Perù. El condor pasa

Viaggio in un paese multietnico, con una straordinaria ricchezza culturale, naturale ed archeologica
Scritto da: FULCOLA
perù. el condor pasa
Partenza il: 05/05/2016
Ritorno il: 22/05/2016
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €
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Chi torna da un viaggio, non è mai la stessa persona che è partita”. Così cita un proverbio cinese e sicuramente un viaggio in Perù un po’ ti cambia dentro. Non si può certo restare indifferenti allo spettacolo maestoso della cordigliera andina, nè a quello delle selvagge e frastagliate costiere sul Pacifico o assistere in modo distaccato al volo dei condor o alla scene ancestrali di vita rurale sugli altipiani o ancora allo squallore delle periferie di Lima; percorrere le strade peruviane ti fa vedere questo e moltissimo altro ancora.

Ci sono molti modi per visitare questo straordinario Paese ( zaino in spalla e trekking, tours organizzati, bus, mobilità in condivisione e tant’altro) e molto dipende dal tempo a disposizione : per ottimizzare i tempi ed i percorsi e visti i positivi commenti su TpC, abbiamo deciso di appoggiarci all’ agenzia locale “Viaggiare in Perù” (sito www.viaggiareinperu.it), gestita da Paolo Perniceni, un italiano che è stato capace di trasmetterci l’entusiasmo che prova per quella che ha scelto come sua terra d’adozione. Con la mobilità privata a disposizione abbiamo potuto estendere a zone di solito solo superficialmente toccate dal turismo di massa, le escursioni di quello che è il tour “classico” per antonomasia del Perù (il c.d. “sud” : Lima, Paracas, Nazca, Arequipa, Lago Titicaca e Cusco).

Anche le motivazioni che spingono ad intraprendere un viaggio così lungo (più di mezza giornata di volo dall’Italia) possono essere le più diverse: la principale è sicuramente la voglia di scoprire un fantastico patrimonio storico ed archeologico, ma non vanno trascurati nemmeno gli aspetti naturalistici ed anche quelli mistico/religiosi.

Si sono conservate solo poche tracce dei fasti della civiltà Inca e dei suoi incredibili monumenti, ma quello che è rimasto – edifici e porzioni di mura costruite con pietre colossali di decine e, talvolta, centinaia di tonnellate – riesce a dare un’idea dell’importanza di questa cultura e della perizia raggiunta dai loro costruttori nella lavorazione della pietra. Prova ne sono i siti di Raqui, con gli imponenti resti del tempio di Wiracocha circondati da centinaia di granai e magazzini, del villaggio rurale di Pisac con ampi terrazzamenti, di Ollantaytambo con l’incompiuto tempio del sol o del parco archeologico di Saqsayhuaman con le maestose mura ciclopiche e teatro ogni solstizio d’estate della rievocazione dell’ Inti Raymi. Da non perdere assolutamente la visita di Sillustani, nei pressi di Puno: le torri della necropoli, già in uso in epoca pre-inca, si specchiano nelle acque turchesi del lago Umayo e contribuiscono, con lo stupendo scenario circostante, a creare un’atmosfera quasi magica. Ovviamente il sito più conosciuto è quello di Macchu Picchu che impressiona per lo stato di conservazione ed il contesto naturale in cui è inserito, ma di cui forse andrebbero ripianificate e contigentate le modalità di accesso : da metà mattino in poi si deve quasi sgomitare per percorrere i sentieri…

Tra le poche testimonianze sopravvissute delle civiltà pre-inca, invece, ci sono le famose linee di Nazca, misteriosi solchi nel terreno visibili solo dall’alto che raffigurano figure di animali, piante ed esseri antropomorfi (l’“Astronauta”) e che è possibile osservare da bordo di piccoli aerei. Personalmente non sono contrario all’uso di questi mezzi per l’escursione: mi rendo conto che possono essere inquinanti ed avere un impatto sull’ambiente come affermano in molti , ma si trovano comunque in un contesto desertico e spopolato. Magari si potrebbe valutare il ricorso a mongolfiere ancorate…

In tutto il Perù le costruzioni inca sono poi state usate dai nuovi arrivati come cave per i materiali di costruzione delle magnifiche chiese che hanno sostituito – ma non soppiantato del tutto – gli antichi culti andini. Capita così di trovare, come a Chinchero, una chiesa coloniale edificata sulle basi di un tempio inca o, caso ancor più eclatante, di veder svettare in cima al campanile della chiesa coloniale di Chucuito un fallo di pietra al posto della croce ! Il tutto per convincere gli abitanti del luogo, famoso per un tempio de la fertilidad dedicato al membro virile dell’Inca, che in fondo la nuova religione è una sorta di prosecuzione di quella precedente…

Un altro eccezionale esempio di sincretismo religioso lo si può ammirare nella chiesa di Pomata ( Puma Uta in lingua Aymara) dove simboli cristiani e pagani convivono nei magnifici portali di pietra rosa intarsiata ed all’interno dell’edificio. Ma un po’ tutte le chiese visitate hanno delle peculiarità che le distinguono: fattor comune sono gli imponenti retabli lignei ricoperti di foglia d’oro e di specchi e gli altari di argento massiccio. Colpiscono in particolare la maestosità della cattedrale di Cusco e del suo coro, la fantastica cupola affrescata della Compagnia di Gesù e le dimensioni del monastero di Santa Catalina, entrambi ad Arequipa e le stupende chiesette affrescate del “circuito barocco” di Andahuaylillas e di Huaro.

Da quello che abbiamo potuto vedere, il rapporto con la religione per i peruviani è molto particolare. Abbiamo assistito un po’ ovunque a processioni religiose e a manifestazioni di fede, ma ci è stato pure spiegato che in passato il culto degli dei andini era così radicato nella popolazione che, per far accettare più facilmente il nuovo credo, nell’opera di evangelizzazione sono stati evidenziati di più gli aspetti positivi e solari della religione cristiana, mettendo in secondo piano quelli più legati al martirio ed alla passione. Prova ne è che la figura principale nelle chiese non è il Cristo sofferente in croce ma è la Madonna, rappresentata sempre da statue con ampi mantelli a formare una sorta di figura piramidale che ricorda la Pachamama, la madre terra, benevola e sorridente.

Nonostante ciò il legame delle popolazioni andine con i loro vecchi culti e soprattutto con la Terra, è ancora molto forte: in molti siti archeologici si trovano testimonianze che ancor oggi vengono compiuti riti propiziatori con offerte di frutta, chicha di mais e foglie di coca. Del resto un po’ su tutto l’altipiano andino si percepisce una atmosfera particolare ed affascinante: chissà, forse a trovarsi così in alto si è più vicini a qualche essere superiore e se ne avverte di più la presenza!

Un luogo privilegiato per cogliere un po’ quest’impressione mistica è quello di Amaru Muru, presso il lago Titicaca, un affioramento roccioso su cui è stata scolpita una porta, che I nativi chiama “la porta degli Dei”, che una leggenda afferma essere il collegamento per un’altra dimensione utilizzato da un sacerdote per mezzo di un sacro disco d’oro. E pensare che sulla sonda Voyager , che sta viaggiando oltre il nostro sistema solare da una quarantina d’anni, c’è pure un disco d’oro con incisa, tra l’altro, una versione della popolare canzone andina “ El condor pasa”… chissà!

Altro luogo sorprendente e fuori dal grande circuito turistico è la zona del Toro Muerto, a circa tre ore da Arequipa. Questo paesaggio arido e desolato era un tempo zona di passaggio delle carovane provenienti dagli altopiani andini: sulle rocce affioranti dalle sabbie gli antichi carovanieri hanno inciso migliaia di figure geometriche, antropomorfe e zoomorfe per raccontare su pietra i fatti salienti del loro viaggio. Inoltre alla visita si può abbinare la degustazione dei gamberetti: nelle vicinanze scorre infatti il fiume Majes, ricco di questi gustosi crostacei, sulle cui rive sorgono dei ristorantini “mobili” che vengono smontati e rimontati stagionalmente a seconda dell’ampieza dell’alveo.

Anche le isole della Huiñamarca, il lago minore parte del Titicaca, offrono un’ottima opportunità per tenersi lontano dalla frenesia di Puno e dei luoghi battuti dai turisti: sono state create delle cooperative che consentono di soggiornare una o più notti presso le famiglie del luogo e di scoprire assieme ai propri anfitrioni le peculiarità delle isole, la loro flora e le proprietà delle erbe che vi crescono.

Sotto l’aspetto naturalistico il Perù ha una varietà di paesaggi a dir poco impressionante: a distanza di pochi chilometri l’ambiente può cambiare totalmente e dove prima si estendevano solo prati e pascoli di un’erba secca buona solo per i lama, all’improvviso si aprono vallate verdi ricche di foreste, fiumi , prati e grassi pascoli per armenti e greggi. Deserti di sabbia con le dune più alte del mondo (iI Cerro Blanco di oltre 2 km di altezza) fanno posto a vallate e canyon scavati da impetuosi fiumi e a scogliere primordiali con archi di roccia naturali battuti dalle impetuose onde del Pacifico. Il lagoTiticaca poi offre scenari idilliaci, con i monti innevati della Cordigliera Real boliviana a far da sfondo a stupendi tramonti ed a cieli stellati da brivido. Ed ancora, vulcani – talvolta attivi – si ergono sulle distese erbose e sugli acquitrini del parco di Aguada Salinas Blanca, dove gruppi di vigogne, di lama e di alpaca pascolano quasi indifferenti ai turisti armati di fotocamere che cercano di immortalarli nella classica foto ricordo…

Altri animali che suscitano l’entusiasmo dei fotoamatori sono i maestosi condor in volo sul canyon del Colca: i rapaci, sfruttando le calde correnti ascensionali, emergono dal fondo del canyon e si librano a poche decine di metri dagli estasiati turisti. A qualche chilometro dalla costa invece, nel santuario marino delle isole Ballestas, lo spettacolo lo assicurano migliaia di uccelli marini ( sule, gabbiani, cormorani, ecc.. ), pinguini di Humboldt e soprattutto pigri leoni marini ed otarie che a decine si crogiolano al sole sugli scogli e sulle spiagge. Sempre lungo le medesime coste si possono avvistare gruppi di delfini sfrecciare tra le onde mentre all’opposto, a Lagunillas, sulle Ande ad oltre 4000 metri d’altezza, si possono vedere oche e fenicotteri rosa intenti a setacciare il fondo del lago alla ricerca di cibo.

Infine un ultimo aspetto che ci ha molto impressionato è quello umano: la popolazione, soprattutto gli abitanti degli altipiani andini , dimostra una dignità ed un contegno fuori dal comune, nonostante le evidenti difficoltà di una vita improntata al lavoro ed alle fatiche. La pelle e le facce sono scavati dal clima e sembrano usciti direttamente dai musei deve gli stessi volti sono raffigurati sui vasi dei loro antenati. Nei mercati settimanali poi si ripetono scene di vita ancestrali con le contadine venute dalle vicine campagne, vestite nei loro costumi tradizionali, che talvolta utilizzano ancora il baratto come forma di scambio delle merci e dove le multicolori bancarelle di frutta e verdura sono una vera festa per il naso e gli occhi.

Alla fine di questo racconto sento di non esser riuscito, con le semplici parole, a riportare come avrei voluto le senzazioni e le emozioni provate durante qusto stupendo viaggio: sono esperienze che vanno vissute personalmente e provate “sulla propria pelle” , ma spero di aver almeno un po’ stuzzicato in qualche lettore e futuro viaggiatore la curiosità ed il desiderio di scoprire questo straordinario paese.

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