L’ospedale dei falchi

Viaggio tra grattacieli e tradizione beduina, in una terra ricchissima, dove persino i falchi hanno il proprio ospedale
Scritto da: Andrea Bonfitto
l’ospedale dei falchi
Partenza il: 05/01/2017
Ritorno il: 08/01/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Sorvolandola, si rivela agli occhi del viaggiatore come una terra desertica, del colore dorato tipico delle sabbie arse dal sole e dal vento. Se si osserva una cartina della Penisola Araba, si nota, dopo Dubai, andando verso nord, una brusca interruzione della linea costiera settentrionale: è l’antica terra di Katara, oggi conosciuta come Stato del Qatar.

Il Qatar è tornato a far notizia a luglio di quest’anno, dopo che quasi tutti gli Stati membri della Lega Araba hanno deciso di isolarlo, accusandolo di terrorismo. In realtà il Qatar è una monarchia la cui religione ufficiale è la corrente wahhabita del Sunnismo islamico, la stessa che viene seguita nel Paese rivale, l’Arabia Saudita. Sono tante le situazioni dubbie, per le quali il Qatar dovrà far chiarezza, se vuole ritornare alla normalità. In realtà, però, c’è da dire che esso è forse l’unico Paese sunnita che ha portato avanti una politica distensiva nei confronti dell’acerrimo nemico dei sauditi, ovvero l’Iran, dove invece si professa l’Islam sciita. Tuttavia, all’interno del Paese la vita sembra scorrere come se nulla fosse cambiato, se non sugli scaffali dei negozi, dove ora le marche degli alimenti, che non possono venire più importati via terra, a causa della chiusura della frontiera, sono ora in turco o persiano, e non più in arabo.

Inizialmente il mio viaggio avrebbe dovuto concentrarsi sul tour dell’Oman, che ero già da tempo intenzionato a fare. Poi, però, accorgendomi che le tariffe più convenienti erano quelle della Qatar Airways, mi sono chiesto: perché non fare scalo con pernottamento sia all’andata che al ritorno? Sarebbero d’altronde 4 giorni passati alla scoperta dell’ennesima nazione non ancora esplorata! E così eccomi qua a raccontarvi del mio viaggio in Qatar!

Decido innanzitutto di pernottare presso l’Hotel Al Nakheer, centralissimo, con tariffe molto convenienti che includono anche la prima colazione, e, soprattutto, il comodissimo servizio gratuito di navetta aeroportuale, sia all’andata che al ritorno.

Arrivo dopo il tramonto. Pulizia impeccabile per le strade, traffico ordinatissimo e rispetto assoluto del codice stradale: il primo impatto col Qatar è molto piacevole! Anche l’ottenimento del visto all’aeroporto è in realtà una procedura rapidissima: grande esempio di efficienza!

La mia camera dà verso nord, regalandomi uno spettacolare skyline notturno dei grattacieli del centro di Doha, metropoli araba ultramoderna che conta 1.500.000 abitanti, ovvero più della metà del totale di abitanti dell’intera nazione!

LA VISITA DI DOHA

Subito dopo colazione incontro quindi il mio amico Soud, couchsurfer ventiquattrenne, operaio all’aeroporto di Doha, che con me condivide la passione per la lingua e la cultura bosniaca, ed insieme incominciamo il tour della città!

Prima tappa è il finemente restaurato Souq Waqif. Nel passato è qui che i beduini portavano lana, capre e pecore, per poterli scambiare con alimenti ed altri prodotti. Dopo un lungo periodo di degrado, l’area è stata completamente abbattuta e ricostruita con materiali tradizionali, rendendolo un piacevolissimo luogo di incontro, dove ristorantini, caffè e negozietti di vario genere animano la vita sociale cittadina. Sono tanti i soggetti adatti a delle fotografie: la polizia a cavallo, artigiani che producono liuti, collanine di conchiglie, capi di abbigliamento tradizionali… Mi stupiscono gli interni finemente decorati di un ristorante siriano e del centro dell’artigianato. In quest’ultimo mi colpisce un ritratto dell’emiro con la tecnica della calligrafia: in pratica i tratti del disegno non sono altro che parole minuscole in lingua araba ripetute all’infinito! Ci spostiamo quindi nel Bird Souq, dove si vendono centinaia di canarini dai colori pastello, conigli, pappagalli… Noto che molti dei venditori hanno tratti somatici molto diversi da quelli arabi: sono tantissimi infatti gli immigrati di origine asiatica ed indiana.

Ci spostiamo quindi nel Falcon Souq: uno dei mercati più importanti al mondo dove poter acquistare questi stupendi rapaci. La cultura della falconeria, infatti, è parte integrante della vita di ogni uomo qatariota. Intere piazze e negozi sono ricoperti di sabbia, all’interno della quale vengono sistemati i falchi col capo coperto da un cappuccio, incatenati a terra in attesa dei loro nuovi padroni. Sono rimasto davvero impressionato da questo aspetto del Qatar: la falconeria è un’attività talmente radicata nella popolazione, che vi è persino un Ospedale dei Falchi (Souq Waqif Falcon Hospital). Decidiamo di entrare: Soud vuole mostrarmi com’è al suo interno. Si tratta di una vera e propria struttura sanitaria, con tanto di accettazione e ricovero dei piccoli pazienti, per i quali vengono persino compilate delle cartelle cliniche. I falchi che hanno ricuperato la salute vengono poi sistemati all’interno di un salotto, incappucciati e con la zampetta incatenata ad un piccolo tavolino, in attesa che arrivi il loro padrone. Oltre al via vai di uomini nel loro tipico abito bianco, osservo anche delle interessanti tabelle a muro, con la nomenclatura in inglese ed arabo di ogni singola parte che compone il corpicino di questi rapaci.

Ancora entusiasta di vedere quanta cura viene rivolta verso queste fantastiche creature, mi reco quindi con Soud ad un caffè proprio di fronte all’ospedale, dove consumiamo del tè accompagnato da khubz ruqaaq: si tratta di una specie di crepe croccante, farcita nel nostro caso con miele e formaggio: spuntino davvero delizioso!

Andiamo quindi a visitare la Stalla Reale, dove ho il piacere di avvicinarmi a degli esemplari stupendi di candidi cavalli di pura razza araba. Uno di essi è particolarmente docile, tanto da permettermi persino uno scatto insieme! Il cortile esterno del Doha Fort è equipaggiato di un’autentica tenda beduina, ben arredata, persino con la possibilità di consumare al suo interno un tè.

Diamo quindi un’occhiata alla Moschea del Souq, con la particolarità di essere affiancata da un minareto che ricorda davvero moltissimo le forme di un faro! Il legame con il mare è qui in Qatar molto forte, essendo una penisola che guarda più verso l’altra sponda, che non ai suoi vicini, pur condividendo con essi lingua e religione…

Ci fermiamo in un localino tradizionale per poter consumare il nostro pranzo: Haniid Lahm, ovvero carne di pecora cotta al cartoccio, servita con del riso allo zafferano, insalata verde, salsa a base di pomodori e spezie, yoghurt salato da bere, e del caldo pane arabo. Davvero una delizia!

Ci dirigiamo così verso la Corniche: un bellissimo lungomare ricavato dalle terre strappate alle acque del Golfo, fiancheggiato da rigogliose palme, e decorato da un monumento molto singolare! Si tratta del Monumento alla Perla: un’ostrica perlifera gigante, che ricorda a tutti che la ricchezza di queste terre non è sempre stata il petrolio… Dopo la foto di rito, la passeggiata prosegue tra i dhow, ovvero le imbarcazioni tradizionali in legno, tipiche del Golfo Persico, con una veduta spettacolare dell’inconfondibile skyline formato dai grattacieli della West Bay.

Andiamo quindi verso l’altra attrazione turistica, protagonista a Doha insieme ai suoi souq: il Museo di Arte Islamica. Si tratta di una costruzione avveniristica, opera dell’architetto Pei (famoso per la sua Piramide del Louvre a Parigi), che ricorda una fortezza in mezzo al mare. Essa infatti è stata costruita su di un’isola artificiale, collegata con la città da dei ponti. Incontriamo quindi l’altro mio amico di vecchia data, Zaid, conosciuto in un precedente viaggio in Giordania, che si è nel frattempo trasferito per lavoro in Qatar, e incominciamo in tre il nostro tour approfondito di questo bellissimo museo.

Il museo è una ricchissima raccolta di oggetti dalla natura più svariata, accomunati da uno stesso tipo di decorazione. Troviamo ad esempio un’anfora, la copertina di un libro e un piccolo tappeto, tutti decorati con lo stesso motivo. Per via del divieto islamico di rappresentare figure umane o animali, l’arte araba ha infatti nei secoli sviluppato un sistema di decorazione molto particolare, dove le forme geometriche e le linee sinuose hanno un ruolo fondamentale nell’abbellire oggetti e luoghi.

Terminata la visita del museo, attraversiamo la selva di grattacieli, raggiungendo un altro piccolo gioiello di Doha: il Villaggio Culturale “Katara”. Anche questo quartiere, come il Souq, è composto da edifici in stile tradizionale, seppur di nuova costruzione. Mi colpiscono molto le decorazioni con paletti di legno che fuoriescono dalle tre torri color sabbia, dette Pigeon Towers, ovvero le Torri dei Piccioni, letteralmente abitate da una moltitudine di piccioni bianchi, che fanno capolino dalle centinaia di fessure: uno spettacolo davvero divertente, di fronte al quale ci si può rilassare, seduti ad un tavolino nel Caffè Al Jazeera, che è dotato di un maxischermo che riproduce non stop il notiziario della famosissima rete televisiva.

“Al Jazeera” vuol dire “l’isola” in lingua araba. Nata a fine 1996, essa effettivamente rappresenta un’isola felice del mondo dell’informazione in Medio Oriente. Con trasmissioni sia in arabo che in inglese, questa emittente ha da sempre suscitato grandi polemiche, dovute al fatto che critica apertamente i vari governi dei Paesi del Golfo, incluso quello dello stesso Qatar, che la sovvenziona, ma anche tanta ammirazione, soprattutto grazie ai reportage da pericolosissime zone di guerra. L’attuale situazione politica ha portato alla richiesta insistente da parte saudita di trasferirne la sede. Vedremo cosa le riserverà il futuro…

Concludiamo la bella giornata rilassandoci sulla terrazza di uno dei tanti caffè del souq, con una bellissima vista sulla città e sul suo skyline. Torno quindi in albergo. A breve avrò il mio volo per l’Oman. Io, Soud e Zaid ci promettiamo quindi di rivederci al mio ritorno a fine viaggio!

ESCURSIONE FUORI CITTà

Dopo un’intensa settimana a zonzo per l’Oman, ritorno in Qatar per un altro pernottamento. Il volo che mi riporterà a casa partirà nelle prime ore del mattino successivo, quindi, avendo un’intera giornata a disposizione, decido di chiedere ai miei amici, Soud e Zaid, di mostrarmi qualcosa dei paesaggi che il Qatar cela, lontano dalla capitale. Andiamo quindi da Salman, un giornalista televisivo di origine siriana, che poi vedrò anche in tv. Passiamo a prenderlo a casa sua: vive in un’area residenziale di Doha, protetta da mura, con guardie all’ingresso, che mi permette di osservare l’altra faccia della Capitale. Qui non si vedono immigranti asiatici, e il quartiere è stupendo, con le sue villette, i giardini, le siepi…

Partiamo quindi in quattro in fuoristrada: un qatariota, un giordano, un siriano, ed…un italiano! Prendendo la direzione ovest, attraversando l’intera nazione in orizzontale (in realtà non percorreremo più di 90 km), passando per Al Rayyan, Al Shahaniya, e arrivando nella regione di Dukhan. Osservo la distesa piatta di sabbia, priva di dune, ma comunque interessante, perché puntellata di tende beduine. Non credevo ce ne fossero così tante sparse per le sabbie del deserto qatariota. Sembrano enormi: sono alte e molto lunghe, a formare come estensione un intero appartamento di quelli di stile occidentale. Mi spiegano poi i miei amici che molte di queste tende fungono in realtà da seconda casa per quanti, dopo una settimana intensa di lavoro, fuggono dal caos cittadino, immergendosi nei ritmi lenti che caratterizzavano la vita dei loro avi.

Ad un certo punto, seguendo la direzione di Bir Zekreet, l’asfalto sparisce: ecco il perché della costante presenza anche in città di fuoristrada. Inizialmente seguiamo la pista che costeggia un’interminabile fila di pali elettrici. Una volta avvicinatici alla costa occidentale del Qatar, ecco che Salman e Zaid tirano fuori i loro i-Phone e cominciano a dare indicazioni in arabo a Soud, con l’aiuto di Google Maps. Mi spiegano che quest’ultimo è per loro un mezzo vitale, perché si possano orientare tra le sabbie del deserto.

Dapprima notiamo una scultura bizzarra sulla sinistra: 4 torri in acciaio, alte 15 metri ciascuna, di forma rettangolare, che si susseguono nel nulla. Mi spiegano che si tratta di una scultura moderna, dell’artista Richard Serra, chiamata “East-West/West-East”, che funge soprattutto da punto di riferimento in una zona praticamente disabitata. Siamo ufficialmente nel deserto del Zakreet.

Ci fermiamo per una visita della Film City: è la ricostruzione nel deserto di un vero e proprio antico villaggio arabo, che ricorda molto le città fantasma americane. A darci il benvenuto c’è un gruppo di struzzi che vaga all’interno di una rigogliosa macchia di vegetazione recintata. Entriamo quindi per la Porta del villaggio. Accettiamo volentieri un tè offertoci dal custode. Ci viene raccontato che questo villaggio è stato costruito per fungere da set per uno dei tanti film di Hollywood, e sarà inoltre il protagonista di un video promozionale del World Cup 2022. Ci incamminiamo quindi verso il centro della piazzetta: la vista delle bianche costruzioni circondate dalle mura è stupenda! Saliamo su di esse per il camminamento di ronda: sembra quasi di essere nella versione araba di Gradara! La brezza marina, che porta con sé l’odore del Golfo, rende lo spettacolo dall’alto di questa distesa di costruzioni bianche, in mezzo al colore oro del deserto circostante, ancora più poetico. All’interno del villaggio c’è persino una moschea funzionante, dove i visitatori possono fermarsi a pregare.

Soddisfatti della pausa, raggiungiamo quindi i cancelli della Riserva UNESCO della Biosfera “Al Reem”. Entriamo come per magia all’interno di una simbolica aula di geologia: finalmente la distesa piatta di sabbia lascia il posto a delle rocce calcaree dalle forme bizzarre! Il vento nei secoli le ha modellate, formando addirittura un fungo di roccia, sottile alla base. Costeggiamo quindi il mare, avanzando lungo la costa sulla sabbia fine, raggiungendo la parte terminale della penisola. Di fronte a noi uno spettacolo magnifico: le onde bagnano le rocce ai nostri piedi, e di rimpetto a noi ecco estendersi le isole di Hawar e Suwad al Janubiyah, che fanno parte del Regno del Bahrein, grande antagonista del Qatar, col quale ha avuto luogo in passato persino un arbitrato internazionale per il possedimento di queste isole. Persino il cellulare si accorge della vicinanza di questo confine, e mi arriva un messaggio in roaming di benvenuto nel Bahrein!

I ragazzi nel giro di pochi minuti stendono un grande tappeto sulla sabbia ed allestiscono un barbecue ed una shisha. Sarà uno dei più bei picnic ai quali io abbia mai partecipato: la carne speziata cotta alla brace, e l’odore del mare, la sua brezza che ti accarezza, gli aironi cenerini che passeggiano tra le rocce, e qui e là, tra la sabbia, dei fiori di colore giallo davvero molto belli. Scopro poi che si tratta della Cistanche Tubulosa, diffusa anche in altre aree desertiche del pianeta.

Terminata la nostra cena, il cielo si infiamma di oro, rosso, arancio, giallo, ma anche azzurro, viola, rosa: sono le tinte del tramonto invernale del deserto: uno spettacolo che però ci avverte che è ora di raccogliere tutto, ripulire l’area ed andare via. Ancora qualche ora e sarò in volo verso casa. Raggiungiamo senza problemi il mio albergo, saluto e ringrazio di cuore questi tre ragazzi, che mi hanno permesso di immergermi nella vita locale, osservando il Qatar anche con gli occhi del viaggiatore, e non semplicemente con quelli di un turista. Ho giusto il tempo di fare la valigia, la navetta gratuita mi aspetta per riportarmi in aeroporto.

Che dire: il Qatar è un Paese dalla doppia anima: da un lato la modernità che travolge letteralmente, cancellando il passato e modificando la realtà; dall’altro la voglia di ricuperare quei valori storici che fanno la differenza, necessaria per poter giustificare l’esistenza dei confini nazionali, altrimenti inutili, in un mondo dove le particolarità culturali, storiche e naturali di ogni terra dovrebbero rappresentare una ricchezza da preservare. Ed è proprio questa loro voglia di riscatto che li spinge a ricostruire i souq ed i villaggi nel deserto con i metodi tradizionali, a montare una tenda nel deserto e ripetere le azioni dei loro antenati: un tè, la shisha, a terra a cerchio su di un tappeto, a rilassarsi e discutere del futuro.

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Doha - Souq Waqif 2

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Doha - Tenda beduina

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Katara

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Picnic a Bir Zakreet

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Pranzo nel Qatar

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The Film City

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Tramonto in Qatar

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Costa del Qatar, e il Bahrein all'orizzonte

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Doha - Il Falcon Souq

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Corniche di Doha - Il monumento alla perla

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Doha - L'ospedale dei falchi

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Doha - Museo di Arte Islamica 1

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Doha - La Moschea del Souq

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Doha - La stalla della fortezza

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Doha - Museo di Arte Islamica 2

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Doha - Souq Waqif 1



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