Palermo, una “donna” dai mille volti sdraiata sul mare

1 giorno a Palermo per assaporare una Città rock, open 24 su 24. Cosa vedere e cosa fare
palermo, una donna dai mille volti sdraiata sul mare
Ascolta i podcast
 

Palermo è un salotto sul mare, è una città open 24 su 24.

È una città rock, una capitale mediterranea in cui vivono mille società, spesso completamente differenti tra di loro.

Sulle strade di Palermo scorrono persone completamente diverse, si intrecciano storie, vite che potrebbe appartenere a Città che distano migliaia e migliaia di chilometri l’una dall’altra.

Sotto il cielo di Palermo c’è via Maqueda, Via della Libertà, Piazza Politeama, i borghi popolari, lo Zen a due passi Mondello. Contrasti fortissimi, contrasti che la rendono ancora più intensa, carnale. Affascinante, da vivere e da respirare, nelle sue vie eleganti e nelle sue viuzze con i palazzi scrostati che sudano di antico e altri di incuria, di abbandono.

Ma è la bellezza a prevalere, a Palermo. Perché certo, ti chiedi “ma perché questo gioiello di Città non è curata in ogni suo angolo?” però poi ti volti e tocchi il mare se allunghi la mano dal finestrino dell’auto.

E tutto passa, e la bellezza torna a prendere il sopravvento.

Nel centro, quasi ovunque, mentre la percorri a piedi, in auto, in bus, come vuoi, anche con i taxi -ape calessina blu con i sedili bianchi, stile – sapore di mare – sapore di sale – (grande calore, folklore, classe e stile). La bellezza, dicevamo, con i suoi promontori che ti scrutano, ti osservano, dominano la scena, così alti e bassi al contempo, così rocciosi da non sembrare possano essere in Città eppure lo sono. Promontori che crollano a picco sul mare o su di esso degradano dolcemente, a seconda delle baie della Città.

A Palermo la natura la fa da padrona. Sei in Città, ma la lei è sempre lì a ricordarti che questa splendida e unica creatura, mix di invasioni che l’hanno dominata, è stata costruita nella natura rigogliosa che già c’era e quindi si fa ammirare e si impossessa dei suoi spazi come è giusto che sia. Nonostante la cementificazione (a volte) selvaggia e le cicatrici che le hanno lasciato. Nonostante tutto.

Palermo che ti accoglie, anzi ti avvolge e ti fa sentire subito suo figlio. Quando arrivi non te ne accorgi, ma dopo poche ore, vuoi per il calore delle persone, per il clima che ti invoglia ad essere più espansivo del solito, per i colori che ti circondano, per il sound of Palermo (i suoi suoni, importantissimi e leggendari, vedi le urla dei venditori nei mercati storici), il mare, il cibo (fantastico e ovunque), ti senti già in famiglia.  Come disse Pif allo Sky Arte Festival alla Kalsa (quartiere storico dove abbiamo alloggiato e di cui vi parleremo e vi daremo informazioni): “Palermo ti avvolge e dopo pochissimo tempo sei diventato palermitano anche tu”. Ed ha perfettamente ragione, Pif.

Provate a chiedere una informazione, provate a parlare con qualcuno, entrate in bar o in una rosticceria e vi sentirete non solo accolti, ma “cremosamente ricoperti” da questa deliziosa accoglienza, mai invadente ma elegante: sicilian style (conosciuto in tutto il mondo e da tutto il mondo invidiato e voluto.) Ora, immaginate questa scena: siete al bar e vi ritrovate, così, senza sapere il perché o da dove si sia partiti, in una bella e sorridente chiacchierata su dove abitate, quanto vi fermate e magari volevate mangiare una genovese alla ricotta ma il proprietario del bar vi dice “ah ah ah, un vero palermitano il mattino mangia l’iris fritta o al forno”. E voi che fate? Prendete l’iris e lo ringraziate, mentre addentate quel delizioso prodotto da forno che al primo morso svela una immenso mix di scaglie di cioccolata e ricotta freschissima. E così, con l’iris a colazione siete diventati palermitani anche voi!

Amunì, ora si può partire alla scoperta di questa “donna” sdraiata sul mare, un po’ provocatrice, un po’ riservata, elegante e sanguigna. In ogni caso affascinante anche nelle sue rughe, anzi, soprattutto nelle sue rughe che certo le lasciano il segno per i contrasti, ma gli stessi servono a raddoppiare l’impatto visivo ed emozionale, di questa “donna” dai mille volti.

Da dove si parte? Dall’arte o dalla natura?

Beh, iniziamo col dire che arrivando all’aeroporto di Punta Raisi (ora Falcone e Borsellino) ma per i veri palermitani è sempre Punta Raisi per via del promontorio a picco sul mare, il primo consiglio che vi diamo è di noleggiare un’auto (oppure fatelo prima della partenza) e prima di arrivare a Palermo, fermatevi lungo i Comuni della sua costa.

Potete scegliere tra Cinisi, marina di Cinisi, Terrasini, Villagrazia di Carini, Carini, Capaci (dal mare caraibico), Isola delle Femmine (idem per il mare come Capaci) e poi siete già a Palermo-Sferracavallo (primo quartiere, sì quartiere, anche se è un borgo marinaro di Palermo zona nord arrivando dall’aeroporto).

Comunque tutti i Comuni della costa che ho citato prima hanno un mare cristallino e dei panorami davvero incredibili. Difficile, se non quasi impossibile, pensare che si potrebbero definire “l’hinterland” palermitano. Fa sorridere, perché alla parola hinterland siamo abituati ad associare Comuni molto grandi, spesso troppo cementificati, delle Città del nord Italia o di Roma e Napoli.

Qui, invece, parliamo di piccole gemme, con i loro centri storici, silenziosi e caotici al contempo, con le loro chiese, in una dimensione familiare. Piccole e deliziose realtà strette tra la montagna e il mare, tra i promontori e l’acqua cristallina del tirreno. Considerate che tra tutti i Comuni che ho citato il più popoloso è Carini (38 mila abitanti, mentre gli altri si aggirano sui 13 mila abitanti).

Noi ci siamo fermati a Terrasini e abbiamo fatto tappa a Capo Rama. Un capolavoro della natura. E per motivi di tempo (siamo stati a Palermo 1 giorno e mezzo) non abbiamo potuto percorrere tutta la riserva di Capo Rama. Ma ci è bastato fermarci ad ammirare questo pezzo di riserva in cui ti ritrovi a strapiombo sul mare, fermo sulle rocce a picco su questo mare ora blu, ora verde, ora bianco, quando il sole batte forte per pensare “che meraviglia”.

Davvero, credetemi, difficile pensare che Capo Rama possa far parte di un Comune alle porte di Palermo, quinta Città italiana per numero di abitanti subito dopo Torino.

Capo Rama di per sé è già una destinazione turistica. Eppure.

Eppure in meno di venti minuti attraverso l’A29 (Palermo-Mazara del Vallo) passando per i Comuni della costa, ecco che si arriva a Palermo-Sferracavallo, primo “quartiere”, come dicevamo prima in realtà borgo marinaro di Palermo nord, con la sua inconfondibile montagna a picco sul mare, romantica e malinconica, inserita all’interno della Riserva di Capo Gallo.

Il tempo di girare “la conca” di Sferracavallo ed ecco che abbiamo subito l’insegna per Mondello.

Una “accelerata di auto” e la spiaggia in Città tra le più famose al mondo, perché Palermo ha davvero la fortuna di avere una spiaggia caraibica dentro la Città, si apre dinnanzi ai vostri occhi e così potete fermarvi ad ammirare la sua sabbia bianca e finissima e il suo mare dalle striature che vanno dal blu, al verde, al turchese.

Ed ecco che Palermo vi dà una bella botta di impatto emozionale e vi farà dire: “impossibile pensare di essere in Italia”.

Perché il contesto è un mix di caraibi e Paesi arabi ed è difficile pensare che in 1 e 40 di volo (siamo partiti da Torino) si possa essere in un “altro mondo” rispetto alla conformazione della Città alla quale siamo abituati.

Perché quello che davvero colpisce e destabilizza di Palermo, e in questo caso di Mondello, è che la baia più famosa non è una spiaggia fuori Città che si raggiunge  – come siamo abituati noi che abitiamo a Torino, e anche in altre Città del centro-nord Italia  – dicendo: “andiamo al mare”.

No, a Mondello ci arrivi semplicemente dicendo “esco di casa”.

Fa un certo effetto se ci pensate, no?

Essendo arrivati nel pomeriggio, dopo Mondello ci siamo diretti verso il B&B dove abbiamo alloggiato (vi diamo i riferimenti nella sezione  i luoghi e le info utili) che si trova esattamente nel centro del quartiere la Kalsa, il centro-centro storico di Palermo, da dove si narra” sia nata e si sia sviluppata Palermo).

La Kalsa è un quartiere arabo, un incrocio di vie, di viuzze pieni di negozi, di locali, di bar, ristoranti, di rosticcerie, di vita, di musica dal vivo, di bellezze architettoniche che a vederle tutte e non solo da fuori ci vorrebbe almeno – forse -una settimana.

È il quartiere che negli ultimi anni sta vivendo una nuova rivalutazione ed è il centro della vita notturna di Palermo. Piazza Magione è il luogo simbolo dove poter vivere a pieno il mix della Kalsa. È un piazza che deve il suo nome alla basilica La Magione ed ha un grande giardino, luogo di ritrovo e di relax di turisti e palermitani.

Tipico e rivisitato, sperimentato, sinonimo di voglia di non fermarsi, ma di curiosare, di essere vivaci proprio come la Città (almeno dove abbiamo cenato noi, poi vi diamo i riferimenti).

E come sempre, tutta questa cornice e il suo contenuto è accompagnato da un accoglienza davvero soave, leggera, disposta al dialogo, mai invadente o pressante, silenziosa e allegra al contempo, il tutto arricchito dall’aria che sa di mare.

Già perché dietro la Kalsa, a piedi, raggiungi subito il foro Italico, questo ampio spazio verde che dà sul mare dove ognuno fa quello che preferisce in una coabitazione free.

Chi corre e chi si allena, chi passeggia con gli amici/amiche, chi da solo, chi con il suo amico a quattro zampe, chi è seduto a guardare il mare e vedere i traghetti che partono.

Palermo città di porto. Città dalle mille anime. Città open 24/24 perché a Palermo arrivano in treno, i bus, in aero, in nave, in traghetto, con le navi da crociera e con l’aereo. A quasi tutte le ore. È un fermento continuo che ti cattura, in questo ritmo veloce ma non isterico, rapido, ma non stressante. Duci {dolce, da dialetto siciliano}.

Simbolo della Kalsa è la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo (foto cover di questo racconto di viaggio). Una chiesa in stile tardo gotico con la navata centrale scoperta che si raggiunge passando da un chiostro con le colonne gialle e il cortile con il pozzo.

Ma è la navata centrale a rende la Chiesa dello Spasimo un gioiello nascosto, perché dal cancello di ingresso non diresti mai di ritrovarti all’interno di una Chiesa in stile tardo gotico con una navata che non c’è più e che se alzi lo sguardo ti regala la vista del cielo azzurro che contrasta con il giallo acceso delle mura e del verde che la circonda.

Santa Maria dello Spasimo, oggi è punto di riferimento culturale per eventi e rassegne, set di molti video e film girati a Palermo negli ultimi anni e soprattutto “protagonista” della bellissima scena della serie tv la Mafia Uccide solo d’Estate, quando nell’ultima puntata “i due bambini Salvuccio e Alice si trovano a ballare all’interno della chiesa colorata dalle luci blue e rosse con una musica classica che non sa da dove provenga”. Bellissima scena , da vedere, così come l’intera serie TV.

Nel quartiere della Kalsa, è nato Paolo Borsellino e la sua antica Farmacia di famiglia oggi è la Casa di Paolo, sogno realizzato da Salvatore, il fratello del magistrato. La casa è visitabile (orari e informazioni le trovate nella sezione info utili)

Ovunque ti giri, a Palermo, è un tripudio di colori e di arte, di sorrisi e di voci (i famosi urlatori dei mercati storici – Ballarò, Vucciria, il Capo) e di street art che coprono facciate dei palazzi oppure disegnate direttamente sui muri delle case delle viuzze della Kalsa. E poi il folklore che è nel DNA dei palermitani e dei siciliani.

Tornando al nostro tour.

Noi abbiamo alloggiato presso il B&B (nome nella sezione info utili), dove il gentilissimo proprietario ci ha accolti con un piccolo ma importante regalino, una calamita raffigurante la Cattedrale di Palermo.

Un gesto che rende l’idea della voglia di lasciare un segno di gentilezza e di vera ospitalità. Il B&B si può dire perfetto, impeccabile. Una camera molto accogliente e con bagno privato, con balcone che si affaccia sulle viuzze della Kalsa, cassaforte, aria condizionata TV ( ma chi se ne importa…però c’è) area comune per la colazione con tutto l’occorrente per potervi fare in autonomia anche un caffè il mattino.

Dopo il check-in ecco che ci siamo ributtati in mezzo alla Kalsa, perché Palermo devi viverla in strada, È una Città da assaporare e gustare tra le sue piazze, le sue vie. In strada, appunto. È una Città che si mostra, che non si nasconde, che ti viene incontro, che ti abbraccia che ti dice eccomi sono qui, però poi nasconde gioielli che devono essere trovati con minuziosa attenzione. Ma Palermo è strada, è on the road. Punto.

Ovvio, noi non abbiamo avuto il tempo di poter ammirare le immense bellezze architettoniche della Città, dei suoi musei e delle sue ville Liberty o dei suoi Palazzi storici, vedi Palazzo Butera o Palazzo Gangi, famosissimo per la sala degli specchi dove è stato girato il film storico “il Gattopardo” di Luchino Visconti nel 1963 con Claudia Cardinale, Burt Lancaster e Alain Delon.

Ma in un giorno e mezzo devi scegliere cosa fare e noi abbiamo voluto abbinare la vita vera di Palermo on the road e una parte delle sue tantissime preziose bellezze storiche.

Essendo oramai quasi sera (dopo il check-in erano già le sei e mezza, abbiamo tardato perché ci siamo fermato a Terrasini a Capo Rama) ci siamo mischiati nel via vai del fermento della Kalsa, probabilmente il quartiere della notte di Palermo e abbiamo piacevolmente ciondolato lasciandoci accarezzare dall’aria frizzantina che si di mare, la bellezza dei suoi palazzi e la vivacità delle tante e variegate persone che popolano il quartiere.

E quando arriva ora di cena, a Palermo non trovare un ristorante o angolo/chiosco/negozio di street food è come sbagliare un rigore a porta vuota.

Noi ci siamo fermati al ristorante “Ciccio Passami l’olio” (nella sezione info, tutto quello che vi serve per conoscerlo).

Da “Ciccio Passami l’Olio” abbiamo mangiato in maniera impeccabile per una cena easy e curata nel servizio e nella sostanza.

Abbiamo preso come antipasto il fritto palermitano (d’obbligo) composto da panelle deliziosissime, potremmo dire delle panelle gourmet, leggere e di un sapore avvolgente, da sentirle in bocca ancora oggi mente scrivo. Poi, panelline accompagnate da mozzarelline di bufala fritte (qualità ottima) e mini arancine (poesia..)

Arancine.

Occhio.

Importante dettaglio per l’eterno dilemma simpatico: arancina o arancino? Allora. A Palermo è arancina perché è fimmina (femmina) e prende il nome e la forma dall’arancia, mentre a Catania e arancino (perché masculo, maschio) perché la forma appuntita si rifà a “iddu” ovvero l’Etna il vulcano, quindi maschio.

Dopo l’antipasto, per finire una pizza leggera e dagli abbinamenti studiati e dosati con alta qualità delle materie prime: pizza bianca con crema di pistacchio, pomodori belli carnosi (materie prime km0) con un filo d’olio e mozzarella di bufala. Complimenti!

Nessun dolce. Lo abbiamo lasciato per il giorno dopo. Dopo aver cenato siamo sempre rimasti in piazza Magione ad ascoltare musica dal vivo in un locale a due passi da ristorante. Musica, musica e ancora musica (quasi ovunque a Palermo, anche dalle case) ,con persone di ogni età, turisti italiani, palermitani, turisti stranieri felici e intenti ad ascoltare finalmente la ritrovata musica live. Finito il concerto, finito il film (finniu u film? In siciliano).

Assolutamente no per chi vuole tirare tardi, ma per noi sì.

Siamo tornati nel B&B e il giorno dopo a disposizione mezza giornata di Palermo. Tempo da utilizzare in modo certosino.

Infatti. Colazione al bar rosanero uno dei bar più conosciuti in Città per il suo cannolo preparato sul momento.

Inizio di giornata davvero da palermitani. Quindi; cappuccino, iris fritta e al forno e poi cannolo. Ebbene sì. Anche il cannolo, squisito con ricotta freschissima amalgamata in maniera impeccabile da sembrare crema.

Dopo una colazione Palermitana doc, ecco Villa Giulia  – che ti lascia incantato perché si trova in via Lincoln (via che porta dritto al foro italico e quindi al mare) – e che si apre come uno scrigno magico composto da alberi secolari, con la sua Villa visitabile e una parte (molto grande) del suo giardino ad in ingresso libero dove i colori dei suoi fiori esplodono davvero in tutta la loro bellezza e ti regalano una bella dose di cromoterapia che ti fa alzare ancora di più il “volume” dell’entusiasmo di addentare questa Città mediterranea.

Villa Giulia è un dono della natura e merito del lavoro degli addetti che la curano, è un parco nel centro della Città, che mai ci saremmo aspettati.

A Villa Giulia il consiglio che vi do è di fermarvi e prendervi del tempo per girare in questo giardino mediterraneo, magari sedendovi a leggere o ad ascoltare il silenzio. Regalatevi un po’ di relax all’ombra. Respirate intensamente i sapori che i suoi alberi e i suoi fiori sprigionano.

Villa Giulia Villa Giulia Villa Giulia Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamente Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamente Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamenteVilla Giulia, il giardino visitabile gratuitamente Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamente Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamente Villa Giulia, il giardino visitabile gratuitamente

Una rigenerante pausa in questa oasi verde in piena Città e poi via verso la spiaggia più famosa di Palermo e conosciuta in tutto il mondo: Mondello.

Per chi non abita in una Città sul mare, ma in particolare a Palermo (sono pochissime, forse lei è l’unica ad avere una spiaggia balneabile e così stupenda in piena Città) è stato davvero impressionante trovarsi con i pedi in riva al mare in meno di 10 minuti di auto senza uscire dalla Città, ma passare dal centro ad un altro “quartiere”, Mondello, appunto.

Giusto ricordare che Mondello è la spiaggia del “quartiere” Mondello. Molti pensano sia solo una spiaggia, quando in realtà è parte di un borgo marinaro che noi per abitudine chiamiamo quartiere.

Ritrovarsi a Mondello restando in Città dopo 10 minuti dal centro è un po’ come il mare d’inverno (è un concetto che la mente non considera), cit canzone il Mare d’Inverno).

Infatti, dopo aver preso viale Diana (fantastico viale alberato, con pini marittimi e natura rigogliosa che si unisce a formare un tetto sopra la tua testa, ecco che al fondo di questo lungo viale che passa nella zona della Favorita e il Parco della favorita (quartiere di Palermo) ci si ritrova ad ammirare le striature di un mare caraibico.

Colori che vanno dall’azzurro, al verde, a blu, al turchese con la spiaggia finissima e bianca. Dove i turisti e i palermitani oziano nel prendere il sole, giocano a beach volley, fanno surf. Wow.

A Palermo il cibo è un elemento sacro. Mi disse una volta un ristoratore di Capaci:  “a Palermo e nel palermitano, per rosticceria e pasticceria noi palermitani siamo pazzi”. Ed è così.

Forni aperti tutti i giorni, quasi tutto il giorno, bar e rosticcerie con banconi strapieni di gioielli da forno dolci e salati in quantità e qualità da dieci e lode senza considerare i ristoranti e i bar stessi che ti offrono piatti di pesce e primi, secondi e contorni e dolci da impazzire.

E poi il gelato con la brioscia. Insomma ci siamo capiti. Anche a Mondello non puoi non trovare un luogo di ristoro da 10 e lode dove addentare, chiudere gli occhi e gustare. Noi abbiamo preso una super-super arancina al ragù (allucinante la sua bontà) e due mattonelle (chiamata anche sfoglia dipende dai posti).

La mattonella: pasta sfoglia con le “giuggiule” (tipico pane palermitano con il sesamo, che si chiama cimino, oppure, appunto, “giuggiule” in palermitano) pomodoro, besciamella e prosciutto. Un incanto. Li abbiamo mangiati in riva a mare. Godendoci tutto, panorama e sapori.

Ora, una chicca per chi va nel palermitano e per sentirsi “local” e spiazzare chi si ha di fronte.

Quando sei alla cassa per pagare puoi dire “abbiamo preso tre pezzi (due dolci e uno salato per esempio).

Senza specificare cosa, semplicemente chiamarli pezzi, perché se i prezzi sono identici per tutti, allora vale il termine pezzo.

Da segnare nel vostro taccuino del viaggiatore e provare a sfoderare all’occasione!

Difficile andare via da Mondello, eppure il centro ci aspetta.

E quante sono le bellezze da vedere.

Il tempo di avvicinarsi al mare, toccare l’acqua con le dita, avere le scarpe puntinate di sabbia bianca, e in pochissimo tempo siamo di nuovo in centro davanti alla Cattedrale di Palermo. Maestosa, eppure al contempo raccolta tra i palazzi che le fanno da perimetro.

Oggi la via davanti alla Cattedrale è pedonale (ottima scelta, secondo me) così puoi muoverti meglio e goderti con relax gli angoli di questo simbolo di architettura araba, normanna, barocca gotica, neoclassica, e in stile moresco.

Il perfetto simbolo dell’intreccio di invasioni che hanno caratterizzato la Città e che ne hanno lasciato i suo segni splendidi e ne hanno decretato il suo essere donna dai mille volti. La Cattedrale di Palermo è uno – forse il principale – sito della Sicilia arabo-normanna. Dal 2015 la cattedrale di fa parte del patrimonio Unesco poiché rappresentativa del barocco siciliano

La via pedonale dinanzi alla Cattedrale ti porta dritto nel centro-centro di Palermo. Via Maqueda e i quattro Canti ( quattro perché è il centro in cui si toccano i quattro quartieri che formano il centro storico di Palermo). Ogni “Canto” prende il nome dall’edificio civile più importante di quella zona: Capo o Monte di Pietà, Albergheria o Palazzo Reale, Kalsa o Tribunali e Loggia o Castellammare

Via Maqueda, via del passeggio, di shopping, piena di locali è l’inizio del salotto di Palermo che ti porta fino in piazza Verdi dove si erge di fronte e te il Teatro Massimo, il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, e uno dei più grandi d’Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna.

La camminata lungo via Maqueda prosegue e vi permette di passeggiare lungo il salotto di Palermo con Via Libertà il teatro Politeama, i tanti negozi di abbigliamento e non solo.

Pensiamo ai tantissimi negozi di oggetti di arredo tipico siciliano “le famose e tanto di moda “teste di moro” in ceramica da mille colori, ma la nostra esperienza palermitana, purtroppo, deve concludersi e così torniamo indietro e passiamo attraverso il Mercato del Capo, uno dei tre mercati storici della Città insieme a Ballarò e la Vucciria.

Siamo di nuovo nei pressi della Cattedrale, questa volta la vediamo da un’altra prospettiva. Siamo alle sue spalle. Però dobbiamo salire in auto e andare all’aeroporto. Ancora mare, lungo l’autostrada A29 che in direzione Palermo ti porta dritto dentro lo scalo di Punta Raisi (ora Falcone e Borsellino).

Il tempo di tirare giù il finestrino dell’auto allungare mano verso l’isolotto di Isola delle Femmine, godersi il golfo di Carini, respirare l’aria di mare, godersi tutti i colori che la costa ci offre tra cielo, mare, alberi, fiori e promontori e poi. Via. Purtroppo.

Palermo. Sei magica!

Info utili

  • Treno dall’aeroporto a Palermo Città costo 5,90 euro a persona
  • B&B nel quale abbiamo alloggiato: Addauru Bed and Breakfast nel cuore del quartiere La Kalsa (costo a giugno di una notte per due persone, totale 68 euro)
  • Biglietto dei bus a Palermo: 1,40 Euro. Quello ordinario.
  • Costo medio del caffè 1 Euro
  • Costo medio rosticceria e pasticceria 3 Euro
Guarda la gallery
img_20210603_125743

img_20210602_165914

img_20210602_172914

img_20210602_201817

img_20210602_202714

img_20210602_204054

img_20210603_101800

img_20210603_105138



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari