Cipro e la persecuzione di Shakespeare

Viaggio tra culture e immersioni
Scritto da: Mara Speedy
cipro e la persecuzione di shakespeare
Partenza il: 09/09/2017
Ritorno il: 16/09/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
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Ai tempi di Shakespeare il centro del mondo era il Mediterraneo diviso fra l’Europa cristiana e l’impero islamico ottomano. La posizione strategica di Cipro era sempre stata oggetto di grande interesse, ad esempio di Venezia, e ancora oggi Cipro porta con sé le tracce e le cicatrici di questo ricco passato, ma soprattutto di questa dicotomia culturale e religiosa.

Così, come una novella Otello, parto in solitaria da Milano Malpensa alla volta di Cipro. Parcheggio l’auto per 8 giorni presso MyParking (parkingmalpensa@myparking.it) per €31,50, ma solo perché non c’era posto nel mio parcheggio di fiducia (CeriaMalpensa).

Con il solo scopo di risparmiare soldi e tempo, ho prenotato andata e ritorno con due compagnie diverse: l’andata con Easyjet a 127,66 euro con assicurazione Allianz medico-bagaglio e un bagaglio in più da 20 kg, dato che avrò con me l’attrezzatura da sub (partenza 09.09 da Milano Malpensa, cambio ore 15:55 ad Atene e arrivo a Larnaka alle 20:20); ritorno con Aegean Airlines a 154,20 euro, comprensivo di un bagaglio da 20 kg (partenza da Larnaka alle 08:00, 5 ore di transfer ad Atene e arrivo a Malpensa alle 16:20).

Su booking.com trovo un’offerta per il San Remo Hotel, W. Shakespeare, 1, 6531 Larnaca (e-mail:sanremo@spidernet.com.cy) a 266,40 euro per 7 notti. Il nome della via mi sembra di ottimo auspicio!

Prima di partire, contatto diversi diving, per conoscere i loro programmi, prezzi e se hanno la possibilità di venirmi a prendere in hotel; prenoto quindi all’Aquadream Scuba Academy di Larnaka, Adonidos, 13, non lontano dall’hotel (www.aquadreamdives.com). Decido di fare 4 immersioni a 175 euro + servizio shuttle dall’aeroporto al diving e in hotel il primo e l’ultimo giorno di immersioni + extra per barca per raggiungere il relitto dello Zenobia; inoltre mi propongono servizio foto in immersione a 10 euro per tutte e 4 le immersioni: ho pochissime foto sott’acqua e così accetto, anche perché il relitto e i resti greco-romani devono valerne la pena.

Metto giù un “piano d’attacco” dell’isola consultando oltre alla fidatissima guida Lonely Planet, anche i siti www.visitcyprus.com e www.turismocipro.it.

09/09

E’ il giorno della partenza e, nonostante Cipro non sia lontanissima dall’Italia, raggiungo l’isola dopo quasi 12 ore. In aeroporto mi carica al volo Antonis, il proprietario del diving, perché non c’è posto per parcheggiare. Il servizio shuttle lo propongono solo se si arriva dopo le 17, perché ovviamente prima sono impegnati con le immersioni. Scoprirò che Antonis è uno di quei greci ciprioti che abitavano nella parte turca, obbligato a scappare di notte, senza poter portare nulla con sé. Avevo avvertito l’hotel che sarei arrivata molto tardi, perché Irini via Messenger, mi aveva detto che mi avrebbero portata al diving per lasciare l’attrezzatura e offrire un caffè… qui non è contemplato dire di no a un caffè! Arrivo al diving e conosco di persona anche Irini, che sarà la mia guida in tutte le immersioni. Davanti a un caffè bello forte, mi propongono il programma per le 4 immersioni, due verso capo Greco e due al relitto dello Zenobia. Ne approfitto per chiedere qualche info, su cosa vedere sull’isola, nei giorni che non farò immersioni e dove mangiare, Antonis mi farà una lista di posti da non perdere, che più o meno coincide con il programma che mi ero fatta a casa e mi consiglia a buon diritto il ristorante Stoa, di proprietà del fratello, che si trova vicino alla cattedrale.

Mi portano in hotel, dandoci appuntamento per il giorno dopo.

Alla reception dell’hotel, mi accoglie un signore di origine greca, molto cordiale, “approfitterò” sempre della sua gentilezza, chiedendo informazioni la sera, dato che di giorno c’erano due donne dall’accento marcatamente russo, piuttosto sgradevoli.

L’hotel era frequentato prevalentemente da russi, che passavano la giornata alla piscina dell’hotel, facendo casino giorno e notte, forse perché era il posto più vicino al bar. Per fortuna la mia stanza, senza infamia e senza lode, molto ampia e pulita, era sul lato opposto al bar.

Lasciati i bagagli, vado al supermercatino davanti all’hotel per far scorta di acqua e cibo per la colazione, dato che gli orari della colazione inclusa, erano scomodi sia per le immersioni, che per i giorni in cui mi sarei spostata per visitare l’isola. Riuscirò a fare colazione in hotel solo l’ultimo giorno, ma non sarà un granché.

10/09

Mi alzo di buonora, con l’idea di perlustrare la zona e farmi una buona colazione prima di andare al diving, dato che non ho cenato la sera prima. Mi fermo da Kybele, sul lungomare e opto per una colazione cipriota con lonza, uova, pane, funghi, olive e feta a 5€. Assolutamente consigliabile.

Continuo la mia passeggiata sul lungomare di Finikoudes, dove adocchio diversi ristoranti, caffè e locali, che potrebbero tornare buoni per le prossime cene.

Irini e Antonis, mi accolgono al diving con un caffè e, una volta controllata l’attrezzatura, carichiamo tutto sul pick up che Irini guiderà verso capo Greco, per la precisione, prima a Protaras e poi a Green Bay.

Certo il Mediterraneo, non è il mar Rosso, per ricchezza e colori di pesce e corallo, ma la sensazione che si prova quando ci si immerge è sempre la stessa, sembra di poter volare.

Il paese di Protaras è vivo, con una bella spiaggia, ma il punto di immersione, è leggermente fuori, in mezzo alla terra rossa e brulla, con la scogliera a picco sul mare. Sotto percorriamo delle piccole grotte, con coralli rossi incrostanti e pochi pesci, qua e là qualche spirografo e dei coralli dall’aspetto spugnoso.

Nella seconda immersione a Green Bay invece, la popolazione ittica è decisamente maggiore; sul fondale sono state trovate delle statue, che ora sono state erette ad hoc, per il dileto dei sub. Vedo anche dei pesci scorpione, che Irini mi dice provenire dal mar Rosso, che hanno trovato il proprio habitat, dato che il Mediterraneo è sempre più caldo.

Torniamo al diving, sistemo l’attrezzatura e per tornare all’hotel, prendo un’altra strada, con una ciclabile e vedo gli aerei passare proprio bassi, dato che l’aeroporto è vicinissimo.

Mentre costeggio il forte sul lungomare, sento dalla vicina moschea il muezzin che chiama i credenti alla preghiera.

Arrivo in hotel e dopo una doccia ristoratrice, torno in centro, vicino alla cattedrale trovo Stoa, St Lazarus Square, dove per 13 euro mangerò insalata, mousaka, bevendo birra Keo e acqua. Assolutamente consigliato.

Faccio una passeggiata verso l’altro lato del lungomare, dove si trovano gli hotel di lusso e altri locali meno caratteristici e mi fermo a guardare un gruppo folkloristico che balla e canta.

11/09

Inizio la seconda giornata di immersioni, con una sana colazione in camera. Le camere sono dotate di bollitore, così mi posso fare anche un caffè.

La destinazione di oggi è il relitto dello Zenobia, affondato nel 1980. Una nave da carico svedese, che avendo avuto problemi con la pompa computerizzata, si era fermata al largo di Larnaka, per poi affondare. Scendo e me la trovo davanti, appoggiata a babordo, a una profondità tra i 16 e i 43 metri; giriamo intorno ai suoi 178 m di lunghezza, entrando nel ponte sottocoperta, vedendo alcune cabine e uscendo sul ponte dove si trovano ancora bloccati alcuni dei 100 camion trasportati, che sono finiti in gran parte sul fondo.

A un certo punto mi viene da ridere, perché mi sento come il robottino che ispeziona il relitto nella scena iniziale del film Titanic e mi immagino di trovare Di Caprio alla fine del corridoio che sto percorrendo!

Anche la vita marina è più interessante qui, vediamo una cernia piuttosto grande, un pesce scorpione, ma soprattutto una tartaruga, che placidamente risale in superficie.

Le immersioni essendo abbastanza profonde (26/30 m), non durano tantissimo e alle 12.30 emergo già dalla seconda.

Una volta rientrati al porto, ho tutto il pomeriggio per poter visitare Larnaka.

Inizio dalla cattedrale di Agios Lazaros (8-12.30, 14.30-17.30) del IX sec., che presenta all’interno sculture lignee e icone in lamina d’oro; sembra che la chiesa sia stata eretta sul sepolcro di Lazzaro, che si trasferì a Cipro dopo essere resuscitato.

Poco lontana si trova la Grande Moschea del XVI sec, rimasta intatta da quando i cittadini turchi furono obbligati a lasciare nel 1974 questa parte dell’isola. Ovviamente le donne devono entrare a capo coperto e, se non sono vestite adeguatamente, viene fornito loro un grande foulard per coprirsi.

Riprendo il lungomare verso la Marina, fino al Centro Culturale Municipale (9-12, mar-sab), che è stato allestito all’interno dei magazzini costruiti dagli inglesi nel 1881 in Plateia Evropis.

Con il mare alle spalle, prendo la prima via a sinistra dei grandi magazzini, dove si trova l’ufficio del turismo, con personale molto gentile, che mi riempie di mappe e opuscoli che illustrano cosa vedere sull’isola. Chiedo informazioni sul noleggio auto, perché i mezzi pubblici non hanno una copertura capillare e perché in internet non ho capito se un’auto affittata nella parte greca può essere condotta nella parte turca. Mi spiegano che può essere portata, ma l’assicurazione copre solo danni avuti nella parte greca. Per la parte turca bisogna fare un’assicurazione a parte, ma i noleggi nella parte greca, non se ne occupano. Troppo complicato per una giornata sola. Chiedo allora se esistono gite organizzate e mi danno del materiale da leggere e mi consigliano di chiedere in hotel, perché spesso hanno delle convenzioni. Chiedo come ultima cosa che mi indichino la strada per il Pierides, perché so che non è lontano da lì.

Arrivata davanti al Pierides Museum (3 euro, 9-16, no dom), ho l’impressione di aver sbagliato indirizzo, perché la struttura sembrerebbe una casa vacanza, più che un museo. In caso possiate visitare solo un museo a Cipro, io vi consiglio questo. Fondato nel 1893, organizzato in ordine cronologico, ospita una collezione di 2500 pezzi, iniziata nel 1839 come raccolta privata da Demetrios Pierides, la cui famiglia la rese accessibile al pubblico nel 1974. Dei 9000 anni di cultura coperti, il pezzo più famoso è sicuramente “l’uomo che urla”, una statuetta datata 5500 a.C.

Una volta uscita, prendo una strada interna piena di negozietti e torno verso il Forte, che avevo tenuto per ultimo perché chiudeva tardi (2,50 euro, lun-ven, 9-19). Costruito dagli ottomani (la stanza IV riproduce infatti un salotto ottomano), divide in due la passeggiata del lungomare. All’interno ci sono cannoni medioevali, lapidi, una sala per le esecuzioni capitali, usata fino alla dominazione britannica, e nei piani superiori un museo. La pietra dorata con cui è costruito brilla al sole e crea un contrasto di grande fascino con il blu del mare e del cielo.

Allontanandosi dal mare, alle spalle della Makenzy Beach, si trova il Salt Lake, che come dice il nome è un lago asciutto di sale: è veramente salato, credetemi, l’ho assaggiato! Intorno al lago è stato creato un percorso botanico, la Afrodite’s route.

Proprio davanti al lago si trova la 7777Rent (www.7777rentacar.com), che in internet proponeva una piccola auto (Renault Clio) per 4 giorni a 132 euro + 100 euro bloccati in caso di danni.

Ritiro l’auto e la porto vicino all’hotel, dove la parcheggio per strada in tutta sicurezza.

La giornata è stata lunga e impegnativa, ho proprio bisogno di una doccia e di una buona cena. Vado sul sicuro e torno da Stoa, il proprietario mi riconosce e quando gli dico che mi aveva mandato Antonis, mi dice che avrei dovuto dirglielo già la sera prima, che mi avrebbe fatto uno sconto. Prendo insalata, souvlaki misto (che arriva già con insalata e patate), acqua, birra e caffè (15,50 euro).

Faccio una passeggiata “digestiva” e rientro in hotel.

12/09

L’intenzione di oggi è di fare un bel giro nel massiccio dei Troodos, dove ci sono tantissime chiesette bizantine, tutte affrescate, che sono dei veri gioiellini. Nonostante abbia preso la patente a Londra, guidare sulla sinistra non è più così automatico, in montagna poi!

Parto alle 7.00 diretta a Limassol e sbaglio subito autostrada, nonostante mi sia portata il navigatore dall’Italia, ma torno velocemente indietro e alle 8.40 sono a Laneia, una cittadina tutta di sasso bianco, con le strade a ciottoli. Devo dire che con la guida a sinistra, in queste viuzze così strette, sono un po’ in difficoltà. La Chiesa della Vergine Maria è la tipica chiesetta che disegnerebbe un bambino. Qua e là sbircio nelle bottegucce artigianali, alcune, come il calzolaio, lavorano ancora con vecchi utensili.

Mi rimetto in macchina e 45 minuti dopo raggiungo Omodos: un baretto con delle torte spettacolari attira subito la mia attenzione, non posso che fermarmi e provarne una alla carota, con un caffè. Percorrendo le stradine caratteristiche con tanti negozietti, arrivo al Monastero della Santa Croce del 1150 (Moni Timiou Stavrou, 9.30-13 14-19 mar e gio, 9.30-12.30 merc). Ricordo un forte profumo di fiori nel cortile, che non ho capito da dove provenisse. Se dovessero servire, appena entrati a destra, ci sono i bagni.

Prendendo la direzione di Kikkos, dopo una mezz’ora, mi ritrovo davanti al Monte Olimpo, che con i suoi 1952 m, è la vetta più alta dell’isola.

Strano passare dalle palme del mare ai pini sulle montagne; dopo una mezz’ora arrivo al Monastero Panagia tou Moutoulla (9-15), noto per i suoi affreschi del 1280, che sono i più antichi dell’isola. Faccio due passi anche nel villaggio di Moutoulla, tutelato dall’Unesco.

Riprendo l’auto e mi fermo pochi minuti dopo alla Chiesa di Panagia, che da fuori sembra uno chalet di montagna. All’interno, gli affreschi sono proprio belli e ben tenuti.

Non vedo l’ora di percorrere i 15 km che mi separano dal prossimo, perché è quello più famoso e ricco. Arrivo al Monastero di Kykkos (alba-tramonto) dell’XI sec. e bisogna essere vestiti in modo adeguato. I fedeli fanno il giro intorno alla chiesa, proprio come in Tibet ho visto fare la cora, e baciano le statue. Appesi alle pareti ci sono ancora i “bracciali” che venivano messi agli schiavi e ai matti. Nel museo (5 euro, 10-18) si ripercorre la storia di Kikkos e della Chiesa di Cipro. Qui le immagini del Cristo sono un po’ diverse rispetto a quelle cui siamo abituati; Gesù bambino, ad esempio, sembra un adulto di piccole dimensioni e la vergine Maria, grassoccia, è vestita come i preti ortodossi, non solo con il copricapo nero squadrato, ma anche con una corona al collo tipo Luigi XVI, su di un abito di velluto carminio. I corridoi sono tutti decorati con mosaici dorati con le scene della Bibbia: una meraviglia!

I monasteri sembrano posizionati ad una distanza regolare, infatti dopo un’altra mezz’ora arrivo al Monastero Agios Ioannis Lombadistis (9-16, no lun), con altri begli affreschi e un negozietto con prodotti del monastero, come miele, erbe, caramelle, liquori, etc.

Un’altra mezz’ora e arrivo al Monastero di Agios Nikolaos tis Stegis, tutelato dall’Unesco, che si raggiunge attraversando un bel prato e che deve il suo nome al grande tetto dell’XI sec.

Dopo soli 10 minuti arrivo al Monastero di Panagia tis Podithou, nel villaggio di Galata. Purtroppo è chiusa, ma vedo una macchina che parcheggia e ne scende il custode, che mi spiega che era appena andato via, ma capendo che ero una turista, aveva deciso di tornare indietro. Che gentile! Il monastero è del 1502, con pavimento in piastrelle di terracotta e affreschi molto belli. A Galata avevo trovato finalmente un benzinaio, che con 32 euro mi aveva fatto il pieno.

Qui vicino, ho letto in seguito, valeva la pena anche visitare Kakopetria.

La prossima tappa è il Monastero di Panagia Forviotissa (sui cartelli appare come Asinou) del XIII sec., anch’esso protetto dall’Unesco, in quanto i suoi affreschi sono considerati i più belli di questa zona. Per accedervi bisogna passare per un filare di ulivi. È chiuso ma davanti trovo degli italiani che, con l’aiuto di amici ciprioti, hanno chiamato il prete locale per aprire.

Prendo la strada panoramica che da Asinou porta a Lemnos e in un’ora e mezza sono nuovamente sulla costa.

Per tutto il giorno ho avuto la radio sintonizzata su 105mhz in inglese, ma proprio su questo tratto che mi riporta verso il mare, con il paesaggio brullo e con il grano appena tagliato, mi ritrovo ad ascoltare una canzone stranamente familiare, ma certo! E’ “Englishman In New York “ di Sting, ma la sonorità è stranamente reggae e il ritornello dice “I’m an alien, I’m a Jamaican in New York”, così mi ritrovo come una stupida ad adattarla e canticchiare “I’m an alien, I’m an Italian in New Cyprus”.

Rientro in hotel e dopo una doccetta rigenerante, cammino fino al forte, dove decido di cenare da Stefanos, sul lungomare, mangerò anelli di totano fritti, birra e acqua (12 euro). Non mi ha entusiasmato.

13/09

Tramite l’hotel avevo prenotato con Eman Travel (info@emantravel.com, www.emantravel.com) l’escursione di una giornata chiamata “Famagusta & Salamis” con guida in inglese a 24 euro. L’escursione non comprende i pasti, l’entrata ai Dionysus mosaics di Salamina e alla chiesa dell’Apostolos Varnavas, fondatore della chiesa ortodossa di Cipro. Per questa gita è necessario portare con sé un documento d’identità, per superare la frontiera turca ed entrare a Cipro nord.

La partenza è fissata alle 8.00 dall’Intercity Bus Stop sull’Athinon Street, di fronte al Sunhall Beach Hotel. Dall’opuscolo dell’agenzia, vedo che le tappe precedenti erano a Protaras e Ayia Napa.

La guida ci rammenta che il nome dell’isola deriva dal rame, di cui è ricco il sottosuolo, che attirava i conquistatori e ci fa un excursus storico, ricordandoci anche che Pafos era la vecchia capitale, che Cipro è stata colonia inglese, che nel 1974 i turchi hanno invaso un terzo dell’isola e che in quell’occasione si sono perse le tracce di molte persone, anche donne e bambini.

Ovviamente quando parla di Cipro Nord, la spiegazione dell’invasione è “Greek oriented”: la guida continua a ripetere come un mantra che “We do not want Turkish troops and Turkish settlers, but we want Turkish Cypriots, because they belong to the island”. Avrei sinceramente voluto parlare con qualcuno della parte turca e capire anche l’altra “campana”.

La guida ci da anche qualche informazione non storica, come ad esempio che non è possibile acquistare cose false, tipo polo della Lacoste e portarle nella parte greca.

Tra le due zone, c’è anche la parte controllata dalle English bases, che ricorda l’Inghilterra, con le sue casette tutte uguali, ma senza il verde della campagna inglese. Attraversiamo una zona di terra rossa, prima usata per l’agricoltura, che ora fa da cuscinetto tra le due zone di Cipro.

Dopo poco più di un’ora, arriviamo all’Antica Salamina (9 TL, 9-20h) che risale al 1180 a.C., che venne conquistata da assiri, persiani, romani, bizantini, saraceni, in quanto, grazie al suo porto, era un importante centro commerciale, che rivaleggiava per importanza con Famagosta e Nicosia. Venne però distrutta più volte da terremoti e infine dalle invasioni arabe.

Il vialone che ci porta a Salamina è costeggiato da alberi di eucalipto, importato dall’Australia dagli inglesi.

Subito all’entrata ci imbattiamo nel Gymnasium, con cortile colonnato e piscine. Il centro del Gymnasium è la palestra, dove vediamo anche le latrine. Dopo i terremoti alcune colonne sono state ritrovate addirittura nel teatro. Discorso diverso per le teste mancanti delle statue, che sembra non siano state distrutte solo dai terremoti, ma anche da arabi e cristiani, in quanto contrari alle divinità pagane.

Vediamo anche le terme con il sistema di riscaldamento a pavimento e i mosaici. I pavimenti sono stati ricomposti mettendo a casaccio le lastre di marmo, per questo motivo le frasi scritte spesso non hanno senso, perché non sono messe in ordine. Ci sono anche due frigidarium coperti con marmo italiano.

Con torba e carbone facevano aria calda che scaldava sia il termidarium che il sudarium.

Appena più avanti, il teatro, che poteva ospitare fino a 15000 spettatori e che viene ancora utilizzato oggi per concerti. Scopro che il teatro è emisferico, mentre l’anfiteatro sono due teatri uniti, con la forma circolare o ellittica, che l’orchestra è la parte bassa del teatro e che spesso era riempita di acqua. Ci dovevano essere 10 statue come decorazione, tra cui Apollo, ma ne sopravvive solo una.

Vi consiglio di potarvi dell’acqua, perché non c’è ombra: era caldissimo a settembre, quindi non oso immaginare in piena estate.

Proseguiamo verso Famagosta e ho l’impressione che non stiano proprio male nella parte turca. La guida ci racconta che Famagosta era famosa per la festa dell’arancia ma oggi non ci sono più agrumeti, perché i turchi hanno fatto seccare tutto; la guida non perde occasione per criticare i turchi e ci fa notare che non hanno neanche acqua corrente, ma i tank sui tetti.

Dopo 2 km da Salamina, ci fermiamo a visitare la Chiesa di Apostolos Varnavas (7 TL, 9-19h) del 477 d.C., una bella chiesa, con una raccolta di icone ospitata nel museo adiacente. La nostra buona guida, ci fa notare che nell’iconografia tradizionale, Gesù è sempre a destra e Maria sempre a sinistra. Fuori dalla chiesa scopro che sul mio bus c’è una coppietta di ragazzi liguri che stanno cercando di fotografarsi insieme, mi offro di scattare io e scambiamo due chiacchiere.

Dopo questa breve tappa, dove qualcuno approfitta per mangiare qualcosa al baretto vicino alla chiesa, arriviamo a Famagosta (Mağusa), fondata nel III a.C.. Nel XIII sec era ormai una città fiorente, assoggettata prima ai genovesi e poi ai veneziani, che fecero erigere le mura nel XVI sec: alte 15 m e spesse 8 m, con 14 bastioni e 5 porte, che però non furono sufficienti a respingere gli ottomani nel 1571.

La guida ci lascerà un paio d’ore per visitare autonomamente.

Shakespeare mi perseguita, quindi non posso non visitare la così detta Torre di Otello (7 TL, 9-20 h), casa di Cristoforo Moro (Otello è descritto come moro, forse per un misuderstanding), che è un’estensione e roccaforte delle mura e deve il suo nome al riferimento ad un porto cipriota che il bardo fece nella nota opera: costruita per proteggere il porto, venne visitata anche da Leonardo nel 1481, che consigliò come meglio difendere Famagosta. All’entrata un pannello di marmo mostra il leone di Venezia. Incontro i ragazzi liguri e ci facciamo qualche foto insieme.

La cosa che forse mi ha colpito di più di Famagosta è che ci sono numerosissime chiese e tutte sono state o chiuse o convertite in moschee. Ad esempio la Lala Mustafa Paşa Camii, terminata nel 1326 come cattedrale di San Nicola, sull’esempio della cattedrale di Reims, è stata convertita in moschea nel 1571. Le immagini cristiane chiaramente sono state rimosse e il marmo alle pareti è stato imbiancato, mentre quello a terra ricoperto da tappeti o moquette.

Anche la Paşa Camii, ha subito la stessa sorte; nata come chiesa nel XVI sec. con una magnifica facciata finita nel 1369, venne poi usata dagli ottomani come moschea e dagli inglesi come magazzino e oggi non è possibile accedervi.

Vedo da fuori il Palazzo Veneziano o del Provveditore, le cui colonne, che sorreggono le arcate, provengono da Salamina. All’interno del palazzo ci sono anche una chiesa medioevale e la prigione di Namik Kemal, che prende il nome dal poeta dissidente incarcerato qui per 38 mesi, dall’aprile del 1873.

Continuo a gironzolare seguendo la mappa della mia Lonely Planet e arrivo alla Chiesa di San Giorgio dei Latini, una delle più antiche della città, che ora è posta irriverentemente in mezzo ad un incrocio stradale.

Riprendo il bus turistico, che ci porta alla così detta Ghost Town di Varosha. Negli anni ’60, era una ricca zona turistica, abbandonata nel 1974 a causa dell’avanzata dell’esercito turco. E’ rimasta tale e quale, non la si può fotografare, forse perché potremmo testimoniare che ovunque ci sono i buchi lasciati dell’artiglieria e che il filo spinato impedisce il passaggio alla maggior parte della cittadina.

Ci fermiamo a fare il bagno alla spiaggia di Famagosta. La ragazza ligure mi racconta che è una giornalista in erba e che sono riusciti a concedersi questa vacanza dopo tanto tempo. Scoprendo che ho l’auto a disposizione a Larnaka, mi chiedono di cenare insieme a Agia Napa, dove alloggiano. Così finita la gita, torno all’hotel, mi preparo e percorro i 50 km che dividono Larnaka dalla Rimini cipriota. Passiamo una bella serata, passeggiando fra bar e discoteche.

La giornata è stata veramente positiva, ma se avessi avuto l’auto a disposizione avrei visitato anche il castello di Kantara e sarei andata fino a Golden Beach, che dicono essere la più bella spiaggia dell’isola.

14/09

Per potermi concedere una giornata intera di mare, ho deciso di partire presto e concentrare le ultime cose che mi mancano da vedere in questa giornata. Sarà un tour de force, lo so, ma proprio non riesco a rinunciare a nulla.

Parto quindi di buonora, appena dopo Limassol. la strada diventa panoramica e 45 minuti dopo raggiungo Petra Tou Romiou, la bianca spiaggia di Afrodite. Mi fermo a osservare i due faraglioni e mi godo la vista dall’alto, ricordando la leggenda di Afrodite o Venere, dea della bellezza e dell’amore, che emerse qui dalla schiuma (afros) delle onde, per andare a un incontro amoroso. La dea, infatti, non disdegnava gli umani, come ad esempio Anchise e Adone. Spesso è raffigurata nuda o sotto forma di colombo, melograno, mirto o cigno.

Riprendo la strada panoramica e raggiungo in una ventina di minuti Pafos.

Pafos è imperdibile e ha tantissimo da offrire, dato che fu la capitale dell’isola all’epoca dell’impero romano.

Arrivo appena prima dell’apertura alla mia prima tappa: le Tombe dei Re (2,50 euro, 8.30-19.30), che sono camere funerarie sotterranee costruite tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C. Non ospitarono mai re, ma devono il loro nome alla grandiosità del luogo. In tutto sono 7 tombe di ricchi dignitari, di cui la più interessante è la 3 con atrio e colonne, anche se a mio avviso sono degne di nota anche la 2 e la 5, ma io non sono certo un’esperta. Non bisogna invece essere un esperto per apprezzare la posizione in cui si trovano: una scogliera desertica a picco sul mare. L’area archeologica è protetta dall’Unesco. Portatevi acqua e contate almeno un’ora per vederle tutte.

La mia visita prosegue col Parco Archeologico (4,50 euro, 8-19.30), scoperto per caso nel 1962 da un contadino che arava la propria terra. Il momento di massimo splendore è databile al II e III sec. d.C., mentre il suo declino è attribuibile agli arabi nel VII d.C. Inizio il percorso guidato di circa un’ora e mezza dalla Casa di Aion, con un mosaico del IV sec d.C. composto da 5 pannelli, spiegati nel dettaglio nei cartelli in inglese e greco, posti davanti ad ogni mosaico. Proseguo verso la Villa di Teseo, più piccola con la rappresentazione, nella stanza 36, di Teseo e il Minotauro in un mosaico a forma di grande medaglione, per poi raggiungere la casa di Dionisio, che è la più grande. I mosaici rappresentano storie dei miti greci, come Scilla, Narciso, Fedrae Ippolito, il ratto di Ganimede, Priamo e Tisbe (ancora ritorna Shakespeare che ne trasse ispirazione per Romeo e Giulietta!). La visita prosegue camminando tra l’agorà, l’asklepeion (santuario medico), l’odeon e la fortezza di Saranta Kolones del 1200, con alte mura, distrutte da un terremoto.

Riprendo l’auto e ripercorro a ritroso la strada panoramica per circa un’ora, fino al Santuario di Apollo Ylatis, in posizione spettacolare sul mare, a circa 2 km da Kourion (2,50 euro, 8.30-19.30). Rasa al suolo da un terremoto nel 365 d.C., prende il nome da “Ylatis” che significa “dei boschi”. Degne di nota sono le colonne restaurate, le rovine dello stadio da 6000 posti e i bagni con la stessa struttura di quelli di Salamina, con frigidarium, tepidarium, sudatorium e caldarium. Visita di una mezz’ora abbondante.

Verso Kourion mi fermo a vedere il grande stadio.

Altra tappa della giornata, di circa un’ora, è la zona archeologica di Kourion (4,50 euro, 8.30-19.30), anch’essa in posizione strategica e con una vista spettacolare; fondata tra il XIII sec. a.C. e il III sec. d.C., è famosa per la Villa di Eustolio, che presenta preziosi mosaici della tradizione pagana e cristiana, per il teatro romano da 3000 posti, che venne ricostruito dopo il terremoto e viene utilizzato ancora oggi, per la basilica paleocristiana con pavimenti a mosaico, inoltre per la Stoa con belle colonne, l’agorà, i bagni, con la struttura già vista, per la casa dei gladiatori e infine, in fondo al complesso, per la casa di Achille, chiamata così per il mosaico che rappresenta l’incontro fra Achille e Ulisse, che forse veniva usata per ricevere personaggi importanti.

Scatto casualmente una foto spettacolare, con le rovine e un tizio con un parapendio arancione, che spicca sul blu del cielo e del mare.

Salto sul mio mezzo e in 10 minuti sono al Castello di Kolossi (2,50 euro, 8.30-19.30) del 1454, con merlature e un dipinto della Crocefissione. Kolossi era governata dai cavalieri di san Giacomo che coltivavano qui vigne e canna da zucchero.

Percorro una strada in mezzo alle campagne e prendo una buca, sento un forte botto, così mi fermo a guardare, ma non vedo danni. Mi rimetto in moto e sento un rumore, guardo nello specchietto retrovisore e vedo un copriruota rotolare via dentro un campo. Mi fermo ed entro nel campo alla ricerca, per fortuna lo trovo, ma non mi fido a rimetterlo e lo infilo nel baule.

Riprendo l’autostrada e all’altezza di Kofinou, devio per Nicosia. Sulla strada vedo bruciare una roulotte, ma non vedo nessuno nelle vicinanze.

La visita di Nicosia mi mette un po’ di ansia, perché non ho ben capito come si passa la dogana pedonale per la zona turca.

Dopo un’ora e 15 minuti arrivo nella capitale, indicata anche come Lefkosia; parcheggio a pagamento (6 euro) nei pressi di Plateia Salomou, la piazza dove arrivano tutti i bus. Cerco subito Ledra Str., perché voglio visitare per prima cosa la parte turca. Trovo quindi il checkpoint pedonale, mi metto in fila con la mia carta d’identità e in un attimo sono dentro e ricordo i poliziotti turchi come molto gentili e burloni. Il primo impatto è quello del passaggio dall’eleganza al demodé: eppure è la continuazione della stessa strada.

Nicosia è divisa dalla così detta linea verde, istituita nel 1963, così chiamata, perché gli inglesi la tracciarono sulla pianta con una penna verde; dal 2003 i ciprioti la possono oltrepassare con il semplice passaporto. Attenzione che è vietato scattare foto alla zona di confine.

Percorro l’itinerario proposto dalla Lonely Planet, quindi Girne Cad, che è una via, vedo il palazzo governativo di Hukuk Dairesi, quindi Büyük Han, il medioevale caravanserraglio, Büyük Hammam, il bagno turco con la sua porta riccamente decorata posta due metri sotto il livello stradale (9-21, trattamenti e massaggi); la Moschea di Selimiye, ex chiesa gotica di Agia Sofia, terminata nel 1326, alla quale nel 1571 gli ottomani aggiunsero due minareti. Bedesten, in origine chiesa bizantina, poi cattolica, quindi granaio e mercato e oggi finalmente restaurata come chiesa. Se si è in cerca di souvenir e prodotti locali, vale la pena un giro a Belediye Pazari, il mercato comunale (6-15); la Chiesa Faneromeni del 1872, è la più grande all’interno delle mura veneziane, che vennero iniziate nel 1567 per tenere lontani gli ottomani: singolare è la forma, che sembra quasi un fiocco di neve circolare, con 11 bastioni di cui 1 occupato dall’ONU, 5 in condizioni pessime nella parte turca e 5 nella parte greca.

Dopo un’ora e mezza, torno con la stessa semplicità dell’andata nella parte greca e vado al Museo di Cipro (4,50 euro, aperto tutti i gg con orari diversi), dove sono esposti pregevoli reperti archeologici, fra cui Afrodite di Soli e il mosaico di Leda e il cigno. Passeggio per una mezz’ora fra le vie con bei negozi e mi fermo a bere un caffè da Starbuks (2,90 euro).

Tre quarti d’ora e sono nuovamente a Larnaka, riporto l’auto al noleggio, ricordandomi all’ultimo di rimettere il copriruota e controllando il contakilometri mi accorgo di aver percorso 2393,35 km, non male in così poco tempo!

Per cena vado al Militzis restaurant, Biale Pasha Str, dove spendo 20,60 euro per insalata, moussaka acqua, birra e caffè.

15/09

Finalmente una giornata dedicata al completo relax, che passerò sulla spiaggia più famosa di Larnaka, Mekenzy Beach, a 2 km a sud del centro, affittando sdraio e ombrellone per tutto il giorno a 2,50 euro.

Cena da Vapo Tabepna, in Sakaria n. 2, con grigliata a 25 euro.

Se vi capita provate anche i dolmades, che sono foglie giovani di vite ripiene e il baklava pasta sfoglia con miele e frutta secca.

16/09

Tramite l’hotel ho prenotato il transfer all’aeroporto, dato che il volo è talmente presto che non riesco ad andare con il bus. Passo ovviamente senza problemi il “ramdon check about explosives”.

Se ancora non ne avete abbastanza di reperti greci, all’interno dell’aeroporto di Atene c’è un piccolo museo di ciò che è stato trovato nella zona su cui è sorto l’aeroporto.

Nell’attesa del volo per Milano, mi bevo un caffè (2,90 euro).

Tirando le somme di questo breve viaggio, non posso che essere entusiasta di Cipro, delle sue differenze culturali e religiose, della sua ospitalità, dei suoi paesaggi, delle tracce lasciate dalla storia antica e del suo mare, così bello da esplorare.

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