Sinfonia portoghese

Dall'esuberante Lisbona alla medievale Palmela passando dall'elegante Sintra e la ricca Cascais per una vivace sinfonia portoghese d'autunno
Scritto da: alvinktm
sinfonia portoghese
Partenza il: 23/09/2015
Ritorno il: 29/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Di solito prima di partire per un viaggio ci si documenta su guide e riviste per prepararsi, e ancor prima scegliere, la meta più adatta alle proprie esigenze e curiosità. A chi non è mai capitato perciò d’immaginare un luogo attraverso le impressioni di altri e ritrovarsi poi spiazzato una volta giunto a destinazione? E’ quello che è accaduto a noi leggendo un paio di articoli sulla capitale portoghese definita come piacente eppure malinconica con i suoi antichi palazzi segnati da profonde crepe, le finestre sbarrate e condannata dallo spopolamento dei quartieri storici. Non nego la cruda realtà di queste affermazioni, comunque non molto dissimili da tante altre realtà europee e italiane. La pesante crisi economica non ha risparmiato neppure quest’estrema lingua di terra baciata dall’Oceano Atlantico tuttavia, forse complici le splendide giornate di sole, le feste d’inizio anno accademico e il gran via vai di turisti, noi abbiamo avuto la gradevole impressione di essere capitati in una città giovane e dinamica, contagiata dalla voglia dilagante di guardare al futuro e aprirsi al mondo. Ne sono la prova il b&b dove abbiamo soggiornato gestito da due giovani ragazze gentili e preparate, la pacifica e festaiola invasione serale nelle piazze del centro di centinaia di studenti universitari avvolti in lunghi mantelli scuri in stile Hogwarts di Harry Potter e l’incessante susseguirsi di pub, ristoranti e pasticcerie nel grande cuore di Lisbona. Vedere con i propri occhi quindi è la miglior prospettiva di un luogo che una persona possa crearsi.

CONSIGLI PER RISPARMIARE UN PO’

Anche la low-cost Rayanair adesso vola sull’aeroporto Portela della capitale perciò si può usufruire delle sue tariffe convenienti; per esempio noi abbiamo volato in due, andata e ritorno, con un totale di 130 euro.

Dovendo prestare attenzione al budget non mi stancherò mai di consigliare i bed and breakfast come alternativa ai più costosi alberghi. A Lisbona abbiamo soggiornato al Sincerely Lisboa b&b (lo trovate sul sito di prenotazione Booking.com) e a Sintra a Villa das Rosas (sito internet: http://www.villadasrosas.com/. Solo per visitare la zona intorno a Cascais abbiamo optato per il decentrato Lagoas Park hotel a Oeiras per il quale siamo riusciti a spuntare una super offerta su Booking.com.

Lisbona a parte, il modo migliore per esplorare le bellezze portoghesi è senza dubbio noleggiando un auto, affidandosi per esempio al sito Auto Europe che compara i prezzi di diverse compagnie come Goldcar, Sixt, Avis, Europcar e molte altre (indirizzo internet: http://www.autoeurope.it/). Alcuni tratti di autostrada intorno a Lisbona e il Ponte 25 Aprile sono a pagamento per cui vi consiglio di farvi attivare il Telepass così risparmierete tempo evitando le code ai caselli.

Se avete intenzione di utilizzare i mezzi pubblici e di visitare parecchi musei allora potrebbe esservi utile la Lisboa card valida per 24,48 o 72 ore; se invece come noi avete a disposizione poco tempo, volete godervi il sole e la dolce lentezza delle giornate portoghesi allora consiglio di acquistare l’abbonamento per 24 ore a tutti i mezzi pubblici col quale potrete raggiungere le zone più distanti dal centro come Belém, l’aeroporto e il Parque das Naçoes.

ALLA SCOPERTA DELL’ESUBERANTE LISBONA – 23 e 24 settembre

Quando si vola con Rayanair le alzatacce mattutine sono una consuetudine ma il rovescio della medaglia è l’arrivare presto a destinazione e sfruttare l’intera giornata della partenza per scoprire la città.

Una leggenda racconta che il personaggio della mitologia greca Ulisse fondò Lisbona tornando dal suo lunghissimo viaggio da Troia e, se pur non sia la verità, a me piace credere a questa idilliaca versione. In realtà furono i fenici a porre la prima pietra sui ripidi colli a nord del Tago e successivamente cartaginesi, greci, romani, mori e cristiani se la contesero in battaglie all’ultimo sangue finché non furono questi ultimi a spuntarla. Con loro Lisbona raggiunse la massima prosperità e tra il XV e il XVI secolo divenne famosa grazie a intrepidi navigatori quali Pedro Alvares Cabral giunto in Brasile e Vasco da Gama arrivato sino in India, assicurando così al Re il controllo sulla via delle spezie. La storia purtroppo c’insegna che dopo un periodo di tanta opulenza ne segue uno diametralmente opposto, come se il destino volesse ricordare all’uomo di non ‘montarsi troppo la testa’. Nel 1755 la città fu rasa al suolo da un violentissimo terremoto che ne segnò un inesorabile declino finché dal 1850 la curva economica cambiò tendenza facendo iniziare una fase di prosperità e con essa la costruzione d’importanti infrastrutture portate a termine durante la dittatura di Antonio Salazar al quale fu dedicato un ponte, successivamente chiamato Ponte 25 Aprile. Con la progressiva apertura ai mercati stranieri Lisbona divenne dalla fine degli anni ’80 sempre più cosmopolita; questa suo miscuglio di razze e tradizioni, eredità di un turbolento passato, lo si ritrova ancora oggi e, a mio parere, è davvero affascinante.

Spero di non avervi annoiato con la breve parentesi storica ma era indispensabile per introdurvi alla bellezza caleidoscopica dei quartieri lisbonesi.

La scoperta della città inizia sull’ampio vialone alberato Avenida da Liberdade lungo cui si affacciano eleganti edifici neoclassici che proseguono fin sulla grande Praça do Restauradores. La Funicolare Gloria inaugurata nel 1885 parte da qui e s’inerpica per 276 metri su una pendenza di 17,7 % fino al Bairro Alto. Su un lato della piazza spiccano le tinte rosate di Palacio Foz e l’alto obelisco, costruito in ricordo della liberazione dall’oppressione spagnola avvenuta nel 1640, ha due belle statue bronzee sul basamento rappresentanti la Vittoria e la Libertà.

C’intrufoliamo in una traversa sbucando in Rua Portas de S. Antao, una strada chiusa al traffico vivacissima a pranzo e a cene perché in rua Portas le cucine di tutto il mondo si susseguono le une accanto alle altre facendosi una concorrenza sfrenata. Dietro un portoncino anonimo si nasconde Casa do Alantejo. Per raggiungerne il cuore si segue una buia scalinata in cima alla quale la forte luce del giorno penetra nel cortile interno, circondato dal porticato sostenuto da volte neomoresco con raffinati ornamenti in stucco, abbellito da una fontana circolare e dalle caratteristiche piastrelle in ceramica dette Azulejos. Casa do Alantejo ora ospita un ristorante ma un tempo era la lussuosa villa della famiglia Amaral e conserva oggetti, statue e decori di diversi stili architettonici. Le sale sono visitabili pur non essendo dei clienti, com’è accaduto a noi, in quanto la proposta culinaria ci è sembrata costosa rispetto alla vastissima ed economica proposta lisbonese.

Infondo a Rua Portas de S. Antao veniamo attratti dal grande spazio aperto fra i palazzi del centro, il Rossio. L’elegante pavimentazione nella porzione centrale della piazza è realizzata con le migliaia di tessere di un mosaico, riproduce un disegno curvo e movimentato simile a quello delle onde del mare ed è ottenuto alternando tasselli grigi chiari a pezzi dalle tonalità più scure. La statua bronzea del primo imperatore del brasile Dom Pedro IV svetta in cima a una colonna sorvegliata ai piedi dalle statue di Forza, Giustizia, Temperanza e Saggezza. Il lato nord del Rossio è chiuso dal teatro Nacional Dona Maria II, mentre due fontane rinfrescano con i loro zampilli la calura dei lunghi pomeriggi portoghesi. Colpisce osservare i ruderi del convento e della chiesa do Carmo svettanti sul Rossio dal quartiere Chiado, segno e ricordo indelebile del devastante terremoto del 1755. In pochi passi ci spostiamo in Praça da Figueira: malinconica per gli edifici dalle facciate parzialmente sgretolate, bella grazie alla vista sul Castelo de Sao Jorge e austera per la statua a cavallo di Dom Joao.

Proseguiamo verso il Tago lungo la signorile Rua Augusta e a un tratto alla nostra destra scorgiamo una struttura piuttosto alta in metallo, abbellita da elementi neogotici come gli archetti e le colonnine: si tratta dell’Elevador de Santa Justa inaugurato più di cento anni fa, il 10 luglio del 1902. E’ curioso sapere che il suo ideatore fu un certo francese De Ponsard, allievo del più famoso ingegnere Gustave Eiffel progettista dell’ineguagliabile Torre Eiffel di Parigi.

Rua Augusta è a mio parere la via più incantevole della città e riassume appieno la dolce vita lisbonese. Chiusa al traffico, con i suoi caratteristici negozietti di paste e vini, i caffè e i ristoranti di pesce dai tavolini all’aperto per potersi godere le calde serate estive e il gradevole sole dei pomeriggi primaverili e autunnali.

Al termine di una strada così non poteva mancare una piazza altrettanto splendida aperta sulle acque calme del fiume Tago, sto parlando di Praça do Comercio alla quale si accede oltrepassando l’imponente Arco decorato con statue di celebri personaggi portoghesi e disegnato per celebrare la rinascita della città dopo il terribile terremoto. L’immensa Praça do Comercio è abbracciata su tre lati da bassi ed eleganti edifici dalle linee pulite, tinteggiati di giallo e al cui piano terra si sviluppano i bei portici; un tempo erano la residenza reale. La statua bronzea di re José I a cavallo sembra perdersi nell’infinità della piazza che si getta nel Tago dopo una manciata di scalini in marmo. Consiglio di sedervi sui gradini per dare un po’ di tregua ai vostri piedi e godere della brezza del fiume osservando gli intrepidi gabbiani avvicinarsi alla riva in cerca di cibo.

Superati i portici verso est pare di trovarsi in un’altra città dove lo sfarzo e l’ampiezza di vie e piazze viene sostituito dall’oppressione dei vicoli stretti chiusi fra due ali di grigi edifici umidi, stradine ripide e anguste scalinate; e pensare che un tempo l’Alfama era uno dei quartieri più ricchi e desiderati. Qui, lungo Rua dos Bacalhoeiros si affaccia Casa dos Bicos con la sua singolare parete ornata da pietre dalla forma piramidale e ora ospitante uffici e la fondazione del premio Nobel per la letteratura José Saramago.

Inerpicandoci su arcigne pendenze e seguendo lo sferragliare dei vecchi tram gialli e verdi arriviamo al cospetto della Cattedrale Sé dalla facciata in stile romanico, col grande rosone sopra il portale e due massicce torri campanarie merlate sulla sommità. L’interno buio e quasi per nulla decorato inquieta un pochino e l’imponenza della navata centrale su cui si aprono le piccole cappelle laterali induce al rispetto e alla riflessione.

Proseguendo nell’intricata rete di viuzze e scalinate si arriva in cima alla collina dove sorge paziente e maestoso il CASTELO DE SAO JORGE ma noi rimandiamo la visita al tramonto per beneficiare di una siesta pomeridiana ristoratrice.

Scelta azzeccata quella di salire al castello alle sei della sera, ancora in tempo per visitare i giardini, i cortili interni e le 11 torri usufruendo della luce del giorno, e poi godersi il calar della sera dal camminamento di ronda ammirando i palazzi sottostanti accendersi di rosso. Anche le mura merlate della fortezza, sagomate con pesanti pietre poste le une sopra le altre in un’epoca in cui era la sola forza fisica dell’uomo a fare tutto, s’infuocano sotto l’ultimo sole ed è meraviglioso. La roccaforte fu costruita in cima alla collina e in un punto di difficile accesso nel XI secolo durante la dominazione dei mori. Priva di sfarzo e dotata di una struttura potente, serviva come alloggiamento militare e in caso di pericolo fungeva da rifugio per i signori residenti più in basso nella cittadella. Solo più avanti e sino al XVI secolo il castello divenne a tutti gli effetti una residenza adattata alle esigenze dei reali, lo si capisce dal meraviglioso belvedere del giardino romantico, dai terrazzamenti, le statue e le fontane sparse per i parchi e gli ambienti interni ingranditi per accogliere Re, Corte e Vescovo.

Il prezzo d’ingresso di 8,50 euro è ampiamente giustificato dall’importanza storica del luogo e soprattutto dalla splendida vista (sito internet: http://castelodesaojorge.pt/it).

La mattina seguente c’infiliamo sullo storico tram n°15, in Praça do Comercio, diretto all’esotico QUARTIERE DI BELEM dal quale un tempo salpavano le famose caravelle alla ricerca di terre lontane. L’ampiezza di Praça do Imperio con la grande fontana centrale e le curate zone verdi ci accoglie ai piedi dell’imponenza manuelina del Mosteiro dos Jeronimos. Costruito all’inizio del 1500 all’apice dell’epoca delle scoperte, questo Monastero pare infinito talmente è lunga la facciata principale e tale sensazione è dovuta in parte all’opulenza del suo stile tardo gotico portoghese con colonne, guglie, statue, decori e archi. La magnificenza dell’interno è anticipata dal grandioso portale sud al quale abbiamo dedicato diversi minuti di contemplazione prima di gettarci tra le meravigliosi volte della navata della chiesa sostenute da slanciate colonne decorate e dalla cui sommità si diramano i costoloni (che sostengono la copertura) come fossero dei rami di palma. L’ingresso alla cattedrale è gratuito mentre l’entrata al chiostro è a pagamento; noi ci abbiamo rinunciato per godere con calma dell’esterno e del caldo sole autunnale.

Dal monastero attraversando Praça do Imperio si raggiunge la riva del Tago e il grande Monumento alle Scoperte, una sorta di prua in pietra e cemento con tanto di vele e albero maestro, quest’ultimo nella forma di una torre visitabile. Il memoriale fu eretto nel 1960 per commemorare Enrico il Navigatore e con lui gli altri scopritori, i re finanziatori delle imprese marittime e in generale tutti i marinai e i personaggi legati a quel fiorente periodo storico.

Dal monumento si gode di una splendida vista sugli intrecci di metallo color porpora del lungo, quasi due chilometri, Ponte 25 aprile. Se vi sembra di averlo già visto da qualche parte non vi sbagliate, infatti il ponte s’ispira al più noto fratello d’oltreoceano Golden Gate di San Francisco anche se, a mio parere, non riesce nemmeno lontanamente a replicarne il fascino. Sulla sponda opposta del fiume svetta in cima a un alto piedistallo la statua del Cristo Rei a braccia aperte ma pure questa è frutto di un’imitazione, il celebre Cristo Redentore posto sulla sommità della montagna del Corcovado dominante la baia di Rio de Janeiro in Brasile.

La giornata prosegue con una bella passeggiata lungo la riva del Tago per giungere alla leggendaria Torre di Belém collegata alla riva tramite un pontile in legno. L’esterno è splendido, raffinato e, come il vicino Mosteiro dos Jeronimos, eretto in stile gotico manuelino per esaltare la potenza marittima del Portogallo agli inizi del XVI secolo. Le mura merlate e le torrette cilindriche insieme alle piccole logge delle finestre e all’elegante porticato affacciato sul terrazzone sono le principali caratteristiche della torre. L’interno in confronto è abbastanza spoglio; di certo lo scorcio dalla riva con le onde che sbattono sul basamento e il cielo azzurro in mezzo al quale s’innalza Belém è, a mio parere, quello più fascinoso.

Dopo una scorpacciata di monumenti si sente il bisogno di un’abbuffata di dolci alla Pasteis do Belém, la nota pasticceria in R. Belém dove si producono i più buoni pasticcini di Lisbona, o almeno così dicono. Non fatevi spaventare dalle code, che comunque si smaltiscono abbastanza velocemente, perché vale la pena pazientare un pochino per assaggiare gli squisiti cestinetti di pasta sfoglia riempiti con una sorta di crema pasticciera dalla golosissima superficie caramellata: una bomba atomica di calorie ma soprattutto di squisitezza.

Nel quartiere di Belém ci sarebbero ancora molte attrazioni da visitare come il Museu Nacional dos Coches, il Museu Nacional de Arquelogia e il Museu de Marinha però il tempo è tiranno e a pomeriggio già inoltrato risaliamo sul mitico tram 15 fino a Cais do Sodro, vicino a Praça do Imperio, e poi sulla metropolitana per raggiungere la parte opposta della città: il PARQUE das Naçoes. In poco più di un’ora si è catapultati dal passato al futuro in un sito realizzato nel 1998 per l’Esposizione Mondiale sugli oceani, nato sopra le macerie di una zona industriale abbandonata. Le linee moderne della stazione Oriente accolgono il visitatore proiettandolo in spazi ariosi con fontane, piazze e viali alberati. Sullo sfondo la telecabina sospesa sul Tago disegna l’intero sviluppo dell’area, dall’Oceanario fino alla torre d’acciaio Vasco da Gama simboleggiante la vela di una caravella. Lisbona è anche questo e per conoscere appieno tutte le sue sfumature bisogna includere il Parque das Naçoes nella visita della città; noi non ne siamo rimasi delusi.

Per concludere una giornata così impegnativa ma entusiasmante scegliamo un ristorante tipico poco lontano dal nostro bed and breakfast in Rua do Salitre (una via laterale all’Avenida da Liberdade): la Floresta do Salitre. Non ha un sito internet ma su tripadvisor trovate le informazioni che vi servono; l’ambiente è molto casalingo, i secondi di carne e pesce sono buoni e abbondanti e il prezzo è onestissimo, lo consiglio.

TRA I PALAZZI DELL’ARISTOCRATICA SINTRA – 25 e 26 settembre

A una trentina di chilometri da Lisbona e appollaiata su delle montagnette boschive disseminate di massi granitici sorge la cittadella di SINTRA con i suoi meravigliosi palazzi, dichiarati entrambi dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1995. Per raggiungerli si possono scegliere i mezzi pubblici oppure, come noi, optare per una più versatile auto a noleggio con cui poter scoprire in piena libertà i luoghi incantati della Serra de Sintra, primo fra tutti il PALACIO NACIONAL DA PENA.

Adagiato in cima alla ripida collina sopra il borgo, già da lontano il palazzo impone la sua presenza grazie alle forme bizzarre e ai colori sgargianti delle tonalità di giallo, azzurro e rosso. In effetti questo edificio dapprima sognato e poi concretizzato dal Re artista Ferdinando di Sassonia è tutt’altro che monotono e scontato. Diverse forme architettoniche si mischiano tra loro, dai torrioni medievali ai portali arabeggianti e i loggiati gotici, e gli interni non sono da meno. Si può dire che il Sovrano abbia creato uno stile tutto suo e, piaccia o meno, il Palacio da Pena è divenuto uno delle meraviglie del Portogallo. Ci pare uscito da una favola de ‘Le mille e una notte’ e da un momento all’altro ci aspettiamo di vedere comparire Aladino e la principessa Sherazade su un tappeto volante accompagnati dal simpatico genio della lampada.

La visita inizia dai giardini la cui lussureggiante vegetazione accompagna sino ai piedi della costruzione sviluppatasi su possenti speroni di roccia. Oltrepassata la volta sul largo viale ci si trova davanti all’originale arco d’ingresso decorato con la lavorazione a bugnato (stile Casa dos Bicos a Lisbona) poi, un breve passaggio coperto permette di entrare nel cuore della residenza estiva reale. Vale la pena salire sulle torrette cilindriche e percorrere il camminamento di ronda per ammirare da diverse angolazioni il palazzo e il meraviglioso scenario circostante esteso sul grande parco, il sottostante Castelo dos Mouros e il paesaggio agricolo intorno a Sintra. Nella piazzetta sarete catturati dalla statua del Tritone, allegoria della creazione e perciò rappresentato metà umano e metà pesce, e dalle belle facciate decorate con le azzurre piastrelle moresche. Proseguendo la visita, a mio parere le parti più suggestive sono sicuramente il chiostro anch’esso adornato da piastrelle stavolta dai calori variegati, l’originale stanza del telefono e la stanza araba dalle pareti e il soffitto magnificamente intarsiati (già a quei tempi il ‘made in Italy’ spopolava nel mondo visto che le decorazioni sono state studiate da uno scenografo italiano nel 1854).

Usciti dal palazzo vi attende l’infinito parco, talmente grande da potergli dedicare una giornata intera. Se però non avete tutto questo tempo consiglio di scegliere a priori un settore oppure, come noi, intraprendere la discesa fra alberi e palme secolari fino alla valle dei laghi dalla quale poi, attraverso un comodo sentiero nella pineta, è facilmente raggiungibile la meta successiva: il CASTELO DOS MOUROS.

Anch’esso sorveglia l’abitato di Sintra e dall’alto dei suoi possenti torrioni in pietra la vista spazia dalle coste dell’Atlantico al sovrastante Palacio da Pena fino all’entroterra più remoto. La sua funzione era quella di controllare l’accesso dal mare verso Lisbona e, costruito dai mussulmani nel decimo secolo, fungeva infatti da avamposto, un luogo sicuro e difficilmente accessibile per dominare il mondo. Del castello rimangono le mura e le torri e per raggiungere il punto più alto bisogna superare una serie di ripide scalinate scavate nel granito; è faticoso ma credetemi una volta in cima gli occhi vi ringrazieranno per quel po’ di sudore versato. Dalla roccaforte è ben visibile pure il Palacio Nacional de Sintra distinguibile per i due alti comignoli bianchi a forma di cono delle cucine e l’ampia piazza difronte alle candide pareti del palazzo.

Nel tardo pomeriggio è piacevole perdersi nei vicoli stretti che s’intrufolano nella parte storica di Sintra disegnando dei saliscendi nascosti tra le facciate delle case antiche dove al piano terra si aprono negozietti di souvenir, pasticcerie e ristoranti con i loro tavolini esterni allineati lungo viuzze.

Per maggiori informazioni consultate il sito internet del Palacio da Pena: http://www.parquesdesintra.pt/parques-jardins-e-monumentos/parque-e-palacio-nacional-da-pena/ e il sito internet del Castelo dos Mouros http://www.parquesdesintra.pt/parques-jardins-e-monumentos/castelo-dos-mouros/

Il GIRO DELLA SERRA DI SINTRA di circa una quarantina di chilometri (ovviamente variabili a seconda delle deviazioni aggiunte) ci attende il giorno successivo con tanto di sosta in alcune delle spiagge oceaniche più suggestive di questa fetta di Portogallo. La prima tappa è il palazzo di MONSERRATE circondato da uno splendido parco che in alcuni punti somiglia più a una giungla ove l’acqua e l’umidità creano una rigogliosa biosfera di piante esotiche. Un sentiero in discesa si snoda tra palme e felci dalla strada N375 sino al cospetto del Palazzo posizionato su una collinetta erbosa. Le morbide forme circolari della torre d’ingresso ci accolgono appena usciti dalla piccola foresta verdeggiante e gli eleganti decori in stile moresco insieme al tenue color pesca proseguono per tutto l’esterno del palazzo. Un certo Sir Francis Cook Acquistò la tenuta nel 1856 e dallo stato di abbandono la riportò allo splendore attuale modificando il giardino e costruendo l’edificio che ora possiamo ammirare. Gli ornamenti dell’interno non deludono, specie quelli dell’atrio centrale a cupola decorato con stupendi pannelli di alabastro indiano e riempito nel centro da una fontana. I due corridoi opposti che da qui si diramano sono spettacolari con le loro colonnine in marmo rosa e gli archi riccamente intrecciati e richiamanti l’arte islamica. La stessa opulenza la si ritrova nella vicina sala della musica adornata con motivi floreali e nella hall d’entrata di forma ottagonale, abbellita da archi gotici e colonne di marmo. Per quanto riguardo il parco l’angolo secondo me più suggestivo è quello del giardino messicano con un lussureggiante e colorato mix di fiori e piante grasse.

Per maggiori informazioni consultate il sito internet del Palazzo di Monserrate: http://www.parquesdesintra.pt/parques-jardins-e-monumentos/parque-e-palacio-de-monserrate/

Lasciato Monserrate non vediamo l’ora di raggiungere le onde dell’Oceano e, superato il paese di Colares, la prima occasione ce la offre Praia das Maças, una profonda lingua di sabbia chiusa su un lato dalla bassa scogliera erbosa e sull’altro dal paesino con le case bianche e i tetti arancioni. Poco più a nord compare la suggestiva piscina naturale di Azenhas do Mar dove le basse abitazioni incollate alla scogliera verticale scendono sino a un bacino riempito dall’acqua di mare durante l’alta marea, ma protetto dalla furia delle onde grazie a un cordone di roccia. Proseguendo verso sud la lunghissima Praia Grande c’invita a una piacevole sosta in uno dei tantissimi baretti fronte oceano; il piacevole sole autunnale non eccessivamente cocente e la brezza leggera impregnata dell’odore del mare sono rigeneranti per affrontare l’asprezza della prossima destinazione. Dobbiamo infatti abbandonare la dolcezza delle spiagge per cambiare totalmente scenario catapultandoci sulle scogliere impervie e battute dal vento di Cabo da Roca. Il punto più occidentale del continente europeo cade proprio qui, dove la roccia calcarea si sgretola pian piano dalle scogliere alte fino a 140 metri per colpa dell’incessante vento e dell’azione erosiva dell’Oceano. Il luogo è celebrato con una targa (su cui sono incisi i dati di latitudine, longitudine, altezza e la citazione di Camoes ‘qui dove la terra finisce e il mare comincia’) posta ai piedi di una colonna di pietra sormontata da una croce bianca e dal faro dalla cupoletta color rosso acceso. Ufficio informazioni e tavola calda a parte, con annesso piccolo negozio di souvenir, non c’è nient’altro. Nelle giornate limpidi come quella capitata a noi la vista è suggestiva ma non eclatante; sinceramente sono rimasta molto più colpita dal panorama a 360° che si gode dai 500 metri di altezza del Santuario da Peninha, nella posizione più alta del Parco Naturale Sintra-Cascais. La Cappella dedicata alla Signora della Roccia è ormai abbandonata e di poco interesse; si sale fin quassù per ammirare le meravigliose vedute sulla costa di Cascais, le colline ricoperte di boschi e massi granitici, l’entroterra e l’Oceano oltre Cabo da Roca. E’ davvero piacevole trascorrere qui gli ultimi momenti del pomeriggio e poi pian piano discendere dalla Serra per tornare nella civiltà in quella perla storica che è Sintra.

UN ULTIMO SALUTO A SINTRA E UNA CAPATINA FINO ALLA MEDIEVALE PALMELA, POI L’OCEANO DELLA RICCA CASCAIS – 27 e 28 settembre

E’ difficile lasciare Sintra e i suoi eleganti ed eclettici palazzi, così rinunciamo a una mezza giornata di mare sfruttando la mattinata per passeggiare un’ultima volta per le viuzze del centro allungando il giro sino alla misteriosa QUINTA DA REGALEIRA. Misteriosa perché tra i viali nascosti del parco e le stanze del palazzo aleggiano macabre leggende, riferimenti al lato oscuro della religione, complotti e sperimentazioni. Insomma, chi non può fare a meno del brivido suscitato dai segreti ha trovato il luogo che fa per lui e pure io, nonostante la reticenza iniziale, ho cambiato opinione giudicandolo davvero meraviglioso e intrigante.

L’edificio, nato dall’eccentrica fantasia del milionario Antonio Augusto Carvalho Monteiro, fu realizzato agli inizi del novecento mischiando stili diversi e a differenza delle colorate facciate degli altri palazzi appare più austero nelle sfumature grezze della pietra grigia. Gli interni colpiscono meno dell’esterno e più che altro si apprezza la vista dalla veranda sulla tenuta, dove tra la folta vegetazione spuntano diverse architetture, e quella dal terrazzone aperta sul paesaggio ai piedi di Sintra. La vera attrazione è il giardino col suo intrico di sentieri serpeggianti fra caverne, fonti e specchi d’acqua nascosti nella folta vegetazione. Superiamo la bella cappella decorata con statue e affiancata dall’elegante campanile con guglie, la serra e impazienti raggiungiamo la parte più remota del parco curiosi di ‘buttarci’ (metaforicamente parlando) nell’incredibile pozzo iniziatico. Profondo quasi 30 metri è percorso da una scala a spirale pensata per trascinarti negli inferi, visto che imita gli infernali gironi della Divina Commedia. Vicino, i lunghi cunicoli delle grotte scavati nella pietra umida sembrano temporaneamente condurre in un’altra dimensione per poi uscire all’improvviso in una parte nascosta del giardino o sbucare dietro la cascatella. Saltellando da un sasso all’altro del laghetto si arriva alla scalinata, quindi al ponticello sovrastante lo specchio d’acqua racchiuso in un anfiteatro di rocce e alla fine si riconquista la piena luce del sole sulla ‘terrazza dei mondi celesti’ sorvegliata dal portale dei guardiani: è emozionante. Seguendo i tracciati è possibile ammirare la suggestiva torretta cilindrica merlata detta Regaleira, altre misteriose grotte e il bel ‘viale degli dei’ sovrastante la strada per Sintra il quale riporta al palazzo.

Se le mie parole non vi hanno convinto date un’occhiata al sito internet della Quinta da Reagaleira: https://www.regaleira.pt/pt/ ; dopo il Palacio da Pena è stata l’attrazione che più abbiamo apprezzato di Sintra.

A pomeriggio inoltrato decidiamo di scoprire la piccola cittadella arroccata di PALMELA nel cuore della Serra da Arrabida, a circa una sessantina di chilometri da Sintra. Palmela è un po’ fuori dalla nostra zona d’interesse in quanto si trova a sud del Tago ma l’abbiamo scelta come scusa per attraversare il Ponte 25 Aprile e osservare da vicino l’alta statua del Cristo Rei anche se, devo ammettere, entrambi non ci hanno trasmesso particolari suggestioni. Durante i giorni feriali fate attenzione agli orari di punta per transitare sul ponte, mattino fino alle 10 e pomeriggio dalle 17, in quanto una piacevole gita può trasformarsi in un incubo inoltre, come ho accennato all’inizio dell’articolo, si paga un pedaggio (inferiore ai 2 euro e solo in entrata verso la capitale portoghese).

Palmela è un borgo caratteristico aggrappato ai fianchi di una montagnetta in cima alla quale è adagiato l’antico castello, a ingresso gratuito. Le mura di cinta esterne sono ben conservate mentre della chiesa di Santa Maria, distrutta dal terremoto del 1755, rimangono solo delle rovine appena dopo il portale d’ingresso. La vita della fortezza si sviluppava intorno alla corte lungo cui sono visitabili alcune sale dov’è possibile vedere i resti archeologici delle fondamenta, ora parzialmente riportate alla luce. Una scalinata conduce alla terrazza sopra le coste scoscese dell’arida collina e lì la vista si spalanca a 360° spaziando da Lisbona alla vicina baia di Setubal e sui bassi rilievi boschivi della Serra da Arrabida. Altri luoghi d’interesse del castello sono la chiesa di Santiago del XV secolo e il vecchio monastero trasformato in un hotel storico a 4 stelle, la ‘Pousada de Plamela’.

Senza saperlo siamo capitati durante le celebrazioni della Fiera Medievale durante la quale gli abitanti vestiti con i costumi dell’epoca rievocano musiche, tradizioni e tornei a cavallo tipici del burrascoso Medioevo. Sarebbe stato bello godersi la lunga serata gustando le prelibatezze proposte ma purtroppo eravamo troppo stanchi a causa l’impegnativa giornata e inoltre il nostro albergo era troppo distante. Se v’informate per tempo potreste prenotare in uno degli hotel in paese, magari proprio al ‘Pousada de Plamela’, e godere fino all’ultimo minuto dei festeggiamenti mangiando e bevendo a volontà senza dovervi preoccupare del rientro.

Ultima giornata in Portogallo sulla terra di famosi navigatori e abitata da gente amante del vivere bene e del buon cibo, domani l’aereo decollerà da Portela in mattinata concedendoci solo la vista dell’autostrada nel tragitto per l’aeroporto. Dobbiamo sfruttare al meglio queste ore calde e soleggiate alla scoperta della località marina fuori porta della capitale: sto parlando della ricca CASCAIS.

Consiglio di lasciare l’auto in uno dei parcheggi lungo la costa prima del centro per beneficiare della bella passeggiata in riva al mare e della vista sui lussuosi hotel e le ville risalenti al 1800 dal fascino malinconico ed elegante assieme. Resterete colpiti dalla casa-castello ospitante il Museu do Condo de Castro Guimaras sistemata sulla sponda di un basso fiordo sassoso nel Parco Gandarinha e riconoscibile per la sua torre in pietra, gli archi e le cupolette. Dicono che la biblioteca sia spettacolare, peccato essere capitati di lunedì, giorno di chiusura settimanale. All’inizio della stessa insenatura vi è un altro grazioso edificio chiamato Casa di Santa Maria, vicino al faro bianco-azzurro, anch’esso sede di un museo. Poco più avanti le possenti mura della Fortezza, o Cittadella, indicano l’inizio del centro storico nelle cui viuzze chiuse al traffico è piacevole perdersi curiosando nei negozi di souvenir o sedendosi senza fretta ai tavolini esterni di un caffè o di un ristorantino. Nel cuore di Cascais si aprono piccole spiaggette compresse tra le abitazioni e il molo come Praia da Rainha e che via via si distendono in spazi sempre più ampi in un susseguirsi di sabbia e pause rocciose.

Appena fuori dal paese una discreta attrattiva è rappresentata dalla Boca do Inferno, una sorta di caverna a cielo aperto in cui le onde dell’Oceano s’insinuano attraverso uno stretto ingresso. Più a ovest, raggiungibile percorrendo la strada N247 fronte oceano e nata ai piedi della montagna sopra cui svetta il Santuario da Peninha, è impossibile rimanere indifferenti all’immensità di Praia do Guincho. E’ la spiaggia dei surfisti per eccellenza battuta dai forti venti 365 giorni l’anno quindi non ideale per chi desidera una tranquilla balneazione ma perfetta per passeggiare e ammirare le imprese dei giovani sulla tavola in balia delle onde. Qui non manca neppure un angolo di deserto con tanto di bianchissime dune, arbusti e piante grasse sparsi qua e là e un piccolo ristoro in cima alla distesa accecante di sabbia, un’oasi dove potersi rifocillare dopo l’esplorazione della riserva naturale.

Questo è l’ultimo scatto del Portogallo che ci portiamo a casa dopo una settimana ricca di emozioni e scoperte, sapori e fragranze mai assaporate, bellezze e un poco di malinconia. Sì, perché ogni volta abbandonare una nuova Nazione significa sapere di non tornarci a breve. I luoghi da visitare nel mondo sono talmente tanti che la nostra curiosità ci spinge sempre verso mete a noi sconosciute però chissà, magari un giorno capiteremo ancora nel magnifico Portogallo.

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Scorcio di Cascais

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Dune sopra Praia do Guincho

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Palmela

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Palacio da Pena di Sintra

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Lisbona: PARQUE das Naçoes

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Azenhas do Mar

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Praia das Maças

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Lisbona: Torre di Belem

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Lisbona: Praça do Comercio



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