San Francisco – una città che respiro

Questo non è un itinerario si viaggio ma una serie di emozioni che solo una grande città può dare. Ve lo invio sperando possa essere di vostro interesse. Grazie cecia.c ----------------- Sono passati quasi 4 mesi dal mio arrivo qui. 112 giorni indimenticabili, quasi impossibili da descrivere nel dettaglio, perché troppe sono le cose che...
Scritto da: cecia.c
san francisco - una città che respiro
Partenza il: 27/08/2006
Ritorno il: 18/12/2006
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Questo non è un itinerario si viaggio ma una serie di emozioni che solo una grande città può dare. Ve lo invio sperando possa essere di vostro interesse.

Grazie cecia.C —————– Sono passati quasi 4 mesi dal mio arrivo qui. 112 giorni indimenticabili, quasi impossibili da descrivere nel dettaglio, perché troppe sono le cose che compongono questa città e che la rendono unica e troppi e meravigliosi sono i momenti che ho vissuto qui per raccontarli tutti. Ci posso solo provare, tentando di trasmettere su carta, o meglio sul web, tutte le sensazioni che quest’esperienza mi ha dato e tutte le incontabili sfaccettature che la città offre.

Questo sarà solo un elenco di fatti, persone, risate, pianti, stupore, avventure e disavventure che probabilmente nessuno capirà (gli unici che potrebbero capire non sono italiani, quindi se anche leggessero non realizzerebbero che questa pagina parla di loro), ma scrivo tutto lo stesso, per stimolare tutti i visitatori di questo blog, ad andare, partire, lanciarsi nel nulla, e assaporare tutto, succhiare la vita della città e delle nuove amicizie per trarre il meglio da tutto e da tutti, e per confrontarsi, finalmente, con se stessi e con culture e mondi che valicano i confini della piccola, seppur meravigliosa, Italia.

Sono arrivata qui il 27 Agosto, oggi è il 13 Dicembre e soli 3 giorni mi separano dalle valigie, dall’areoporto, da un viaggio di 14 ore e mezza, dal vedere tutti, dal rimangiare cibo italiano, dal ristringere gli affetti, dal baciare il mio amore, dal ridere con la Neni, dal mostrare lo shopping fatto a mia sorella e dal riparlare italiano. Già l’italiano, mai avrei pensato di sopravvivere al tormento della lingua inglese, perenne croce a scuola, e invece eccomi qua, con tanto di Toefl, sopravvissuta a 4 mesi d’America. Ma la cosa più affascinante è che San Francisco non è America, non corrisponde agli stereotipi degli Stati Uniti, non è donne grasse, non è W USA. Semplicemente è. San Francisco è nebbia, caldo, freddo, vento, mare, colline, salite ripidissime e discese impraticabili, cable car, multiculturalismo, mille etnie e culture diverse, è Cina, Giappone, Corea, Tailandia, thaifood, tempura, sushi, è il calore di North Beach e dell’atmosfera europea, è ristoranti italiani, è Chinatown e il Japan Center, è grandiosi e grassissimi hamburger, è il quartiere messicano e Marina, è il rosso del Golden Gate Bridge e gli alberi selvaggi del Golden Gate Park, è la cupola d’oro del Civic Center e i centinaia di barboni che dormono per strada, è il quartiere ricco di Richmond, è le colline di Twin Peaks e i negozi di seconda mano di Haight street, è l’immensa distesa di sabbia di Ocean Beach, è la Coit Tower e il Transpyramid, è Market street con i shopping Mall, è la meravigliosa Union Square, è la libertà di espressione, la libertà di essere gay e di amare chi preferisci, è l’amicizia delle persone per strada, è il sorriso sull’autobus da parte di estranei, è bus puntualissimi e bus persi, è “please, hold on” perché se non ti tieni attaccato cadi, è il conto alla rovescia del passaggio pedonale, è Forever 21, è il fritto misto di Fisherman’s Wharf e la tortuosità di Lombard street, è baseball e football, è Berkeley e Oakland, è la NBA e l’ola che abbiamo fatto partire noi e che ha coinvolto tutto il palazzo, è tutte le cucine del mondo, è mangiare costolette di maiale allo stadio, è Jack In The Box, è Intrax, è amici nuovi provenienti da tutto il mondo, è la dolcezza e l’altruismo di Sayaca, la bellezza e amicizia di Jamila, è la buona educazione di Marvin e la paura di affezionarsi di Elli, è una gita noiosissima al sud e una poco interessante al nord, è il ballare di Soan e le correzioni di Marcel, è l’accento dei francesi, le mille serate in Vantagio, è la risata di Yoann e gli scherzi di Geoffrey, è la classe di pronuncia, è il meraviglioso pattinaggio sul ghiaccio, è la mia impressionante somiglianza con Laura, è giocare a poker, è tequila e margarita, è Halloween vestita da contadinella rosa, è avere una gemella francese e una nuova sorella brasiliana, è tutti i pranzi in Union Square, è tutti e sei i coinquilini che ho avuto, è Dianna, Matthew e il papà invisibile, è i dolcetti di Walgreens, è l’odiato hip-hop, è più di 1700 foto, è passeggiate di ore e bus aspettati per ore di notte, è shopping, è la follia di Las Vegas e la montagna russa più paurosa del mondo, è “too much too much” e “ca va tranquille”, è il caldo di Santa Cruz, è la puzza dei leoni marini, è un sacco di musei, è lo zoo e l’acquarium, è il fiatone in cima alle salite e il “believe in yourself” scritto nell’asfalto quando la pendenza è troppo rigida, è l’odio per la parola “cute” e l’”hoooo” delle giapponesi, è i kiletti che ho preso, è Minna party ogni mercoledì sera, è avere di nuovo i compiti, è sostenere un colloquio di un’ora, è il Bay Bridge, è il tramonto sull’oceano che vedo da casa, è un tacchino di 13 chili per il Ringraziamento, è ogni persona che ho conosciuto, è il mio nome pronunciato nei modi e con gli accenti più assurdi, è un nuovo tatuaggio che marchia quest’esperienza, è 112 giorni di ricordi, è 112 giorni di un’esperienza che vorrei non finisse mai, è la consapevolezza che posso farcela, che so stare da sola, che posso, voglio e pretendo di crescere ancora, di ridere, piangere, imparare e soprattutto viaggiare ancora, è parlare un’ora al giorno con l’amore, è odiare ormai il computer, è arricchire il mio cv, è arricchire il mio cuore, la mia mente e la mia personalità, è il promettere per il 2007 di andare in Giappone da BG e ovviamente è il promettere a me stessa e a Jaja di tornare qui, di rivedersi e stringersi ancora, di ridere dei ragazzi che tentano di uccidere i piccioni con le mele e delle ragazze che nella vita precedente erano giraffe, è rivedere ancora questa città, risedersi ancora una volta in Union Square al sole, è ripetere ancora una volta a me stessa: È UNA CITTÀ CHE RESPIRO.



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