indosso il mio cappello vietnamita perché il sole picchia e ritorniamo a risalire il fiume Mekong per rientrare al molo e quindi rimetterci in viaggio verso Ho Chi Minh City. Questa è l’ultima sera in Vietnam, quindi approfitto per bermi un’ultima “bia” vietnamita: le sere scorse avevo provato la Bia Saigon, la birra più antica del Vietnam, stasera è il turno della 333.
Sono giunta così alla fine del mio tour del Vietnam e inizio a tirare le conclusioni di questo viaggio: è stata un’esperienza indimenticabile in un Paese tutto da scoprire perché da nord, al centro, al sud il paesaggio cambia continuamente così come la tradizione, gli usi e costumi, la storia e gli abitanti. Ogni area geografica ha una particolarità per cui il Paese richiede di essere visitato da nord a sud. È un Paese che può essere visitato utilizzando i diversi mezzi di trasporto a seconda della località dove ci si trova: il taxi, i comodi e moderni autobus, la bicicletta, il cyclo, la barca, la lancia, il sampan, il carretto trainato dal motorino… Il Vietnam è un tripudio di colori che si percepisce ancor di più nei suoi mercati locali dove la frutta ne fa sicuramente da padrone. Gli odori, i sapori e i colori della frutta esotica locale: il fucsia del frutto del dragone, il giallo/verde del durian, il viola del mangostano, il giallo/arancione del mango e il rosso del rambutan. Poi ci sono i vietnamiti: così discreti e così timidi ma sempre pronti a donare un sorriso, rispettosi e disponibili con gli ospiti, grandi lavoratori e con un forte senso di identità nazionale, orgogliosi e molto legati alla famiglia.
Il Vietnam è un Paese che mi è entrato nel cuore… e già dal primo viaggio sapevo che ci saremmo rivisti… ed oggi, a distanza di quasi 4 anni da questo primo viaggio in questa terra e dopo esserci tornata per altre due volte, posso dire che non mi stanco mai di vedere e soprattutto vivere questi luoghi. È sempre un’esperienza tutta da vivere!