Ristoranti, catacombe e librerie: ecco il lato più originale della Città Eterna
L’anno scorso abbiamo festeggiato a Roma il mio quarantesimo compleanno: abbiamo trascorso dei giorni bellissimi, e abbiamo deciso di tornarci anche quest’anno, nello stesso periodo, per festeggiare nuovamente e scoprire nuove meraviglie. Abbiamo prenotato hotel e treno con molto anticipo, consapevoli delle migliaia di turisti che affollano sempre la capitale. Ho preparato con cura un itinerario fattibile e non troppo pesante, in modo da avere anche il tempo di riposare – e prenotato in anticipo i biglietti per un paio di accessi e i ristoranti per i nostri pasti, in modo da non incorrere in lunghe ed estenuanti file, oltre che spiacevoli sorprese.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio
25 maggio, 1° giorno
Il taxi che ci porterà in stazione arriva in anticipo rispetto alla prenotazione fatta con la comoda app InTaxi, di recente introdotta anche per il consorzio di taxi a Parma. Non c’è traffico, di giovedì mattina presto, e arriviamo in stazione in pochi minuti. Paghiamo comodamente tramite il sistema della App evitando contanti e resto, e accediamo subito al binario. Il nostro Frecciarossa, proveniente da Milano, arriva puntualissimo alle 7.05. Il viaggio è piacevole e arriviamo puntuali alla stazione di Roma Termini alle 10.35. La fila di persone in attesa per un taxi è impressionante, ma ci armiamo di pazienza e aspettiamo il nostro turno. Una vettura sgangherata ci conduce all’Hotel Anfiteatro Flavio, in Via dei Serpenti, nel Rione Monti, in una decina di minuti, nonostante il traffico caotico. Al nostro arrivo, la titolare dell’hotel, Eleonora, ci accoglie con simpatia, ricordando il nostro soggiorno dell’anno scorso. Lasciamo i bagagli nel salottino di attesa, la camera sarà pronta a partire dalle 14.00 e abbiamo tutto il tempo per la nostra prima tappa e un bel pranzetto.
Iniziamo la nostra vacanza percorrendo gli 850 metri che separano l’hotel dalla Basilica di Santa Prassede. Fondato nel IX secolo da papa Pasquale I, l’edificio conserva ancora la struttura medioevale. Artisti bizantini decorarono la chiesa di mosaici dorati: quelli nell’abside e nel coro non sono apprezzabili in tutta la loro magnificenza, non è possibile illuminarli e purtroppo non riusciamo a vederli bene – devono essere davvero meravigliosi. A metà della navata destra, però, si trova la Cappella di S. Zenone, uno dei più importanti monumenti bizantini in Roma. Con un altro turista italiano, ci dividiamo la spesa (1 euro!) per illuminare l’interno, e subito rimaniamo letteralmente a bocca aperta. L’interno della Cappella, a volta, con colonne angolari, è interamente ricoperto da mosaici e così splendente da essere stato chiamato “il Giardino del Paradiso”. Questi mosaici non hanno davvero niente da invidiare a quelli di Venezia e Ravenna!
In una nicchia a destra dell’ingresso è custodita una colonna portata a Roma da Gerusalemme nel 1223: la tradizione vuole che sia un frammento della colonna alla quale fu legato Gesù per essere flagellato. La “Colonna della Flagellazione” è custodita in un reliquario di bronzo dorato: alta una sessantina di centimetri, ha una forma conica che si restringe a tre quarti per poi riallargarsi verso l’alto. Scattiamo qualche altra foto prima che il tempo di illuminazione scada, comunque appena in tempo visto che la basilica chiude alle 12.00.
Ci rimettiamo in marcia, e ripercorriamo il nostro amatissimo Rione Monti verso la Trattoria La Vecchia Roma, in via Leonina, dove ho prenotato un tavolo memore dell’ottima esperienza dell’anno scorso. All’apertura, alle 12.30, c’è già una discreta fila di persone che aspettano di poter entrare. Menomale che abbiamo prenotato… Pranziamo molto bene a base di rigatoni con la coda alla vaccinara e tonnarelli cacio e pepe. Ci vengono servite anche bruschette al pomodoro e focaccia, per una gustosissima “scarpetta” ai due piatti. Con due birre medie e un caffè, il conto è di 34 euro: usciamo più che soddisfatti, la trattoria si è riconfermata un’ottimo indirizzo per un pasto all’insegna della tradizione culinaria romana a prezzi onesti.
L’hotel è davvero a pochi passi: la nostra stanza, la Costantino, una matrimoniale spaziosa con bagno privato (che ci costerà 479 euro per 3 notti con prima colazione, tassa di soggiorno di 24 euro esclusa), è pronta. Portiamo i bagagli al quarto piano con il piccolo ma comodo ascensore, e ci riposiamo un po’. Durante il pomeriggio, il cielo si annuvola. Sono previsti temporali e piogge per qualche ora. Intrepidi, decidiamo di mantenere il programma, e usciamo dall’hotel in direzione dei Fori Imperiali. Operai e militari sono sul campo per preparare il percorso per la tappa finale del Giro d’Italia, che quest’anno terminerà proprio a Roma. La Basilica dei Santi Cosma e Damiano si affaccia proprio sul viale dei Fori. L’interno della chiesa, a navata unica, presenta un bellissimo soffitto a cassettoni splendidamente dipinto e dorato. L’abside è decorato con notevoli mosaici: riusciamo ad illuminarli e lo spettacolo è davvero mozzafiato. Abbiamo poco tempo per scattare le foto prima che tutto si spenga, ma ogni secondo vale davvero tantissimo. In fondo alla chiesa, non possiamo non notare il vetro che mostra lo spettacolo sul Tempio di Romolo, che l’anno scorso abbiamo visitato proprio nell’area del Foro Romano. La Basilica in cui siamo nacque infatti – nel IV secolo – dalla fusione di due edifici classici: una delle due biblioteche del Foro della Pace e la rotonda del cosiddetto Tempio del Divo Romolo, donati da Amalasunta, figlia di Teodorico, a papa Felice IV, che li adattò a chiesa.
Prima di uscire, visitiamo, nel vestibolo, un magnifico – ed enorme! – presepe napoletano del XVIII secolo, donato alla chiesa nel 1939 da Cataldo Perricelli, un cittadino di origine napoletana.
Ritorniamo sul Viale dei Fori Imperiali: il cielo è plumbeo, scende già qualche goccia, ma non ci lasciamo scoraggiare. Scattiamo un sacco di foto delle colonne e dei resti dei Fori, poi raggiungiamo il Campidoglio quando il temporale si scatena in tutta la sua forza. Appena il tempo di scattare qualche foto delle statue della Lupa, del Fiume Tevere, della Dea Roma e di Marco Aurelio, e poi possiamo solo rifugiarci nel book shop dei Musei Capitolini. Quando la pioggia ci dà un po’ di tregua, continuiamo il cammino verso il Belvedere Tarpeo: la bellezza dell’antica Roma che si apre in tutto il suo splendore davanti a noi è grandiosa, sorprendente, mozzafiato. Dai Fori Imperiali al Foro Romano fino al Colosseo, le rovine dell’antica civiltà romana ci riempiono gli occhi con la loro magnificenza.
Vicino all’Altare della Patria, ci fermiamo incantati davanti ai resti dell’Insula dell’Ara Coeli: l’edificio era costituito da almeno cinque piani, ancora oggi conservati, poi inglobati in un’antica chiesa di cui si vedono ancora diverse tracce. Rientrando verso il Rione Monti e il nostro hotel, ci fermiamo un istante per esplorare velocemente il Café Bohemien, in via degli Zingari: è tra le più particolari librerie di Roma, e in effetti – benché molto piccola, il connubio tra libri, vini, cocktail e birre pare vincente. L’atmosfera è calda e affascinante, gli scaffali pieni di libri usati, che si possono leggere in poltrona o comprare, rendono tutto molto intimo e raccolto.
Rientriamo in hotel per darci una rinfrescata e per cambiarci prima di cena, che stasera ho prenotato in un ristorante che non conosciamo, la Taverna dei Monti, a pochi metri dall’albergo. Ci presentiamo un po’ in anticipo ma il ristorante è già aperto e i primi clienti stanno già cenando. Ordiniamo un piatto di spaghetti alla carbonara e uno di bucatini all’amatriciana, più due birre medie. Al di là del bizzarro balletto dei camerieri che prima prendono, poi riportano, e viceversa, il cestino del pane e i bicchieri da vino vuoti, i due piatti di pasta si rivelano buoni anche se non eccelsi: in particolare, l’amatriciana è un po’ troppo unta. Anche il millefoglie come dessert è un po’ diverso dalla versione classica che avremmo sicuramente apprezzato di più. Paiono esserci noccioline sui bordi, lo faccio presente e – per evitare reazioni allergiche, il millefoglie viene sostituito da una panna cotta con cioccolato (senza infamia e senza lode). Nessuno sembra sapere come sia stato preparato il millefoglie… Al momento di pagare il conto, mi alzo ed entro nel locale: dietro il bancone, le bottiglie di birra vengono aperte e la birra versata nei bicchieri, fingendo poi che si tratti di birra alla spina… Nel conto, il pane ci è stato addebitato due volte, lo faccio notare e vengo rimborsata, con un conto finale di 43 euro. Non è il massimo per la nostra prima cena di questa vacanza, ma siamo sicuri che ci rifaremo nei prossimi giorni!
Dopo due passi nel Rione Monti, preso d’assalto da tantissime persone tra apertivi e cene, torniamo in hotel per un buon sonno ristoratore. Domani sarà una gran giornata!
26 maggio, 2° giorno
Facciamo colazione presto in hotel. La proposta non è ampia e nemmeno eccessivamente gustosa, sicuramente l’offerta all’Antico Caffè del Brasile, dall’altro lato della strada – dove eravamo stati diverse volte l’anno scorso – è molto migliore… ne terremo conto! Ci mettiamo in marcia il prima possibile per la nostra mattinata ai Fori, il sito archeologico che preferisco e che proprio oggi, il giorno del mio compleanno, ho intenzione di regalarmi per qualche ora. Avevo pensato di accedere passando dall’ingresso posto di fianco alla Colonna Traiana, ma ieri abbiamo esplorato – dal livello superiore – questa parte, quindi modifichiamo il nostro programma ed entriamo di fianco al Colosseo, dalla parte opposta. Alle 9.00 i cancelli aprono, superiamo i controlli di sicurezza e saliamo subito sul colle Palatino. L’anno scorso avevamo visitato solamente la Casa di Augusto, eravamo stanchissimi e accaldati e non ci era stato possibile esplorare meglio il colle, su cui sono conservati tra l’altro i resti degli insediamenti dell’età del Ferro riferibili al più antico nucleo della città di Roma. La Domus Augustana ci accoglie in tutto il suo splendore: siamo i primi turisti ad arrivare, il silenzio paradisiaco viene rotto solamente dallo sciabordio dell’acqua nella spettacolare fontana che vediamo affacciandoci. Oltre il colle, si apre una bella vista verso il Circo Massimo e poi ancora di più: abbiamo la città ai nostri piedi. Lontane, sulla sinistra, vediamo le bellissime Terme di Caracalla, che l’anno scorso abbiamo ammirato durante una lunga visita, letteralmente incantati dalla bellezza del luogo. Entriamo nel Museo Palatino appena dopo l’apertura (alle 9.30). Al pian terreno, in ambienti che conservano le strutture originarie delle antiche strutture preesistenti, è narrata la storia del colle dalle origini di Roma fino all’avvento del Principato (I secolo a.C.). Un’esposizione interessante, con belle ricostruzioni e video proiettati alle pareti, a fianco di reperti sorprendenti che raccontano una storia antichissima. Al primo piano, fra le molte opere esposte, bellissime statue, busti e teste di dei, imperatori e imperatrici (tra i più famosi, Nerone e Giulia Domna), i mosaici e le preziose pitture provenienti dalla Domus Transitoria di Nerone.
Usciamo dal museo e, dopo pochi metri, ci troviamo ad osservare dall’alto il bellissimo Stadio Domiziano: composto da un palco imperiale con un’esedra semicircolare, circondata da un corridoio e da tre ambienti aperti, possiamo anche ammirare colonne di marmo e di granito, capitelli e frammenti di decorazioni. Si racconta che l’imperatore Elagabalo fece trasportare addirittura una montagna di neve in quest’area… Iniziamo a scendere verso il Foro Romano, e qui la meraviglia continua: abbiamo già visto questa parte l’anno scorso, ma l’emozione è ancora la stessa. Non si può non ammirare la bellezza dei resti di questa civiltà, che qui aveva il proprio cuore pulsante. Percorriamo la via principale, scattando foto a destra e a sinistra. All’improvviso la sorpresa: riusciamo ad entrare dentro alla Basilica di Massenzio! L’anno scorso alcuni lavori in corso avevano bruscamente smorzato la nostra curiosità per questa enorme struttura, ancora elegante e maestosa nonostante i secoli di storia e le vicissitudini che hanno portato al suo decadimento. Alto 35 metri e lungo 100, l’edificio è uno dei più grandi monumenti del Foro Romano realizzato in età tardo-antica. Scattiamo un sacco di foto, percorriamo la basilica in lungo e in largo, incantati da tanta bellezza.
Proseguiamo e – poco più avanti, entriamo nel Tempio di Romolo, il cui interno avevamo “spiato” ieri dall’alto, dalla Basilica dei Santi Cosma e Damiano. Approfittiamo dell’occasione per visitare la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”, organizzata per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e quella della “Rotta di Enea”. Grazie alla collaborazione istituzionale con il Museo e gli scavi archeologici di Troia, la storia di Enea è presentata attraverso stupefacenti opere di grande interesse: davanti ai nostri occhi, troviamo le immagini dell’eroe troiano, di suo padre Anchise e di sua madre, la dea Afrodite; le raffigurazioni della guerra di Troia, il Palladio, e infine lo sbarco nel Lazio e la fondazione di Lavinium. Tra i preziosi reperti che più mi hanno colpito, un bellissimo vaso a figure rosse raffigurante lo scempio del corpo del principe troiano Ettore da parte di Achille. Ammiriamo anche due affreschi rinvenuti a Pompei, uno dei quali rappresenta il famoso cavallo di Troia trascinato all’interno della città.
Cuore dell’esposizione sono le statue in terracotta dal santuario di Minerva a Lavinium, poste al centro del Tempio a testimoniare la meravigliosa arte dei primi secoli di vita della città che poi diventò il centro di un impero.
Riprendiamo il nostro cammino lungo la via principale dei Fori: vediamo persino un’archeologa alle prese con il restauro di un tempio. Proseguiamo oltre il bellissimo Foro di Cesare, su una comoda passerella che ci porta dritti verso un passaggio sotterraneo che collega il Foro Romano con i Fori Imperiali: la temperatura scende bruscamente, e contrasta con il sole caldo che mi ha già arrostita! Il sottopassaggio, di una ottantina di metri, è stato realizzato riaprendo le vecchie cantine e i magazzini delle abitazioni preesistenti allo sbancamento del quartiere operato in epoca fascista, ed è una vera sorpresa: sembra davvero di fare un tuffo nel passato, e le cassette che gli archeologi hanno utilizzato per catalogare i reperti sanno tanto di avventura alla “Indiana Jones”! Riemergiamo alla luce del sole anche troppo presto, e ci troviamo direttamente nel cuore dei Fori Imperiali, ormai a breve distanza dall’imponente Colonna Traiana che svetta chiara nel cielo azzurro. Ancora qualche altra foto dei capitelli e delle colonne dei Fori, poi siamo pronti ad uscire. In due ore e mezza abbiamo attraversato secoli di storia, ci è davvero sembrato di fare un salto in una realtà meravigliosa, lontani dal traffico assordante dei viali della capitale e dalla vita moderna. Una macchina del tempo che si può acquistare con facilità!
Anziché rientrare in hotel e poi camminare per più di un chilometro nel pomeriggio, decidiamo di modificare l’itinerario che avevo programmato per recarci subito alla Libreria M.T. Cicerone, non lontanissima dai Fori. Percorriamo circa 800 metri, e – proprio accanto alla Galleria Alberto Sordi, ecco questo particolarissimo “paradiso dei lettori”: si tratta di una libreria storica, ubicata nei sottopassaggi della Galleria Colonna, allestiti con vetrine contenenti incunaboli, stampe e quadri preziosi.
Libri antichi e moderni, fuori commercio, antiquariato, e soprattutto un’interessantissima sezione dedicata ai libri sulla storia di Roma. Molti titoli sono in offerta a metà del prezzo di copertina, impossibile resistere! Esco con una bella shopper di tela e un libro sull’antica civiltà romana che cercavo da tempo.
Ormai stanchi e stremati anche dal caldo, decidiamo di fermarci per pranzo nei paraggi della Fontana di Trevi, che però non andremo a visitare (già vista l’anno scorso, troppa folla). Scegliamo la Spaghetteria dell’Archetto, dove veniamo fatti accomodare in un tavolino all’ombra. Ci gustiamo una cacio e pepe e una gricia con i broccoli (“spaghetti bomba”): ricette ben realizzate, conto nella norma, a parte i 5 euro di mancia inseriti di default, che ricordano un po’ Venezia e i prezzi spesso gonfiati per il turismo di massa. Ma pazienza, siamo nel centro di Roma, siamo soddisfatti di ciò che abbiamo mangiato e questo è più che sufficiente.
Arriviamo in hotel un po’ stanchi, ma la cena stasera è prenotata per le 21.00 e abbiamo tutto il tempo per riposarci.
Verso le 16.30 decido di uscire per andare ad esplorare una libreria dell’usato a pochi passi dall’hotel; ieri non siamo arrivati in tempo, l’orario di chiusura del giovedì è fissato per le 18.00 e a quell’ora eravamo ancora in giro a scattare foto… Dall’hotel fino alla libreria “Libri Necessari” in Via degli Zingari ci vogliono davvero una manciata di minuti. Fuori, un tavolino con una piccola esposizione di libri in vendita invoglia già ad entrare. L’ambiente è piccolo, ma si sa che “nella botte piccola, c’è il vino buono”… e infatti, mai proverbio fu tanto azzeccato come per questa bellissima libreria. Gli scaffali sono zeppi di libri, suddivisi per macrocategorie (scienze, politica, narrativa italiana e straniera, storia, archeologia, musica, teatro, ecc.). Libri, libri, libri ovunque, da non sapere bene dove guardare. La proprietaria, Michelle, è simpatica e molto amichevole, ed è inevitabile scambiare due chiacchiere soprattutto sulla nostra passione in comune, quella dei libri. Alla fine, poco dopo l’orario di chiusura, esco felice con due libri di archeologia ben impacchettati acquistati con un bello “sconto compleanno”. Nel frattempo, mio marito mi ha raggiunto e, dopo una breve passeggiata, ci sediamo al Café Bohemien e ci dissetiamo con due birre fresche. Torniamo in camera per un riposino prima di cena, e verso le 21.00 arriviamo all’osteria La Carbonara, in via Panisperna, ad un tiro di schioppo dall’hotel. L’anno scorso avevamo pranzato e cenato diverse volte in questa osteria scovata per caso su internet, e anche quest’anno non abbiamo voluto rinunciare ai fantastici piatti che il ristorante offre. La mia amica Rosy, una delle titolari, ci vede arrivare e ci accoglie con un caloroso abbraccio: si ricorda ancora di noi, avevamo fatto conoscenza e ci eravamo trovate in sintonia. Ordiniamo due bei piatti di spaghetti alla carbonara e due porzioni di fiori di zucca ripieni: tutto ottimo, veramente da lode. Al momento del dolce (abbiamo scelto due porzioni di crostata alla crema con le visciole), Rosy mi porta la mia fetta di torta con una candelina accesa, intonando “Tanti auguri”. Inutile dire che tutti gli ospiti che siedono intorno a noi si uniscono, e alla fine un bell’applauso mi accompagna mentre soffio sulla candelina. A fine pasto, la sorella di Rosy, Tiziana, mi riporta la candelina invitandomi a spezzarla, secondo una tradizione che sua nonna le ha tramandato: per carità, spezziamo tutto, non si sa mai… Facciamo due chiacchiere con Tiziana e Rosy, siamo tra amici, e il tempo vola… Alla fine, con mezzo litro di vino rosso della casa, una bottiglia d’acqua e un caffè, il conto è di 77 euro, ma siamo davvero soddisfatti della cena (e torneremo anche domani sera!). Il tragitto di ritorno verso l’hotel è breve, e ci addormentiamo stanchi ma felici.
27 maggio, 3° giorno
Stamattina dobbiamo uscire presto dall’hotel, abbiamo prenotato il taxi e non possiamo tardare. Decidiamo di fare colazione all’Antico Caffè del Brasile, di fronte all’albergo, e ci godiamo un croissant e un cannolo, entrambi al pistacchio. Torniamo velocemente in camera, ma il taxi arriva in anticipo e partiamo a razzo. Destinazione: Catacombe di San Callisto, uno dei più grandi e importanti cimiteri sotterranei di Roma. Il traffico è intenso, la distanza non è poca, ma alla fine ce la caviamo con meno di 15 euro, inclusa la commissione della App Free Now (già sperimentata con successo durante il nostro ultimo viaggio in Portogallo). Arriviamo molto in anticipo, la nostra prenotazione è per le 9.30, ma inganniamo l’attesa chiacchierando con una coppia di turisti neozelandesi che stanno viaggiando per l’Europa. L’aria è frizzantina, il luogo è pieno di pace, immerso nel verde di bei giardini curati con tanti fiori, un’oasi silenziosa al termine di un lungo viale di maestosi cipressi.
Siamo in totale 4 italiani, quindi la nostra guida non dovrà fare molta fatica per farsi sentire: Paolo, un vero signore di altri tempi, già dai primi minuti ci incanta con il racconto della storia delle catacombe e dei primi cristiani. Grazie ad alcuni pannelli, ci spiega in modo semplice ma molto approfondito le cause delle persecuzioni, il motivo della nascita delle catacombe e le modalità di costruzione di questi affascinanti luoghi. Dopo questa introduzione, siamo pronti ad entrare. Già scendendo i primi gradini (ne scenderemo in totale 50), la temperatura si abbassa, le luci cambiano, e il silenzio è parte del luogo. Altissime pareti piene di loculi di diverse misure si alzano dai nostri piedi in su per molti metri, fino ai lucernari che servivano per fornire illuminazione ma anche ricircolo di aria. Paolo inizia a spiegarci ciò che stiamo vedendo, e ci racconta di papi, martiri, imperatori e gente comune come se li avessimo davanti agli occhi, come se ci trovassimo nel III secolo d.C. Ci mostra sorprendenti affreschi, ci rivela il significato dei simboli che decorano le tombe, e ci racconta anche la storia triste ma meravigliosa di Santa Cecilia, di cui possiamo vedere la copia della statua proprio nella tomba che ospitò il suo cadavere dopo il martirio. Ricorda il più famoso Cristo Velato di Napoli, ed è stupefacente osservarne il realismo e l’espressività. La nostra guida cammina spedita nel labirinto inestricabile delle catacombe, a tratti è quasi difficile seguirlo: purtroppo i minuti sono contati, anche se vorremmo che la visita non finisse mai, totalmente conquistati dal luogo, dall’atmosfera, dalla storia e dalla capacità espressiva di Paolo nello svelarci i segreti di ciò che ci circonda. Al termine del nostro percorso, dopo essere risaliti in superficie (che sbalzo termico!), ringraziamo calorosamente la nostra guida, senza lesinare i complimenti: è davvero difficile trovare una guida tanto competente e brillante, capace di rendere interessante agli occhi di tutti, appassionati di archeologia e non, una storia tanto particolare.
Al bookshop, non posso non acquistare il libro illustrato sul luogo che abbiamo appena visitato: è molto ben curato, è sicuramente un gran bel ricordo di qualcosa di difficilmente dimenticabile. Riuscire a trovare un taxi disponibile si rivela più complicato del previsto, ma alla fine ci riusciamo e Giorgio B., l’autista che ci viene a prendere qui sulla Via Appia Antica, è simpatico e ci fa da Cicerone durante la corsa fino a Campo de’ Fiori. Il viaggio in taxi ci costa un bel po’, ma il tragitto è piuttosto lungo e questo è certamente il metodo più veloce per arrivare nella zona che ci interessa per il nostro itinerario di oggi. Ci sfilano davanti il Circo Massimo, il Palatino, poi anche la Piramide Cestia, che non avevamo ancora visto. Giorgio rallenta per farci scattare qualche foto, e continua a raccontarci della sua bellissima città, che percorre in lungo e in largo tutti i giorni, per tutto il giorno, in mezzo ad un traffico bestiale. Ma, alla fine, si capisce che la ama moltissimo, così come anche noi abbiamo imparato ad amarla durante i nostri soggiorni.
Ci deposita a pochi metri da Campo de’ Fiori, che si apre davanti ai nostri occhi in tutto il suo… affollamento. È letteralmente presa d’assalto da turisti di tutte le nazionalità, è quasi difficile camminare in mezzo ai banchi di frutta, verdura, prodotti tipici di ogni foggia e profumo. In mezzo a tutto, riusciamo a vedere la statua di Giordano Bruno, scattiamo qualche foto ma poi scappiamo dalla folla. Ci allontaniamo in direzione del Ghetto Ebraico, che attraversiamo fino al bellissimo Portico d’Ottavia, seguito a pochi metri dai templi di Apollo Sosiano e di Bellona e dal Teatro Marcello, che insieme regalano uno scorcio imperdibile che ci riporta ai tempi di Giulio Cesare e di Augusto. Siamo a pochi metri da un viale trafficato, ma da qui non si sentono i rumori della nostra civiltà moderna: come nei Fori, sembra di essere catapultati in un’epoca lontana ma tremendamente affascinante, dove le colonne svettano contro il cielo azzurro e si sentono soltanto le grida dei gabbiani che volano instancabili sopra queste meraviglie. Proseguendo nel nostro itinerario, il Tempio di Portuno, con la sua classica struttura che ci ricorda il più grande Partenone e i bellissimi templi ammirati ad Agrigento, ci apre la vista sul bellissimo Tempio di Ercole Vincitore, dalla sua particolare forma circolare, che è anche il più antico edificio in marmo conservato a Roma. Le stremature delle colonne e i capitelli meravigliosamente istoriati raccontano ancora del tempo antico in cui il tempio risplendeva del suo incantevole marmo bianco. Anche qui, nonostante il traffico della larga via su cui il tempio si affaccia, le nostre orecchie non sentono altro che il silenzio dei secoli. Penso sia questa la più grande meraviglia che Roma sa regalare: quando meno te lo aspetti, basta girare l’angolo e secoli di storia ti si presentano davanti, portandoti indietro nel tempo in un battito di ciglia grazie alle vestigia di una civiltà che non potrà mai scomparire.
Si avvicina l’ora della nostra prenotazione alla Trattoria Sora Lella, un piccolo regalo che ci siamo voluti concedere quest’anno: il ristorante è famoso, non solo grazie alla scomparsa Elena Fabrizi (la “Sora Lella”) che – con i suoi piatti romani, conquistò persino Sergio Leone e Carlo Verdone, che la volle fortemente nei suoi film, ma anche per l’offerta gastronomica che pare ancora essere legata a quella rustica ma gustosa cucina romana di una volta, che non sembra mai passare di moda.
Dopo aver controllato la nostra prenotazione (effettuata mesi fa!), veniamo fatti accomodare all’interno della Trattoria: l’ambiente è semplice ma curato, non troppo elegante – se non altro non ti senti intimidito. Il ritratto della Sora Lella proprio di fronte al nostro tavolo sembra darci il benvenuto, e – dopo aver studiato il menù, procediamo con l’ordine e in tempi più che giusti iniziamo il nostro pranzo. La porzione di due supplì ai tre ragù la dividiamo in due: il fritto è impeccabile, asciutto e croccante, l’interno è sapido il giusto e molto gustoso. Come primi, per me i canolicchi alla mattacchiona sono una vera rivelazione: la pasta corta, solitamente usata per le minestre e non per la pastasciutta come in questo caso, dalla cottura perfettamente al dente, si sposa benissimo con il guanciale, l’aglio dolce, il pecorino e il basilico. Per mio marito, rigatoni con la pajata, dal sapore intenso che comunque sa tanto di rustica cucina romana d’altri tempi, con ingredienti di prima qualità. Ma la vera goduria arriva con i due gelati che prendiamo come dessert: per me, quello al gusto di crostata di ricotta con le visciole, per Davide il gelato allo zabaione con zibibbo e crema. Veramente inarrivabili, si sente la mano di un vero mastro gelatiere, come ci racconta a fine pasto la gentile cameriera che ci ha servito tutti i piatti. Con una bottiglia da 75cl di birra chiara artigianale, una bottiglia d’acqua e un caffè, il conto è di 92 euro: su internet ho trovato tante critiche negative per i prezzi (è vero, la carbonara qui costa 20 euro, mentre in giro per la città puoi anche trovarla a 8-9 euro), ma bisogna tenere conto dell’alta qualità degli ingredienti, della posizione meravigliosa sull’Isola Tiberina, del nome che il ristorante porta e si tramanda ormai da molti anni e dalla celebrità di questo posto per noi italiani. Alla fine, mettendo insieme tutti questi fattori, e considerando il nostro gradimento per quello che abbiamo mangiato, usciamo soddisfatti. Siamo satolli, caracolliamo fuori dalla trattoria, riattraversiamo il ponte per scendere dall’isola e, sul viale alberato, all’ombra, prenotiamo il taxi con la app per arrivare in hotel in una manciata di minuti e riposare un po’ dopo le fatiche della mattinata. Per il pomeriggio, avevo progettato di andare a visitare le Terme di Traiano, all’interno di un parco a poco meno di un chilometro dall’hotel, ma il tassista non mi è sembrato molto convincente quando ho chiesto dettagli sul degrado del parco descritto in rete. Cambio di programma, allora: il cielo, in ogni caso, si sta facendo minaccioso, quindi ripieghiamo e percorriamo quasi tutta via Nazionale rifugiandoci alla Libreria IBS/Libraccio, che – con i suoi meravigliosi tre piani di esposizione, ci spalanca davanti un’offerta grandiosa di libri nuovi, usati, d’occasione, da collezione, a cui non siamo abituati nella nostra piccola Parma. Mi contengo ed esco solamente, mio malgrado, con un romanzo in cui la protagonista è Giulia, la figlia di Augusto – disponibili solo due copie, quindi, una volta intercettato, non mi separo più dal mio volume! All’uscita, il temporale è già finito: ripercorriamo con calma la strada verso l’albergo, poi usciamo verso le 20.30 per tornare da Rosy e Tiziana all’osteria La Carbonara in via Panisperna per la nostra ultima cena romana. Un’amatriciana ottima, una cacio e pepe superlativa, ancora fiori di zucca ripieni di mozzarella e acciughe, un crostone con cicoria e mozzarella; il conto alla fine è onesto, Tiziana ci fa anche assaggiare i suoi biscotti all’anice e vino rosso accompagnati con un amaro alle visciole. Chiacchieriamo con Rosy e Titti ancora per un po’, non vorrei mai andare via. Torniamo in hotel un po’ tristi dopo una passeggiata tra Viale dei Fori Imperiali e il Colosseo, queste sono le nostre ultime ore a Roma e vedere queste meraviglie illuminate come se fossero d’oro e d’argento fa da balsamo alla nostalgia.
28 maggio, 4° giorno
Ottima colazione ancora al bar di fronte, questo è il mio ultimo cannolo al pistacchio e voglio godermelo! Torniamo in hotel per spiluccare qualcosa della colazione che comunque ci spetta (anche se non è propriamente una colazione pantagruelica), finiamo di preparare i bagagli e poi scendiamo per il check out. La titolare ci avvisa che è già impossibile trovare un taxi: le strade sono già state chiuse per l’ultima tappa del Giro d’Italia, cosa che non avevamo previsto, dato che la corsa ciclistica si svolgerà solamente nel pomeriggio.
Ci armiamo di santa pazienza, ci spostiamo oltre la zona interdetta al traffico e finalmente, dopo qualche tentativo con ben tre app di prenotazione taxi, riusciamo a partire alla volta di Villa Borghese. Dopo una passeggiata nei bei viali alberati del giardino e due passi intorno al meraviglioso Tempio di Esculapio (quante tartarughe nel laghetto!), scendiamo verso Piazza del Popolo, dove è stato allestito Giroland, il “villaggio” in cui si trovano gli stand degli sponsor del Giro d’Italia: facciamo un giro a caccia di qualche gadget poi, verso l’ora di pranzo, ci avviciniamo a Via Del Corso: ho prenotato il pranzo al Brillo Restaurant, davvero a due passi dalla piazza. Siamo un po’ in anticipo, ma visto che sicuramente faremo fatica a prenotare il taxi dopo pranzo, è meglio anticipare i tempi. Un’ottima carbonara, dei ravioli ricotta e burrata con pomodorini e basilico più che discreti, due birre medie e un caffè ci costano poco più di 34 euro (considerando lo sconto del 20% ottenuto grazie alla app con cui ho prenotato). Il servizio non è dei più empatici, i camerieri sono nervosi e discutono tra di loro per qualsiasi cosa, e questo non è sicuramente piacevole. In ogni caso, i piatti ci hanno soddisfatto. Riprendiamo la nostra strada e ci allontaniamo per evitare le strade in cui il taxi sicuramente non riuscirà a prelevarci. Dopo qualche tentativo, una simpatica tassista risponde al nostro disperato appello tramite app e ci porta nei pressi dell’albergo. Ci riposiamo un po’ nel fresco salottino dove sono rimasti i nostri bagagli, poi usciamo per una merenda a base di gelato a Il Gelatone, proprio di fronte all’hotel in Via dei Serpenti. Davide scende verso il Colosseo per trovare una buona postazione per vedere il passaggio del Giro d’Italia, io vago per i vicoli del Rione Monti, tra negozi vintage e begli scorci di quartiere. Dopo aver adocchiato un bel posticino per la nostra cena veloce post-Giro e pre-partenza, mi metto in marcia anch’io verso il Colosseo, e raggiungo Davide, che si è appostato in un posto strategico all’ombra da cui avremo una bella visuale sui ciclisti in corsa. C’è tanta gente che aspetta trepidante come noi, persone di tutte le nazionalità: eventi come questo incuriosiscono tanti, e vedere passare il gruppo sotto il maestoso Colosseo non è davvero un’esperienza che si può vivere tutti i giorni. Dopo un’oretta, l’elicottero per le riprese dall’alto arriva veloce sopra di noi. Pochi secondi ed ecco arrivare il gruppo: via con le foto, tante grida che incitano i ciclisti, pochi secondi e già sono passati per continuare il circuito nel centro di Roma, che attraverseranno sette volte prima dello sprint finale su Viale dei Fori Imperiali. Al secondo passaggio, un piccolo gruppetto distanzia gli altri ciclisti di diversi secondi, la cosa si fa ancora più interessante…
Dopo il terzo round, abbandono il campo e mi avvicino da sola al piccolo locale “Ce stamo a pensa’”. Aspetto Davide, e – al suo arrivo dopo aver assistito al quarto passaggio del gruppo del Giro d’Italia, ordiniamo due belle montanare (pizze fritte) a base di stracciatella e acciughe. Una vera bontà, una “cena in piedi” veloce ma veramente gustosa (ed economica!).
È ora di partire, abbiamo prenotato il taxi il giorno prima, quindi incrociamo le dita e aspettiamo. Ma niente da fare, in Via dei Serpenti, nonostante le strade siano state per lo più riaperte al traffico, non c’è verso di far arrivare un taxi per la stazione Roma Termini. Ci incamminiamo di buona lena, avevamo previsto questa difficoltà, ma siamo in orario e non rischiamo di perdere il treno. Arriviamo davanti al nostro Frecciarossa un po’ provati dalla strada percorsa con i bagagli un po’ pesanti, ma ce l’abbiamo fatta e siamo contenti. Il treno parte puntuale alle 19.50 e ci deposita in orario alla stazione di Parma alle 23.15 dopo un viaggio piacevole e senza intoppi, trascorso chiacchierando anche con gli altri passeggeri vicino a noi e condividendo le emozioni dei giorni appena trascorsi.
Sono stati quattro giorni meravigliosi, emozionanti e sorprendenti: la cara, vecchia, affascinante, eterna Roma è davvero entrata nei nostri cuori, e ancora una volta ci ha incantato con la sua magia capace di attraversare i secoli.
Arrivederci, Roma, se vedemo presto.