Agadir: una piacevolissima scoperta marocchina

Impossibilitati ad andare per la prima volta a Sharm, causa rivoluzione in corso, siamo stati dirottati in Marocco ad Agadir. E' stata una bella esperienza, non di mare, ma di cultura!
Scritto da: CarLux
agadir: una piacevolissima scoperta marocchina
Partenza il: 06/03/2011
Ritorno il: 14/03/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €

Dal Mar Rosso al Marocco … una serendipity!

febbraio 2011

La nostra storia

Andiamo a prendere un po’ di sole in un posto caldo e non troppo lontano?”Ceeerrrto!” Decidiamo, quindi, per Sharm el Sheik. Prenotiamo un anonimo Villaggio Valtur che ci offre un ottimo prezzo all-inclusive. Non siamo proprio entusiasti della località, tipica meta della media borghesia italiana, però … cerchiamo il sole. E poi il mare, con la sua barriera corallina, dicono sia fantastico. Nel week-end, notizie tragiche ed allarmanti sulla rivolta popolare in Egitto, dopo la Tunisia, iniziano a rimbalzare dalle televisioni. Ahia! La rivolta dilaga. Non si capisce bene, ma sembra che anche a Sharm le cose non vadano così bene. E poi c’è la villa di Moubarak, proprio a Sharm (sembra) circondata da carriarmati. “Mo’ che famo???” E’ un bel problemino a due giorni dalla partenza. Frenetiche consultazioni con l’agenzia, finché emerge la proposta alternativa di Agadir, nel Marocco. Sìììì, insomma, potrebbe esser una soluzione. E poi c’è pochissimo tempo per decidere: vada per il Marocco.

Sorvoliamo le montagne della catena dell’Atlante; ma guarda c’è la neve sui monti!!! Finalmente la piana di Souss. Tanto verde, tanti alberi (sembrano olivi?!?), tante serre. E’ quasi il tramonto ed inizia a far freschetto. Sapevamo che c’è un forte escursione termica, però … . Speriamo nel sole di domani. Si arriva al Villaggio Valtur. Interessante a prima vista, soprattutto al tramonto. Palme, architettura piuttosto arabeggiante. Accoglienza tipica di un villaggio turistico. Bella stanza, con riscaldamento. Gran confusione a cena. E dopo cena? Ahimé, c’è l’animazione. Fuggiamo presto per buttarci tra le pezze. Andando a colazione sentiamo ancora un’arietta frizzante da maniche lunghe e golfetto. Ma, il caldo del Marocco??? La piscina è invitante, anche per i gabbiani (vedasi la foto per credere!!!). Proviamo timidamente a sdraiarci sui lettini. Carla si esibisce in una lezione di “ginnastica per riscaldamento”. In effetti ci vorrebbe, però quando spunta il sole arriva un bel tepore che si trasforma in calduccio e, finalmente, in caldo africano. Siamo bianchi, color lenzuola di bucato, perciò abbiamo deciso di passare una giornata tranquilla. Lux accenna timidamente ad un tuffo nella piscina semiriscaldata. E’ l’unico in tutto il villaggio però! Il pomeriggio lo passiamo passeggiando alacremente sul bel lungomare con fermata ad un bel bar per un immancabile thé alla menta, vanto locale. Cammina, cammina, cammina, arriviamo fino alla Marina. Spazi larghi, palme, tramonto avvincente e di nuovo un venticello fresco che inizia a penetrare sotto gli abiti. Prendiamo però una grande decisione e cioè di aderire alla proposta Valtur di una gita giornaliera a Marrakesch. L’unica cosa che un po’ spaventa è l’alzataccia alle 05.30: ma noi semo forti!!!

A Marrakesch

Partenza, appunto, all’alba, almeno per noi che siamo con il fuso orario di Roma, cioè un’ora avanti. Abbiamo davanti a noi tre ore e mezzo abbondanti di bus, per fortuna quasi tutto in autostrada. La guida inizia a descrivere il territorio: lunga disquisizione sui tanti alberi che credevamo fossero ulivi, visti dall’alto. E invece no! sono alberi di Argan, sai quelli del famoso olio d’Argan appunto. La piana ne è piena, ma anche salendo in montagna se ne vedranno fino ai 1.300 metri. E’ la ricchezza del luogo da generazioni. L’olio si utilizza, sia per uso alimentare che soprattutto per la pelle. Lo proveremo sulle nostri pelli cotte dal sole con ottimo risultato. Si arriva finalmente a Marrakesch, città imperiale da cui ha preso il nome il Marocco (ma va?). Il luogo ha preso forma intorno all’Anno Mille in quanto collocato strategicamente sulla via carovaniera che dal Sud del Sahara portava fino al mare. Spezie, tessuti e gioielli berberi transitavano tutti per questa via. Primo reperto da visitare (da fuori) è la moschea di Koutoubia con un’alta torre da dove il muezzin, con voce stentorea, invitava i fedeli alla preghiera. E’ del 1187, cari miei ed ha dato lo stile a tutto il Maghreb ed anche a Siviglia nel Al-Andalus arabo. Proseguiamo nella visita addentrandoci nella Medina, cioè nella città cinta di mura per ben 13 Km.. Visitiamo una delle più belle case dell’epoca recente, 1800, e cioè la Palais Bahia appartenente ad una facoltosa famiglia locale. Scopriamo cosa sia il riyadh(accoglienza), vale a dire il giardino interno dove si accoglieva l’ospite; in genere è corredato da una fontana ed il rumore soft dell’acqua che sgorga dovrebbe mettere a proprio agio l’ospite e chiunque altro. Scopriamo che i soffitti ed i pannelli sulle porte sono dipinti con colori naturali: il fondo fatto con l’henné che da un colorito arancione. Per il verde si usava l’erba medica; per il giallo, lo zafferano ed il papavero per il color rosso. Scopriamo anche il significato di Harem che proviene dalla parola araba haràn (cosa illecita). E la nostra parola “alcova”? Facile, proviene da al-kouba appunto “camera da letto”. Queste e tante altre cose scopriamo grazie alla nostra valente guida Omàr, laureato in lingua spagnola ma dedicatosi all’Italia ed a santa Valtur che gli ha fatto un bel contratto. Passiamo attraverso il vecchio quartiere ebraico; gli ebrei convivevano tranquillamente con gli arabi ed avevano il monopolio del sale che fruttava loro ricchezze con cui finanziavano la classe dirigente ed il vizir, il primo ministro dell’epoca. Giriamo un po’ per la kasbah, ossia la città fortificata per piombare poi sul solito emporio che vende di tutto. Evitiamo accuratamente di cadere in tentazione anche perché i prezzi non sono poi così abbordabili. E poi che ce ne facciamo di tutte quegli arabeschi arabeggianti??? Basta, è l’ora della pappa che si consuma in un bel ristorante in parte affacciato a bordo piscina (!) tra uccellini locali con una faccia tosta che levati! Quel velo di stanchezza che ci appesantiva le gambe sparisce sotto i colpi di un menù variato con le solite quintalate di verdure, fresche e cotte saporitamente. E’ giunta l’ora di visitare la scuola coranica! La famosa madrassa che in lingua locale cambia il nome in Medersa; per l’esattezza si chiama Medersa Ben Youssef. E’ roba del 1300, una scuola fatta per i ragazzi di campagna che non avevano possibilità di studiare nelle scuole superiori grazie alla generosità del califa locale. L’insieme è molto bello ed imponente, bisogna dire la verità! Il colore è rosato per via della terra rossa tipica di Marrakesch. Il legno è quello del cedro, non del Libano, ma del Marocco, legno duro che resiste nei secoli come possiamo molto agevolmente constatare. Nella parte centrale c’è una bella montanina che si getta nella vasca. Le celle degli studenti sono piccole ma ben disposte all’interno con vasca centrale per le abluzioni giornaliere. Insomma, veramente un bel esempio di architettura ispano-moresca al culmine del suo massimo storico. L’edificio è abbastanza ben restaurato ed è un piacere visitarlo. Il luogo dove è situata la scuola, oggi in disuso, è il suk ossia il mercato, nonché le botteghe artigiane di tutto. Non quindi i soliti mercati monopolizzati dai commercianti, ma un mercato con l’anima. Passando sentiamo i rumori, gli odori, i suoni, le voci: entriamo in un altro mondo. Ci sono gli artigiani del ferro: si sente il tintinnio dei martelli, l’odore dei bracieri. Ci sono quelli della pelle: odori della concia, mucchi di pelli di tutti i tipi per le strade, forbicioni per tagliare, bulini per intarsiare borse, scarpe, di tutto. E poi i cestai che intrecciano ceste, borse, altri ammennicoli. Insomma un bel campionario di umanità che ti ruba gli occhi. Si vorrebbe fotografarli tutti, ma loro – gli arabi – non gradiscono essere ripresi. Dicono che rubi la loro anima. Ci adeguiamo malvolentieri perché lo spettacolo è unico. In questo bailamme (dal turco bayram) di gente che cammina, compra, parla, donne velate con pacchi, pacchetti e pacchettini, ci fermiamo per una sosta – ristoratrice (per noi) di vendita per il negozio – in una premiata erboristeria. Ci sediamo contenti a ferro di cavallo mentre un venditore spiega i prodigiosi effetti delle varie erbe, unguenti, pietre profumate che un suo assistente ci fa odorare, toccare, spalmare sulle mani. E’ la farmacopea secolare arabo-berbera di cui conosciamo (forse) soprattutto l’olio di Argan. Usciamo senza acquistare (noi) nulla e seguendo la guida nel dedalo di viuzze strettissime del suk, arriviamo senza accorgercene nella piazza principale di Marrakesch. Quella piazza tanto decantata da tutti i turisti. Il sole è ancora alto, ma fa già freschetto. E’ il luogo di ritrovo degli abitanti di Marrakesch; i turisti contano pochino. Bancarelle dappertutto che vendono di tutto. Vociare ininterrotto. Musiche di tamburi e flauti. Fumo che si leva dai banchetti che arrostiscono carne, spiedini, polpettine speziate. Alcuni banchetti vendono montagne di … lumache che vengono somministrate in tazze con un brodino rossastro. Poi, come si può vedere qui accanto, quantità industriali di frutta secca di tutti i tipi. Montagne di spezie per cucinare. Ma non è finita … ! Delle scimmie ammaestrate, degli incantatori di serpenti (cobra e consimili), delle fattucchiere che ti leggono il futuro, delle “estetiste” che ti disegnano strani segni sulle mani (o dove vuoi tu) con l’henné, ne vogliamo parlare? E poi, i venditori di acqua con i loro enormi cappelli colorati, le sacche di pelle di capra per mantenere l’acqua fresca e le ciotole in ottone dorato per farti bene, i loro costumi tipici. Scopriamo esservi anche guaritori con i loro bravi banchetti e soluzioni per tutti i mali. C’e anche il dentista di strada!!! Meno male … . Nella confusione massima scorgiamo gruppi di suonatori africani che suonano e ballano con i loro bei costumi: un gruppo con le loro tuniche bianche, un altro con le tuniche azzurre. Il rumore è significativo ma non guasta, né rompe i timpani. Noi ci sguazziamo curiosi ed assetati di novità. L’atmosfera è piacevole, non c’è assolutamente da avere paura. Le mura degli edifici stanno lentamente volgendo al rosso man mano che il sole si abbassa sull’orizzonte. E’ una situazione poco turistica e molto reale. Un momento …! ci avviciniamo ad un folto gruppo di marocchini che guardano qualcosa. Sì, ma cosa? Un giocoliere, un altro che fa un gioco tipo “cartavince-cartaperde” . Bisogna dire che è difficile descrivere a parole l’insieme: 360° di persone/cose/profumi/sensazioni ti avvolgono. Guardate qui queste piramide di spezie: ci domandiamo come avranno fatto a sistemarle in questo modo. E poi, se un cliente ne chiede un etto che succede? Crolla tutto??? Ne abbiamo viste di cose così nei nostri viaggi, ma questi perfetti coni ci lasciano ancora a bocca aperta! Con il buio lasciamo questa corte dei miracoli con qualche acquisto in più nelle nostre borse e tante sensazioni addosso. La sera c’è l’immancabile cena in un grandioso ristorante marocchino tutto stucchi bianchi merlettati. Elegante ma … ci hanno appioppato anche la danza del ventre: aiutoooo!

LesLes Palmaraie

Oggi è giorno di riposo dopo la sfacchinata di ieri in cui siamo tornati al Villaggio dopo la mezzanotte. Optiamo quindi per andare a Les Palmaraie che è una struttura un po’ fuori Agadir dove c’è una bella piscina, campi da golf per allenamento, equitazione, tiro con l’arco, tennis, campi da bocce e tanto, tanto verde rigoglioso. Che bello! Siamo quasi soli!!! Finalmente un po’ di sole caldo sui nostri corpi biancolatte. Eccola Carla che coraggiosamente mette in acqua le gambe! Vengono pochissimi turisti dal Villaggio in quanto preferiscono la vita animata e musicata offerta da Valtur. Noi, invece, come “passeri solitari” preferiamo il silenzio, anzi il cinguettio dei tanti uccelli che popolano il luogo. In effetti sembra quasi di essere in villa con piscina. Solo musica soft dei Buddha Bar … . I giorni passano veloci e ci ritroviamo agli sgoccioli della nostra bella vacanza. Abbiamo trovato un (nuovo) amico, Piero Oliosi, fotografo internazionale con cui leghiamo da subito. Passiamo insieme la giornata di sole a Les Palmaraie con visite varie alle piacevolezze offerte dal luogo. Un cavallo capellone si affaccia curiosone. Tenta pure di morderci disdegnando i tentativi di carezze che noi cerchiamo di fargli. Ha ragione: è rimasto chiuso a lungo, dice il guardiano, e quindi è un po’ nervoso. Piero ci immortala! Il cavallo non gradisce … Vorrebbe essere pagato in sonanti dirham ! Passiamo a visitare il campo da golf per addestramento. Ore e ore a tirar palline seguiti da un maestro. Il pomeriggio poi i “tiratori” vanno sui campi da gioco. Da lontano il campo di addestramento sembra fiorito di margherite. Invece no! sono le centinaia di palline da golf sparate da bravi e da meno bravi che giacciono inerti sul campo. Che delusione! Oggi si pranza in questo paradiso perchè c’è un minimo di 15 turisti. Noi approfittiamo abboffandoci delle solite buonissime verdure, crude e cotte + pesce alla brace + frutta a pezzi. Sembra di stare in vacanza. Il pomeriggio è dedicato alla cultura; quindi visita al Museo archeologico di Agadir dove c’è una mostra di antichi gioielli berberi di bella fattura. Son piazzati malino nelle bacheche semibuie ma il virtuosismo della macchina fotografica di Piero crea il miracolo.

Il suk

Io e Carla ci avviamo verso il suk dopo un ricco thé alla menta. Al sole si sta benissimo, ma quando tramonta si alza un venticello niente male. Passiamo per vicoli e stradine non certo turistiche e sbuchiamo finalmente in una delle entrate del Marché Comunal. Passiamo attraverso il Settore mobili, degno della fiera di MOA Casa. Di tutto e di più in un caos epico. Attraversiamo il Settore abbigliamento, fendendo la gente (locale) alla ricerca di qualcosa da acquistare. Sembra che tutta Agadir sia convenuta qui dalla moltitudine di gente che c’è. Settore dolciumi, erboristerie. Veniamo attratti da una macina primordiale in pietra, usata in casa, che sforna un liquido marrone scuro. Ci offrono un assaggio con un pezzo di pane: sono mandorle tostate e macinate che si mangiano a colazione, appunto con il pane. Buono! Ci acchiappa un tizio che, sentendoci parlare italiano, vuole a tutti i costi parlare italiano (stentato) con noi. Dice che lavora sei mesi l’anno nella zona di Grosseto nei campi di olive. Compriamo qualche boccetta dal liquido misterioso (olio d’Argan?) per togliercelo di torno. E del Settore frutta e verdura ne vogliamo parlare? E’ un tripudio di colori. Spiccano gli agrumi, le fragole, le mele, gli avocado. I prezzi, confrontati con quelli italiani, ridicoli. Complottiamo per portarci a casa un chiletto di fragole belle mature, magari tornandoci il giorno dopo ed acquistando un contenitore di plastica nel Settore contenitori. Basta, ci fanno male i piedi a furia di girare. Senz’altro torniamo il giorno dopo. Altra giornata a Les Palamaraie di cui siamo diventati oramai gli affezionati habitués. Siamo, infatti, solo noi tre e ci sembra di possedere il luogo: villa con piscina privata, ohibò! Ma … sentiamo tra il cinguettìo degli uccelli un grido straziante: che sarà mai? Il grido si ripete tanto che Lux, che ha fatto il boyscout, individua subito in un pavone l’autore. Andiamo a vedere. E’ la ricostruzione di una medina ad uso turistico, con tanto di tenda berbera ed altre piacevolezze. Non malaccio, a dir la verità. Di corsa a cambiarci al Villaggio per piombare, tutti e tre, come avvoltoi ancora una volta nel suk. Crediamo di conoscerlo a memoria; invece nel dedalo di viuzze, negozietti, luci, persone e caos generale, giriamo a vuoto. Veniamo catturati da un bancarellaro che, per attirarci ad acquistare la sua mercanzia, ci appioppa addosso uno spaventatissimo camaleonte nano. Carla mostra una curiosità sospetta … . Ma è solo l’inizio. Piero riesce simpatico a tutti, financo ai giovani marocchini. Anzi un giovanotto che vende souvenir, tale Aziz, si sciala vedendo i suoi occhi azzurri che contrastano con l’abbronzatura del viso: un successone. Afferma anche che non si sposerà mai … . Proseguiamo nel nostro excursus; sembriamo i tre dell’AveMaria. Tre turisti stranieri in un nugolo di marocchini alla ricerca di qualche acquisto. Imbrocchiamo i ben noti e ben visibili “venditori di acqua”. Li riconosci lontano un chilometro da quanto sono evidenti nei loro costumi. Inoltre suonano una specie di campanella per attirare l’attenzione. Manco farlo apposta Piero richiede una foto ensemble, dietro – ovviamente – un lauto pagamento di 5 dirham (equivalente a 40 centesimi di euro). Ma no, ma no, protestano vistosamente! Sono due venditori quindi 10 dirham. Mercanteggiamo allo spasimo, poi cediamo di schianto! Ed eccoci immortalati tutti e 5 nel gran casino del suk. Roba da cartolina dell’ufficio turismo marocchino … . Dopo tante emozioni usciamo esausti dal mercato. E’ quasi l’ora della preghiera del muezzin perché siamo prossimi al tramonto. Che famo? Mbeh, un’occhiatina alla folla in preghiera gliela diamo, né? Soggiorniamo nella baraonda appena fuori la porta del mercato; altri venditori, rosticcerie all’aperto, piattini di lumache calde con brodino, pannocchie abbrustolite e … krapfen che friggono in un olio molto simile a quello delle auto. Con un coraggio inaudito, Lux ne ordina uno. Che dio abbia pietà dei suoi intestini!!!

Si parte, purtroppo

E’ il giorno della partenza che, molto fortunatamente, è stata spostata nel pomeriggio anziché nel cuore della notte marocchina. Il tempo è così così, non da mare dove volevamo passare la mattinata, né da piscina. Brrrr! Che freschetto! Cade anche qualche goccia di pioggia. Ci confrontiamo a colazione con la dura realtà ed optiamo per una visita al porto commerciale dei pescatori. Si va finalmente al porto. Sembra che Agadir sia il porto con il più elevato numero di imbarcazioni da pesca: circa 500 tra grandi e piccole. L’odore di pesce è pungente anche perché alcuni pescatori provvedono a pulire il pesce in banchina. Numerosi gabbiani occhieggiano affamati e, una volta scomparsi i pescatori, si gettano voracemente sugli avanzi tra allegri schiamazzi. Bella anche la visita al cantiere, con gli scheletri delle barche in bella mostra. E’ arrivato il momento degli addii. Abbiamo passato veramente una bella vacanza e ci dispiace andarcene. Abbiamo trovato una bella compagnia e scoperto tante cose divertenti ed interessanti. L’ultima foto ricordo pronti alla partenza e di fronte all’entrata del Villaggio scattata dal perfido Piero con un sorriso sornione.

Aurevoir Agadir

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Cicogne, Marrakesch

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Madrassa Ben Youssuf, Marrakesch

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Piazza del mercato, Marrakesch

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Palais Bahia del vizir, Marrakesch

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Spezie al suk, Agadir

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VEnditori di acqua nel suk, Agadir

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Piscina de Les Palamaraie, Agadir

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Piscina Valtur, Agadir

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Porto peschereccio, Agadir

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Campi da golf, Agadir



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