Oslo: ma dove sono i norvegesi?

L’idea di andare a Oslo per la mini vacanza pasquale è venuta al mio ragazzo appassionato di black metal. Ryanair proponeva dei prezzi ragionevoli (19 euro andata e 120 euro al ritorno .. Comprese le tasse circa 200 euro a testa) così mi sono definitivamente convinta. Dato che non avevamo valige ma solo uno zaino a testa, abbiamo provato a...
Scritto da: BettyBurzum
oslo: ma dove sono i norvegesi?
Partenza il: 07/04/2007
Ritorno il: 09/04/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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L’idea di andare a Oslo per la mini vacanza pasquale è venuta al mio ragazzo appassionato di black metal. Ryanair proponeva dei prezzi ragionevoli (19 euro andata e 120 euro al ritorno .. Comprese le tasse circa 200 euro a testa) così mi sono definitivamente convinta. Dato che non avevamo valige ma solo uno zaino a testa, abbiamo provato a fare il check&go (euro 3 in più per ogni check), ciò significa che hai comunque priorità sulla scelta del sedile nonostante sull’aereo i posti non siano numerati. Il viaggio è stato molto tranquillo, siamo partiti puntuali e arrivati con venti minuti di anticipo (anche per il ritorno è stato così, mai visto!).. Il cielo era limpido e sorvolando si distinguevano chiaramente le Alpi, alcune città tedesche, la Danimarca e i fiordi. Atterrati c’erano 13 gradi, al di sopra delle previsioni, c’era un bel sole ma tirava un forte vento. L’aeroporto di Sandenfijord è minuscolo e in mezzo al nulla. Dopo due ore di pulmino siamo in città.. Tempo di posare le cose ingombranti e poi una bella camminata.. L’hotel dove alloggiamo dista solo 2 km dal centro e neanche 1 km dalla stazione degli autobus. Se lo avessimo saputo prima non avremmo preso un taxi e speso 15 euro! Anche l’albergo è stato prenotato su internet, non era molto economico ma il più economico per il periodo pasquale (89 euro a testa a notte colazione inclusa + 10 euro di pulizia camera).. A dire la verità l’ostello della stessa catena costava molto meno (circa 24 euro) ma era tutto occupato, come tanti altri del resto… E io che a casa pensavo .. Ma chi è quel matto che va a pasqua a Oslo quando in Italia le previsioni danno 30 gradi? E invece di turisti ce ne erano abbastanza, sia sull’aereo che per le vie della città! Ma erano tutti turisti.. Nessuno con cui fare due chiacchiere che poteva raccontarci la vita di Oslo, la sua cultura e la sua musica. E poi a una certa ora tutti sono scomparsi! Sabato sera non abbiamo trovato anima viva.. Non faceva caldissimo, certo, ma alle nove in centro non c’era nessuno.. Anche l’Hard Rock Café, che in molte città è un bel punto di ritrovo, qui era semivuoto. Dove sono i norvegesi? A vedere qualche concerto di cui non sappiamo l’esistenza? Non ci sono molti abitanti in giro (a meno che non siano come me li immaginavo io.. biondi stangoni con i capelli lunghi da vikinghi) .. Forse emigrano anche loro per le vacanze pasquali! Ma Oslo non è una città universitaria e quindi giovane? Forse sono tutti tornati dalle famiglie, chissà dove.. Appena tornata a casa ho risolto il mio dilemma. In pratica un amico che ha vissuto in Norvegia per un po’ ci ha spiegato che l’idea di uscire come ce l’abbiamo noi non esiste.. Tanta gente abita in posti sperduti e non ha voglia di farsi 100 km per una serata (cosa che in Italia invece siamo disposti a fare) .. Mi ha raccontato che per esempio per comperare una bottiglia di vino in una cantina o enoteca una persona deve farsi anche 130 km, come se io andassi da Milano a Torino a prendere da bere.. Inoltre nei locali ci vai solo se sei fidanzato, in pratica solo se hai un motivo “particolare”, solo pochissime coppie escono a cena, in discoteca o per bersi una birra.. Forse per lo stesso motivo della lontananza dai centri città. E io gli credo, perché nel tragitto aeroporto/oslo avrò visto si e no cinquanta/cento case, a volte sperdute in radure o addirittura in boschi e magari il tuo vicino è a duecento metri di distanza. In ogni caso uno quando si accasa non ha più motivo di uscire, al massimo si va a casa della fidanzata oppure da una coppia (questo è quello che mi hanno raccontato). E poi non esiste il concetto di ristorante tipico, o meglio, non è così diffuso come da noi.. Ci sono dei fast food come mc do o burger king ma i menù costano il doppio che qui (circa 11 euro per un panino, patatine e coca media)..! Ci sono vari ristoranti italiani e etnici tipo kebap oppure messicano, cinese, ecc.. Ma non un norvegese vi lavora dentro! C’era un ristorante italiano che proponeva renna ma punto uno alle nove la cucina chiudeva (ed era sabato sera, in centro città!) e punto due volevano quaranta euro per un piatto! Allora abbiamo provato anche noi per la prima volta l’ebbrezza di mangiare nel contenitore di carta comperato nei fast food oppure a bere il cappuccino (che sa di acqua) col bicchiere con il beccuccio che hanno in tanti telefilm americani..! Il secondo giorno faceva un po’ più freddo e tirava aria di neve ma non potevamo rinunciare a una visita al museo di Munch ! Adesso capisco perché questo poveretto disegnava gente morta o malata, utilizzando comunque colori o troppo cupi o accesi all’eccesso.. A parte l’infanzia travagliata, non deve essere stato facile per lui vivere in una città in cui il nulla regna sovrano! Purtroppo al museo il famoso urlo non era esposto, ma io lo sapevo. Dopo che è stato rubato, infatti, è stato restaurato e non è ancora pronto. Al museo nazionale c’è ne è un altro, ma il giorno di pasqua era chiuso e quindi non abbiamo potuto vederlo. In ogni caso, anche se l’urlo è il quadro più conosciuto, secondo me non è il più bello e ce ne sono molti altri che rappresentano bene l’artista. Prima di andare al museo siamo passati per il quartiere di Grunnenloka, dove si dice ci sia un po’ di vita, e in quello di Toyen, passando per il giardino botanico. Naturalmente tutto deserto! Nel pomeriggio abbiamo cambiato quartiere, e siccome da una parte all’altra della città la distanza è abbastanza, abbiamo preso la metropolitana… Bella storia.. Ci abbiamo messo circa 15 minuti per capire come funziona la biglietteria automatica (il biglietto costa circa 2 euro a tratta e dura un’ora, se la utilizzi per varie volte durante la giornata conviene il giornaliero che costa circa 10 Euro). La metro a Oslo non passa in mezzo alla città, ma è più una tangenziale che vi gira attorno ed è collegata ad alcune destinazioni più in periferia. In ogni caso non abbiamo trovato anima viva per tutto il tragitto, all’andata e al ritorno, in quattro fermate non è salito nessuno. Arrivati a destinazione abbiamo visitato il parco Vigenland, un parco dedicato all’artista norvegese Gustav Vigeland. Attraversato lo spiazzo dell’entrata, si arriva ad un grande ponte in granito, sulle sue due sponde sono montate 58 statue in bronzo che appresentano a grandezza naturale uomini e donne, adulti e bambini, in gruppi o figure isolate. Passato il ponte e una fontana anch’essa con figure umane che rappresentano le varie età della vita, si arriva a una terrazza dominata da un monolito alto 17 metri, bellissimo, in cui sono raffigurate 121 figure umane intrecciate tra loro. Sui gradini sono posizionate 36 statue. Scendendo dalla terrazza si arriva alla ruota della vita. Sette figure umane (quattro adulti e tre bambini) si intrecciano e si rincorrono formando un cerchio, come a rappresentare il ciclo della vita. In un ambiente così affascinante, a rendere l’atmosfera ancora più magica è arrivata la neve. E ha nevicato parecchio, per circa 5 ore! La città era completamente bianca e silenziosa. Che bello ritornare all’aeroporto con il paesaggio tutto innevato! Anche il volo di rientro è stato molto bello. Interessante lo sbalzo finale di temperatura: avevamo la giacca a vento quando siamo saliti sull’aereo, ed atterrati in Italia, ci hanno accolto 26 gradi all’ombra e una ardente autostrada intasata dal traffico.


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