Sorrisi all’Orientale
Indice dei contenuti
Partiamo da Milano Malpensa il 17 agosto ore 14 volo per Bangkok e poi si riparte il 18 alle ore 6 diretti per Hanoi. Veniamo accolti dalla nostra prima giuda Vietnamita, scopriamo inizialmente con rammarico, di essere solo noi tre in questo tour… alla fine felicissimi di esserlo stati, soprattutto per la libertà e le attenzioni che abbiamo avuto.
BEEP BEEP
Che dire sul primo impatto della grande città di Hanoi, con i suoi tre milioni e mezzo di abitanti, di cui almeno la metà in circolazione sulle due ruote, a migliaia senza rispettare le regole, segnali, precedenze. Il rumore del clacson “Beep Beep” divaga in maniera incessante ovunque e non per sollecitare la marcia come da noi, bensì per avvertirti che ti stanno venendo addosso: sono infiniti, sono tantissimi e non finiscono mai. Due passeggeri sono nella norma, tre sono frequenti, quattro non così rari, per non parlare di ciò che si caricano a bordo i single… “Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”… pazzesco l’equilibrio che hanno, stenti a crederci! Da notare che qui tutti portano il casco e mascherina, sono dei miti! Hanoi capitale politica del Vietnam significa in vietnamita “Al di là del fiume” è adagiata lungo la sponda del fiume rosso ed è abitata da circa un milione di abitanti capitale Imperiale fin dal 1010, e durante la dinastia Le dal 1428 al 1788 riprese il suo ruolo nell’Indocina francese durante il periodo coloniale dal 1902 al 1953, per diventare la capitale politica del paese, dopo la riunificazione del nel 1976. Hanoi si presenta come una tipica città francese inizio secolo con viali, parchi, monumenti e un centro affollato di negozietti e colori; giriamo esterrefatti nel “Quartiere Vecchio o delle 36 strade”dove le antiche case sono un monumento nazionale. È solo il primo giorno e ho scattato molteplici fotografie, ogni cosa, ogni persona era da immortalare, si vede di tutto e soprattutto si sente di tutto, i profumi e gli odori ci stordiscono. È pazzesco come per le varie vie, trovi venditori di qualunque genere, per non parlare degli Street Food. Al mattino partiamo per un’escursione fuori Hanoi per visitare la pagoda del maestro Chua Thay, dedicata al Bouddha Abitabha (ci vengono raccontate molte leggende a riguardo la vita Zen), e la pagoda Ty Phuong, o Pagoda dell’ovest uno dei capolavori dell’arte buddista vietnamita. Iniziamo finalmente ad respirare il piacere della pace e della tranquillità di questi luoghi sacri. Nel pomeriggio visitiamo La Pagoda ad un solo Pilastro particolarissima in legno che poggia su un unico Pilastro costruita nel 1049, a rappresentazione della purezza del fior di loto; non essendoci molta gente cogliamo la spiritualità del luogo. In seguito ammiriamo la spianata del Mausoleo di Ho Chi Minh, si percepisce appieno l’austerità del regime, non potendo entrare assistiamo al cambio della guardia.
Molto interessante immergersi nella cultura meditativa di questo popolo, attraverso il Tempio della Letteratura, antica università costruita nel 1070 in onore di Confucio. In ultimo, ma meritevole per la sua bellezza, gli arredi e gli altari ricchi di offerte e trionfi di fiori, il tempio Quan Than. Dopo essere saliti e scesi molte volte dal nostro minivan, per sopravvivere all’afa atroce alla quale non siamo ancora abituati, costeggiamo a piedi il lago d’acqua dolce Hoan Kiem o della Spada restituita, situato nel centro storico di Hanoi, circondato da alberi secolari; funge da punto focale della vita pubblica che pare dimenticare il traffico dei motorini, mangiando gelati, chiacchierando tra amici. Mega affari nei negozietti, di indumenti di marca a poco prezzo: mio figlio strafelice. Dopo una doccia ristoratrice, abbiamo camminato parecchio per cercare un posto in cui mangiare un capretto, un risotto e dei Roll presso Fabsamsung, questi ultimi ci accompagneranno per tutto il viaggio fino ad ossessionarci; a parte una festa di compleanno al piano di sopra, era un ambiente molto gradevole. Durante i vari tentativi di attraversare la strada (mission impossible) , sentiamo in lontananza delle grida, urla, pensavamo ad una festa o qualcosa di simile, era invece un folto gruppo di vietnamiti di tutte le età, che facevamo un facsimile zumba sul marciapiede, con lo stereo a pala alle ore 23 circa di sera … relax post ufficio? Sono semplicemente mitici!!!
LOVE BOAT
In mattinata partiamo per la Halong Bay definita l’ottava meraviglia del mondo; arrivati al porto mi “dedico” ad un servizio fotografico di una coppia di bellissimi sposi. Mi viene spiegato che a differenza di noi italiani, loro scattano il book di nozze, prima del fatidico giorno, in modo che gli invitati potranno vederlo il giorno delle celebrazione. Saliamo a bordo di una piccola nave da crociera, la più “sfigatina” presente al porto, ma confortevole e con ottimi pasti (marito e figlio faranno un piccolo corso di cucina “roll” con il capitano stesso). Salpati si ammira la Baia costellata di rocce carsiche che hanno subito nei millenni l’opera di erosioni dal vento e dall’acqua, creando un ambiente fantasmagorico di isole, isolette, Faraglioni, alcuni dei quali alti centinaia di metri, alcune isole hanno formato anche un laghetto interno, accessibile attraverso un passaggio che sparisce del tutto durante l’alta marea. Alla sera con le barche tutte illuminate, risulta molto romantico e appiccicaticcio causa l’umidità; non potevamo farci mancare di sorseggiare un cocktail. Durante le mezze stagioni la foschia del mattino, crea effetti ancor più suggestivi facendo apparire e scomparire isole e rocce in lontananza, secondo una leggenda le centinaia di isolotti sarebbero resti della coda di un drago, inabissatosi nelle acque della baia. In uno dei tanti isolotti, visitiamo le Grotte scoperte dai francesi, ai nostri occhi uno scenario dalle forme più strane (nulla a che invidiare alle nostre presenti in Italia) contorniate da flash e schiamazzi di ogni età e razza. Per poco più di un’oretta di relax, veniamo lasciati su di una micro spiaggia, dove i miei uomini hanno potuto fare il bagno in un’acqua putrida, calda e piena di turisti da tutto il mondo orientale. Dopo infiniti gradini, abbiamo potuto ammirare un paesaggio mozzafiato, in alto della scogliera… senza parole. Al mattino seguente loro hanno pagaiato sul Kayak, io invece comodamente su una barca remata da un simpatico vietnamita, insieme ad altri turisti, scattando foto in ogni angolo.
ATMOSFERE DA FAVOLA
In tarda mattinata rientriamo al porto, salutiamo amaramente la nostra prima guida e ripartiamo per aeroporto di Hanoi per un volo diretto a Hue… non vado mai nei miei racconti di viaggio a citare gli alberghi, ma questo ne vale assolutamente la pena, Hotel Lasenta lussuosissimo soprattutto per la spettacolare piscina terrazzata che ci fa apprezzare il paesaggio incontaminato di fronte a noi; ce l’ha sguazziamo al calar del sole godendoci un ottimo aperitivo. La sera decidiamo di fare un giro nel centro della romantica città delle Lanterne Rosse di Hoi An, rimaniamo entusiasmati da queste ultime posizionate lungo tutto il fiume e in tutta la città, con bancarelle di ogni genere e cosa. Locali sulla sponda stile il navigli anche molto trendy… ho ammirato in un angolo della strada, un gruppo di vietnamiti seduti a terra, che si cimentavano ad un gioco tipo il nostro Tabù, cantavano, recitavano, gioivano e sorridevano, da noi certe cose non si vedono. Hoi An è ricca di edifici dall’influenza architettonica cinese che testimoniano il suo importante passato di centro mercantile, conosciuta dagli antichi come Faifo. Era un vivace porto commerciale sin dal II secolo dopo Cristo sotto il regno Ciampa, decaduta nel quattordicesimo secolo, riprese la sua funzione di Emporio internazionale verso la metà del secolo XV; fu solo nel XIX secolo con l’interramento del fiume Cai, che la città perse importanza a favore di Danang che sorge a 30 km a nord. Visitiamo la vecchia cittadina con il ponte giapponese del 1592, il tempio dedicato alla dea Fukie e le vecchie case comunali. Una posto incredibile, soprattutto per la gente che vi abita, ci vive, ci lavora, i loro sorrisi, la pace che ci trasmettono e… i loro abiti!
Come ogni viaggio, ove possibile, acquisto un tipico vestito: quello vietnamita Ao dài, semplicemente elegante, straordinariamente sexi. Vengo portata dalla guida in un negozio che fa su misura gli abiti, mi sono sentita una modella: in due giorni perfettamente confezionato, per 50$ Dedichiamo la mattinata alla visita suggestiva del sacro sito My Son con i resti di templi del regno di Cham (un afa micidiale), rovinato purtroppo dai bombardamenti americani, impressionante la voragine rimasta di una bomba. Proseguiamo per Danang per la visita al museo Cham, dove abbiamo goduto in totale solitudine, in quanto vi eravamo solo noi, le bellezze esposte di grandi sculture di divinità e parti di templi. Alla sera belli stanchi non rinunciamo ad un bel bagno in piscina, decidiamo di mangiare all’interno dell’albergo: pizza e hamburger, voto 8 per essere fatta in Vietnam.
VIVERE LA STORIA
La città di Hue sorge lungo le rive del fiume dei profumi e fu fondata nel 1687 prendendo il nome di Phu Xuan e divenendo capitale della parte meridionale del Vietnam nel 1744. Fu ancora capitale del Vietnam dal 1802 al 1945 sotto il regno dei 13 imperatori della dinastia di Nguyen, nel 1802 l’imperatore Nguyen An ne fece la capitale dell’intero paese ribattezzato la Hué. La città vecchia con la Cittadella e la residenza Imperiale, sorgono sulla sponda sinistra del fiume mentre la città nuova (dove un tempo era la residenza degli europei). Prendiamo una barchetta con “ogni dispositivo di sicurezza a norma” (sedie della Algida inchiodate sul fondo ecc.) che ci fa attraversare il Mekong per arrivare dall’altra sponda, per visitare l’imponente tomba Imperiale di Ming Mang immersa nel verde che fa assaporare il senso di pace che la circonda, e poi proseguiamo per la bellissima pagoda Thien Mu che guarda sul fiume dei profumi. Qui ci viene raccontata l’interessante storia, compresa quella del monaco che si diede fuoco nel ’63 a Saigon (nel retro c’è ancora la sua auto che aveva utilizzato per il suo ultimo viaggio). In ultimo vediamo l’imponente e monumentale Cittadella Imperiale ove la storia trasuda in ogni sua parte; oggi risistemata con l’aiuto dell’Unesco dopo i bombardamenti americani, su alcuni muri di cinta sono presenti i fori delle pallottole sparate. La nostra seconda simpatica guida, che ha imparato l’italiano attraverso internet, ci ha per tutto il tour, scattato foto in ogni angolo a lei permesso “BELA foto”; non abbiamo mai avuto così tante immagini di famiglia come in questo viaggio. Risaliti per l’ennesima volta sul nostro minivan (non abbiamo mai cosi tanto amato l’aria condizionata come in questo tour), veniamo catapultati in mezzo ad una folta vegetazione… che meraviglia piante, fiori, una piccola tavola imbandita solo per noi, una bellissima vietnamita ci accoglie e ci propone Cooking class; io ovviamente lascio il testimone a marito e figlio, io scatto e giro video. Dopo avere assaporato ciò che la mia famiglia ha cucinato per me, era anche compreso un massaggio: piedi, collo, spalle….. con “estrema delicatezza” partivano schiaffi a destra e a sinistra, quanto ridere che abbiamo fatto! È arrivato il momento di prendere il volo per Saigon con una sveglia delle 5:30. Appena atterrati, veniamo simpaticamente soffocati dall’ultima guida, giovanissima da un sorriso grandissimo, una macchinetta parlante perfettamente l’italiano, e iniziamo subito con le visite. Saigon è una città vitale ma anche ricca di testimonianze del passato. La cattedrale di Notre – Dame risalente al 1877, purtroppo la visitiamo dall’esterno, perché in ristrutturazione; di fronte abbiamo l’ufficio postale centrale, progettato da Eiffel, al suo interno pare di fare un viaggio nel tempo. Troviamo uno degli uomini più anziani del Vietnam, che a tutt’oggi traduce dei testi dalla sua lingua in francese con grande minuziosità. Inconsapevoli veniamo portati al mercato di Chinatown di Thien Hau Pagoda esperienza mai più da rifare, caos, disordine, odori nauseabondi … abbiamo anche preso un breve acquazzone che ha fatto diventare le strade fiumi di zozzerie. Presso il quartiere Cho Lon la pagoda Thien Hau posto ricco di spiritualità, è molto interessante assistere al via vai dei fedeli che si recano per le loro preghiere.
DOLORE VIETNAMITA
Ciò che è rimasto più impresso nei nostri cuori, mettendo a dura prova la nostra coscienza, è stato il museo commemorativo della guerra “War Remnants Museum” a Ho Chi Minh. E’ strutturato su tre piani, molte foto scioccanti, documentazioni e arnesi usati per uccidere. Pensavo di scattare foto, ma di fronte a tale crudeltà non sentivo il bisogno di immortalare nulla. Dunque la mia macchina resta attaccata al collo e lascio che siano i miei occhi a fotografare tale dolore. Un silenzio struggente si avverte tra i turisti che visitano le sale (penso che un museo del genere non doveva esistere, ma il male ha prevalso). Non avevamo capito bene cosa ci avesse detto la nostra guida, e ci ritroviamo in una stanza dove ragazzi menomati dal napalm (figli di vittime di guerra), suonano e mostrano le loro piccole opere a scopo di beneficenza… mio figlio corre fuori in un lampo… per la prima volta dal vivo, ha visto i postumi della cattiveria della specie umana. Ne usciamo tutti e tre sconvolti. Prendiamo fiato scattando foto ad aerei, elicotteri e carri armati nella parte esterna. Mangiamo in un ristorante della città, dove assistiamo ad un compleanno di una signora di 50 anni… sembrano i nostri parenti meridionali… e con questo ho detto tutto. Anche in questa città abbiamo la fortuna di pernottare in un meraviglioso albergo con la piscina in cima al grattacielo: mojito passion fruit e relax! Il mattino seguente, dopo un piccolo acquazzone, faremo l’esperienza di salire sul sampan, una specie di canoa in legno cinese (sembrava la fermata di un pullman) pagaiata da una donna, per un’escursione al delta del Mekong, il più grande cesto di riso del paese, per osservare la vita quotidiana delle popolazioni locali che vivono lungo il fiume, le fattorie galleggianti per allevamento di pesce, navigando in piccoli canali delimitati da alberi di papaya, di cocco. Lasciata la barca visitiamo la gente del posto, assaggiamo la frutta di stagione, accompagnate ad una tazza di the e miele, e assistiamo ad una performance di musica tradizionale. Il viaggio poi prosegue con il giro in calesse, comodi e “come sempre con ogni confort” su strade tranquille non trafficate e ubriacamente asfaltate, fino a un frutteto dove veniamo ospitati in una casa locale per il pranzo. Unica tappa un po’ turistica, ma assai “dolce”, alla piccola fabbrica che produce e confeziona tutto manualmente, le Keo Dua, caramelle di cocco; ne facciamo una scorpacciata e ne acquistiamo di tutti i gusti, come unico souvenir vietnamita, per amici e parenti. Ci trasferiamo a Ho Chi Minh, più conosciuta come Saigon, e alla sera rimaniamo esterrefatti dalla piccola Times Square… locali bizzarri, fiumi di gioventù vietnamita. Scegliamo un locale con reperti di guerra, e mentre sorseggiamo un paio di birre, ascoltiamo una giovane band suonare.
La nostra ennesima avventura è svolta al termine: non era una meta a cui ambivo, non era un viaggio che sognavo, non era un viaggio che… ma è stato uno delle vacanze più belle che abbiamo mai fatto… non per ciò che abbiamo visto, bensì per aver vissuto un paese attraverso i sorrisi gli sguardi la semplicità della sua gente.