Napoli e Ischia in otto giorni

Prima a Napoli per cultura, poi a Ischia per le terme
Scritto da: farewell
napoli e ischia in otto giorni
Partenza il: 26/08/2012
Ritorno il: 03/09/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Quest’anno io e la mia famiglia (Monica, Federico 20 anni e Davide 12) abbiamo deciso di trascorrere 4 giorni di vacanza a Napoli e 4 giorni ad Ischia.

Partenza 26 agosto con volo Easyjet alle 7 circa da Milano Malpensa e ritorno il giorno 3 settembre alle 21,30 circa.

Si parte dunque domenica 26 agosto con un’alzataccia memorabile alle 3,45 circa da casa e partenza con ritardo di circa 30 minuti da Malpensa. Arrivati a Napoli, con l’Alibus arriviamo in centro presso il molo Beverello e ci avviamo al Bovio Suites Hotel in piazza Bovio, centralissima, comodissima e, per la nostra esperienza, tranquillissima.

Dopo avere preso possesso della nostra camera e depositato i bagagli ci incamminiamo alla scoperta della città, non prima di avere addentato la prima di una lunga serie di sfogliatelle nel bar sotto casa.

Caffè, sfogliatelle e babà… a Napoli vivrei di questo…

Ci incamminiamo per il centro e cioè “Spaccanapoli” e vie limitrofe, partendo dalla bella Piazza del Gesù Nuovo. Dopo la visita della Chiesa e aver ammirato la bella facciata diamantata, già riprodotta sulle vecchie banconote da diecimila lire, ci dirigiamo al vicino Monastero S. Chiara: bella la chiesa ricostruita dopo un incendio nello stesso stile gotico, interessante il museo, ma assolutamente imperdibile il fantastico Chiostro ricoperto dalle piastrelle maiolicate. L’atmosfera che si respira nel chiostro è, come suol dirsi, d’altri tempi, calma e tranquillità sono garantite dalla bellissima struttura e dalle piante che fanno da sfondo alle colonne e ai sedili riscoperti dalle coloratissime maioliche. Una vera oasi nel clamore di una città come Napoli. A dire il vero, avevamo già notato che non è che ci fosse tutto sto caos per le strade di solito affollate e vocianti dei decumani inferiore e superiore, cioè le vie che attraversano parallele e diritte, tutto il centro storico. Sembrava quasi di non essere nel centro di Napoli: negozi chiusi, niente macchine o motorini, pochi turisti che si aggiravano un po’ spaesati come noi alla ricerca di un posto dove mangiare. In effetti, ci racconta la brava impiegata dell’ufficio turistico che si trova proprio in Piazza del Gesù Nuovo, che in questa domenica di fine agosto, molti negozi sono ancora chiusi per ferie e che riapriranno solo l’indomani e se vogliamo andare a mangiare dobbiamo uscire e andare verso via Toledo. Ci consiglia la Trattoria “al 22”, al limite dei “quartieri spagnoli” di cui avevamo sentito parlare come di una tipica locanda napoletana. Purtroppo è chiusa (e sarà chiusa per tutto il tempo che restiamo a Napoli) ed allora ci fermiamo in un’altra trattoria dove finalmente assaggiamo la cucina napoletana, con i suoi fritti e la sua pasta.

Dopo pranzo, stanchi per la levataccia mattutina, torniamo all’albergo per riposare due orette e prepararci per la serata.

Così verso le 18, rinfrancati da una doccia e dal riposino pomeridiano, decidiamo di andare a Mergellina per una passeggiata al mare e, magari, per mangiare in uno dei locali affacciati al golfo. Visitiamo il porticciolo e il lungomare, dove una sposa completamente vestita “da sposa”, appunto, sta facendo delle foto seduta sulla spiaggia, incurante di sporcarsi il bianco vestito con la sabbia umida. Sinceramente a Mergellina ci aspettavamo qualcosa di più caratteristico, a parte i grandi palazzi e alberghi che si affacciano al mare. Il posto merita comunque una visita per gli scorci bellissimi sul golfo, su Castel dell’Ovo e sul solito Vesuvio che appare dappertutto. Comunque ci allontaniamo e ci incamminiamo per la lunghissima passeggiata lungomare e per gran parte pedonale, che da Mergellina piano piano ci porterà, costeggiando la verde Villa Comunale, a via Caracciolo e poi a via Partenope dove scegliamo per la cena, tra i tanti, la pizzeria “Rossopomodoro” che offre un bellissimo panorama sul castello. Buona la cena e poi, attraverso via S.Lucia e piazza Plebiscito, guadagniamo la via dell’albergo per concludere questa prima lunghissima e bellissima giornata napoletana.

27 agosto

Prima tappa galleria Umberto per dotarci della tessera Artecard che ci permetterà di fruire per tre giorni di tutti i mezzi pubblici della Regione, l’ingresso gratuito ai due primi monumenti pubblici e pagare gli eventuali altri che visiteremo al 50%. Decidiamo perciò di sfruttare questa opportunità andando a visitare per prima cosa gli scavi di Ercolano con la circumvesuviana. Abbiamo scelto di visitare Ercolano e non Pompei perché, avevamo letto, che gli scavi erano più raccolti, in un’area meno estesa e forse meglio conservati. In effetti non restiamo delusi, anzi rimaniamo spesso a bocca aperta nel visitare le case, le terme, le vie, gli affreschi, le statue che sono rimaste preservate dalla furia del vulcano. Qui, pare, che tutto sia stato ricoperto da alcuni metri di fango incandescente e fa una certa impressione vedere l’alto terrapieno a picco, scavato per portare alla luce queste meraviglie. Le prime case e magazzini che si vedono dall’alto, arrivando al ponte da cui si accede agli scavi, pare fossero in riva la mare all’epoca dei fatti, ma la forza dell’esplosione spostò la spiaggia di almeno 400 metri, sistemandola dove si trova ancora adesso.

Dopo la affascinante visita e un panino mangiato in un bar sulla strada che ci riporta al treno, veniamo avvicinati da vari tassisti che vorrebbero accompagnarci sul Vesuvio. Non esiste un servizio pubblico che svolge questa occupazione, ma solo privati. Facendo due conti rinunciamo alla visita al vulcano (la prossima volta avremo già due appuntamenti programmati: Pompei e il Vesuvio, appunto), ma optiamo, in alternativa, per la solfatara di Pozzuoli. Torniamo quindi a Napoli con la circumvesuviana e poi prendiamo, direttamente alla stazione centrale, la metro che ci condurrà fino a Pozzuoli.

Una strada di circa un chilometro ci porta quindi al sito dove, tra l’altro, Totò girò non senza la solita verve e ironia il film “47 morto che parla”: il morto era lui e i miasmi della solfatara riproducevano una specie di inferno, nel quale, per scherzo, era stato lasciato. Il posto è effettivamente molto curioso e affascinante: un cratere spento, ma ricoperto completamente da cenere biancastra; ospita una “fangaia”, con fanghi ribollenti, collinette, fumi che escono da crateri giallastri di zolfo, insomma quello che si definirebbe, non senza ragione, un paesaggio lunare. In questo luogo, tra l’altro, deserto, assistiamo al tramonto e poi facciamo ritorno in città, per prepararci per la cena.

Finalmente vogliamo mangiare la famosa pizza napoletana e quale posto migliore di “da Michele”?

Quando arriviamo nelle vicinanze però già intravediamo la coda delle persone che vogliono entrare e rileviamo che ne abbiamo almeno una ventina davanti. Allora decidiamo di andare alla Pizzeria “Trianon da Ciro” che è molto più grande e si trova praticamente al lato opposto della strada e, pur se meno prestigiosa e nota della prima, offre la classica buonissima pizza napoletana. Dopo cena altro giretto notturno tra piazza Plebiscito e via Chiaia, altro babà e sfogliatella e poi a dormire

28 agosto

Visita del centro di Napoli: Via dei Tribunali, via San Biagio dei Librai o “Spaccanapoli” e via San Gregorio Armeno e i suoi presepi. Dall’albergo ci arriviamo a piedi percorrendo una parte di corso Umberto Primo, “il rettifilo”, e poi, a fianco dell’Università, via Mezzocannone che ci porta in piazza San Domenico. Rispetto a domenica il clima è completamente diverso, la solita tantissima gente, auto, motorini, turisti, venditori vocianti, negozianti, insomma quello che ci si immagina quando si pensa al centro di Napoli. Visitiamo la Basilica di San Domenico ed annesso convento, appena restaurato, dove studiò ed insegnò san Tommaso d’Aquino. Purtroppo non riusciamo a visitare invece la vicina cappella di San Severo, dove è conservata la scultura marmorea del “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino, in quanto chiusa di martedì (aggiunto altro punto al programma prossimo venturo).

Prossima tappa il Duomo dedicato a San Gennaro. Visitiamo la antica cappella di Santa Restituta e la cripta dove si conservano le sacre reliquie del Santo. Poi si accede alla cappella di San Gennaro, ricchissima di argenti, stucchi, marmi e dove è situato soprattutto il busto d’oro a grandezza naturale del santo che rappresenta un capolavoro dell’oreficeria trecentesca napoletana. In questa cappella sono conservate la famose ampolle del sangue di San Gennaro che miracolosamente si liquefa, mi pare, due volte l’anno. Piccola annotazione personale che ci coinvolge, in questa cappella è presente anche un busto argenteo raffigurante Santa Giovanna Antida: nella scuola a lei dedicata nella mia città, infatti, hanno studiato i miei figli e siamo ancora molto legati alle maestre e suore che vi insegnano.

Dopo la visita al tesoro della cattedrale, ci addentriamo per via San Gregorio Armeno e la meraviglia dei suoi presepi. Personaggi di tutti i tipi, pastori e pastorelle, osti, pecore, casette madonne e sangiuseppi, asini e buoi, e poi angeli angeli angeli di tutti i tipi e foggia, insomma tutto quanto fa presepio lì si trova. Ma, naturalmente, la particolarità e la notorietà di alcune botteghe artigiane sta nelle statuette dedicate all’attualità: dalle più struggenti, come Lucio Dalla con le ali e Simoncelli, alle più divertenti: Berlusconi venduto al “50% per caduta del governo”, Lavezzi al “50% per cambio squadra”, Monti e l’immancabile Grillo, o Moratti e Agnelli che si contendono lo scudetto del 2006, a quelle più frivole come Harry d’Inghilterra riprodotto nudo, come da rotocalchi del giorno prima o Belen con farfallina sanremese in bella vista. Percorsa almeno due volte la via ci incamminiamo per via dei Tribunali per raggiungere il posto dove abbiamo intenzione di pranzare, ma prima ancora due brevi soste: la prima, in quella che secondo me è la più bella chiesa di Napoli, San Lorenzo Maggiore, gotica e monumentale, solenne e scevra da tutti gli ammennicoli barocchi che rivestono le altre chiese napoletane, la seconda, in una pasticceria dove ci concediamo il solito babà grande così (1 euro!) e la solita sfogliatella, come “aperitivo”.

Percorriamo, dicevo, tutta via dei Tribunali e i suoi caratteristici portici e vedute sui vicoli più popolari, facciamo una puntatina a piazza Bellini, ristrutturata, in disparte, tranquilla sede di alcuni caffè (sembra un angolino di Parigi), passiamo da Portalba, con il suo mercatino di libri (ancora rive gauche?) e la pizzeria più antica di Napoli, sbuchiamo in Pizza Dante e con la metro ci dirigiamo a Piazza Vanvitelli, al Vomero, per il pranzo. In un angolino di via Cimarosa infatti c’è la rosticceria della famiglia Acunzo (la rosticceria del Vomero), dove per circa 10 euro (dieci euro, non scherzo), ci rimpinziamo di melanzane e fiori di zucca, soffici arancini di riso, “pane cresciuto” e varie altre leccornie a 20 cent al “pezzo”. Poi, riforniti di frutta acquistata in un negozietto, andiamo a riposarci un pochino presso la Villa Floridiana, prima di affrontare la salita verso Castel dell’Elmo e la Certosa di san Martino, prossima nostra tappa.

Anche Castel dell’Elmo è chiuso al martedì (segnare anche questo per la prossima volta) e quindi ci dedichiamo alla visita della bellissima Certosa di san Martino, di costruzione angioina, che domina dal colle del Vomero tutta Napoli . La chiesa barocca è scrigno di decorazioni in stucco, marmi pregiati e svariate opere d’arte. Bellissimo il chiostro grande contornato dalle celle, ormai vuote, e al centro il cimitero dei certosini delimitato da una balaustra ornata da teschi. Il chiostro piccolo è più raccolto, ma non per questo meno affascinante. La Certosa contiene poi un museo sulla storia della città di Napoli e una sezione molto pittoresca dedicata al presepio napoletano. Dai giardini poi si gode lo splendido panorama su tutta la città, sul golfo, sul porto e, naturalmente, sul Vesuvio.

Conclusa la visita, riscendiamo in città, questa volta tramite la funicolare che ci porta in via Toledo a due passi dalla galleria Umberto, per la merenda a base di gelato e/o sfogliatella. Tornando verso l’albergo ci fermiamo a fare alcune foto in Piazza del Plebiscito, con lo sfondo di Castel dell’Elmo e della certosa che abbiamo appena visitato. Entriamo anche nella chiesa di San Francesco di Paola, costruita sulle forme del Pantheon.

Nota dolente le tante scritte che deturpano i muri di questa bella piazza e i piedistalli delle statue equestri che si trovano al centro.

Per la cena scegliamo questa volta un locale storico in via Chiaia, , la Pizzeria Brandi, subito ribattezzata “brendi” all’inglese da Davide. Una targa indica che proprio qui nacque la pizza “Margherita” e, mentre ci accingiamo a assaggiarne la bontà, alcuni musicisti di strada ci fanno apprezzare la bellezza delle canzoni napoletane e ci fanno entrare veramente nel clima della tradizione. Dopo cena ci concediamo ancora una passeggiata per via Chiaia, la via dello shopping, e poi ritorno verso l’albergo.

29 agosto

Giornata dedicata alla gita in costiera amalfitana. Vogliamo raggiungere Amalfi, quindi, sempre gratuitamente grazie alla Artecard, con la circumvesuviana andiamo a Sorrento da dove partono i pullman per la ex repubblica marinara. Detto così, in effetti, sembra una cosa da niente, ma… tempo di treno da Napoli a Sorrento: un’ora e 10 minuti circa, e si può fare… tempo di percorrenza in pullman, per i 35 chilometri di tornanti, curve e controcurve, di “discese ardite e di risalite”, di soste previste o forzate, che ci porteranno ad Amalfi: andata un’ora e 40, ritorno circa 2 ore! Insomma un viaggio estenuante. Ho fatto proposito di non tornarci mai più in vita mia, nonostante la indiscutibile bellezza e dolcezza del posto. Praticamente partiamo da Napoli alle 10.10, primo pullman disponibile per Amalfi 11.30, ma purtroppo ne parte solo uno ogni mezz’ora e quello era già pieno, insomma si parte a mezzogiorno. Arrivo ad Amalfi 13.45 e quindi, senza nemmeno fare un giretto, si va a pranzo. Dopo pranzo iniziamo la visita alla cittadina partendo naturalmente dallo stupendo e scenografico complesso monumentale del Duomo. Dal bellissimo portico accediamo al Chiostro del Paradiso con le sue colonne e archetti arabescati da cui fa capolino il sole, poi alla antica basilica del crocifisso, che un sapiente restauro ha riportato alle primitive forme paleocristiane e che svolge ormai la funzione di museo. Infatti nelle teche poste al centro della navata trovano spazio i tesori della basilica, pezzi unici di antica argenteria napoletana, reliquiari e calici ornati di pietre preziose, una “mitra” trapuntata di gemme e paramenti per cerimonie, inoltre numerose statue raffiguranti la Madonna e i Santi. Il percorso prosegue poi alla suggestiva cripta di S. Andrea, dove sono conservati i pochi resti del Santo, molto venerato ad Amalfi, e l’ampolla contenente “la Manna”, un misterioso liquido dagli effetti taumaturgici e miracolosi che si rinnova più volte all’anno nell’ampolla e che viene distribuito al popolo amalfitano attraverso pezzetti di cotone imbevuto durante le feste dedicate al Santo. Nel raccontare questa storia a mio figlio più piccolo, credo di notare in faccia un accenno di scetticismo, un sopracciglio inarcato, un sottinteso risolino sotto i baffi, ma posso sbagliarmi, mentre l’altro si chiede come mai solo da queste parti accadano questi miracoli (dopo il sangue di san Gennaro adesso il liquido di S. Andrea), in fondo anche noi a Vercelli abbiamo una splendida basilica dedicata proprio a S. Andrea, ma di manna nemmeno l’ombra. Procediamo quindi alla visita della maestosa Basilica vera e propria dedicata all’apostolo di Cristo, ricca di arte e storia. All’uscita, dopo aver ridato uno sguardo alla facciata a bande bianche e nere, dalla sommità della scenografica scalinata di accesso alla chiesa, ci dedichiamo ad una passeggiata per la città. Dalla fontana posta in piazza, da cui sgorga una buonissima acqua, ci addentriamo per le viuzze del centro storico che ci porteranno, dopo moltissimi negozietti di prodotti tipici e ceramiche, alla salita dell’Albergo Cappuccini, chiuso in questa occasione, ma da cui comunque si gode un magnifico panorama. Infine ritorniamo in piazza passando per il lungomare. Abbiamo ancora tempo per acquistare il limoncello da regalare e per un gelato, ovviamente al limone (buonissimo!) e riprendiamo il pullman, che, come dicevo, in circa due ore di viaggio snervante ci riporta a Sorrento. A Napoli arriviamo che sono passate le nove e allora andiamo subito a cena, scegliendo la “Trattoria Medina”, di cui avevamo letto sulla guida e facilmente raggiungibile a piedi dal nostro albergo. Sarà indiscutibilmente la miglior cena della nostra vacanza, ma sarà anche l’ultima perché l’indomani si parte per Ischia.

30 Agosto

La partenza per Ischia è prevista per il pomeriggio e quindi abbiamo tempo di un ulteriore giro in città. Monica vuole ritornare a S. Gregorio Armeno per gli ultimi acquisti e regali e così rifacciamo ancora una volta le antiche strade del centro. Verso mezzogiorno passiamo davanti alla rosticceria pizzeria “Di Matteo”, vero tempio dello “street food” napoletano e non possiamo esimerci da assaggiare qualche bocconcino fritto e la famosa pizza a portafoglio, nel senso che la piegano in quattro e puoi mangiarla anche a passeggio. Poi solita sfogliatella e babà. Abbiamo ancora qualcosa da vedere, per esempio Castel dell’Ovo, così torniamo in piazza Plebiscito e con l’ascensore, scendiamo al mare.

Castel dell’Ovo si trova sopra un’isoletta, collegata da un ponte alla terraferma. Di fronte gli alberghi ultrastellati di via Partenope, di fianco il porticciolo di santa Lucia con i suoi locali e il Vesuvio, immancabile, sullo sfondo, dall’altro lato il fantastico panorama su Mergellina e Marechiaro.

Purtroppo è giunta l’ora di lasciare Napoli. Torniamo in albergo a prendere le valigie e ci incamminiamo al molo per imbarcarci sulla nave che circa in un’ora e mezza ci porterà ad Ischia.

La traversata ci premette di goderci ancora il sole e la bellezza della costa tirrenica. Arriviamo verso le 17,00 a Ischia Porto. La nostra destinazione è l’Hotel Belvedere a Panza, vicino a Sant’Angelo, cioè dall’altra parte dell’isola. Gli spostamenti, per chi non ha la macchina, avvengono bordo di bus sempre molto stipati. I biglietti costano €.1,90 a corsa, perciò decidiamo di fare un abbonamento di tre giorni al prezzo abbastanza conveniente di €.13,00.

Il nostro albergo è un po’ fuori mano, non vicino al mare, ma dispone di una vasca idromassaggio con acqua termale e un bellissimo panorama sul delizioso paesino di S.Angelo, che scopriremo essere il più bello e caratteristico di Ischia.

Prendiamo possesso della nostra bella stanza e ci riposiamo fino all’ora di cena, che consumeremo come tutte le altre in albergo avendo scelto la formula della mezza pensione. Dopo cena facciamo un giretto per il paesino di Panza e poi rientriamo a goderci il panorama notturno su S.Angelo.

31 agosto

Finalmente è arrivato il momento di andare al mare. Indirizzati dalle gentilissime proprietarie del nostro albergo, scegliamo per il primo giorno la spiaggetta di Sorgeto, raggiungibile a piedi in quanto si trova a poche centinaia di metri e “poche centinaia” (circa 200 per la precisione, dal piano stradale alla spiaggia) di gradini dal nostro albergo. Si tratta di una spiaggia molto piccola, di sassi, ma rinomata per le vasche naturali di acqua calda (e al pomeriggio caldissima). Anche i sassi che la compongono in gran parte in certi punti sono molto caldi. La sensazione in effetti è molto piacevole quando si passa dall’acqua fresca del mare, all’acqua caldissima di queste vasche naturali e poi ancora al mare. In certe pozze vengono cotte le uova dai titolari del bar-ristorante che si trova sulla spiaggia e pare che sia molto bello venirci di notte per caldissimi bagni notturni sotto le stelle. Ci ripromettiamo naturalmente di ritornarci in quelle condizioni, ma poi per svariati motivi, soprattutto di tempo, non riusciremo a mantenere l’impegno.

Mangiamo presso il ristorante della spiaggia e poi ci concediamo ancora qualche bagno molto rilassante. Vengono anche venduti i fanghi ricavati da alcune grotte delle vicinanze, anzi c’è anche la possibilità di poterli provare direttamente in spiaggia, come faranno Monica e Federico.

Verso metà pomeriggio decidiamo di cambiare spiaggia e quindi sempre consigliati, andiamo con il bus alla vicina S. Angelo, nella spiaggetta, questa volta di sabbia scura, che si trova in quella località, fino al tramonto. Ritorniamo quindi in albergo per la cena.

Dopo cena torniamo a S. Angelo per far la conoscenza di questo bellissimo e caratteristico paesino, dove anche la Merkel viene a passare le vacanze quando è Italia. Sant’Angelo d’Ischia è un pittoresco borgo di pescatori, vero gioiello dell’Isola d’Ischia ed è celebre per la sua piazzetta, le sue stradine e il suo fascino particolare. Verso il mare si stacca una peni soletta, un grande scoglio che ricorda una grande groppa di un cammello. Attualmente le vecchie case di pescatori che sorgono alle radici del monte, sono confuse ai lussuosi alberghi, bar, caffè e negozi che fanno di S. Angelo, una piccola Capri.

1 settembre

Purtroppo stamattina la sorpresa è data dal tempo: bruttino, pioviggina, insomma non è un tempo adatto alla spiaggia. Approfittiamo allora per andare alla scoperta dell’isola di Ischia e visitare il capoluogo: Ischia Porto, dove siamo arrivati con la nave, un porto ricavato dal cratere di un vulcano, caratteristica facilmente intuibile dalla forma rotonda del bacino dove entrano le navi, e la vicina Ischia Ponte, chiamata così per il ponte che collega la terraferma all’isolotto dove sorge il maestoso castello Aragonese. Percorriamo la lunga e vivacissima via principale che collega le due località, non senza fermarci nei bei negozietti di ceramiche che la caratterizzano. Quando arriviamo ad Ischia Ponte è ora di pranzo e piove, accediamo quindi ad una delle tantissime pizzerie per mangiare qualcosa.

Ischia Ponte conserva il fascino e la suggestione del tipico borgo di pescatori. E’ fatto di palazzi e chiese, vicoli e balconate, scale e giardini, spiagge. Veniamo a sapere che è in corso la festa di San Giovan Giuseppe, patrono del luogo e che alla sera si svolgono diverse manifestazioni tra cui concerti (il giorno del nostro arrivo aveva cantato Branduardi, ah saperlo!), anche bandistici in piazza. Ci ripromettiamo di tornarci l’indomani sera, domenica, anche per goderci le grandi e ricche luminarie, molto diffuse nel meridione e che avevamo apprezzato anche l’anno scorso in Puglia per la festa di Sant’Oronzo. Nel frattempo, tra uno scroscio di pioggia e l’altro arriviamo fino al castello aragonese. Non lo visitiamo internamente, ma a causa del tempo che sembra peggiorare, e dell’ora ormai tarda, ci avviamo per il ritorno verso il nostro albergo. Prima di cena abbiamo ancora tempo per una calda immersione nella vasca rotonda di idromassaggio con acque termali che si trova sul terrazzo dell’albergo.

Dopo cena andiamo alla scoperta di un altro bel villaggio di Ischia: Forio.Anche lì è in corso una festa, molta gente lungo il corso principale, si mangia e si beve. Noi visitiamo alcuni negozi di prodotti locali, va molto il peperoncino e i liquori al limone e alla rucola: questi ultimi sono chiamati, senza molta fantasia, “Rucolino”: non ci azzardiamo ad assaggiarlo, nonostante le molte degustazioni che ci vengono offerte.

2 settembre

Oggi è domenica e pare che il tempo sia migliorato, sole con qualche nuvola. Andiamo alla scoperta dei famosi stabilimenti termali di Ischia. Il nostro albergo è convenzionato con il “Tropical”, a Sant’Angelo e quindi andiamo in quello, che è anche molto vicino.

E’ il posto ideale per passare una giornata nel verde, facendo bagni caldi e freschi, (ci sono diverse piscine con l’acqua termale a diverse temperature), fare la sauna in una grotta naturale o approfittare delle vasche nelle cosiddette “terme romane” per rilassarsi completamente. In più si gode un bellissimo panorama sul borgo di S.Angelo.

Nel tardo pomeriggio lasciamo questa oasi di benessere per andare a prendere un gelato a S.Angelo e per visitare la famosa Spiaggia dei Maronti.

La spiaggia dei Maronti pare che sia una delle più incantevoli d’Italia, anche se credo non regga il paragone con quelle della Sardegna Lunga circa 3 Km., è riparata da imponenti cerchie di colline, dalle quali si aprono diverse grotte. In una di queste cave, si trova la più potente sorgente di acque termali dell’isola: la Sorgente della Cava Scura. In alcuni punti la sabbia tocca la temperatura di 100 gradi e anche qui è uso ritrovarsi alla sera per cuocere qualcosa nella sabbia e mangiarla al chiaro di luna. Noi ci godiamo il tramonto e poi, per il ritorno, approfittiamo per pochi euro del servizio di taxi-boat, fornito dai pescatori dell’isola, che fanno avanti indietro dal porto di S.Angelo alla spiaggia, distante qualche centinaia di metri.

Torniamo in albergo per l’ultima cena delle nostre vacanze, domani si ritorna a casa. Però in serata vorremmo tornare a Ischia Ponte dove, come ho già accennato, impazzava la festa del patrono. Mentre però ci stiamo preparando ci accorgiamo che fuori sta cominciando a piovere e dopo cinque minuti arriva un temporalone di pioggia scrosciante, lampi e tuoni. Decidiamo di aspettare che passi. Purtroppo, quello che sembrava un temporale estivo non accenna a smettere e così alle 22 siamo ancora in camera e Davide è già addormentato. Come è facile intuire a questo punto, lasciamo perdere l’idea di uscire e ci consoliamo con il film “Mediterraneo” di Salvatores, che danno per televisione.

3 settembre

E’ il giorno del ritorno a casa, però la nave per Napoli parte alle 17.00 e quindi abbiamo ancora tutta la mattina e parte del pomeriggio per visitare alcune cose e, se il tempo fosse bello, magari fare l’ultimo bagno della stagione. Purtroppo i nostri propositi sono delusi dal fatto che anche stamattina il cielo è grigio e piove ad intermittenza. Comunque decidiamo di attrezzarci di ombrello e andare al borgo di Lacco Ameno dove si trova uno scoglio tufaceo di 10 metri a forma di fungo direttamente in mare a pochi metri dalla spiaggia e che rappresenta il simbolo del paesino. Poco distante da Lacco Ameno, in disparte, c’è un’altra spiaggia molto famosa e compresa in una delle più belle baie dell’isola, quella di San Montano. Purtroppo, in certi momenti, piove a dirotto e quindi anche se arriviamo fino alla spiaggia, passiamo almeno mezz’ora sotto gli alberi in attesa che smetta e riusciamo a vederla soltanto dall’alto. Decidiamo dunque di tornare il albergo a riprendere i bagagli e prepararci per il pranzo e poi per la partenza.

Alle 17 circa prendiamo la Nave che ci riporta a Napoli dove, senza soluzione di continuità prendiamo l’Alibus per l’aeroporto. Verso le 23 siamo a Milano, dove si conclude la nostra settimana abbondante di vacanza partenopea.

In conclusione Napoli è fantastica e merita una ulteriore visita prossimamente, Ischia è molto bella anche se il tempo ci ha un po’ rovinato il soggiorno. PS: dedico questo racconto a mio padre Carlo, che lo avrebbe ascoltato molto volentieri e che invece ci ha lasciati piuttosto prematuramente da qualche mese.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche