Nove giorni a Londra, per una vacanza British tra Royal Family e… Downton Abbey

Alla scoperta dell'Inghilterra più sorprendente
Scritto da: superele1982
nove giorni a londra, per una vacanza british tra royal family e... downton abbey

Negli ultimi mesi, Londra è stata un’indiscussa protagonista della cronaca mondiale. Nel settembre del 2022 con la morte della Regina Elisabetta II e gli imponenti funerali di stato, e nel maggio del 2023 con l’incoronazione di Carlo III. Due eventi seguiti da miliardi di persone nel mondo, e che hanno fatto sì che la nostra passione per i paesi del Nord si risvegliasse. Se poi ci aggiungiamo il fresco rinnovo del passaporto, il gioco è fatto. Abbiamo costruito il nostro pacchetto di viaggio in agenzia (ne approfitto per ringraziare Silvia di Robintur), e prenotato il volo Ryanair da Bergamo, l’hotel a Londra per 9 notti (colazione inclusa) e due escursioni in alcune località che sognavamo da tanto di visitare. Il costo totale è stato piuttosto elevato (quasi 3.500 euro), anche perché abbiamo pianificato un soggiorno piuttosto lungo, ma volevamo goderci appieno la città, sull’onda del ricordo dei meravigliosi dieci giorni trascorsi a Parigi qualche anno fa.

Diario di viaggio

Lunedì 7 agosto

Il volo Ryanair da Bergamo Orio Al Serio è previsto per le 10.25, quindi partiamo presto da Parma e arriviamo con mezz’ora di anticipo al parcheggio che abbiamo prenotato di fianco all’aeroporto (costo totale: 70 euro, posto auto scoperto). L’aereo parte puntuale e arriviamo a Londra dopo due ore di volo. All’aeroporto di Stansted, troviamo subito le indicazioni per prendere lo Stansted Express, il treno che in poco più di un’ora ci porterà nel centro di Londra. Ho prenotato i biglietti di andata e ritorno da casa, spendendo in totale circa 60 sterline. È la modalità più economica e veloce per raggiungere la città, e in effetti il treno – pulito, silenzioso e rapido – ci lascia alla stazione di Liverpool Street poco dopo un’ora di viaggio. Con i bagagli pesanti non è agevole muoversi, quindi decidiamo di chiamare un taxi con la app Free Now, già utilizzata con successo in Portogallo e a Roma. I Black Cab di Londra sono piuttosto cari, e con questa app abbiamo invece la possibilità di prenotare dei rider indipendenti affidabili e molto più economici. In pochi minuti, Sijad con la sua Toyota ci viene a prendere a pochi metri dalla stazione, e ci lascia davanti all’hotel per poco meno di 11 sterline.

L’hotel che l’agenzia ci ha consigliato di prenotare è il Thistle Bloomsbury Park, nel quartiere di Holborn, in Southampton Row, a poca distanza dal British Museum. La nostra camera doppia non è molto spaziosa, ma se non altro sembra pulita. Il bagno ha dimensioni accettabili, quindi per il momento siamo soddisfatti. Ci diamo una veloce rinfrescata e poi usciamo per cercare qualcosa per pranzo. Non molto lontano dall’hotel, un bel pub tradizionale ci tenta, ma ci dicono che la cucina rimarrà chiusa fino a sera. Sono ormai le tre del pomeriggio (ora locale, un’ora indietro rispetto all’Italia), c’era da aspettarselo. Entriamo da Nando’s, decidendo di sperimentare questa cucina portoghese-sudafricana che propone per lo più pollo: una gentilissima cameriera italiana, di Biella, ci dà qualche dritta sul menù, e alla fine pranziamo discretamente a base di petto di pollo in salsa leggermente piccante e quattro contorni (patatine, riso, purè e pane all’aglio). Con due birre piccole spendiamo circa 35 sterline in totale.

Siamo un po’ stanchi per il viaggio, e decidiamo di riposare un po’ in camera. In hotel, studio un po’ la zona con Google Maps, e prenoto un ristorante per la cena con la app The Fork, che mi propone uno sconto molto interessante per un ristorante italiano a pochi passi dall’hotel. Usciamo un po’ prima dell’ora di cena, e facciamo due passi nel vicino Russel Square Park, dove scattiamo qualche foto al bel parco e agli scoiattoli che si avvicinano in cerca di cibo. Il ristorante “Il Castelletto” è in Bury Place, a pochi metri dall’elegante facciata del British Museum. Abbiamo già un po’ fame, ed entriamo anche se siamo in anticipo. Il locale è piccolo ma accogliente, i camerieri sono gentili. Ceniamo discretamente a base di spaghetti alla carbonara e cotoletta alla milanese (di pollo). Con due birre piccole, una bottiglia di acqua grande e un caffè americano , il conto è di 38 sterline (comprensivo dello sconto 50% ottenuto grazie alla prenotazione con The Fork). Facciamo una breve passeggiata nei dintorni e rientriamo in hotel per una bella nottata di sonno ristoratore. Da domani, avremo Londra da esplorare!

Martedì 8 agosto

La colazione in hotel è davvero degna di nota. Partiamo belli carichi dopo esserci gustati uova strapazzate, uova fritte, salsicce, bacon, hash brown (una preparazione a base di uova e patate che avevamo già assaggiato in Irlanda), croissant, bagel… un banchetto! Dato che il British Museum aprirà alle 10.00 (ho prenotato i biglietti in anticipo anche se l’entrata è gratuita), facciamo un passeggiata fino a Covent Garden: molti locali sono chiusi, ma la Jubilee Market Hall è già aperta e troviamo un sacco di belle bancarelle. Compriamo una t-shirt con l’immagine della Regina Elisabetta II (per me) e una felpa (per Davide), e ci rimettiamo in marcia verso il British Museum, che è ancora chiuso. La coda per entrare è chilometrica, e non ci sono accessi riservati a chi ha prenotato in anticipo l’entrata. Ci mettiamo in fila, ma la coda per fortuna scorre veloce. Si mette anche a piovere, ma in pochi minuti varchiamo i cancelli. I biglietti scaricati sul mio smartphone non vengono controllati, accediamo direttamente alla grande corte bianca e poi alle stanze e alle gallerie del piano terra. Davanti alla Stele di Rosetta facciamo fatica a scattare qualche foto, la folla è impressionante. Riusciamo a vedere le statue colossali di alcuni grandi faraoni egizi (tra cui il leggendario Ramsete II) e i rilievi dei leoni assiri ad imperitura gloria di quella lontana civiltà. Appena saliamo le scale per accedere al piano superiore, veniamo immediatamente bloccati da un inserviente, che ci invita a seguirlo per lasciare immediatamente il museo, che verrà chiuso nel giro di pochi minuti. Proviamo a capire il motivo di una richiesta simile, ma il personale sembra non sapere niente. Sono obbligati a far rispettare l’ordine e a far evacuare tutti il prima possibile. La fiumana di gente che scende le scale è enorme, in ogni caso in una quindicina di minuti siamo fuori dal British Museum. Su Montague Street, da dove veniamo fatti uscire, c’è un gran movimento tra turisti, poliziotti e sirene, ma ancora non capiamo cosa sia successo. Abbandoniamo ogni speranza di rientrare nel museo nel breve termine, e ci allontaniamo un po’ mesti. Sotto una pioggia insistente, ci dirigiamo verso Charing Cross Road per vedere un po’ il quartiere, e ci rifugiamo da Foyle’s, una delle librerie più grandi della città. Curiosiamo un po’ tra gli scaffali e poi ci rimettiamo in marcia per le vie di Londra. Su internet, la BBC ha annunciato che il British Museum è stato temporaneamente chiuso a seguito dell’accoltellamento di un uomo in una strada vicina e che al momento non è ancora chiaro se si sia trattato di un atto terroristico o meno.

Per il pranzo, ci fermiamo al pub Jack Horner in Tottenham Court Road. Il pub è molto bello, tradizionalmente inglese. Non abbiamo molto appetito, quindi ordiniamo – da condividere – una “pie” di pesce (che alla fine è uno sformato a base di uova, patate, salmone) e una porzione di due scones con burro e marmellata di fragole. Con due pinte di birra il conto è addirittura di 46 sterline. Decisamente troppo per un piatto, due scones e due birre!

Ci incamminiamo verso la seconda tappa di oggi: il Petrie Museum of Egyptian Archaeology, all’interno dei locali dello University College of London. Questo piccolo museo, aperto al pomeriggio dal martedì al sabato, completamente gratuito, è una piccola perla nascosta nel cuore di Londra: qui sono esposti circa 8.000 reperti provenienti da Egitto e Sudan, e devo dire che – a parte le dimensioni ovviamente più contenute – non ha davvero niente da invidiare al vicinissimo British Museum! Mi hanno colpito in particolare le decine di collane esposte con eleganza nelle vetrine, oltre che una meravigliosa tunica di lino che risulta essere la più antica del mondo. Meravigliosamente affascinanti anche le maschere funebri copte esposte, così lontane dall’iconografia dell’Antico Egitto, che mostrano i tratti del defunto come se si trattasse di una fotografia di chi ha vissuto nella valle del Nilo migliaia di anni fa. Giriamo affascinati guardando le migliaia di reperti nelle teche, il museo è piccolo ma davvero ricchissimo.

Prima di uscire, acquisto uno dei libri di seconda mano che gli amici del museo hanno messo a disposizione per beneficienza: per tre sterline, porto a casa un bellissimo libro fotografico sulla scoperta della tomba di Tutankhamon. Soddisfatti per la visita, ci dirigiamo verso l’hotel passando davanti al British Museum, che nel frattempo ha riaperto i battenti. Sono combattuta, vorrei visitare il museo ma appena entrati veniamo inghiottiti da una folla enorme. Basta questo a farmi desistere, il caos visto questa mattina mi è bastato! Con tanta gente non sarebbe neanche possibile godersi i reperti in mostra, ormai l’occasione è sfumata. Una foto ad una grande statua proveniente dall’Isola di Pasqua e lasciamo il museo. Rientriamo in hotel per un riposino, ma usciamo un po’ prima di cena per andare a fare una passeggiata a Covent Garden: stamattina ci era sembrato un bel posto!

La zona è vivace, ci sono artisti di strada e tanta gente in giro. I negozi e le bancarelle sono aperti, e i pub e i ristoranti sono presi d’assalto. Per cena, studiamo il menù del pub inglese The white lion e decidiamo di entrare, convinti dalle loro proposte. Ceniamo molto bene a base di macaroni and cheese con pane all’aglio e steak pie con manzo cotto nella birra. Con due belle pinte di birra, il conto è di 47 sterline.

Usciamo soddisfatti e torniamo in hotel per una bella dormita. Domani ci aspetta una giornata intensa!

Mercoledì 9 agosto

Dopo una sostanziosa colazione all’inglese, prendiamo la metro Piccadilly da Holborn e scendiamo nella bella Leicester Square. Con questo primo accesso alla metropolitana, abbiamo iniziato ad utilizzare le due Visitor Oyster Card che abbiamo ordinato dall’Italia (e che abbiamo ricevuto a casa con un minimo di spese di spedizione). Le abbiamo acquistate già ricaricate con 40 sterline ciascuna (su consiglio del sito di acquisto, in base alla durata del soggiorno a Londra). Queste card, non nominative e con durata illimitata nel tempo, permettono di viaggiare su tutti i mezzi di trasporto della città alla metà del prezzo di ogni corsa standard. Dopo i primi tre viaggi effettuati in un giorno solo, la card dà persino diritto ad avere i mezzi di trasporto gratis fino al giorno successivo. Abbiamo poi scoperto che anche in aeroporto a Bergamo, al gate, c’era la possibilità di acquistarle, ma noi eravamo già preparati sin da casa, con tutte le info del caso!

Usciti dalla stazione della metro a Leicester Square, scattiamo diverse foto alle statue che raffigurano diversi personaggi celebri legati al mondo dello spettacolo: da Harry Potter a Mary Poppins, da Gene Kelly a Mister Bean, passando per Batman (sul tetto del palazzo di fronte alla piazza!) ed Indiana Jones. Le statue sono distribuite su tutta la piazza, ai bordi del bellissimo parco che regala un’oasi di pace e di verde. A pochi passi da qui, la porta di accesso a Chinatown e la rumorosa e coloratissima Piccadilly Circus, con le grandi insegne pubblicitarie luminose e la statua che rappresenta l’Angelo della Carità Cristiana (che però è stato scambiato per Eros, il dio dell’amore). Dopo qualche foto, ci spostiamo in Regent Street, larghissima e ricca di negozi di articoli di lusso, da cui vediamo già la colonna di Nelson. Da qui, arriviamo in Trafalgar Square davvero in una manciata di minuti, e aspettiamo che la National Gallery (per cui ho prenotato l’ingresso alle 10.00) apra i battenti. Ci posizioniamo nella coda riservata a chi ha già i biglietti (gratuiti) ed entriamo puntuali.

Ci vorrebbe un libro intero per raccontare la bellezza delle opere esposte qui: dalla Vergine delle Rocce del mio adorato Leonardo da Vinci, passando per Il Battesimo di Cristo di Piero Della Francesca, ma anche alcune opere di Botticelli, Raffaello, Rembrandt, Caravaggio, Van Eyk (il Ritratto dei Coniugi Arnolfini è davvero incantevole), Canaletto, Monet, Van Gogh, Cezanne… e mille altri! Non si contano più i nostri passi sul parquet, le foto ai quadri e gli sguardi incantati alle opere. Il museo è davvero molto grande, ma – nonostante la folla di visitatori, gli spazi ampissimi permettono a tutti di vedere tutto e di sostare incantati a godere di tanta bellezza. Siamo stanchi, abbiamo bisogno di un po’ di riposo prima di continuare la nostra giornata londinese.

In Northumberland Avenue, pranziamo velocemente con una caprese, un club sandwich con patatine e due birre piccole per la bellezza di 42 sterline. Mentre pranziamo, mi coglie un dubbio amletico: mi pareva che alla National Gallery dovesse essere esposta anche un’altra opera di Leonardo Da Vinci, il Cartone per La Vergine e il Bambino con Sant’Anna e San Giovannino – di cui in effetti ho visto qualcosa nel negozio di souvenir prima di uscire. Il problema è che non ho assolutamente visto l’opera, né alcuna indicazione nel museo. Ci documentiamo meglio, e scopriamo che la stanza in cui l’opera è esposta viene aperta al pubblico solamente a partire dalle 11.00. A quanto pare, siamo passati davanti alla porta chiusa (e senza indicazioni di sorta) prima dell’apertura, ecco perché l’abbiamo saltata! Non si può assolutamente non andare a vedere dal vivo questo capolavoro, è anche la mia opera preferita di Leonardo. Rientriamo velocemente alla National Gallery sfruttando la nostra vecchia prenotazione, che viene sommariamente controllata. All’entrata non c’è più fila, e in pochissimi minuti arriviamo alla piccola stanza in cui l’opera di Leonardo è custodita, con un’illuminazione piuttosto bassa e naturalmente protetta da un vetro spesso. Il cartone è di dimensioni piuttosto importanti, e la sua bellezza è talmente rara da lasciare senza parole. Rimaniamo incantati per lunghi minuti, io poi non andrei mai più via.

Passiamo velocemente attraverso le sale del museo e usciamo nuovamente su Trafalgar Square. Decidiamo di stravolgere il programma e di non andare a Temple Church, il cielo è talmente azzurro e limpido che vale la pena andare a vedere il London Eye sul Tamigi. La camminata a piedi non è particolarmente impegnativa, un ascensore ci porta direttamente sul Golden Jubilee Bridge, da cui possiamo ammirare da una parte il Big Ben che svetta su Westminster e dall’altra il London Eye. Percorriamo tutto il ponte, e scendiamo dall’altra parte, su Southbank, dove ci sono un sacco di giochi per bambini e chioschi di street food. Prendiamo la metro Northern Line a Waterloo per tornare in hotel e riposarci un po’. Per cena, ho prenotato con The Fork al ristorante “Pane Cunzato” in Museum Street, poco distante dall’hotel. Con 66 sterline (sconto 30% The Fork incluso) ceniamo più che discretamente con due porzioni di parmigiana di melanzane (la più buona mai mangiata in vita mia!), tagliatelle alla carbonara, tagliatelle al pistacchio di Bronte e gamberi, un cannolo al pistacchio, un tiramisù al pistacchio, un bicchiere di Nero d’Avola e una bottiglia d’acqua. Il ristorante è gestito da siciliani (originari delle isole Eolie), e in effetti la parmigiana di melanzane parla davvero italiano. Peccato per la carbonara, lasciata davvero troppo liquida, ma ci sarà tempo per rifarci!

Intanto, almeno abbiamo trovato un vero ristorante italiano, dove ci ripromettiamo di tornare. L’ultima passeggiata e poi a nanna, per domani è in programma la prima delle due escursioni che abbiamo prenotato dall’Italia.

Giovedì 10 agosto

bath

Scendiamo a far colazione alle 7.00, dato che dobbiamo essere in Bulleid Way, vicino Victoria Station, alle 8.15, in tempo per la partenza per l’escursione che abbiamo prenotato dall’Italia. Mete: Bath e Stonehenge.

Mangiamo in venti minuti, risaliamo velocemente in camera per un’ultima tappa in bagno e poi prenotiamo il taxi con la app Free Now. Non faremmo in tempo ad arrivare con la metro, calcolando anche il tragitto a piedi per e dalle stazioni. In 5 minuti, Elena arriva con la sua MG elettrica e ci accompagna a destinazione per poco meno di 12 sterline. Durante il tragitto in auto, chiacchieriamo un po’ con lei di Londra, dell’Italia, e della sua condizione di migrante dalla Romania, e passiamo anche davanti a Buckingham Palace – è un’emozione trovarselo davanti agli occhi!

Al punto di raccolta, Tom, che sarà la nostra guida per la giornata, ci consegna i braccialetti che ci faranno da biglietti di ingresso per Stonehenge, dopodichè siamo pronti a partire con il nostro bel pullmann della Golden Tours. La prima tappa è Bath, che raggiungiamo dopo un paio d’ore di viaggio. Tom consegna a tutti i biglietti per l’ingresso alle Terme Romane, dandoci due ore di tempo per la visita individuale con audioguida. Le terme si rivelano sin da subito molto affascinanti, con l’abbazia gotica che fa da sfondo e le bellissime statue degli imperatori che incorniciano la struttura romana. Ma la vera sorpresa l’abbiamo non appena scendiamo sotto il livello della strada: un mondo inaspettato si apre ai nostri occhi! Dopo la visita nei vari ambienti del frigidarium, caldarium e tepidarium, si prosegue nei sotterranei, sui resti dell’antico tempio romano dedicato alla dea Sulis Minerva, che sembra di avere davanti quando si arriva di fronte ad una bellissima testa dorata che raffigura proprio la dea dallo sguardo magnetico. Tra statue, bassorilievi, vasche, colonne, antichi capitelli, l’esplorazione delle terme è una sorpresa continua. Usciamo appena in tempo per l’appuntamento con Tom, che ci aspetta per la visita guidata a piedi di Bath. Dopo un breve excursus sulla cittadina e sull’abbazia, partiamo alla volta della collina, fino ad arrivare a The Circus e al Royal Crescent, probabilmente la zona più famosa del periodo georgiano in tutta l’Inghilterra: 30 case a schiera, disposte a semicerchio, in uno splendido stile elegante e sobrio. Davanti, un prato immenso e curatissimo – ovviamente all’inglese! – che degrada dolcemente verso il centro della città. Dopo le ultime curiosità su Jane Austen, che visse a Bath per un periodo della sua vita, e su altri illustri personaggi legati alla cittadina, Tom ci lascia la nostra ultima mezz’ora libera prima di ripartire, in modo da mangiare qualcosa al volo. Ci rifocilliamo in una piccola pasticceria e ci facciamo trovare puntuali davanti al pullmann. Dopo un’ora di viaggio arriviamo al centro visitatori di Stonehenge, dove saliamo a bordo della navetta che ci porterà proprio vicino ai megaliti.

stonehenge

Anche qui, la visita al sito è individuale, Tom ci ha consigliato di scaricare una app che ci farà da guida, ma noi siamo talmente intenti a fotografare le grandi pietre che non prendiamo in considerazione nient’altro. Il luogo è talmente unico che quando sei davanti a questi megaliti ti senti completamente fuori dal mondo, in un’altra realtà lontana. Le macchine scorrono sull’autostrada poco lontana, ma non sentiamo assolutamente niente, e anche gli altri turisti – e non sono pochi! – vagano in silenzio come noi sul sentiero che circonda il sito. Scattiamo un mare di foto, poi riprendiamo la navetta e torniamo al centro visitatori e al gift shop, dove è impossibile non acquistare nulla da portare a casa come ricordo di un sito tanto unico al mondo. Dopo aver visitato gli impressionanti megaliti in Normandia, Bretagna, Irlanda, Spagna e Portogallo, e aver ammirato la magia senza tempo del sito di Newgrange, vicino a Dublino, Stonehenge era la tessera mancante di un puzzle fatto di una storia misteriosa e affascinante, di grandi costruzioni che non hanno ancora smesso di affascinare dopo tanti millenni. Saliamo sul pullmann ormai stanchi dopo la lunga giornata, ma soddisfatti per quanto visto e ascoltato. L’escursione si è rivelata una scelta vincente per visitare due luoghi assolutamente magnifici, concentrando tutto in una giornata con l’aiuto di una guida preparata che ci ha divertito con storie, curiosità e battute dallo squisito “british humour”.

Siamo fortunati, il punto di arrivo viene fissato in Gloucester Road, da cui possiamo prendere la metro Piccadilly e scendere direttamente a pochi metri dall’hotel, in Russell Square.

Il tempo di darci una rinfrescata in camera e siamo pronti a scendere per cena al pub The Swan, proprio sotto l’hotel. Con 48 sterline, ceniamo discretamente a base di fish and chips, macaroni and cheese, patatine, due birre e un buon whiskey per Davide a fine pasto. Stanchissimi, caracolliamo in camera e ci addormentiamo soddisfatti per le meraviglie viste in questa giornata speciale.

Venerdì 11 agosto

cambio della guardia

La mattinata di oggi è dedicata al cuore di Londra. In programma abbiamo infatti alcune attrazioni “importanti”, che riguardano l’essenza stessa della città. Con la metro, raggiungiamo Saint James’ Palace (stupefacente, in tv non sembrava così grande… il palazzo è stata la residenza del principe Carlo fino alla sua incoronazione) e poi attraversiamo il grandioso viale The Mall fino all’entrata di Saint James’ Park, una meravigliosa oasi verde nel cuore della metropoli. Tantissimi scoiattoli si avvicinano in cerca di cibo, così come le meravigliose oche del lago al centro del parco. Dal ponticello sullo specchio d’acqua si vede già Buckingham Palace.

Ci sediamo su una panchina al fresco, poi però ci rendiamo conto che sempre più persone si dirigono verso il Palazzo. Il cambio della guardia è alle 11.30, siamo in anticipo di un’ora ma è meglio dirigerci verso la nostra meta per vedere il da farsi. Sotto il memoriale della Regina Vittoria, vediamo che le persone sono già stipate dietro le transenne su tutti i lati della piazza. Troviamo un posticino anche noi, proprio in prima fila, e aspettiamo di vedere cosa accadrà. Dopo pochi minuti, iniziamo a sentire le prime grancasse e i primi squilli di tromba. Poi ecco arrivare le prime squadre di guardie, dalle belle giubbe rosse e gli alti cappelli neri. La piazza si ferma con loro, siamo incantati dal cerimoniale e seguiamo tutto a bocca aperta. Dopo un intervallo piuttosto lungo in cui nessuno di noi si muove dalla propria posizione, dall’interno del cancello del Palazzo la banda delle guardie intrattiene il pubblico suonando alcune celebri melodie, da “Call me” alla colonna sonora di Star Wars, fino all’uscita delle squadre che devono lasciare il palazzo alle 11.30. E qui ricomincia il cerimoniale, con la marcia delle guardie oltre il cancello e oltre la piazza. Quando alla fine lasciamo la nostra postazione e ci dirigiamo di nuovo sul viale, facciamo appena in tempo a scattare qualche foto alle statue di Re Giorgio VI e di sua moglie, la Regina Elisabetta (madre di Elisabetta II) che ci ritroviamo davanti una squadra di guardie in marcia di nuovo verso Buckingham Palace. Con le loro belle giubbe rosse ci sfilano davanti a pochi centimetri, rigidi nelle loro file ordinatissime, e noi rimaniamo lì ad osservarli sorpresi e a scattare altre foto. C’è chi potrebbe trovare tutto questo ormai desueto, ma personalmente trovo queste tradizioni ancora maledettamente affascinanti e senza tempo, qualcosa di prezioso da mantenere al meglio. Dopo qualche altra foto al rilievo che ricorda i bombardamenti di Londra durante la Seconda Guerra Mondiale e la presenza della famiglia reale al fianco dei cittadini in quei terribili momenti di paura, riprendiamo il nostro cammino verso Horse Guards Road e Downing Street (dove ci fermiamo brevemente: l’accesso alla strada in cui vive il Primo Ministro britannico è chiaramente interdetto e sorvegliato da agenti armati fino ai denti), per poi arrivare davanti a quello spettacolo che è Westminster: sulla sinistra, il Big Ben e il Parlamento; sulla destra, la magnificenza dell’Abbazia di Westminster. Scattiamo un sacco di foto, anche alla statua di Churchill in mezzo alla piazza, poi ci spostiamo verso l’Abbazia (senza entrare) con una breve sosta al bookshop per l’acquisto – necessario! – della guida che racconta la storia di questo splendore architettonico. Ormai siamo affamati, Davide trova su Google le indicazioni per un ristorante italiano che non dovrebbe distare molto. Dopo una camminata di una decina di minuti, arriviamo al Mio Restaurant and Bar: con 44 sterline pranziamo piacevolmente con risotto ai funghi e gorgonzola, penne all’amatriciana, una porzione di tre minicannoli, una birra piccola, una bottiglia di acqua e un caffè. Il cameriere siciliano è simpaticissimo, e insieme ridiamo di una coppia di emigranti italiani che chiamano il pollo “gallino”.

Poco lontano dal ristorante, ci ritroviamo davanti ad un punto vendita di Oxfam, la famosa organizzazione no-profit: questo però è particolare, perché è dedicato solo ai libri. Mi fiondo dentro, e scovo – per una manciata di sterline – un libro fotografico sulla Regina Mary (la nonna di Elisabetta II) e uno su Dickie Mountbatten (zio di Carlo III, fu ucciso in un attentato dell’IRA). Davide trova un vinile d’epoca (ma tenuto benissimo) del Requiem di Verdi interpretato tragli altri anche da Pavarotti. Adoro le librerie, in particolare quelle dove – come in questo caso, si possono trovare delle perle preziose a cifre irrisorie facendo anche beneficienza. Rimarrei nella libreria fino a sera, ma con uno sforzo titanico mi accontento dei miei tesori e ci dirigiamo verso l’uscita. Da qui alla Cattedrale di Westminster ci sono dieci minuti di strada, e quando arriviamo davanti alla chiesa rimaniamo piuttosto spiazzati: ci aspettavamo una struttura simile a quella dell’Abbazia di Westminster, invece qui abbiamo uno stile completamente diverso. Cupole orientaleggianti, mattoni di colore rosso e soprattutto l’alta torre campanaria sono davvero qualcosa di inaspettato. L’interno, decorato con marmi e mosaici (davvero splendidi), ha pianta a croce latina, ed è dotato di tre navate, con transetto e diverse cappelle. Ci prendiamo qualche momento per scattare foto e ammirare i mosaici, la chiesa (di culto cattolico, non anglicano) è relativamente recente (la prima pietra venne nel 1895 e i lavori si protrassero sino al 1903) ma non manca assolutamente di fascino. Da qui alla fermata dell’autobus ci vogliono una decina di minuti. Al nostro arrivo, il bus a due piani numero 44 sta facendo salire gli ultimi passeggeri, e ci accodiamo dietro di loro. Dopo una corsa di una decina di minuti (con la nostra cara Visitor Oyster Card ovviamente valida anche per l’autobus), scendiamo a poca distanza dalla Battersea Power Station. Devo ammettere che non avevo mai sentito parlare di questo posto, è stato Davide a chiedermi espressamente di inserirlo come tappa nel nostro itinerario londinese. Pensavo fosse perché la costruzione compare sulla copertina di un disco dei Pink Floyd, e invece, quando arriviamo a destinazione, mi ritrovo davanti molto di più. Io sono esausta, ma Davide è inarrestabile. Lo lascio andare in esplorazione, mentre io mi impossesso di una comodissima poltrona-panchina e mi rilasso guardando i miei acquisti. Purtroppo non è più possibile accedere alla parte alta, quindi Davide prenota sul sito il suo biglietto per uno dei prossimi giorni (altra modifica del programma, ma non ci sono problemi – la flessibilità è tutto, nella vita) e riprendiamo la nostra strada di rientro verso l’hotel con la metro.

Per stasera, ho prenotato nuovamente al Pane Cunzato di Museum Street, dove spendiamo 51 sterline (con sconto 30% The Fork) per una porzione di parmigiana di melanzane (sempre il top), un filetto al pepe rosa, tagliatelle porcini e salsiccia di maiale dei Nebrodi, un cannolo al pistacchio, una bottiglia d’acqua e un caffè. Siamo abbastanza soddisfatti, e torniamo contenti in hotel per una bella dormita prima del nostro sabato in questa meravigliosa città.

Sabato 12 agosto

Ho riservato la mattina di oggi allo shopping, e lo shopping a Londra mi ispira due parole: Portobello Road! La tappa di stamattina è quindi il mercato di Portobello a Notting Hill, un quartiere che mi attira tantissimo sin dai tempi del mitico film con Hugh Grant. La metro Central ci porta dritti a Notting Hill Gate, alle porte del quartiere, che subito si rivela davvero affascinante con le sue casette basse dalle porte colorate. Appena arriviamo in Portobello Road, la nostra attenzione è subito calamitata dalle prime bancarelle del mercato di antiquariato, e davanti al primo negozio trovo su un tavolino un cannocchiale della marina militare inglese in una bella scatolina di legno, il regalo perfetto per mia madre. Paghiamo ma entriamo comunque nel negozio: ci sono migliaia di oggetti, tutti accatastati l’uno sull’altro, in un paradiso enorme fatto di meraviglie di altri tempi. Dall’omino Michelin alla Regina Vittoria, passando per Elvis Presley e la Regina Elisabetta II, il passato rivive ancora in questo bellissimo scrigno di tesori. Proseguiamo per la lunghissima Portobello Road, dove su entrambi i lati sono esposte mercanzie di ogni tipo – anche souvenir per turisti e cibo di strada, chi più ne ha più ne metta. Ad un certo punto, verso il fondo del mercato, in una strada laterale, tante bancarelle propongono pietanze provenienti da tutto il mondo. Purtroppo è ancora troppo presto per i nostri stomaci ancora sazi dalla colazione dell’hotel, ma è un gran peccato non far fare un viaggio alle nostre papille gustative, tra falafel e noodles, spaghetti alla carbonara e ravioli cinesi, passando per specialità vietnamiti e piatti sudamericani. Alla fine delle bancarelle del mercato facciamo dietrofront, ma dobbiamo subito fare i conti con la folla che nel frattempo ha invaso il quartiere. Per fortuna siamo arrivati presto! Facciamo una foto davanti alla porta blu resa celebre dal film “Notting Hill” (siamo un po’ delusi, in realtà non è neanche tanto in ordine, è scrostata in diversi punti e c’è una brutta scritta sopra) e ci infiliamo un momento in quella che un tempo era la libreria “Notting Hill Travel Bookshop”, e che ora è un banalissimo negozio di souvenir come mille altri a Londra. I tempi d’oro del film sembrano un po’ offuscati.

C’è talmente tanta ressa che è ormai impossibile riuscire a godersi Portobello Road Market. A fatica torniamo verso il punto di partenza, poi inizia anche a piovere. Decidiamo di cambiare il programma per il pomeriggio, avevamo in programma Hyde Park e Harrod’s ma optiamo per i giardini di Kensington Palace per vedere la statua in memoria di Diana. Prima, però, sarà meglio fermarsi per una pausa… su The Fork trovo un ristorante giapponese non troppo lontano, ma in pieno quartiere di Kensington, che confina con Notting Hill. Durante la passeggiata verso il ristorante Rika Moon, ci godiamo il nuovo mondo in cui siamo appena entrati. Qui le case sono ben diverse da quelle di Notting Hill, e il bianco delle alte facciate riverbera dappertutto con la sua sfarzosità. Davanti ad una delle case più belle, un tizio sta lavando una bellissima luxury car (forse una Lamborghini) con il suo furgoncino – a quanto pare qui ci si può anche permettere di farsi lavare l’auto a domicilio!

Al ristorante giapponese ci aspettano. La toilette è super lussuosa, c’è persino la tavoletta del wc riscaldata, e ogni ospite ha diritto ad un asciugamano personalizzato (altro che quelli di carta, usa e getta). Pranziamo discretamente con 31 sterline (con sconto 30% The Fork) a base di spiedini di manzo, una ciotola gigante (da condividere!) di riso piccante con gamberi e verdure giapponesi e due bottiglie d’acqua.

A poca distanza dal ristorante, in una chiesa scoviamo un mercatino dove si vendono vestiti usati – di marca – al chilo, a prezzi davvero stracciati. È piuttosto bizzarro vedere le rastrelliere colme di vestiti e decine di ragazzi che si provano gli abiti avendo un bell’abside decorato con l’Ultima Cena come sfondo!

Riprendiamo la metropolitana e scendiamo di fronte ai Kensington Gardens. La statua in memoria di Diana è stata posizionata davanti ad un laghetto, con tante ninfee e fiori colorati intorno. C’è silenzio, è quasi come se fosse tutto ovattato, un’oasi lontana dal mondo ad imperitura memoria della Principessa di Galles: un luogo che commuove, e che fa capire quanto i due figli la amassero – per ricordarla, hanno fatto costruire un posto che lei stessa avrebbe apprezzato moltissimo.

Ormai siamo sfiniti, e decidiamo di tornare in albergo per riposare un po’. Scendiamo dalla metro in Tottenham Court Road, un paio di fermate prima rispetto a quella dell’hotel, vorrei dare un’occhiata all’Oxfam Bookstore di Bloomsbury Street: non si sa mai che ci sia qualche altra perla! E infatti c’è, ma non posso spendere 30 sterline per un libro, anche se si tratta di un libro d’epoca scritto da Mrs. Crawford, la tata della Regina Elisabetta II e di sua sorella, la Principessa Margaret… Il libro si intitola The Little Princesses: The Intimate Story of HRH Princess Elizabeth and HRH Princess Margaret by Their Governess.

Senza approvazione da parte della Corona, il testo uscì lo stesso, alla fine degli anni Quaranta, quando le due principesse erano già abbastanza grandi. La ex tata (spinta dal marito) aveva così «monetizzato» la sua esperienza a corte, ma la regina e le principesse vissero questa pubblicazione come un profondo tradimento. Nulla però fu detto alla responsabile, che scoprì di aver perso i favori degli ex regali datori di lavoro soltanto a Natale, quando non si vide recapitare a casa la consueta cartolina d’auguri dal Palazzo. A quel punto, l’anno successivo, Marion Crawford lasciò il cottage in cui abitava e se ne tornò nella natìa Scozia, stabilendosi non lontano dal castello di Balmoral. Confidava in una riabilitazione, che non arrivò mai. Ogni estate vedeva sfilare le auto della royal family davanti a casa sua: eppure mai una volta, fino al giorno della sua morte, le “sue” bambine o altri membri della famiglia pensarono a farle un saluto. Il suo stesso nome fu definitivamente bandito da Buckingham Palace. Con la morte nel cuore, rimetto il libro nello scaffale, ma che sacrificio! La libreria è comunque molto bella, e i prezzi sono interessanti, anche se esco indenne senza comprare niente. Per un soffio, però.

Per cena, decidiamo di sperimentare il ristorante cinese proprio sotto l’hotel, il Master Wei Xi’an. È tutto pieno, non sono nemmeno le 19.30 e facciamo fatica a trovare un tavolo per noi due. Veniamo comunque fatti accomodare all’interno (fuori fa veramente troppo freddo!) e ci gustiamo la nostra prima cena veramente cinese. Sì, perché qui il cibo non è neanche lontanamente simile ai sapori cinesi che abbiamo sperimentato in Italia. Gli involtini primavera sono l’unica cosa che conosciamo, quindi ci lanciamo all’avventura provando le tagliatelle (che poi sono larghe come pappardelle) biang biang con manzo e verdure. Davide le assaggia nella ricetta originale, piccante, per me il cameriere si offre di chiedere che non venga aggiunto niente di “spicy”. I noodles biang biang sono davvero ottimi, ci vengono serviti in due grandi ciotole colorate che noi provvediamo a spazzolare via con appetito. Poi proviamo anche gli involtini primavera con carne di pollo, che sono fritti molto bene e non sono per niente unti. Con due pinte di birra chiara Cobra alla spina, il conto è di 54 sterline, ma ci ripromettiamo di tornare ancora qui per assaggiare altri piatti. Ormai siamo lanciatissimi! Dopo cena, la temperatura fuori è piuttosto bassina, meglio rientrare in camera per un buon sonno ristoratore. Quella di domani sarà una giornata molto importante, specialmente per me!

Domenica 13 agosto

downton abbey

Sveglia presto e gambe in spalla! Colazione al volo, taxi, pronti e via… dobbiamo essere alla Victoria Coach Station alle 8.00 per partecipare all’escursione che ho tanto sognato: Oxford e i luoghi in cui è stata girata la serie tv Downton Abbey, ossia il villaggio inglese di Bampton e il castello di Highclere. Stamattina la mia fidata app Free Now ha deciso di non collaborare, non c’è verso di trovare un rider libero. Sperimento la seconda app, scaricata al nostro arrivo a Londra qualche giorno fa. In effetti, Bolt trova un autista nel giro di pochi minuti, e con poco più di 12 sterline Peter ci lascia davanti alla stazione dei pullmann.

Qui raggiungiamo il gate indicato sui nostri biglietti e alle 8.00 la nostra guida ZoZo ci fa salire su un bel pullmann a due piani della Premium Tours. Raggiungiamo il piano superiore per goderci al meglio tutto il viaggio, che comincia puntuale mentre ZoZo ci parla del programma della giornata e inizia a raccontarci qualche curiosità di Londra e di ciò che stiamo vedendo mentre usciamo dalla città. Passiamo davanti ad Harrod’s, al Museo di Storia Naturale, e a tantissime altre realtà che la nostra guida ci svela chilometro dopo chilometro. In poco meno di due ore arriviamo ad Oxford. Scendiamo alle porte del centro, e con ZoZo iniziamo la nostra passeggiata alla scoperta della famosa cittadina universitaria inglese. La nostra guida, molto preparata soprattutto per quanto riguarda la storia inglese e i Tudor, ci racconta di Cranmer, l’arcivescovo che proprio qui ad Oxford venne fatto ardere vivo da Maria La Sanguinaria. Con ZoZo, torniamo indietro nel tempo mentre oltrepassiamo i cancelli delle più antiche università d’Inghilterra, realizzate nel tipico stile gotico inglese, diverso da quello a cui siamo abituati se pensiamo alle cattedrali del Nord Europa che abbiamo visitato in passato. Non entriamo dentro a nessuno dei college di Oxford, è sufficiente anche solo sostare qualche minuto nei cortili per godere dello splendore di questi meravigliosi edifici. Poco prima che si metta a piovere, facciamo in tempo a vedere l’esterno della Radcliffe Camera, il simbolo per eccellenza della città nonché uno dei palazzi più fotografati. La biblioteca, progettata in stile neoclassico, venne costruita nel Settecento come sede della Radcliffe Science Library, e al suo interno ospita una vasta sala lettura, che – grazie alla struttura circolare dell’edificio, è costantemente illuminata dalla luce del giorno.

ZoZo ci lascia un’ora libera per pranzare e fare un giro prima di ripartire per Bampton. Piove, pub e ristoranti non sono ancora aperti (sono circa le 10.50 del mattino) e non sappiamo bene dove andare. Ci rifugiamo in qualche negozietto di souvenir in attesa che smetta di piovere, tentiamo di andare in bagno alla libreria Waterstones ma scopriamo che i servizi sono misteriosamente bloccati dall’interno e il personale non riesce ad aprire la porta. Siamo quasi arrivati nella zona in cui il pullmann ci attende, quando troviamo un locale aperto: consumiamo un brunch veloce a base di pancake e pain au chocolat, andiamo alla toilette e poi ci avviamo verso il pullmann. A nemmeno dieci metri dal punto di incontro, ecco una libreria di libri usati! Entro al volo mentre già vediamo ZoZo davanti a noi, e arraffo una guida di Oxford per sole 3 sterline. Saliamo sul pullmann di corsa, pensavamo di essere quasi in ritardo ma scopriamo che manca la quarantanovesima passeggera, che arriva con molta calma dopo qualche telefonata da parte di ZoZo per rintracciarla. Lasciamo Oxford mentre ZoZo ci mostra le ultime chicche della cittadina, come il pub preferito da Tolkien e Lewis (autori rispettivamente de “Il Signore degli Anelli” e “Le Cronache di Narnia”), il The Eagle and Child, temporaneamente chiuso.

La cittadina di Bampton, nella bellissima zona dei Cotswolds, dista da Oxford poco meno di un’ora. Appena scesi dal pullmann, ZoZo ci accompagna verso la chiesa, che subito ci riporta nella serie tv Downton Abbey e alle tante scene girate dentro e fuori l’antica struttura di pietra. Sembra di essere in un sogno, non avrei mai pensato di poter vedere dal vivo i luoghi dove sono state effettuate le riprese della mia serie preferita! Fuori, sono riconoscibili anche l’ufficio postale e il pub Grantham Arms, che sono stati ricreati all’interno di case private. Dentro a quello che nel film è l’ospedale del villaggio di Downton Abbey, c’è un piccolo negozio di souvenir “artigianali” proposti dall’amministrazione locale per celebrare le riprese del film. Acquisto un piccolo libriccino che raccoglie tante foto del dietro le quinte della serie tv a Bampton, questa è un’occasione più unica che rara!

Il tempo di comprare qualche pacchetto di biscotti al supermercato e siamo pronti per ripartire. Stavolta la destinazione è quella che tanto aspettavo: Highclere Castle, dove sono state girate le scene che vedono protagonista la famiglia Crawley, ossia quella del Conte e della Contessa di Grantham. Penso che ZoZo perscepisca la smania della maggior parte dei passeggeri (dovrei dire forse delle passeggere, i mariti sembra abbiano più un ruolo di accompagnatori) quando siamo ormai vicini al castello, e quando varchiamo il cancello esterno fa partire la musica dei titoli di coda di Downton Abbey. L’eccitazione è alle stelle, e quando vedo sbucare Highclere Castle in mezzo a quei meravigliosi ed immensi prati verdi quasi mi viene un infarto! È bello, bellissimo, meraviglioso. In tv l’esterno sembra forse più grande, ma appena entriamo – dopo una ordinatissima coda gestita da un “maggiordomo” dai meravigliosi modi (un erede di Carson?), lo splendore si apre davanti ai nostri occhi.

Non so veramente dove guardare. Appena varcata la porta, quasi mi metto ad urlare – in effetti una signora mi guarda, si mette a ridere e mi dà il benvenuto “a Downton Abbey”.

Davanti alla porta di ingresso si vede già il grande salone con il camino, ma il percorso comincia dalla biblioteca sulla sinistra. Altro infarto. Pare di essere dentro alla serie, mi sembra che da un momento all’altro possa spuntare il Conte di Grantham mentre chiacchiera con la Contessa Madre. La biblioteca non è grandissima, ma è molto elegante e l’atmosfera è calda, proprio da vecchia Inghilterra georgiana. Proseguiamo con il percorso obbligatorio, in fila, e quasi in silenzio o comunque solamente bisbigliando (per non disturbare chi?). Il mio è quasi un silenzio religioso, intervallato da qualche sussulto di sorpresa quando mi ritrovo in qualche stanza vista in tv. Saliamo le scale, e quel corridoio che conduce alle stanze della famiglia nobiliare è più che familiare, ai miei occhi. La stanza più bella è quella che nel film apparteneva a Cora, la Contessa di Grantham, ma devo dire che anche le stanze di Edith e Sybil (nel film sono rispettivamente la seconda e la terza figlia del Conte) sono eleganti anche se più piccole. Dopo le camere da letto, si arriva inevitabilmente alla celebre balconata che dà sul salone principale: un tripudio di splendore, un tuffo in un passato che per fortuna possiamo ancora vivere, al di là del successo della serie tv. Le origini della tenuta risalgono infatti a quasi 1300 anni fa: costruito sulle fondamenta di un palazzo medievale appartenuto ai vescovi di Winchester, proprietari della tenuta per otto secoli, nel 1692 fu donato come regalo di nozze da Robert Sawyer a sua figlia, Margaret, che sposò l’ottavo conte di Pembroke. Il figlio di Margaret ereditò Highclere e contribuì allo splendore della tenuta creando un giardino florido e rigoglioso, di 400 ettari, in cui è possibile passeggiare ancora oggi. Nel soggiorno principale, quello su cui si affaccia la celebre – e meravigliosa – balconata, sono conservati alcuni dipinti di Reynolds e Van Dyck. Come poi confermato da ZoZo, le spese per la manutenzione della tenuta sono particolarmente elevate, e la serie tv ha davvero salvato Highclere Castle dalla rovina.

Purtroppo non sono più in tempo ad accedere (con biglietto da acquistare a parte) alla mostra dedicata agli oggetti della tomba di Tutankhamon, alla cui scoperta contribuì (economicamente) il quinto Conte di Carnarvon. La moglie del Conte, dopo la tragica e misteriosa scomparsa del marito in Egitto, vendette parte dei reperti rinvenuti al Metropolitan Museum di New York ma ne nascose molti negli armadi del castello fino a quando non furono riscoperti dalla famiglia Carnarvon nel 1987, che allestì una mostra egizia nella Discovery Gallery, nelle cantine del castello. Pazienza, mi consolo con il negozio di souvenir del castello, dove è facilissimo uscire con qualcosa (altrochè… ci ho lasciato 30 sterline, tra cartoline, un libro sulla scoperta della tomba di Tutankhamon, un magnete, un calendario e una bellissima shopper di tela!).

Fuori, Davide mi aspetta sul prato davanti al castello, in quello sterminato giardino che ti fa provare un tuffo al cuore ad ogni battito di ciglia. Poco lontano, sulla destra, la cosiddetta “panchina di Mary”, che offre una vista meravigliosa e tipicamente inglese. Più in là il bellissimo tempietto in stile greco “chiude” in qualche modo il paesaggio della tenuta. Per fortuna ho portato con me il mio fido (e nuovo) bastone per selfie: non potrei lasciare “la mia Downton” senza quel centinaio di foto da scattare ad imperitura memoria di questo pomeriggio indimenticabile!

Persino Davide, che non è un fan della serie tv, è totalmente conquistato dal luogo in cui abbiamo trascorso le ultime due ore. Il castello e il parco sono davvero al di fuori del tempo, qualcosa che non abbiamo mai visto in vita nostra e che sicuramente non dimenticheremo facilmente.

ZoZo ci aspetta al pullmann, a cui arrivo ascoltando sullo smartphone la sigla della serie tv (Davide ne ha fatto la colonna sonora del reel che ha postato su Instagram: Downton Abbey ha conquistato anche lui!). Riprendiamo i nostri posti dopo aver ricevuto un libro a testa, gentilmente omaggiato dalla Contessa di Carnarvon ai visitatori. Un bellissimo (e costoso!) regalo che custodirò gelosamente tra i ricordi più belli dei nostri viaggi.

Siamo di ritorno a Londra dopo un paio d’ore, salutiamo ZoZo in Gloucester Road e, con la nostra metro Piccadilly, scendiamo a Covent Garden. Avevo già prenotato per stasera un tavolo per due al pub The white lion, avevamo mangiato bene qui all’inizio della nostra vacanza e mi è sembrata una bella idea ritornarci dopo l’escursione di oggi. Il pub non tradisce le nostre aspettative: ceniamo molto bene con 56 sterline a base di macaroni and cheese al forno con pane all’aglio, un hamburger grandissimo e tre pinte di birra. Facciamo due passi fino al centro di Covent Garden, dove un giovane cantante italiano sta intrattendendo il pubblico con la sua chitarra. Rimaniamo per un po’ ad ascoltarlo, poi piano piano rientriamo in hotel con una passeggiata di poco più di un chilometro.

In hotel, ci addormentiamo con ancora negli occhi lo splendore di Highclere Castle.

Lunedì 14 agosto

Stamattina possiamo fare colazione con calma, ho prenotato l’ingresso alla Torre di Londra per le 10.30 e c’è tutto il tempo per arrivarci senza fretta. Con un cambio di metro, arriviamo di fronte alla Torre di Londra in meno di quaranta minuti. Grazie ai biglietti che ho acquistato da casa (67 sterline per due adulti), non facciamo nessuna fila ed entriamo anche se siamo in anticipo. Sta iniziando a piovere, e decidiamo di andare subito a vedere i Gioielli della Corona. È un peccato che non si possano fare foto, anche se è talmente grande lo stupore di vedere tali meraviglie che difficilmente riuscirei a guardare i gioielli e a concentrarmi sugli scatti. L’esposizione è molto ben organizzata anche dal punto di vista scenografico: siamo al buio, l’illuminazione proviene solamente dalla proiezione dei video girati in occasione dell’incoronazione della Regina Elisabetta II nel 1953 e dalle luci dirette sopra gli oggetti nelle teche. E che oggetti. Speroni, spade, globi, scettri, corone, mantelli, anelli, diamanti, posate, mestoli, catini, piatti, bicchieri, calici, qui tutto luccica, tutto è sfavillante. Se non è oro, sono pietre preziose. Un tappeto mobile conduce il visitatore in un brevissimo e lento viaggio davanti alle corone che i sovrani d’Inghilterra hanno indossato durante la lunga storia di questo paese. Il mantello che Carlo ha indossato il 6 maggio 2023 è qualcosa di indimenticabile, così come la spada con il suo fodero, l’anello e gli scettri. Anche la piccola corona che la regina Vittoria volle realizzata per sostenere meglio il suo velo da vedova del suo adorato Principe Alberto fa bella mostra di sé in questa esposizione davvero unica al mondo.

Usciamo all’aperto, per fortuna ha smesso di piovere. Dopo una foto insieme ad uno yeoman, una delle guardie della Torre, esploriamo ciò che abbiamo intorno a noi. La bella Torre Bianca è maestosa, ma salire centinaia di gradini per vedere delle armature non è nelle nostre intenzioni, quindi passiamo oltre. Trovo il prato in cui furono giustiziate prima Anna Bolena e poi Jane Grey, andiamo a vedere la Bloody Tower (anche se l’interno è davvero un po’ troppo restaurata… rimane davvero poco dell’atmosfera che si doveva vivere qui dentro) e le due piccole mostre sull’imprigionamento e la tortura al tempo in cui, per più di 900 anni, la Torre di Londra fu sinonimo di terrore, dove i prigionieri vivevano in condizioni orribili, torturati prima di essere giustiziati all’interno della Torre stessa (per scongiurare disordini civili) o nella vicina Tower Hill (Collina della Torre).

Mentre Davide cerca le toilette, ne approfitto per andare a vedere i famosi corvi, gli abitanti più famosi della torre di Londra. Secondo una leggenda, se i corvi scomparissero si distruggerebbe la torre e con lei l’intero regno. Per evitare tale catastrofe, uno dei guardiani della torre, conosciuto come Ravenmaster (Maestro dei Corvi), si prende cura dei corvi anche amputando loro le ali per evitare che scappino.

Il bookshop è davvero molto invitante, e non posso non uscire con un bellissimo libro fotografico (in offerta a 10 sterline!) sulla Regina Elisabetta II. Raggiungo Davide verso l’uscita, e ci troviamo davanti il meraviglioso panorama offerto dal Tower Bridge, imponente e affascinante anche sotto un cielo grigio che minaccia pioggia da un momento all’altro. E infatti poco dopo iniziano a cadere le prime gocce.

Ma niente ci scoraggia. Scattiamo un po’ di foto prima che il cielo si scateni del tutto, poi prendiamo la metro e scendiamo solo dopo 13 fermate, a Notting Hill Gate. Il pranzo di oggi è il risultato di una proposta a sorpresa di Davide. Quando domenica abbiamo visitato il mercato di Portobello, avevo notato un’insegna piuttosto bizzarra, quella dell’Osteria Romana “Ci tua!”, di cui avevo comunque già letto qualcosa su Facebook prima di partire per Londra. Mi ero detta dispiaciuta di non poter pranzare là, perché il tutto faceva presupporre una vera cucina italiana, e allora Davide ha proposto di fare un’incursione a pranzo. Detto, fatto. Ho prenotato con The Fork per avere uno sconticino (in questo caso del 20%), e siamo arrivati qui direttamente dalla Torre di Londra dopo un bel viaggetto in metropolitana con le nostre Visitor Oyster Card (per inciso: non importa quanto dura il viaggio, o quanti chilometri si percorrono in metro. Il prezzo sarà sempre quello, ossia 4.90 sterline. Con il nostro abbonamento ricaricabile, abbiamo pagato ogni corsa tra le 2.50 e le 2.80 sterline, ossia all’incirca la metà del prezzo del biglietto ordinario). Arriviamo un po’ in anticipo, ma Silvia, con il suo bellissimo accento naturale italiano, ci fa accomodare non appena entriamo nel ristorante. Ci sediamo nella saletta esterna e ordiniamo una porzione di polipetti alla Luciana, la focaccia bianca al rosmarino per fare la scarpetta con il sugo al pomodoro dei polipetti, spaghetti alla carbonara e tonnarelli cacio e pepe. Con due bottiglie d’acqua spendiamo 54 sterline (sconto 20% The Fork incluso), ma siamo più che soddisfatti della scelta. La pasta era davvero come se fossimo a Roma. Anche i polipetti erano cucinati a mestiere, con una salsa di pomodoro non acida e delle gustosissime olive nere. Il servizio di Silvia e Mattia è stato puntuale ed amichevole, non potevamo davvero trovarci meglio di così!

All’uscita, facciamo una veloce incursione nella libreria Oxfam di Notting Hill, che dista davvero pochissimo dal ristorante e che non avevo visto domenica a causa della ressa di persone. Oggi Notting Hill è quasi vuoto, non c’è il mercatino dell’antiquariato ed è molto più vivibile, anche se si sente che manca qualcosa. La libreria è carina, la commessa alla cassa canta a squarciagola una bella canzone dei Beatles che sta passando alla radio, noi curiosiamo negli scaffali… e per fortuna non troviamo niente di interessante! Inizio a preoccuparmi del peso della valigia al ritorno…

Tornando verso la fermata della metropolitana, ci perdiamo dentro ad un paio di negozietti per acquistare qualche regalino per gli amici. Trovo anche un’altra libreria che vende libri usati, ma qui i prezzi sono molto diversi da quelli proposti da Oxfam, anche se l’atmosfera è sempre affascinante. Fantastico il cartello in bella vista che afferma che ci vorrebbero “Bookshops, not bombs”, librerie e non bombe. Una grande verità. Dato che sta ricominciando a piovere seriamente, propongo a Davide un nuovo cambio di programma. E se andassimo da Harrod’s? Modifica accettata, riprendiamo la metro per un altro lungo tragitto, facciamo un cambio di linea e arriviamo davanti al tempio dello shopping londinese in poco più di mezz’ora.

Sin da subito, questi grandi magazzini ci parlano di lusso, di sfarzo. Quando entriamo, ci si parano davanti centinaia di gioielli, orologi e borse dei più blasonati brand del mondo. Da Tag Heuer, se non altro, il consulente alla vendita (chiamarlo “commesso” o “addetto alla vendita” mi pare riduttivo, come minimo ha un master ad Oxford) è simpatico e – nonostante abbia capito sin da subito che non acquisteremo nessuno dei suoi orologi con prezzo minimo di 3.000 sterline – chiacchiera amabilmente con noi, raccontandoci della sua vita nella natia Hong Kong. Voglio assolutamente andare a vedere le Food Halls, ne ho un vago ricordo (molto positivo) risalente al 2003 e sono curiosissima di passarle in rassegna ancora una volta, dopo vent’anni. La mia memoria non ha fatto cilecca: qui tutto è ancora più bello di quanto ricordassi, ci sono leccornie in ogni dove. Dalle tartine con salmone, gamberetti e caviale alle torte di pasticceria, dalle braciole di carne alle cheesecake all’americana, passando per una sfilza di confezioni di bustine di tè e un reparto formaggi che farebbe letteralmente svenire Topo Gigio. E poi ancora il reparto panetteria, la pescheria, poi la rosticceria, il tartufo, i biscotti, il reparto caffè con miscele provenienti da tutto il mondo… qui è il paradiso dei gourmet! Compriamo qualche regalino e prendiamo l’ascensore (lussuosissimo!) per andare a vedere il reparto Tecnologia al quinto piano. Ma prima di arrivarci dobbiamo oltrepassare il reparto calzature, dove stuoli di ricche donne arabe sono intente a provarsi gli ultimi modelli di Manolo Blahnik incuranti del fatto che sia piuttosto difficile notare cosa indossano sotto le loro lunghe e ingombranti vesti. Dopo il “Paradiso delle Scarpe” arriviamo in quello della Tecnologia: un pianoforte suona da solo (si vedono i tasti abbassarsi automaticamente, senza che nessun pianista li pigi o spinga sui pedali dello strumento), poco più avanti un iPhone in oro 24 carati da 17.000 sterline fa bella mostra di sé in una vetrina, e mille altre diavolerie super costosissime sono esposte in uno spazio che sembra non finire mai. Porto via un affascinatissimo Davide e scendiamo al piano terra, dove ci accolgono il reparto dei vini (quanto champagne!) e quello dei sigari, per poi arrivare – finalmente! – a quello dei libri. E che libri! Non solo romanzi, ma tantissimi libri che qui rientrano sotto la categoria “Luxury Books & Limited Editions”. Non guardo nemmeno i prezzi, altrimenti svengo… Un intero scaffale è dedicato ai libri fotografici sui Windsor, stavolta è Davide a trascinarmi via prima che qualcuno si faccia male (la carta di credito e la valigia). Ormai siamo stravolti, questi grandi magazzini sono enormi!

Riprendiamo la metro e con la linea Piccadilly scendiamo direttamente in Russell Square. Ricarichiamo le Oyster Card di 5 sterline in modo che bastino per la giornata di domani e che non avanzi molto credito. In ogni stazione della metro è facile controllare il credito sulla carta ed eventualmente ricaricarla (con carta di credito o bancomat è particolarmente facile e veloce). Lungo il tragitto a piedi verso l’hotel, io mi fermo a comprare qualche souvenir e a prenotare il tavolo per stasera per cena.

In camera ci riposiamo un po’, e poi scendiamo a mangiare al nostro fido ristorante cinese Master Wei Xi’An. Stasera Davide si lancia un po’ su alcuni piatti troppo piccanti (orecchie di maiale e noodles con agnello), io invece sono molto soddisfatta con il mio semplice riso con uova e degli ottimi noodles alla piastra con manzo. Con le nostre solite due pinte di birra Cobra, il conto è di 53 sterline.

Ho già prenotato sul sito del ristorante per domani sera, per la nostra ultima cena a Londra… abbiamo già la nostalgia, il ritorno a casa ormai è tristemente vicino.

Martedì 15 agosto

Il nostro Ferragosto quest’anno sarà all’insegna della scoperta. Il pomeriggio è ancora da definire (ma ho un paio di idee che mi frullano per la testa), mentre la mattinata sarà dedicata alla Battersea Power Station. L’altro giorno Davide non ha fatto in tempo a salire sulla ciminiera, e ha prenotato il suo biglietto (23 sterline) per stamattina. Io lo aspetterò esplorando i dintorni, sicuramente non mi annoierò! Prendiamo la metro Northern in Tottenham Court Road, a meno di un chilometro di marcia dall’hotel. Il treno si ferma proprio alla Battersea Power Station, e quando usciamo dalla stazione un bellissimo cielo azzurro sembra darci il benvenuto alla scoperta di questo luogo che sa di tecnologia, innovazione e futuro.

La Battersea Power Station è stata la prima di una serie di centrali a carbone installate in Inghilterra in seguito all’introduzione della rete elettrica nazionale. Costruita tra il 1929 e il 1935, per 50 anni ha generato fino a un quinto dell’elettricità necessaria per Londra, prima di chiudere i battenti nel 1983. La sua silhouette – inconfondibile – è stata a lungo un elemento di spicco nello skyline di Londra, diventando un’icona culturale che ha fatto da sfondo a film e copertine di dischi, come quella dell’album Animals dei Pink Floyd. Dopo la chiusura, la centrale è passata attraverso un lungo e travagliato progetto di restauro che l’ha portata a diventare un centro multifunzionale con 250 negozi, ristoranti, il nuovo Apple Campus di 46.000 mq, spazi per il benessere, il tempo libero e la cultura, il primo Art’otel londinese con 60 camere, nonché più di 250 residenze e un ascensore panoramico in vetro che sale all’interno di una delle ciminiere (quello che Davide ha visitato, e da cui è uscito entusiasta). Il quartiere è ad energia a zero (uso intelligente di fonti rinnovabili), basato su rigorosi principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. La presenza visiva delle ciminiere non solo segnala la nuova area, ma anche l’impegno di una città moderna e avanzata come Londra verso innovazione e sostenibilità – ed è qui che ho capito che di città come questa ne servirebbero di più, o se non altro dovremmo imparare tanto da esempi così.

Una cosa che qui è forse più visibile che in altre zone della città è la totale assenza di barriere architettoniche. In questo nuovissimo quartiere, in cui sono stati spesi milioni di sterline per progetti atti a far vivere meglio tutti, non c’è un luogo dove una persona diversamente abile non possa andare: scivoli, ascensori, scale mobili, tutto è – come deve essere – alla portata di tutti. La stessa logica la si può trovare anche in tanti altri luoghi di Londra che abbiamo visitato, e che sono accessibili davvero a tutti grazie a piccoli e grandi accorgimenti che anche in Italia dovremo prevedere. Tante volte, in questi giorni, ho pensato alla mia amica Simona, che qui a Londra avrebbe potuto esplorare di tutto e di più insieme a me, senza nessun problema, senza sentirsi in difficoltà, senza fare mai fatica.

Mentre Davide intraprende la sua salita nella ciminiera, io esploro i dintorni. Nel centro commerciale, il ristorante di Gordon Ramsey propone – tra alcuni piatti alla fin fine anche economici – il suo famoso filetto alla Wellington a 110 sterline (ma è un piatto consigliato per due persone). Prima o poi torneremo qui e lo assaggeremo, è una promessa che mi faccio e che poi ripeto a Davide!

Tra i tanti negozi , non posso ovviamente non fermarmi nella bellissima libreria che occupa una discreta superficie del piano terreno. Tanti libri su Londra, una bella sezione di arte, ma soprattutto un’ottima selezione di libri di architettura. Compro gli ultimi regali con Davide, che nel frattempo mi ha raggiunta, poi scegliamo il “Noci” per il pranzo. È un ristorante italiano a pochi metri dagli spazi di Gordon Ramsey, ma mi ha colpito perché nel menù propone i paccheri alla genovese, che si riveleranno effettivamente un’ottima scelta (conto di 37 sterline con i due piatti di pasta e una birra piccola alla spina. Acqua potabile del rubinetto messa a disposizione gratis come già visto in Francia).

Approfittiamo delle toilette super pulitissime del centro commerciale prima di uscire e riprendere la metro. Per il pomeriggio ho pensato che sarebbe carino fare un salto a Camden Town, un quartiere un po’ “alternativo” di cui ho sentito parlare bene. Mentre camminiamo verso la stazione della metropolitana, notiamo che ci sono addetti per la rimozione delle ragnatele dai lampioni e persino chi – munito di pinza, raccoglie una cartaccia per volta dal marciapiede (non che ci siano comunque molte cartacce in giro…). Appena fuori dalla metropolitana, una ragazza sta piantando nuove piante e fiori in una nuova aiuola comunale. Sembra di essere in un altro mondo, non abbiamo mai visto tanta cura!

Stiamo per entrare nella hall della stazione della metro, quando due ragazzi ci offrono dei campioni di gelato vegano che stanno distribuendo a tutti per farli assaggiare. Non male, come novità sul mercato, e soprattutto un dessert ci voleva proprio! Prendiamo la metro Northern che parte proprio da qui, e dopo una decina di fermate scendiamo a Camden Town.

E qui ecco un altro nuovo, divertente e sorprendente mondo. Siamo atterrati negli anni Settanta – Ottanta, qui è tutto un negozio di tatuaggi, piercing, abbigliamento per punk e metallari. E’ tutto un gran casino, c’è tanta gente e tanta musica nell’aria, sembra di essere in un piccolo villaggio lontano da tutti. Facciamo un giretto al mercato di Camden Lock, con tanti banchetti di prodotti fatti a mano. Ci spostiamo verso la diga, e passiamo in mezzo a chioschi di cibo da strada. Un anziano signore ci porge due bicchierini di spremuta del suo grande carico di arance (altro omaggio molto gradito!). C’è un bel ponticello sul canale, e un salice piangente che stride un po’ con la confusione che c’è qui attorno.

Passiamo qualche minuto a guardare l’apertura e la chiusura della diga sul canale, se non fosse per la folla mi ricorderebbe le atmosfere un po’ cupe di un vecchio romanzo giallo in cui il Commissario Maigret indagava proprio su una chiusa. Tornando verso la metro, ci fermiamo nella prima e unica edicola (newsagent) che abbiamo visto a Londra sin dal nostro arrivo. Non si può non acquistare due belle riviste (una su William e Harry per me, una sulle auto d’epoca per Davide), usciamo contenti con i nostri acquisti. Con un cambio di linea, la metro ci riporta in Tottenham Court Road. Io finisco di acquistare gli ultimi regali, poi raggiungo Davide in camera per riposarci un po’ prima della nostra ultima cena al Master Wei Xi’An. Spendiamo 60 sterline per un’ottima cena a base di costine di maiale e e calamari fritti sale e pepe, tagliatelle biang biang piccanti con manzo, noodles alla piastra con manzo, e due pinte di birra Cobra. Facciamo l’ultima passeggiata fino al British Museum chiuso, e gli sussurriamo un arrivederci. Domani dovremo rientrare in Italia, siamo tristi ma anche molto felici per i giorni che abbiamo trascorso in questa bellissima città.

Mercoledì 16 agosto

Partiamo dall’hotel poco dopo le 9.00. Il rider di Free Now ci lascia alla stazione di Liverpool Street per poco meno di 12 sterline aiutandoci a scaricare i nostri pesanti bagagli. Saliamo a bordo del treno per l’aeroporto di Stansted che parte puntualissimo alle 10.10. Il viaggio è reso ancora più piacevole dalla chiacchierata con tre francesi (nonna, madre e nipote) anche loro reduci da una vacanza a Londra e piacevolmente sorprese dalla città (un po’ meno dal cibo inglese).

Arrivati in aeroporto, abbiamo appena il tempo di far imbarcare le valigie, passare i controlli di sicurezza e attraversare l’area commerciale duty free per poi arrivare al gate che apre appena dopo l’assegnazione del relativo numero. Saliamo velocemente sull’aereo che parte con un leggero ritardo, ci fa ballonzolare con una brutta turbolenza ma che atterra a Bergamo puntuale, alle 16.15. Dopo il ritiro dei bagagli, partiamo per Parma con la nostra auto.

Nel cuore, nella mente e negli occhi avremo ancora per un bel po’ i luoghi bellissimi che abbiamo visitato, i momenti felici che abbiamo vissuto e la certezza che questo non sarà un addio, a Londra, ma un arrivederci. Perchè come fai a dire addio ad una città così? L’aggettivo che meglio la descrive è “sorprendente”, non puoi non amarla, non puoi stancarti di lei.

Goodbye, London, see you soon.

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cambio della guardia

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downton abbey



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