Riga: storie di occupazione e lotta per la libertà

Una città cosmopolita, frenetica e vitale, lontana anni luce da quella immagine grigia e sbiadita che nell'immaginario comune caratterizza le città dell'ex blocco sovietico
Scritto da: Simosmile
riga: storie di occupazione e lotta per la libertà
Partenza il: 14/01/2016
Ritorno il: 17/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Riga, gennaio 2016. @okupacijas_muz

Una città cosmopolita, frenetica e vitale, lontana anni luce da quella immagine grigia e sbiadita che nell’immaginario comune caratterizza le città dell’ex blocco sovietico; anche a Riga il comunismo è ormai un lontano ricordo, o almeno così pare.

Oggi a farla da padrone è un crescente capitalismo che la cannibalizza né più né meno di quanto accade nel resto d’Europa; nonostante ciò, la capitale lettone non nasconde le cicatrici di un passato travagliato e funesto, quando a farla da padrone erano le deportazioni di massa, gli arresti immotivati, le false denunce e le delazioni. Gli anni in cui era la violenza il pane quotidiano della popolazione lettone sono lontani, ma dimenticare non si può/deve, perché è solo mantenendo viva la memoria di ciò che è stato che si può provare a costruire un presente e un futuro migliore.

Non si può dire di essere stati a Riga se non si è visitato il Museo dell’Occupazione, memoria storica della nazione, esso custodisce e ricostruisce le varie fasi dell’ascesa al potere dei due terribili regimi: quello nazista e quello comunista. Attraverso le istallazioni all’interno delle tre sale è possibile ripercorre gli orrori vissuti dalla popolazione lettone, barbaramente deportata verso luoghi di morte, come i gulag in Siberia, oppure sradicata dalla propria casa e trapiantata in terre lontane e desolate al fine di realizzare il folle piano sovietico per il popolamento e lo sfruttamento delle zone remote dell’Unione. Poco lontano dal museo vi è un altro luogo di grande impatto emotivo, si tratta del Palazzo del KGB, ovvero il quartier generale da cui partivano gli ordini che distruggevano la vita dei cittadini lettoni.

“Il nemico principale del Regime Comunista era chiunque pensasse liberamente senza seguire ciecamente le “istruzioni dall’alto”. In quest’ottica chiunque poteva essere colpevole: un artista, uno scrittore, un insegnante.

Dopo l’occupazione della Lettonia nel 1940 il Regime Comunista iniziò una vera e propria caccia alle streghe per individuare e annientare tutti quegli individui considerati “elementi indesiderabili”. Il controllo e la feroce repressione continuarono anche durante la seconda occupazione del paese tra il 1944/1945.

Durante tutto il periodo dell’occupazione sovietica fu attuata una terribile censura. Nel 1951 13 intellettuali esponenti della cultura lettone vennero imprigionati e deportati nei gulag sovietici solo perché il KGB interpretò il loro “libero pensare”, ovvero i discorsi sulla poesia e letteratura francese in lingua francese come un’attività criminale anti sovietica. In pratica il KGB metteva in atto il motto “non appena qualcuno inizia a pensare in maniera indipendente, vuol dire che è pronto per la Siberia”.

tratto dal Museo/Palazzo del KGB in Riga.

Quando un evento traumatico colpisce l’essere umano, questi ha una necessità fisiologica che è quella di “rimuovere” immediatamente quell’orrore e cercare di andare avanti, è come se la mente alzasse un muro per tenere fuori i ricordi, un processo di rimozione (di un evento o una storia sicuramente dolorosa) imposto dal diritto a dimenticare (o almeno di provare a farlo).

La città incarna una dicotomia: da una parte vi è il bisogno di dimenticare, necessario alle vecchie generazioni per andare avanti; dall’altra invece c’è la voglia di vivere il presente proiettati verso il futuro, ma con la consapevolezza della propria storia, un sentimento che caratterizza le nuove generazioni che incarnano un altro racconto.

Per me Riga è tutto questo! Una capitale dinamica, contemporanea, con un fervente desiderio di ribalta e gioia di vivere, è aperta al futuro, al turismo e agli scambi culturali (e ciò lo dimostrano le frotte di giovani stranieri che affollano pub e locali, sorseggiando una, due, tre, quattro birre, scambiando due chiacchiere e ascoltando musica dal vivo); è anche quella del Museo dell’Occupazione, dell’anonimo e terribile Palazzo del KGB, del Museo Ebraico, ma soprattutto la città di Milda, la Statua della Libertà Lettone, simbolo di ribellione, riscatto e dignità per una libertà finalmente riconquistata!

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