Passaggio ad EST

Da mesi aspettavamo il momento che ci avrebbe portato a visitare Vienna, Budapest ed il Balaton e finalmente è arrivato. Siamo partiti il 29 u.s., da Lorenzago di Cadore dove risiediamo, alla volta di Vienna, percorrendo la SS13 direzione Tarvisio, poi dopo il confine abbiamo proseguito direzione Villach, Ossiacker See, Sankt Veit an der Glan,...
passaggio ad est
Partenza il: 29/05/2004
Ritorno il: 04/06/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Da mesi aspettavamo il momento che ci avrebbe portato a visitare Vienna, Budapest ed il Balaton e finalmente è arrivato.

Siamo partiti il 29 u.S., da Lorenzago di Cadore dove risiediamo, alla volta di Vienna, percorrendo la SS13 direzione Tarvisio, poi dopo il confine abbiamo proseguito direzione Villach, Ossiacker See, Sankt Veit an der Glan, dove con una breve sosta abbiamo visitato l’animatissimo e soleggiato paesino; merita un appunto la piazza principale, per i palazzi , la fontana ed i monumenti.

Abbiamo poi proseguito lungo la statale B96 alla volta di Friesach, splendido! Merita una gita da solo; chiese, castelli, passeggiate tutto in un caratteristico paese della Carinzia. Le sorprese però non sono finite, a Seckau ci aspetta per la pausa pranzo, la silenziosa e maestosa abbazia benedettina.

Abbiamo poi proseguito per Zeltweg, Leoben, Bruck an der Mur, che meritano anch’essi di essere visitati, ma ci aspetta Vienna e così tiriamo dritti, superando anche Semmering, Wiener Neustadt e Baden, luoghi che ci siamo ripromessi di visitare con calma prossimamente. Nel tardo pomeriggio giungiamo finalmente nella capitale austriaca dove chiudiamo egregiamente la giornata di viaggio presso l’hotel “Sophienalpe” già residenza imperiale di caccia, immerso nella foresta di Vienna e dalla quale dista 16 km, con una splendida cena di piatti locali.

Il giorno dopo, fatta la Wien Card (che consente di risparmiare qualcosa, praticamente su tutto, in particolare mezzi di trasporto, musei e shopping) ci siamo immersi nel secolo passato visitando la Chiesa Votiva; la Rathaus Platz, con il Municipio ed il Volks-garten, con le sue meravigliose rose, di tutti i colori che si possono immaginare; l’Hofburg, con visita alla residenza invernale di Francesco Giuseppe e della sua consorte SISI (non è un errore, così la chiamava Lui) e della quale ascoltando la storia, ne emerge una figura molto diversa da quella vista nei films della TV; dopo un break nel pomeriggio, immersione nella Kohlmarkt Strasse, la via chic dello shopping e delle pasticcerie da thè, che espongono nelle loro vetrine delle vere e proprie delizie per i golosi e non; la Cattedrale di Santo Stefano (in restauro); e le vie limitrofe sempre con un occhio ai negozi ed uno ai monumenti che sbucano più meno importanti da ogni dove. Alla fine del giro sopra citato ed una sosta in albergo, abbiamo cenato presso l’Einstein Café, in Rathaus Platz, ad un prezzo convenientissimo.

L’indomani ci attende lo Schonbrunn, ossia la residenza estiva imperiale. Che dire? Si resta a bocca aperta a vedere l’immenso giardino che accoglie i visitatori, le stanze dimostrano la ricchezza e al contempo l’essenzialità che circondava l’imperatore Francesco Giuseppe; la Gloriette, dalla quale, anche se trasformata in un bar-ristorante all’aperto, si ha una splendida veduta su Vienna; il Labirinto e il Giardino Privato, nonché il Parco che da solo può occupare una giornata intera a girarlo tutto.

Abbiamo pranzato in uno dei Cafè sparsi nel giardino e nel pomeriggio giro per souvenir, etc. . La sera l’ultimo “caposaldo” della Vienna turistica, il Prater e la Ruota, che a nostra opinione è diventata cara e poco romantica, rispetto a quello che Pier ricorda.

Abbiamo perciò salutato Vienna con un arrivederci e ci siamo preparati per il viaggio verso Budapest, che è incominciato la mattina seguente con il percorrere la A4 fino al confine di Nickelsdorf, poi dopo aver preso la statale 1 ci siamo diretti alla volta di Gyor, che da l’idea che il tempo qui si è fermato a qualche decennio fa; abbiamo quindi proseguito per Komarom, quasi al confine con la Repubblica Slovacca, quindi Tata, splendida cittadina che abbiamo visto solo in parte a causa di un violento temporale che si è abbattuto proprio nel bel mezzo della visita; pertanto ne abbiamo approfittato per pranzare e quindi visto che non si decideva a smettere con un repentino cambio di programma che prevedeva l’ansa del Danubio, ci siamo diretti con la M1 a Budapest, dove siamo giunti nel pomeriggio con un pallido sole che prometteva di essere presente nei giorni a venire.

L’albergo “Helios” è sulle colline che circondano la capitale magiara e che offre oltre alla amenità del luogo (solo 11 camere) anche uno splendido colpo d’occhio (rovinato solo dalle nuvole cariche di pioggia all’orizzonte). Anche qui esiste una Card in tutto simile a quella di Vienna, ma non l’abbiamo presa perché non l’avremmo sfruttata in quanto solo 1giorno e mezzo non conviene. La città di per sé merita almeno 3 giorni per essere vista a fondo e forse non bastano; a Noi interessava avere un contatto con l’EST e l’abbiamo avuto. Tutto quello che si poteva visitare al di là del Danubio, abbiamo cercato di vederlo: il Mercato Coperto, con il turbinio di persone che l’affollano ed i bellissimi lavori di ricamo, nonché il vino ed i salumi simbolo stesso della nazione; la Sinagoga, che ricorda gli anni bui della seconda guerra mondiale, la deportazione prima e lo sterminio di circa mezzo milione di ebrei; il Ponte delle Catene, simbolo della città che ricorda l’occupazione dell’Urss sul popolo magiaro; l’isola Margherita, il Parlamento, la Piazza degli Eroi e la Via Andrassy (patrimonio dell’Umanità), nonché la Cattedrale di S. Stefano, imperdibile, con i suoi cinquantadue tipi diversi di marmo che l’adornano ed un giro con il tram per avere il quadro della situazione più ampio possibile, che ci è risultato molto contrastante. Da un lato la struggente nostalgia dei luoghi visitati, con la loro storia (anche cruenta e dolorosa) e la loro bellezza, dall’altra la ricchezza e povertà che si sfiorano ad un passo tutto il giorno: ad esempio nella Vaci Utca (via dello shopping all’interno del centro storico ed isola pedonale) un albergo a 5 stelle, con di fronte il mendicante che dorme per terra; il bisogno vitale di apparire, di darsi, per cambiare vita di molte ragazze (spesso giovanissime) a turisti “non per caso” interessati. Sembra che il dominio dell’Unione Sovietica, non sia passato ancora del tutto, se si assiste al controllo asfissiante dei biglietti sui tram o sui bus e della tensione, per non dire in certi casi paura, del malcapitato inflagrante. Dall’altra il disinteresse nel mantenere decorose le zone che le fiumane di turisti invadono ogni giorno, lasciate spesso alla sporcizia ed ai barboni del posto che ne fanno la loro casa, un esempio per tutti: i sottopassaggi. Nonostante tutto ci proponiamo anche qui di tornare con un po’ più di tempo e scoprire altri luoghi e scorci di questa città dal fascino particolare.

Il viaggio di ritorno ci porta lungo il Balaton, sotto un diluvio che ci costringe ancora a cambiare il programma: niente Lago Velence (con il suo parco Naturale ed i suoi uccelli migratori), ma subito Vesprem, che anche con la pioggia merita una sosta per vedere il castello ed il centro storico (da qui partono diversi itinerari verso il Balaton e dintorni caratteristici); proseguiamo per Tihany, costeggiando il lago ed attraversando paesini che in estate crediamo siano invasi da turisti magiari, tedeschi ed austriaci in primo luogo, a giudicare dalla quantità di case, camping ed hotel, oltre a discoteche e ristoranti che fanno da corolla alla strada. Giungiamo quindi nella penisola che si protende nel lago Balaton, centro rinomato anche per un proprio lago autonomo all’interno, oltre che per la chiesa e gli scorci paesaggistici, che offre; ci fermiamo per pranzo in un tipico ristorante, per assaggiare piatti del posto a base di pesce. Proseguiamo per Tapolca, cittadina all’interno, nota per le formazioni sotterranee di basalto, nonché per una grotta con lago sotterraneo che ricorda Caronte e la sua barca, al di fuori di ciò, crediamo, che ci vorranno anni prima che perda l’idea di città dormitorio e nulla più; ci riportiamo sul Balaton nei pressi di Szigliget, che ci ricorda anche la parte terapeutica del lago e delle acque salutari che nella zona esistono e delle quali si fa capitale incontrastata Hevitz, che ha addirittura un lago di acque radioattive, che vengono usate per la cura di malattie nervose etc; la nostra ultima notte in Ungheria la trascorriamo nell’hotel “Ovit” di Keszthely, che ha la particolarità di essere un albergo lussuosissimo, nel quale ogni camere è un mini appartamento con tutti i comfort, (3 stelle!!!!) all’interno della centrale elettrica della città. Anche qui nei mesi di luglio ed agosto si anima di persone che ricorrono a saune e a terapie di vario genere grazie anche ai programmi benessere di cui si vanta.

Il Castello della nobile famiglia Festetics, che qui è ricordata anche per aver ordinato il primo battello a vapore per attraversare il Balaton, nonché per la biblioteca ricchissima di volumi originali antichissimi delle più diverse discipline ( si parla di oltre centomila volumi originali) e per altre azioni volte a migliorare la vita della popolazione locale.

Il rientro si svolge sotto la pioggia incessante e quindi non vedremo Graz, e dintorni, ma ci dirigiamo senza indugio verso Maribor, che per quanto viene nominata, non ci è parsa così irresistibile, tuttaltro. L’Austria ci accoglie per l’ultimo tratto nei pressi di Lavamund, dal quale dopo pranzo ci immettiamo sull’ A2, che ci riporta in Italia.

Crediamo di aver visitato Luoghi che meritano e che sicuramente torneranno in maniera diversa nei nostri viaggi futuri, che hanno arricchito la nostra conoscenza in quello che ci circonda, in un Europa sempre più fruibile a tutti.

Liana & Pierluigi



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