L’isola di Afrodite: un viaggio tra cultura, mare e… monti

Tour nella parte greca di Cipro all'insegna delle bellezze artistiche e naturali
Scritto da: kytuya
l'isola di afrodite: un viaggio tra cultura, mare e... monti
Partenza il: 30/06/2013
Ritorno il: 07/07/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Meta vicina ed economica, Cipro è un’isola dalle molte sfaccettature: al mare cristallino affianca stupendi siti archeologici tutelati dall’Unesco e una cultura dell’interno che conserva la sua atavica semplicità, lontana dalle discoteche e dai bar della costa frequentati dai chiassosi turisti stranieri, primi fra tutti gli inglesi.

L’isola di Afrodite è divisa in due parti e noi abbiamo scelto di fare un viaggio all’insegna della cultura e delle bellezze naturali nella zona meridionale greca, concedendoci solo una “scappatella” a Nicosia Nord per avere una visione complessiva dell’ultima capitale al mondo divisa in due.

Domenica 30 giugno 2013

Abbiamo scelto di volare con Easyjet e come arriviamo al check-in alla Malpensa ci avvisano che il nostro volo ha due ore e venti di ritardo! Ci danno due buoni del valore ridicolo di 4,80 euro da utilizzare per una consumazione… il tempo passa e partiamo infine con tre ore di ritardo! Una vergogna tenuto conto che il volo stesso dura circa tre ore e venti… insomma siamo partiti all’ora che dovevamo arrivare a destinazione!

Una volta scesi recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo ai banconi del noleggio auto per ritirare la nostra vettura. L’abbiamo prenotata dall’Italia tramite Easycar ma sulla ricevuta della prenotazione c’è scritto di rivolgersi a Europecar. L’attesa è lunga e la signora non ha niente di pronto, passa decine di minuti per ciascuno a compilare i documenti. Quando finalmente è il nostro turno ci viene assegnata una Nissan Note con il serbatoio pieno (da riportare vuoto) che costa però 65 euro in più rispetto al preventivo di Easycar visto in rete… Diciamo che l’onestà non regna sovrana…ancor di più per i problemi che verranno fuori in seguito…

Quando carichiamo le valigie nel bagagliaio è già mezzanotte e ci dirigiamo in tutta fretta verso Larnaca. Seguiamo i cartelli che indicano il centro città fino a quando… scompaiono! Allora scegliamo di seguire per il porto visto che il nostro hotel (prenotato come tutti gli altri su booking) è sul lungo mare ma a un certo punto ci ritroviamo in un quartiere deserto fatto di sensi unici e di casette che più che la periferia di una grande città ricordano una favela… Scorgo due persone in un cortile e scendo a chiedere informazioni: un signore gentilissimo cerca di spiegarci la strada ma ben presto si rende conto che, mancando le indicazioni (sì…mancano spesso i cartelli che indicano i nomi delle vie), è pressoché impossibile farci capire che percorso dobbiamo fare. Allora prende il motorino e ci accompagna fino a uno stradone che, spiega, dovremo seguire fino ad arrivare esattamente al nostro hotel. Lo ringraziamo calorosamente e seguiamo la via indicata finché ad un incrocio…la troviamo chiusa! Ci fermiamo e chiediamo di nuovo indicazioni, nel frattempo ci telefonano anche dall’hotel per sapere che fine abbiamo fatto. Due ciprioti ci spiegano che la strada è chiusa perché c’è una festa e che siamo molto vicini al lungomare, basta svoltare a destra, poi a sinistra…insomma è proprio dietro l’angolo. Ci proviamo ma, ancora una volta per mancanza di cartelli, ci ritroviamo al punto di partenza. Sconsolati telefoniamo all’hotel e chiediamo che ci vengano a prendere! Un ragazzo arriva dopo dieci minuti e ci conduce a destinazione: sono le due e dieci! Dopo una doccia capitoliamo stanchi e arrabbiati per tutti i disguidi della giornata…

Lunedì 1 luglio 2013

Ci svegliamo alle otto e mezza e diamo un’occhiata fuori dalle finestre: la nostra stanza si affaccia proprio sul lungomare, peccato però che alcuni stand impediscono di vedere la spiaggia. Abbiamo prenotato le prime tre notti del nostro viaggio al Tuck Inn (145 euro con colazione) e sicuramente la posizione è invidiabile: a un passo dal mare, dai ristoranti e dalle mete turistiche cittadine. La stanza è ampia e dotata anche di un angolo cottura, unico neo il bagno che è decisamente piccolo. Dopo mezz’ora scendiamo al piano di sotto: per venire incontro a chi bighellona tutta la notte la colazione è servita dalle nove alle cinque del pomeriggio. Non siamo entusiasti di questi orari e, appena vediamo il menù all’inglese, neppure di quello. Per evitare uova, fagioli e salsicce optiamo per una crepes servita con una pallina di gelato. Non è il massimo per fare colazione ma il resto è troppo pesante da mandare giù di prima mattina.

Partiamo dunque alla volta di Agia Napa (per sicurezza chiediamo indicazioni ad ogni incrocio…) dove visitiamo il monastero. Si trova nella zona alta della città ed è come una piccola oasi: nel suo cortile alberi e piante fiorite creano una piacevole ombra. Diamo un’occhiata alle celle dei monaci e alla bella fontana in marmo e poi entriamo dentro la chiesetta costruita là dove un’icona miracolosa della Madonna era stata scoperta da un cacciatore sulle pareti di una caverna. Uscendo ammiriamo lo splendido sicomoro che secondo la tradizione ha più di 600 anni.

Intorno al monastero ci sono diversi negozi ma ci rendiamo subito conto che non c’è un artigianato di valore, soltanto i soliti souvenirs che trovi in tutta la Grecia.

Pranziamo da Square nella piazzetta a fianco del monastero: un pasto veloce e saporito a base di insalata di pollo e tramezzini col tonno.

Riprendiamo la macchina in direzione Konnos. Ci dirigiamo dunque verso Capo Greco e seguiamo poi l’indicazione per Mike’s Water Sports: troviamo così la via d’accesso alla spiaggia più bella di tutta la vacanza. La Lonely Planet parla di una mare caraibico ed è proprio vero! La spiaggia è di sabbia bianca e l’acqua poco profonda e cristallina: semplicemente splendido! Prendiamo un ombrellone e ci godiamo qualche ora di mare.

Ritornati a Larnaca decidiamo di vedere ancora qualcosa prima di cena e raggiungiamo il forte, la moschea e la chiesa di S. Lazzaro, tutti vicinissimi al nostro hotel. Il forte si trova alla fine del lungomare e appena si svolta verso l’interno c’è la moschea. Non sono costruzioni particolarmente interessanti ma meritano almeno una fotografia. Molto più bella è la chiesa di S. Lazzaro che secondo la tradizione fu vescovo a Cipro per trent’anni. L’interno della chiesa è ricco di icone e nella cripta si trova un sarcofago dove fu seppellito Lazzaro prima che le sue spoglie fossero traslate a Marsiglia.

Concludiamo la giornata con una bella cena da Friday’s sul lungomare. Ci lasciamo attirare da una splendida fajitas…vorrà dire che proveremo le specialità cipriote nei prossimi giorni.

Martedì 2 luglio 2013

Dopo la nostra colazione a base di crepes, prendiamo l’autostrada per la capitale.

A Cipro l’autostrada collega le principali città della costa (Agia Napa, Larnaca, Lemesos, Paphos) e ha in più una diramazione da Larnaca verso Lefkosia. E’ gratuita ma priva di autogrill, distributori o aree di sosta.

Dopo un’oretta arriviamo a destinazione e cerchiamo Plateia Eleftherias perché vorremmo seguire l’itinerario della Lonely Planet che ha inizio da questa piazza. Siccome non riusciamo a trovarla chiedo informazioni in una farmacia dove la signora al bancone mi spiega che è chiusa per lavori e che percorso devo fare per arrivarle il più vicino possibile. Gira e rigira troviamo un parcheggio: è il parcheggio riservato ai clienti di un hotel ma con soli 3 euro possiamo lasciare l’auto fino alla sera alle sei. Ci incamminiamo dunque per le vie del centro di Lefkosia e vediamo immediatamente le mura veneziane e un bastione. Rimaniamo stupiti perché ci aspettavamo la classica fortificazione che circonda la città; invece gli edifici sono costruiti non dentro le mura ma sopra in quanto il piano di calpestio corrisponde al punto più alto delle mura stesse. Passiamo davanti alla Moschea Omeriye e raggiungiamo la casa di Hatzigeorgakis Kornesios dove invece entriamo (il biglietto costa solo 1,70 euro). L’abitazione apparteneva a un grande dragomanno di Cipro ed è interessante per capire com’erano le case tra Settecento e Ottocento; in particolare una camera è stata sistemata come un salotto dell’epoca con cuscini da pavimento e narghilè.

Proseguiamo il nostro itinerario e vediamo il Palazzo dell’Arcivescovo, la chiesa di Agios Ioannis e la porta di Famagosta, una dei tre ingressi che anticamente immettevano nella città vecchia. Prendiamo una serie di viuzze per avvicinarci al checkpoint di Ledra Street e attraversiamo un quartiere desolato dove le strade sono sterrate e molte case sono vuote o in fase di ristrutturazione: probabilmente sono ciò che rimane dagli scontri che hanno coinvolto la capitale anni fa. Passiamo accanto alla chiesa Faneromeni (che purtroppo è chiusa) e imbocchiamo Ledra Street per passare nella parte turca della città. Mentre ci preparano il visto ascoltiamo la voce del muezzin che dalla vicina Moschea di Selimiye chiama i fedeli alla preghiera. In pochi minuti sbrighiamo le formalità e attraverso vie piene di negozi colorati arriviamo proprio davanti alla grande moschea che in origine era la chiesa di Santa Sofia. Come la preghiera finisce lasciamo le scarpe all’ingresso ed entriamo. E’ bellissima: le pareti e le colonne sono state imbiancate ma la struttura gotica originale è ben evidente. Ci muoviamo un po’ spaesati per questo grande spazio e rimaniamo colpiti dal pavimento che è morbidissimo, probabilmente sotto il tappeto c’è uno strato di qualcosa di soffice, forse per proteggere il piano di calpestio originario. Usciamo e andiamo al Belediye Pazari, il mercato municipale, che sta per chiudere e compriamo qualche dolcetto da portare in Italia (accettano gli euro). Per il pranzo andiamo alla Buyuk Han, l’antico caravanserraglio che oggi ospita un ristorante, un bar e tanti negozi sia al piano terra che a quello superiore. Mangiamo due grosse insalate e ci godiamo il fresco dei ventilatori finché ci rimettiamo in marcia per vedere ancora tre edifici che si trovano dietro la Moschea di Selimyie: la biblioteca del sultano Mahmut II, il museo lapidario e la Moschea di Haydarpasha. Li troviamo tutti e tre chiusi e così torniamo al checkpoint e da lì percorriamo tutta Ledra Street fino a uscire dalla città vecchia e riprendere l’auto al parcheggio, direzione Larnaca.

Alla sera ceniamo al ristorante del Tuck Inn: proviamo un piatto greco (souvlaki) e uno asiatico a base di gamberi che sono entrambi molto buoni. Alloggiando nell’hotel ci fanno uno sconto del 20% e così spendiamo veramente pochissimo in relazione alle abbondanti porzioni che ci hanno portato.

Una passeggiata sul lungomare e poi a dormire perché domani si va sui monti Troodos.

Mercoledì 3 luglio 2013

Fatta colazione e caricati i bagagli, ci dirigiamo verso Lemesos. Mentre siamo ancora nella periferia di Larnaca facciamo un po’ di benzina e ci rendiamo immediatamente conto che, com’era prevedibile, quelli del noleggio hanno fatto la cresta sul pieno. Prendiamo l’autostrada e l’auto ci riserva un’altra sorpresa: il contachilometri funziona male in quanto segna i 60 Km/h ma staremo facendo più di 80…viene da chiedersi se facciamo un minimo di controlli su queste macchine…

Dopo mezz’ora di viaggio ci fermiamo a Choirokoitia, un sito archeologico risalente al neolitico (6800 a.C.) dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO (il biglietto costa euro 1,70). Subito dopo la biglietteria ci sono alcune ricostruzioni delle capanne che formavano l’abitato e salendo lungo il pendio di una collina si passa accanto agli scavi che mostrano tantissime basi di capanna in pietra. L’opuscolo in distribuzione alla biglietteria mostra una foto aerea del sito che rende bene l’idea di come fosse ampio il villaggio, purtroppo questo dato sfugge camminandovi semplicemente accanto. Ad ogni modo Choirokoitia merita la visita ed è davvero molto interessante.

Riprendiamo l’autostrada e raggiungiamo Lemesos. Quando arriviamo in centro scorgiamo un cartello scritto a mano che indica un parcheggio: svoltiamo in una stradina e vediamo un signore che concitatamente fa parcheggiare una donna in un cortile sterrato in mezzo ad alcune case. Gli chiediamo se possiamo lasciare l’auto, risponde di sì ma che lui chiude alle tre. Ma cosa chiude che è un parcheggio abusivo in un cortile aperto a chiunque?! Gli diamo 2 euro e ce ne andiamo ridendo. Che assurdità!

Visitiamo la chiesa di Agia Napa e vediamo dall’esterno il castello e la moschea. Di tutto il tour questa è l’unica meta che col senno di poi non avremmo messo in itinerario: Lemesos è una città molto moderna, con dei bei quartieri, ma in quanto a bellezze artistiche ha ben poco da offrire.

Delusi riprendiamo l’auto dal nostro simpatico parcheggiatore e ci avviamo verso Pedoulas: ci impieghiamo ben due ore! Non essendoci indicazioni per Pedoulas seguiamo quelle per Troodos che è un poco più a valle e da lì saliamo ancora fino a arrivare a destinazione. Il giorno dopo però facciamo il tragitto Pedoulas-Lemesos in un’ora soltanto perché scendendo seguiamo i cartelli per Lemesos e non passiamo più per Troodos. Ecco cosa succede quanto le indicazioni stradali lasciano a desiderare….

Arriviamo a Pedoulas esausti alle due e mezza del pomeriggio ma decidiamo di dirigerci direttamente alla chiesa di Arhangelos Mihail perché grazie a una scambio di mail con l’hotel ho saputo che tutte le chiese della zona che sono tutelate dall’Unesco aprono dalle 10 alle 16.

Grazie all’ennesima indicazione chiesta in paese raggiungiamo la chiesetta: è una sorta di cappella di montagna che all’interno è completamente affrescata con immagini di santi e scene della vita di Gesù. E’ a dir poco bellissima. Gli affreschi poi, restaurati di recente, hanno dei colori vividi e dei particolari che si potrebbero ammirare per ore.

Mangiamo un toast in un bar vicino e raggiungiamo l’hotel prenotato per la notte: il Two Flowers (40 euro con colazione). La stanza che ci assegnano è molto carina e ha un soffitto di vimini intrecciato nonché un bel balconcino che si affaccia sui monti Troodos. Ci diamo una rinfrescata e usciamo a fare una passeggiata. Vediamo molti alberghi dismessi, davvero tanti per un paesino così piccolo, che ci fanno capire che una volta questa zona aveva una forte vocazione turistica. Oggi gli ospiti di Pedoulas sono pochissimi, giusto noi e qualche appassionato di trekking. E’ un peccato però perché qui regnano pace e tranquillità, lo stile di vita è quello di un tempo. Pedoulas ai nostri occhi è la vera Cipro, non Larnaca e Paphos create a uso e consumo degli stranieri, soprattutto inglesi, che passano le notti a bere e a ballare in discoteca. Ci godiamo il silenzio e percorrendo le vie ombreggiate ci ritroviamo davanti alla chiesa di Arhangelos Mihail. Sono le 17 e 10 ed è ancora aperta… abbiamo corso per niente… fortuna che doveva chiudere alle 16.

Tornati in hotel prendiamo posto nella bella sala da pranzo che si affaccia sui Troodos e ordiniamo il vino del paese e due meze, cioè una serie di assaggi della cucina tipica cipriota. La signora che gestisce anche l’hotel si precipita felice in cucina e nel giro di poco ci riempie il tavolo di piattini. Si vede che cucina con amore e che ha un forte senso dell’ospitalità. I meze (di carne) consistono in: insalata mista, pane abbrustolito con olio e origano, olive, salsine varie, pitta (un tipo di pane), lonza arrostita, formaggio haloumi alla griglia, cous cous, verdure ripiene con riso e carne tritata, musaka, stufato, penne (Barilla!) con panna, prosciutto e funghi, souvlaki, patate arrosto, una fetta di torta al cioccolato e una a base di latte. Tutto squisito! Mentre ceniamo scende la sera e Pedoulas nella valle sotto di noi accende le sue luci come un piccolo presepe. E’ indubbiamente la miglior cena della nostra vacanza.

Giovedì 4 luglio 2013

Alle sette e mezza siamo già pronti per la colazione. La signora ci porta tè, latte ma anche uovo, formaggio, prosciutto, olive e pomodoro. Carichiamo le valigie e scendiamo verso Lemesos; la mattinata è dedicata a tre siti vicini alla città: il castello di Kolossi, l’antica Kourion e il santuario di Apollo Ylatis (per ogni sito il biglietto costa sempre solo 1,70 euro).

Chiediamo le solite indicazioni stradali e alle nove siamo al castello di Kolossi: più che un vero maniero è un torrione attorniato da un gradevole giardino. Si accede tramite una sorta di piccolo ponte levatoio e il mastio è formato da quattro piani: le cantine, due piani per scopi abitativi e di rappresentanza e il tetto da cui si gode un bel panorama. Non ci sono arredi e le pareti, con l’eccezione di un affresco, sono spoglie però merita la visita perché è molto ben conservato. Vicino al castello ci sono le rovine di uno zuccherificio dove la canna veniva lavorata per ricavarne zucchero.

Riprendiamo l’auto in direzione Paphos e ci dirigiamo verso l’antica Kourion. Quando arriviamo alla biglietteria ci mettiamo qualche minuto per capire: il sito è talmente tanto grande che, una volta muniti di biglietto, l’addetto alza una sbarra e si prosegue ancora in macchina su per la collina fino ad arrivare a un parcheggio. Notiamo immediatamente una grandissima tensostruttura e iniziamo la visita del sito proprio da lì. E’ la Villa di Eustolio: un’abitazione del V secolo, con pavimenti a mosaico e terme, costruita sul pendio della collina. Grazie ai camminamenti in legno sospesi sulle rovine ce la guardiamo con calma: è bellissima e il panorama sulla costa è a dir poco incredibile!

Proseguiamo la visita vedendo il teatro e, a un centinaio di metri di distanza, la basilica paleocristiana, l’agorà, la casa dei gladiatori e quella di Achille. L’area degli scavi è grandissima, qualcosa di impressionante, e vicino alle rovine ci sono sempre dei pannelli esplicativi in inglese che sono molto utili. Non c’è un albero ma per fortuna qua e là ci sono come dei gazebo in cui ci si può fermare qualche minuto per sfuggire al sole che è caldissimo nonostante tiri sempre un fresco venticello.

A pochi chilometri da Kourion c’è il santuario di Apollo Ylatis: anche questo presenta delle strutture ampie e ben conservate ma rispetto a Kourion è meno interessante. Oltre al santuario, visitiamo anche ciò che rimane della palestra e dei bagni e intanto ci interroghiamo sul nome del sito: Ylatis in greco significa “dei boschi” e pare impossibile che in un luogo così caldo in passato potesse esserci una fitta vegetazione arborea!

Prendiamo la statale B6 che segue l’andamento della costa e ci fermiamo per pranzo nel ristorante di un hotel: prendiamo due insalate e due yogurt col miele, altra ottima specialità greca. Torniamo in strada e in mezz’ora raggiungiamo Petra tou Romiou, luogo in cui secondo la tradizione Afrodite sarebbe emersa dal mare per recarsi a un incontro amoroso. Parcheggiamo nello spiazzo vicino alla caffetteria e scendiamo in spiaggia usando uno stretto sottopassaggio. La spiaggia ciottolosa è abbastanza affollata e cerchiamo un posto all’ombra per sistemarci. Alcuni massi caratterizzano questo tratto di costa e…l’acqua è freddissima, forse a causa delle correnti! E’ così fredda che non facciamo neppure il bagno e, poco dopo, partiamo per Paphos. Abbiamo prenotato al Pyramos Hotel per due notti (98 euro con colazione): l’albergo è distante cinque minuti a piedi dal lungomare e la nostra camera non è molto spaziosa, ha però un bel bagno nuovo e un terrazzino. Il difetto più grande è il climatizzatore molto rumoroso che durante la notte mi da parecchia noia. Alle sei e mezza scendiamo sul lungomare per orientarci un po’ in città e scopriamo che a Paphos non tira un filo d’aria; è la città più calda e afosa tra tutte quelle che abbiamo visitato. Passeggiamo sul lungomare e arriviamo fino al porto dove si trova un piccolo forte, tornando indietro diamo un’occhiata ai ristoranti e scegliamo Oasen. Propone un menù di pesce e ci facciamo una scorpacciata di fritto misto e orata al forno.

Venerdì 5 luglio 2013

Alle otto siamo già pronti per fare colazione: servono pane tostato, marmellata, burro, succhi di frutta, tè ma anche formaggio, pomodori e cetrioli. Prendiamo di tutto un po’ e saliamo subito in auto per raggiungere un sito archeologico che si trova pochi chilometri a nord della città: le tombe dei re (ingresso 1,70 euro). L’area degli scavi è molto grande e comprende una serie di tombe scavate nella roccia come se fosse una necropoli sotterranea. Bisogna stare molto attenti perché per avere più spazio per le sepolture, oltre alle nicchie sulle pareti, sono anche scavati dei buchi nei pavimenti che non sono stati messi in sicurezza. La più bella fra tutte è la tomba 3 che ha un atrio sotterraneo circondato da colonne doriche; noi abbiamo fatto fatica a trovarne l’ingresso perché si trova in un punto in cui queste tombe sono state scavate una a ridosso dell’altra. Non riuscivamo a capire qual’era la scala per scendere in quel peristilio che vedevamo da sopra! Per la sua unicità questo sito merita assolutamente la visita, consigliamo di andarci al mattino all’apertura o alla sera per evitare le ore più calde.

Facciamo un altro rifornimento di benzina e ci dirigiamo verso la costa nord. Arrivati a Polis capiamo subito che non c’è niente da vedere e prendiamo la strada verso la penisola di Akamas che termina proprio davanti a un giardino botanico. Seguiamo il percorso sulla destra e dopo pochi metri arriviamo ai cosiddetti Bagni di Afrodite. Si tratta di una piccola grotta con una conca d’acqua dove, stando alla leggenda, la dea si faceva il bagno dopo l’incontro con i suoi amanti. La lonely planet quasi sconsiglia questa meta ma a noi è piaciuta molto: si presta a belle fotografie ed è un luogo idilliaco per la frescura che si può godere. Tornando verso Polis ci fermiamo per pranzo lungo la spiaggia da Periyiali per un pasto veloce: un’insalata di tonno e gamberi e un cheeseburger con patatine buonissimi!

Scendendo verso Paphos giriamo verso la costa ovest dell’isola in direzione Agios Georgios, da lì prendiamo la strada sterrata che conduce alla spiaggia di Lara ma quando arriviamo vediamo che ci sono delle onde troppo grosse per fare il bagno e decidiamo di tornare indietro. Proseguiamo ancora verso Paphos e ci fermiamo alla Coral Bay: qui la spiaggia è tutta attrezzata, per 7,50 euro si prendono un ombrellone e due sdraio. Il mare è calmo e pulito, il fondale sabbioso. Se non fosse per la musica a tutto volume che arriva da un bar situato a metà della baia sarebbe un luogo perfetto.

Alla sera chiediamo in hotel dove possiamo mangiare un buon meze di pesce e ci consigliano il Theo’s seafood restaurant nella zona del porto. La varietà degli assaggi è abbondante e visto che non c’è abbastanza spazio sul tavolino per lasciare i piatti di portata il cameriere ci butta a ogni giro i pesci nel piatto! Se un cameriere facesse una cosa del genere in Italia… Rimaniamo un po’ delusi nel vedere che solo alcuni piatti si diversificano dalla cucina italiana, ci aspettavamo qualcosa di tipico greco, dei sapori nuovi. Se facciamo un confronto col meze di carne quest’ultimo risulta di gran lunga migliore!

Dopo cena facciamo un giro per i negozi di souvenirs e compriamo qualcosa; Paphos ci conferma che per lo meno nei centri turisti non c’è artigianato di pregio.

Sabato 6 luglio 2013

Ci svegliamo presto come sempre e quando scendiamo per colazione vediamo che non è ancora pronto niente. La cameriera rumena che parla bene l’italiano ci spiega che fino a pochi minuti fa erano tutti impegnati in un’emergenza: si è presentato davanti all’hotel un marinaio inglese che la sera prima ha alzato il gomito e al mattino si è ritrovato per strada ferito alla testa. La signora ci spiega che episodi come questo non sono insoliti e che alla sera gli inglesi si riversano nei pub dove tra fiumi di alcool si innesca qualche rissa.

Fatta colazione, andiamo al sito archeologico di Paphos (biglietto 3,40 euro). Iniziamo la visita con la Villa di Teseo e la Casa di Aion: in entrambe ci sono dei mosaici e quelli della seconda sono fantastici per la vivacità dei colori. Percorrendo un vialetto si raggiunge la Casa di Dioniso: uno spettacolo davvero unico! Il pavimento è interamente decorato a mosaico e vengono riproposti molti personaggi del mito: Scilla, Narciso, Fedra e Ippolito, Piramo e Tisbe, il ratto di Ganimede. Procedendo ancora lungo il percorso si raggiungono l’agorà, l’asklepeion, l’odeon e la fortezza di Saranta Kolones, tutte attrazioni che sfigurano se confrontate ai mosaici delle tre case.

Abbiamo terminato la visita di Paphos e, caricate le valigie in auto, torniamo a Larnaca in autostrada. Per pranzo siamo da Alexander, un ristorante sul lungomare. Tra i ristoranti di Larnaca forse questo è quello dai piatti più gustosi; prendiamo un beef kebab con pitta e un souvlaki: in entrambi la carne è squisita.

Raggiungiamo l’ultimo hotel della vacanza, il St. George Rent Rooms (45 euro) che si trova vicino alla Chiesa di San Lazzaro, una manciata di minuti a piedi dalla spiaggia. Ci danno una camera che, pur essendo una delle poche senza terrazzino, è spaziosissima. La struttura è stata ristrutturata da poco e la camera è più che altro un appartamentino con cucina, camera da letto e bagno.

Nel pomeriggio andiamo nella spiaggia attrezzata dell’hotel; la sabbia è scura e il fondale molto basso anche quando ci si allontana dalla riva.

Per cena proviamo il Navi Marine Tavern dove prendiamo calamari e musaka. La seconda non è molto buona, non ha sapore; è l’unica volta che la cucina cipriota mi delude!

Per concludere la serata facciamo un altro giro per negozi in cerca di souvenirs e compriamo la colazione per il giorno dopo visto che non è compresa nella camera.

Domenica 7 luglio 2013

Dedichiamo la nostra ultima mattina alla spiaggia e per pranzo torniamo al ristorante del Tuck Inn. Nel pomeriggio vorremmo visitare ancora una moschea, Hala Sultan Tekkesi, e vedere il lago salato. Entrambi si trovano vicino all’aeroporto a pochi chilometri da Larnaca. Carichiamo allora le valigie in auto ma ci aspetta una sorpresa: l’aria condizionata non funziona più! Alle due del pomeriggio ci sono più di 35 gradi e siamo disperati. Andiamo verso l’aeroporto con i finestrini abbassati e scopriamo che il tragitto richiede venti minuti. Com’è possibile che una settimana prima ci abbiamo impiegato due ore ad andare dal terminal all’hotel?! Sarà grazie ai cartelli…assenti…se presenti spesso poco chiari…

Naturalmente dobbiamo chiedere le indicazioni ancora una volta perché i cartelli che indicano la moschea, una volta arrivati nei pressi dell’aeroporto, scompaiono. Un ragazzo ci spiega che alla rotonda di ingresso al terminal dobbiamo tornare indietro un paio di chilometri lungo un vialone a senso unico per poi imboccare la strada che porta alla Hala Sultan Tekkesi. Quando arriviamo in questo luogo di culto musulmano, meta di numerosi pellegrinaggi, troviamo ad accoglierci una delle tante colonie di gatti che rallegrano i giardini pubblici ciprioti. La moschea è un gioiellino, piccola ma davvero molto bella. E’ dedicata a Umm Haram, la zia di Maometto che, secondo la tradizione, morì alla periferia di Larnaca cadendo dalla groppa di un mulo. Ci togliamo le scarpe ed entriamo: la moschea vera e propria è una sala di modeste dimensioni da cui, tramite un passaggio, si accede al vano in cui si trova la tomba di Umm Haram. Ci sono diversi musulmani che pregano intorno al sepolcro e una signora ci spiega con trasporto la storia della defunta e quanto il luogo sia intriso di sacralità.

Usciti dalla moschea riprendiamo la via dell’aeroporto e ammiriamo l’estendersi del lago salato su cui l’Hala Sultan Tekkesi si affaccia: è una distesa bianca che arriva fino alla città e qualche turista incurante della calura si è avventurato per una passeggiata sul sottile strato di sale che luccica sotto i raggi del sole. E’ un paesaggio desertico ma d’inverno il lago cambia completamente volto: si riempie d’acqua e diventa l’habitat dei fenicotteri rosa.

Arrivati al terminal restituiamo l’auto, facciamo una cena veloce e giriamo per i negozi in cerca di un ultimo acquisto che non siamo riusciti a fare nei giorni precedenti: una bottiglia di Commandaria. E’ un vino liquoroso, simile al marsala, caratteristico di Cipro; il suo nome deriva dal fatto che veniva prodotto in una commenda dai Cavalieri di San Giovanni quando nel XIII secolo si erano stabiliti nell’area di Lemesos.

Il volo di rientro è puntuale per fortuna! Non mancano però i disguidi: quando atterriamo a Malpensa non c’è personale a portare la scaletta per scendere dall’aereo, aspettiamo le valigie una buona mezz’ora…si vede che questa vacanza non ha avuto fortuna col viaggio aereo!

Se avete bisogno di informazioni scrivetemi a kytuya@yahoo.it



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