Mosca, un’altra volta again
Prima di tutto un consiglio spassionato: non venite a Mosca nei giorni festivi . Perchè ? Perchè lo fanno tutti . Non è questione di snobismo, è che alla fine “tutti” (quelli che vanno a Mosca) si ritrovano nello stesso posto: davanti al controllo passaporti (in entrata) a Sheremetyevo 2 . E se nei giorni normal ci vuole pazienza, nei giorni festivi ci vuole molta, ma molta, ma moooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooolta pazienza…
Anche quest’ hanno aveva fatto la dichiarazione doganale, e anche quest’ anno non me l’ hanno chiesta . “Italyanez”, si sono detti fra loro, e a me: “No problem” e un bel sorriso . Avrei preferito che fosse stata una ragazza a farmelo (ce ne sono di belle anche alla dogana), però…Boh ? In compenso, registrarsi anche come residente temporaneo a Mosca e’ diventato più complesso (non oso pensare cosa sarebbe chiedere la cittadinanza…) . Primo, chi vi ospita deve andare alla Domupravlenye (una cosa tipo IACP, però, piu’ tosta) per sapere quanto si deve pagare extra per luce acqua e cose del genere (e ovviamente, se siete un gentiluomo, rimborsate alla prima occasione) Poi si va’ tutti all’ ufficio passaporti E POI all’ Ovir come gli altri anni . Si sono fatti piu’ diffidenti, eh sì…Pare che sia un esperimento, per impedire a imprenditori troppo furbi di ospitare troppi “gastarbaiter” (parola imported from Germany, ovvio) di straforo e non pagar dazio . Buona idea, ma dovevano farlo proprio nel nostro quartiere l’ esperimento ? Naturalmente, metti i noti eventi, metti la professionale sfiducia nel prossimo dell’ MVD, finche’ la procedura non e’ completata, meno girate da soli meglio e’ . La legge dice che avete tre giorni lavorativi dopo l’ arrivo per registrarvi, però… La polizia non la pensa sempre così…
2°: IL CANNONE CHE NON HA MAI SPARATO . Una delle cose che si incontrano più spesso all’ interno del Kremlino, dopo i turisti, sono i cannoni . Ce n’ e’ un’ intera sfilata, dal 500 al 700 (intesi come secoli, non come calibri) . E c’ e’ lo “Zar Pushka”, lo zar dei cannoni (o il Cannone Zar, più letteralmente) . E’ il più grosso di tutti, e l’ unico di cui si sà con certezza che non ha mai sparato un colpo . E la cosa interessante, anche se niente affatto pacifista, è il perchè .
Per capirlo, toglietevi dalla testa che i proiettili destinati a quel cannone siano quelle palle di metallo, grosso modo del calibro del cannone, che si vedono li’ vicino . Quelle palle fanno arredo urbano . Lo zar dei cannoni sparava (meglio, avrebbe dovuto sparare) una cosa molto meno coreografica: pezzi di metallo vari, che nel gergo della vecchia artiglieria (ia ia oh…) si chiamavano “mitraglia” . Erano l’ ideale contro la cavalleria, ancora ai tempi delle guerre napoleoniche . E infatti lo zar dei cannoni era un’ arma anticavalleria . Originariamente doveva essere piazzato sul lato sud-sudest delle mura della città, perche’ da lì veniva (anzi, era venuta parecchie volte) la cavalleria tartaro-mongola, ossia, per secoli, la piu’ seria minaccia per la Russia in generale e per Mosca in particolare, anche dopo la fine del dominio sulla Russia (battaglia di Kulikovo, fine XIV secolo) . Forse UNA scarica da UN cannone del genere, non avrebbe fermato DA SOLA un’ intera invasione da est . Ma ci sarebbe mancato molto poco . Senonche’, fra una cosa e l’ altra, mentre il cannone veniva ideato, progettato, e fuso (e’ tutto bronzo, dalle ruote alla canna), le cose cambiavano . Per l’ esattezza, con le prime guerre offensive contro i Khanati tartari, fino alla presa di Khazan da parte di Ivan il Terribile, l’ ipotesi di un’ invasione o di una semplice scorreria da est divenne sempre piu’ ipotetica . Alla fine, il cannone fu costruito, ma il suo bersaglio non esisteva più .
3°: PERCHE’ FU COSTRUITO IL METRO’ (E PERCHE’ PROPRIO COSI’) . Davanti alla profusione di di marmi, vetri, stucchi, mosaici e capacita’ artigiana (insomma, saperci fare) che si nota nelle stazioni del metrò di Mosca, la spiegazione più accettata è: “Perchè Stalin era un megalomane” . In effetti fu Stalin, dopo parecchi progetti abortiti dall’ 800 in poi, a far costruire il metrò, ma le cose sono un pò più compicate . Per cominciare, e’ noto, ve lo diranno tutti: Stalin era un paranoico, non un megalomane . L’ idea del metrò rientrava nel piano regolatore di Mosca del 1931, che era basato su due concetti fondamentali . Primo: la prima guerra mondiale non sarebbe stata l’ ultima, e la seconda sarebbe stata peggio, specialmente per le città . Secondo, con tutta probabilita’ (anzi, con certezza), la seconda guerra sarebbe stata tipo “Russia” (sovietica) contro resto del mondo (capitalista)”, dunque, neutralità, manco a parlarne . E infatti della stesura del piano fu incaricato un ingegnere del genio militare, che da soldato pensò più alla praticità che a fattori storico-estetico-sentimentali: edifici in cemento armato quanti se ne potevano fare (meno infiammabili), strade larghe (come barriere tagliafuoco) e asfaltate (per facilitare la dispersione dei gas nocivi, da combustione e non solo) . E proprio in nome di questa praticità, che sacrificò molte stradine e casette, pittoresche ma infiammabili, della vecchia Mosca, fu deciso di costruire, una buona volta, il metrò, e anche come costruirlo, cioè, più o meno com’ è oggi . Cosa c’ entra il metrò ? C’ entra . Fino ad allora, i progetti di una “subway” russa si erano arenati davanti a due grosse obiezioni: la prima, soprattutto in epoca sovietica, era che il metrò serviva per portare prima i lavoratori a lavorare, dunque era (ohibò !) un mezzo di razionalizzazione (dello sfruttamento) capitalista . La seconda, più antica e ancora più forte, era che sotto terra c’ erano i trapassati e i demoni, ed entrambi, meglio lasciarli stare (oltre all’ antica concezione della terra-madre, a cui è poco saggio scavare il grembo, e figuriamoci passarci dentro con un treno…) . Insomma, anche nella Russia socialista, l’ idea più o meno inconscia di ficcarsi sottoterra, in potenziale compagnia del diavolo e degli antenati propri o altrui, non piaceva a nessuno . Sfortunatamente, ficcarsi sottoterra è la sola cosa saggia da fare in caso di bombardamento aereo, ergo, bisognava convincere la gente a farlo, come se niente fosse . L’ idea fu di costituire non dei semplici rifugi, ma una metropolitana, e non una semplice metropolitana, ma un’ opera d’ arte . Una serie di “palazzi sotterranei”, ai limiti del fiabesco (e pazienza se un pò kitch): colori pastello chiari, non forti, vetri, mosaici, marmi, statue rassicuranti e facilmente comprensibili (niente avanguardia, per carità..), e soprattutto lampade, lampadine e lampadari quanti ce ne potevano stare (tranne nelle gallerie, ovvio) . A nessuno doveva passare per la testa (anche se, logicamente, tutti lo sapevano) di essere sotto il livello stradale (a volte, MOLTO sotto il livello stradale), in un posto che, a regola di briscola, doveva essere nero come un tunnel di notte (anzi, come un tunnel sotterraneo di notte…) . Il “Mitrò” fece egregiamente il suo VERO lavoro di rifugio durante la guerra, quando buona parte del resto del mondo saltò effettivamente addosso alla Russia, e funzionò anche nel suo “presunto” ruolo di metropolitana, anche durante la guerra, e anche nella fase finale della Perestroyka (e dell’ URSS), quando niente altro, intorno, sembrava in grado di funzionare . Adesso, anche se qua e là andrebbe restaurata e và di moda criticarla (eh, la ventilazione, non è più quella di un tempo…), continua a funzionare meglio di altre istituzioni analoghe (a detta di molti americani, anche di quella di Los Angeles, ma questo forse non è granchè) . E oltre tutto, su tutti i suoi 260 e passa Km, mantiene almeno una promessa: “Khoroshaya pagòda v lyubòm vrèmene gòda” . Bel tempo tutto l’ anno .
Il che, visto che fuori a Gennaio è -25 e a Luglio + 30, ha la sua importanza…
SEGUE