Malta low cost

Visitando l'isola in lungo e in largo tra cultura, cibo e rilassanti spiagge
Scritto da: Cat&Ste
malta low cost
Partenza il: 12/06/2012
Ritorno il: 19/06/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
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Giugno. Necessitiamo di una settimana di stacco dalla routine lavorativa. Organizziamo una vacanza very low cost insieme a un’altra coppia di amici. Prenotiamo un volo Ryanair Torino-Malta dal costo irrisorio (basta dire che ci costa più caricare la valigia in stiva che il volo in sé). Su booking.com prenotiamo un appartamento per 4 persone presso il Clover Holiday Complex di Qawra. Prezzo totale 273 Euro per una settimana. Davvero troppo poco, ci aspettiamo il peggio. E, invece, non è male. Appartamento dall’arredo spartano, ma spazioso e pulito, con due stanze da letto e soggiorno con angolo cottura. Qawra è in posizione comoda, soprattutto se si è dotati di auto (che noi affittiamo con Avis, direttamente all’aeroporto di Luqa, costo per una settimana con assicurazione senza franchigia circa 250 Euro, guidatore aggiuntivo incluso). Attenzione alla guida a sinistra, può essere faticosa soprattutto in città con il traffico, le rotonde da imboccare al contrario e i bus che sfrecciano come disgraziati.

Mellieha Bay e Qawra

Appena arrivati prendiamo possesso dell’appartamento e a piedi raggiungiamo il centro del paese (vicinissimo). Mangiamo un’insalatona presso il bar “Milk and Coffee”, proprio davanti alla stazione dei bus. Porzioni abbondanti, prezzo onesto. L’unica cosa veramente cara a Malta è l’acqua in bottiglia, che costa sempre intorno ai 3 euro (le bibite sono solitamente più economiche). Nel pomeriggio ci regaliamo un po’ di relax a Mellieha Bay (a pochi km da Qawra). La spiaggia è ampia, di sabbia chiara, non particolarmente affascinante a causa dell’ubicazione proprio sulla strada dove le auto sfrecciano senza sosta e dei mostri architettonici che infestano la costa, però l’acqua è limpidissima. Affittiamo un ombrellone (fa un caldo insostenibile). Il prezzo intero è di 4 euro, ma visto che sono quasi le 17 e che alle 18.30 i ragazzi passano a ritirare tutti gli ombrelloni e le sdraio perché il chiosco chiude, ce lo lasciano per soli 2 Euro. Gentile concessione. Ci buttiamo immediatamente in acqua. Bagno piacevole e tonificante… il mare è freddissimoooo! Per rinfrancarci ci godiamo una macedonia con gelato strepitosa fatta al momento da uno dei chioschi della spiaggia (3 Euro).

Per cena chiediamo consiglio al signore della reception, che ci indirizza in un locale che si chiama “Incognito”. Assaggiamo alcune specialità dell’isola, come il coniglio (che qui chiamano fenek… e cucinano con tante gustosissime spezie) e i bragioli (delle rolatine di carne ripiene di carne trita). Il cibo non è male, il personale sicuramente cortese, ma la pulizia delle stoviglie lascia un po’ a desiderare… Inoltre, ci portano una bottiglia d’acqua naturale decisamente scaduta…. (scusandosi poi più volte e offrendoci del vino per farsi perdonare). I prezzi per cenare fuori sono mediamente un po’ più bassi rispetto a quelli italiani.

La Valletta, Mdina, Dingli Cliffs

Iniziamo l’esplorazione dell’isola partendo dalla sua capitale, La Valletta. Gli spostamenti in auto non sono mai molto lunghi, poiché le distanze sono ridotte (circa 27 km per 15), le strade sono generalmente scorrevoli. Lasciamo l’auto a Floriana, appena fuori città, dove ci sono numerosi parcheggi (paghiamo 2 euro per tutto il giorno, a un omino che non riusciamo a capire se sia l’effettivo guardiano del parking o un abusivo…) e capolinea anche dei bus. Facciamo colazione in un baruccio adiacente alla Chiesa di San Publju (“22 Janaury”), in cui servono brioche, torte e cannoli siciliani. Dalla grande piazza di San Publju, caratterizzata dai “granaries”, cioè bocche di granai sotterranei chiuse da pietre circolari che sembrano basi di colonne, ci incamminiamo fino a imboccare Republic street, giusto in tempo per assistere alla parata di auto blu che scortano il Presidente fuori dalla città. La Valletta è una città viva e suggestiva, con palazzi eleganti, caratterizzati dalle colorate “gallarija”, cioè dei corridoi esterni coperti da strutture di legno, che collegano le varie stanze. L’unico aspetto critico è la pulizia… i vicoli e gli edifici non sempre sono tenuti con la giusta attenzione e cura.

Visitiamo subito la St. John Co-Cathedral (ingresso 6 euro), un capolavoro barocco che racchiude la storia di Malta e dei cavalieri di San Giovanni, collocati in questo luogo strategico nel cuore del Mediterraneo per difendere la cristianità in Europa dagli attacchi turchi. L’interno della cattedrale è riccamente decorato con fregi dorati e affreschi, non esistono spazi vuoti, ogni angolo è pieno e ridondante. Per questo è un “capolavoro barocco”. Anche il pavimento è interamente coperto di lastre tombali di vari esponenti dell’Ordine, ornate di teschi, scheletri, e altre figure simboliche. L’insieme è sicuramente da vedere. La visita procede con il museo annesso, in cui sono esposti arazzi, paramenti sacri, libri antichi. Inoltre, è possibile ammirare due opere di Caravaggio: la decollazione di San Giovanni e il San Girolamo scrivente. Visti da vicino sono davvero intensi ed emozionanti.

Terminato il giro riprendiamo la passeggiata in città. Passiamo davanti al famoso palazzo dei Grandi Maestri, sede del presidente e del parlamento (visitabile anche l’interno), con le sue famose guardie (a mezzodì c’è il cambio della guardia) poi proseguiamo fino a Piazza Regina, con le sue fontane danzanti. Facciamo una pausa per uno spuntino al Caffè Cordina, situato in un antico palazzo un tempo appartenente all’Ordine e poi riconvertito in caffè di classe. Non fatevi spaventare dall’apparenza, i prezzi non sono proibitivi. Noi assaggiamo i pastizzi, una specialità maltese, che si traduce in una sfogliatina salata ripiena di ricotta o di crema di piselli insaporita con la cannella (costano 1 euro l’uno). Irresistibile anche la vetrina di pasticceria, in cui vari dolci al cucchiaio richiamano l’attenzione dei golosi come noi.

Veniamo attratti dalla vetrina di un negozietto in una via interna a quella principale. In mezzo al caos svettano dei gioiellini in filigrana d’argento (vanto artigiano dell’isola). Entriamo e ci accoglie un signore maltese, semi-nascosto in mezzo a mucchi di souvenir, cavalieri di Malta di ogni dimensione, tazze e altre amenità. Ci mostra tutte le bacheche di ciondoli, anelli, bracciali, che lui stesso aveva probabilmente dimenticato di avere. Alcuni pezzi sono davvero molto belli, il prezzo più basso rispetto agli altri negozi “specializzati” in tali articoli, e il proprietario è simpatico. Chiacchiera con noi infilando mezze parole di italiano, qualche suono inglese un po’ pasticciato e numerose esclamazioni maltesi. Il risultato è molto buffo, ma dopo un po’ di trattative riusciamo a ottenere un buon numero di souvenir in argento a un prezzo davvero di favore(tanto che torneremo anche l’ultimo giorno per completare gli acquisti).

La camminata riparte, tra vicoli, gradini, balconi ornati da immagini sacre e altarini votivi, e tanto, tanto sole, fino a raggiungere Fort St. Elmo, baluardo fortificato di origine cinquecentesca che ha retto numerosi attacchi nel corso della storia. Il panorama è mozza fiato, con le mura a picco sul Mediterraneo, che si snodano a proteggere tutta la città, che sembra così una pietra preziosa incastonata in un sinuoso gioiello. Saliamo sulla torretta che custodisce la “campana dell’assedio”, monumento commemorativo per le vittime della seconda guerra mondiale, da cui si vedono, quasi a portata di tocco, le “Tre città” (ovvero Cospicua, Senglea e Vittoriosa). Ci prendiamo un rinfrescante attimo di pausa nei silenziosi Lower Baracca Gardens, poi procediamo fino agli Upper Baracca Gardens, passando a fianco del maestoso Victoria Gate (porta di ingresso della città costruita dagli inglesi nel 1800). I giardini superiori sono di grande impatto, con grande terrazza con tanti cannoni schierati verso il mare e davanti ancora fortificazioni del Grand Harbour. Torniamo all’auto percorrendo Merchant Street, la famosa via dello shopping.

Guidiamo fino a Mdina, altra cittadina gioiello di Malta ed ex capitale. Rispetto a La Valletta è più piccola, più pulita e più curata e questo fa sì che abbia ancora più fascino. Si lascia l’auto fuori dalle mura (ci sono parcheggi) e si entra a piedi, percorrendo un ponticello e passando sotto un suggestivo arco in pietra. Le strade sono lastricate, con la stessa pietra color ocra utilizzata per costruire gli edifici, i palazzi nobiliari in stile arabo-normanno sono bellissimi, le strette viuzze ricurve con i lampioni in ferro battuto sono molto romantiche. Nulla è lasciato al caso, persino la segnaletica stradale è ornata di cornici in ferro battuto lavorato. La passeggiata termina sul belvedere, che abbraccia tutta la campagna circostante, fino al mare. Ci sono pochi turisti in giro e l’atmosfera è davvero rilassante. Dopo una pausa merenda presso l’affollato Bar Fontanella (consigliato solo per il panorama, non certo per la cortesia o il cibo), ripartiamo alla volta del Ta’Qali Craft Village, villaggio dell’artigianato situato poco lontano da Mdina. Al nostro arrivo lo troviamo deserto. Chiediamo informazioni all’unico negozio aperto e ci spiegano che chiudono tutto alle 16 (apertura ore 9, il sabato, come scopriremo più avanti, è aperto solo al mattino fino alle 13). Decidiamo allora di continuare la nostra esplorazione on the road fino alle Dingli Cliffs. Passiamo nel paese di Dingli (in cui non c’è praticamente nulla se non un enorme e bella chiesa… tipico dei paesini maltesi). Percorriamo la “Triq Panoramika” (strada panoramica) lungo la costa per alcuni chilometri, poi ci fermiamo a fare qualche foto. Il panorama è ovviamente molto bello, con le scogliere che scendono a picco in un mare blu che più blu non si può. Intorno a noi enormi cespugli di timo in fiore, e nessuna auto che passa. La guida cita il “Clapham Junction”, ovvero dei solchi dell’età del bronzo che si dice siano stati lasciati dai carri che transitavano in questa zona (spiegazione che pare essere un mix tra leggenda e realtà), proviamo a scovarli, ma invano (neanche la spiegazione in anglo-maltese di un vecchietto ci è di aiuto). Facciamo un ultima sosta a Mosta (e mi è sfuggita involontariamente la rima), per ammirare la famosissima Rotunda di Santa Maria Assunta. La luce del tramonto dà alla sua maestosa cupola un colore aranciato che la rende ancora più bella. Nel tardo pomeriggio è però chiusa, dovremo tornare al mattino per visitarne l’interno.

Torniamo a Bugibba e ceniamo da Capuvino, in una via proprio dietro la piazza principale, un localino a gestione familiare senza troppe pretese. Ordiniamo un tagliere di prodotti tipici maltesi (pomodori secchi, fagioli bianchi, crema di fave, olive ripiene, salsiccia, formaggio di Gozo al pepe nero) accompagnato da un bicchiere di vino bianco isolano. Terminiamo la serata con un gelato da “Sottozero”, una gelateria abbastanza famosa in zona (forse l’unica). Il sapore non è male, ma la consistenza non è certo cremosa come quella del gelato italiano (come piace a noi italiani ribadire ogni volta il primato della cucina nazionale… è forse uno dei pochi campi, oltre allo sport, in cui viene fuori il nostro lato più campanilista).

Gozo

Sveglia all’alba e colazione a base di dolcetti maltesi alla mandorla, comprati in un minimarket. Meta: Cirkewwa, dove partono i traghetti per Gozo (economici anche caricando l’auto… Scelta consigliata perché girare l’isola con i mezzi pubblici è decisamente scomodo). In circa mezz’ora siamo a Mgarr. Ci spostiamo subito nella capitale Victoria (che gli autoctoni preferiscono chiamare con il suo nome originale, cioè Rabat). Il primo impatto con il secondo isolotto dell’arcipelago maltese non è entusiasmante: lavori in corso ovunque, strade dissestate e polverose, palazzi in stato di semi-abbandono o ancora in costruzione, e, soprattutto, parcheggi tutti colmi. Troviamo un angolino dopo numerosi giri, ma non ci accorgiamo del cartello che dice “Disco orario”… al nostro rientro troveremo una multa di 23 Euro (pagabile on-line) come souvenir di benvenuto. Thanks a lot Gozo! Dopo una piacevole salita su gradini di pietra scivolosi (le infradito in effetti non sono adatte), raggiungiamo la cittadella, passando per un triste mercatino in cui si trovano solo oggetti made in China. La chiesa purtroppo è “impacchettata” per lavori di restauro, ma i bastioni sono belli e imponenti, la veduta abbraccia tutta la valle, la passeggiata sulle mura vale sicuramente la pena. Alle 12 le campane iniziano i loro rintocchi e ci accorgiamo che sono ancora suonate a mano! Uno spettacolo. Facciamo un breve giro tra i negozietti del centro storico, dove vendono per lo più monili in filigrana d’argento, pizzi e prodotti gastronomici locali. Compriamo delle ciambelle al miele ripiene di fichi e frutta secca da portare a casa, poi pranziamo in strada con dei pastizzi acquistati in un chiosco. Riprendiamo l’auto diretti al Santuario di Ta’Pinu, nel centro dell’isola, che deve il suo nome a un certo Sig. Pinu (di cognome Gauci) che si occupò dei lavori di ristrutturazione della precedente cappella della Beata Vergine Maria Assunta. In seguito a un periodo in cui la chiesa rimase chiusa, vi furono alcuni fatti prodigiosi che furono attribuiti alla Vergine (ad esempio gli abitanti di Gozo si rivelarono miracolosamente immuni a un’epidemia di peste che colpì l’isola), perciò il luogo divenne meta di pellegrinaggi e al posto della precedente chiesa fu costruito un imponente santuario. Per poter accedere all’interno bisogna coprirsi braccia e gambe, e se non avete con voi abiti adatti vi forniscono dei pesantissimi gonnelloni e scialli. Procediamo il nostro giro con la visita dei templi monolitici di Ggigantja, dell’età del Bronzo (ingresso 5 euro). Ci sono un paio di lastroni di pietra, lavori in corso anche qui e troppo sole. Insomma, non vale la pena se non siete estimatori del genere. Incluso nel prezzo del biglietto c’è la visita del Mulino a vento di Ta’Kola, in un paesino adiacente. Le stanze interne con arredi e attrezzi d’epoca sono carine, ma le pale del mulino sono state tolte per lavori di restauro e non si può salire fino in cima. Che delusione! Torniamo sulla costa per ammirare la famosissima Azure Window e il Fungus Rock, due formazioni rocciose naturali di grande bellezza. Per ammirare la Azure Window da vicino bisogna però percorrere un sentiero un po’ dissestato e arrampicarsi su scivolosi scogli bagnati dal mare… da evitare se non avete calzature adatte. L’impatto scenico è comunque molto bello, anche da lontano.

L’ultima tappa di questa impegnativa giornata è Ramla Bay, la spiaggia rossa. La sabbia in realtà è più color ocra che rossa, ma non stiamo a polemizzare. Il mare è di un bel blu profondo, di una temperatura piacevole, perciò facciamo una bella nuotata tra le onde. La spiaggia ha un aspetto selvaggio, con ampi spazi, ma non è “spettacolare” come recitano le guide. Rinunciamo all’ombrellone perché vogliono che lo paghiamo a prezzo pieno (5euro) anche se sono già le 17 e tra un’ora passeranno a ritirarli tutti. Antipatici!

Dopo qualche ora di relax andiamo a cena a Mgarr, vicino al porto (dove ci imbarcheremo per rientrare a Malta), da Ta’Tona, un localino a gestione familiare. La figlia dei proprietari ci accoglie con grande simpatia, parla un perfetto inglese e tifa per l’Italia (sono in corso gli Europei di calcio). Ordiniamo spaghetti ai frutti di mare e ci portano un piatto immenso (ci saranno 300 grammi di pasta a testa… se volete porzioni più ridotte nei ristoranti maltesi ricordatevi di chiedere la porzione antipasto e non quella “main course”, cioè piatto principale) con tantissimo pesce fresco delizioso. Spendiamo 13 euro a testa comprese bevande e macedonia con gelato.

Le tre città, Playmobil Fun Park e Marsaxlokk

Prima di iniziare la nostra esplorazione della zona occidentale dell’isola facciamo una breve tappa a Mosta, per visitare l’interno della “Rotunda”, la Chiesa di Santa Maria Assunta. La cupola ampia e luminosa crea un ambiente davvero accogliente e pieno di pace.

Procediamo verso la capitale, con l’intento di visitare “le tre città”: Vittoriosa, Senglea e Cospicua, che si affacciano proprio di fronte a La Valletta. Trovare la strada corretta diventa un po’ complicato a causa dell’abitudine maltese di nominare le città alternativamente con il nome “ufficiale” e con quello “locale” sui cartelli stradali… Dunque Vittoriosa può essere indicata anche come “Birgu”, Senglea come “Isla”, Cospicua come “Bormla”. Inoltre scopriamo che c’è una terza città, meno nota delle precedenti: il terzo “dito” dell’insenatura è infatti la meno nota Kalkara, piccola cittadina fortificata dominata dal Fort Rinella.

Quindi, dopo esserci destreggiati tra indicazioni stradali non del tutto chiare, raggiungiamo Vittoriosa. Passeggiamo per le viuzze lastricate del centro, fino al Palazzo dell’inquisitore. Il biglietto di ingresso costa 5 euro e include anche l’entrata al Museo marittimo. Il Palazzo ha fascino, ma la mostra non è particolarmente ricca. C’è qualche elemento di arredo, qualche cartellone esplicativo e poco altro. Le guide lo descrivono come se fosse una specie di museo della tortura, forte e inadatto ai più impressionabili, ma la descrizione è sicuramente eccessiva. E’ possibile vedere le celle, ma non ci sono strumenti di tortura né spiegazioni truculente, tranquilli. Dopo la (breve) visita diamo un’occhiata al Museo marittimo, che può essere interessante per gli appassionati di strumenti di navigazione e simili. Il Museo si trova proprio accanto al piccolo porto cittadino, che è davvero suggestivo, incorniciato da bei palazzi storici.

Ci perdiamo tra i saliscendi della cittadella, tra scorci incantevoli sulla Cottonera (altro nome con cui si indicano le tre città) e suggestive scalinate. Ripresa l’auto facciamo un breve giro panoramico tra Senglea e Kalkara, passando a fianco di Fort Rinella. Nulla attira la nostra attenzione inducendoci a una sosta, perciò ci spostiamo verso Giudja per vedere il Playmobil Fun Park. Malta, infatti, è sede di una delle fabbriche della Playmobil, che vorremmo visitare, ma avremmo dovuto prenotare via mail con un po’ di anticipo. Ci accontentiamo perciò del piccolo parco (ingresso gratuito dopo le 13), ricco di personaggi Playmobil a grandezza naturale. Principesse, pirati, enormi gru, casette, coccodrilli, mucche, cavalli cavalcabili… come dei bambini perdiamo un’ora in foto improbabili. Per i più piccoli c’è un’ampia area gioco con tanti tanti pezzi da assemblare. Simpatico.

Per pranzo ci fermiamo a Birkirkara (sui cartelli indicata con un’abbreviazione… ci mancavano anche le abbreviazioni per complicarci del tutto la vita!!), paesino turistico un po’ triste… la spiaggia è bella, di sabbia chiara, con un mare all’apparenza limpido… peccato che affacci direttamente su un grande porto commerciale, assolutamente orrendo. Dopo una triste macedonia in un bar accanto alla spiaggia (non c’è molto altro aperto in paese), scappiamo diretti a Marsaxlokk, famoso paesino di pescatori. Il porto è assai pittoresco, zeppo di imbarcazioni tipiche, i colorati “luzzu” ornati dall’occhio fenicio. Piacevole, ma oltre alle barche, all’odore intenso di pesce e a un mercatino di souvenir da turista medio, la località non offre molto.

L’ultima tappa prevista del nostro tour odierno sono le St.Peter’s pool, le piscine di San Pietro. Per trovarle o ci si affida a qualche pescatore disponibile a portarvici in barca (molti ve lo proporranno mentre passeggiate nel porto) oppure vi avviate in auto, passate dietro alla visibilissima centrale termoelettrica, e dopo un breve e poco suggestivo percorso troverete uno spiazzo in cui lasciare l’auto e un sentiero da percorrere a piedi. L’ultima parte di sentiero è molto bella, con una stupenda vista sulle frastagliate scogliere di calcare e il mare turchese. Avvicinandosi però tutto perde la sua magia… L’acqua è purtroppo molto sporca, con un largo campionario di oggetti galleggianti, e non invita certo a un bagno ristoratore.

Una vera delusione, poiché ci aspettavamo “una piscina naturale con rocce bianche e acqua cristallina”!

Ci accampiamo sulle rocce lisce e osserviamo alcuni ragazzi che si tuffano dalle scogliere con grande coraggio (incoscienza?). Dopo un po’ di relax sotto un sole caldissimo torniamo in hotel per una doccia, poi ci spostiamo a Mosta per la cena, in un locale storico maltese, aperto da più di 50 anni: “Ta’ Marija”. Il locale è molto accogliente, la proprietaria (la signora Maria che dà il nome al locale) è deliziosa, una donna d’altri tempi, bella ed elegante. La serata prevede cena tipica e spettacolo di danze popolari, costo totale 35 euro bevande incluse (aperitivo, acqua, vino e caffè). Ci servono un aperitivo della casa divino (che contiene chinotto, menta, succo al fico d’india e un ingrediente “segreto” che la signora Maria definisce “afrodisiaco”…), accompagnato da bruschetta maltese e pane spalmato di salsa ajoli, poi assaggiamo la bigilla (crema di fave spalmabile), le olive locali, ravioloni maltesi di ricotta con pomodoro fresco, spaghetti al ragù di coniglio, bragioli (gli involtini di carne di cui ho già parlato), orata con salsa di pomodoro e capperi, caponata e patate all’anice. Unica nota di demerito i dolci, che non sono un granché, troppo pesanti. Nel complesso, la qualità del cibo è ottima, siamo davvero soddisfatti della scelta. Prima di lasciare il locale fate un salto alla toilette… Sulle porte dei bagni troneggia lei, sempre lei, indubbia protagonista di questo luogo… Il ritratto di una Maria poco più che ventenne vi sorride, ignorando del tutto la vostra necessità di privacy.

Golden Bay e festa patronale di Mqabba

Oggi ci aspetta una giornata di relax totale. Ci dirigiamo verso la Golden Bay, non molto lontana da Bugibba. Arriviamo a Gaijn Tuffieha alle 9.30 del mattino. Il parcheggio è ancora deserto. La baia è splendida: sabbia ocra e mare trasparentissimo ci attendono! Per raggiungere la spiaggia bisogna percorrere una lunga scalinata di cemento (che al ritorno, in salita, con il sole a picco, diventa molto impegnativa…). Affittiamo un ombrellone (3 euro tutto il giorno), facciamo molti bagni nell’acqua bassa e fresca, poi pranziamo nel bar della spiaggia con un’insalata e un wrap alle verdure (prezzi onesti, qualità scarsa).

A metà pomeriggio ripartiamo diretti al Ta Qali Craft Village, ma è nuovamente chiuso… Scopriamo, infatti, che il sabato chiude alle 13 (gli altri giorni l’orario di apertura è 9-16). Mannaggia! Comunque sembra un po’ triste e polveroso, non so se la visita valga davvero la pena.

Dopo un po’ di relax nella piscina dell’hotel ci prepariamo per la serata. La nostra meta è Mqabba, per la festa patronale di “Our lady of the lily” (Nostra Signora del Giglio). Partecipare a una festa patronale è una di quelle cose assolutamente da fare durante una vacanza a Malta, poiché permette di immergersi nell’atmosfera calda e popolare dell’isola. Ci accolgono luci, festoni, arazzi, statue di santi altissime, la banda del paese collocata su un grande palco in legno ornato di angioletti dorati e tanta tanta gente. L’atmosfera è kitsch e coinvolgente, in linea con le nostre aspettative. Mangiamo un kebab in uno dei tanti furgoncini di cibo da strada presenti, in attesa dello spettacolo pirotecnico. I fuochi di artificio si rivelano deludenti, il ritmo di lancio è troppo troppo lento, estenuante. Ma la vera attrazione del luogo sono le “ruote di Santa Caterina”, con cui Mqabba si è aggiudicato anche un Guinness World Record. Sono delle grandi costruzioni rotanti a cui vengono attaccati mortaretti filanti di vari colori, con cui vengono create suggestive figure che danzano mentre la ruota gira. Le norme di sicurezza per il pubblico sono inesistenti. Non ci sono transenne, né vengono fornite indicazioni su dove posizionarsi (chiediamo più volte ai poliziotti presenti e ci dicono di metterci dove vogliamo). La strada (stretta), chiusa da due ali di palazzi, è piena di ruote e di gente. Assistiamo all’accensione della prima ruota mettendoci a lato (insieme a molte altre persone). Dopo pochi secondi veniamo investiti da schegge e lapilli, poi ci troviamo immersi in una densa nuvola di fumo, da cui usciamo in preda agli spasmi bronchiali. Impariamo sulla nostra pelle che è bene tenersi a distanza e non bisogna MAI stare a lato delle ruote. Ma come fanno tutti gli altri a non tossire e non preoccuparsi della pericolosità della situazione? Ci sono persone di tutte le età e anche mamme con bimbi molto piccoli, totalmente a loro agio in questa assurda situazione. Ripristinata la giusta distanza, lo spettacolo si rivela inusuale e bello, soprattutto l’ultima grandissima ruota composta da tante ruote più piccole, di grande impatto.

Gaijn Tuffieha, il ritorno

Decisi a goderci una meritata domenica di relax, torniamo nella Golden Bay. La spiaggia è un po’ più affollata di ieri, ma comunque vivibile. Sole caldo, brezza lieve, acqua rinfrescante… Non manca nulla. A metà mattina facciamo una breve escursione sulla collina che sta alle spalle della spiaggia. La salita è breve, ma un po’ scivolosa, meglio avere delle scarpe da ginnastica. Il panorama che si gode da lassù è magnifico. Ci sono molti sentierini che si addentrano nella vegetazione mediterranea per gli appassionati di trekking. Noi muoviamo incerti qualche passo per scattare un po’ di foto, mentre alcune famigliole maltesi ci sorpassano con bimbi iper-atletici che corrono su è giù dalla collina.

Per cena torniamo a Mdina (che con la luce soffusa del tramonto è ancora più affascinante). Andiamo da “Bacchus”, un locale elegante e piacevole, con una fantastica terrazza piena di piante. Il cibo è ottimo, servizio cortese, spesa totale intorno ai 20 Euro (per un antipasto,un primo, acqua, vino e caffè). Piatti prevalentemente a base di pesce, cucinati con cura e un tocco di originalità (buonissimo il polpo cotto con aglio e vodka alla menta e gli spaghetti con gamberetti, pesce spada e melanzane).

Comino

Giunti all’ultimo giorno di soggiorno maltese, ci svegliamo presto e andiamo a Cirkewwa per imbarcarci sul primo traghetto in partenza diretto a Comino (che salpa alle 9.10, con attracco davanti all’hotel Riviera). Il biglietto costa 10 euro e comprende andata, ritorno, più un breve tour delle Comino Caves. La traversata dura una ventina di minuti. Arriviamo alla Blue Lagoon che non c’è ancora molta gente. È meravigliosa. Acqua cristallina con fondale sabbioso e pescetti di vario tipo che vi nuotano intorno, rocce intorno su cui sono incastrate numerose sdraio e ombrelloni che si affacciano direttamente su questa specie di piscina naturale. Affittiamo sdraio e ombrelloni. Non si può fare altrimennti… tutto il poco spazio disponibile è colonizzato, dunque è necessario investire 4 euro a lettino e 4 euro a ombrellone per garantirsi il proprio posto in questo angolo di paradiso. Passeggiando in acqua vicino alle rocce sembra di stare in un acquario. Ci sono tantissimi pescetti che nuotano tra le alghe e l’acqua è talmente trasparente che li si può ammirare anche senza attrezzatura da snorkeling. A nuoto si può raggiungere comodamente anche l’isolotto di fronte, dove ci sono belle rocce da cui qualcuno si tuffa nonostante i divieti.

Alle 13.30 decidiamo di lasciare la spiaggia, i bagnanti si sono moltiplicati esponenzialmente e la laguna ha perso così gran parte del suo fascino, e poi fa veramente troppo caldo (e siamo solo in giugno! Chissà in agosto…). Nel pomeriggio facciamo un’ultima capatina a La Valletta per gli ultimi acquisti. Merenda al caffè Cordina, con dolcini fantastici.

Decidiamo di concludere la nostra vacanza maltese con un tuffo nella movida di Paceville. Intorno a noi solo adolescenti (questa è la patria delle vacanze studio…) che affollano i locali. Quasi ovunque ci sono schermi per vedere le partite degli europei di calcio e alcuni angoli della città sono addobbati con i colori delle diverse squadre. Facciamo un po’ i ragazzini anche noi mangiando un hamburger da Burger King, bevendo Pina Colada in lattina acquistata da Mark&Spencer; e perdendo tempo nel centro commerciale tra t-shirt e scarpe improponibili.

Domattina alle 7.20 si ritorna in Italia…. Goodbye Malta!



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