La Romania, Maramures Bucovina Transilvani
IL NOSTRO VIAGGIO IN ROMANIA VIENE ORGANIZZATO NEL GIRO DI UNA SETTIMANA. Siamo giá stati 10 anni fa e vogliamo vedere il cambiamento, inoltre mia cognata mina non c’é mai stata. LEI SARÁ LA NOSTRA COMPAGNA DI VIAGGIO.
I NOSTRI FIGLI, QUESTA VOLTA, DEVONO RESTARE A CASA, CAUSA IMPEGNI SCOLASTICI! 22 Settembre 2006 – Venerdì (Szilvásvárad – Debrecen – Marghita) Alle 10:30, dopo aver servito le colazioni ai ns. Clienti dell’agriturismo, partiamo da Szilvásvárad (Ungheria) alla volta della Romania. Dopo un chilometro si ritorna subito indietro perché ho dimenticato a casa tutte le cartine, l’itinerario e la Guida Routard!! É la prima volta che viaggiamo con la Routard, speriamo non ci deluda. L’abbiamo acquistata in lingua francese, dato che era quella più aggiornata.
Alle 12:00 non abbiamo ancora percorso nemmeno 100 Km… La ns. Amica Claudia (un’italiana che lavora in Romania e che andiamo a trovare stasera) ci deve spiegare come fa a percorrere il tratto Eger-Marghita in 2 ore e mezza! Marghita é la ns. Prima tappa in Romania, una cittadina situata vicino al confine ungherese, fra Oradea e Satu Mare. Alle 14:00 (15:00 rumene) varchiamo il piccolo confine di Letavértes. Siamo affamatissimi poiché, da Debrecen in poi non abbiamo trovato nemmeno una piccola trattoria, cosa molto strana per l’Ungheria. Pertanto ci fermiamo al primo posto dove c’é scritto “Restaurant”, almeno cosí è scritto. Mangiamo Snitzel con Pireu (cotoletta con purè)! Poi nel pomeriggio (abbastanza inoltrato) arriviamo a Marghita, cittadina piuttosto anonima. Ma, guarda caso… Stasera é la festa del paese.
Alla sera degli amici italiani di Claudia ci invitano a casa loro a cena, per cui mangiamo all’italiana, precisamente alla veneta! Dopo cena andiamo alla festa del paese dove c’é musica, giostre, musica, bancarelle e chioschi con svariate specialità rumene da assaggiare. Curiosiamo fra i banchetti gastronomici… Non perché abbiamo ancora fame ma per un’atavica passione verso la cultura vivandiera! Così conosciamo i ’mici’ (o ’mititei’), piccole polpette a forma di salsiccia che vengono grigliate. Oltre a quelle ci sono anche i ’Kanuz’ (tipo luganega), i ’frigarui’ (spiedini) ed il ’gratau’ (grigliata). Assaggiamo… Poi facciamo un giretto sulle giostre ed infine andiamo a nanna. La gente ci sembra piuttosto povera, senza grandi possibilità… Eppure siamo in una cittadina dove ci sono diverse fabbriche straniere e quindi il lavoro non manca. Sono anche vestiti piuttosto male. La differenza con l’Ungheria é abissale, ancora dopo 10 anni.
23 Settembre 2006 – Sabato (Marghita – Satu Mare – Sighetu Mare – Breb) Dopo una notte al gelo (il piumone matrimoniale bastava per una persona e un quarto…) facciamo colazione e andiamo dalla Claudia per recuperare la Mina, che ha dormito lì, ed iniziare il nostro viaggio! Giampaolo ed io invece abbiamo dormito in una pensione che, seppur bellina, riteniamo fosse molto cara, infatti la cifra richiesta di 42 euro ci é sembrata un’esagerazione… Soprattutto in confronto ai prezzi ungheresi.
Alle 8:00 si parte in direzione di Satu Mare. Siamo quasi senza benzina per cui cerchiamo dei distributori… Che però scarseggiano!!! Ahi Ahi Ahi… Ma nei pressi di una cittadina di confine troviamo il distributore e facciamo il pieno! Caspita… Costa quasi un euro anche qui! Dopo un’ora siamo fermi in coda lungo una statale a causa di un incidente… La gente discute sul da farsi… Ma in effetti sulla cartina non ci sono alternative, anche ipotizzando di tornare indietro! Dopo una mezz’ora ci informano che possiamo deviare per una strada di campagna, sterrata ma percorribile. Un’austriaca si arrabbia con il marito dicendogli se é pazzo a pensare di andare con la BMW cabrio in mezzo alla campagna… Ed usa tutti i rispettabili idiomi tedeschi. Risate! Alla fine decidiamo di provare anche noi. Primo pezzo ok. Il secondo tratto comincia a diventare un vero e proprio sentiero di campagna, con tanto di erbacce ed arbusti al centro strada che strisciano minacciosi sulla scocca della nostra povera auto! Dopo mezz’ora si blocca tutto… E sì…, perché hanno incanalato per questo stretto sentiero anche le automobili che provenivano dalla direzione opposta, pertanto c’é un grande caos! Sulla strada ci passa al massimo una macchina, a turno si deve tentare di spostarsi sui campi… Noi ci incagliamo subito… Fortunatamente tutti sono disposti a spingerci. Dopo un pó avvistiamo un enorme camion a rimorchio che proviene dal senso opposto.. O mamma… E adesso? Niente paura il suolo é sodo e si passa sul campo erboso! Fortunatamente siamo stati fra i primi a partire e riusciamo a terminare il ns. Rally nel giro di una mezz’ora! Credo però che successivamente il blocco totale sia stato inevitabile! Verso mezzogiorno cominciamo a salire per la valle di Maramures, ai confini con l’Ucraina. Vallata popolata da gente ricca di forti tradizioni storiche, testimonianza di folclore e consuetudini radicate nei tempi, popolo che vive di una cospicua agricoltura e della lavorazione del legno, ma anche delle estrazioni minerarie. Un popolo forte, tenace, che ha saputo convivere con diverse culture (ungherese, ebraica, ucraina) senza perdere la propria identità, nemmeno sotto le varie dominazioni (austro-ungarica, russa…).
Sorpassata la cittadina di Negresti, in direzione Satu Mare, attraversiamo un paese dove bellissime ville, alcune lussuose, si susseguono lungo la strada e lasciano poco spazio alle povere vecchie case, che sembrano quasi scomparse. Tetti stupefacenti, colonnati, vetrate, cancellate in ferro battuto. É il paese di Certeza. É così cambiata la Romania in 10 anni? Successivamente ci sarà spiegato che la maggior parte degli abitanti di questo luogo, dopo la caduta del regime comunista, é andata a lavorare all’estero (soprattutto in Italia e in Francia); hanno mandato molti soldi ai famigliari rimasti in patria e con questi hanno ricostruito le loro case… Bhe certo che di ville così se ne vedono poche anche in Italia. La strada continua a salire ed il paesaggio diventa sempre più bello. Campi coltivati a terrazza e centinaia di covoni di fieno altissimi. Alle 13:00 ci fermiamo a Sapinta a vedere il Cimitero Allegro! Anche qui é tutto cambiato rispetto a dieci anni fa. Le tombe sono state in parte restaurate e all’ingresso c’é una schiera di bar, buffet e negozi di artigianato e souvenir. Il Cimitero Allegro é un vero e proprio cimitero, ancora funzionante, ma con la caratteristica di avere disegnate sulle lapidi le caricature del defunto con le descrizioni in versi delle attività svolte in vita. L’azzurro carico é il colore di base, mentre i dipinti in stile naif sono a vivaci colori.
Alle 14:00 arriviamo a Sighetu Mare. Anche questa città é molto cambiata. Ci fermiamo a pranzo al ristorante Casa Lurca de Calinesti! Il ristorante é molto bello e mangiamo anche bene. La spesa é irrisoria. L’unico problema lo abbiamo con la grappa, perché alla fine del pranzo ordiniamo un grappino e…. Ce ne portano un decilitro a testa!!! Andiamo poi a visitare il Museo della Memoria. Questo memoriale sulle vittime del comunismo e della resistenza é stato inaugurato nel 1994. La sede é presso le vecchie prigioni dell’impero austro-ungarico che, purtroppo dal 1945 in poi vennero usate come lager, dove furono rinchiusi scrittori, artisti, intellettuali, politici, praticamente tutti coloro che il regime comunista pensava potessero opporsi al regime. Perfino preti e vescovi cattolici. Oltre un quarto di essi perirono nelle loro celle per denutrizione e gelo. All’interno delle celle sono allestite piccole esposizioni a tema. I temi sono vari: la deportazione nella Germania dell’Est, i campi di lavoro, la destituzione del Re Mihalyi, etc. Molto particolare é lo “Spazio di preghiera e raccoglimento” dedicato agli oltre 8000 prigionieri, deceduti nelle carceri rumene, e progettato secondo uno stile che unisce l’antico con il moderno, così come culti religiosi differenti. Dopo la visita al Museo ci dirigiamo verso il paesino di Breb, dove abbiamo prenotato presso un agriturismo. Il paesaggio di campagna lungo la strada é stupendo, un vero mosaico di campi punteggiati qua e là dagli innumerevoli covoni di fieno. Incontriamo tanti carri trainati non solo da cavalli, ma persino da buoi. Macchine scarse. Bus o corriere, ancora meno. Non hanno servizi pubblici? Alle 18:00 arriviamo a Breb, da Maria e Petru, che ci accolgono molto calorosamente. Le due piccole figlie (7 e 12 anni) si danno un gran daffare. La più grande parla anche un buon francese. É con lei che ho parlato al telefono ieri. C’é ospite da loro anche una coppia di francesi: zaini in spalla! Incredibile… Ci spiegano che i mezzi sono scarsi (ce ne eravamo accorti) ma loro si sono spostati un pó in treno, un pó a piedi e un pó con l’autostop. Per venire qui però scopriamo che hanno noleggiato una macchina. I francesi dormono in un bungalow all’aperto (chissà il freddo…) perché le camere erano già occupate da noi {NDR: meno male che abbiamo prenotato}. Mentre Petru ci offre una grappa di benvenuto (Horinca), Maria munge le mucche e le figlie apparecchiano la tavola. La cena é ottima, compresi i dolcetti di mele di Maria. Dopo cena chiacchieriamo un pó con loro mentre le due bambine sparecchiano (i nostri figli dovrebbero imparare da loro!). Petru parla anche un pó di Italiano. Ha dei progetti che sta realizzando pian piano. Ha acquistato anche un piccolo minibus, con cui porta in giro piccoli gruppi di turisti che gli procurano le agenzie locali. Sta anche ristrutturando un’antica casa in legno, dove realizzerà altre camere per i turisti. Gli auguriamo di avere successo perché é veramente una bella famiglia. Verso le undici andiamo a nanna. A letto troviamo calde e soffici coperte del Maramures… Sicuramente non avremo freddo! 24 Settembre 2006 – Domenica (Breb- Budesti – Borsa – Cimpolung -Varna) Dopo una bella colazione accompagnata da latte fresco appena munto, alle 8:30 si parte! Petru ci regala anche un bottiglietta di Horinca… Che però non giungerà fino a casa perché sarà consumata durante il viaggio! La prima tappa é a Budesti, dove visitiamo almeno dall’esterno – dato che la Domenica é chiusa – la Chiesa Budesti Iosani del 1643. Proseguiamo poi per il villaggio di Sirbi, famoso per aver conservato la maggior parte delle sue antiche case in legno. Visitiamo una piccola chiesetta del ’600 con annesso cimitero. Una signora ci invita a casa sua per mostrarci dei ricami, che io avrei anche comprato volentieri se non mi avesse chiesto l’esorbitante cifra di 100 euro a pezzo! Poi facciamo due passi in paese per ammirare le storiche abitazioni in legno, con le loro alte recinzioni, sempre in legno, e con i giardini pieni di fiori. Nei cortili, a parte il tipico pozzo, é onnipresente „l’albero delle pentole”… Cioè un alberello sui cui rami viene messo a scolare il pentolame vario. A Sirbi oggi sono tutti in costume! É domenica e si recano a Messa. Le ragazzine hanno dei costumi coloratissimi molto graziosi, le donne invece si differenziano in due categorie, quelle con le gonnellone nere e quelle con le gonnellone coloratissime. Non abbiamo modo di conoscerne la motivazione. Gli uomini portano dei cappelli molto tipici e un gilè sopra ricche camicie. Diamo un passaggio ad una signora con le stampelle… L’unica non in costume perché é una testimone di Geova… E ripartiamo da Sirbi. Ripassiamo da Budesti e ci dirigiamo a Botiza. Botiza é un paese famoso per il suo artigianato, ma di negozi di artigianato non ne vediamo nemmeno uno! É tutto chiuso perché é Domenica e la Domenica TUTTI vanno a Messa. A Botiza riusciamo a vedere gli interni della prima antica chiesa in legno, che fortunatamente é aperta. Nella piazza centrale tante persone in costume davanti alla imponente Chiesa Ortodossa, ascoltano la Messa. In questa zona le Chiese sono sicuramente le costruzioni più importanti e grandiose. Ripartiamo verso mezzogiorno e decidiamo di saltare la tappa di Leud, sia perché i francesi ieri sera ci hanno detto che non é nulla di eccezionale, sia perché presupponiamo che anche quel paese sia molto simile a questo e che oggi sia tutto chiuso anche lì. Attraversando i vari villaggi disseminati lungo il tragitto, scopriamo un’altra tradizione locale. La maggior parte delle antiche case in legno (lo avevamo notato anche a Sirbi) hanno delle panche ricavate nella staccionata di recinzione, solitamente a fianco del portone d’ingresso. Esse sono un vero e proprio luogo di ritrovo, dove famigliari e amici al ritorno dalla Messa si siedono a chiacchierare fra loro. Alcune hanno anche la tettoia {nel caso di pioggia?}. Alle 13:30 arriviamo a Borsa, cittadina al confine fra il Maramures e la Bucovina. Pranziamo al ristorante Perla. Ci sono anche i funghi porcini!!! Buonissimi. Spendiamo parecchio però, quasi il doppio di ieri. Dopo aver prelevato dei soldi al Bancomat locale (usando i guanti perché dava anche la scossa!), prendiamo la strada montana verso la Bucovina. Alle 16:00 giungiamo sul passo di Prislop. É a 1400 Mt. E fa abbastanza freddo. Qui vendono i funghi. Ma a 7 euro al chilo ci sembrano un pó cari dato che in Ungheria ce li procurano per 3-4 euro. In tutti i casi non potremmo neanche cucinarli quindi… Beviamo un caffè e ripartiamo. Passata Cimpolung arriviamo a Varna. Sono già le 18:45 perché la strada era praticamente un cantiere unico e ci abbiamo impiegato molto più del previsto. Siamo a due passi dalla Moldavia, dove domani effettueremo il giro dei Monasteri. Cerchiamo una pensione privata consigliata dalla Routard ma é deserta. Non ci sono nemmeno i vicini… Poi passano due ragazze che ci dicono che lo chiamano loro al telefono. C’é la festa del paese e sono tutti in piazza! E vai!!! Un’altra festa. Dopo un pó arriva il proprietario, gentile, ma ci comunica che non ha camere. Ci garantisce però che ci trova una sistemazione da qualcun altro. Infatti dopo un paio di telefonate ci accompagna presso una bella casa privata dove aspettiamo che arrivino i proprietari (sono anche loro alla festa del paese). La casa é molto elegante e ben tenuta, la signora ci prepara anche una buona cena che consumiamo nel suo salotto, intorno ad una tavola molto bene apparecchiata. Quello che qui manca peró, é l’accoglienza amichevole che ci hanno regalato Maria e Petru ieri sera. Dopo cena beviamo una horinca sul terrazzo (stasera non fa freddo) e poi, fra un muggito ed uno scampanellio delle mucche che ci circondano, decidiamo di andare a dormire perché siamo troppo stanchi, anche se andare a vedere la festa del paese ci allettava abbastanza… 25 Settembre 2006 –Lunedì (Varna – Moldovita – Sucevita – Dragomirna) Alle 6:30 Mina ed io siamo già sulla terrazza a fumarci una sigaretta e ci beviamo anche un grappino… Perché no? Dopo colazione partiamo. Il tempo é splendido. Abbiamo una gomma leggermente sgonfia ma per strada la polizia ci dice che il primo gommista é a 30 km.! E se uno la gomma ce l’avesse sgonfia del tutto?? Pazienza. Il primo Monastero che visitiamo é il Monastero di Moldovita. Circondato da imponenti mura esterne il Monastero, gestito da Monache, é stato costruito nel 1532-1537. Lo visitiamo dapprima per conto nostro poiché la monaca (Maica) Tatiana, consigliata dalla Routard come guida, non si trova. La Routard inoltre, a differenza della Lonely Planet non riporta molte informazioni su monumenti e musei. Tatiana la incontriamo però più tardi, é con un gruppetto di francesi, pertanto ci aggreghiamo, così assistiamo ad una dettagliata e vivacissima spiegazione. Abbiamo modo di capire il significato degli affreschi sia interni che esterni. I temi degli affreschi nascono da una associazione fra religione, storia, filosofia e tradizione. Così c’é Gesú con la camicia tradizionale della Bucovina. C’é l’albero della vita, stagliato contro un cielo blu e lungo le ramificazioni sono raffigurati i personaggi religiosi, e alla base anche i sovrani e i filosofi. All’interno, suddivisi in due sale, sono invece rappresentati i dodici mesi dell’anno suddivisi nei giorni corrispondenti ai Martiri. L’iconostasi é riccamente decorata e veramente molto bella. Lasciamo la nostra offerta e ripartiamo. Il paesaggio scorre fra fitti boschi e campi coltivati a fieno. La seconda tappa della giornata é al Monastero di Sucevita. Molto simile al primo ma con affreschi meglio conservati, soprattutto quelli sulla parete esterna a nord.
Molto interessante l’affresco che illustra le varie fasi della creazione del mondo, le prime scene sono dipinte su sfondo bianchissimo ad indicare la purezza della genesi. Successivamente, dopo il peccato di Adamo ed Eva peró, le scene assumono un fondo sempre più scuro, fino a diventare nero. Molto interessante anche l’affresco riproducente la scala delle Virtù, per l’accesso al Paradiso. Dopo la morte tutti devono salire questa scala ma solo chi non ha commesso peccati nella vita riesce a giungere fino alla cima. Gli altri precipitano.
Incontriamo i francesi dell’altra sera. Sono distrutti perché hanno fatto tutta la notte in treno. Non li invidio. Noi siamo viaggiatori zaino in spalla ma in queste zone della Romania veramente lo sconsiglierei a chiunque, a meno che non si abbia molto tempo a disposizione! Terminata la visita del Monastero di Sucevita, anch’esso gestito da Monache, ci dirigiamo verso Dragomirna. Sbagliamo delle indicazioni per cui finiamo su una strada privata di un parco Nazionale che, attraverso uno splendido percorso in mezzo ai boschi, ci conduce davanti al piazzale di Dragomirna. La visita al Monastero però la riserviamo per il pomeriggio. Prima dobbiamo cercare il posto per dormire questa notte e un ristorante dove pranzare. Dato che sul piazzale c’é un bar chiediamo informazioni per trovare la famiglia Burac, consigliata dalla Routard. La ragazza del bar mi risponde in perfetto francese dicendomi che ha incontrato la Signora Burac stamattina e le ha detto che non ha camere, però può consigliarmi qualcun altro. A me la cosa non mi convince per cui le dico che ho già prenotato. {NDR:Non vorrei volessero sviare i clienti da altre parti… La guida Routard dice che lo fanno persino i monaci!!!} Mi spiega quindi la strada e dopo non poche peripezie troviamo il posto. La Signora Burac mi accoglie gentilmente. Ha le camere disponibili e ci preparerá anche la cena! Ecco! Avevo intuito giusto…! Quella voleva deviarci da qualcun altro e magari prendeva anche la provvigione! Depositiamo i bagagli e andiamo a Suceava a cercare un posto per pranzare. Suceava é una grande città, senza nulla di interessante da vedere. Avremmo anche voluto evitarla ma pare fosse l’unica alternativa per mangiare. Perdiamo anche un sacco di tempo. Comunque troviamo un buon ristorante, Villa Alice. La Signora che lo gestisce é sola e si fa in quattro fra bar, ristorante e cucina. Non parla nessuna lingua straniera ma riusciamo a capirci. Dopo pranzo andiamo a visitare il Monastero di Dragomirna. Anch’esso gestito da Monache (ma i Monaci qui sono in minoranza?) questo monastero ci affascina. É completamente differente dai primi due. Un giardino splendido, niente affreschi ma tante decorazioni ed intarsi su pietra. All’interno ci sono anche due suore che cantano.
C’é anche il cortile con tutta la biancheria stesa. Facciamo un paio di foto alle mutande delle monache stese ad asciugare, così… Per ricordo, poi ci avviamo all’uscita. Ci avventuriamo al seguito di alcune indicazioni per una fantomatica Chiesa di San Pietro e Paolo ma troviamo solo campagna, boschi e strade in pessime condizioni. La nostra Seat intanto si allena! Alle 17:30 rientriamo presso la famiglia che ci ospita e… SORPRESA! Ci accoglie la ragazza del bar di stamattina. É la figlia! Incredibile, stento a crederci… Vuoi che faccia concorrenza alla mamma? Oppure voleva evitare di lavorare troppo??? Il mistero rimarrà irrisolto. Questo posto non é un granché. Le camere sono anche belle ma non ci sono locali comuni, o un patio in giardino dove sedersi, non c’é nessun tipo di accoglienza, niente bicchiere di vino di benvenuto… Nulla. In compenso chi incontriamo? Ma i soliti francesi, chiaro! Così almeno a cena saremo in compagnia.
Usciamo a fare due passi in paese. Io lancio l’idea di andare a prendere un aperitivo e Mina ride!! Dove vuoi che ci sia un bar in mezzo alla campagna?! Ma Giampaolo afferma che c’è, lui l’ha visto stamattina… Si raccolgono scommesse. Intanto attraversiamo un immenso spiazzo erboso al centro del villaggio, dove si radunano mucche, oche, pecore, montoni e persino cavalli; oltre a bambini che giocano. É l’aia centrale comune a tutto il paese. Antica tradizione bucovina. Dall’altra parte dello spiazzo c’é il bar come affermato da Giampaolo… Diciamo che piú che un bar é un piccolo chiosco con dei tavolini di ferro all’esterno, ma per una birra va benissimo. Cerchiamo anche di comunicare con la gente del luogo ma é faticoso. Alcune cose si capiscono, per altre é vuoto assoluto. Rientriamo per cena. Mangiamo abbastanza bene, a parte il dolce. I francesi sono affamatissimi perché fra il treno, i mezzi pubblici inesistenti, la mancanza di punti di ristoro, etc., ci spiegano che é da ieri a mezzogiorno che non mangiano (li invidio sempre meno…). Poi oggi hanno anche litigato a bestia con un taxista con il quale a momenti vengono alle mani! Chiacchieriamo fino alle undici, ovviamente fra di noi, perché dei proprietari nemmeno l’ombra. Si sono limitati a portarci il cibo. Siamo tutti concordi che fino ad ora il posto più accogliente e caloroso é stato l’agriturismo di Maria e Petru.
26 Settembre 2006 –Martedì (Dragomirna – Bicaz – Gheorgheni) Alle sette siamo già a far colazione. La colazione é abbondantissima! Stamattina ho fatto un pó di conti ed ho scoperto che fino ad ora la spesa media a testa é stata di 32 euro al giorno, incluso anche benzina, sigarette e musei. Non male! Oggi ci attendono le Gole di Bicaz. Si parte quindi in direzione Transilvania! Sulla strada facciamo una tappa al Monastero di Neamt, così finalmente vediamo un monastero gestito da Monaci. Il Monastero ha una struttura lievemente simile a quella di Dragomirna ma con un’iconostasi all’interno, veramente splendida. Compriamo una bottiglia di vino fatta dai monaci per la nostra collezione e poi ci rimettiamo in viaggio. Il tempo sta peggiorando. Alle 11:00 siamo già sul lungo lago Izvorul, verso le gole di Bicaz. Il panorama é bellissimo! Ci fermiamo a bere qualcosa in una pensione gestita da un tedesco, con uno splendido panorama sul lago.
La tappa pranzo invece é al porto di Bicaz. C’è un hotel campeggio con un ristorante galleggiante sul lago! Mangiamo abbastanza bene e spendiamo appena 11 euro in tre! Non siamo ancora riusciti ad assaggiare tutte le specialità della cucina rumena riportate sulla Routard. Comunque io oggi ho mangiato la trota alla griglia! In questa zona il cambiamento rispetto a 10 anni fa si nota davvero. Pensioni e ristoranti sono spuntati come funghi e le strade sono tenute assai bene. Dopo pranzo ci immettiamo sulla strada panoramica delle gole. Le gole di Bicaz sono fantastiche. La strada scorre attraverso un canyon roccioso e costeggia un vivace torrente. Ci sono dei punti dove le pareti sono talmente strette da trattenere i raggi solari. Ci fermiamo a comprare qualche souvenir presso le bancarelle poste negli slarghi della strada, poi facciamo tappa al lago degli alberi pietrificati. Facciamo un bel giro sulle sponde del lago e scattiamo qualche fotografia. Poi io mi mangio una pannocchia abbrustolita! Era da quando ero bambina che non ne mangiavo una. Verso sera arriviamo a Lazarea, un paese vicino a Gheorgheni dove abbiamo prenotato due camere per questa sera. La famiglia Papp, che ci ospita, è composta da mamma Emma e dalla figlia Sarolta (Carlotta) ed è di ceppo ungherese. Qui ritroviamo il calore dell’ospitalità ungherese e, conoscendo la lingua, riusciamo anche a conversare. Ci offrono qualcosa da bere e ci raccontano che in questo paese vivono solo persone di origine ungherese. Solo i poliziotti sono rumeni. La lingua parlata è tutt’ora l’ungherese. Anche le scuole sono in lingua ungherese. È incredibile. Dal 1918, anno in cui sono stati tolti i territori della Transilvania all’Ungheria, questo popolo è riuscito a conservare l’idioma e le tradizioni dell’etnia magiara. Siamo nella zona di Szekely. La zona di maggior concentrazione delle tradizioni ungheresi in Romania. La zona delle case dagli immensi portali in legno intarsiato. La zona dove si balla ancora la csarda. La zona dove ancora le Chiese sono per lo più cattoliche.
Anche nella cucina hanno conservato le buone tradizioni: infatti la cena è ottima, a base di verze ripiene con contorni vari. Dolce squisito, ottima grappa di prugne (palinka) e buon vino! Anzi, direi il primo buon vino bevuto nelle case private in Romania! Dopo cena parliamo con Emma, ci racconta che suo marito è mancato qualche anno fa e che l’unica attività di sostentamento che hanno attualmente è il turismo. Emma ha anche un figlio di 22 anni che studia a Cluj Napolca. Non è facile tirare avanti, ci spiega. E le crediamo. Le possibilità per i giovani sono poche. Gli stipendi si aggirano intorno ai 100 euro al mese, anche per i laureati. {NDR:È incredibile… mi chiedo come fanno a vivere dato che i costi sono pari a quelli ungheresi ma in Ungheria gli stipendi sono ameno 4 volte, per non parlare dei neolaureati che arrivano anche a guadagnare 1000 euro al mese}. Molti giovani, appena laureati vanno a lavorare all’estero, ci spiega Emma. Ci fa vedere il libro degli ospiti! È pieno di tanti ricordi. Alcuni clienti la ricordano ancora dopo anni con gli auguri di Natale. Dobbiamo scrivere qualcosa anche noi! È d’obbligo, ma rimandiamo a domattina perché siamo un pó stanchi.
27 Settembre 2006 –Mercoledì (Gheorgheni – Brasov – Bran) Alle 7:30 stiamo già facendo colazione e finalmente assaggio la Zazusca… una salsina di peperoni e melanzane tipica della Transilvania. Per forza che non la trovavo nei menù dei ristoranti, la mangiano a colazione! Alle 8:00 siamo già per strada. Direzione Brasov.
Attraversiamo tutta la regione di Szekely e scorgiamo qualche casa dai famosi portali in legno intarsiato. In verità molto poche. Sulla strada per Brasov non c’è nulla di particolarmente interessante da vedere a parte un bel paesino montano di villeggiatura, Baile Tusnac, per altro nemmeno citato dalla Routard. Il tempo non è dei migliori. A mezzogiorno arriviamo a Brasov dove visitiamo il centro storico. Facciamo un lungo giro per le strade del centro e visitiamo la Chiesa Nera, così chiamata perché in seguito ad un incendio le pareti sono rimaste interamente annerite! Gli interni della Chiesa Nera sono imponenti. C’è una raccolta di tappeti dell’Anatolia meravigliosi e le panche, decoratissime, ricordano lo stile Bavarese {NDR: tipo antiche birrerie!}. L’architettura di Brasov in effetti ha influenze tedesche poiché fa parte delle città sassoni. Dopo la visita alla Chiesa, pranziamo al ristorante Cerbul Carpatia nella piazza centrale e lì paghiamo un conto stratosferico… (per lo meno per la Romania) spendendo più del triplo rispetto al ristorante di Sighetu Mare dove avevamo mangiato benissimo! Pazienza. Dopo pranzo ci addentriamo nei quartieri Schei. Sono gli antichi quartieri medioevali con strette viuzze e vicoli carichi di storia. Brasov è in quasi totale ristrutturazione. Quando saranno finiti i lavori, per la maggior parte sponsorizzati dall’Unione Europea, sarà una gran bella città. Raggiungiamo velocemente la macchina perché ricomincia a piovere. Ci dirigiamo a Pojana Brasov, una bella cittadina di villeggiatura posta sulla montagna sovrastante la cittá di Brasov. Poiana Brasov è la più importante stazione sciistica rumena, molto elegante e ben curata. Ci fermiamo a bere qualcosa di caldo in un bar stile baita e poi proseguiamo per Bran, anche perché diluvia.
A Bran c’è il castello di Dracula, la cui visita era in programma per domattina, ma dato che è presto e che piove, decidiamo di visitarlo subito! Il castello è molto particolare e veramente molto ben restaurato. Edificato agli inizi del 1300 da parte di mercanti sassoni, aveva lo scopo di difendere il passaggio fra la Transilvania e la Valacchia. Qui ha vissuto per qualche periodo il principe Vlad Tepes, che ha inspirato il romanzo di Dracula, anche se la gente del luogo sostiene che il principe era in realtà una persona molto buona, un eroe della resistenza contro i turchi e con poche cose da spartire con il Dracula del romanzo! Il castello è appartenuto agli inizi del ‘900 alla Regina Maria, del cui periodo sono rimasti mobili e porcellane di ottima fattezza. Altri mobili risalgono invece al 1300! Il castello é un labirinto di sale, salette e scale. C’è persino un passaggio segreto, molte terrazze e balconi. Alla fine della visita una ragazza rumena, che lavora come guida al castello, ci propone di comprare dei guanti e calze in lana spessa, tipiche della Transilvania. Siccome noi cercavamo proprio qualcosa del genere, compriamo un pó di cose. Lei è così felice che non smette di baciarmi ed abbracciarmi! E questo per pochi euro. All’uscita del castello inoltre compriamo della grappa del luogo e del formaggio di pecora che ci “profumerà” l’auto per i prossimi giorni! Piove sempre.
Andiamo a cercare una sistemazione per la notte sempre affidandoci alla Routard.
Giungiamo a Villa Laura, una bella casa con un giardino immenso, peccato non si possa usare dato il tempo… Le camere qui hanno anche il bagno privato e la signora ci preparerà la cena. Mamaliga con Brinza (polenta con formaggio di pecora) al forno! Ottima. Stasera andiamo a nanna presto.
28 Settembre 2006 –Giovedì (Bran – Sighisoara – Sibiu) Alle sei del mattino sono già sveglia! Fuori diluvia ed è buio pesto. Così provo a rimanere ancora un pó a letto. Ma poi desisto e vado sul terrazzo a leggere qualcosa (freeeddooo…).
Dopo colazione a base di zazusca e brinza si parte! Oggi abbiamo molta strada da fare. Dobbiamo attraversare tutta la zona dei villaggi sassoni, proseguire per Sighisoara e terminare a Sibiu! Ce la faranno i nostri eroi? Alle 10:00 arriviamo a Soars, una delusione!! Proseguiamo quindi per Viscri, che dovrebbe essere il villaggio medioevale sassone fra i meglio conservati. Speriamo, perché fino ad ora nemmeno le strade si sono conservate. Procediamo a 30 all’ora massimo! I buchi, meglio definibili voragini, che si aprono sulle strade sono indescrivibili! Giampaolo procede a slalom! Ci vorrebbe un fuoristrada. Verso Viscri la strada diventa completamente sterrata… ma i buchi restano! Lungo il percorso, che è anche abbastanza panoramico, abbiamo incontrato alcuni villaggi sassoni con le tipiche case a colori pastello, ma c’è tanta tanta miseria. Arriviamo a Viscri e siamo felici. Pensa se dopo 47 km di strada impossibile, percorsi in oltre due ore, fossimo rimasti delusi?! A Viscri ci dirigiamo subito alla fortezza. Giampaolo, stressato dalla guida, domanda alla custode se vengono molti turisti. Lei risponde si moltissimi… lui la guarda incredulo. La fortezza di Viscri racchiude la Chiesa Bianca, del 1230, edificata da un popolo di origine ungherese. È molto particolare ed intorno regna un’aria di pace. La fortezza fu costruita successivamente, per mano della popolazione sassone, allo scopo di difendersi dagli attacchi da parte dei turchi ed ottomani. All’interno della fortezza si trovano piccole cantine-deposito, dove ogni famiglia teneva le scorte dei viveri in previsione di qualche assalto. C’era anche una piccola scuola, ora adibita a museo etnografico. La custode del Museo, una signora anziana molto gentile, è sassone. Ci spiega in tedesco che fino a prima dell’arrivo di Ceausescu in questo paese vivevano ancora 2000 sassoni, i quali per secoli hanno conservato le loro tradizioni e la lingua tedesca. Attualmente ne sono rimasti solo 24. Per lasciare Viscri prendiamo un’altra strada, sempre sterrata ma in condizioni leggermente migliori. Passiamo da Funesti e alle 13:30 siamo già a Sighisoara, cittadina medioevale dichiarata Patrimonio dell’Unesco. Mangiamo nel ristorante “Dracula”, situato nella casa nativa del conte, o per lo meno del principe Vlad Tepes, l’ispiratore del romanzo. I saloni sono molto affascinanti e vi è un’atmosfera particolare, anche se noi non la assaporiamo più di tanto poiché mangiamo sulla terrazza, che è anche piuttosto squallida. Anche qui è tutto molto caro. Anche i negozi di antiquariato. Addirittura per una caraffa che in Ungheria al massimo paghi 8 euro, qui me ne hanno chiesto 20!! Dopo pranzo facciamo una passeggiata per le antiche vie sassoni. La cittá in parte é già molto ben restaurata ma pullula ancora di cantieri. Le strade della cittadella comunque sono molto pittoresche. C’è un’aria densa di storia e di pace. La Torre dell’Orologio è chiusa per restauro quindi non possiamo salirci. Il Museo è anch’esso chiuso, pertanto ci accontentiamo delle vedute esterne. Facciamo un pó di fotografie e poi ripartiamo. Ripartiamo in direzione di Sibiu. Lungo la strada ci sono altri villaggi sassoni di minore importanza, anche se quello di Simnic ha una bella fortezza… ma non possiamo vedere tutto pertanto non ci fermiamo. Lungo la strada scorgiamo dei mercanti che vendono dei bellissimi alambicchi in rame per la distillazione della grappa! Circa alle 18:00 arriviamo a Sibiu. Per questa notte abbiamo prenotato in un albergo antico! L’Empalator, situato nel centro storico a due passi da Piazza Mare. Facciamo fatica ad arrivarci con la macchina… anzi non ci arriviamo per niente. Dobbiamo lasciarla a 100 metri. La Hall dell’Hotel è molto imponente. Le camere sono belle, per lo meno la nostra, quella di Mina è un pó piccolina. Verso le 20:00 usciamo per cena. Facciamo due passi in Piazza Mare che, illuminata molto bene, ha un certo fascino. Ricorda un pó la piazza centrale di Praga. Stasera ceniamo in un ristorante economico, il Bufuita (Gufo) anche perché dobbiamo rientrare nel budget. Il Bufuita è pieno di gente del luogo, infatti mangiamo e beviamo molto bene e spendiamo 21 euro in tre! Rientriamo nella normalità. Bene. Assaggiamo il csolan afumat cu fasole (stinco affumicato con fagioli), leggerino!!! Conosciamo un rumeno che vive in Italia da tanti anni, precisamente a Firenze dove i suoi genitori hanno un albergo (?!)… che strana coincidenza. È venuto in Romania per fare delle cure dentistiche.
Dopo cena passeggiamo ancora un pó per il centro storico poi ci avviamo in albergo. Se le altre città storiche visitate fino ad ora pullulavano di lavori in corso, Sibiu è un cantiere aperto! Certo essendo stata eletta città della cultura europea per l’anno 2007 devono darsi da fare. Infatti lavorano anche di sera.
29 Settembre 2006 –Venerdì (Sibiu – Alba Julia – Cluj Napolca – Turda ) Oggi grande avvenimento! Facciamo colazione alle 8:00!! Il buffet dell’albergo è ricchissimo. Poi usciamo a visitare la città e a fare delle fotografie poiché ieri sera siamo arrivati con il buio.
Le tre piazze di Sibiu: Mare, Mica e Huet sono una più bella dell’altra. La chiesa evangelica, gli imponenti bastioni e le splendide case dall’architettura sassone creano una splendida atmosfera. Assistiamo ad una scena raccapricciante che, proprio perché vissuta nella città eletta capitale della cultura europea, ci lascia senza parole… Nel bel mezzo della piazza arrivano due tizi mal vestiti con un bastone in mano che all’inizio non capiamo cosa sia. Poi ci rendiamo conto che sono accalappiacani ma il laccio è in filo di ferro ed il cane che prendono e trascinano via ulula come un disperato. Il pensiero comune è: come si fa a parlare di Unione Europea?? Ritorniamo in albergo, paghiamo il conto e partiamo. Direzione Alba Julia. Alba Julia è famosa per la cittadella e la fortezza, che fino a due ani fa era sede militare, ma adesso è stata aperta al pubblico e si può visitare. Entrando in città tutto ci appare molto pulito ed ordinato. Anche la cittadella di Alba Julia è un cantiere! Per una buona parte, incluso il monastero, è già restaurata, ed anche molto bene. Nella fortezza stanno preparando uno spettacolo in costume. Ci sono gruppi di persone vestiti da soldati e da paesani dell’epoca del ‘600. Hanno anche allestito una cucina da campo dove stanno cucinando un gulyas… macché, mi correggono subito! Non è un gulyas è una minestra rumena!! Non dimentichiamo che è proprio ad Alba Jluia che migliaia di Rumeni si sono riuniti a proclamare l’indipendenza della Transilvania dall’Ungheria. Abbiamo anche fotografato la targa in marmo affissa sulla facciata di un bel palazzo della cittadella. Nella fortezza visitiamo un paio di sale interne (le uniche due aperte al pubblico) e poi facciamo un giro all’esterno. Ripartiamo attraversando la parte nuova di Alba Julia. In dieci anni hanno fatto molti progressi, anche se la differenza con l’Europa è ancora abissale. Soprattutto sui servizi. I trasporti ad esempio devono essere quasi inesistenti. Lo testimonia l’ammasso di persone che fa l’autostop all’uscita della città. Credevamo fosse un problema delle zone rurali invece ci accorgiamo che è una carenza di fondo. {NDR: Il governo rumeno non deve avere un gran rispetto dei bisogni della gente, a partire dai trasporti pubblici ma fino a giungere purtroppo anche alle strutture ospedaliere, agli orfanotrofi ed ai ricoveri per anziani. Diverse denunce di Amnesty International hanno puntato il dito sul problema dei manicomi o delle carceri, per non citare casi di traffico di esseri umani. Il governo non si preoccupa nemmeno più di tanto di mettere freno alla prostituzione minorile e questo fatto lo abbiamo notato personalmente lo scorso anno durante una tappa a Timisoara}.
Sulla strada per Cluj, visto che è già passata l’ora di pranzo da un pó e che i ns. Stomaci brontolano… faccio fermare Giampaolo di fronte a l’unico ristorantino avvistiamo dopo chilometri. Il ristorante non ha una bella facciata ma all’interno invece è carino, pieno di famiglie rumene e mangiamo anche bene! Siamo a Turda.
Alle 16:00 precise entriamo a Cluj Napolca e alle 17:00 ne usciamo… Visita rapida? No… semplicemente abbiamo girato un’ora senza trovare né un parcheggio né una pensione che avesse camere libere. Dato che comunque Cluj è una grossa città senza neppure un’area pedonale dove poter fare due passi la sera, e dato che il Museo Etnografico della Transilvania è già chiuso, decidiamo che non vale la pena di restare per la notte. Quindi si prosegue.
Alle 18:00 siamo già nella Valle dell’Aries, che era in programma per domani. Ci fermiamo a dormire in un Alberghetto vicino alle gole di Turda che è abbastanza carino. Il Ciprian. Per cena ordiniamo talmente tante cose che riusciamo a mangiarne solo la metà. Tranne Mina, che stasera ha appetito e si mangia anche la Mamaliga di Giampaolo. 30 Settembre 2006 –Sabato (Turda – Albac – Chiscau) Alle 8:00 siamo già in macchina. Decidiamo di tornare indietro qualche chilometro per andare a visitare le gole di Turda, un piccolo canyon. Però, dopo 6-7 chilometri avanti e indietro, non troviamo la deviazione (imparassero a mettere i cartelli dei siti turistici!!) pertanto decidiamo di proseguire, tanto abbiamo già visto le gole di Bicaz, senza dubbio più spettacolari.
Attraversiamo la Valle dell’Aries, valle che scorre parallela a Sud della direttiva Cluj Napolca-Oradea. È la valle nativa della popolazione dei Moti, agricoltori ed artigiani del legno, anche se di artigianato per ora non se ne vede. Ma di mucche, capre, bufale ce ne sono a migliaia. Per ora la strada costeggia il torrente Aries ed è immersa nel verde. Che strano che in albergo non avevano il latte con tutte queste mucche!!! I carri qui sono trainati prevalentemente da buoi. Si inizia a scorgere la catena dei monti Apuseni. Ci fermiamo davanti ad un piccolo bar, c’è scritto anche pizzeria… ma qui la pizza la fanno tutti pertanto non pensiamo che sia un locale italiano, oltretutto sperduto in una valle isolata dal mondo. Invece qui c’è proprio l’Italiano vero! Vive qui da 16 anni! Mentre beviamo un caffè chiacchieriamo un pó del più e del meno. Ci interessa soprattutto consolidare l’idea che ci siamo fatti sulla situazione economica rumena. E purtroppo la nostra intuizione è vera. I rumeni guadagnano sui 100 euro al mese. I costi sono altissimi, come avevamo notato noi, addirittura quasi superiori a quelli ungheresi!. Ci sono poi rumeni ricchissimi. È la classe media che non esiste.
Proseguiamo per la valle dell’Aries. La strada comincia a salire ed il paesaggio é molto bello. Ricorda un pó le alpi trentine. Malghe, alpeggi e tante mucche. Poi cominciano ad incontrarsi pensioni, ristoranti, agriturismi, alberghi. Ci spiegano che d’estate vengono tanti turisti, soprattutto ungheresi. In effetti in questa zona ci sono molte cose da vedere, canyon, grotte, ghiacciai sotterranei, gole, cascate. È una zona però in cui ci si dovrebbe fermare più giorni e fare delle escursioni, poiché tutti questi siti turistici sono piuttosto lontani dalle rotte principali e per vederli bisogna fare diversi chilometri a piedi. {NDR: Oppure avere un bel fuoristrada!!!} Il ghiacciaio sotterraneo per esempio si trova a 18 km. Dalla statale, lungo una strada sterrata che ci sconsigliano di percorrere con la nostra macchina perché in pessime condizioni. Ci fermiamo a pranzo in cima al passo prima di scendere a Stei. Mangiamo bene, soprattutto dei peperoni cotti al forno che sono una favola! Poi arriviamo a Chiscau! Chiscau è il paese dove ci sono le Grotte dell’Orso, grotte antichissime che riusciamo a visitare accodandoci all’ultimo gruppo di visitatori. A Chiscau c’è anche l’agriturismo dove dormiamo stanotte. Prima di andarci però visitiamo un simpatico museo etnografico allestito da una famiglia privata che ha la passione di raccogliere le cose antiche. Il museo è pieno di oggetti relativi all’agricoltura, ma anche alla vita di tutti i giorni: pentole, tappeti, vasellami e persino abiti. C’è anche un sottotetto dove è stata ricostruita un’abitazione tipica. Non c’è biglietto d’ingresso, chiedono solo un’offerta per il mantenimento del Museo, offerta che ovviamente lasciamo volentieri. Alle 18:45 andiamo a prendere possesso delle ns. Camere, giusto in tempo per assistere al passaggio del corteo di un matrimonio paesano. Che bello, ci sono anche i suonatori e gli sbandieratori. La gente balla! I proprietari dell’agriturismo ci fanno vedere il loro giardino, l’orto sul retro, dove coltivano anche erbe aromatiche, rosmarino, salvia, basilico! D’estate organizzano anche dei barbecue per gli ospiti. Il posto è semplice ma l’accoglienza è calorosa. D’estate deve essere molto bello. Ci sono grandi spazi e tanto verde. Assaggiamo il miele che producono. Si può comprare? No! È solo il primo anno che lo fa. Ci fa assaggiare anche il suo vino. Niente male.
La cena è addirittura deliziosa, con dei peperoni ripieni eccezionali. Andiamo a nanna presto perché domani dobbiamo arrivare fino a casa.
1. Ottobre 2006 –Domenica (Chiscau – Oradea – Szilvásvárad) Partiamo di buon ora ma dopo qualche minuto ci fermiamo nel paesino successivo causa occupazione stradale da parte di centinaia di mucche. Ma lo spettacolo comunque è interessante. Deve essere la partenza per l’alpeggio! Una signora con gonnellone tipico, scialle e foulard in testa sta probabilmente radunando le mucche dei vari proprietari per portarle al pascolo. Al suo passaggio le mucche escono dai vari cortili e si uniscono al gruppo!! Contemporaneamente anche le donne escono dai portoni delle rispettive case e consegnano alla signora frutta, panini, generi alimentari vari. Per cui, man mano che la processione avanza, la mandria aumenta e, di conseguenza anche la borsa delle provviste!! Altri invece sono sulla soglia di casa con dei bastoni in mano a dissuadere le mucche dal mangiare i loro fiorellini!!! Dopo 20 minuti finalmente prendono un’altra strada. E noi salutiamo la campagna rumena! Passiamo da Oradea e rientriamo in Ungheria.
10 giorni, 2400 chilometri, 1150 euro in tre.