Spagna in motocicletta
ABBIGLIAMENTO: Dal costume da bagno al pile pesante.
SISTEMAZIONI: principalente ostelli, occasionalmente pensioni (*, **; rispetto alle italiane, rapporto prezzo/prestazione decisamente migliore).
Osservazioni per i motociclisti: * Strade: il manto stradale è favoloso: nessun problema.
* Rifornimenti: ci sono molte stazioni di servizio molto ben fornite.
* Leggi: anabagliante acceso obbligatorio (8.000 ptas di multa) e i poliziotti sono cattivissimi. * Camion: in quantità esagerata, vanno sparati come palle di fucile, quindi attenzione.
* Automobilisti: pazzi scatenati, soprattutto i barcellonesi, prestare attenzione.
* Cartelli stradali: Amate le sfide? Non è detto che all’incrocio critico sia stato posto un cartello segnalatore (si sprecano lungo i rettilinei) e se c’è, non è detto che dica il vero. Senso dell’umorismo, forte orientamento e una carta dettagliata saranno utili.
* Furti: ne ho sentito parlare ma non ne siamo rimasti vittime. Forse a causa del nostro aspetto pietoso? Itinerario Giorno 1: Genova – Barcellona Traghetto per evitare di sfiancarsi con la Francia. Dopo 19 ore di viaggio ne sono partite altre due cercando l’ostello. Giorno 2, 3, 4: Barcellona Vera capitale economica e culturale della Spagna è una città particolare e piuttosto cara.
Molto da vedere: La cattedrale e il barrio gotico (ATTENZIONE: trattasi del centro storico di una città di mare, quindi portafoglio ben nascosto). Nel barrio c’e’ il museo archeologico che permette di visitare gli scavi romani.
Le Ramblas, lunghi viali che vanno verso il mare, prolungati con la Rambla del mar che porta al quartiere espositivo, che ospita l’acquario. Il parco della Cittadella (delizioso!). Non ho visto il quartiere olimpico ma ne ho sentito tessere le lodi. Discorso analogo per il Mont Juic che è un pò fuori mano .
Infine: GAUDI’. Geniale architetto barcellonese dell’inizio del secolo. Da non perdere: il Parc Gruel, la Sagrada Familia, con annesso museo (l’ingresso è un pò caro, ma ne vale la pena), Casa Batlò e la Pedrera.
Consiglio: per spostarsi in città approfittare dell’ottima metropolitana. Giorno 4: Barcellona – Tarragona – Deltebre Dopo aver combattuto sul Cinturon di Barcellona, abbiamo conquistato la statale N340 per Valencia. Ci sono ottime ragioni per prendere la statale invece dell’autostrada (meno vento, meno camion), ma alle autorità non interessa, quindi non si può mancare l’ingresso dell’autostrada (migliaia di cartelli segnalatori) ma si fa fatica a centrare le statali. Tarragona, graziosa cittadina romana. Interessanti l’anfiteatro, il foro e il ponte del diavolo (acquedotto di circa 2.000 anni – WOW). Risalendo in sella si arriva allo svincolo per Deltebre. Il paese è talmente piccolo che non è sulle carte, ma ha un ostello favoloso e un centro di accoglienza turistica “tosto”. Zona interessante: si tratta del delta del fiume Ebro e ha una certa importanza dal punto di vista naturalistico, le spiagge sono vicinissime.
Giorno 5: Deltebre – S. Carles de la Rapita – Sagunto – Valencia Si parte per Valencia. S. Carles è una breve deviazione: a settembre fa ancora caldo quindi un’oretta su una spiaggia di sabbia finissima è molto rilassante.
Sagunto: il paese antico si arrampica per la collina, le case sono bianche di calce e decorate con piatti di ceramica, mattonelle e piante di ibisco. La forma massiccia della chiesa ricorda più una fortezza che un luogo di culto, probabilmente svolgeva entrambe le funzioni. L’anfiteatro ci ricorda i nostri antenati capitolini. Abbandonata Sagunto si fanno pochi Km, si entra in Valencia, ci si perde un paio di volte, si chiedono informazioni a gentili passanti e si trova l’ostello (e il termine “sgarruppato” assume una connotazione fisica).
Giorno 5, 6, 7: Valencia Uno dei posti più caldi della terra (NB: terza settimana di settembre). La città vecchia è divisa da quella nuova da una serie di ponti che passano su un fiume invisibile (Ricoperto? Deviato?). Il centro storico fa bella mostra di se: antico e ben manutenuto La plaza dell’ajuntamiento ne è il centro gravitazionale, poco lontano c’è la bella Plaza della Reina con l’imponente cattedrale, vicino si trova la Lonia (il giardino è delizioso). C’è un interessante museo della ceramica, e’ un po’ nascosto, ma vale la pena. Al posto del fiume ci sono giardini con panchine e un geniale parco giochi dedicato a Gulliver. In centro c’è una grande quantità di negozi di classe che vendono vestiti favolosi (a prezzi decisamente ragionevoli). Giorno 7: Valencia – Cuenca Agguantare la Carrettera National III non è stato facile, ma dopo aver preso per sbaglio l’autostrada (accolti da un vento pazzesco) ci siamo riusciti. A Motilla del Palancar si prende la N320 per Cuenca. La provincia è veramente splendida: verde(alberi) e rossa (terra). Pare ci siano parecchi campeggi e ostelli, ma ben nascosti (trovato un ottimo 2 stelle)! Giorno 8: Cuenca (e provincia) – S. Lorenzo dell’Escorial (Madrid) La città vecchia è molto bella. Cuenca è centro di una provincia interessante: Poco popolata, con un clima rigidino (9ºC alle 8:30 del mattino a metà settembre), presenta attrattive naturalistiche, tra cui la Cuitad Encantada (apre alle 10) e il verrano del diablo. Due telefonate ci confermano che gli ostelli di Madrid sono pieni. Idea! El Escorial! Passando per la N400 si torna sulla National III e sul cinturon si deve stare attenti a non perdere l’uscita di Las Rosas.
Giorno 8, 9, 10, 11: S. Lorenzo dell’Escorial & Madrid Idea vincente: l’ostello è veramente bello (incredibile: veniamo scortati dalla POLIZIA che ha avuto pietà di noi: il cartello indicatore non c’è più). Il paese è decisamente carino, pieno di ristoranti e dotato di un eccellente servizio ferroviario (50 Km in un’ora).
Madrid: “Per essere la capitale non è niente di che!” detto da un altro turista, concordo. Uscendo dalla centralissima stazione di Atocha il primo impatto è di un certo squallore, che non si placa finché non si arriva in plaza Major. L’aspetto della cattedrale attira solo i devoti. Il palazzo reale sarebbe stato interessante se ci avessero lasciato visitare qualcosa di più di quelle quattro carabattole ( per un biglietto da 800 ptas. Le parti belle: armeria e museo delle carrozze erano chiuse, e dei reali appartamenti si visita pochetto). Il centro non desta emozioni, al contrario del museo del Prado. Si riesce a visitare in una giornata, avendo quelle 5 o 6 ore a disposizione; ne vale la pena.
Si impone una gita a El Escorial (palazzo di campagna della famiglia reale): non sconvolgente, ma interessante. Tutto nell’insieme ho trovato Madrid meno caotica di Barcellona.
Giorno 11: S. Lorenzo dell’Escorial – La Muela (Sarragoza) Centrare la National II è stata un’odissea. Dato che in zona non ci sono ostelli nè campeggi, si è pensato di fare una tirata unica. Molto bella Medinaceli (naturalemente romana). Paesaggi inquietanti: da un momento all’altro può apparire Willy il coyote. Ad Alhama de Aragon si può deviare per il monastero di Pietra. La zona è molto bella e le strade secondarie sono ottime ma un pochino polverose. Arrivati a La Almunia de Doña Godina cerchiamo un posto per dormire. NIENTE! A La Muela riusciamo a convincere la padrona di un bar con camere che dopo 400 Km in moto una stanza con letto a 1 piazza ci è sufficiente (voglio la doccia!).
Giorno 12: Sarragoza Carinissimo capoluogo di provincia catalano ha un bel centro storico. L’ ufficio di informazioni turistiche molto fornito. Il clima è intermedio: caldo ma non troppo. La città è tranquilla (rilassante, in confronto alle altre). Attenzione: il castello dove ha dimorato l’antico re cristiano (grandioso esempio di architettura moresca perfettamente conservato) non è visitabile al giovedì. Incredibile: La National II si trova subito.
Giorno 13: Sarragoza – LLeida ( o Lerida) Cittadina universitaria, ha un centro storico molto interessante, che culmina in collina con la cattedrale/fortezza. Le facce più da paura le ho viste proprio li, ma sicuramente ho preso un abbaglio: 200.000 abitanti e molti studenti mi suggeriscono una città tranquilla.
Giorno 14: LLeida – Monserrat – Barcellona La strada è bella e ben segnalata. Monserrat è in alto, al fresco. Posto molto conosciuto da turisti e barcellonesi. Il posteggio all’interno del complesso è un esempio di pirateria moderna e i motociclisti trovano un posto esterno dove lasciare l’amato mezzo. Quei 3 Km. Di strada in salita non dissuadono nè genovesi nè tedeschi. C’è un sacco di gente ma merita, si capisce perchè anticamente era un posto di meditazione! Si ritorna a Barcellona e si pranza con una paella alle 16. L’imbarco al traghetto per Genova inizierà alle 22.
Giorno 15: Verso Genova Partendo alle 2 di notte e accumulando un’oretta di ritardo si giunge a Genova intorno alle 19:30.
Consigli * Lo spagnolo medio parla l’inglese peggio dell’italiano medio. Albergatori, negozianti e baristi lo masticano, ma la lingua è sconosciuta presso poliziotti, autoferrotranvieri e impiegati dei musei, quelle persone, cioè, a cui si devono spesso chiedere informazioni. Inoltre (come qui, del resto) nelle stazioni gli annunci sono ripetuti più volte, ma solo in spagnolo. Gli spagnoli sono svegli, ma bisogna andare loro incontro tentando di parlare nella loro lingua (una sintonia, poi, si trova), secondo me si divertono come pazzi.
* Parlando di cibo le cose si complicano: molte parole sono veramente diverse dalle nostre, quindi bisogna conoscerle. Col caffè ce la caviamo: “un cafè solo” = “un espresso” perfetto e il “cappuccino” si è già diffuso.
E’ stata una vacanza un po’ faticosa, ma conservero’ molti bei ricordi Buon Viaggio a tutti!!!