Ricordi giapponesi
CAP 1. SHOCK
18 dicembre 2007 – Osaka
Indice dei contenuti
Milano -Tokyo, circa 13 ore di volo, anni luce di distanza culturale.
Visitando il Giappone si comprende il perchè i nipponici fotografino ossessivamente ogni angolo delle nostre belle città: lì tutto è diverso, gli edifici, le strade, i prodotti al supermercato, le professioni, i divertimenti, il modo di esprimersi e di comunicare. La conseguenza è una fase iniziale di shock anestetizzato dall’euforia, abbagliato dalle grandi insegne luminose intermittenti, quasi un’ambientazione da Blade Runner, disorientato per l’assenza delle vie e dei numeri civici, sicurezza spaziale insita nella mente di un occidentale, perplesso dalle indicazioni stradali di passanti gentili, talmente cordiali da aiutarti nonostante non abbiano idea di dove tu voglia realmente andare, anche a costo di dirigerti dalla parte opposta. Non preoccupatevi, lo shock dura solo pochi giorni, poi interviene la fase di adattamento, che ti permette di capire… O almeno di credere di capire.
CAP 2. NON SOLO SUSHI E SASHIMI
19 dicembre 2007 – Osaka
Il cibo occupa una parte importante nella vita quotidiana giapponese. Percorrendo le vie, si possono vedere piccoli ristorantini, a volte più simili a baracche, gremiti di clienti alla ricerca di uno spuntino, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Spesso il pasto si accompagna ad altre forme di divertimento, come il karaoke: anziani dall’aria affaticata, un po’ brilli di sake, ringiovaniscono appena afferrano il microfono e si lanciano in performance canore improbabili!
La città nipponica più famosa per l’arte culinaria è Osaka e in effetti la mia esperienza lo conferma. Il sushi e il sashimi, preparati alla ricerca di un’armonia estetica e di un equilibrio di sapori, sono economici e non c’è differenza di prezzo tra i molteplici tipi che si possono scegliere. Un’esperienza da provare è il Mongio nel quartiere di Ueno a Tokyo, una scoperta unica grazie alla nostra amica Kaori. Si tratta di ristoranti modesti, che si trovano al secondo o terzo piano di edifici piuttosto anonimi, riconoscibili solo dalle enormi insegne al neon: per chi non legge i kanji intuire che si tratti di locali pubblici è davvero impossibile! L’odore di frittura è talmente forte che all’entrata i clienti vengono invitati a chiudere soprabiti e borse in sacconi di plastica; una volta accomodati davanti a piastre da cucina, una cameriera accende la bombola del gas e prende le ordinazioni… Degli ingredienti! Infatti, armati di spatole e salsa di soia, sono gli stessi clienti che devono cucinarsi la pietanza scelta, cercando di seguire le istruzioni (ovviamente in giapponese) affisse alle pareti. I risultati sono delle specie di frittate saporite a base di carne macinata o pesce (es. Piccoli gamberetti). Surreale, ma ci siamo tornati più volte!
CAP 3. CIOCCOLATINI&ORIGAMI
Spinti dall’atmosfera natalizia e forse da una pre-nostalgia di casa, abbiamo portato in viaggio dei sacchetti riempiti con cioccolatini e caramelle tipicamente italiani, piccoli omaggi per destinatari ignoti. I giapponesi si sono rivelati un popolo poco diffidente e le reazioni alla consegna dei doni sono state sorprendenti: in particolare un ragazzo a Kyoto, che ci aveva indicato il bus per raggiungere l’albergo prenotato, si è tolto il berretto per l’emozione e commosso ci ha stretto la mano più volte ringraziandoci incredulo. Altri bambini in metro, spinti ad accettare i dolci dai nonni, hanno tentato di piegare l’incarto delle caramelle per creare piccoli origami. Conoscendo un po’ alcuni giapponesi ho realizzato una sorta di predisposizione genetica: consegna loro un pezzo di carta, più o meno grande o colorato, e in pochi minuti vedrai creare nelle loro mani un origami. Ne conservo ancora uno dono inaspettato di una barista di Kyoto: basta soffiarci e l’origami si gonfia come una piccola lanterna. Delizioso.
CAP 4. ILLUSIONI DI CARTA
23 dicembre 2008 – Hiroshima
06/08/1945 ore 8:15. Questo momento ha segnato la fine di un’epoca e ne ha prepotentemente aperto una nuova: l’era della bomba atomica. Hiroshima è ora una qualsiasi città giapponese, la ricostruzione ha volutamente cancellato il passato, lasciando come unico segno della distruzione la cupola del D-Dome: uno scheletro metallico piegato dalla forza dell’esplosione, ma miracolosamente non crollato. Negli anni ’50 Kenzo Tange, architetto simbolo dell’architettura moderna giapponese, ha reso omaggio alle vittime progettando il Centro della Pace: i pilotis del museo rappresentano la volontà del popolo giapponese di rialzarsi da terra e di ricominciare. L’origami a forma di gru, animale della rinascita e dell’immortalità, racconta le conseguenze dell’esplosione, ben più distruttive della bomba stessa. La piccola Sadako, ammalata di leucemia per l’esposizione alle radiazioni, ne ha piegato a centinaia, illudendosi di poter guarire: morì, come molti altri bambini. Tutt’ora visitatori di Hiroshima continuano a piegare gru colorate, piccole illusioni di carta in memoria di Sadako e di tutte le vittime di una scelta inspiegabile.
CAP 5. ESSENZA DEL VUOTO
24 dicembre 2007 – Kyoto/tempio Ryoan-ji
I giardini zen rappresentano un’immagine dell’universo ridotta agli elementi essenziali: pietra, sabbia, rocce. In occidente percorriamo gli spazi vuoti, in Oriente li osservano. Il vuoto più rappresentativo è il giardino del tempio Ryoan-ji. Da qualunque punto lo si ammiri, è possibile contare solo quattordici delle quindici rocce disposte sul letto di sabbia bianca: un masso risulta sempre nascosto alla vista dagli altri, in un gioco di prospettiva entusiasmante. Progettato da uno dei più grandi architetti/paesaggisti del 1400, il giardino rappresenta il binomio tra il conoscibile razionale e l’invisibile irrazionale. Assieme al più famoso tempio Kinkaku-ji, conosciuto come il Padiglione d’oro, Ryoan-ji è una meta assolutamente imperdibile a Kyoto.
CAP 6. JAP ENTERNTEINMENT
28 dicembre 2007- 7 gennaio 2008 – Tokyo www.japan-guide.com/penfriend/ E’ un sito che ho scoperto molti anni fa e che permette di entrare in contatto con ragazzi e ragazze giapponesi interessati a scrivere e incontrare coetanei stranieri. Abbiamo così conosciuto Kaori, Yukari e Satoshi, tre personalità forti, amanti dell’Italia (girare per Tokyo e poter comunicare in italiano ci ha sorpresi!) e disponibili a farci da ciceroni. Giornate indimenticabili a base di karaoke, negozi di manga (fumetti giapponesi), musica j-rock, pachinko (piccole macchinette infernali!) e purikula. Per chi si chiedesse cosa siano i purikula, ha la stessa nostra reazione alla proposta di Kaori! Simili alle cabine per le fototessere, ma molto più grandi, colorate e tecnologiche, ti permettono di creare piccoli francobolli adesivi sulla base di foto scattate assieme ad amici e personalizzabili con vari temi divertenti, scritte e disegnini. Una divertente prova per testare la propria creatività, sicuramente da provare!
CAP 7. L’ONSEN
Fare il bagno in Giappone significa dedicare del tempo a se stessi, attraverso un rito che mira alla pulizia della propria persona, non soltanto fisica, e al rilassamento. Il corpo nudo va strofinato con uno straccio intriso di bagnoschiuma all’esterno della vasca, mentre si è seduti su un piccolo sgabello generalmente difronte ad uno specchio; solo dopo essersi risciacquati, ci si può immergere nell’onsen, la vasca colma d’acqua calda, prima escludendo le spalle (per evitare problemi legati alla pressione) e dopo qualche minuto fino al collo. Dopo una decina di minuti, è raccomandabile uscire, raffreddarsi con dell’acqua tiepida/fredda ed eventualmente rimmergersi per ulteriori dieci minuti. In tutto il Giappone i bagni pubblici sono diffusissimi, ma la nostra esperienza a Kyoto si è rivelata disastrosa: le vasche, classificate con “hot” e “very hot” erano riempite con dell’acqua talmente bollente da non riuscire nemmeno a immergere il piede. Vecchiette dalla pelle completamente arrossata per il calore (per non dire cotta), guardavano perplesse i miei vani tentativi, ma ovviamente con fare talmente discreto da non mettermi a disagio. Molto più gradevoli gli onsen degli alberghi in cui ho alloggiato, con grandi vasche simili a vere piscine a getto continuo e con l’acqua dalla temperatura sopportabile anche per noi occidentali!
CAP 8. SHOPPING&TEXTURE
04 GENNAIO 2008 – Tokyo/Ginza, Omotesando, Roppongi Hill
L’architettura giapponese riveste un ruolo fondamentale nella scena contemporanea. Architetti quali Tadao Ando, Toyo Ito o Seijima, sono diventati delle vere icone e le loro idee e modalità progettuali sono state esportate in tutto il mondo. Un percorso contemporaneo imperdibile a Tokyo è quello legato alle vie dello shopping: Ginza, Omotesando, Roppongi Hill propongono boutique di famosissimi marchi legati alla moda (tra cui Gucci, Tod’s, Dior, Prada, Louis Vitton), parallelepipedi puri riconoscibili dalle texture delle facciate, giochi di richiami ai marchi stessi e alle iconografie. Queste sono solo alcune suggestioni del Giappone, un paese che davvero merita una visita priva di pregiudizi e aperta ad accogliere tutto ciò che sembra incomprensibile! Un piccolo video sul nostro viaggio si trova qui:
http://www.youtube.com/watch?v=2ap3KECKpb4