L’inquietudine a Cracovia
PREMESSE
Non ho visto i film di Kieslowski. Di Roman Polanski c’è solo un piccolo ricordo al museo della fabbrica di Schindler. Ho cercato qualcosa di Wislawa Szymborska, ma ho trovato solo i suoi libri in una libreria di via Kanonicza. Forse troppo a ovest per Paolo Rumiz, ho trovato traccia dei racconti di Primo Levi nelle anziane donne che al mercato, su una cassetta rovesciata, vendevano una dozzina di uova e qualche verdura dell’orto, sedano a mazzetti, rabarbaro, cipolle e patate. Copernico ha studiato qui, Papa Wojtyla ci ha vissuto e lavorato. Ma è vero che l’ombra di Auschwitz si allunga fino alla città vecchia e, forse, come in “La tregua”, la Polonia è ancora un paese triste…
Indice dei contenuti
Maggio è un mese bellissimo per viaggiare in Europa. Abbiamo camminato per le strade di Cracovia tra folate di profumo di robinie e sotto assidui voli di rondini, durante giornate di luce lunghissime. Cracovia ci è piaciuta tanto, nelle sue strade e nei suoi monumenti, nella vita lenta e serena dei caffè, nell’entusiasmo gentile delle persone che abbiamo conosciuto, anche nella sua fede forte e diversa… Ma la sua storia di paese a lungo occupato è ancora viva nei suoi abitanti e i morti del novecento ci pesavano nel cuore.
CRACOVIA A ZONE
Abbiamo percorso la città vecchia da nord a sud, da est a ovest e l’abbiamo circumnavigata nel Planty, bellissimo parco verde dove un tempo sorgevano le mura della città. Abbiamo camminato sull’acciottolato sentendo in lontananza lo sferragliare dei tram, abbiamo impolverato le scarpe rifiutando categoricamente l’offerta di un giro in carrozza al Rynek Growny ma occhieggiando con desiderio alle piccole automobili elettriche per gite turistiche… Dal Barbakan ancora immerso nel verde del Planty passando per la piazza grande con il mercato dei tessuti fino al castello attraverso la nostalgica e silenziosa via kanonicza dove al numero 19 ha abitato Karol Wojtyla. Bella la piazza grande Rynek Growny con il trombettiere sulla torre della Chiesa di Santa Maria, ma a noi sono piaciute tanto le più piccole, Maly Rynek e il passaggio per la chiesa di Santa Barbara dove, a qualsiasi ora la percorressimo, incontravamo un giovane ecclesiastico sempre così somigliante al giovane Karol (qui i bambini e gli ecclesiastici si somigliano così tanto nei visi larghi e nei colori chiari…) e un gran via vai dalle chiese per una preghera e via. E la piazza di Maria Maddalena, tra le chiese di San Pietro e Paolo e Sant’ Andrea da un lato e la via Kanovicza dall’altro.
Abbiamo raggiunto il castello (Wavel) al tramonto, quando era ormai deserto di turisti e con lunghe ombre silenziose che si proiettavano sulla Vistola, il drago sputafuoco Smok assalito dai bambini, e più di tutto ci piace ricordarlo così, anche se il giorno dopo la Dama con l’Ermellino (“Mio figlio ha comprato un quadro con una donna bellissima e un cane orribile!” disse la nobile Czartoryska) ci ha dato un entusiasmo che è durato tutto il giorno.
Kazimierz è nato come una città fondata da Casimiro III e separata da Cracovia da un braccio della Vistola che poi gli austriaci hanno prosciugato. E’ stato ghetto fino al 1941 ma era abitato anche da cristiani come testimoniano le bellissime chiese gotiche e barocche che vi si trovano. Nel 1941 gli ebrei del ghetto furono spostati dai tedeschi a Podgorze, quartiere popolare al di là della Vistola dove sorse un nuovo ghetto, poi murato e infine liquidato nel 1943. Kazimierz e Podgorze ci sono stati quartieri difficili, ricchi di memorie e di fantasmi: della popolazione ebraica di Cracovia non rimane quasi nulla, solo i resti (restaurati, ripuliti, scheletriti o completamente ricostruiti) dei luoghi che hanno abitato per centinaia di anni. Due alberghi Kosher dove alloggiano gli ebrei ortodossi in visita, un cimitero distrutto poi abbandonato poi in parte ricostruito, le sinagoghe restaurate soprattutto grazie a fondi di fondazioni americane. Oggi Kazimierz ricorda Matera, è ricca di giovani, di fermento, di restauri, si cerca di ripopolarla, di riviverla, vi sono locali, gallerie e negozi. E arrivano i turisti. Ma sono le mura rifatte di una vita che si è consumata all’inferno, in uno dei tanti inferni che hanno circondato Cracovia e da cui, in fondo, la vita non è tornata.
Dopo Kazimierz bisogna proseguire la visita fino a Podgorze, magari attraverso il ponte pedonale sulla Vistola Kladka Ojca Bernatka, e visitare l’ex fabbrica di Oskar Schindler Fabryka Emalia dove è stato allestito un museo sulla storia (della popolazione ebraica e non) di Cracovia durante l’occupazione tedesca. Bisogna poi passare per Plac Bohaterow Getta, dove si trova il monumento agli eroi della resistenza del ghetto con l’installazione di 70 sedie nella piazza grigia e una rievocazione su pannelli.
L’ultimo giorno con grandissima delusione abbiamo trovato chiuso il Collegium Maius perchè non ci eravamo resi conto che era la festa nazionale del Corpus Christi e molti musei, negozi e ristoranti erano chiusi. Abbiamo avuto la sorpresa però di assistere alla processione al Rynek. lunghissima, festosa, celebrativa, con le bambine in costume tipico che spargevano petali di rosa e i bambini che suonavano campanelle. Una fortuna inaspettata!
DOVE MANGIARE I migliori pierogi da Zalewajka, ristorante trovato per caso a Kazimierz. Seguendo le indicazioni di Carlo Petrini, la migliore zuppa di barbabietole barszcz da Jarema dove però abbiamo avuto la sfortuna di sovrapporci ad un nutrito gruppo di turisti di un viaggio organizzato, chiassosi e un po’ invadenti, ce ne siamo andati senza prendere il dolce. Sempre seguendo le indicazioni di Carlo Petrini da Ed Red -Nice to meat you- abbiamo assaggiato lo squisito “caprino avvolto e servito in salsa di barbabietole, erbe aromatiche e noci”. Il caffè Camelot, “il caffè più bello della città” (Washington Post), è bellissimo e pieno di fascino, ce ne siamo invaghiti e vi siamo tornati ripetutamente prima di accorgerci che la cucina non è più così curata… Ci è piaciuto bere il caffè nelle librerie-caffetterie e comprare un bagel nei carretti azzurri delle vecchie signore.
MUSEI Ne abbiamo visti tre e tutti da consigliare. Il Podziema Rynku, il mercato sotterraneo che rievoca la Cracovia medievale. Il doloroso museo nella Fabryka Emalia di Oskar Schindler. E infine il colorato museo etnografico.
LE CHIESE PIU’ BELLE Santa Maria ovviamente e la piccola vicina Santa Barbara. Sant’Anna vicino al collegius Maius, elegante e raffinata come la musica d’organo che vi suonavano. L’ inaspettata San Francesco d’Assisi su cui per nostra fortuna ci siamo imbattuti, con delle opere bellissime di Stanislaw Wyspianski. La casetta delle fiabe San Adalberto. E la scoperta dell’ultimo giorno, la chiesa del Corpus Christi.
COSA COMPRARE Come d’abitudine, abbiamo comprato un libro illustrato per bambini. Ne abbiamo trovato uno molto bello, la storia di Cracovia illustrata per epoche storiche, si intitola “Jestem miasto Krakow” (ilustracje Xulm).