Lungo la Via della Seta in autonomia

La magia dell'Uzbekistan e i silenzi del Kyrgyzstan
Scritto da: jaguar89
lungo la via della seta in autonomia
Partenza il: 09/08/2017
Ritorno il: 23/08/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: Fino a €250 €

Introduzione

Questo racconto sarà così organizzato: all’inizio raccoglierò una serie di consigli utili per coloro che vogliono organizzare un viaggio simile, cercando di rispondere a quelle che erano le mie perplessità prima del viaggio. Per i più pazienti, seguirà il diario del mio viaggio, che rappresenta anche per me un modo per poterlo rivivere anche in futuro: nel viaggio, per dare al lettore un’idea delle mete che mi sono piaciute di più e quelle che invece sono ‘sacrificabili’ utilizzerò la seguente scala:

  • ***** = imperdibile
  • **** = molto interessante
  • *** = interessante
  • ** = medio
  • * = si può saltare

Il fascino dell’oriente e la magia dell’antica Samarcanda: è stato questo il punto di partenza per l’intero viaggio. Da tempo avevo in mente questa idea e quando il mio amico Tommaso ha risposto entusiasticamente alla mia proposta, abbiamo iniziato a pianificare il nostro itinerario. La scelta di aggiungere l’escursione in Kyrgyzstan è nata dalla volontà di abbinare una meta prettamente artistico – architettonica (l’Uzbekistan), con una più paesaggistica, di cui ci affascinavano i grandi spazi aperti e isolati (il Kyrgyzstan). Al gruppo in partenza si sono poi aggiunte mia sorella Alessandra e Stefania, la ragazza di Tommaso, per un mix eterogeneo composto da persone con una gran voglia di scoprire e un bagaglio di viaggi pregressi già piuttosto consolidato. Da lì all’effettiva partenza il passo è stato poi breve.

Cambi al momento del viaggio: 1€ = 1,18$ = 81 KZS Som Kyrgizi = 8000 UZS – Som Uzbeki (al mercato nero, vedi sezione ‘Denaro’)

Qualche consiglio pratico

Visto e voli

Per il visto uzbeko (per comodità) ci siamo affidati a un’agenzia: costo 125€ a persona circa. Non occorre invece il visto per il Kyrgyzstan.

Abbiamo volato all’andata da Pisa a Mosca e da qui a Urgench, a circa 40min da Khiva con Siberian (S7) Airlines. In questo modo abbiamo evitato il volo interno in Uzbekistan, che risultava di difficile prenotazione dall’Italia. Le due tratte durano entrambe circa 3h e 30 minuti e la compagnia è piuttosto basic.

Al ritorno abbiamo volato con Pegasus Airlines da Bishkek a Istanbul (5h e mezzo) e da qui a Bologna (circa 2h e mezzo) da dove abbiamo preso un treno per Livorno, dove risiediamo. La compagnia è una low-cost, il che vuol dire che ogni servizio a bordo è a pagamento. Il bagaglio in stiva invece è compreso. Spesa per il volo A/R circa 550€, prenotato a fine Febbraio. Da aggiungere il volo interno Tashkent-Bishkek con Uzbekistan Airlines (buona compagnia) per circa 200€. Trasferimento via terra possibile solo passando in Kazakistan dove era necessario il relativo visto.

Preparare il viaggio

La preparazione della parte uzbeka del viaggio è stata piuttosto semplice, avendo previsto un itinerario piuttosto classico. Non è facile invece pianificare in dettaglio gli spostamenti, che però si possono organizzare facilmente sul posto. Noi abbiamo prenotato tutte le notti in Uzbekistan (anche per poter pernottare in ottimi B&B a prezzi irrisori) mentre per il Kyrgyzstan non abbiamo prenotato nulla. Per questa seconda parte del viaggio ci siamo invece affidati a un’agenzia (Celestial Mountains) che organizza viaggi (anche di più giorni) su misura, con cui abbiamo concordato l’itinerario (in gran parte scelto da noi): l’agenzia ci ha fornito solo il mezzo (privato) e l’autista, che parlava solo qualche parola di inglese e a cui era stato comunicato l’itinerario concordato. I pernottamenti (soprattutto quelli in yurta) sono stati organizzati tramite i contatti dell’agenzia stessa. Per 6 giorni abbiamo speso 430$ a testa, tutto compreso ad eccezione della prima notte a Bishkek e di qualche pasto, che però hanno costi davvero bassissimi.

Meteo

Caldo in Uzbekistan, freddo (soprattutto di notte) in Kyrgyzstan. Il primo giorno a Khiva c’erano 43°C, che fortunatamente sono scesi a 36°C nei giorni successivi. Fortunatamente però è molto secco e si sta decentemente, soprattutto la sera quando c’è una discreta escursione termica. In Kyrgyzstan c’è molta differenza tra le città e le montagne, che coprono oltre il 95% del territorio del paese. Di giorno si sta abbastanza bene, ma appena cala il sole servono vestiti pesanti perché fa molto freddo, con punte di -4°C di notte.

Itinerario

In Uzbekistan abbiamo visitato le tre città principali ovvero Khiva (2 notti e 1 giorno di visita), Bukhara (2 notti) e Samarcanda (3 notti), per poi andare nella capitale Tashkent (1 notte) per prendere il volo per Bishkek, capitale del Kyrgyzstan. Qui il primo giorno abbiamo fatto un’escursione nel parco naturale di Ala Archa per poi tornare a Bishkek per la notte. Ci siamo quindi diretti verso il Lago Song Kol, il più bello del paese, dove abbiamo dormito due notti nelle yurte dei nomadi e goduto a pieno dello spettacolare panorama. Da qui abbiamo puntato all’antico caravanserraglio di Tash Rabat per l’ultima notte in yurta. Abbiamo quindi trascorso una notte in un paesino lungo la sponda meridionale dell’Issik Kol, dove abbiamo anche fatto il bagno. L’ultimo giorno infine abbiamo visto il famoso canyon rosso di Skazka e la valle di Jeti-Oguz, per tornare infine a Bishkek per prendere il volo di ritorno la successiva mattina.

Denaro

In Uzbekistan carte e bancomat sono completamente inutili. Portate euro da cambiare in som, cercando di informarvi sul cambio realmente applicato: quello fatto dalle banche è incredibilmente inferiore, quindi tutti cambiano i soldi al mercato nero. Per darvi un’idea il cambio ufficiale ad Agosto 2017 era di circa 5000 UZS per 1€, mentre al mercato nero gli euro erano cambiati anche a 9000 UZS. Non avrete difficoltà a trovare persone che vi propongono di cambiare i vostri soldi con mazzette di banconote uzbeke, soprattutto nei mercati ma anche in molti alberghi e B&B. I dollari sono utilizzati per transazioni più consistenti, ad esempio per pagare i pernottamenti in alberghi e B&B di categoria medio alta.

In Kyrgyzstan (soprattutto a Bishkek) ci sono diversi sportelli bancomat e non esiste il mercato nero. C’è un tasso ufficiale che viene applicato con piccole variazioni: se potete evitate di cambiare troppi soldi all’aeroporto.

Spesa complessiva

Per 15 giorni abbiamo speso circa 1800€ a persona, di cui circa 750€ di voli aerei e 430€ per l’escursione in Kyrgyzstan. Pernottamenti e pasti sono in genere molto economici.

Diario

 

Mercoledì 09/08 (volo)

Ci troviamo all’aeroporto di Pisa per prendere il volo delle 11:50 di Air Siberian per Mosca. C’è un ritardo di quasi un’ora ma avendo uno scalo di circa 5 ore per noi non è un problema. Alle 22:05 di Mosca (+1h rispetto all’Italia) prendiamo quindi il volo, sempre di Air Siberian, per Urgench: il volo, anche per il suo prezzo abbordabile, è pieno di contadini uzbeki di ritorno in patria da Mosca e subito l’odore pungente che ristagna sull’aereo ci preannuncia quanto lo stile di vita della popolazione media sia più povero del nostro. Arriviamo a Urgench alle 3:35 (+2h rispetto a Mosca) e dopo i controlli dei passaporti, piuttosto rapidi, ci incontriamo con il taxista mandato dall’hotel, che in circa 50min ci porta alla Orzu Guest House di Khiva per soli 10$ in 4: alla fine paghiamo in euro, ma sono le 5:10, siamo stanchi e vogliamo riposare qualche ora per affrontare al meglio domani la visita di Khiva. La guest house (circa 25€ a notte per una doppia) è molto buona e in posizione perfetta.

Giovedì 10/08 (Khiva)

Per recuperare un po’ ci troviamo a colazione verso le 10, dove banchettiamo con pane e marmellate fatte in casa, molta frutta, uova, yogurt e dell’ottimo tè. Il proprietario ci offre di cambiare gli euro e subito veniamo a contatto con quanto avevamo letto: benché il cambio ufficiale sia circa 5000 UZS per 1€, il cambio al mercato nero (che è quello utilizzato da tutti, compresi hotel e b&b di buon livello) è molto superiore. All’hotel, senza nemmeno contrattare, ci viene proposto a 8000 UZS! Visto che si riesce a cambiare moneta praticamente ovunque è molto conveniente. Meno comodo è il fatto che per 100€ ci vengono date 160 banconote da 5000 UZS legate con gli elastici, perché questo è il taglio massimo delle banconote. Fino a pochi anni fa il taglio massimo era addirittura di 1000 UZS il che avrebbe significato addirittura 800 banconote!!! In compenso ci dicono che dovrebbero presto essere emesse le banconote da 10000 UZS.

Armati di contante andiamo alla scoperta della cittadina, tutta costruita all’interno delle mura e tenuta come un piccolo museo. Ci dirigiamo subito alla porta ovest per acquistare il biglietto cumulativo per i diversi monumenti (12$ + 3$ per poter fare le foto – inutile visto che non ci sono controlli).

Subito la nostra vista rimane abbagliata dal complesso formato dal minareto Kalta Minor e dalla Madrasa Mohammed Amin Khan (*****), che ricoperti di piastrelle turchesi si stagliano contro il cielo azzurrissimo. Il Kalta Minor è un minareto tozzo e mozzato in cima, molto particolare e scenografico. A poca distanza c’è l’Ark (****), la fortezza, che presenta una bellissima moschea estiva piastrellata in bianco e blu e con sottili colonne in legno: bellissima! Continuiamo la nostra visita con la sala del trono (all’aperto) e la salita alla torre di guardia (ulteriori 5€ complessivi per 4 persone) da cui si gode di un fantastico panorama (****) su tutta la cittadina. Ciò che ci stupisce è anche il numero, assai esiguo, di turisti, che ci permette di visitare Khiva con grande tranquillità. Sicuramente su ciò ha il suo impatto il caldo (sono quasi 43°C, anche se il clima è secco) e anche noi decidiamo di fare una breve sosta per un dolce (la caratteristica bakhlava) e tanta acqua in un vicino caffè in splendida posizione.

Dopo la sosta ci dirigiamo verso la Medressa Mohammed Rakhim Khan (***), anch’essa molto scenografica: l’interno invece non vale granché. Facciamo una breve sosta anche al piccolo Mausoleo di Sayid Allauddin (**), a cui si entra da una piccola porticina e che non è certamente fra le cose imperdibili di Khiva. Sempre a piedi arriviamo quindi alla vicinissima Moschea Juma (del Venerdì) (****), una delle più particolari che vedremo durante tutto il nostro viaggio, con le sue 218 colonne in legno che sorreggono il tetto. Dall’interno si accede anche al Minareto Juma dal quale, dopo una scomoda ma rapida salita, si gode di un altro scorcio sulla città (**), purtroppo limitato dalle finestre sbarrate presenti sulla cima. Ci dirigiamo verso il complesso Islom-Hoja (***), con il caldo che inizia finalmente a darci un po’ di tregua: si riconosce subito che sia la medressa (che ospita un museo) che il minareto sono più recenti, ma sono ugualmente molto evocativi. Saliamo sul minareto, dopo contrattazione, per 5000 UZS a testa (circa 50 cent), ma anche da qui la vista (**) è meno bella che dalla torre di guardia. Ci dirigiamo quindi verso il Mausoleo di Pahlavon Mahmud (***), che ha un bel cortile e la tomba sormontata da una cupola turchese con una decorazione a piastrelle tra le più belle della città. Purtroppo non tutto il complesso (biglietto a 5000 UZS) è accessibile, anche perché ci sono diversi fedeli a pregare. Ci siamo lasciati tra le ultime cose il Palazzo Tosh-hovli (*****), che si rivelerà uno degli edifici più belli della città. Questo è composto da due diverse ali con diversi punti di ingresso e presenta delle meravigliose decorazioni e splendidi soffitti, ancora decorati da incredibili trine. Bellissime anche la sala del trono (ancora all’aperto) e la relativa ala del palazzo: questa è veramente un labirinto (deserto, perché non c’è praticamente nessuno) pieno di angolini da fotografia, sullo sfondo del cielo limpidissimo e ormai con la luce calante del sole. Un vero spettacolo. Una volta usciti passiamo per il Bazar Allakuli-Khan (**) (ormai praticamente chiuso) e il relativo caravanserraglio, che hanno poco da offrire. Concludiamo la giornata con la bella passeggiata al tramonto sulle mura dell’Ichon-Qala (****), che regala bellissimi scorci su Khiva. Prendiamo una birra al Terrasse-Cafè godendoci gli ultimi raggi di sole davanti a un panorama magnifico per poi dirigerci verso il Khorezm Art Restaurant per cena, che purtroppo risulta pieno. Ripieghiamo sul Bir Gumbaz, con bella vista sul Kalta Minor dove prendo una Uzbek Soup di ispirazione russa molto liquida e un piatto di carne con verdure decisamente non indimenticabile. Incredibilmente ci prende anche un piccolo acquazzone, che avrà tuttavia il merito di abbassare di 7-8°C le temperatura a partire dal giorno successivo. Stanchi ma molto soddisfatti della nostra prima giornata uzbeka andiamo quindi a dormire al nostro b&b.

 

Venerdì 11/08 (trasferimento e inizio visita Bukhara)

Altra ottima colazione e alle 9:30 incontro con il tassista che abbiamo prenotato tramite il B&B e che per 35$ ci porterà a Bukhara. Il tragitto dura circa 5/6 ore e è un modo per venire a contatto con la realtà uzbeka. Il tassista è abbastanza tamarro e combina nella propria playlist Despacito e Fabrizio De Andrè (!). Avere un autista è molto utile soprattutto per trattare con la polizia, che ferma le auto a numerosi posti di blocco lungo la strada. Il percorso passa vicino al confine con il Kazakistan, prima attraverso un paesaggio desertico, poi con piccoli villaggi. Non incontriamo nessuna città degna di nota e le condizioni stradali sono molto approssimative. Facciamo sosta per pranzo lungo la strada e mangiamo una soup con il pane (grazie all’abbondante colazione ci basta!) e, rallentati dal traffico, arriviamo alla Sokhrob Barzu Guest House di Bukhara verso le 16:30. La guest house è davvero molto bella, organizzata attorno a un cortile centrale con splendide decorazioni e rifiniture in legno. Il tempo di posare le cose in camera e ci buttiamo alla scoperta della città. Siamo vicinissima alla Lyabi-Hauz, la piazza principale, ma ci dirigiamo come prima cosa verso il Char Minar (***), l’ex corpo di guardia di una medressa che si trova in una zona un po’ isolata e compare addirittura in copertina sulla guida della Lonely Planet dell’Asia Centrale. Purtroppo sono in corso dei lavori, ma l’edificio, che insolitamente ha 4 minareti, vale sicuramente una visita. Torniamo quindi sui nostri passi, passando da una bella zona con molti antichi edifici riconvertiti in eleganti B&B, per poi fare due passi in centro: la vita sembra scorrere lenta in Lyabi-Hauz dove molti uomini giocano a scacchi nell’ampia piazza alberata delimitata dalla Medressa di Nadir Divambegi, dall’omonima khanaka e dalla medressa Kukeldash. Diamo un’occhiata alla statua di Hoja Zayniddin (*), prima di dedicarci alla Medressa di Nadir Divambegi (***) una delle pochissime dell’Uzbekistan ad avere animali rappresentati sulle decorazioni della facciata, in questo caso dei pavoni. Entriamo all’interno dove si trovano numerosi bar e negozietti di souvenir e ne approfittiamo per bere una birra in tranquillità. Alle 19 dobbiamo sloggiare, perché è previsto uno spettacolo destinato ai gruppi e quindi decidiamo di prenotare i ristoranti per le cene della sera e del giorno successivo (memori della fregatura di ieri) e di fare un giretto per il centro. Verso le 20 siamo a cena al Lyabi-Hauz, proprio davanti alla fontana della piazza, dove mangiamo assai abbondantemente con degli spiedini e un gelato dribblando le numerose vespe che cercano di banchettare ai tavoli. Di fianco a noi c’è un gruppo di cinesi a dir poco su di giri per via della vodka e nella confusione il cameriere sbaglia a farci il conto per poi rincorrerci per tutta la piazza per farci pagare la differenza. La situazione è un po’ comica ma quando capiamo l’errore verificatosi paghiamo senza problemi la differenza, per un esorbitante totale di circa 7€ a testa per l’intera cena. Dopo un piacevole tè offertoci alla guest-house andiamo a letto a riposare.

 

Sabato 12/08 (Bukhara)

Anche oggi eccellente colazione con pane, marmellate, confetture e miele fatti in casa, un formaggio (tipo ricotta) di produzione propria, uova e frutta a non finire. Purtroppo però Tommy è il primo ad accusare un po’ di problemi intestinali, nonostante abbiamo sempre cercato di evitare cibi o posti a rischio per mangiare. Purtroppo però le condizioni igienico-sanitarie non sempre sono irreprensibili.

Oggi abbiamo in programma il completamento della visita della città, che ha certamente molto da offrire e ci appare subito assai più viva di Khiva, pur rimanendo il numero di turisti non eccessivamente elevato.

Attraversiamo nuovamente la Lyabi-Hauz per dirigerci alla particolare Maghoki-Attar (***), la più antica moschea dell’Asia Centrale: ospita attualmente un Museo dei Tappeti che decidiamo di non visitare. Attraversiamo anche i piccoli bazar coperti (*) di Taki-Sarrafon e Taki-Telpak Furushon, che tuttavia ci appaiono molto meno caratteristici di altri visitati in viaggi precedenti. Arriviamo quindi al meraviglioso complesso Kalon (*****), che subito ci meraviglia per la sua immensità e lucentezza. Esso è composto dalla Moschea Kalon, dall’omonimo minareto e dalla Medressa di Mir-i-Arab disposti intorno alla piazza centrale in un modo che ricorda il Registan di Samarcanda. I due edifici, entrambi ricoperti di piastrelle turchesi e decorazioni bellissime, sono davvero meravigliosi e risultano arricchiti di ulteriori elementi di pregio come cupolette e decorazioni calligrafiche. Trascorriamo oltre mezz’ora a goderci la piazza con la luce della mattina e i pochi turisti. Stefania è attratta dai bellissimi profili dei locali che inizia a immortalare, con il loro consenso, in una serie di ritratti fotografici. Inutile rimarcare come la piazza sia assolutamente fotogenica e meriti numerose foto. Decidiamo quindi di partire nella nostra visita dalla Medressa di Mir-i-Arab (****) che, come detto, vanta bellissime decorazioni e luminose cupole azzurre. Non è purtroppo permesso andare molto oltre l’ingresso, dato che la medressa è ancora attiva. Decisamente più lunga è invece la visita della bellissima Moschea Kalon (****) che ha un bellissimo cortile interno splendidamente decorato da cui si ammira l’edificio da un’altra prospettiva. Il minareto non è invece attualmente visitabile.

Completata la visita ci dirigiamo, attraversando una zona in cui fervono lavori, verso l’Area del Taki-Zagaron, dove sono situate altre due bellissime medresse, quella di Abdul Aziz Khan (***), che purtroppo ospita al suo interno dei negozi di souvenir, e quella di Ulugbek (***), molto antica e spoglia all’interno. Entrambe meritano certamente una visita.

Decidiamo quindi di attraversare una zona meno turistica della città, con vie polverose e muri cadenti, per dirigerci verso la Moschea Hoja Zajniddin (**), spesso trascurata dai turisti, che pur essendo parecchio mal ridotta presenta delle belle decorazioni a stucco. Da qui continuiamo in direzione Ark, fermandoci a pranzo alla Bolo Hauz Chaikhana, una teeria consigliata dalla LP dove prendiamo in 4 due spiedini e due soup per pochi dollari. Dopo pranzo visitiamo l’Ark (**/***), che è stata in passato uno dei centri nevralgici della città e ora presenta la Corte per le udienze e le incoronazioni, la Moschea Juma (del Venerdì) e alcuni piccoli musei: piacevole anche se meno coinvolgente di altri luoghi visitati. Non visitiamo invece le vicine prigioni. Più interessante invece la moschea Bolo Hauz (**/***) che si trova proprio davanti all’Ark e presenta una grande vasca esterna: ha piccole colonne lignee e il soffitto decorato. Procediamo quindi nel parco che circonda la moschea per arrivare alle mura cittadine (*), di cui rimane solo un piccolo tratto, e al piccolo ma interessante Mausoleo di Ismail Samani (***), con un’elaborata muratura in mattoni di terracotta che riflette la luce in toni rosati. Al centro del parco c’è un piccolo lunapark, ma noi torniamo sui nostri passi passando per il Mausoleo Chashma Ayub (*), che ospita un piccolo museo dell’acqua che decidiamo di non visitare. È ormai pomeriggio inoltrato e quindi decidiamo di passare di nuovo dal complesso Kalon per vederlo con questa nuova luce che esalta la medressa di Mir-i-Arab e l’interno della Moschea Kalon. Per avere una splendida visione d’insieme saliamo anche sulla terrazza di un vicino bar panoramico da cui è possibile scattare la classica immagine-cartolina, a patto di scansare un orrido muro che è attualmente in costruzione. Prima di cena decidiamo di sbrigare qualche piccola commissione tra cui prenotare al Bozari Kord, un antico bagno pubblico dove abbiamo intenzione di andare la cena, e (provare a) prenotare il treno per il trasferimento a Samarcanda per l’indomani. La cosa si dimostra più complicata del previsto e alla fine decidiamo di prenotare un taxi privato tramite l’albergo (per, se non erro, 40$ complessivi).

Verso le 19:30 siamo a cena al Minzifa, prenotato il giorno precedente e consigliato dalla LP: sulla terrazza mangiamo delle ottime melanzane fritte con pomodori per antipasto e dei medaglioni di carne tenerissima per meno di 5$ a testa! Risulterà probabilmente la migliore cena della vacanza.

Alle 21 siamo al Bozori Kord: l’ingresso è assai costoso per gli standard locali (circa 15$ a testa) e il trattamento, della durata di circa un’ora, prevede una bella sudata, quindi un vigoroso massaggio, per poi tornare a sudare dopo essere stati cosparsi di zenzero. Non è stato male, ma si vede che il bagno si rivolge ai turisti e si è trattati un po’ come in una catena di montaggio. Dopo aver rindossato i nostri vestiti ci viene offerto un tè e siamo quindi pronti per tornare a dormire alla nostra guest house.

 

Domenica 13/08 (Bukhara, trasferimento e inizio visita Samarcanda)

Confermata la prima impressione sull’ottima colazione, oggi decidiamo di fare un breve giro nella zona ebraica della città. Usciamo dalle vie principali e ci troviamo in stradine polverose frequentate solo dalla gente del posto. Ci perdiamo un po’ ma arriviamo comunque al cimitero ebraico (*). Rientrando in città passiamo dal Mausoleo di Turki Jandi (**), veramente ridotto male, con alcuni anziani che bevono l’acqua santa del complesso. Alle 11 abbiamo il taxi collettivo per Samarcanda, prenotato tramite l’hotel. Arriviamo al Jahongir B&B per le 15:30 e il gentile proprietario ci cambia un po’ di euro in dollari per pagare il tassista. Il B&B ha un bellissimo giardino ed è a 500m dal Registan. Ci riprendiamo un attimo dal viaggio e subito usciamo alla scoperta della città, mangiando un veloce gelato confezionato con biscotto. Dato che è piuttosto tardi decidiamo di ignorare per il momento il Registan, che pur ci attrae enormemente, per dirigerci verso la zona russa della città. Ci fermiamo prima brevemente presso il Mausoleo di Rukhobod (*/**), dove decidiamo di non entrare, per poi visitare il bellissimo Mausoleo di Gur-e-Amir (****): questo è subito riconoscibile per la cupola scanalata ed ha delle decorazioni a piastrelle turchesi davvero bellissime. Ci fermiamo ad ammirare i dettagli e poi entriamo all’interno, dove ci sono i sepolcri, anch’essi in un ambiente riccamente decorato. Usciti nuovamente all’esterno è possibile ammirare il complesso nel suo insieme, che è davvero suggestivo. Calcolate circa un’ora e mezza per la visita. Arriviamo anche al vicino Mausoleo di Ak-Saray (*), che non è nulla di che.

Per la serata rimaniamo nella zona russa, passiamo quindi per la rotatoria con l’enorme statua di Amir Timur (*) e arriviamo alla zona universitaria, dove ci fermiamo a bere una piacevole birra all’aperto all’Alt Stadt Laghman Centre: il posto è piacevole ma la birra un po’ deludente. Per cena, tramite il B&B abbiamo prenotato al Platan, considerato uno dei ristoranti migliori della città. Mangio il famoso lobio (fagioli georgiani freddi, con aglio, limone prezzemolo e spezie) e beef alla thai con metà sufflè al cioccolato di dessert. Rimaniamo decisamente contenti di come abbiamo mangiato e della spesa (circa 7€ a testa), nonostante il servizio un po’ lento, motivato forse dal fatto che all’interno fosse in corso un festeggiamento (matrimonio?) con un enorme banchetto. Vista la lontananza prendiamo un taxi (ovviamente non ufficiale) che per circa 1€ ci riporta al B&B.

Lunedì 14/08 (Samarcanda)

Oggi è uno dei giorni più attesi dell’intera vacanza, in cui andremo a scoprire molti dei tesori della meravigliosa città di Samarcanda. Anche in questo B&B la colazione è assai abbondante, con pane, marmellate, frutta, uova e addirittura plov, ma stavolta dobbiamo limitarci a causa dei nostri intestini in subbuglio. Ci dirigiamo subito al Registan (*****), dove abbiamo una sgradita sorpresa: sono in corso le prove dello Sharq Taronalari, festival di musica orientale che si tiene ogni due anni e quindi l’intera piazza è chiusa fino alle 11. Ciò che è peggio è che ci sono una serie di strutture temporanee (tribune, passerelle sopraelevate, etc.) che limitano un po’ lo sguardo d’insieme che si può avere della piazza, che tuttavia, è bene chiarirlo, rimane meravigliosa. La visione “da cartolina” che si ha dal lato corto del Registan, con le 3 medresse e le varie cupolette d’intorno ti proietta davvero in un altro mondo, magico e bellissimo. Dopo le foto di rito, dato che abbiamo ancora un’oretta prima che venga aperta la piazza, decidiamo di andare a fare una passeggiata nella città vecchia, dove facciamo due brevi soste alla Moschea di Makhdumi Khorezm (*) e al moderno Mausoleo di Imam-al-Matrudiy (**), dove provano a chiederci il pagamento di un improbabile biglietto d’ingresso dopo averci invitato ad entrare: tentativo, soprattutto per questioni di principio, respinto al mittente con decisione! La città vecchia è molto diversa dalla visione di Samarcanda che ha il turista medio e decidiamo quindi di tornare per fare un giro più completo nei prossimi giorni.

Per le 11 siamo di nuovo al Registan e dopo aver pagato il biglietto d’ingresso (circa 3.60€) finalmente entriamo. Una guardia ci propone una salita all’alba su uno dei minareti, ma dopo aver riflettuto brevemente non ci sembra che la vista che si può da lì godere sia particolarmente interessante. Ci perdiamo invece ad ammirare tutta la bellezza del Registan mentre, purtroppo, continuano le prove per il festival al centro della piazza, che non è quindi accessibile. Il fatto di non aver potuto ammirare questo straordinario complesso dal centro della piazza ci è un po’ dispiaciuto. Non entrerò nel dettaglio di ciò che potete ammirare durante la vostra visita, dicendo solo che le tre medresse (Sher-Dor, Tilla-Kari e di Ulugbek) sono davvero meravigliose e vi rapiranno. Considerate almeno 3 ore per una visita particolareggiata del complesso.

Visto che si è fatto tardi decidiamo di dirigerci verso il Bazar Siob per mangiare qualcosa, ma scopriamo che il Lunedì pomeriggio gran parte dei banchi sono chiusi. Ripieghiamo così su un veloce gelato, dopo di che decidiamo di visitare la vicina Moschea di Bibi-Khanym (****). Questa è davvero imponente per dimensioni e vanta una grandissima cupola. Scopriamo però che è stata pesantemente restaurata e che avrebbe bisogno di ulteriori lavori, visto che parte dell’edificio principale è attraversato da enormi crepe. Complessivamente l’edificio è comunque di grande impatto. Vi consigliamo di osservare il complesso dal vicino mercato Siob per godere di una bella vista d’insieme dell’edificio. Usciti ci dirigiamo al vicino Mausoleo di Bibi-Khanym (*), che si rivela non certamente imperdibile. Incredibilmente ci propongono di cambiare i nostri dollari in som anche all’interno di questo edificio sacro! Il nostro piano per la giornata prevedeva a questo punto una visita alla Moschea di Hazrat-Hizr, nella zona nord-est della città, ma scopriamo che è attualmente inaccessibile a causa di grossi lavori di restauro. Sono ancora solo le 17.30 e dopo breve consulto decidiamo di anticipare a oggi la visita dello Shah-i-Zinda (*****), il famoso viale dei mausolei di Samarcanda. Questo è il complesso che più mi ha lasciato sbalordito di tutto il nostro viaggio, forse anche in relazione alle minori attese rispetto al Registan: si tratta di una stretta strada circondata su entrambi i lati di mausolei piastrellati in blu e azzurro e adornati da meravigliose decorazioni. Abbiamo la fortuna di arrivare in un buon momento, con un numero piuttosto ridotto di turisti e possiamo goderci i tanti scorci meravigliosi che questo magico luogo regala: non perdetevelo!

Dopo un’ora e mezzo di visita circa ci dichiariamo soddisfatti, riprendiamo la strada verso il centro cittadino e ci beviamo una birra lungo Tashkent Street in attesa del tramonto. Lo spettacolo del Registan alle luci della sera è notevole, nonostante non sia una serata particolarmente luminosa. Per cena mangiamo un kebab veloce al Cafè Labi g’or: senza infamia e senza lode. Vista la vicinanza ne approfittiamo per un’ultima capatina al Registan per poterlo ammirare anche illuminato di notte: anche questa vista è davvero imperdibile. Dopo quest’ultima sosta ci dirigiamo infine verso il B&B per un sonno ristoratore.

Martedì 15/08 (Samarcanda)

Dopo un’altra buona colazione in hotel è il momento di prendere alcune decisioni. Visto che in tre su quattro siamo mal messi a livello di stomaco e intestino decidiamo di non effettuare l’escursione nella vicina Shahrisabz per avere più tempo per visitare Samarcanda. Decidiamo di andare in taxi ad acquistare i biglietti del treno per Tashkent per l’indomani, ma risulterà tempo perso: dopo aver faticosamente trovato il luogo dove vengono venduti, i treni risultano in buona parte completi e a orari molto diversi da quelli che ci avevano detto all’ufficio turistico. Un gran casino a cui decidiamo di porre rimedio decidendo di affidarci al solito taxi privato prenotato tramite l’albergo. Il primo obiettivo della giornata è visitare con calma il Bazar Siob (***/****). Il mercato, a differenza di altri visti in giro per il mondo, è fondamentalmente un mercato alimentare: i banchi con frutta e verdure sono davvero notevoli, ma sono le persone a colpirci particolarmente. Ci sono tantissimi volti segnati, con occhi profondi e vestiti dalle tinte accese, che ti fanno immediatamente rendere conto di essere in Asia Centrale. Girare sui due piani del mercato è molto bello e, in particolare, vale la pena dare un’occhiata all’area in cui vengono prodotti i formaggi e ai banchi che vendono il pane. Stefania nel frattempo scatta tantissime fotografie alle persone del posto, che quasi sempre si fanno fotografare con piacere e un pizzico di orgoglio. Si fa così l’ora di pranzo: Stefania va a recuperare Tommaso che è al B&B, mentre io e Alessandra pranziamo con una soup e un ottimo pane appena sfornato all’Art Cafè.

Dopo pranzo è il momento di visitare il quartiere ebraico (**/***), che si trova fuori dalle principali rotte turistiche. Fatichiamo a trovare l’ingresso perché sono stati costruiti muri per separare la Samarcanda per i turisti da quella della ‘quotidianità’. Le vie sono polverose, con edifici mal tenuti e spesso canali di scolo nel mezzo, ma hanno un loro fascino. Visitiamo brevemente la Moschea di Mubarak (*) e quella di Koroboy Oksokol (**): qui ci sono persone che giocano a scacchi e un ragazzino che fa il bagno nella prospiciente fontana. Visitiamo brevemente anche la sinagoga (*/**): è necessario chiamare al telefono il rabbino per la visita, ma alcuni abitanti sono così gentili da farlo per noi. Nella sinagoga in realtà non c’è praticamente nulla da vedere, perché il fascino di questo quartiere sono in realtà le strade con i carretti trainati dagli asini e le persone che camminano tra gli edifici scrostati. Se avete tempo secondo noi vale la visita. Andiamo brevemente a fare un giro anche nella Città Vecchia (**), oltre il bazar Siob, che assomiglia molto, almeno come tessuto urbano, al Quartiere Ebraico. Prima di rientrare al B&B facciamo una breve visita alla Moschea Hoja-Nisbatdor (*), che però ci delude. Dopo un po’ di riposo al B&B facciamo una lunga passeggiata per tornare nella zona russa e cenare nel bell’Old City Restaurant, dove mangiamo molto bene. Io prendo un piatto con maiale al cartoccio e ceci. Dopo cena prendiamo un taxi per tornare al B&B.

Mercoledì 16/08 (trasferimento e visita Tashkent)

Facciamo con calma colazione al B&B, dato che alle 10 abbiamo il taxi privato per Tashkent (45€ in 4). Il viaggio trascorre tranquillo e alle 14 incontriamo Aziz, il proprietario della casa che abbiamo prenotato con AirBnb. All’inizio avevamo deciso di non prenotare niente per stanotte, dato che all’alba avremo il nostro volo per Bishkek, ma poi abbiamo preferito avere un posto di appoggio. L’appartamento, nella zona delle ambasciate, è enorme: sarà non meno di 150mq, che per una notte è addirittura esagerato. Siamo i primi ospiti di Aziz e mancano ancora gli ultimi ritocchi in casa, quindi nel giro di 20 minuti questi chiama una squadra di idraulici e manovali vari per farci trovare tutto pronto. Aziz è gentilissimo e generosissimo, ma preferiamo togliere il disturbo per non intralciare. Fermiamo un taxi (ovviamente in realtà è un’auto privata) che per circa 1€ ci porta nella zona del Khast Imam (**), a nord della città: questa zona è una delle più tradizionali della città, rimanendo tuttavia piuttosto moderna. Tashkent ci appare come una città verde e con un quantitativo impressionante di polizia. Nella zona del Khast Imam visitiamo l’omonima piazza con la moschea del Venerdì, la medressa di Barak Khan (all’interno della quale ci sono diversi negozietti di souvenir) e il vicino mausoleo di Abu Bakr Kaffal Shoshi. Nessuno di questi luoghi è imperdibile, soprattutto dopo tutti gli splendori visti nelle altre città. Mangiamo un gelato (un mattone al caffè senza biscotto, prodotto in Italia ma un po’ assurdo) e ci dirigiamo al vicino Bazar Chorsu (****): qui siamo gli unici stranieri e l’atmosfera è davvero bella. Ci fermiamo subito in quello che è un immenso panificio con almeno una decina di forni. I lavoratori, contenti delle nostre attenzioni, ci spiegano le diverse fasi della lavorazione del pane, che viene cotto appeso a dei ganci all’interno dei forni. Alla fine compriamo uno dei caratteristici pani tondi (10 centesimi!!!) che mangiamo appena sfornato: veramente sublime. Continuiamo il nostro giro del mercato (anche questo fondamentalmente alimentare) fermandoci presso i banchi che ci incuriosiscono di più. Ci vengono offerti diversi assaggi ma, a causa delle condizioni dei nostri stomaci, siamo costretti a rifiutare. Sotto un’enorme cupola c’è anche il mercato della carne e, al piano di sopra, quello dei semi e della frutta secca. Dopo un’ora abbondante usciamo contenti. Il sole sta ora tramontando: facciamo un salto alla Medersa di Kulkedash (**), che è piuttosto moderna e che decidiamo di non visitare all’interno.

Decidiamo quindi di andare a cena, sotto consiglio della LP, al Traktir Sam Prishyol: dopo 15 minuti di taxi ci accorgiamo però che il locale sulla riva del canale non esiste di più. Facciamo quindi una lunga passeggiata percorrendo uno dei grandi viali alberati del centro per andare al Brauhaus, che dovrebbe essere una birreria: in realtà hanno un solo tipo di birra (mediocre) e il borsch a base di barbabietole rosse è piuttosto gramo. Al ritorno riusciamo a fermare un’auto per farci riaccompagnare all’appartamento: l’autista è un pazzo scatenato palesemente ubriaco che guida in modo sconsiderato con la musica a volume infernale. Vuole essenzialmente un po’ di compagnia ma non ha idea di dove ci sta portando: il bello è che, forse non ben conscio delle sua condizione evidentemente alterata, si ferma per chiedere indicazioni alla polizia, che probabilmente decide di chiudere un occhio al momento dell’intervento di Tommaso. Confermato quindi che le nuove direttive per i poliziotti sono quelle di favorire il più possibile gli stranieri. Rimane non banale invece riuscire a fermare un taxi in certe zone della città, dato che le auto private non forniscono garanzia alcuna. Verso le 21 siamo all’appartamento, dove scopriamo che Aziz ci ha lasciato un sacco di snack e cose da mangiare e addirittura una bottiglia di vino tagiko d’annata, che purtroppo non avremo la possibilità di assaggiare. Poco dopo suona alla porta Aziz in persona che ci regala dei copricapo tipici (a me e Tommaso) e due scialli tradizionali (a Stefania ed Alessandra). Davvero gentilissimo! Andiamo quindi a letto in vista del volo mattutino di domani.

Giovedì 17/08 (volo per Bishkek, Ala Archa, Bishkek)

Sveglia alle 3:45 perché alle 4 abbiamo l’auto per l’aeroporto: è l’auto privata con autista di Aziz, che ci ha fornito gratuitamente. Non abbiamo capito bene di cosa si occupi esattamente, speriamo di niente che abbia a che fare con la mafia russa perché dal tenore di vita e il rispetto che tutti gli portano potrebbe anche essere! A parte gli scherzi, in 15 minuti siamo in aeroporto dove alle 6.15 abbiamo il volo per Bishkek, capitale del Kyrgyzstan. Superato un blocco del sistema informatico al check-in, prendiamo il nostro volo che in un’oretta ci porta oltre confine (+ 1h di fuso orario). Qui ci attende Vitali, l’autista mandato dall’agenzia, che parla solo qualche parola di inglese e ci accompagnerà per i prossimi 6 giorni. La prima sorpresa è che l’auto, una grossa Toyota a 7 posti, ha il volante a destra, nonostante la guida sia anch’essa sulla destra della carreggiata. Qui funziona così, le auto importate dal Giappone hanno il volante a destra e quelle importate dall’Europa lo hanno a sinistra. Bishkek più che una capitale ci appare come una polverosa provincia di campagna: lasciamo i bagagli al nostro hotel, il Club Hotel Strelets, in posizione tranquilla. La temperatura è molto più fresca che in Uzbekistan. Passiamo dalla banca a ritirare i dollari per saldare il conto con l’agenzia e rifornirci di som kirgizi: i som uzbeki qui non valgono nulla e non riusciamo neanche a cambiare quelli (pochi, fortunatamente) che ci sono avanzati. All’agenzia sono molto cortesi, confermiamo l’itinerario che abbiamo scelto e verificano che abbiamo tutto il necessario. Infine ci regalano dei copricapo tipici e due modellini delle yurte, simbolo nazionale. La giornata di oggi è dedicata al vicino parco di Ala Archa (**/***) dove arriviamo in circa 40/50 minuti. L’ingresso al parco è compreso nella cifra già pagata e Vitali ci accompagna all’inizio dei sentieri consegnandoci i nostri packet lunch (molto ricchi).

Le indicazioni non sono sempre chiare, ma decidiamo di procedure lungo il sentiero principale che porta al punto panoramico (meta dell’escursione secondo programma), e quindi a una cascata e infine a un rifugio ad alta quota. Decidiamo di incamminarci e decidere strada facendo dove arrivare. In 30-40 minuti siamo al punto panoramico, in una bella vallata non dissimile da quelle delle nostre Alpi. Decidiamo di proseguire, ma come indicato anche dalla LP è necessario guadare un fiume, che in questa stagione ha un livello dell’acqua piuttosto alto. Ci togliamo le scarpe come visto fare ad altri escursionisti, ma ci rendiamo conto che il guado non è affatto facile e quindi desistiamo. Tra l’altro sta iniziando a piovere e quindi ci mangiamo il nostro pranzo al sacco sotto una fastidiosa pioggerellina e circa 10°C di temperatura. Una bella differenza rispetto a ieri! Visto che continua a piovere dopo pranzo torniamo con calma indietro, vedendo numerosi scoiattoli nel bosco. Ci fermiamo al rifugio a inizio sentiero a bere un tè caldo: si sta celebrando una cerimonia in costumi tipici e ci tratteniamo un po’ ad osservare. Nel frattempo si scatena un vero temporale, quindi dopo un po’ torniamo da Vitali che ci riporta in hotel. L’hotel è semplice ma le camere sono grandissime e molto moderne: spesa 16€ a testa esclusa colazione. Dopo un breve riposo usciamo a Bishkek per dare un’occhiata alla città prima di cena: a piedi impieghiamo circa 25 minuti per arrivare a Piazza Ala Too (*/**), la principale della città. Osserviamo la statua di Lenin (*) e il museo di Stato (*), con pesanti linee sovietiche. Ci accorgiamo di quanto il retaggio sovietico qui sia più evidente che in Uzbekistan. Ci dirigiamo verso il Parco Dubovy, dove vediamo dei quadri di pittori locali (complessivamente bruttini) e una statua di Kurmanjan Datka (*), un’eroina locale. Complessivamente Bishkek è decisamente bruttina e offre poco da vedere. A cena andiamo al Pub Ugolek, uno dei locali consigliatoci dall’agenzia, dove mangio un’ottima bistecca di cavallo e un flan al cioccolato: i prezzi sono decisamente elevati per il luogo ma dovevamo riprenderci dal borsch con barbe rosse di ieri. Prendiamo quindi un taxi che ci riporta in hotel dopo essersi sperso numerose volte. Domani alle 9 comincia la rotta verso il Lago Song Kol, principale meta del nostro itinerario kirgizo.

Venerdì 18/08 (Torre di Burana, lago Song Kol)

Decidiamo di fare colazione in hotel anche se non è compresa (3$ a testa): in realtà lo stato precario dei nostri stomaci continua e mangiamo poco o niente. Vitali è puntuale alle 9 e dopo un breve stop in farmacia iniziamo l’itinerario odierno. Dopo meno di un’ora facciamo il primo stop alla Torre di Burana (**/***), un minareto in mattoni che sorge in mezzo al nulla. Saliamo sulla torre e diamo un’occhiata alle statuette in pietra del sito, quindi dopo circa 45 minuti ripartiamo. Superiamo il lago Ortokoi che ci regala dei begli scorci e ci fermiamo a pranzo in un caffè a Kochkor: Vitali pranza con noi, cosa che apprezziamo. Scopriamo che è un ex militare dell’Unione Sovietica, che si sente molto più russo che kirgizo (i tratti somatici sono tipicamente russi, con occhi chiari) e che dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica ha deciso di rimanere in Kyrgyzstan. In realtà parla praticamente a gesti, ma in qualche modo capiamo: sicuramente fa il lavoro di autista per passione e solo nei mesi estivi. Ha tre figlie, una delle quali (bellissima!) studia all’Università a Mosca. Quando parla dell’Unione Sovietica lo fa in maniera molto nostalgica, facendoci capire come, secondo lui, le condizioni soprattutto per le classi sociali meno abbienti siano molto peggiorate dopo la disgregazione dell’URSS. Per pranzo ci suggerisce un piatto che si rivelerà uovo ripieno di carne e verdure e pesantemente inzuppato in maionese e ketchup: i nostri stomaci ne risentiranno a lungo! Dopo pranzo abbandoniamo presto la strada asfaltata per procedere lungo uno sterrato che inizia presto a salire: superiamo dei bei passi montani con delle bellissime viste su vallate punteggiate di tantissimi animali al pascolo e le prime yurte. Verso le 16 compare al nostro sguardo il Song Kol (*****): è di un blu intenso, incorniciato da montagne innevate e grandissime distese di nulla. Dormiremo in una yurta sfruttando il CBT (Community Based Tourism), un programma di turismo sostenibile che si basa sulla distribuzione dei turisti tra i diversi accampamenti di yurte nelle diverse destinazioni. Ovviamente non è facile individuare il gruppo di yurte corretto, Vitali si ferma a chiedere più volte ma spesso ci spiega che alcune persone tentano di indirizzarti verso il gruppo di yurte sbagliate. Dopo circa un’oretta troviamo il nostro accampamento, che si trova molto vicino al lago. Noi 4 e Vitali avremo una yurta a nostra disposizione, sulle 7-8 di cui l’accampamento si compone. Sistemiamo le nostre cose e subito usciamo ad esplorare i dintorni: sembra di essere in un altro mondo. Vicino al lago ci sono un gruppo di italiani che partecipano al Mongol Rally, ma ci sono spazi infiniti, cavalli che pascolano e un incredibile silenzio. La famiglia ospitante è molto gentile (ci sono almeno 5-6 ragazzi che aiutano i genitori in tutto) ma ovviamente la sistemazione è molto basica: latrine all’aperto, niente acqua corrente, elettricità per una sola ora al giorno, niente riscaldamento (se non una stufa a letame che viene accesa un’oretta durante la cena). Ma il contesto è incredibile! Prima di cena gioco un po’ a pallavolo con i ragazzi del luogo nel campo che hanno montato fuori dalle yurte. Mangiamo con Vitali all’interno della yurta destinata a tale scopo con una soup e della carne (che sembra montone): temevo peggio. Il tè serve a scaldarsi perché dopo il tramonto fa molto freddo. Vitali presto propone la sua soluzione alternativa per scaldarsi: la vodka ovviamente. In 5 ci scoliamo due bottiglie di vodka riuscendo sicuramente a risolvere il problema freddo. Stefania è più allegra del solito ma ce la caviamo. La notte sotto i diversi strati di pesanti coperte è piuttosto scomoda e decisamente fresca (nonostante la vodka!) ma è il contrappasso da pagare per essere in luoghi del genere. Vitali decide addirittura di dormire in auto nel suo saccopelo da montagna. In qualche modo comunque riusciamo ad arrivare alla mattina successiva.

Sabato 19/08 (lago Song Kol)

Oggi l’intera giornata è dedicata ad apprezzare la bellezza di questi luoghi. Facciamo colazione nella yurta comune con pane e marmellata, tè e anche, per chi li vuole, una sorta di yogurt acido e il kimis, la bevanda tipica nazionale costituita da latte di giumenta fermentato: abbastanza terrificante, anche se lo abbiamo soltanto assaggiato. Verso le 10 abbiamo appuntamento con il figlio maggiore della famiglia che ci porterà a fare un’escursione a cavallo: l’esperienza è magnifica, nonostante le nostre scarse capacità, immersi in un paesaggio spettacolare con lo sfondo del lago. Cavalchiamo per oltre 3 ore, i cavalli sono sicuramente abituati a portare i turisti perché sono docilissimi, e incontriamo solo un altro cavaliere sulla via del ritorno. La luce, l’immensità e il silenzio sono indescrivibili. Dopo circa 3 ore decidiamo che siamo a posto, anche perché abbiamo i sederi veramente provati, e torniamo alle yurte per il pranzo: la comunicazione con il ragazzo, che scopro in realtà avere quasi la mia età, è ovviamente solo a gesti. Dopo il pranzo (con un piatto simile a spezzatino e patate) e un breve riposo, con Alessandra decidiamo di puntare a una collina vicino all’accampamento, passando nelle vicinanze di altre yurte più isolate per scattare qualche foto. Anche in questa escursione i paesaggi sono magnifici, nonostante il tempo sia ora molto nuvoloso. Nel frattempo alle yurte c’è un ritrovo familiare per una partita di kok-boru, lo sport nazionale: si gioca in due squadre che a cavallo devono portare la carcassa di una capra senza testa in un’area di ‘meta’. Tutti si divertono molto, anche se il gioco è piuttosto cruento e notiamo che uno dei due caprettini che era allo steccato è misteriosamente sparito… A fine partita la carcassa passa nelle mani delle donne di famiglia per recuperare tutto ciò che di commestibile ha da offrire. Sicuramente un’esperienza singolare. Prima di cena organizziamo una mega-partita di pallavolo con i ragazzi locali e il gruppo di israeliani che oggi alloggerà nelle yurte vicine: ci divertiamo molto e a fine partita i ragazzi nomadi mi chiedono, chiaramente a gesti, se posso alzargli qualche pallone visto che non capita spesso di trovare qualcuno che sappia giocare. Scattiamo alcune foto che stampiamo con la polaroid portatile e regaliamo alla famiglia, che apprezza moltissimo il gesto e non finisce più di ringraziarci, rubandosi le foto a vicenda. Stasera a cena tocca l’ottimo pesce del lago, dopo di che stavolta torniamo alle yurte (senza vodka!): ospitiamo per un breve periodo due delle ragazze con cui scambiamo i contatti (hanno anche Facebook!) e che ci dicono che di inverno vivono a Naryn, dove vanno a scuola. Una bella esperienza prima di rintanarci nei nostri giacigli per la notte.

Domenica 20/08 (Tash Rabat)

Anche stanotte freddo sopportabile e la mattina, dopo la consueta colazione e i calorosi saluti con la famiglia che ci ha ospitato, ci mettiamo in marcia in direzione Tash Rabat. Facciamo oltre un’ora di sterrato passando da una discesa vertiginosa dove il buon Vitali dà il meglio di sé: ci sono tante marmotte e bei panorami e scattiamo qualche foto. Facciamo piuttosto presto e all’ora di pranzo siamo già al Tash Rabat (***), un caravanserraglio in pietra in mezzo alle montagne lungo la via per la Cina. La visita dell’interno è piuttosto rapida, dato che è completamente disadorno: Vitali ci dà qualche indicazione sulla funzione dei diversi ambienti. Ciò che invece è da non perdere è il contesto (****), con l’edificio in pietra incastonato tra montagne altissime e pendici brulle. Unica sfortuna è anche oggi il tempo, abbastanza nuvoloso. Arriviamo alle yurte che ci ospiteranno per la notte, ancora più scalcagnate di quelle del Song Kol. Pranziamo nella casetta dei proprietari: qui la zona è comunque più turistica rispetto al lago, ma apprezziamo di poter mangiare seduti e non incastrati sotto i bassi tavoli delle yurte. Oggi tocca uno spezzatino con cipolla, verdure e patatine fritte: passabile. Dopo pranzo esploriamo le belle vallate della zona, per poi tornare al Tash Rabat (10 minuti a piedi) per scattare un po’ di foto con meno persone. Qui il luogo è abbastanza affollato. Facciamo una lunga passeggiata anche sul pendio sopra il Tash Rabat e poi nella zona antistante, seguiti da un cane che ci accompagna. Verso sera il traffico si dirada e scattiamo qualche buona foto. Il luogo è sicuramente bello, ma già meno selvaggio del Song Kol. La sera ceniamo in una yurta comune con soup, melanzane e pomodori e plov, davvero discreti. Facciamo quattro chiacchiere con una coppia francese accompagnata da un enorme omone kirgizo che fa loro da guida per la vacanza e con cui condividiamo le rispettive esperienze di viaggio. Quindi ci dirigiamo verso la nostra yurta (Vitali continua a preferire dormire in auto): oggi sono previsti -3°C durante la notte…

Lunedì 21/08 (lago Issik Kul)

Oggi la notte è stata piena di spifferi, perché la yurta ha diversi buchi nella copertura. La mattina usciamo belli congelati, ma l’idea che è stata la nostra ultima notte in yurta ci rallegra un po’: iniziamo soprattutto a vedere una bella doccia come un miraggio, dato che negli ultimi 3 giorni è stato impossibile lavarci. La buona notizia è che splende il sole. Prima di colazione torno da solo a piedi al Tash Rabat per scattare qualche foto col sole: il risultato è completamente diverso da quello di ieri. A colazione oggi c’è anche dell’ottima pasta fritta ed è con un misto di tristezza e sollievo che salutiamo le nostre yurte al momento di ripartire. Oggi abbiamo programmato una giornata tranquilla sulle sponde dell’Issik Kul (***), il secondo lago alpino più grande del mondo dopo il Titicaca, dove con Alessandra siamo stati due anni fa. Dopo circa 3 ore di auto iniziamo a distinguere l’enorme profilo del lago che ci accompagnerà per i prossimi due giorni. Il lago è di un azzurro intenso: percorreremo tutta la sua sponda meridionale, lunga quasi 180km. La nostra meta è Kadji-Sai, paesino circa a metà del lato sud, che sembra essere quello meno turistico e meno frequentato dal turismo russo e kazako (piuttosto cafone), da cui ci teniamo volentieri alla larga. Pranziamo in un caffè del paesino con un omelette dopo di che raggiungiamo la Natalja Guest House, che ha un bellissimo giardino e soprattutto le tante agognate docce. Ci laviamo e riposiamo un po’ prima di andare a piedi in spiaggia (5-10 minuti): la spiaggia non è male ma l’acqua del lago è addirittura di una trasparenza incredibile. Ci sono un po’ di persone (tra cui alcuni turisti con delle moto d’acqua) ma la situazione è tutto sommato tranquilla e, nonostante siamo a 1600m, ne approfittiamo per fare un bagno: questo lago, nonostante l’altitudine, non gela mai e il bagno si rivela fresco ma assolutamente fattibile, paragonabile a un nostro bagno di fine Aprile. Rimaniamo un paio d’ore in spiaggia in compagnia di Vitali che ci racconta (o perlomeno ci fa comprendere) un po’ della sua vita tra Unione Sovietica e Kyrgyzstan: una bella esperienza. Ceniamo alla guest house con pesce di lago (buono!) e verdure, una sorta di caponatina e un ottimo cognac offerto da Vitali, che vuole contraccambiare i vari pranzi che gli abbiamo offerto durante il viaggio. Dopo cena Vitali sfida Tommy a biliardo, con le regole russe che prevedono buche più piccole e la possibilità di mandare in buca non solo la palla che viene bocciata, ma anche quella con cui si boccia. Inoltre qualsiasi palla può essere utilizzata come palla battente. La sfida finisce 2-1 per Vitali visto che abbiamo impiegato un po’ a comprendere le esatte regole, oltre che a imitare i colpi giocati dal nostro amico, molto spesso tirati con l’obiettivo di imbucare la palla battente piuttosto che quella da colpire. A fine partita andiamo a letto.

Martedì 22/08 (Skazka Canyon, Jeti-Oguz, rientro a Bishkek)

Facciamo un’abbondante colazione con torta al formaggio, pane e marmellata e uovo dopo di che ci dirigiamo verso la Skazka Canyon (****) (30min in auto). Questo è un bellissimo canyon rosso con formazioni rocciose particolarissime che ricordano vagamente quelle delle Cappadocia (o forse, meglio, un piccolo Bryce Canyon). Vitali ci accompagna al punto maggiormente panoramico, dopo di che girovaghiamo per un’oretta tra le diverse formazioni rocciose: lo spettacolo è veramente particolare. Completato il giro ci dirigiamo allo Jeti-Oguz (***), una delle vallate più famose del paese. Ci fermiamo a osservare e fotografare una grande formazione rocciosa a forma di cuore nota, appunto, come Cuore Spezzato (**), che vista però dal retro assume la denominazione di 7 Tori (**/***): le 7 rocce in realtà non ricordano, almeno a noi, il profilo dei simpatici bovini anche se la formazione rimane sicuramente particolare.

Sfruttando a pieno le capacità in stile suv della nostra auto ci inoltriamo quindi nella vallata, che tra ruscelli, boschi di abeti e animali ricorda sempre più una vallata delle nostre tanto amate Dolomiti. Ciò che la differenzia sono invece, ancora una volta, le numerose yurte presenti, dove ci fermiamo ancora una volta per pranzo, in compagnia di un gruppo di tedeschi di mezza età. Mangiamo spaghetti di riso con cipolla, una buona soup anch’essa a base di cipolla e un riso con degli straccetti di carne, riempiendoci anche oltre il desiderato. Dopo pranzo accompagniamo Vitali nel bosco a caccia di funghi: ce ne sono tantissimi e lui li raccoglie per portarli a casa per cena. Quindi facciamo l’ultima sosta alla Valle dei Fiori (**/***) dove è possibile fare una piacevole escursione di una mezz’ora fino a una piccola cascata (**), molto fotografata dai turisti kirgizi. Sono quasi le 16 ed è l’ora di iniziare il lungo rientro verso Bishkek: alle 21.15 arriviamo all’hotel Tumar che abbiamo deciso di prenotare visto il costo esiguo (meno di 10€ a testa!) come appoggio per la notte. L’hotel è comunque passabile, a parte la reception praticamente inesistente. Per la nostra ultima cena andiamo da Zolden, un pub consigliatoci dall’agenzia, dove mangio delle salsicce piccanti accompagnate da una buona birra scura è un flan al cioccolato piccante: il Song Kul è ormai incredibilmente lontano.

Mercoledì 23/08 (viaggio di ritorno)

Alle 3, puntualissimo, arriva Vitali per il nostro ultimo tragitto con lui destinazione aeroporto: ci vogliono meno di 30 minuti e alla fine salutiamo con calore questa persona che pur con poche parole ci ha fatto capire molto della sua vita ed è stato un compagno di viaggio piacevole e affidabile. Viste le difficoltà nel cambiare i soldi, gli diamo anche una generosa mancia e una foto stampata con la polaroid portatile. Il volo ha un’ora di ritardo ma ci importa poco: con noi ci sono tanti ragazzi italiani e francesi che hanno fatte scalate estreme sugli altissimi monti kirgizi (oltre 7000m). Pegasus Airlines risulterà veramente una low-cost intercontinentale, ma il prezzo è davvero competitivo: in 5h e mezzo siamo a Istanbul da dove, dopo uno spuntino per rifocillarci, prendiamo il volo per Bologna (2h e mezzo circa). Da qui taxi per la stazione, freccia rossa per Firenze e regionale veloce per Livorno, dove arriviamo provati ma soddisfatti di un viaggio che ci ha regalato architetture incredibili, paesaggi mozzafiato e persone che ci hanno sempre accolto con grande cordialità.

Conclusioni

Come sempre, mi sono infine divertito a fare una classifica dei Top e Flop di questa vacanza:

Flop 5:

1. Le condizioni igienico-sanitarie: la diarrea del viaggiatore ci ha colpito in 3 su 4 in momenti diversi

2. La difficoltà nel passare dall’Uzbekistan al Kyrgyzstan via terra: 200€ per 50 minuti di volo che avremmo potuto tranquillamente risparmiare

3. I soldi e il mercato nero in Uzbekistan: non si ha mai un’idea precisa di quale sia il valore corrente del cambio e girare con mazzette di banconote (alte qualche decina di centimetri) nascoste negli zaini o addosso non è il massimo

4. Le condizioni delle strade: in Uzbekistan mal ridotte, in Kyrgyzstan spesso inesistenti

5. Il cibo: a parte le colazioni gustose l’Asia Centrale non si distingue particolarmente né per varietà né per originalità

Top 5:

1. Bukhara, con la sua atmosfera unica e ancora piuttosto autentica. Meraviglioso il complesso Kalon

2. Samarcanda, con lo Shah-i-Zinda e il magnifico Registan

3. I paesaggi incontaminati del lago Song Kul

4. Le persone incontrate in Uzbekistan: sempre sorridenti e pronte allo scambio culturale, senza mai essere invadenti

5. Il costo della vita, assolutamente bassissimo rispetto al nostro

 

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo e-mail ricky.pittis@hotmail.it



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