Oltre le grandi città d’arte e cultura c’è un Marocco da scoprire tra catene montuose, deserti e oceano

Terzo viaggio in Marocco durante il Ramadan
Scritto da: Giovanna C.
Diario letto 16170 volte
oltre le grandi città d'arte e cultura c'è un marocco da scoprire tra catene montuose, deserti e oceano

Terzo diario di viaggio in Marocco, dal 5 al 14 marzo in gruppo di 6 persone. Viaggio totalmente organizzato da noi che ci ha permesso di esplorare la regione del Souss-Massa spostandoci con auto noleggiate e guidate in autonomia (consiglio auto tipo Dacia Duster o similari, il 4×4 non era necessario ma una macchina alta serve per i tratti di strada sconnessi, come sempre abbiamo attivato la copertura totale con annullamento della franchigia e guidato solo di giorno). Pur essendo periodo di pieno Ramadan, non abbiamo avuto alcun problema a trovare ristoranti, alloggi, guide per le visite ecc. Abbiamo trovato clima più freddo del previsto, a tratti piovoso soprattutto la notte, in stagioni di passaggio come questa portate abbigliamento anche pesante e impermeabile. Per comunicare e usare il navigatore abbiamo comprato all’aeroporto due SIM Orange a 20€ l’una, copertura quasi ovunque ad eccezione di alcune aree montane dove per qualche tempo si perde il segnale.

In evidenza

Diario di viaggio in Marocco

Le tappe in sintesi sono state le seguenti: Marrakech, Imlil, passo del Tizi n’Test, Tata, Tafraute, Mirleft, Taroudant, Agadir e ritorno a Marrakech (totale 1696 km percorsi).

Marrakech-Imlil

imlil

Partiamo all’alba da Orio al Serio e atterriamo a Marrakech verso le 9.40, dopo avere comprato le SIM, cambiato un po’ di denaro e ritirato le due auto noleggiate, partiamo in direzione sud verso il nostro alloggio della prima notte. Una città che si può scoprire in tanti modi, anche con un tour guidato gratuito come quello prenotabile su Civitatis.com.

Il villaggio di Imlil si trova a circa 1800 metri di quota ed è considerato il punto di partenza per chi vuole scalare il Jbel Toubkal, la cima più alta dell’Atlante e dell’intero del Marocco con i suoi 4167 metri. A Imlil la maggior parte dei negozi non vende tappeti o ceramiche, ma noleggia attrezzature da montagna; qui si può ingaggiare una guida e organizzare la salita in vetta, ci ha detto il proprietario della piccola guesthouse dove abbiamo alloggiato che non si tratta di una salita eccessivamente difficile, tuttavia bisogna avere attrezzatura adeguata ed essere accompagnati. L’ascesa si effettua in due giornate, dormendo una notte in un rifugio (ne esistono due, uno più moderno e accogliente dell’altro), mentre la discesa si può fare lungo lo stesso percorso o lungo differenti vie.

Imlil appare un po’ trasandata, con casette color fango, fa piuttosto freddo e solo alcuni alberi sono già fiorite. Dormiamo in una guesthouse davanti alla stufa accesa gustando il primo di una lunga serie di tajine e dormiamo in camerette simili a quelle di un nostro rifugio montano, ovviamente non riscaldate… qualcuno del nostro gruppo per non avere troppo freddo dormirà completamente vestito.

Imlil-Passo Tizi n’Test-Oulad Berhil

La mattina successiva, prima di ridiscendere la valle verso la tappa successiva, decidiamo di andare in esplorazione lungo la strada asfaltata che parte dal villaggio e si snoda verso monte. I panorami sono fantastici, il cielo azzurro e l’aria fredda, i versanti della vallata sono punteggiati di villaggi simili a quello che abbiamo appena lasciato, la vetta innevata del Jbel Toubkal fa capolino dalle nubi e c’è una gran pace intorno a noi. Ad un certo punto la strada diventa più dissestata e decidiamo di tornare verso valle dove imbocchiamo la N7 in direzione del famoso Passo Tizi n’Test.

La strada che conduce al passo è stata costruita tra il 1926 ed il 1932 ed è considerata una delle più panoramiche (e si dice pericolose) del mondo. Attraversa la catena dell’Anti Atlante mettendo in comunicazione Marrakech con Taroudant, purtroppo è stata pesantemente rovinata dal terremoto del 2023 e oggi è oggetto di lavori di ripristino che, in alcuni tratti, costringono gli autisti a fermare le auto ed attendere pazientemente che il camion o la ruspa di turno liberino la carreggiata. Ovviamente sapevamo di questi lavori, quindi eravamo preparati, ma troppo grande era la curiosità di vedere i panorami tanto decantati, soprattutto dai motociclisti che la percorrono. In effetti si tratta davvero di una strada spettacolare, a carreggiata in alcuni tratti strettissima, che serpeggia lungo vallate brulle nelle quali ogni tanto si intravedono sperduti villaggi che sembrano venire da un altro tempo oppure attraversano ripidi versanti. Passiamo vicino ai resti della bellissima moschea di Tinmel purtroppo quasi interamente distrutta dal terremoto dopo che era stata sottoposta a lavori di restauro ed era imminente la sua riapertura.

L’asfalto stradale non è in buone condizioni, anzi, i guard rail sono inesistenti e ogni tanto parte della carreggiata è franata di recente. Consiglio di percorrere questa strada solo col bel tempo e di giorno, meglio informarsi chiedendo ai locali se è transitabile perché in caso di nevicate viene chiusa.

Raggiungiamo finalmente il Passo Tizi n’Test a 2100 metri di quota, in cima c’è una specie di rifugio con caminetto acceso dove beviamo un buon the alla menta bollente. Fuori sembra quasi che inizi a nevicare, in realtà si tratta di nebbia gelata… potremmo essere ovunque tranne che in Marocco! La strada che scende dal passo diventa migliore e più larga e nel pomeriggio raggiungiamo il nostro riad prenotato nella cittadina di Oulad Berhil, è stata una giornata ricca di emozioni, ce ne andiamo a dormire dopo una buona cena davvero contenti.

Oulad Berhil-Tata

tata

Il giorno successivo si parte in direzione di Tata, percorriamo un tratto della N7 che porta verso Taroudant ma poi devieremo verso sud-est attraversando di nuovo le montagne. Il panorama cambia continuamente ed iniziamo a vedere vegetazione più simile a quella delle zone desertiche, distese di piante di argan su cui brucano le caprette arrampicate sui rami, passiamo da Ighrem con le sue distese di mandorli in fiore ed infine sbuchiamo nella pianura dove le rocce sono striate e sembrano dipinte con i pastelli. Questa strada pur essendo tortuosa è molto meglio tenuta rispetto a quella percorsa il giorno prima ed è anch’essa molto panoramica.

tata

Arriviamo al campo tendato che avevamo prenotato (Rimal Tata camp), la temperatura è gradevole, anche se di notte farà piuttosto freddo. Il campo è gestito da Zahra, una donna marocchina che ci racconta che fin da piccola voleva lavorare con i turisti, la sua famiglia l’ha sempre appoggiata tanto che la mamma cucina i pasti per gli ospiti che decidono di dormire qui. Poche tende, qualche amaca davanti, una tenda ristorante sotto la quale si fa colazione e si cena, niente musica nè rumori molesti ma solo la tranquillità più assoluta. Dietro alle tende si estende u a perdita d’occhio na piantagione di pomodori e una distesa di piccole serre nelle quali sono piantati meloni e angurie. Un posto davvero fantastico dove l’unico svago è chiacchierare e guardare le stelle di notte quando le luci del campo vengono spente, personalmente non dimenticherò questo posto tanto in fretta anche perché ci siamo arrivati l’8 marzo ed è stato un bel regalo in occasione della Festa delle donne.

Tata-Gole d’Ait Mansour-Tafraute

ait mansour

Il mattino successivo dopo una lauta colazione e i saluti con Zahra e sua mamma, ci dirigiamo verso le incisioni rupestri di Tiiggane, che si trovano a poca distanza dal campo. Come ci era capitato nel primo viaggio in Marocco con le incisioni di Ait Ouazik, anche qui non esiste un cartello o una segnalazione. Il navigatore ci porta ai piedi di un rilievo allungato dove abbondano massi piatti e tira un vento teso e passiamo almeno un’ora a cercare queste famose incisioni sui sassi. Troviamo figure di bufali, gazzelle, cavalli, fenicotteri ed alte figure meno riconoscibili. Queste incisioni risalgono a circa 3000 anni fa e sono la testimonianza di un periodo in cui le aride pianure di oggi erano invece occupate da savane ricoperte da vegetazione.

Proseguiamo quindi verso le gole di Ait Mansour inizialmente attraversiamo una piana quasi desolata, improvvisamente la strada si incunea in una gola e corre vicino ad un corso d’acqua dove abbondano le palme e gli alberi in fiore. Facciamo una sosta per bere l’immancabile the alla menta nel bel mezzo delle gole e poi procediamo verso Tafraute, dove dormiremo due notti in modo da potere esplorare con calma le zone circostanti. Questa è la zona con le piantagioni di mandorli più estese del paese, tanto che tra fine febbraio e inizio marzo si svolge un festival delle mandorle che purtroppo perdiamo per pochi giorni, che pare raccolga gente da tutti i villaggi circostanti.

 

A Tafraute facciamo una esperienza insolita, dormendo a circa 8 km dalla cittadina in una Maison traditionelle, un alloggio ricavato da un piccolo agglomerato di case ricoperte di sassi arroccate sul versante della montagna. Si può arrivare alla guesthouse solo a piedi percorrendo un sentiero per circa 10 minuti, un posto davvero fuori dal mondo dove troviamo quattro arzille signore francesi che stanno girando il Marocco con un driver. Ovviamente non c’è riscaldamento, quindi dato che fa piuttosto freddo dobbiamo ricorrere ad una pila di coperte per non congelare durante la notte…

Tafraute-Agadir Ighir Ifran-Tafraute

ighir ifran

Il giorno seguente ci aspetta una delle visite più attese di questo viaggio, quella al granaio collettivo di Ighir Ifran. Tutta la regione del Souss-Massa è costellata da edifici chiamati granai collettivi (iguidar), si tratta di strutture che esistono prevalentemente in questa zona e sono stati costruiti dal popolo berbero intorno al secolo XI. Il Marocco ha fatto domanda affinchè gli iguidar (pare siano 554 in tutto il paese) siano inscritti nella lista dei Patrimoni dell’Unesco, sono strutture molto diverse le une dalle altre, spesso simili a fortezze oppure a forma di grotta o costruiti dentro falesie di roccia.

L’Agadir Ighir Ifran è uno dei meglio conservati, in gran parte originale e solo in alcune parti restaurato con gli stessi materiali con cui è costruito, comprende 86 celle lunghe 8 metri, larghe 1,6 m e alte 1,6 m. Ogni cella appartiene ad una famiglia che la usa per conservarci non solo grano, ma anche olio di oliva, argan, abiti, documenti importanti, insomma tutto quello che di valore la famiglia possiede. Ogni granaio collettivo ha un guardiano, custode delle chiavi per accedervi e responsabile della sicurezza delle merci racchiuse nelle celle. Per visitarlo facciamo telefonare al proprietario della nostra guesthouse al numero del guardiano che abbiamo recuperato in rete, che è anche il gestore del Cafè du Moulin e lo troviamo proprio lì ad aspettarci (circa 1 ora di strada da Tafraute). Brahim ci racconta il funzionamento dell’agadir con tanta passione e simpatia, la vista del granaio dall’interno toglie il fiato per la sua bellezza! Il costo della visita è di soli 20 dhr a testa, consiglio anche di fermarsi per un buon the alla menta bollente o una omelette berbera al Cafè du Moulin prima di lasciare questo posto tanto affascinante.

tizourgane

Nel ritorno verso Tafraute ci fermiamo alla Kasbah di Tizourgane, arroccata in cima ad un solitario cucuzzolo in mezzo ad una pianura che è stato restaurato e trasformato in hotel di lusso, ma che comunque si può visitare pagando un biglietto di 20 drh.

Tafraute-Sidi Ifni-Mirleft

sidi ifni

La mattina successiva lasciamo le montagne con un po’ di dispiacere e sotto una fitta pioggerella percorriamo la strada che attraversa Tiznit per scendere fino al mare, anzi all’oceano! Dormiremo al villaggio di Mirleft, ma prima ci dirigiamo verso Sidi Ifni, un paesino costruito dagli spagnoli nel 1476 e poi restituito al Marocco solo nel 1969.

Purtroppo restano pochi edifici in stile coloniale, però la cittadina sotto un sole splendente è davvero gradevole e si affaccia su una spiaggia che si estende a perdita d’occhio. Tutte le case sono dipinte di bianco e azzurro, sembra quasi di essere in Grecia piuttosto che in Marocco…

Ci fermiamo anche alla Spiaggia di Legzira, famosa per il suo arco roccioso che si stende in mare (un secondo arco è purtroppo crollato poco tempo fa), il vento soffia forte e il sole sta tramontando, ma è davvero bello camminare con i piedi sulla sabbia guardando le evoluzioni dei gabbiani in cielo (e degli umani con parapendio…).

Mirleft-Taroudant

forte di mirleft

Dopo una colazione ristoratrice, saliamo sul colle che sovrasta Mirleft per vedere le rovine del forte francese, piuttosto malmesso ma da dove si gode di una fantastica vista a 360° sul paesino e sull’oceano. Andando verso nord ci fermiamo anche alla spiaggia Imin Turga, dove il vento soffia forte e i colori sono stupendi.

Proviamo ad arrivare all’agadir Imchiguegueln ma purtroppo lo troviamo chiuso e nessuno si presenta dal vicino villaggio per farci da guida. Sembra essere molto più grande di quello visitato due giorni prima, ma purtroppo possiamo ammirarlo solo esternamente.

Nel pomeriggio arriviamo a Taroudant, una bella cittadina circondata da una cinta muraria merlata di quasi 8 km, chiamata anche la piccola Marrakech. La passeggiata intorno alle mura è davvero piacevole, al suo interno il rumore regna sovrano come in tutte le medine marocchine che si rispettino. Ovviamente non possiamo non immergerci nel caos, districandoci tra bancarelle e mercati in cerca di un ristorante dove cenare. Al tramonto termina il periodo del digiuno giornaliero del Ramadan e le strade si affollano anche di gente del posto, cancellando quell’aria sonnacchiosa che la città aveva poco prima. 

Taroudant-Agadir

taroudant

L’ultima tappa del nostro viaggio ci porta alla città di Agadir, distrutta da un terremoto nel 1960 e completamente ricostruita in stile moderno a circa 2 km di distanza dall’originale. Lunghi viali orlati da palme, palazzi a più piani di colore bianco, un lungomare davvero bello ed una enorme spiaggia dove si possono affittare a prezzi modici ombrelloni e sedie a sdraio per iniziare a pensare con tristezza al nostro imminente ritorno a casa. I villaggi delle montagne ed il campo di Tata non ci sembrano mai così lontani come ora…

Agadir-Geoparco di Anza-Rucher d’Inzerki-Marrakech

Partiamo da Agadir avendo però almeno due visite ancora da fare. Ci fermiamo nel paese di Anza a pochi km dalla città dove è possibile fare una semplice passeggiata lungo la spiaggia per vedere impronte fossili di dinosauri di circa 86 milioni di anni fa.

Il Geoparco di Anza si trova direttamente sulla battigia, c’è un cartello esplicativo che descrive i piccoli dinosauri carnivori che passeggiando su un’area fangosa hanno lasciato le loro impronte poi fossilizzate. La ricerca delle impronte è ardua a riusciamo a trovarle solo grazie ad un pescatore con cerata e canna da pesca che ce le indica.

Facciamo una sosta anche alla Kasbah Agadir Oufelia, un edificio completamente ricostruito e molto turistico dove addirittura si può fare una cavalcata in groppa ad un cammello, da cui però si può ammirare una fantastica panoramica sulla città di Agadir.

rucher inzerki

Imbocchiamo quindi la A3 che porta verso Marrakech, ma dopo circa 1 ora e mezza facciamo una deviazione e ci dirigiamo verso Inzekri. Qui abbiamo appuntamento con Brahim (pare che tutte le guide si chiamino così…) che ci porterà alla scoperta di uno degli edifici più fantastici mai visti, l’Apiario collettivo o Rucher d’Inzerki. La strada per arrivarci è sterrata, ma tutto sommato abbastanza ben tenuta, comunque ci vuole circa mezz’ora per arrivare al punto di incontro.

Il Rucher d’Inzerki è stato costruito dalle tribù berbere intorno al XVI secolo ed è considerato ad oggi il più grande apiario collettivo del mondo. Il complesso di alveari è costituito da camere rettangolari all’interno delle quali vengono poste le arnie tradizionali a forma di lungo cilindro costruite in legno o corteccia di alberi, chiuse con un coperchio rotondo di legno nel quale viene praticato un foro per consentire alle api di entrare ed uscire. Durante i mesi freddi le arnie con le api vengono portate vicino ai villaggi e protette, appena le piante iniziano a fiorire le arnie vengono riportate nell’apiario e le api iniziano il loro lavoro. Il miele prodotto è diverso a seconda del tipo di fioritura, si va dal millefiori a quello di euforbia a quello di carrubo e di argan. Brahim alla fine della visita ci fa assaggiare il suo miele, purtroppo viaggiando con solo bagaglio da cabina non possiamo comprarne, ma è davvero molto buono. Se passate da queste parti consiglio questa visita, è uno spettacolo affascinante e davvero insolito!

Marrakech-Anima Garden André Heller

anima garden

Avendo il volo di rientro nel pomeriggio, facciamo in tempo a visitare un parco botanico davvero particolare, chiamato Anima Garden e ideato dall’artista viennese André Heller. Si estende su circa 2 ettari di terreno in origine completamente piano e brullo ed è un luogo magico, un dedalo di vialetti immersi in una specie di giardino dell’eden abbellito da coloratissime sculture ed opere dell’artista.

C’è l’angolo delle piante grasse, il laghetto con i papiri, fiori dappertutto, anche i cestini per i rifiuti e le panchine sono piccole opere d’arte. Solo dopo averlo visitato ho scoperto che un secondo giardino simile a questo di Marrakech è presente a Gardone Riviera sul lago di Garda.

Una degna chicca finale per un viaggio bellissimo che ci ha riempito il cuore e l’anima di conoscenza, come solo un viaggio di questo tipo può fare. Non abbiate paura di andare in esplorazione, di percorrere strade sterrate o sconnesse (ovviamente con tutta la prudenza necessaria), di volere attraversare una catena montuosa solo per vedere se è proprio vero che è tanto bella come dicono altri viaggiatori. Potreste restare delusi, ma anche stupiti da quello che vi si presenterà davanti e se lo farete con le persone giuste sarà sicuramente una esperienza che vi porterete dentro per sempre.

Come sempre non posso non ringraziare i miei compagni di viaggio Umberto, Emanuele, Federico, Francesca e Umberto per avere appoggiato sempre con entusiasmo le mie proposte un po’ pazze, per avere accettato di percorrere chilometri di strade sconnesse e polverose sempre meravigliandosi di quello che vedevano davanti, per avere dormito in alloggi un po’ alternativi, per avere riso insieme e per avermi chiesto l’ultimo giorno “ma la prossima volta dove si va?”… Shukran amici miei (e tranquilli, per la prossima ci sto già pensando…)

Guarda la gallery
19_anima_garden_andr_heller

9_kasbah_di_tizourgane

8_strada_verso_ighir_ifran

7_villaggio_nelle_gole_ait_mansour

6_gole_di_ait_msnour

5_strada_verso_ait_mansour

4_campo_a_tata

3_strada_per_tata

2_lago_di_ouirgane

20_anima_garden_andr_heller

1_valle_di_imlil

img_20250312_100349

18_rucher_d_inzerki

17_rucher_d_inzerki

16_taroudant

15_forte_di_mirleft

14_mrielft

13_spiaggia_di_sidi_ifni

12_sidi_ifni

11_granaio_collettivo_di_ighir_ifran_interno

10_granaio_collettivo_di_ighir_ifran_esterno



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche