Reminiscenze di Coo..
La capitale ellenica risplende dopo i recenti lavori di ristrutturazione che hanno coinvolto i vecchi quartieri di inizio ‘900. Molti edifici della Plaka sono ormai stati restaurati e i lunghi viali pedonali attorno l’Acropoli permettono di visitare la città in tranquillità e lontano dai rumori del traffico.
Una visita del centro storico può svolgersi nel corso di una giornata, dove i principali siti archeologici sono raggiungibili a piedi.
L’Acropoli continua ad esercitare il suo fascino ormai millenario nonostante impalcature e continui restauri ingombrino i grandiosi edifici dell’epoca classica dall’ormai lontano 1975. E’ stata comunque una grande emozione per me rivedere questi luoghi in cui ero stato da bambino con i miei genitori… Ricordavo il gran caldo, le grandi bianche pietre e frammenti architettonici a terra abbaglianti per la forte luce e, soprattutto, quelle che mi apparivano le altissime colonne del Partenone che allora era possibile osservare all’interno del perimetro del tempio. Era il lontano 1974…Posso dire di aver fatto appena in tempo a visitare il sito così come dovrebbe riapparire in futuro, una volta finiti lavori.
Tutto intorno, si estende il panorama della città con le sue colline verdeggianti e le aree archeologiche, che danno la piacevole impressione di aver preservato il centro storico dalla speculazione edilizia moderna.
Il museo dell’Acropoli, aperto da appena un mese dalla nostra visita, raccoglie preziose sculture e soprattutto i fregi del Partenone con repliche in gesso di quelli mancanti custoditi presso il British Museum di Londra. Le ariose sale e le pareti in vetro permettono di avere un’idea precisa di come doveva apparire il grandioso tempio di Atena nell’epoca del suo maggiore splendore. La costruzione del Museo ha permesso di riportare alla luce le fondamenta di un antico quartiere residenziale che è possibile intravedere dalla pavimentazione trasparente.
Dopo l’intensa giornata dedicata alla visita della capitale, si parte con un volo serale per l’isola di Kos, un luogo per me “familiare” dopo aver ascoltato per tante volte i racconti di mio padre, ormai ultranovantenne, che sentendo menzionare la Grecia come destinazione di viaggio, non smetteva di rammentarmi di aver trascorso diversi anni su quell’isola, che ai suoi tempi – assieme al resto del Dodecanneso – apparteneva all’Italia. Appena atterrati, ci trasferiamo in un comodissimo appartamento nei pressi di Kardàmena, in un residence isolato e tranquillo di fronte al mare, ma che permette agevolmente di raggiungere la cittadina distante appena 3 chilometri. L’affitto di un mezzo di trasporto ha dei costi davvero irrisori: una Fiat Panda nuovissima ed accessoriata per otto giorni è costata solamente 190 euro all inclusive (da dividere per 4…). I costi in generale sono decisamente bassi soprattutto se paragonati a quelli di altre isole a maggiore affluenza turistica (come Mykonos e Santorini dove abbiamo trascorso le nostre vacanze precedenti).
Kos – e Kardàmena in particolare – è descritta talvolta come una meta di giovanissimi e pertanto come una destinazione più adatta ad un certo tipo di turismo dedicato a teen agers britannici e scandinavi che prediligono trascorrere le loro serate in rumorosissimi music bar ad ubriacarsi. In effetti, a Kardàmena prevale decisamente questo tipo di clientela e gli stessi greci si lamentano per la gran confusione che determina un allontanamento di molti altri visitatori. Ridurre tuttavia Kos a Kardàmena sarebbe sbagliato: l’isola in realtà è estremamente interessante ed offre numerosissime possibilità di visitare siti e villaggi interessanti, oltre ad essere una comoda base per escursioni nelle isole vicine e sulla costa turca.
Lunga più di 50 chilometri, Kos è preferibile scoprirla in macchina, considerando i rilievi che, nel centro dell’isola, raggiungono anche i 300 metri sul livello del mare. Lunghe spiagge sabbiose si susseguono lungo la costa sud-ovest fino alla splendida Agios Stefanos, dove si trovano delle rovine di due basiliche paleocristiane. Nella estremità occidentale, sorge la seconda cittadina dell’isola per dimensione: Kefalos. Poco frequentata dai turisti, è piacevole girare per le sue strade ed entrare a contatto con gli anziani dell’isola che parlano volentieri la nostra lingua, retaggio dell’occupazione italiana durata fino al termine del secondo conflitto mondiale. Situata quasi nel centro, Antimachia con il suo unico mulino a vento ancora funzionante e la sua casetta arredata in stile tradizionale, offre ancora una volta la possibilità di entrare in contatto con la popolazione locale. Era in questo luogo che mio padre, giovanissimo soldato, risiedeva con i suoi commilitoni. Ancora oggi sorgono in questo posto numerose caserme che ne evidenziano l’importanza strategica.
Un anziano signore con più di 80 anni d’età si è avvicinato dopo aver sentito che eravamo italiani…Ricordava com’era l’isola prima del nostro arrivo e di come si trasformò successivamente. Gli italiani costruirono le strade e portarono sull’isola la tecnologia che i locali non avevano mai visto (come le prime macchine). L’Italia veniva visto come un grande paese ricco e sviluppato che permise uno sviluppo di quelle isole che, per secoli, erano rimaste sospese in una sorta di letargo durante la dominazione ottomana. Ci raccontò di come aiutò 2 soldati italiani che si nascondevano dalle truppe di occupazione tedesche verso la fine del conflitto. Mio padre fu uno dei pochissimi sopravvissuti tra i reduci di Coo (come allora l’isola veniva chiamata) in quanto più di trecento ufficiali furono passati per le armi dai tedeschi che la invasero: si salvò grazie ad un improvviso – quanto provvidenziale – trasferimento nell’isola di Simi.
Questi racconti sono un’emozionante conferma di quanto tante volte avevo già sentito: senza nascondere le pagine buie della nostra occupazione che pure ci sono state, nel complesso gli anziani sembrano serbare un ricordo positivo della nostra presenza. Per questo stupisce e meraviglia quanto spesso viene riportato dalle guide turistiche, che sembrano dimenticare l’impegno, il lavoro e la dedizione di tanti giovani connazionali che spesso hanno sacrificato la loro vita in queste terre. Non ho mancato di ricordare agli abitanti del posto che mio padre fosse proprio lì ad Antimachia circa 75 anni fa ed ho ricevuto commenti di stupore e sorpresa… Mi venivano indicati “gli edifici ad arco” che erano stati costruiti dagli italiani, così come il nodoso albero del cafénio tradizionale… Un tempo gli italiani li avevano piantati lungo tutta la strada principale del villaggio…
Nei pressi della cittadina, sorgono le ben conservate rovine del castello dei cavalieri, da cui si gode una splendida vista. Le spiagge della costa nord (Mastichari e Marmari) sono estremamente tranquille. L’arenile di sabbia bianca e le isole di Kalimnos e Pserimos all’orizzonte con la più lontana costa turchese costituiscono un panorama incantevole… Si dice che siano un paradiso per i surfisti per il forte vento, ma noi siamo stati molto fortunati in quanto abbiamo sempre trovato un clima ed un mare piacevolissimi (oltre a contenutissimi costi di lettini, ombrelloni e pasti, il che non guasta…) Kos non è solamente spiagge, ma anche – come già precedentemente accennato – un insieme di numerosi siti archeologici e villaggi estremamente interessanti.
La città di Kos affascina per l’incredibile sovrapposizione di stili architettonici che spaziano dall’epoca classica, a quella romana, medioevale, turca e agli edifici dell’epoca italiana. Piccole graziose moschee di epoca ottomana sorgono in prossimità di chiese ortodosse e delle rovine dell’antica agorà romana, liberamente accessibile ai visitatori. Dal grande castello dei cavalieri spazia il panorama sul capoluogo dell’isola; dai fitti palmeti spuntano minareti, campanili e antiche colonne corrose dal tempo. Da non perdere la piazza del platano d’Ippocrate: l’albero, piuttosto malandato, si dice fosse quello sotto il quale il grande medico dell’antichità (che qui ebbe i natali) impartisse le lezioni ai suoi allievi. Sicuramente è uno degli alberi più vecchi d’Europa.
Numerosissimi sono gli edifici dell’epoca italiana dall’inconfondibile stile del ventennio, particolarmente interessante il vecchio municipio che dà sul porto con un deco’ orientaleggiante. Il fascino esotico della città è indiscutibile. Non lontano dal centro, sulle coline antistanti si affacciano le tre grandiose terrazze dell’Asklipieion, l’antico ospedale d’Ippocrate dove sorgeva il tempio d’Asclepio (il dio della medicina). Questo sito archeologico, così come le vaste rovine che si estendono a Kos città sono tutte state riportate alla luce dagli archeologi italiani e da loro restaurate. Da non perdere infine i villaggi montani dell’Asfendiou, che permettono di immergersi nell’antica atmosfera bucolica che un tempo permeava l’isola prima dell’avvento del turismo: da non perdere soprattutto l’insediamento di epoca bizantina di Paleo Pilì, abbandonato nell’800 a causa di una epidemia. Dall’alto si godono paesaggi mozzafiato sulle isole antistanti Kos nel bel mezzo di un paesaggio montano che quasi ricorda le Dolomiti. Dall’alto del suo piccolo caffè affacciato sul piccolo forte del villaggio abbiamo gustato in perfetta solitudine il migliore yogurt al miele dell’isola. Più conosciuto il villaggio di Zia per i suoi tramonti, molto meno il sottostante Lagoudi – quasi del tutto spopolato – con il suo interessante cafenio “The Beautiful Greece” condotto dall’eccentrica Cristina di origine belga… Provare per credere.
Da Kos infine si raggiunge con mezz’ora di traghetto Bodrum – l’antica Alicarnasso – in Turchia. In una splendida baia scintillante, si erge il castello di S.Pietro a difesa del porto nel quale si trova un interessante museo di archeologia subacquea. Le rovine del famosissimo mausoleo (che era annoverato tra le 7 meraviglie del mondo antico) sono ridotte a resti di colonne e del basamento, ben poco dell’edificio che lasciò stupefatto Alessandro Magno al suo passaggio in città. Da Mastichari il traghetto porta alla vicina Kalimnos, l’isola delle spugne. Kalimnos è un’isola minore del Dodecanneso per cui conserva un’atmosfera molto più intatta. Anche qui, sul porto, si affacciano il municipio ed altri edifici di epoca italiana. Mio padre ricorda che la pesca delle spugne un tempo si praticava anche a Coo: i giovani che volevano sposarsi dovevano dimostrare di essere capaci di rimanere a lungo sott’acqua per essere in grado di pescarle e, a causa di ciò, molti restavano paralizzati a causa di embolie. Imbarcando la macchina sul traghetto, è possibile accedere anche alle spiagge della costa occidentale tra cui Massouri, estremamente piacevole con un’isola di fronte e simpatici locali e ristoranti che accolgono una giovane clientela greca.
Una vacanza su quest’isola dunque vale assolutamente la pena anche per immergersi in una Grecia diversa dove i legami storici con il nostro paese sono ancora visibili… Forse questo dovrebbe essere uno degli aspetti che i visitatori italiani dovrebbero notare ed apprezzare maggiormente…