Poliedrica, romantica da passeggiare e divertente come i suoi cabaret: la magia di Praga in inverno

Praga è una città poliedrica, che va dal romanticismo dei paesaggi da fiaba al divertimento dei Cabaret. In inverno è semplicemente magica, coi mercatini di Natale e il vin brulè da bere passeggiando
Scritto da: Viviaggia
poliedrica, romantica da passeggiare e divertente come i suoi cabaret: la magia di praga in inverno
Ascolta i podcast
 

Quando penso a Praga, la mente corre subito a un gruppo di amici che, ormai qualche anno fa, mi disse che andare a Praga in coppia voleva dire odiare il proprio partner. E in effetti la città è piena di comitive di ragazzi che festeggiano una laurea, la maggiore età, un addio al celibato o al nubilato e che bevono avidamente da un boccale colmo di divertimenti e distrazioni. Tuttavia, per me Praga resta essenzialmente una città romantica, delicata, accogliente, con paesaggi da fiaba e la Moldava a rendere la scenografia perfetta.

Ad avermi colpita, passeggiando per le strade di una Capitale in cui molto è raggiungibile comodamente a piedi, è la bellezza degli edifici che la popolano. Qui si incontrano palazzi liberty accanto a chiese gotiche, colonne doriche e statue neoclassiche, chiese romaniche, edifici civili e religiosi, il tutto fuso insieme in una totale armonia che rende il paesaggio semplicemente bello da ammirare e mai monotono. Allontanandomi progressivamente dal centro mi aspettavo di trovare condomini orrendi, casermoni osceni e altri obbrobri da urbanizzazione a caso, ma ho trovato ancora e quasi sempre palazzi armoniosi e gradevoli.

Immaginate quindi di andarvene a spasso per stradine pedonali di strade ciottolose, di riuscire a scansare le strade principali sommerse dai negozi di souvenir e di godervi questi vialetti incantati in cui amerete perdervi sempre con il naso in su.

Ovviamente Praga non è solo poesia e magia e in moltissimi luoghi la folla di turisti e il numero di negozi di vetro di Boemia e uova dipinte è tale da rendervi sociopatici in un battibaleno. Ma pensavate di essere i soli a volervi perdere nelle sue strade?

I mercatini di Natale (l’artigianato non sempre è di livello, ma l’atmosfera resta magica)

praga a natale

Il nostro viaggio a Praga è stato programmato per lavoro, ma è stata una grande fortuna trovarci lì nel periodo dei mercatini natalizi e, addirittura, con la neve fresca che scendeva giù dal cielo. Già, perché se c’è qualcosa per cui vale la pena sfidare il freddo e andare a Praga in inverno, quelli sono i mercatini di Natale.

Diciamolo subito: non sono mercatini indimenticabili e l’artigianato che vi troverete spesso vi ricorderà tanto il cinese sotto casa. Lo so, è una constatazione triste, ma per me che ho ancora nel cuore i manufatti in legno di Merano è stata un po’ una delusione, tanto che ho comprato alla fine il 10% di quello che mi aspettavo.

Se si parte senza aspettarsi di trovare mastro Geppetto intento a intagliare Pinocchio e a dargli vita e si arriva con la giusta dose di realismo, però, i mercatini non possono che conquistare. Ce ne sono tanti, seminati in giro tra i principali luoghi turistici della città, anche se il mio consiglio è di andare a vedere quelli di Piazza della Pace (Náměstí Míru), di fronte alla Chiesa di Santa Ludmila (Bazilika sv. Ludmily), perché sono meno turistici (ve ne accorgerete dal fatto che in pochi parlano inglese o accettano pagamenti con carta).

Nei mercatini di Václavské náměstí (Piazza Venceslao, che abbiamo frequentato più e più volte, avendo prenotato un appartamento che vi si affacciava) si trovano soprattutto cose da mangiare: il prosciutto che viene cotto alla brace a fuoco lento, le salsicce, il formaggio grigliato (unica alternativa per vegetariani), contorni vari inondati d’olio, patatine fritte e il celebre trdlo, cotto alla brace e poi avvolto in uno strato di zucchero e mandorle. Per far scendere giù tutto questo cibo, bicchieri e bicchieri di vin brulè (o succo di mele caldo per i bambini) e, ovviamente, un pivo di birra. La scelta di bere la birra fredda a -7°C è certamente personale, ma noi abbiamo preferito un confortevole vin brulè (con cui ci siamo assicurati un po’ di calore, almeno fino al bicchiere successivo).

Se soddisfare il palato non vi basta, nei mercatini (soprattutto in Piazza della Repubblica o Piazza della città vecchia) troverete palline di vetro di Boemia decorate a mano, calzettoni, guanti, cappelli, oggettini in legno, gioielli di ambra, marionette e burattini (senza mastro Geppetto, ve l’ho già detto). I prezzi li ho trovati decisamente alti rispetto al ricordo che avevo dell’ultima volta a Praga, ma ormai la città ha preso il volo e si può permettere di non svendersi più.

Una passeggiata nella città vecchia

orologio astronomico praga

Tralasciando i mercatini e il vin brulè, la prima sera a Praga (di giorno si lavorava) la dedichiamo al giro più classico che c’è: Staroměstské námestì (piazza della città vecchia), Pražský orloj (Torre dell’orologio astronomico) e Karlův most (Ponte Carlo). La neve scende già da qualche ora, ma noi siamo partiti con l’attrezzatura perfetta (giubbotto da neve incluso, che da oggi chiamerò salvavita) e con ai piedi le scarpe da trekking idrorepellenti che ci hanno scortati ormai in tutto il mondo e con qualunque clima. Il tragitto da Piazza Venceslao (dove è il nostro appartamento) alla Torre dell’Orologio Astronomico è un sentiero brulicante di turisti e negozi di souvenir ed è così pieno di vetrine, cartelli ed esposizioni da far venire un po’ la nausea (non sono fan dei percorsi turistici, mi spiace). Di fronte alla Torre dell’Orologio, poi, la folla radunata con il telefonino pronto ci ricorda che sta per scoccare l’ora e, quindi, sta per partire lo spettacolo che un folto pubblico non pagante attende al gelo: nel sottofondo di una gioiosa musichetta, le figure dei 12 apostoli fanno capolino dietro due finestrelle che si apriranno solo per il tempo dell’“esibizione” e che si richiuderanno poi per altri 59 minuti. Lo spettacolo in sé non è eccezionale, ma l’atmosfera è piacevole, l’orologio molto bello da vedere e l’aria che si respira è di immotivata allegria.

Se volete godere al meglio dell’orologio e dell’area circostante, cercate di andare in orari in cui la gente è a cena o dorme. Non puntate sul gelo, perché quello – per esperienza diretta – non spaventa nessuno. Dalla Torre dell’Orologio iniziamo la difficile esplorazione di Piazza della Città Vecchia (è piena di bancarelle e gremita di turisti), senza grande successo. Ci torneremo poi, di giorno, con meno gente, ad ammirare i bellissimi palazzi che vi si affacciano e le guglie di Chrám Matky Boží před Týnem (Chiesa di Santa Maria di Tyn) che si impongono sullo sfondo. Questa piazza racchiude in sé la magia di Praga e la straordinaria armonia della sua architettura. Abbandonata la Piazza della città vecchia, ci facciamo trascinare dal fiume di gente e in pochi passi, dribblati un paio di Starbucks e negozi di vetro di Boemia, raggiungiamo finalmente il Ponte Carlo.

Il Ponte è il primo regalo che ci viene fatto dal freddo: la nebbia gelida che si alza dal fiume e il letto di neve che ricopre il suo sentiero lo rendono quasi deserto, tanto da darci l’impressione che sia lì solo per vederci soffrire ghiacciati e ammirati (il vin brulè non è sopravvissuto alla pur breve distanza e ormai è solo l’abbigliamento a scaldarci).

Il Ponte Carlo è molto più bello al crepuscolo o meglio ancora la mattina presto, quando non c’è gente. Di giorno è disseminato di artisti di strada e caricaturisti che offrono le loro opere ai turisti e di comitive che fanno la foto mentre toccano la base della Statua di San Giovanni (si dice sia un portafortuna o un modo per garantirsi di tornare a Praga). A noi il Ponte si è presentato come in un film in bianco e nero, con il tracciato latteo della neve e lo sfondo nero delle statue deserte. E vi dirò, dopo il bagno di folla questa cartolina old style l’ho davvero apprezzata.

Finito il primo giro da turisti, non ci resta che dedicarci a una vera attività tipica, unica in grado di riunire senza distinzione locals e non: il pivo di birra a 2 euro (l’ultima volta che ci ero stata costava un euro e vi lascio immaginare la delusione). Lele ha trovato un posto in Piazza Venceslao che sembra fare al caso nostro: il Vytopna. Saliti al primo piano su una scala che definire scivolosa è dir poco, con la neve attaccata tenacemente alle suole, infilandoci in un cono di vento arriviamo nel microclima super riscaldato di un locale apparentemente insignificante. La prima impressione è però subito superata, quando vediamo passare sbuffante un trenino carico di boccali di birra e pietanze, che circola sicuro sui binari fino a fermarsi al tavolo designato. E così in breve tempo ci accorgiamo che in questo pub il servizio è fatto da trenini che scorrono sui binari onnipresenti, si fermano in prossimità del tavolo di cui portano l’ordinazione e ripartono non appena l’ultimo boccale è prelevato. La birra è – ovviamente – buona e varia e soddisferà certamente i vostri gusti (per gli astemi o presunti tali, esiste anche quella analcolica).

Il Castello e Mala strana

mala strana, prague

Il sabato è il primo giorno in cui possiamo dedicarci alla città fin dal mattino e partiamo carichi di progetti e buone intenzioni. Lo stesso sabato è anche il giorno in cui il freddo decide di dare il meglio di sé e di farci vedere fin dove può arrivare. Sul principio non ci facciamo spaventare e andiamo in giro spavaldi, con due paia di guanti e il solito bicchiere (di succo di mela caldo…è mattina) a confortarci. Ben presto scopriremo che il nostro equipaggiamento nulla può e che il sangue del sud non sopporta al meglio questo clima polare.

Ma iniziamo dal principio: da Piazza Venceslao prendiamo un Uber che per pochissimi euro ci porta all’ingresso del Castello, passando tra strade innevate e paesaggi da montagna. All’ingresso compriamo il biglietto completo (da un commesso che ci parla in italiano) e iniziamo l’esplorazione. Il Castello di Praga non è – come ci si potrebbe aspettare – un palazzone reale di stanze enormi in cui figurano tavoli con la corda di velluto intorno e abiti antichi o presunti tali, a riprodurre il fasto di un tempo. Il Castello qui è un luogo, un complesso di edifici di vario tipo che si visitano separatamente e che, vi avviso, non sono riscaldati.

A essere degni di rilievo sono la Cappella di Santa Croce, la Cattedrale di San Vito, la Basilica di San Giorgio, il Vecchio palazzo reale, il Palazzo Lobkovicz e la golden lane (una stradina di casette variopinte che racchiude botteghe o ricostruzioni degli interni che furono e in cui per un anno visse anche Franz Kafka). Dal Castello – che è uno dei simboli di Praga e che vedrete primeggiare in molte delle foto che farete dalla città vecchia – si gode una vista bellissima della città. A noi si è offerta sotto un manto bianco e questo l’ha resa ancora più bella. Finito il giro del Castello, in pochi passi si arriva al Convento di Loreto, dove potrete trovare gioielli e cimeli antichi e cappelle finemente decorate. L’edificio è bello e vale la pena farci un salto.

Abbandonate le bellezze della città alta, scendiamo verso Mala Strana, quartiere pittoresco famoso per la piazza Malostranské Náměstí, sulla quale si affaccia la splendida Chiesa di San Nicola. Qui percorriamo Via Nerudona, dove ancora oggi si vedono case in cui campeggiano simboli (segni di riconoscimento di un tempo in cui non c’erano i numeri civici). Col naso in su vediamo Casa dei Tre Violini, Casa al Gatto (civico 2), Casa al Leone Nero (civico 45), Casa Alla Ruota d’Oro (civico 28), Casa Alla Chiave d’Oro (civico 27) e Casa al Gambero Verde (civico 41)

Dopo il giro a Mala Strana il mio livello di sopportazione del gelo è ormai esaurito da tempo. Google mi avvisa che ci sono -8°C (percepiti -12°C), ma io ho già perso la sensibilità di piedi e mani e la percezione che ho è di morte imminente. Non resta che lanciarsi in un pub, ordinare un pivo di birra con formaggio alla griglia e sentire a poco a poco gli arti che si rigenerano. Il giro all’aperto di diverse ore forse è meglio farlo quando il clima è più amichevole (ma siamo stati noi a beccare il giorno peggiore: due giorni dopo la temperatura era salita di quasi 15 gradi).

Prague Beer Museum, U Fleku e folklore locale

u fleku

La sera partiamo da un aperitivo al Praga Beer Museum, unico “museo” che visiteremo in questo tour. Non fraintendetemi, la città è piena di musei molto interessanti che però ho già visto (così come ho già visitato tutti i luoghi in cui è stato Kafka negli anni di permanenza a Praga). Avendo solo due giorni pieni e per il resto qualche sera, quindi, ho deciso di bypassare la parte museale. Ma vi consiglio vivamente di fare un giro quanto meno al Mucha, al Museo Nazionale e al Kafka Museum. Praga Beer Museum, dicevamo. Ci arriviamo con una piacevole passeggiata sul lungofiume (sempre in compagnia dei pinguini, ma ci vogliono circa 15 minuti e ci sta) e ci accomodiamo su due sgabelli che danno sulla strada. Qui partiamo con la degustazione di 5 tipi di birra (cui ne seguiranno altri 5, sempre per amore della conoscenza) ed è un buon modo per conoscere un po’ le birre ceche.

Le birre a Praga sono buone, anche se ho letto di birrai che le criticavano per non so quale ragione. Precisiamo allora che per noi profani le birre di Praga sono buone, beverine, decisamente economiche rispetto agli standard italiani e molto varie. Per una volta abbandoniamo le IPA (buone ma non entusiasmanti) e ci dedichiamo alla pilsner e, a sorpresa, alle birre scure (provatele e non ve ne pentirete). Rigenerati dall’aperitivo, riprendiamo la marcia attraverso stradine e vicoli senza turisti e scopriamo quanto sono belle le strade secondarie, quelle che costringono Google Maps a ricalcolare il percorso.

Per la cena del sabato sera scegliamo un luogo molto conosciuto tra cechi e non, dove ci sono oltre 1200 coperti e si annuncia ogni sera “musica dal vivo in ogni sala”: U Fleku. Il locale è annunciato da un’insegna a forma di orologio che campeggia anche sui menu, ma è certamente dentro che dà il meglio di sé. Al nostro arrivo seguiamo un cameriere attraverso uno stretto corridoio e una sala e un altro corridoio e alla fine giungiamo in un punto che si trova probabilmente sulla strada parallela (quali siano le dimensioni reali di questo posto nessuno lo sa). Il cameriere prende le nostre ordinazioni (due birre bionde) e si allontana. Dopo un poco, arriva un altro cameriere con un vassoio con due birre scure. Proviamo a dire che le volevamo bionde ma lui non vuole sentire ragioni: è la scura la birra buona della casa ed è quella che dobbiamo bere. Che non osi il cliente protestare! Il modo di fare del tipo ci convince e prendiamo le due birre scure… e aveva ragione, vale davvero la pena bere quelle!

Dopo un po’, mentre facciamo amicizia con i ragazzi con cui condividiamo il tavolo, capiamo che tipi forzuti sono lanciati per il locale con vassoi ricolmi di birre che lasciano sui tavoli che ne sono sprovvisti (fosse anche per il decimo giro), mettendo una linea su un pezzo di carta bianco che alla fine andrà portato in cassa. Insieme ai forzuti gira poi un cameriere fotomodello, che incanta i clienti e gli serve uno shot: anche in questo caso, un segnetto sul foglio e via.

Ma è al terzo giro di birra che il locale dà il meglio di sé. Lele da venti minuti diceva che non poteva davvero esserci musica dal vivo, visto che il palco non aveva strumenti o cavi (del resto, è un musicista…). Il dubbio che la musica dal vivo in quel locale non richiedesse cavi e amplificatori gli è venuto quando dal corridoio/tunnel hanno iniziato a giungere chiare le note di una fisarmonica. 3 minuti dopo, nella nostra sala c’erano un uomo con la fisarmonica, un altro musicista non meglio definibile e una quindicina di clienti sbronzi a intonare canzoni ceche in piedi sulle sedie, mentre noi turisti facevamo video e foto. Il ricarico di birra di quel tavolo ve lo lascio solo immaginare, ma credo che qualcuno ci abbia rimesso la tredicesima. Tutto questo per dirvi che vi straconsiglio di andarci, di farvi dare la birra che vogliono loro, di attendere il momento della musica e di sedervi in prossimità di un tavolo di omoni che possano poi farvi capire che la birra ceca è leggera fino a un certo punto… non ve ne pentirete.

Il nostro sabato sera si conclude in un locale (sempre trovato da Lele) a cui le regole antincendio fanno veramente un baffo. All’ingresso annunciano una consumazione obbligatoria minima di 8 euro e io carico la card con questo importo, che penso sia l’equivalente di un cocktail. Presa la tessera, scendiamo in un cunicolo buio di corridoi a labirinto dentro cui sono collocati, in ogni cm utile, tavoli anche “a castello” (con la gente che si siede su un soppalco in legno sopra di voi). Conquistiamo un tavolino vista band e chiediamo da bere, facendo una domanda apparentemente innocua: “cosa possiamo bere con queste due card?”. La risposta della cameriera è uno spalancare le braccia verso orizzonti sconfinati: la birra costa 2 euro a pivo, la pizza un euro ma ve la regalano anche, non ci badano. Ecco qualcosa che a Praga ancora fatica a diventare costosa: l’amato pivo!

Mentre beviamo il prodotto tipico locale, una band di giovanissimi inizia a suonare canzoni inglesi e da ogni loculo del pub saltano fuori turisti appena maggiorenni che cantano, ballano e si dimenano. Noi cerchiamo un punto più tranquillo, ci arrendiamo a non finire il nostro credito residuo e dopo qualche canzone ce ne torniamo al calduccio del nostro appartamento. La domenica ci si presenta, come si dice, falsa e cortese: il sole splende, non nevica né piove e dalla nostra finestra Piazza Venceslao appare già brulicante di gente. Ci attrezziamo col nostro abbigliamento più caldo e usciamo. Sull’uscio il fiato gela, le mani si ritirano immediatamente e quel poco di pelle che ho lasciato scoperto forma una leggera brina: siamo a quota -10°C, percepiti freezer di casa mia.

Facciamo un rapido rifornimento di dolce e bevanda calda e ci dirigiamo a vedere i mercatini di Náměstí Míru. Poi è la volta dello shopping e del bagno di folla nella Na Příkopě. Un salto ai nostri amati mercatini a prendere salsiccia, prosciutto alla brace e formaggio alla griglia e rientriamo nel tepore della nostra casetta.

Monasteri che sono birrifici e case che ballano vista fiume

casa danzante

Nel pomeriggio prendiamo coraggio e usciamo a fare un aperitivo in uno dei Monasteri che ospitano anche dei birrifici. Ne scelgo uno di cui leggo ottime recensioni, lo Strahov, e prenotiamo un Uber che in una ventina di minuti ci lascia ai piedi di una salita. Qui inizia la nostra sfida contro il ghiaccio: la neve ha lasciato il posto a lastre di ghiaccio invisibili tenacemente attaccate all’asfalto e il livello medio di aderenza delle nostre scarpe è quello dei pattini. In salita, poi, avanzare senza un capitombolo è una vera impresa… Non so come, ma riusciamo a raggiungere il Monastero, occupiamo un tavolo, degustiamo birra e formaggio grigliato (i vegetariani non hanno nessuna alternativa) e ci godiamo un panorama innevato e magico che sa tanto di paesino dell’est.

Il clima è troppo freddo per osare passeggiare, ma provo comunque a fare un giro della zona pattinando con le mie scarpe da trekking. Alla fine, prendiamo un tram che attraversa la città e ci porta al Ristorante Parlamento. Anche qui, pienone di turisti e gente del posto intenta a bere birra e a mangiare gli Spekové knedlíky, gnocchi che sono la vera specialità della casa.

Per oggi è troppo: meglio rientrare.

L’ultima sera (di giorno si lavora, l’ho detto), con una temperatura di poco superiore a quella della domenica, andiamo un po’ a goderci altri luoghi della città, evitando le strade affollate e percorrendo sentieri ciottolosi con luce fioca. La prima tappa è la Tančící dům (casa danzante), conosciuta anche come Ginger e Fred, edificio ballerino che sembra ondeggiare di fronte alla Moldava. Sul rooftop c’è un bar da cui si gode una bellissima vista: il Castello vi farà sempre orientare con grande facilità, da qualunque punto vi troviate.

Tornati sul lungofiume passeggiamo un po’ fino al Lennon Wall, un muro ricoperto di graffiti dedicati a temi più o meno attuali. Niente che valga il viaggio, ma farci un giretto ci sta, anche per vedere a pochi metri uno scorcio pittoresco con Mulino d’acqua incluso.

Camminando ancora un po’ passiamo davanti alla Testa di Kafka, scultura metallica e rotante che rappresenta la testa di Franz Kafka, realizzata dall’artista David Černý.

Perché visitare Praga

Il nostro tempo a Praga è finito. Il freddo ha influenzato sicuramente i nostri percorsi e le nostre scelte, ma non ha minimamente scalfito la magia del luogo. Come ho detto, ci potete andare con gli amici a far baldoria, a visitare uno dei numerosissimi Cabaret (strip club che sono praticamente ovunque) e a bere vari pivo di birra a pochi soldi. Oppure ci potete andare in coppia, a godervi gli scorci romantici, la vista sulla Moldava, le passeggiate con sfondo di palazzi pazzeschi e l’atmosfera di armonia e accoglienza che si respira per strada. O potete andarci con la famiglia, anche, portando i bambini in giro tra mercatini e parchi. Allontanandosi dal centro le persone diventano dure e scortesi, ma vale la pena girare anche un po’ al di fuori dei sentieri turistici per capire meglio questa città. Per noi era la seconda volta e chissà, magari ci torneremo… in fondo la Statua di San Giovanni l’abbiamo toccata.

Guarda la gallery
img_20221219_190806

photo of buildings and streets of prague, czech republic

famous charles bridge over the vltava river in prague, czech republic.

praga a natale

img_20221219_192231

img_20221219_191244

img_20221219_190858

img_20221216_203547

img_20221219_161242

img_20221217_173035

img_20221216_203440

img_20221216_202906

img_20221216_202815

img_20221215_192510_1_

img_20221215_190708

img_20221215_124514



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari