Scandinavian blitz: Norvegia e Svezia in tenda

Fiordi e montagne, villaggi di pescatori e colorate città, lo spettacolo delle Lofoten e l'immensità della Lapponia svedese
Scritto da: kagno87
scandinavian blitz: norvegia e svezia in tenda
Partenza il: 05/08/2016
Ritorno il: 20/09/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Viaggiare è la mia più grande passione, una vera ragione di vita. Viaggio appena ne ho l’occasione, non importa se vicino, lontano, lontanissimo, da solo, in coppia, con amici…. Negli anni mi sono creato una mappa su cui mi annoto tutti i luoghi interessanti che scopro in internet, tv, libri o per sentito dire, e il mio sogno è che piano piano riuscirò a vederne, se non tutti, almeno la maggior parte. Se vi interessasse dare un occhiata alla mia mappa (sentitevi liberi di scrivermi per segnalare altri posti che mi sono sfuggiti!) la trovate a questo link: https://www.google.com/maps/d/edit?hl=it&mid=1wgdiLntLID1Ik5NEFW8jiRmXAmU

Quella che vi sto per raccontare è la storia di come ho deciso di puntare la bussola verso Nord attraversando in auto tutta l’Europa e respirando ogni angolo di Scandinavia tra fiordi, ghiacciai, foreste e vivaci città, fino alle meravigliose Isole Lofoten oltre il Circolo Polare Artico.

L’idea era partita un po’ per scherzo parlando con il mio amico Alessandro, una sorta di fuga “estrema” dall’afa e dallo stress dell’estate torinese. Dato che fino all’ultimo momento non sapevamo quando avremmo avuto giorni liberi a disposizione e nel frattempo i prezzi di voli e noleggio auto lievitavano inesorabilmente, abbiamo iniziato a pensare se in 15 giorni poteva essere fattibile andarci con la Nissan Micra di Alessandro in modo da non doverci condizionare con prenotazioni e tappe fisse.

Ho iniziato quindi a studiare un percorso di massima attraverso Svizzera, Austria, Germania e Danimarca per poi risalire la costa occidentale svedese, zigzagare tra il fiordi della Norvegia, superare il Circolo Polare, visitare le Lofoten e ridiscendere attraverso la lussureggiante Lapponia svedese per poi costeggiare il Baltico e ritornare in Italia sempre via Danimarca-Germania-Svizzera.

Totale del viaggio ben 9500km, sicuramente non pochi visto che in linea d’aria ne basterebbero meno per raggiungere Rio de Janeiro, Cape Town, Hong Kong o San Francisco…. Ma qui non stiamo parlando di aria, stiamo parlando di alcune delle strade più belle e panoramiche d’Europa, e attraversarle tutte senza aerei è di per sé un’esperienza che rende ancora più profondo ed indimenticabile il viaggio. In questo modo si riescono a percepire perfettamente i lenti mutamenti di paesaggio, vegetazione, architettura, tradizioni, lingue e cibi da una regione all’altra man mano che i chilometri vanno avanti.

Ovviamente questo è un tour ad anello che senza spendere troppo si potrebbe fare lontano dall’alta stagione con formula volo+noleggio auto partendo da un punto qualsiasi (le migliori basi sono Oslo, Bergen, Tromso o Stoccolma) e “dirottando” altrove i due giorni che abbiamo impiegato per raggiungere la Scandinavia e i due del rientro.

Comunque sia, Svezia e Norvegia sono Paesi dove si respira natura, libertà e spensieratezza, quindi il viaggio è stato improntato molto sul campeggio (libero in entrambi i Paesi se effettuato con rispetto e responsabilità, lontano da proprietà private) e sull’autonomia, sia per consentirci una buona dose di improvvisazione e sia per risparmiare sul costo mediamente elevato di ostelli e ristoranti.

Abbiamo prelevato in loco solo piccole quantità di Corone locali (cambio circa 1€=10kr in entrambi i Paesi), ma ci siamo accorti presto che in Norvegia, Svezia e pure Danimarca le carte di credito sono usate in modo tanto diffuso da non avere assolutamente bisogno di contanti. Per dare un’idea, abbiamo pagato elettronicamente parcheggi, bagni pubblici, accendini, gelati e kebab…

In totale la spesa si è aggirata sui 1000€ a testa, considerando circa:

600€ diviso due per benzina, autostrade, vignetta svizzera e austriaca, parcheggi e ponti per la tratta Torino-Malmo e ritorno;

650€ diviso due per benzina, pedaggi, parcheggi e traghetti in Norvegia e Svezia;

160€ a testa per 5 notti in ostello e 2 in campeggi a pagamento. Le altre 8 notti le abbiamo passate in tenda in aree attrezzate, prati o campeggi aperti che non richiedono pagamento tra le 22:00 e le 8:00

230€ a testa per i pasti, cercando di risparmiare cucinando il più possibile negli ostelli dotati di cucina oppure con il fornelletto portatile a gas. La nostra scorta considerava una ventina di pasti a cottura rapida tra cui risotti in busta, pasta, legumi, tonno, mais e altri alimenti di facile conservazione; frutta, té e biscotti per le colazioni; cioccolato, barrette e snack vari per i viaggi più lunghi e le escursioni in montagna.

5 AGOSTO: TORINO-ULM-AMBURGO (1235 km)

Ecco arrivato l’agognato giorno della partenza. Ci svegliamo presto, vogliamo partire prima delle 5 di mattina perché quella che ci aspetta oggi è sicuramente la tirata più lunga di tutto il viaggio e richiederà vari turni alla guida. Ma siamo carichi, la voglia di avvicinarsi alla Scandinavia è davvero tanta. La nostra Micra è pronta ad affrontare la sfida, quando lasciamo Torino ha sul groppone 95.000km e quindi, facendo due conti, sembrerebbe che voglia festeggiare i 100.000 alle Lofoten… Nel frattempo ci lasciamo alle spalle l’Italia e superiamo le Alpi al San Bernardino, nelle verdi vallate svizzere. Pochi chilometri in Austria ci consentono di entrare in Germania, dove improvvisamente il meteo peggiora e le code si fanno fitte per via dei molti cantieri e del traffico intenso. Arriviamo comunque a Ulm per pranzo, parcheggiamo l’auto in un multipiano vicino alla stazione e facciamo due passi nel vivace centro storico compreso tra l’imponente cattedrale gotica, la piazza del comune, la moderna biblioteca piramidale in vetro e le mura lungo il Danubio. Mangiamo sulla centrale Hirschstrasse da Nordsee, ottima catena tedesca di pesce fritto che per me è una tappa fissa ogni volta che passo da queste parti.

Si riparte rilassati verso Amburgo, ma il pomeriggio si rivela un lento susseguirsi di code e cantieri fino al tramonto. Dopodiché auto e camion spariscono di colpo, ci mangiamo un saporito bratwurst in una stazione di servizio e guidiamo senza problemi arrivando all’A&O Hamburg City Hostel alle 11 di sera, con un paio d’ore di ritardo rispetto al previsto. L’ostello (27€ a testa in camerata mista, prenotato tramite hostelworld.com) è enorme e molto spartano, ma è comodo e pulito e va più che bene per una bella dormita.

6 AGOSTO: AMBURGO-FJALLBACKA (920 km)

Stamattina ci concediamo qualche ora per visitare Amburgo, che ci offre interessanti scorci di vie monumentali, palazzi art-déco, gallerie e giardini fino al maestoso Rathausmarkt. É sabato mattina e la città è praticamente deserta, c’è solo una gentile tassista che ci suggerisce di fotografare il neorinascimentale Palazzo del Comune dal portico sull’altro lato del canale. Da qui è effettivamente il suo angolo migliore, con bellissimi riflessi, fiori sulle ringhiere e i gabbiani che planano lentamente. Percorriamo poi il canale verso Deichstrasse, con le sue variopinte casette strette e alte, e attraversiamo il ponte in ferro che porta a quello che è forse il quartiere più noto di Amburgo, la Speicherstadt (Città dei Magazzini), costituito da enormi magazzini in mattoni rossi eretti interamente su palafitte in legno alla fine del XIX secolo. Un tempo fiore all’occhiello di un porto all’avanguardia che commerciava soprattutto con il medio oriente, oggi sono stati riconvertiti in musei, locali, teatri e studi di architetti ed artisti.

Riprendiamo la nostra auto e proseguiamo il viaggio; da qui si potrebbe raggiungere Copenaghen prendendo un traghetto tra Puttgarden e Rodby, ma preferiamo continuare via terra per non avere vincoli di orari con i traghetti. Anche se il percorso è più lungo, tempi e costi dei due itinerari sono molto simili. Anche oggi comunque ci tocca stare incolonnati per quasi due ore appena fuori Amburgo, scopriamo essere un sabato da “bollino nero” sulle autostrade tedesche.

Dal confine danese invece va tutto molto più liscio, il traffico scompare quasi per magia e si continua senza problemi. Come in Germania le autostrade qui sono gratuite, fatta eccezione per i due colossali ponti Storebæltsbroen e Øresundbroen (pagati con carta di credito rispettivamente 32 e 41€). E’ proprio quest’ultimo a proiettarci nell’immensa Svezia, dove continuiamo verso Nord.

Il paesaggio sulla costa occidentale è dolce e rurale, con colline coltivate alternate a dense macchie di foresta ed enormi pale eoliche. Germania e Danimarca offrivano paesaggi simili, ma lungo la strada abbiamo visto casolari di pietra lasciare spazio a costruzioni a graticcio, bassi granai intonacati di bianco, fattorie di legno attorniate da folti alberi e ora rosse casette in lamiera. Lentamente il paesaggio cambia, le conifere qui si trovano già quasi al livello del mare e alcuni rilievi rocciosi preannunciano l’inizio dei Monti Scandinavi.

Accompagnati da un lento e pittoresco tramonto, arriviamo a Fjallbacka per sera, in tempo per fare due passi al caratteristico porto e trovare un prato poco fuori paese per piantare la tenda. Il cielo è terso e la notte buia, la stellata sopra di noi lascia a bocca aperta.

7 AGOSTO: FJALLBACKA-HEDDAL-ODDA (490 km)

Cominciamo la giornata tornando al piccolo porto, lucide casette rosse e bianche affacciate su una placida baia disseminata di isole e isolotti rocciosi. Alle spalle, scuri monoliti a picco proteggono quello che è probabilmente uno dei villaggi costieri più amati dagli svedesi, anche se magari non così noto oltreconfine. Un facile sentiero che parte dalla piazzetta principale porta in cima alla maggiore di queste rocce passando per una profonda fenditura su cui sta sospeso un enorme masso. Dalla cima il panorama è splendido e il cielo terso non fa che accentuarlo. Il paesino, la foresta tutt’intorno, il mare e l’arcipelago sembrano usciti da un dipinto.

E’ ora il momento di ritornare verso l’autostrada che porta in Norvegia, dalla quale ci separano solo poche decine di chilometri. Le autostrade qui hanno dei portali automatizzati per i pedaggi in corrispondenza di ponti, tunnel e ingressi alle città più grandi. I metodi di pagamento sono ben spiegati sulla pagina ufficiale http://www.autopass.no/en/visitors-payment. Decidiamo di non visitare Oslo per guadagnare tempo, e sfruttiamo un tunnel che permette di tagliare il fiordo ed avvicinarci alla nostra prima tappa norvegese, la Stavkirke di Heddal. Questa tipica costruzione nordica, interamente realizzata in legno portante e risalente al XII secolo, è la più grande delle chiese medievali norvegesi e una delle meglio conservate. Il centro visitatori che vi sta di fronte approfondisce gli utensili e le tecniche che hanno permesso di costruirla e danno un’idea della vita all’epoca.

La strada prosegue lungo la E134 che si addentra tra laghi e conifere fino a scavallare i monti in un nudo e scenografico passo, da preferire senza dubbio alla galleria.

Arriviamo nel tardo pomeriggio ad Odda, piccola cittadina posta ad un’estremità del Sørfjorden. Nata come centro industriale a inizio Novecento, presto si è trasformata in località di vacanza per la sua vicinanza ai famosi parchi naturali Folgefonna e Hardangervidda. Il nostro obiettivo è però un altro: l’incredibile Trolltunga, la “Lingua del Troll” che pare galleggiare nel vuoto della valle glaciale, nota già dai locali che costruirono l’impianto idroelettrico poco più a monte ma resa famosa al grande pubblico solo da pochi anni. Ceniamo presto e piantiamo la tenda in un’area picnic a Tyssedal, da cui parte la strada che porta alla base del trekking. Domani ci sarà da camminare parecchio.

8 AGOSTO: TROLLTUNGA

Ci svegliamo all’alba, psicologicamente pronti alla sfida: anche se il meteo pare inclemente, dopo tutta questa strada non riusciamo a rinunciare all’ascesa. In totale il percorso prevede 22km a piedi con circa 900m di dislivello, da percorrere in circa 10 ore. Il sentiero si rivela subito molto duro, e viste le piogge degli ultimi giorni è completamente infangato e a volte piuttosto difficile da rintracciare. Di recente il volume di escursionisti è aumentato in modo talmente rapido da avere letteralmente martoriato la pista indicata, rendendo tutto decisamente più faticoso. I panorami durante la salita sono in ogni caso meravigliosi, ma il tempo cambia in fretta e ci troviamo sotto una martellante pioggia che purtroppo non ci abbandonerà più. Altri escursionisti confermano che le giornate serene sono abbastanza rare in queste vallate, persino in estate può capitare di aspettare più di una settimana per un meteo ideale. Stoicamente andiamo avanti tra valloni e altipiani fino all’agognata meta, con vento e pioggia che si fanno sempre più intensi.

Dopo tutta questa fatica arrivare qui è davvero senza prezzo, sedersi sullo spuntone roccioso a più di 600m di altezza sul lago e godersi il panorama è una di quelle esperienze che ti si scolpiscono nella mente. Ma il clima non ci da tregua, è quasi impossibile stare a lungo sulla cima e persino fare foto è difficoltoso visto che la lente della macchina fotografica si bagna in continuazione. Anche se vorremmo godere di più di questa unica e spettacolare formazione, dobbiamo ritornare indietro il prima possibile, prima che il sentiero (o quello che ne resta) si infanghi completamente. Lentamente ritorniamo all’auto, ormai zuppi d’acqua nonostante gli indumenti idrorepellenti.

Oggi non ce la sentiamo di dormire in tenda, ci servono una doccia, un pasto caldo e una lavatrice. Torniamo ad Odda al centro per il turismo, e la gentilissima addetta mi indica alcuni ostelli e mi mette a disposizione pc e telefono per prenotare. La scelta ricade sull’Hardanger Hostel B&B a Lofthus, una trentina di km più a nord (30€ a testa, su booking.com) che si rivela perfetto e ben attrezzato. Come molti altri è un albergo estivo allestito nei locali delle scuole del paese ma che di recente ha realizzato un piccolo ostello per ospitare viaggiatori tutto l’anno. La nostra è una cameretta in legno con un letto a castello e vista sul fiordo, e finalmente possiamo farci una doccia bollente, approfittare di lavatrice e asciugatrice per i nostri vestiti bagnati e cucinare al caldo un enorme piatto di penne al pesto rosso. Il ricordo della fatica scompare velocemente, e chiudendo gli occhi restano solo le stupende immagini di un luogo mozzafiato.

9 AGOSTO: LOFTHUS-BERGEN-STEGASTEIN (370 km)

Il programma di oggi prevede di svegliarci con calma, approfittare della colazione a buffet dell’ostello e successivamente dirigerci a Bergen costeggiando il fiordo sulla FV7. Sostiamo brevemente lungo il percorso alla Steinsdalsfossen, spumosa cascata poco oltre il piccolo porto di Norheimsund, anch’esso meritevole di un paio di foto.

Nel primo pomeriggio siamo a Bergen, la seconda città norvegese dopo la capitale Oslo, famosa sopratutto per il quartiere storico di Bryggen che conserva tutt’oggi le tradizionali case in legno del vecchio porto. Lasciamo l’auto in un parcheggio in centro e ci addentriamo a piedi nella vivace città per cercare un posto dove pranzare. Fortunatamente tutti i ristoranti fanno orario continuato, generalmente dalle 11:00 alle 23:00, quindi anche se sono le 3 passate non facciamo fatica a trovarne uno aperto. Una valida alternativa ai classici ristoranti è il Fisketorget (Mercato del Pesce), che offre pesce fresco ma anche cucinato al momento sia in maniera tradizionale che esotica. Oltre ai classici merluzzo e salmone, si possono trovare crostacei, balene, squali e altro ancora. Noi invece scegliamo di provare uno dei cavalli di battaglia della cucina locale, la renna con verdure, salsa ai mirtilli e erbe di campo, molto particolare in quanto selvatica ma delicata.

Continuiamo la visita al quartiere di Bryggen, patrimonio Unesco e oggi sede di numerose botteghe di artigiani e artisti. Le casette colorate, ormai rese sbilenche dai secoli, sembrano sorreggersi l’un l’altra, lasciando piccoli vicoli pavimentati in legno che permettono di addentrarsi tra cortili, balconate e ripide scalette in legno.

Ci rilassiamo un po’ al porto, notando come attorno ad esso si possano scorgere blocchi di edifici riconducibili a stili e periodi storici molto diversi tra loro. Bergen vive in armonia tra tradizione e modernità, è un centro vivo e multiculturale, decisamente da non perdere.

Riprendiamo la nostra Micra con l’obiettivo di raggiungere Flåm per sera, con un’altra tappa intermedia ad un’altra nota cascata, Tvindefossen, ben visibile dalla E16. Da qui in poi il paesaggio si fa veramente spettacolare, ripidissime pareti di roccia che raggiungono anche i 1400m dal livello del mare stringono la strada sui due lati preparandoci al Nærøyfjorden, il fiordo più stretto al mondo nonché uno dei più spettacolari, anch’esso patrimonio Unesco.

Man mano che andiamo verso nord, il tramonto si fa sempre più lento e sempre più posticipato. Decidiamo allora di oltrepassare Flåm e goderci questo spettacolo da quella che sarebbe stata la prima tappa di domani, la terrazza di Stegastein. Salendo bruscamente da Aurland con secchi tornanti, la strada prende rapidamente quota fino ad arrivare all’ardita passerella di legno e vetro che offre una visuale impagabile dell’Aurlandsfjorden. La fortuna vuole che il sole si piazzi esattamente all’orizzonte tra due cime, e le nuvole arrossate si riflettono nel sottile braccio di mare. Uno spettacolo davvero incredibile. Attendiamo che il sole sia completamente sceso, vorremmo piantare la tenda qui ma fa abbastanza freddo e non ci sono spazi pianeggianti, quindi decidiamo di tornare ad Aurland e approfittare del campeggio all’ingresso del paese.

10 AGOSTO: AURLAND-LAERDAL-BORGUND-LOM-GEIRANGER (370 km)

Lasciamo il paesino e ritorniamo su per la strada di ieri verso Stegastein, che con il sereno della mattina continua a stupire. Questa volta proseguiamo sulla Bjørgavegen, la strada di montagna che ci porta fino a sfiorare i 1300m di quota in un ampio altipiano in cui la natura è stata modellata da laghi, roccia, muschio e neve. La ripida discesa conduce a Lærdal, grazioso villaggio dalle case in legno ad un’altra estremità del fiordo. Da qui effettuiamo una piccola deviazione risalendo la vallata verso Borgund, dove si trova una delle più belle Stavkirke in assoluto. I suoi ripidi tetti, decorati con sculture in legno, si inseriscono meravigliosamente in un contesto di prati verdi e montagne scoscese.

Torniamo sui nostri passi, prendendo un traghetto per oltrepassare il fiordo tra Fodnes e Mannheller. I collegamenti sono frequenti e veloci, in pochi minuti siamo sull’altra sponda. Poco oltre si trova il bivio per la fiabesca RV55, che non smette mai di sorprendere; si comincia con il placido lago Haflsovatnet, circondato da pascoli e fattorie “modello cartolina”, per poi aprire splendide panoramiche sul Lustrafjorden, il braccio più interno del Sognefjorden, che vantando ben 205 km di distanza massima dal mare aperto è considerato il più lungo al mondo dopo lo Scoresby Sund in Groenlandia. L’acqua è di un limpido turchese cristallino e siccome la curiosità mi mordeva da sempre, provo ad assaggiarla per valutarne la salinità: come ci si può aspettare, se ne avverte solo una traccia minima, ma è abbastanza per ricordarci che quello che abbiamo di fronte è mare a tutti gli effetti.

Ora la strada si inerpica nuovamente fino ai 1400m, dove laghi e ghiacciai lasciano senza parole emergendo piano piano da una temporanea nebbiolina che rivela una cima alla volta l’immensità di questo posto incredibile. La strada serpeggia dolce per decine di chilometri, tra panorami di granito, acqua tersa e neve. Dall’ampiezza dell’altopiano ghiacciato si ritorna ad una profonda vallata che che prosegue verso nord in direzione di Lom, dove si trova un’altra bella Stavkirke, stavolta più squadrata e snella. Qui giriamo a sinistra sulla RV15 che continua ad offrire viste di selvagge foreste, laghi e cascate, e poi sulla RV63 che scende con una serie di tornanti a Geiranger.

Pochi chilometri prima del paese si trova il Flydalsjuvet, famoso punto panoramico a picco sulla cittadina e sul fiordo. La cittadina è molto turistica, si tratta di uno degli approdi estivi delle navi da crociera che percorrono la costa atlantica da Bergen a Kirkenes, nell’estremo nord.

Per questa volta decidiamo di piantare la tenda prima della chiusura della reception, pagando 12€ a testa, in modo da poter aver accesso a docce e wi-fi. Nonostante il campeggio sia super attrezzato, con cucine e lavanderie, preferiamo provare un ristorante sul porto dall’atmosfera molto marinara, il Frøysa, in cui io assaggio un salmone con panna acida, cetrioli e patate bollite mentre Alessandro ordina delle polpette con marmellata e purée. Il tutto accompagnato da birre artigianali per un totale di 27€ a testa.

11 AGOSTO: GEIRANGER-TROLLSTIGEN-ATLANTIC ROAD-TRONDHEIM (450 km)

Proseguiamo sulla RV63, che ancora una volta prende subito quota fino ad un altro famoso punto d’osservazione noto come Ørnesvingen, “l’Ala dell’Aquila”, da cui si può apprezzare la grandiosità del Geraingefjord e delle montagne circostanti. Alla nostra destra invece si scorge l’ampia cascata multipla delle Seven Sisters, che si tuffa con grazia nelle profonde acque color smeraldo. Superiamo un altro passo montano e torniamo al livello del mare per imbarcarci sul traghetto Eidsdal-Linge che consente alla strada nazionale di proseguire lungo un altro dei più bei tratti di montagne norvegesi: la Trollstigen, “Scala dei Troll”, che culmina al centro visitatori nei pressi della cascata Stigfossen. Da qui parte una passerella a strapiombo sulla vallata che lascia spaziare lo sguardo dalle vette innevate fino al fiordo visibile in lontananza, un panorama maestoso e imperdibile.

Ci rimettiamo in auto, stavolta diretti verso l’Atlantico, costeggiando uno dei fiordi più pittoreschi della regione fino ad Åfarnes, dove pranziamo velocemente con crostini, salame, formaggio fresco e sciroppo di mirtillo comprati in un minimarket al molo prima di imbarcarci su un altro traghetto per Sølsnes. Raggiungiamo l’oceano presso il villaggio di Bud, da cui parte la celeberrima Atlantic Road. Guidiamo lungo la strada panoramica ammirando scogli e isolotti fino a raggiungere lo Storseisundbrua, il maggiore di una catena di ponti che consentono di attraversare il fiordo. Il ponte curvo, da certe angolazioni, sembra una rampa lanciata verso il cielo, che ora è graffiato da spesse nuvole in controluce rendendo il tutto molto suggestivo. Torniamo sulla terraferma grazie ad un’altra serie di tunnel e ponti, poi prendiamo il terzo traghetto del giorno tra Kanestraum e Halsa, seguendo poi la E39 che ci porta a Trondheim. Qui abbiamo deciso di passare una notte in ostello per ricaricare le macchine fotografiche in vista dei prossimi giorni alle Lofoten. Scegliamo il Singsaker Sommerhotell (29€ a testa in camerata mista, su Booking.com), altro ostello ricavato alla chiusura estiva delle scuole. Stavolta le camerate sono buie e poco spaziose, e manca una cucina per gli ospiti. Facciamo quindi una passeggiata nel vicino centro storico sperando di trovare qualche ristorante aperto, ma tra una cosa e l’altra si è fatta quasi mezzanotte e ci dobbiamo accontentare di una “pizza messicana” da 7Eleven, mentre il sole non si è ancora deciso a tramontare del tutto e lascia deboli riverberi arancioni all’orizzonte.

12 AGOSTO: TRONDHEIM-CIRCOLO POLARE ARTICO (620 km)

Dopo un’abbondante colazione a buffet, dedichiamo la mattinata alla visita di Trondheim, accompagnati da un clima mite e sereno che ci fa dimenticare il freddo vento e le piogge dei fiordi. La città è colorata e vivace, e si sviluppa a partire dalle abitazioni e dai magazzini di legno che sorgono su palafitte da entrambe le rive del tranquillo fiume Nidelva. Sulla sponda sinistra si trova la grande Cattedrale in pietra realizzata in stile romanico-gotico, dal sapore a metà tra il francese e l’inglese.

Per le vie vediamo una gran quantità di “Muscle Car” americane d’epoca, un signore intento a lucidare la sua Ford ci spiega che per il weekend il centro verrà chiuso al traffico e solo queste vetture potranno circolare. Gli scandinavi amano particolarmente questo genere di auto, il che può sembrare abbastanza strano visto che, Norvegia in primis, hanno una percentuale di auto elettriche circolanti davvero altissima sia tra privati che tra autonoleggi. In particolare qui a Trondheim è completamente elettrica quasi un’auto su tre, e il governo sta investendo con convinzione in incentivi e infrastrutture in tutta la nazione per migliorare ulteriormente questo dato.

Inizia ora la lunga strada che ci porterà oltre il Circolo Polare, una strada tra enormi alberi e cime innevate che si snoda per centinaia di chilometri. Uno dei punti più panoramici è sicuramente l’avvicinamento al Ranfjorden, poco prima di Mo i Rana, accerchiato dai monti e riflettente come uno specchio. Negli ultimi chilometri prima del Circolo la strada prende dolcemente quota mentre la natura diventa via via più spoglia. Siamo a soli 600m di altitudine ma il paesaggio pare lunare. Il luogo di per sé è immenso, dà veramente l’idea di entrare in un territorio sconfinato e tutto da esplorare. Ad un tratto, la vista del centro visitatori ce lo conferma: 66°33 N, ce l’abbiamo fatta! Da qui in poi, siamo ufficialmente in terra Artica. Anche oggi riusciamo a catturare l’inizio di un lunghissimo tramonto che tinge tutto di rosa; restiamo qui a goderci lo spettacolo per una mezz’ora abbondante, ma fa davvero freddo e quindi proseguiamo fino a fondovalle per piantare la tenda in una delle numerose aree attrezzate lungo la strada.

13 AGOSTO: SALTSTRAUMEN-BODO-REINE-RAMBERG (140km)

Per raggiungere Bodø, da dove ci imbarcheremo per le Lofoten, decidiamo di tagliare per la RV812, inizialmente affollata di pecore, che però poi ci sorprende con due bellissime esemplari di alci femmine proprio sul fianco di un tornante. La strada ridiscende di nuovo verso il fiordo, portandoci verso il ponte di Saltstraumen da cui si può osservare uno dei fenomeni più curiosi della natura, i Maelstrom. Si tratta di potenti gorghi che si formano ogni giorno con il variare delle maree, in particolare qui dove l’imboccatura stretta del fiordo obbliga l’acqua ad accelerare la corrente creando vortici che talvolta arrivano a misurare svariati metri di diametro e profondità. Per vedere la corrente al suo apice si può fare riferimento al calendario delle maree che potete trovare qui: http://bodo.kommune.no/getfile.php/Borgerportalen/Serviceenheten/Skjemaer/Saltstraumtabellen%202016.pdf

Siamo ormai arrivati a Bodø, dove senza problemi troviamo posto sul traghetto delle 10:05 per Moskenes (95€) che in circa 3 ore ci consentirà di sbarcare sull’arcipelago più pittoresco della Scandinavia.

Man mano che il moderno traghetto avanza, le cime delle isole montuose fanno capolino all’orizzonte: prima si distingue qualche punta, poi una catena frastagliata e azzurrognola, e infine si definiscono tutte le ripidissime vette, granito scuro e erba verdissima che emergono dal mare in modo incredibile. Appena sbarcati ci dirigiamo a Reine, piccolo villaggio di pescatori spesso annoverato tra i più belli al mondo. E appena arrivati non è difficile capire il perché: il semicerchio di vette rocciose che lo circonda è semplicemente sconvolgente, sembra di stare all’interno di un’ardito dipinto dove è la natura a dominare incontrastata ed eterna.

Assaporiamo l’aria di mare tra le tipiche casette di legno dipinto di rosso e bianco, quindi pranziamo in un bistrot nella piazzetta centrale dove gustiamo un buon fish&chips (16,50 € a testa) preparato con il celeberrimo e freschissimo merluzzo locale.

Il pomeriggio lo dedichiamo invece al trekking: obiettivo Reinebringen, punto panoramico che sovrasta il villaggio e che è forse il simbolo stesso della maestosità delle Lofoten. Il sentiero, ancora una volta troppo “improvvisato”, si snoda da un piccolo parcheggio sterrato all’imboccatura della galleria e si inerpica senza sosta fino a circa 450m di quota. La salita dura circa 1h20, e arrivati in cima al crinale la vista che si ha davanti lascia davvero senza fiato. A strapiombo sul mare, sembra di volare sul fiordo e sul minuscolo paesino, con un cielo sereno e asciutto che consente allo sguardo di allontanarsi per centinaia di chilometri, ammirando tutto l’arco montuoso dell’arcipelago e persino la terraferma. E’ un posto davvero unico, arrivare alle Lofoten senza arrampicarsi quassù sarebbe come andare a Roma senza vedere il Colosseo…

Dopo aver contemplato questa meraviglia scendiamo rapidamente verso l’auto. Per la sera intendiamo sostare alla splendida spiaggia di Ramberg, mezzaluna di fine sabbia bianca incastonata tra l’oceano turchese e le ripide montagne. Alle Lofoten è proibito il campeggio libero, in compenso qui troviamo un ottimo campeggio (13€ a testa) fornito di cucina e lavanderia per gli ospiti. Ci godiamo il lento calare del sole ad ovest, ben consci che nonostante siano già passati quasi due mesi dal solstizio estivo la notte vera e propria durerà solo una manciata di ore.

14 AGOSTO: NUSFJORD-HENNINGSVAER-TORNETRASK (420km)

Svegliarsi la mattina di fronte ad una spiaggia così mette davvero di buon umore per continuare ad esplorare questo arcipelago. La Micra invece la pensa diversamente, è talmente felice di essere qui che pensa bene di non voler ripartire. Sembra essere la batteria, nulla di strano visto che ha alle spalle quasi 100.000km. La proprietaria del campeggio, sempre sorridente e disponibile, prova a riesumare un vecchio starter dalla rimessa ma è completamente scarico e ci vorrebbe troppo tempo per ricaricarlo a sufficienza. Essendo praticamente al livello del mare abbiamo davanti solo pochi metri di discesa per provare a farla ripartire a spinta: o la va o la spacca. Per fortuna al primo tentativo si rimette in moto e torniamo in strada sperando di incontrare una stazione di servizio dove comprare una batteria nuova. Arriviamo fino ad un benzinaio a Leknes, dove un ragazzo gentilissimo corre avanti e indietro dall’officina per recuperarne una compatibile e tutti gli attrezzi per sostituirla. Tutto sistemato, a parte il fatto che dopo il reset l’autoradio ci chiede il codice per riavviarsi, codice che ovviamente non sappiamo dove recuperare. Amen, per ora ci godremo solo i suoni della natura.

Ora non ci resta che tornare indietro qualche chilometro, sbirciando dal finestrino le aquile di mare che volano alte sulla costa, per visitare la caratteristica Nusfjord, tappa che ci eravamo fissati per la mattina. Il minuscolo villaggio incassato nel breve fiordo è stato convertito a museo a cielo aperto (ingresso 5€) che racconta ai visitatori la vita di quella che ci viene presentata come la Mecca della pesca al merluzzo. All’interno delle varie casette di legno si possono osservare la segheria, la fucina, la fabbrica di reti e altro ancora, fino ad un ambiente più grande adibito a museo delle telecomunicazioni con un piccolo cinema dove vengono proiettati documentari sulla pesca. Qui per la prima volta ci rendiamo davvero conto dell’impatto che quest’attività ha avuto e ha tutt’oggi sulla vita e sull’economia norvegese: nel video si vedono flotte di centina di barche in legno che estraggono senza sosta il pesce utilizzando lunghi fili con esche poste all’incirca ad un metro l’una dall’altra. Una volta tornati a riva, i pescatori puliscono i merluzzi e li dispongono sugli essiccatoi approfittando del clima freddo e secco dell’inverno artico per renderli facilmente conservabili ed esportabili. Effettivamente lungo la strada abbiamo notato una gran quantità di graticole di legno, e solo ora abbiamo un’idea di quanto merluzzo venga pescato. Tempo fa le colline erano terrazzate di queste strutture a perdita d’occhio, ora il pesce viene perlopiù scaricato sulla terraferma per smistarlo e gestirlo in modo più rapido.

In una delle casette facciamo la conoscenza di un artista torinese, trapiantato qui da tempo, che ci consiglia per pranzo di cercare le torsk tunga, ovvero lingue di merluzzo tagliate dall’animale appena pescato e cucinate in giornata, piatto tipico delle isole e introvabile altrove.

Seguiamo quindi il consiglio e torniamo in auto sulla strada principale per cercare un posticino non troppo caro per assaggiare qualche prelibatezza locale. Senza fretta deviamo poi per la RV815, seguendo la costa e le sue incredibili forme e colori. Più avanti, all’altezza del bivio per Henningsvaer, improvvisamente capiamo perché oggi l’auto ha voluto fare tanti capricci: ha voluto farci perdere tempo per festeggiare i suoi 100.000km proprio qui, davanti ad una sconosciuta quanto bellissima spiaggetta. Lo spettacolo è disorientante, con l’acqua che sembra caraibica e le montagne hawaiane, ma basta voltarsi per trovare vegetazione alpina d’alta quota. Il mare è poco profondo e non è nemmeno troppo freddo, il sole è alto e decidiamo di farci un “bagno” entrando in acqua fino alle ginocchia. Non sembra affatto di trovarsi così a nord….

Parlando con due ragazze norvegesi, che invece il bagno lo hanno fatto davvero, scopriamo che proprio ad Henningsvaer ci sono molti ristorantini interessanti, tra cui il Klatrekafeen che serve tra le altre cose un’ottima hvalbiff, il trancio di balena. Arriviamo in paese e troviamo il posto, molto carino e arredato con un mix di elementi presi dal mondo della pesca e dall’alpinismo; purtroppo è abbastanza tardi e sono già finite le scorte sia di torsk tunga che di balena. Ripieghiamo allora su due classici intramontabili: il bacalao e la fisksuppe (zuppa di pesce con crostini), entrambi dal sapore morbido ma intenso, decisamente imperdibili (28,50€ a testa con birra media). Due passi per il paesino, dal centro colorato e compatto, un po’ di relax e si torna in marcia. Decidiamo di saltare la tappa a Svolvaer, un po’ per il ritardo accumulato stamattina un po’ perché comunque molto simile alle località appena viste. Approfittando delle giornate quasi infinite, preferiamo portarci il più avanti possibile verso la Svezia in modo da poter dedicare più tempo al trekking di domattina. Guidiamo fino a sera, attraverso vallate, fiordi e montagne, salutando le Lofoten e puntando verso il confine.

Un piccolo capanno segna la frontiera sulla strada per il valico: la Norvegia è ormai alle nostre spalle, siamo ufficialmente nella sconfinata Lapponia svedese. Da qui un’altra ventina di chilometri ci separa dal grande lago Torneträsk, e le tante aree picnic lungo la strada ci suggeriscono che è ormai ora di piantare la tenda e riposare un po’ dopo una giornata intensissima.

15 AGOSTO: ABISKO-NIKKALUOKTA-STORFORSENS (640km)

Oggi per la prima volta puntiamo l’auto verso Sud: comincia il lungo viaggio di ritorno che ci farà attraversare tutta l’immensa e selvaggia Svezia da un capo all’altro per tornare verso Malmo e da li verso l’Italia. Le tappe giornaliere iniziano ad allungarsi, ma questo Paese è tutt’altro che noioso.

Questa giornata la dedicheremo alla regione lappone, che riempe gli occhi con le sue distese infinite di foreste e laghi incorniciati da massicci montuosi. Qui la segnaletica è bilingue, riportando i toponimi sia in svedese che in lingua Sami.

La strada nel primo tratto costeggia da un lato il Torneträsk, mentre dall’altro segna il confine dell’Abisko National Park, molto popolare tra gli escursionisti in quanto offre sentieri alla portata di tutti, facilmente raggiungibili anche in treno. Da qui si snoda il Kungsleden (sentiero del Re), uno dei percorsi più spettacolari tra le montagne scandinave, che permette di ammirare la vetta più alta di Svezia, il Kebnekaise, ed arrivare a Nikkaluokta in circa 6 giorni di marcia, facendo tappa nei numerosi rifugi attrezzati. Noi che purtroppo non abbiamo tutto questo tempo a disposizione optiamo per il guidare fino a Kiruna e da li prendere una strada secondaria che ci porta direttamente a Nikkaluokta, per poter poi fare a piedi l’estremità sud del sentiero. Dopo aver lasciato l’auto al centro visitatori imbocchiamo un’agevole pista sterrata di 5,5km che tra betulle,conifere, arbusti di bacche e funghi giganteschi ci conduce senza fatica fino al punto panoramico sul lago. Nell’acqua argentea si specchiano il Kebnekaise le altre cime innevate, l’aria sembra più trasparente del solito e la purezza dei colori ha qualcosa di magico. Vicino al lago un secondo centro visitatori offre una buona scelta di piatti caldi e freddi per il pranzo, ma noi non abbiamo dubbi, andiamo sicuri sul loro piatto forte: il RenBurger (15,50€ a testa), squisito panino con carne di renna guarnita con cetrioli e salsa di panna acida e ribes, dal sapore pieno e fresco.

Torniamo sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero verso l’auto; anche oggi cercheremo di portarci il più avanti possibile sul percorso, ma senza troppa fretta. Scegliamo strade interne per vivere al meglio l’atmosfera remota e incontaminata della Lapponia, percorrendo la E45 che ci porta a lambire il Muddus Nationalpark e a fare la conoscenza di decine di esemplari di maestose renne, grossi gatti selvatici, volpi rosse, lepri e uccelli di ogni sorta. Deviamo poi sulla strada 374, serpeggiando tra monti isolati e pittoreschi laghi che ancora una volta amplificano lo spettacolo del lungo tramonto estivo. Siamo appena tornati al di sotto del Circolo Polare, anche se a differenza della Norvegia non ci sono negozi di souvenir o insegne a caratteri cubitali.

Seguiamo la vallata del Pite, fiume che nei pressi della Storforsens Naturreservat si trasforma in un’immensa serie di larghe e potenti rapide circondate da abeti. Una terrazza offre un bel panorama, e il campeggio accanto sembra ben attrezzato, ma dopo una breve sosta decidiamo di continuare ancora la nostra discesa. Ci fermiamo ad Alvsbyn per fare benzina e notiamo delle indicazioni per un campeggio sul fiume. Questa volta cediamo alla tentazione e ci accampiamo in una piazzola. La reception è già chiusa, ma sotto il porticato ci sono comunque delle prese di corrente di cui approfittiamo per ricaricare le macchine fotografiche mentre ci prepariamo la cena in riva al fiume.

16 AGOSTO: PITEA-UMEA-SKULESKOGENS-MELLANFJARDEN (600km)

Iniziamo la giornata con una bella colazione in un’area di servizio appena dopo Pitea in cui troviamo un’offertona da non perdere: con 3,70€ a testa gustiamo un panino con le polpette, una spremuta di arancia fresca e caffè a volontà. Davvero niente male. In più compro una bella scorta di Salmiak, le famose liquirizie salate svedesi che a molti non piacciono ma che a me fanno impazzire. Siamo ormai arrivati di fronte al Mar Baltico e la strada da qui si fa molto scorrevole. Arriviamo ad Umea per mezzogiorno accompagnati da un piacevolissimo e tiepido cielo azzurro, e lasciamo l’auto alla stazione ferroviaria. La città è famosa soprattutto per la sua università, che attira qui quasi 40.000 studenti da tutto il mondo. Passeggiando per il piccolo centro, tutto pedonalizzato, l’atmosfera è giovane, multiculturale e molto rilassata. Biciclette ovunque, giardini decorati, grandi panche per sdraiarsi a un bel lungofiume alberato: sembra un luogo progettato in ogni dettaglio per essere “a misura d’uomo”.

Tra i vari caffé sulla via principale dove mangiare qualcosa ne scegliamo uno che scopriamo fungere anche ufficio turistico cittadino. Siccome la colazione è stata sostanziosa, ci dedichiamo all’esplorazione dei dolci locali, nello specifico una frolla alla marmellata e una torta al cioccolato, tutte rigorosamente da sommergere di panna montata.

Rilassati, ripartiamo a costeggiare il Baltico verso Sud. All’altezza di Örnsköldsvik intravediamo un centro assistenza Nissan e proviamo a chiedere una mano per rimettere in sesto la radio della Micra. Prontamente, due giganteschi elettrauti si adoperano per scoprire come fare: dovranno smontare mezza plancia per estrarre la radio, leggere il numero seriale dal retro e generare il codice di sblocco sul sito ufficiale. Tempo impiegato: circa 45 minuti. Costo dell’assistenza: un sorriso e una pacca sulle spalle, ci dicono che per loro è un piacere dare una mano.

Siamo pronti per continuare il viaggio tra campagne e foreste, e ci incuriosiamo quando vediamo le indicazioni per raggiungere lo Skuleskogen Nationalpark. Visto che siamo in anticipo rispetto a quanto preventivato per oggi, decidiamo di deviare per una tappa non prevista. Usciamo dalla strada principale e con un paio di tornanti arriviamo all’ingresso Sud del parco. Da qui parte un facile sentiero di poco più di un’ora per arrivare al punto panoramico sulla sommità del massiccio. I primi chilometri si snodano su passerelle di legno all’ombra di una fitta foresta di abeti e betulle, poi si attraversa una curiosa distesa di pietre tonde e levigate, bizzarro ricordo lasciato dal mare quando il livello dell’acqua era molto più alto di oggi. L’ultimo tratto ci porta poi ad una profonda spaccatura nella roccia, nota come Slottdalsskrevan, che è il simbolo del parco stesso. Poco oltre si arriva a Slåttdalsberget, un piatto blocco di granito rossiccio da cui si apre una splendida vista sul mare e sulle lussureggianti isole di fronte. Torniamo al parcheggio e decidiamo di cucinare qualcosa di veloce all’area picnic, in modo da goderci ancora un po’ questo bel panorama.

Per sera l’obiettivo è quello di raggiungere il campeggio di Mellanfjärden, minuscolo villaggio di pescatori affacciato su una tranquilla baia. Piantiamo la tenda vicino ai moli e, per una volta tanto, andiamo a dormire presto.

17 AGOSTO: MELLANFJARDEN-STOCCOLMA (340km)

Il paesino è silenzioso e deserto, quasi spettrale, ma i toni contrastanti di verde e argento di foresta e mare si completano con il rosso delle casette, il blu delle porte e il bianco delle imbarcazioni, in un mix che ispira una vita semplice e tranquilla. Alcuni pescherecci sembrano abbandonati da tempo, ma la loro ruggine e la vernice screpolata aggiungono un caratteristico tocco di “vissuto”.

Torniamo al volante proseguendo ora verso la grande città di Stoccolma, una delle capitali europee più affascinanti e che sta diventando rapidamente un riferimento per gli amanti di arte, teatro, musica e cucina.

Oggi vorremmo dormire in ostello, ma prenotando con così poco preavviso non restano molte scelte ad un budget accettabile. Setacciando un po’ di siti scopriamo un’opzione davvero interessante, il Red Boat Mälaren (37€ a testa, su hostelworld.com), un battello di inizio Novecento ormeggiata proprio di fronte alla città vecchia e con una storia molto particolare. Costruita per il trasporto di legname sui grandi laghi svedesi, negli anni sessanta è stata spostata qui a Stoccolma e trasformata in un campo base permanente per gli operai che lavoravano ai nuovi ponti in costruzione. Destinata poi ad essere smantellata, è stata comprata e restaurata da un appassionato tedesco che ne ha mantenuto l’arredo e la vocazione facendola diventare un’originalissimo ostello galleggiante con una vista invidiabile sulla storica Gamla Stan.

Arrivati a destinazione ci concediamo il tempo di fare una bella doccia calda per poi lanciarci tra i vicoli della vivace capitale. L’atmosfera è molto particolare, con le guglie di lamiera verde che svettano sopra case strette, alte, fitte e variopinte. Qua e là si vedono piazzette alberate, gallerie di pittori, fotografi e intagliatori, strambi negozi di giocattoli, tante librerie, ma soprattutto tantissimi ristoranti, spesso con cucina a vista. Anche se sono già passate le 3, per noi è ora di pranzo e abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. I prezzi sembrano abbastanza allineati, e seguendo l’istinto entriamo al Gästabud (23€ a testa), poco lontano dal Palazzo Reale e dal Museo Nobel. Alessandro opta per uno squisito salmone al burro tartufato accompagnato da patate bollite, io per le intramontabili polpette svedesi con un ottimo puré e confettura di ribes. Appena finito di mangiare il dolce della casa, un’ottima torta di mele, il cielo improvvisamente inizia a farsi scuro. Sottovalutiamo un po’ il pericolo e cominciamo ad aggirare il Palazzo per raggiungere la parte settentrionale del centro, ma proprio in un tratto di strada senza ripari ci ritroviamo inermi sotto un diluvio improvviso, completamente fradici nel giro di un attimo. In pochi minuti fortunatamente la pioggia se ne va così com’era arrivata, e un timido sole riesce a farci asciugare poco a poco. L’aria è comunque calda e in fin dei conti non si sta affatto male. Attraversiamo la Helgeandsholmen, l’isola su cui si trova il Parlamento (Riksdagshuset) per arrivare davanti all’Opera, dove in questi giorni è stato allestito un grande festival di musica, teatro, balli e tante altre attività a cui sia gli abitanti che i turisti partecipano con trasporto. Ci troviamo ora nel cuore commerciale della città, con i grandi negozi e la moderna piazza Sergels Torg. Da qui iniziamo a tornare verso Gamla Stan, quand’ecco che le minacciose nuvole di prima iniziano a diradarsi proprio mentre il sole si fa basso e scarlatto. Abbiamo la fortuna di trovarci sul ponte proprio al momento giusto per ammirare al meglio e raddoppiare l’effetto di un tramonto impressionante e indimenticabile. Dopo questa meraviglia del cielo torniamo a zigzagare per il centro storico fino a tornare verso la nostra barca-ostello per cambiarci calze e scarpe, ancora umide per la pioggia. Per sera decidiamo di cercare un posto dove bere una bella birra frasca e ci viene consigliato di provare a Götgatan, la lunga via che taglia i quartieri a sud del centro. Finiamo in un irish pub dove oltre alla birra scopriamo anche una selezione di amari italiani tra cui, con incredibile sorpresa, un ottimo Braulio invecchiato quasi introvabile pure in Italia. Non potevo negarmelo nel modo più assoluto.

Incamminandoci di nuovo verso la città vecchia incrociamo delle ragazze con un sacchetto pieno di piume bianche, che stanno lanciando lungo la strada. Incuriositi chiediamo il perché, e ci rispondono in modo divertito e misterioso di andare verso l’Opera e che li capiremo tutto. Detto fatto, ritroviamo la piazza e le strade attorno completamente ricoperte da uno spesso strato di soffici piume! A quanto pare gli organizzatori hanno voluto fare qualcosa di indubbiamente originale per la chiusura del concerto di stasera, sparandone a quintali sugli spettatori con delle ventole. Stoccolma è sorprendente e unica anche per cose di questo genere.

Con il sorriso, torniamo a dormire alla nostra piccola cabina “piratesca”, cullandoci con il moto delle onde.

18 AGOSTO: STOCCOLMA-MALMO (610km)

Ci svegliamo ben riposati dalla sana dormita al caldo e su un letto vero, il primo nell’ultima settimana. Con l’obiettivo di fare colazione torniamo alla Gamla Stan, riguardando al sole del mattino la parte ovest dell’isola che ieri avevamo visto solo dopo il tramonto. Ci spingiamo poi oltre per avvicinarci al Palazzo del Municipio (Stadhus) con i suoi portici sul mare e la robusta torre, e di nuovo verso il centro per visitare la gotica Klara Kirke. Troviamo finalmente una pasticceria sulla Drottninggatan, la via pedonale che riporta verso il Parlamento, ma purtroppo i dolci che prendiamo si rivelano merende semi-industriali senza lodi.

E’ giunto il momento di salutare Stoccolma e riprendere il viaggio. Da qui a casa restano ancora quasi 2300km che intendiamo spezzare in 3 giorni. Una ad una iniziamo a snocciolare le possibilità: la prima potrebbe essere quella di arrivare per sera a Copenaghen, visitarla in mezza giornata domani e dormire di nuovo ad Amburgo per poi rifarci la tirata il terzo giorno. Ma a Copenaghen gli ostelli sono già tutti prenotati e comunque la prospettiva di altre code in Germania ci mette un po’ fretta, togliendo ore utili alla visita della città.

Seconda possibilità: approfittare per l’ultima volta del campeggio libero in Svezia e fare una deviazione per Havängsdösen, sperduta e semisconosciuta “Stonehenge baltica” affacciata sul mare. Ma scartiamo anche questa opzione, i chilometri sono già tanti e non ci va di allungare ulteriormente la strada.

Dovremmo riuscire a mediare, arrivando il più lontano possibile, senza più deviazioni, ma cercando posti con campeggi liberi. E Malmo sembra essere la combinazione perfetta. Prendiamo l’autostrada, ormai consapevoli del fatto che stiamo per chiudere questo enorme anello scandinavo. Giunti sulle rive dell’enorme lago Vättern ci fermiamo per pranzo in un autogrill nei pressi di Brahehus, antico palazzo diroccato da cui si gode un piacevole panorama e che si trasforma in una utile sosta per spezzare il tragitto.

Arriviamo nel tardo pomeriggio a Malmo, dove scopriamo essere in corso un popolare festival musicale, con decine di concerti gratuiti nelle varie piazze. Parcheggiamo in un multipiano e ci addentriamo nel centro città, che manifesta il suo spirito aperto e multietnico con bancarelle di cibi e artigianato di ogni tipo. Ad un ufficio turistico chiediamo informazioni sui campeggi qui attorno, e ce ne indicano uno molto comodo poco distante dal ponte sull’Oresund. Nel frattempo ci cade l’occhio sulla programmazione dei concerti di stasera e quasi non riusciamo a credere alla nostra fortuna: sul palco principale avremo l’onore di sentire dal vivo Susanne Sundfor, artista norvegese con una voce pazzesca ed eterea che ci ha fatto compagnia per ore quando abbiamo attraversato gli altipiani innevati della sua terra. Mangiamo un kebab al volo per precipitarci il più in fretta possibile sotto il palco e goderci il concerto, che non delude le aspettative.

Recuperiamo l’auto e iniziamo a cercare il campeggio, proprio alla fine del lungomare. Scopriamo però che una sbarra impedisce di entrare liberamente fuori orario, ma non ci scoraggiamo e torniamo ad un prato poco più indietro dove piantiamo la tenda indisturbati, con il mare di fronte, il ponte illuminato e la Danimarca ad occupare l’orizzonte.

19 AGOSTO: MALMO-MIDDLEFART-FRANCOFORTE (1000km)

Lasciamo la Scandinavia provando già un po’ di nostalgia mentre attraversiamo di nuovo l’Øresundbroen dopo due settimane meravigliose. Sembra passato molto di più da quando abbiamo fatto questa strada nella direzione opposta, e le dolci campagne danesi rendono un più morbido l’addio. Superiamo anche il secondo grande ponte e in mattinata raggiungiamo Middlefart, cittadina costiera poco prima della terraferma che ci aveva incuriosito all’andata. Nel piccolo centro si può passeggiare tra le basse case colorate, le più vecchie ancora a graticcio, o costeggiare il moderno porto sullo stretto braccio di mare. Abbiamo voglia di uno spuntino mattutino, ed è l’ultima occasione per una cosa che volevamo provare durante tutto il viaggio ma della quale per una cosa o per l’altra non abbiamo ancora approfittato: in quasi tutti i supermercati del Nord Europa è comune trovare dei grossi aggeggi, simili a frigoriferi, in cui si può gettare vetro, plastica e alluminio in cambio di soldi o buoni acquisto da spendere in loco. Purtroppo però abbiamo solo latta e cartone, quindi non riusciamo a sfruttare questa bella opportunità. Compriamo comunque delle ciambelle, latte fresco (in cui diluiamo il delizioso sciroppo al mirtillo che ci era rimasto) e qualche snack salato per proseguire il viaggio.

Andiamo avanti senza problemi fino al vicino confine tedesco, temendo di trovare code da un momento all’altro, ma fortunatamente anche in Germania la strada è molto scorrevole. Oltrepassiamo Amburgo e prendiamo la decisione di cambiare strada rispetto all’andata per evitare la quantità di cantieri che ci hanno rallentato così tanto. Deviamo quindi per Francoforte, dove prenotiamo due posti in camerata al Frankfurt Hostel (17€ a testa, su hostelworld.com), proprio di fronte alla centralissima Hauptbanhof. Arriviamo per sera, un attimo prima che il Nordsee in stazione chiuda la cucina. La fortuna ci sta assistendo, possiamo rifarci la nostra dose di panino al merluzzo e patate arrosto. Dopo cena spendiamo la serata in centro, un raro mix di grattacieli, palazzi nobiliari in mattoni e case tradizionali a graticcio. In una delle piazze principali ci imbattiamo per caso nella sagra annuale dedicata all’Apfelwein, una sorta di prosecco ottenuto dalla fermentazione delle mele. Ne proviamo un boccale ma né io né Alessandro sembriamo troppo convinti del prodotto. Visto che però siamo pur sempre in Germania non impieghiamo molto per trovare una bella birra per compensare.

20 AGOSTO: FRANCOFORTE-TORINO (740km)

E così oggi siamo giunti all’ultima tappa, presto si rientrerà in Italia. Seguiamo l’autostrada che ci porta lungo la riva del Reno, oltre il quale si vede l’Alsazia, poi entriamo in Svizzera a Basilea puntando verso Berna. Appena oltrepassata la città decidiamo di fare un po’ di strada normale per goderci le viste sugli ampi prati dove pascolano spensierate le mucche dei produttori di Emmental.

Superato il Lac Leman iniziamo a risalire la strada che porta al Passo del Grande San Bernardo. Visto che è presto e il cielo è sereno evitiamo il traforo e guidiamo fino in cima, appagando con le maestose viste alpine la nostalgia di fiordi e foreste.

Da qui in poi è tutta discesa.

Tornare in Italia dopo esperienze del genere è sempre un po’ traumatico; urbanizzazione selvaggia, cartelloni pubblicitari, tralicci dell’alta tensione, brutti palazzoni con le tapparelle, minacciose ringhiere appuntite attorno alle case… Mi accorgo che basterebbe davvero poco per conservare l’incredibile bellezza del nostro Paese, basterebbe guardare a Nord un po’ più spesso e imparare da chi ancora crede fermamente nell’equilibrio tra uomo e natura, con città pensate per chi le abita e non per chi le costruisce o le amministra, con un modo di vivere rispettoso delle proprie tradizioni ma proiettato verso il futuro.

Il mio è un consiglio spassionato: visitate queste terre, respiratele, vivetele davvero, riempitevi gli occhi, e tenetevi stretto tutto quello che ci possono insegnare.

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Slåttdalsberget, Skuleskogen NP

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Bjørgavegen

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Stavkirke di Borgund

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Henningsvaer

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Henningsvaer

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Ramberg, Lofoten

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Nusfjord

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Umea

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Skuleskogen Nationalpark

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Nikkaluokta, con il Kebnekaise sullo sfondo

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Renne nei pressi del Muddus NP

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Slottdalsskrevan, Skuleskogen NP

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L'incredibile Trolltunga

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Trondheim

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Il fiordo nei pressi di Åfarnes

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Laerdal

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Altipiani ghiacciati sulla RV55

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Geiranger vista dall'Ørnesvingen

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Trollstigen

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Trollstigen

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Trollstigen

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Stigfossen

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Trondheim

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Stoccolma

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Spettacolare panorama dal Reinebringen

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Ramberg, Lofoten

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Ramberg, Lofoten

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Tramonto al Circolo Polare Artico

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Storseisundbrua, Atlantic Road

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Reine, Lofoten

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I vortici di Saltstraumen

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Ramberg, Lofoten

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Ramberg, Lofoten

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Tramonto lappone

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Malmo

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Spettacolare panorama dal Reinebringen

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Stoccolma

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Stoccolma

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Stoccolma

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Mellanfjarden

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Panorama di Fjallbacka

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Stavkirke di Heddal

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Reine, Lofoten

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L'antico porto di Bryggen a Bergen

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Veduta da Stegastein

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Passo sulle Alpi Norvegesi



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