Praga 3
Arriviamo a Praga l’8 novembre nel tardo pomeriggio. Il primo impatto con la città è forte: dal taxi, che sta percorrendo uno dei ponti della città, vediamo stagliarsi nel cielo ormai scuro la sagoma illuminata del castello, e tutt’intorno la città è accesa da bagliori dorati. Capiamo subito che Praga è speciale. Dopo aver disfatto i...
Arriviamo a Praga l’8 novembre nel tardo pomeriggio. Il primo impatto con la città è forte: dal taxi, che sta percorrendo uno dei ponti della città, vediamo stagliarsi nel cielo ormai scuro la sagoma illuminata del castello, e tutt’intorno la città è accesa da bagliori dorati. Capiamo subito che Praga è speciale. Dopo aver disfatto i bagagli, ci addentriamo nelle stradine della città e raggiungiamo la Piazza della Città Vecchia. Purtroppo l’orologio astronomico ha appena battuto le ore, quindi rimandiamo lo spettacolo dei 12 apostoli e delle statue in movimento al giorno dopo. La Piazza di sera è il palcoscenico di Praga: la chiesa di Tyn illuminata sembra un castello delle fiabe. La leggenda narra del fantasma di una nobildonna del passato che si aggira ancora tra le sue mura cercando di espiare le sue colpe. Tutto intorno, palazzi di stili architettonici diversi suggestivamente illuminati e un piccolo parco (creato dopo che un bombardamento ha distrutto parte del palazzo municipale nel 1945) dove sostano le carrozze. Dalla piazza si diramano le vie e viuzze che portano al fiume (Via Karpova), al quartiere ebraico, e ancora verso il cuore della città vecchia. La prima sera ceniamo al ristorante U Supa di Via Celetna, che faceva parte di una lista che avevo preparato prima di partire curiosando tra i vari racconti di viaggio. Io lo sconsiglio vivamente in quanto caro, fumoso e rumoroso. Suonano musica dal vivo: canzoni locali, ma anche –purtroppo- italiane. Impossibile fare conversazione, a meno di sedere nella saletta adiacente. Usciti dal ristorante, abbiamo la sorpresa di trovare Praga avvolta dalla nebbia e passeggiamo in quest’atmosfera sfumata lungo la via Karlova fino al Ponte Carlo. La nebbia è così fitta che ha nascosto alla vista il castello dall’altra parte del fiume. Il giorno dopo il tempo è bellissimo e andiamo al castello a piedi percorrendo prima il Ponte Carlo e poi la scalinata nuova da piazza Malostranskè. All’interno del complesso del Castello, visitiamo l’antico Palazzo Reale e la Basilica di San Giorgio, un’antica chiesa romanica la cui facciata è stata ricostruita in stile barocco. Qui, in una teca, sono conservate le ossa di Santa Ludmilla, la prima martire cristiana della Boemia, moglie del principe Vratislav I. Proseguendo nella visita, arriviamo al Vicolo d’oro. Al numero 23 c’è un piccolo museo che espone antiche armature e abiti d’epoca. Si sviluppa al primo piano del gruppo di case di fronte all’entrata del Vicolo, e alla fine di questo “corridoio” c’è la possibilità di provare il tiro a segno con la balestra. Il Vicolo d’oro deve il suo nome al fatto che ospitava, nel XVII secolo, i laboratori degli orafi, mentre la leggenda vuole che le origini derivino dalla presenza degli alchimisti, che per volere del re Rudolf II cercavano la formula magica per creare l’oro. Alla fine del Vicolo c’è la Torre di Dalibor, che prende il nome dal suo primo occupante. Nella Torre sono visibili anche gli strumenti di tortura usati all’epoca. La Chiesa di San Vito, imponente edificio in stile gotico, purtroppo la domenica apre alle 12:00. Non è stato possibile visitarla dall’interno perché la fila di gente in attesa alle porte era così lunga che se avessimo dovuto aspettare il nostro turno avremmo perso buona parte della giornata. Scendiamo quindi dal Castello lungo l’antica scalinata e ci dirigiamo alla collina di Petrin con il tram 22. Per salire sulla collina si può scegliere di percorrere una strada a piedi all’interno del parco, oppure prendere la funicolare (con lo stesso biglietto del tram). Dalla collina di Petrin si gode una bella veduta della città e del castello, ma ci ha un po’ deluso, forse perché eravamo già un po’ stanchi, essendo ormai pomeriggio inoltrato. Una cosa degna di nota è l’incontro fugace con un bellissimo scoiattolo. Pertanto, dopo una breve passeggiata, torniamo a Malà Strana per visitare la famosa Chiesa del Gesù Bambino. La troviamo piena di fedeli in preghiera di fronte alla famosa statuetta di Gesù, che pare abbia dispensato un certo numero di grazie. Anche noi gli rivolgiamo una preghiera, poi andiamo in sacrestia a fare quattro chiacchiere con Padre Anastasio, un prete impegnato nelle missioni in Africa che aveva conosciuto mio padre. Prima di cena, il programma prevedeva una crociera sulla Vitava, ma ormai siamo distrutti e ci prendiamo solo un po’ di tempo per curiosare nei negozietti intorno alla Via Karlova. Poi, per andare sul sicuro, decidiamo di andare a mangiare una pizza (niente male) al ristorante Romeo (sempre su Via Karlova). La mattina seguente partiamo per la visita del quartiere ebraico con le sue moschee. Le abbiamo viste solo dall’esterno perché abbiamo passato un bel po’ di tempo nei negozi di antiquariato, in particolare in uno che vendeva orologi antichi dove abbiamo acquistato un pendolo (che poi puntualmente abbiamo fracassato per terra appena tornati a casa… Tirando un sospiro di sollievo perché almeno ci eravamo risparmiati l’acquisto dei cristalli di Boemia). Per pranzo decidiamo di affidarci nuovamente alla mia lista di ristoranti, e stavolta ci va meglio: da U Parlamentu (Via Valentinska) mangiamo divinamente con 8 euro a testa. Il gulash con gli gnocchi di pane è indimenticabile. Nel pomeriggio andiamo a piedi alla Chiesa di Betlemme, e da qui verso la città nuova, fino a Piazza Venceslao. Il tempo corre e cerchiamo di recuperare la mancata visita alle moschee e al cimitero ebraico vedendo quanto più possibile. Praga è bella anche così, girare a piedi ti regala una sorpresa ad ogni angolo. La città nuova è un susseguirsi di negozi, ma mantiene un’atmosfera particolare. Il viale che arriva a Piazza Venceslao potrebbe essere paragonato agli Champs-Élysées, anche se non ha l’aspetto sofisticato di Parigi. Ma la sua connotazione austera e mitteleuropea gli conferisce un fascino particolare. In realtà, secondo me Praga è molto più bella e romantica di Parigi, forse perché è più raccolta, perché ha uno stile architettonico più uniforme, meno metropolitano. Ci colpisce anche il fatto che non circolino molte automobili e immaginiamo ironicamente la stessa situazione nel centro di Roma. Arriviamo di fronte al museo nazionale e fotografiamo la lapide che ricorda la protesta di Jan Palach e Jan Zajic e commemora tutte le vittime del comunismo. Molto triste. Mia figlia non capisce: fa la seconda media e sta ancora studiando i Longobardi. Rifletto sul fatto che forse i programmi di storia dovrebbero essere fatti al contrario. Da Piazza Venceslao, in metropolitana, raggiungiamo la Torre delle Polveri e poi torniamo a piedi verso la Piazza della Città Vecchia. Tentiamo di comprare il prosciutto di Praga in un supermercato, ma troviamo solo quello di … Parma. Pazienza! Quando fa buio, ci concediamo un tè con torta meringata e poi acquistiamo una marionetta in un negozio minuscolo in Via Jilskà, gestito da una gentilissima signora e con prezzi molto convenienti. Cena veloce, e poi un’altra passeggiata dalla città vecchia a Piazza Venceslao per digerire (il gulasch mangiato a pranzo) e godere per l’ultima volta di Praga by night.
Il giorno dopo –ahimè l’ultimo-, ci alziamo molto presto per vedere l’orologio astronomico battere le nove, fare un ultimo giro sul Ponte Carlo e visitare il mercatino della città vecchia, dove spediamo le ultime corone rimaste. In quest’occasione verifichiamo personalmente qualche esempio di mancanza di cordialità dei praghesi di cui avevo letto nei racconti di viaggio. Peccato. La gentilezza della signora delle marionette ci aveva fuorviato. E’ evidente che qui, come dovunque, l’umanità si esprime in tutte le sue sfaccettature. L’aereo all’ora di pranzo ci riporta a casa con la voglia di ritornare per visitare meglio la città. Forse sotto la neve.
Informazioni pratiche: Per il trasferimento da/per l’aeroporto abbiamo prenotato un taxi su Internet. Agli arrivi c’era l’autista ad aspettarci, abbiamo pagato direttamente a lui con carta di credito e preso appuntamento per il ritorno. Un minivan (eravamo in 5) è costato 62 euro a/r. L’hotel che abbiamo scelto, leggendo qua e là varie recensioni -e anche un po’ azzardando, dato che non erano tutte positivissime-, è l’U Kocku, nella centralissima via Karlova, la strada pedonale che dal Ponte Carlo porta alla Piazza della città vecchia. Si tratta di un antico palazzo che è stato adibito ad albergo 3 anni fa. Noi avevamo prenotato una camera doppia e una suite per 4 persone (dove stavamo in tre), decisamente molto spaziosa. Per questa suite abbiamo speso 317 euro per 3 notti. Lo consiglierei in particolare per la posizione (una comodità impareggiabile). Note dolenti: la colazione a buffet un po’ poverina e il rumore della gente che passeggia in strada fino a tarda notte, talvolta facendo baccano. Poiché la nostra camera era situata all’ultimo piano, non siamo stati particolarmente disturbati. Ma va considerato che d’inverno ci sono le doppie finestre chiuse. D’estate, non essendo l’hotel provvisto di aria condizionata, la situazione potrebbe essere più drammatica.
Cambio: abbiamo cambiato al bancomat dell’aeroporto, ma siamo stati fregati perché il cambio è stato 23 corone per 1 euro. In hotel invece ci hanno cambiato a 24 corone senza commissioni.
Trasporti: si viaggia agevolmente in tram e metropolitana (3 linee). I biglietti (acquistabili anche presso le edicole) costano 26 corone per gli adulti e 13 per i bambini fino a 15 anni.