Kiev, Mosca, San Pietroburgo

Mercoledì 20 agosto 2003 Partenza da Rovello, puntuali alle 5,00, direzione aeroporto di Malpensa, partenza per Francoforte prevista alle 7,00 ed alle 7,15 si decolla, neppure il tempo di girare nei duty free!!! Dopo 1,45 ore di volo atterriamo nell’immenso aeroporto di Francoforte. L’aereo si ferma lontano dai bracci meccanici, occorre un...
Scritto da: lelebanfi
kiev, mosca, san pietroburgo
Partenza il: 20/08/2003
Ritorno il: 30/08/2003
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
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Mercoledì 20 agosto 2003 Partenza da Rovello, puntuali alle 5,00, direzione aeroporto di Malpensa, partenza per Francoforte prevista alle 7,00 ed alle 7,15 si decolla, neppure il tempo di girare nei duty free!!! Dopo 1,45 ore di volo atterriamo nell’immenso aeroporto di Francoforte. L’aereo si ferma lontano dai bracci meccanici, occorre un pullman per approdare alla struttura aeroportuale, attraversiamo a piedi una gran parte della struttura per dirigersi verso l’uscita per Kiev. La partenza prevista per le 9,35 è posticipata alle 10,10, abbiamo il tempo di vedere l’aeroporto, non molto pulito (soprattutto i servizi igienici) e confusionario, l’efficienza dei tedeschi subisce subito un grosso smacco !!!! Finalmente ci s’imbarca per Kiev, l’aereo è decisamente più grande di quello che ci ha portato in Germania, si decolla con 1 ora di ritardo, volo quasi tranquillo, un po’ di perturbazioni ci fanno sobbalzare e dopo aver attraversato una coltre di nubi si vede il suolo ucraino. Si atterra, le formalità di sdoganamento sono rallentate dalle incomprensioni create dalla lingua, i documenti da compilare scritti in cirillico non sono di facile comprensione, a rallentare la velocità contribuisce il numero del gruppo (31 persone), che con tempi diversi riesce a superare il controllo dei passaporti. Ritirate le valige e superato, non senza difficoltà, un ultimo controllo ci avviamo verso l’uscita, incontriamo la nostra guida con un cartello in cirillico, cartello che inizialmente ignoriamo, solo quando la sentiamo parare italiano capiamo che è lei. Ricompattato il gruppo, caricato il bagaglio sul pullman, partiamo per la prima parte del tour che ci attende, il giro di Kiev. Non ho la giuda dell’Ucraina, faccio fatica a seguire, prendo appunti e scatto diapositive, si annunciano tre giorni massacranti per poter ricordare tutto, al rientro in Italia dovrò acquistare la guida del TCI!!!! Kiev, 3 milioni di abitanti, origine antichissime, la madre della Russia, è stata la prima città dove Vladimiro partì per la costruzione dell’impero, dove nel 988 si fece battezzare nel fiume che attraversa la città e diede una spinta internazionale al riconoscimento della Russia d’allora.

Dall’aeroporto per giungere alla città si percorre per 30 km una strada che attraversa una immensa parte boschiva. Terminata la distesa di piante si vedono le prime abitazioni, alcune moderne (sono i ricchi che costruiscono le case fuori città), ma la maggior parte sono fatiscenti, danno l’impressione d’essere semi abbandonate, ma sono abitate. Lo stipendio di un dipendente con incarichi di prestigio non raggiunge i 200 €/mese .

Man mano che ci addentriamo nella città quartieri realizzati in prefabbricati di cemento ci appaiono dinanzi agli occhi, è l’edilizia popolare, è comunque una casa per la gente. Viste da fuori non appaiono ben tenute, chissà gli interni …

Proseguendo verso il centro si passa per la zona industriale, lo stato d’abbandono e di trascuratezza, vista dall’alto della strada, è elevato, sembra d’essere in un film italiano dei primi anni ’50. Col pullman, ci si addentra nella città, la guida si chiama Dalia, decanta la sua nazione evidenziando gli aspetti positivi, qualche frecciatina verso la gestione degli anni del comunismo. Il pullman si ferma, inizia la visita della città.

Ci fermiamo alla chiesa di Sant’Elia, edificata nel IX sec. Rifatta nel 1700, le icone presenti sono del ‘600–‘800. L’iconostasi è stata rifatta. E’ la prima chiesa di Kiev. L’impatto con la cultura ortodossa è forte, la ricchezza e la decorazione di queste chiese è veramente notevole, ognuna di loro è un piccolo capolavoro, sapessimo valorizzare così anche i nostri capolavori italiani… Usciti dalla chiesa di Sant’Elia subito a destra troviamo la chiesa di San Nicola lungo il fiume, la facciata è in stile barocco ucraino, è una chiesa che è stata riaperta al culto dopo la repressione del regime comunista. La guida si sbilancia sul passato ??? Proseguiamo verso il centro, si passa vicino alle università, si arriva ad una piazza dove c’è la fontana di Sansone che lotta con un leone (l’originale è conservato presso la pinacoteca nazionale), ci fermiamo a visitare la chiesa della Dormizione della Santa Vergine, chiesa famosa per le icone antiche, al suo interno è presente una sola delle 3 originali, le altre sono nei musei russi di mosca e San Pietroburgo).

Si riparte, si transita nel quartiere degli artisti e vicino alla chiesa di Sant’Andrea, dove ritorneremo nei giorni successivi, l’aspetto del quartiere è affascinante, assomiglia a Montmartre a Parigi, bancarelle, artisti, pittori avvolgono i marciapiedi e le piazzette della ripida ed acciottolata strada che sale sulla collina dove sorge la chiesa di Sant’Andrea. Proseguiamo ancora un poco ed arriviamo a Santa Sofia. Il pullman si ferma, scendo, l’occhio spazia dall’imponente entrata della chiesa, un campanile azzurro e bianco in stile barocco ucraino, ad un viale ampio e spazioso fino alla fine dello stesso dove sorge un altro edificio dalle cupole dorate, la chiesa di San Michele, c’informa la guida.

Entriamo a Santa Sofia, il cortile permette la vista della chiesa in modo limpido e pulito dalle mura circostanti, la sua bellezza lascia senza fiato, la facciata bianca, il tetto verde, le colonne verdi, il contrasto è forte, stupendo infonde un’aria di regalità. La chiesa edificata nel 1037 (TCI pag. 16). Nel 1240 Kiev viene invasa dai mongoli, la parte superiore della città, dove sorge la chiesa viene distrutta ma la chiesa viene risparmiata, l’interno viene rifatto nel periodo barocco. Oggi l’interno della chiesa si presenta nella sua forma originale, solo il pavimento è stato sostituito dalle mattonelle di ghisa, che gli procura un aspetto veramente originale. L’abside e la cupola sono ricoperti di mosaici del XI sec., originariamente erano 1600 mq. Di mosaici, oggi sono presenti 200 mq. I mosaici sono rarissimi in Ucraina e sono di una bellezza veramente stupefacente, il colore primario, oltre l’oro, è il rosso/verde. L’iconostasi è lignea dorata in stile barocco. All’interno della chiesa una stanza è dedicata a San Michele, chiesa del XIII sec. Distrutta nella dominazione sovietica per far spazio ad un palazzo con funzione politica. Sono conservati dei mosaici del XIII sec. Trasferiti prima della distruzione, i cui colori sono verde/blu, parte degli stessi sono stati trasportati nei musei di Mosca e San Pietroburgo.

Comincia a piovere, l’escursione subisce una modifica, si va a veder la chiesa di San Vladimiro, colui che nel 988 convertendosi ha introdotto il cattolicesimo in Russia, la chiesa edificata nel 1870 in stile neoclassico e neobizantino contiene affreschi di pittori locali, il più famoso è il battesimo di Vladimiro.

Finalmente giungiamo all’albergo, Hotel President, è maestoso 10 piani, entriamo è semideserto, solo una parte del bar e del sottostante casinò si rivelerà sfruttata, non so se è solo un periodo di morta, ma sentito quando la guida ci ha raccontato in merito alle retribuzioni mensili, desumo che siamo dei gran signori per loro. Valutiamo i prezzi delle bevande presenti nei chioschi, veramente bassi meno di un terzo che da noi…

Cena classica ucraina, verdure, carne, dolce, tutte servite velocemente. Abbiamo il tempo per un’escursione serale, ci avviamo verso il centro della città. Il contrasto è forte si va dalle case in mattoni pieni senza rivestimento ai palazzi del settecento e dell’ottocento ricchi di manufatti ornamentali, ai palazzi d’epoca sovietica cupi e grigi, fino alle moderne costruzioni con vetrate imponenti. I negozi evidenziano ancora più marcatamente la differenza, si va dai venditori di sigarette (anche singola), ai tavoli dove vendono bevande posti sui marciapiedi delle strade fino ai modernissimo negozi con i telefonini dell’ultima generazione.

Anche qui viene confermata la proporzione occidentale, il 5% della popolazione detiene il 95% della ricchezza, ma qui il contrasto è elevato, la classe media e difatti inesistente, si vedono solo ricchi e poveri.

Girando per le vie della città si nota come i palazzi ben tenuti siano illuminati, grande esempio per valorizzare le bellezze italiane, la strade sono ampie e pulite, la gente è tranquilla, qualcuno è un poco alticcio per la birra che scorre a fiumi, ma nulla di preoccupante. E’ piacevole passeggiare, ci addentriamo in un mercato aperto 24 ore, sono presenti solo fiori, pesce e caviale. Si rientra, dall’albergo la vista spazia sulla città, si vedono sfrecciare le auto su uno dei grandi vialoni della città.

Giovedi 21 agosto 2003 Si prosegue nel giro della città, le case manifestano sempre più il contrasto visto ieri, i mattoni pieni fanno sempre effetto posti di fianco a palazzi colorati con colori tenui mai forti, il bianco è sempre presente, ma accostato all’azzurro, al verdino, al rosa, al giallo infondono alla città una visione dolce.

La prima fermata è alla chiesa di Sant’Alessandro, è la prima chiesa cattolica funzionante, San Nicola è la seconda, per arrivare passiamo dall’antica sinagoga, dimostrazione che Kiev è sempre stata una città cosmopolita di fama internazionale, transitiamo dalla vasta Piazza Indipendenza dove sono in atto i preparativi della festa dell’Indipendenza che si terrà il 24 agosto. Poco prima della chiesa transitiamo dal centro d’esposizione di Kiev. La chiesa di Sant’Alessandro ha una struttura neoclassica, l’interno è completamente spoglio e bianco, vi sono dei manufatti ai capitelli, affreschi dei 4 evangelisti risalente al ‘900 sono ai lati della cupola, è presente qualche quadro, poche statue. Dopo la ricchezza delle chiese ortodosse entrare in una chiesa spoglia è davvero stridente.

Poco distante ci fermiamo al Monastero di San Michele, costruito nel XVII sec., posto di fronte a Santa Sofia, il colore è bianco ed azzurro, all’interno della chiesa sono presenti mosaici ed affreschi del XVII sec., alcuni affreschi sono stati rifatti in epoche recenti (‘700 e ‘800), iconostasi dell’800.. All’esterno è presente un refettorio con il tetto a scagliole di legno, la struttura è antica e conserva il suo fascino, all’interno è in corso una funzione religiosa accompagnata da un coro, ci fermiamo ad ascoltare. Proseguendo all’interno del monastero visitiamo la cappella di San Michele che conserva ricami ucraini di tradizione locale, ogni ricamo contraddistinto da un colore particolare accompagna un episodio particolare della vita di ogni persona. Visitiamo il museo negozio ricco di icone datate dall’800, un dubbio sorge, sono vere o sono dei falsi per turisti? Nessuno acquista e ci togliamo subito il dubbio… Proseguiamo per la Pinacoteca Ucraina dove scopriamo che il termine icona significa finestra, la guida è in gamba e ci permette di apprendere molte cose,. L’evoluzione delle icone è storica, si parte dal XVI sec. Dove venivano scolpite, per poi nel XVII sec. Divenire dipinti senza sfondo e nel XVIII sec. Essere tridimensionali. Passando nelle sale vediamo l’evoluzione dell’arte delle ucraina fino al XX sec.. L’orgogliosità del giovane stato (12 anni) appare nell’entusiasmo della guida che condanna apertamente i crimini perpetuati dal regime comunista.

La giornata prosegue col pranzo in un tipico ristorante dove l’aglio presente nelle creme miete le sue vittime (la successiva ricerca di caramelle e gomme da masticare è notevole..).

Riprendiamo il giro della città, la giuda ci fa attraversare dei quartieri che sono stati distrutti da un incendio nell’8’’. Poi ci racconta dello sterminio effettuato dai nazisti tra il 1941 ed il 1945. Kiev nel 1941 contava 800.000 abitanti, e nel 1945 170.000, i nazisti volevano annientare l’Ucraina per impossessarsi della ricchezza minerale del sottosuolo. Simbolico e drammatico è il monumento eretto a ricordo dello sterminio.

Ai margini della città troviamo una collina su cui sorge la chiesa di San Cirillo (colui che ha introdotto la nuova scrittura il cirillico), con affreschi del XVII sec., facciata barocca, affreschi ricoperti in epoca recente tra il ‘700 e l’800, oggi circa 750 mq di affreschi originali sono visibili, iconostasi di marmo e icone (pittura ad olio su zinco), capitelli e volte con motivi floreali.

Ci fermiamo per vedere l’arco di riapacificazione tra l’Ucraina e la Russia, dal piazzale si vede il panorama di Kiev bassa, del fiume ed in lontananza i quartieri popolari.

Nell’attraversare la città abbiamo visto più volte le costruzioni della dominazione sovietica, il palazzo delle esposizioni, il museo della 2 guerra mondiale, i Ministeri, tutte costruzioni imponenti.

Il pullman ci lascia in Piazza Indipendenza, si rientra a piedi, lungo la strada bancarelle di ogni genere, bibite e sigarette sono le più presenti. Nei sottopassaggi d’attraversamento stradale si trova ogni sorta di bancarella dai CD (Pink Floid, Santana, Celentano …) agli smalti per unghie e rossetti. Avvicinandosi al mercato coperto troviamo i contadini che vendono la verdura del loro orto, appoggiata su cassette di legno. La drammaticità e la povertà non potrebbe avere maggior rappresentazione simbolica. Il contrasto con le Merdedes che girano e con i negozi sempre più globalizzati è forte.

La sera dopo cena il gruppo decide di visitare i monumenti illuminati, io decido di fermarmi in albergo per scrivere le prime pagine di questo viaggio, verso le 23,15 ho terminato i primi due giorni.

Venerdì 22 agosto 2003 E’ il fuso orario che si fa sentire? No è la stanchezza del giorno precedente che si manifesta negli occhi assonnati visi prima della colazione, per fortuna il cibo ed il caffè fanno effetto e ci si riprende velocemente.

Lungo il tragitto verso il Monastero delle Grotte passiamo davanti ai palazzi importanti di Kiev, la Banca Nazionale un palazzo neo russo, poco distante ci fermiamo a veder il giardino del palazzo presidenziale ed il palazzo stesso. Il palazzo del 1750 costruito dall’italiano Bartolomeo Rastrelli (architetto fiorentino, che ha costruito i maggiori edifici degli zar nel XVIII sec.) era il palazzo di residenza degli zar quando venivano a Kiev, dopo la rivoluzione del 1918 è stata distrutta la cinta del giardino ed il palazzo è stato saccheggiato del suo contenuto, oggi dopo un restauro è usato per i ricevimenti ufficiali.

Durante gli spostamenti sia in pullman che a piedi è piacevole notare la popolazione slava, la fisionomia delle persone, la bellezza degli uomini e delle donne.

Arriviamo al Monastero delle Grotte, un complesso di edifici posti su un terreno con un estensione di 22 ettari che occupa varie colline con varie disposizioni degli edifici, tutto fortificato con una cinta doppia (nell’antica Russia i monasteri avevano funzione religiosa e difensiva). Imponente è l’entrata, appena oltrepassata la porta la vista toglie il fiato, una serie d’edifici con i tetti con le cupole e cipolla dorate e riccamente affrescati emergono da una serie di case basse tinte di bianco con i tetti verdi e con curatissimi giardini antistanti, sembra d’essere in un luogo incantato, in una favola.

Sopra la porta d’entrata è posta la chiesa della Trinità, all’interno vi sono affreschi molto particolareggiati, ai muri delle sedie in legno per i monaci ricorda i monasteri occidentali.

Uscendo dalla chiesa a poca distanza si trova un edificio bianco e verde sede di un ospedale, proseguendo si incontra un edificio bianco col tetto verde è la sede dell’economato e nei pressi la relativa porta, una costruzione in stile barocco ucraino, al cui interno posta al primo piano si trova la chiesa della Santa Trinità con affreschi del XVII sec. In stile ucraino, i colori sono cupi, vivicizzati solo dall’aureola dei santi, l’iconostasi lignea di colore rosso ha una storicità ignota (il rosso, scoprirò poi è il colore reale, il colore più importante per la cultura russa), gran parte delle icone sono state asportate durante il periodo comunista.

Proseguendo nel giro dell’immenso monastero si arriva alla cattedrale della Resurrezione ella Madonna, posta al centro della parte superiore del Monastero, è imponente, tutta bianca con decorazioni dorate ed affreschi all’esterno, le cupole a cipolla dorata riflettono il sole della mattina, l’origine della chiesa è del XVI sec., distrutta nella seconda guerra mondiale è in fase di restauro e ristrutturazione. Iconostasi del ‘700 in legno dorato, la più maestosa finora viste è un vero capolavoro.

Uscendo si fanno pochi passi nel cortile e si entra nella chiesa di San Teodosio, struttura dell’800, era il refettorio invernale dei monaci, gli affreschi cupi ricordano la chiesa della Santa Trinità, di fianco alla chiesa un locale con alle pareti affreschi che raffigurano episodi importanti della vita del Monastero. Questi edifici durante il periodo comunista erano stati utilizzati come museo dell’ateismo e gli affreschi ricoperti da intonaco, oggi sono stati riportati all’originale splendore. Simbolo di ripresa del popolo ucranino, di salvaguarda e valorizzazione dell’enorme patrimonio artistico locale.

Siamo sempre all’interno del Monastero siamo sulla lavra (citta con le vie) superiore, tutte le vie interne sono lastricate o ciottolate e questo da diritto a denominarsi “città con vie”. Ci fermiamo sul piazzale interno al Monastero ad ammirare il paesaggio dall’alto, la visione è suggestiva, le colline declinano dolcemente verso il fiume, dalle piante emergono le cupole a cipolla dorate degli edifici della parte inferiore del Monastero. Sul piazzale sono presenti molti venditori di miele e prodotti derivati, la produzione e lavorazione del miele è una lunga tradizione locale. Alcune api volano intorno ai prodotti quasi a voler significare la bontà del prodotto, alcuni insetti si avvicinano un po troppo a noi, forse è meglio non soffermarsi troppo nei paraggi. Si scende nella parte inferiore seguendo l’andamento della collina, dopo aver costeggiato un pezzo di terreno piantumato con alberi da frutto ed uva si giunge ad una piazzetta, alle donne era stato detto di abbigliarsi in modo da essere ben coperte e di munirsi di un foulard per coprire il capo, si entra in un edificio, muniti di candele ci si addentra in quelle che erano grotte (da qui il nome del Monastero), stretti cuniculi dove riposano i monaci deceduti, alcuni sono mummificati, in alcuni casi nel muro compare un piccolo foro, dietro c’era un locale (una grotta) dove alcuni monaci effettuavano l’eremismo estremo fino alla morte. Di fianco ad ogni urna un’icona riproduce il monaco (una sostituzione delle attuali foto). Il percorso è molto suggestivo, si nota una grande fede e devozione negli ucraini, la differenza tra loro ed i turisti è notevole, loro sono li a pregare, noi a curiosare, a volte mi sembra d’essere un intruso, di violare i loro riti. Alla fine del percorso fattibile, altre gallerie sono riservate solo ai monaci o a coloro che vogliono andare a pregare su qualche urna racchiudente monaci a cui la gente è particolarmente devota, si esce all’esterno, l’aria è pulita e fresca, ripercorriamo la salita ed usciamo anche dalla cinta difensiva del Monastero.

E’ l’ora di pranzo, il caratteristico ristorante riproduce una fattoria, è divertente e piacevole, i camerieri sono vestiti in abiti tradizionali, il cibo e semplice ma gustoso (insalata, zuppa, secondo, dolce).

Si riparte, si gira per Kiev, i parchi sono numerosi e tutti ornati con lampioni in fusione di ghisa, molto belli da vedere, arriviamo alla chiesa di Sant’Andrea, nel quartiere degli artisti in cui abbiamo transitato il primo giorno, la chiesa è posta su una collina, è stata costruita da Rastrelli nel 1750 per specifica volontà della famiglia imperiale, l’interno mantiene la caratteristica dello stile imperiale dell’epoca, il barocco ucraino, pochi affreschi, c’è l’insolita presenza del pulpito, l’interno è di colore bianco ed azzurro tenue, i capitelli sono decorati con motivi floreali ed i decori alle finestre sono dorati. L’iconostasi è in colore rosso (colore imperiale) dorata alle colonne ed alle cornici.

Abbandonata la chiesa di Sant’Andrea ci incamminiamo per un’altra collina dove troviamo un piazzale con le fondamenta della prima chiesa della città, risalente al XI sec., c’è un parco e sotto un tiglio c’è un suonatore di Bandula, lo strumento musicale ucraino, simile ad un mandolino piatto. Dalia ci racconta la tragica storia dei suonatori di Bandula massacrati durante il periodo sovietico. Originariamente erano delle persone cieche o guerrieri che divenuti ciechi svolgevano per sopravvivere l‘attività di cantastorie. Le storie che cantavano venivano accompagnati con questo strumento. Tra loro usavano un codice che serviva sia per l’insegnamento sia per dialogare tra loro. Durante la dominazione sovietica, il regime si è accorto che queste persone avevano un loro codice di comunicazione, fu organizzato un convegno a Kiev, tutti i cantastorie che vi parteciparono alla sera furono caricati su un treno e deportati in Siberia dove morirono dal freddo. L’antica tradizione orale fu così distrutta, oggi c’è un istituto statale dove alcuni giovani studiano lo strumento ed i canti che sono arrivati fino a noi. In tutta l’Ucraina sono solo 30 i suonatori di Bandula che utilizzano questo storico strumento. A poca distanza c’è il palazzo in stile russo socialista che contiene il museo di storia Ucraina, dedicato alla storia nazionale. Troviamo sale che partendo dall’età della pietra, all’età del bronzo, ai romani, alle tribù nomadi hanno fatto la storia antica dell’Ucraina. Poi i tartari, i cosacchi fino a giungere alla rivoluzione del 1918 ed ai nostri giorni. Molto belle sono le sale che contengono manufatti artistici, vetri ori, ceramiche, coprilibri, oggettistica varia.

E’ mezzo pomeriggio quando raggiungiamo il porto fluviale della città, c’imbarchiamo su un battello per un giro panoramico della città. Si vede Kiev bassa, il tetto dorato delle guglie di Sant’Andrea, l’imponenza e l’estensione degli edifici del Monastero delle Grotte, l’imponente statua della Patria Madre (in acciaio inox ed alta 102 mt.), dagli alberi di una collina emergono le cupole di San Cirillo, i quartieri popolari con le loro case muraglione in cemento prefabbricato si elevano dall’altra parte del fiume, in mezzo al fiume un’isola lunga con la sabbia fine funge da spiaggia per gli abitanti della città, lungo il fiume si vede un susseguirsi di ponti da quello pedonale a quello della metropolitana a quello per le auto. Pescatori sono presenti sia sulle rive sia nel fiume a bordo di minuscole imbarcazioni o canotti., solo pochi motoscafi a motore girano sull’acqua, anche in questo lato il divario sociale si nota. Terminate le abitazioni dei quartieri popolari inizia la zone industriale, ricca di fabbriche per l’attività navale e la realizzazione di manufatti per l’edilizia.

Ritornati sul pullman, nel rientro passiamo per Piazza Indipendenza e la via principale appare completamente trasformata rispetto ai giorni precedenti, sono in corso i preparatativi per la festa nazionale dell’Indipendenza che domani inizierà.

Sabato 23 agosto 2003 Sveglia alle 4,00, il programma prevede colazione veloce, alla faccia della colazione veloce, il bancone del bar è stracolmo di cibarie, uova, tartine, brioches, succhi di frutta, mangio due uova per riprendermi dalla cena decisamente leggera della sera precedente. Si parte per l’aeroporto, la città di notte assume un altro volto rispetto la sera, i palazzi non sono più illuminati, dall’alto della collina si nota solo l’illuminazione stradale, sembra una visione a me più familiare, l’illuminazione solo delle vie.

All’aeroporto l’imbarco è agevolato dalla presenza di Sandro che con un ottimo inglese accellera le procedure d’imbarco, si parte con un volo Aerosvit a bordo di un Boeing, il volo sui Tupolev è rinviata a viaggi futuri. L’aeroporto di Kiev appare non all’altezza dei voli internazionali, ma d’altronde è destinato ai voli internazionali da pochi anni ed è impensabile che modifichino la struttura: l’hanno adattata al meglio. Prima col regime sovietico l’organizzazione era diversa, da Kiev partivano solo voli nazionali. La conferma l’ho quando giungiamo a Mosca, l’aeroporto appare poco più grande ed organizzato da quello semitrasandato di Luxor in Egitto. Incontriamo la nostra guida di Mosca, Alina, che ci spiega che quest’aeroporto era destinato solo ai voli interni e Kiev era considerato interno alla Russia. Gli aeroporti internazionali di Mosca sono ben altri e di altre dimensioni (non avremo modo d’appurarlo in quanto lasceremo Mosca a bordo di un treno), accetto la puntualizzazione ma subito dall’aeroporto noto che la povertà della Russia è ben maggiore di quella dell’Ucraina. Avvicinandosi a Mosca ho notato delle case in legno, quasi un villaggio di villette con giardino, lo stato di trascuratezza è notevole, seppur abitate sono trascurate nella pittura, negli infissi, nei canali dei tetti e nel giardino. Anche qui si notano le case in cemento prefabbricato, tutte uguali e tutte semi trascurate.

L’albergo è posto a 17 km da centro, è circondato da palazzi abitati da famiglie, sembrano meglio rifiniti delle case costruite negli anni ’60 da Krusciof, le case di cui sopra, e date in omaggio alla gente che fino allora viveva in più famiglie per ogni appartamento. L’albergo è di recente costruzione, il suo sfarzo sembra stridere con le costruzioni adiacenti, ma noi abbiamo gli Euro e lori i rubli … Si pranza, la solita insalata, zuppa secondo e dolce, il menù in Russia non è molto variegato; dopo pranzo comincia il giro per la capitale della Russia. La prima tappa è il Monastero delle Vergini, durante il percorso la guida ci spiega alcuni termini per comprendere meglio la civiltà russa. I monasteri erano delle costruzioni a scopo religioso ma anche di protezione per la popolazione dalle incursioni dei mongoli. Il cremlino significa fortezza, ed ogni città della Russia ha il suo cremlino. Il rosso è il colore più importante di tutti e significa potere (es. Piazza Rossa, bandiera rossa …) Attraversando la città giungiamo al Monastero delle Vergini (TCI pag. 106), all’interno la chiesa di Nostra Signora di Smolensk contiene l’iconostasi più bella di Mosca, un’icona dedicata alla Vergine di dolcezza del XVI sec, è stupenda, cornice dorata, con 16 figure di contorno in cui viene rappresentata la vita di Gesù, la raffinata arte delle icone trova qui una delle massime espressioni. Nel chiostro della chiesa abbiamo la possibilità di ascoltare un coro, l’acustica è ottima, e l’esecuzione stupenda e di grande suggestione, i CD che propongono hanno prezzi equivalenti ai CD italiani, proprio un costo eccessivo per essere in Russia. Tutto il terreno all’interno del Monastero è caratterizzato da tombe, sono sepolti i personaggi importanti che della storia della Russia e la tradizione vuole che per essere sepolti qui occorre essere senza peccati.

Mi accorgo che a Mosca l’essere turisti equivale ad esser dei polli da spennare, propongono tutto ai prezzi italiani, quando lo stipendio di un moscovita è 300 €/mese. Di fianco al Monastero c’è il secondo cimitero in ordine d’importanza per Mosca. Riprendiamo il pullman e ci dirigiamo sulla Collina dei Passeri (TCI pag. 115) da dove possiamo ammirare dall’alto il paesaggio di Mosca. Il piazzale è piano di spose, la giuda ci spiega un’altra usanza dei russi, le spose che arrivano con auto normali appartengono alla classe povera, coloro che arrivano in Limusinne alla classe media ed i ricchi invece affittano un battello intero. Dal piazzale si ammira il paesaggio della città, è veramente immensa a perdita d’occhio, dalla città emergono solo i palazzi e le cupole d’oro delle varie chiese, in mezzo il fiume Moscova scorre tranquillo. Subito adiacente al piazzale si vede il trampolino di salto con gli sci, costruito per le olimpiadi di Mosca del 1980, ed il palazzo dell’università (TCI pag. 116), uno dei 7 palazzi più alti di Mosca voluto da Stalin.

Alla fine del piazzale troviamo la chiesa della Santa Trinità, al suo interno icone rivestite d’oro, la chiesa risale ai primi del ‘800, è una delle poche chiese rimaste dopo il periodo comunista. Mosca aveva 400 chiese e veniva chiamata la città delle cupole d’oro. Avendo osservato dall’alto quelle poche chiese che rimangono, ipotizzando di vedere 400 chiese, ognuna con 5 cupole dorate, lo spettacolo doveva essere veramente affascinante.

Proseguiamo il giro osservando il Palazzo del Ministero degli Esteri (altro palazzo tra 7 più alti di Mosca), la sede della TASS, il teatro Bolsoj (TCI pag. 84), scendiamo dal pullman e c’incamminiamo verso la Piazza Rossa (TCI pag. 58), l’imponente piazza è parzialmente chiusa per possibili attentati, ma mostra la sua imponenza, al centro si vede il Mausoleo di Lenin, di fronte i magazzini GUM (TCI pag. 58) con la figura del Cristo Salvatore posto proprio di fronte al Mausoleo di Lenin (grosso scherzo a Lenin??), infine, posta in fondo alla piazza, sull’angolo aperto, la stupenda chiesa di San Basilio (TCI pag. 61). Visitiamo l’interno della storica chiesa e possiamo ammirare gli affreschi riportati alla luce solo di recente, parte delle cupole sono ancora in restauro e possiamo vedere lo stato di degrado in cui versava l’intero edificio.

Dopo la prima giornata appaiono le differenze tra l’Ucraina e la Russia, differenze non solo storiche, ma culturali, sociali, strutturali. Sono due stati diversi ed anche la mentalità complessiva appare differente, vedremo nei prossimi giorni.

Domenica 24 agosto 2003 Si parte alle 9,00 puntuali la giornata appare interessante, la prima sosta è alla cattedrale di Cristo Salvatore sul Sangue versato (TCI pag. 88). E’ una chiesa ricostruita con i soldi dei privati ed è stata terminata nel 2000. Tutta in marmo bianco locale, ha un aspetto importante, interni completamente affrescati e dorati. Iconostasi in marmo bianco, porta lignea finemente intarsiata e dorata, le arcate interne delle porte sono in marmo marrone lavorato. In una sala sono presenti tutti i nomi dei soldati che hanno combattuto la guerra del 1812 contro Napoleone. Le cupole rivestite di 40 kg d’oro si vedono in lontananza. Passiamo vicino ad un mercato dove i moscoviti possono acquistare abbigliamento non di marca, il contrasto con i grandi e ricchi negozi del centro è notevole, una serie interminabile di piccoli “negozi” dove si può trovare di tutto a pochi rubli.

Proseguiamo la visita della città andando alla Galleria Tetroakov (TCI pag. 117), all’interno vediamo i mosaici provenienti da Kiev, una vasta gamma di icone (TCI pag. 30). Ci spiegano che nell’icona la luce proviene dall’interno. Nella galleria sono presenti solo opere di artisti russi. È veramente interessante vedere e capire la cultura di questo grande stato.

Il pranzo, sempre insalata, zuppa, secondo, dolce, veloce, stretti come sardine in un ristorante russo/cinese, chissà quale riciclo di cibo hanno fatto.. La sala è stipata solo di italiani, essere turista a volte porta a vere sorprese.

Si riparte per il Monastero Andronikov (TCI pag. 103), il Monastero è stata una scuola di icone, nonché sede del padre spirituale di Ivan il Terribile. Oggi sede di un museo delle icone, dove si possono ammirare opere cronologicamente esposte.

A poca distanza un altro gruppo di fortificazioni è il monastero di Novospasskij (TCI pag. 104). Le donne per poter accedere alla chiesa, essendo luogo di culto, hanno dovuto indossare un foulard e chi aveva i pantaloni e le gonne non lunghe fino alle caviglie indossare un grembiule. Visitiamo la chiesa di San Salvatore, gli affreschi sono originali e non restaurati, la chiesa presenta un aspetto di vissuto reale e non museale come molte viste precedentemente, ci limitiamo ad osservarla dal chiostro interno in quanto la chiesa è interdetta ai turisti. Alcuni edifici del Monastero sono in fase di restauro.

Usciamo e a poca distanza, dietro suggerimento di don Maurizio, andiamo a vedere Kiutiokoe podvore unì’antica residenza per ecclesiastici (TCI pag. 105), l’edificio seppur presente sulla nostra guida Touring è sconosciuto ad Alina, la nostra guida, che incuriosita e stupita viene a vederlo anche lei. La struttura è in uno stato d’abbandono notevole, sulla chiesa sono presente delle impalcature per dei lavori ma sembrano li da tempo, l’edificio consta in una chiesa, in un palazzo in stile russo ed una loggia coperta e rialzata che collega il palazzo alla chiesa. Il palazzo è in stile russo a mattoni a vista.

La sera dopo cena partiamo in pullman, per un tour by night di Mosca, è veramente suggestivo girare per la città di notte e poter ammirare molti particolari che durante il giorno sarebbero sicuramente sfuggiti per la quantità di opere da vedere. Iniziamo con la Collina dell’addio (TCI pag. 115), dove sorge un obelisco di bronzo alto 141,80 mt, dedicato ai giorni della seconda guerra mondiale, 1418 giorni), si prosegue per la Collina dei Passeri, stupenda la vista sulla città illuminata, ci fermiamo al Monastero delle Vergini, dove venivano rinchiuse le mogli dei nobili che avevano intenzione di risposarsi, adiacente al monastero sorge un laghetto, il riflesso dell’edificio nel lago è veramente suggestivo. Si prosegue con San Basilio ed il Cremlino, che sfortunatamente non è illuminato, infine una visita veloce alla Piazza Rossa che con nostra sorpresa è completamente transennata quindi non transitabile come il giorno prima.

Si rientra che sono le 23,30, il tempo per un riposo ristoratore e domani …

Lunedì 25 agosto 2003 Dopo un’abbondante colazione si parte alle 9,15, ci si dirige fuori città, il traffico in senso opposto è notevole, immense code mi riportano alla mente il traffico delle nostre metropoli, sarà un’illusione ma anche qui il traffico è congestionato.

Uscendo si vedono boschi di betulla e di pini, la pianura è sconfinata, si vedono le isbe, le case dei contadini con adiacente un pezzo di terra da coltivare e le dacie, le seconde case dei moscoviti, la maggior parte di esse sono in legno, alcune (per i più ricchi) sono in mattoni (una dacia in legno di 80 mq per piano, disposta su 2 piani costa 26.000 rubli, poco meno di 900 €). Si vedono vecchie case in legno, forse isbe, sono colorate, hanno finestre intarsiate e dipinte di bianco, con intorno un pezzo di terra, mostrano signorilità e raffinatezza costruttiva.

La giornata è uggiosa, pioviggina, a tratti anche intensamente, è buffo notare che tutta l’acqua dei tetti, tramite canali collegati alle grondaie viene scaricata direttamente sui marciapiedi e le strade fungono da raccolta.

Si arriva dopo 70 km alla città di San Sergio, dove sorge l’omonimo Monastero Sergiev Posad (TCI pag. 132), è imponente una vera e propria fortezza, le possenti e bianche mura di difesa proteggono bene gli edifici interni, solo le dorate cupole emergono. Entriamo dopo aver pagato il biglietto ed il supplemento per poter fotografare (usanza diffusa in tutti i luoghi turistici della Russia, per le foto si paga 100 rubli, 3 €, siamo proprio dei polli da spennare …). Il complesso è veramente grande e stupendo, risalta il blu dei muri, il bianco e l’oro delle cupole, al centro una serie di piccoli edifici tutti finemente decorati e la fontana dell’acqua Santa. Iniziamo la visita con la cattedrale della Trinità (TCI pag. 134), l’aspetto è cupo un forte odore di cera bruciata (usano candele di cera pura, quindi con una forte percentuale di miele), non c’è illuminazione elettrica nell’edificio, le icone sono rischiarate solo da lampade votive, la suggestione è grande, si ha la possibilità d’ammirare lo stato effettivo delle chiese senza l’illuminazione artificiale delle lampadine, affreschi cupi ricoprono interamente la chiesa, l’urna argentea di San Sergio finemente cesellata è illuminata anch’essa solo da candele, sembra tetra, si vede la grande dedizione che i fedeli hanno nel Santo. Il successivo edificio è il refettorio (TCI pag. 134), l’interno è interamente affrescato ed abbellito di stucchi dorati ed argentati. Al centro del Monastero è posta la cattedrale dell’Assunzione (TCI pag. 135) che visitiamo, all’interno vi sono importanti affreschi ed una esposizione di icone a scopo devozionale, alcune sono di pregevole fattura risalenti al XVIII sec. In cui compare la dimensione tridimensionale.

Usciti dalla cattedrale ci affrettiamo a riempire le bottiglie di plastica che avevamo portato con l’acqua che sgorga da una fontana che è considerata Acqua Miracolosa.

Il pranzo avviene in un ristorante classico dove l’arredamento in legno elogia la betulla.

Si rientra verso Mosca lasciando uno sguardo allo splendido complesso monumentale. Giunti in città visitiamo la Metropolitana (TCI pag. 109), ci fermiamo a vedere alcune stazioni, tutte differenti le una dalle altre, una vera e propria opera d’arte sotterranea, i treni sono ogni 90 secondi, velocissimi, molleggiati, sono circa le 16 ed i convogli sono semipieni, mi chiedo quale ressa affolli i vagoni e l’intera rete nelle ore di punta visto che la metropolitana è il maggior mezzo di trasporto dei moscoviti soprattutto nei periodi freddi. L’accesso ed il deflusso è praticabile con ripide e velocissime scale mobili. Da ammirare l’educazione civica dei russi, chi sale o chi scende sulle scale mobili si posiziona a destra delle stesse lasciando libero li passaggio a chi vuole correre.

Usciti dalla metropolitana, il pullman ci accompagna per fare un giro in una via dedicata ai negozi, piove, fa fresco, qualcuno entra nei negozi, più che per acquistare per scaldarsi, i prezzi alcune volte sono sopra la media. Ripartiamo in pullman per l’albergo, un gruppo decide d’andare al circo, io rientro voglio proseguire il diario. Nel rientro si trova un traffico inverosimile, le sei corsie di marcia per direzione sono tutte piene, si procede a rilento, non so il tasso d‘inquinamento, ma presumo sia alto. Dal pullman fermo nelle lunghe ed interminabili code c’è la possibilità d’osservare scene di vita quotidiana, l’altezza del mezzo offre una vista privilegiata. Un particolare curioso, le finestre (doppie per il freddo) non hanno l’apertura centrale a due ante, sono chiuse, si aprono solo nella parte destra (dall’interno) per circa 1/5 dell’ampiezza, questo particolare è presente anche nelle finestre moderne a doppi vetri, sarà per permettere l’areazione durante i freddi mesi invernali ??? Martedì 26 agosto 2003 Partiamo alle 8,50 verso il Cremlino, siamo subito imbottigliati nel traffico, piove, si procede a rilento, si vede gente per strada senza ombrello, auspicherà il bel tempo o non hanno l’ombrello?? Viaggiando a rilento si può osservare le abitudini dei moscoviti, la fisionomia è diversa dagli ucraini, i tratti sono più marcati i visi meno belli, invecchiando le persone tendono ad irrobustirsi, sarà l’effetto della birra e del cibo?? Finalmente arriviamo al Cremlino (TCI pag. 65), sotto la pioggia ci mettiamo in coda per passare i controlli degli agenti del KGB. Entriamo, l’impressione è di trovarsi in un vasto territorio protetto dalle mura esterne, effettuiamo un giro veloce, ci sono file ad ogni edificio ed in ogni punto fotograficamente interessante. Imponenti sono il cannone dello Zar e la campana di Elisabetta I, i più grandi del mondo ed entrambi inutilizzabili,: Visitiamo la chiesa dell’Annunciazione (TCI pag. 71) vi sono affreschi dorati della vita della Madonna, l’iconostasi è scolpita e dorata., la sensazione è quella d’esser in una stanza dorata, da togliere il fiato. Un tempo l’accesso era riservato solo ai nobili, di squisita finitura il trono ligneo riservato al reggente di Mosca.

Usciamo e sotto l’acqua ci dirigiamo verso la chiesa dell’Annunciazione, la chiesa è anticipata da un porticato interamente affrescato, i portali sono azzurri con decorazioni floreali in rame e oro.

Proseguiamo il giro con la chiesa di San Michele (TCI pag. 74), gli affreschi sono meno pesanti dei precedenti, l’iconostasi è più recente con uno sfondo rosso e dorata.

Proseguiamo il giro vedendo il tesoro della Russia (TCI pag. 75), un vero capolavoro d’alta oreficeria, da togliere il fiato, emozione infinita ed unica, il valore dei gioielli è inestimabile. Non certamente inferiore per bellezza artistica è il tesoro degli zar (TCI pag. 74) una inestimabile raccolta di vestiti, carrozze, troni, corone, scetri, armi finemente cesellate, suppellettili, abiti sacri e paramenti della Russia Imperiale.

Usciti ha smesso di piovere, si vede il cielo azzurro, ci fermiamo per il pranzo su un battello ormeggiato sul fiume Moscova, dal battello si vede la città ed una fabbrica posta in riva al fiume. Nel pomeriggio avendo del tempo libero decido si aggregarmi a coloro che andranno a visitare il Museo Puskin (TCI pag. 121), stupenda la sala egizia, quella degli sciti con la scrittura cuneiforme ed i sigilli, i quadri italiani dal rinascimento, i quadri degli impressionisti, è la prima volta che li ammiro nella loro bellezza con tranquillità e sono contento di aver usufruito di questa possibilità. Superbo il Tesoro di Priamo, solo per questo valeva la pena di venire a Mosca.

Il rientro in albergo è praticamente una lunga coda a 6 corsie, i 17 km li percorriamo in 2 ore, se andavamo a piedi avremmo impiegato meno tempo, non possiamo certamente lamentarci del traffico di Milano.

Mercoledì 27 agosto 2003 Prima di lasciare l’albergo faccio un ultimo giro per quartiere, il tempo è uggioso, guardo in alto sopra i palazzi e vedo dei fili che attirano la mia attenzione, sono i fili del telefono che contrariamente a noi, i pali non sono posti sulla strada ma sul tetto dei palazzi, strana abitudine, penso sia legato alla rigidità degli inverni ed alle copiose nevicate.

Lasciamo l’albergo e prendiamo il raccordo anulare (lunghezza totale 109 km) diretti a Kolomenskee (TCI pag. 125), entriamo nel parco e ci accoglie una fitta pioggia, ci dirigiamo verso la chiesa di Nostra Signora di Kazan ma è in corso una funzione religiosa, quindi l’ingresso è vietato, proseguiamo verso delle case in legno, visitiamo quella di Pietro il Grande, costruita in legno senza l’utilizzo dei chiodi, fra i tronchi veniva posta della canapa per evitare il passaggio dell’aria, all’interno è presente un arredamento del XVIII sec., belle le stufe in maiolica, il letto a baldacchino e relativo tavolino. Hanno ricostruito uno studio dell’epoca, una libreria, ed una sala da pranzo. Proseguiamo nella visita fino al museo locale dove sono custoditi dei modelli lignei e ceramici dell’edificio reale in legno abitato ai primi dell’800 quando la capitale era San Pietroburgo. Sono presenti delle finestre con i vetri in mica, utensili, serrature, abbigliamento, icone e decorazioni intagliate nel legno.

Usciti dal museo, visitiamo la chiesa di Nostra Signora di Kazan, contiene delle icone della Madonna, sono molto venerate e sono considerate protettrici della famiglia, all’esterno della chiesa delle donne chiedono la carità. Dentro la chiesa è in corso una funzione religiosa, è un canto, l’acustica è ottima, il canto struggente, è un funerale.

Si rientra verso la città per il pranzo, noto che malgrado la pioggia i russi continuano imperterriti a lavorare, devono sfruttare i pochi mesi estivi, fra qualche settimana il freddo si farà sentire ed i lavori esterni saranno sospesi. Ci fermiamo di fronte alla chiesa di San Basilio, ne approfitto per una visita all’Hotel Russia che con le sue 3.000 camere è il più grande hotel del mondo, all’interno incontro i componenti delle Frecce Tricolore, mi soffermo a parlare con loro, poi sotto l’acqua vado a vedere la prima casa degli zar a Mosca, un edificio modesto posto vicino al Cremlino.

In pullman, ripartiti, passiamo vicino alla Duma, il parlamento nazionale, arriviamo in piazza della stazione, le stazioni sono tre, una con partenze per il sud della Russia, l’altra per la siberia, dove parte il famoso treno della Transiberiana, e l’ultima stazione la nostra con direzione San Pietroburgo. Mentre ci avviciniamo al nostro vagone posso osservare in un treno vicino i vagoni letto dei treni sovietico, un’asse rivestito di un piccolo spessore imbottito su cui viene posto un materasso e le coperte, aspetto decadente, alcuni scomparti sono occupati da persone che dormono, chissà dove è diretto il treno? Dalla banchina per salire sul treno occorre fare molta attenzione la distanza richiede un bel passo ed il vuoto sotto è notevole oltre 1,5 mt, se qualcuno dovesse scivolare penso che si possa fare seriamente male, strane usanze le ferrovie russe…

Salutiamo Alina, la nostra guida moscovita, e alle 16,30 si parte, dalla puntualità assoluta sembra d’essere in Svizzera. Mentre viaggio guardo la distanza che separa Mosca da San Pietroburgo, 730 km, il treno dovrebbe giungere alle 21,53, staremo a vedere. Il vagone su cui viaggiamo è a comparto unico, 64 posti, sul pavimento moquettes. Il treno viaggia veloce, attraversa verso nord l’enorme territorio russo, la campagna è veramente sconfinata, come lo sono anche i boschi di betulle e di conifere, si vedono alcuni villaggi di isbe, verso San Pietroburgo iniziano delle dolci colline, il terreno a volte è acquitrinoso, i fiumi sono molti come i laghetti che vediamo. Nei paesi che vedo dal treno, le strade asfaltate sono solo le principali, le laterali e le interne sono strade di terra battuta che con la pioggia si trasformano in fango, il tramonto appare infinito, finalmente del cielo azzurro dopo giorni uggiosi. Arriviamo a San Pietroburgo puntuali, 730 km e neppure un minuto di ritardo, sono senza parole, altro che le nostre ferrovie !!!! Troviamo la giuda che ci accompagnerà per la città, Nikita, un uomo, che ha studiato medicina a Milano alla Statale, ci conduce in albergo, posto su una via lunga 13 km, l’albergo è grandioso, immenso, leggo sulla guida che ha 1.000 camere, è affollato e sembra offrire molti servizi, quasi quasi rimpiango “l’intimità” dell’albergo di Kiev dove praticamente eravamo solo noi a pernottare. La cultura europea di San Pietroburgo si è vista appena messo piede fuori dalla stazione, le luci, la gente, i vestiti sono diversi dalla fredda, grigia e retrograda Mosca. Come dire, siamo saliti sul treno in una dimensione e scendiamo dallo stesso in un’altra. Più che un viaggio in treno sembra un viaggio nello spazio temporale. Vedremo se quest’impressione serale domani troverà conferma.

Giovedì 28 agosto 2003 L’impressione della sera che San Pietroburgo è una città cosmopolita differente da Mosca è ampiamente confermata dalla colazione che si presenta in albergo, un’infinità di cibarie, ricche ed assortite, la colazione avviene in un locale che la sera sembra destinato a spettacoli ed è una specie di fabbrica della birra.

La giornata si presenta piovosa, guardando il programma penso che ci aspetto un bel bagnetto!!! Durante il viaggio , Nikita c’informa della vita a San Pietroburgo, diversa da Mosca e non solo per il tempo e per la luce, d’inverno solo 5 ore di luce al giorno, mentre d’estate si arriva alle 21 ore di luce, siamo sopra il 60° parallelo e l’altezza la si vede alla sera col tramonto che arriva verso le 22,00. A San Pietroburgo lo stipendio medio è 130 €/mese, al pensione 50 €, per questo nei musei i sorveglianti sono tutti pensionati, per arrotondare la pensione.

Arriviamo a Pedrodvorec (TCI pag. 268), lungo la strada abbiamo la visione dei giardini all’italiana ed il retro del Palazzo (denominata la Versailles del nord). Arriviamo all’ingresso ci mettiamo in fila sotto la pioggia, qui i musei aprono alle 10,30, sono le 10,00 ne approfitto per fare delle foto, non si sa mai con quessto tempo estremamente variabile … S’inizia ad entrare, alcuni gruppi ci superano, la giuda ci dice che basta dare al responsabile una mancia (50€) per entrare prima, le tangenti sono universali penso,. Il responsabile è una persona di mezza età dall’espressione non molto felice … Dopo 1,30 ore di fila sotto una bella piogerellina riusciamo ad entrare, nel Palazzo Grande, ci fermiamo per lasciare gli impermeabili bagnati e gli ombrelli in guardaroba, poi calziamo le soprascarpe per non rovinare il pavimento di parquet che caratterizza il palazzo. Si accede all’interno dallo scalone di Gala, completamente affrescato con stucchi dorati e pavimento in parquet, è il barocco russo, lo stile caratterizza tutto il palazzo e lo rende decisamente affascinate, più dei nostri palazzi che hanno il pavimento di marmo. Giriamo per sale immense e decorate, un vero sfarzo di bellezza, curiosa è a sala delle udienze, piccola rispetto alle altre e per aumentarne la prospettiva sono stati posti degli specchi alle pareti che si riflettono fino a sette volte, un bell’effetto ottico, la fantasia italiana dell’architetto Rastrelli si nota. Nella sala da pranzo il servizio inglese per 30 persone è composto da 196 pezzi di pregiatissima porcellana e cristallo. Stupendi sono i lampadari in cristallo di Boemia ed ametista. Subito diversa come stile appare la sala dei quadri, dove alle pareti sono appesi in modo uniforme creando continuità senza soluzione: ben 368 quadri. Quando a fine giro si arriva allo studio di rovere appartenuto a Pietro il Grande, l’atmosfera, il calore, l’energia presente rinvia la mente ad Urbino alla studiolo del Duca Federico di Montefeltro.

Usciti dal palazzo facciamo un giro per i giardini per ammirare le innumerevoli fontane presenti, vicino all’edificio di Monplairis (residenza estiva di Pietro il Grande), possiamo dare uno sguardo al golfo di Finlandia, ampia visione senza confini sul mare, capisco perché Pietro il Grande ha voluto in questa magnifica posizione la sua residenza estiva, un amante della navigazione e del mare come lui non poteva scegliere vista migliore. Vicino all’edificio c’è una fontana che al passaggio delle persone zampilla improvvisamente ed in modo articolato, gli scherzi erano di moda nel XVIII sec..

Si pranza nell’ala del palazzo nella parte costruita da Rastrelli che congiunge Palazzo Grande con il padiglione dell’Aquila Imperiale. Si riparte verso San Pietroburgo, durante il viaggio posso osservare meglio la zona acquitrinosa, non del tutto bonificata, si transita al fianco di laghi ricoperti di canneti o di ninfee, vediamo un palazzo degli zar, oggi restaurato e residenza estiva dal Presidente della Russia, passiamo dinanzi ad un’immensa scuola militare navale, oggi abbandonata per mancanza di fondi. Nikita ci illustra altre curiosità della Russia, i negozi alimentari sono aperti 24 ore, la periferia di San Pietroburgo è formata da quartieri dormitorio con palazzi di almeno 9 piani, nella città il massimo dell’altezza è 5 piani (escluso il palazzo del KGB), negli appartamenti è diffusa la coabitazione delle famiglie con in comune bagno e cucina. Negli ultimi anni i prezzi sono stato soggetti ad un’inflazione del 6200%. Attualmente i prezzi delle abitazioni e dei beni ritenuti di lusso (auto, moto, vestiti importati …) sono espressi in dollari americani. Mentre Nikita c’illustra questi aspetti della vita ci avviciniamo al centro della città, ci fermiamo, c’è coda, il traffico sembra impazzito, le tre corsie di marcia per senso diventano sei corsie mono direzionali, le auto in senso contrario al nostro viaggiano sul marciapiede, qualcuno tenta un’inversione bloccando ulteriormente il traffico, è l’entropia del traffico !!!! E’ divertente osservare il tutto dal pullman. Un tram è fermo, bloccato anche lui, la gente scende, si avvia verso la metropolitana, è incredibile osservare la calma e la rassegnazione di questo popolo, come se tutto possa accadere, come se i problemi fossero una cosa normale. Qualcuno approfitta del blocco per aggiustare l’automobile e s’improvvisa meccanico al centro della strada, usanza molto diffusa a San Pietroburgo. Alla fine scopriamo che questo caos è causato da un ingorgo ad un incrocio… Riusciamo a riprendere la marcia, passiamo nei presi del porto, percorriamo San Pietroburgo lungo i suoi canali fino alla Piazza di Sant’Isacco ed alla cattedrale di Sant’Isacco (TCI pag. 192), sulla piazza c’è il monumento equestre dedicato allo zar Nicola I, proseguiamo il tour per rientrare in albergo, la sensazione è che San Pietroburgo è un misto ideale tra Venezia ed i suoi canali e Vienna con i suoi palazzi del ‘700 e ‘800, un bel mix di cultura, arte, tradizione, storia.

La sera in hotel mi fermo a proseguire il diario mentre qualcuno è uscito per vedere la città di sera. Domani il programma prevede la visita all’Ermitaz, è meglio che legga qualcosa in merito al palazzo ed al museo, non voglio essere impreparato ad un appuntamento così importante.

Venerdì 29 agosto 2003 Puntuali alle 9,oo partiamo par il centro città, arriviamo in breve tempo, calcolando sempre l’immenso traffico, nei pressi del palazzo dell’Ermitaz (TCI pag. 249), l’ingresso è posto lungo il fiume al Palazzo d’Inverno. Siamo tra i primi ad entrare, iniziamo la visita con dell’imponente scalone degli Ambasciatori, in stile barocco russo, le scale sono in marmo di Carrara, i pilastri monoliti di marmo grigio, il soffitto affrescato. Entriamo nelle sale degli zar, si vedono delle porcellane e la carozza lignea dell’incoronazione, è in legno dorato e colorato di rosso (i colori imperiali). Proseguiamo nel Piccolo Ermitaz (TCI pag. 255) con la piccola sala del trono, nicchia semicupolare per il trono, parquet, stucchi dorati e arazzi. La sala degli stemmi chiamata cosi per gli stemmi araldici posti sui lampadari, è una sala immensa di 800 mq. Con colonne dorate ed i lampadari di cristallo di rocca. Un altra sala contiene dei manufatti che sono capolavori, fra tutti emerge un tavolo ligneo intarsiato con madreperla, guscio di tartaruga e d oro. Si prosegue in una sala con 332 quadri dello stesso pittore, rappresentano gli alti ufficiali che hanno combattuto nella guerra del 1812 contro Napoleone, sono presenti delle cornici vuote con scritto solo il nome, sono gli ufficiali morti in battaglia. Si prosegue con la sala di San Giorgio, antica sala del trono in stile barocco russo, l’affresco presente sul soffitto è fedelmente riportato nel parquet, le colonne sono in marmo di Carrara. Altra sala dove sono presenti enormi vasi in lapislazzuli e in malachite. Si arriva alla sala del Padiglione, abitata da Caterina II (TCI pag. 257) in stile barocco russo, sono presenti tavoli lavorati a mosaico finissimo, oltre allo stupendo Orologio del Pavone, da una porta si abbandona il Piccolo Ermitaz e si entra nel Grande Ermitaz dove inizia la Pinacoteca del Museo, la prima parte è dedicata all’arte italiana (TCI pag. 257), si vede una copia della loggia di Raffaello, di stupefacente bellezza sono i quadri di Leonardo da Vinci, del Caravaggio e la scultura di Michelangelo. Nella parte dell’arte russa vediamo dei capolavori dell’arredamento, un tavolo in lapislazzuli il cui pianale in blocco unico misura 2,5 mt x 80 cm x 4 cm, sostenuto da legno intarsiato e dorato, un vero spettacolo poterlo osservare. Tavoli e vasi in malachite, alcuni vasi hanno un altezza di 2 mt ed 1 di diametro. Proseguiamo poi con la pittura spagnola, quella olandese dove troviamo i quadri di Rembrandt, tra cui il quadro “Il figliol prodigo” che è stato preso come simbolo per l’anno giubilare 2000. Proseguiamo con la parte francese degli impressionisti, si termina con i quadri di Picasso del suo periodo Rosso e del futurismo.

Proseguiamo il giro del palazzo visitando gli appartamenti degli zar, la sala d’oro in stile barocco russo, la sala delle lesese cremisi (pilastri di vetro trasparente con sotto della stagnola colorata rosso) e verdi sempre in barocco russo ma con alle pareti delle tappezzeria dorata, il salotto è pure lui in barocco russo, la sala da letto con tende blu e pilastri marmorei che la divide in tre parti, vediamo una slitta in legno dorato, un corridoio di arazzi. Prima di uscire visitiamo la sala di malachite (sono presenti 2 tonnellate di minerale), i pilastri, il rivestimento del camino, vasi, suppellettili, tutto rigorosamente di malachite.

Si esce dal palazzo museo, l’impressione è di stordimento da quanta bellezza abbiamo visto, veramente un concentrato d’opere d’arte, il più bel museo che abbia finora visto. Bisogna riconoscere la lungimiranza di Caterina II che ha iniziato la grande raccolta che poi è proseguita nei decenni.

Usciamo dal Palazzo d’Inverno (uno dei cinque palazzi che formano il complesso dell’Ermitaz) e percorriamo il perimetro sinistro fino a giungere alla Piazza del Palazzo, l’edificio di Carlo Rossi (TCI pag. 190), la piazza è vastissima, una delle più grandi del mondo, memoria storica di tanti avvenimenti di cui molti estremamente tragici che hanno segnato la storia della Russia, l’attraversiamo ed addentrandoci per canali che riportano alla mente Venezia, giungiamo al ristorante. Posto al piano rialzato è una sala del XVIII sec. Il soffitto dipinto ad olio, ai muri pannelli di legno intarsiato, le vetrate sono a mosaico, il camino è di marmo scolpito ed i lati sono decorati con delle piastrelle di ceramica rettangolare raffiguranti personaggi, le piastrelle sono inframmezzate verticalmente da quadrati sempre di ceramica a motivo floreale, la cappa è ornata da una copertura lignea finemente intarsiata, nella sala sono presenti dei pilastri di marmo lavorato con motivi floreali. Il pranzo rispecchia la tradizione russa, insalata, zuppa, secondo, dolce. Alla fine del pranzo partiamo per Puskin, la corsa presto si ferma, un’auto in panne al centro della strada non permette d’avanzare, dopo pochi minuti l’auto viene spostata a mano e possiamo riprendere la marcia osservando il conducente dell’auto che come è usanza a San Pietroburgo, munito di straccio apre il cofano e cerca d’aggiustare il motore, il più delle persone non capiscono nulla di meccanica, ma qui l’usanza è questa.

Nel percorso ci fermiamo a vedere dall’esterno la chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, chiesa della Resurrezione (TCI pag. 214), ha una superficie di mosaici maggiore di quella di San Marco a Venezia. Riprendiamo il viaggio e Nikita ha l’opportunità, dietro nostra sollecitazione, di parlare dei trattamenti ospedalieri in Russia. Nikita è medico pneumologo, ha effettuati il sesto anno di medicina in Italia (Milano, università Statale), fa la giuda ed è il coordinatore di un centro d’arte moderna. Ci racconta del trattamento ospedaliero, dove i degenti devono portare da casa farmaci, posate, cuscini, bende, siringhe e cibo, ovvero tutto quanto necessita per il loro trattamento, l’assistenza si limita solo alla somministrazione di cure e qualche visita, nulla che riguarda la persona, mi vengono i brividi solo a pensare d’ammalarsi in questo paese …

Raggiungiamo Puskin (TCI pag. 276), è un villaggio posto a circa 30 km da San Pietroburgo, il palazzo è imponente, come dimensione ricorda l’edificio della Villa Reale di Monza, lo stile è il barocco russo ma è il colore che affascina azzurro e bianco con le cupole della chiesa dorate, uno spettacolo da lasciare senza fiato, e lo sono!!! Azzurro, bianco, oro un tricolore che affascina.

Il palazzo è stato rifatto dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, il restauro in alcune sale è ancora in corso ma quanto visitabile è veramente di una bellezza stupefacente. La sala Grande ha sul soffitto un dipinto su tela di 860 mq, in stile barocco russo è illuminata da molti specchi che ne ampliano la dimensione. Uscendo dalla sala Grande si ha l’incantevole visione dell’Infilata d’oro, una serie di appartamenti che collegati tra loro da porte che lasciate aperte danno l’impressione di un unico, lunghissimo ed isolato corridoio il tutto in stile barocco russo dove emergono gli stucchi dorati dal bianco del muro e del soffitto. La sala d’ambra piccola di soli 52 mq ha le pareti rivestite completamente d’ambra lavorata che infondono infinite tonalità, per il suo restauro sono state utilizzati 57 quintali di minerale. Le stanze in lesine cremisi e verdi risaltano rispetto alle precedenti, sia per l’originalità del Rastrelli sia per il damascato bianco che è posto sui muri ad intervallo delle lesine. Usciti dal palazzo visitiamo i giardini, altri magnifici palazzi sono in restauro, i laghetti sono molteplici e fanno della residenza degli zar un posto veramente incantevole.

Terminata la visita a Puskin si rientra a San Pietroburgo, il traffico in uscita è elevato, lunghe colonne d’auto trasportano gli abitanti della città presso le dacie, l’usanza è che il sabato e la domenica i russi coltivino gli orti presso le loro residenze secondarie. Rientriamo in albergo, il tempo di cambiarci e ci aspetta la serata in un ristorante caratteristico.

Partiamo in pullman verso il centro, lungo la strada noto uomini e donne che camminando sorseggiano tranquillamente birra dalle bottiglie che tengono in mano, troviamo qualche piccolo tamponamento, la maggior parte si risolve con una discussione, a volte sfocia in lite. Il sole volve verso il tramonto, colora con colori pastello canali e palazzi, suggestivo è il palazzo d’Inverno.

La cena in un ristorante caratteristico posto sull’isola maggiore di San Pietroburgo, all’ingresso troviamo un orso imbalsamato che ci da il benvenuto, nella sala dove ceniamo è presente un duo che suona musica locale e sapendo che siamo italiani, qualcosa per noi. Il locale ha le pareti con pannelli lignei a quadrato (circa 1×1 mt) raffiguranti animali della tradizione russa e l’aquila bicefala, simbolo della Russia, il soffitto è affrescato con al centro un lampadario a mosaico, le finestre racchiudono anche loro dei mosaici con personaggi storici per la Russia. La serata trascorre tra cibo (insalata, salmone fresco, secondo, dolce, vodka ed un bicchiere vino) canzoni russe, canti russi, qualche balletto ed una scenetta improvvisata dai componenti il nostro gruppo, con a capo degli improvvisatori mio papà. L’italianità ed il divertimento ha fatto sorridere anche i tristissimi russi presenti nel ristorante. L’allegria contagia …

Il rientro in albergo avviene a sera inoltrata, le luci illuminano i canali, la visione è suggestiva, i palazzi storici illuminati in modo delicato rendono l’atmosfera unica, il gioco d’acqua e luci fa di San Pietroburgo una città veramente unica.

Domani si farà un giretto e poi … Si rientra in Italia.

Sabato 30 agosto 2003 Giornata finale del tour, mi spiace che bisogna preparare le valigie, girare la Russia è affascinante e ci vorrebbe ancora molto tempo per vedere quanto resta, questo è solo un piccolo assaggio delle bellezze da vedere, forse una vita intera non basta per studiare bene questa magnifica città, anche se ha solo 300 anni, con la sua storia, i suoi palazzi ed i suoi musei.

Carichiamo le valigie su pullman e cominciamo questo giro panoramico della città, ci dirigiamo verso il centro, al prima sosta la facciamo alla chiesa di Smolnyj (TCI pag. 223), è un complesso imponente in piena fase di restauro, è impossibile accedervi, la chiesa è in fase di restauro, ma si ha la possibilità d’osservare gli edifici prima e dopo il restauro, infatti poco davanti ma sempre parte del complesso vi sono due edifici è visibile l’edificio alla destra restaurato, quello alla nostra sinistra giace in uno stato di degrado, d’altronde come si trovavano gli edifici prima del restauro e come si trovano ancora molti edifici nelle vie interne della città, anche se ad onor del merito va detto che i Russi sono riusciti a recuperare e restaurare moltissimi edifici importanti appartenenti alla città. Sia quelli lasciati decadere dalla malgestione politica, sia quelli semidistrutti o distrutti durante la seconda guerra mondiale, un bell’esempio di memoria storica nazionale da conservare per i postumi.

Proseguiamo e vediamo il giardino d’estate (TCI pag. 196), voluto da Pietro il Grande con 59 statue italiane del XVIII sec.. Più avanti troviamo la casa di mattoni edificata a protezione della casa lignea di Pietro il Grande (TCI pag. 235) risalente ai primi del ‘700 quando l’imperatore seguiva personalmente la costruzione del primo edificio di San Pietroburgo, la Fortezza dei SS. Pietro e Paolo. Poco distante troviamo ormeggiato l’incrociatore Aurora (TCI pag. 236). Ci dirigiamo verso la chiesa dell’Annunciazione, attraversando la zona industriale di San Pietroburgo, lo stato è di semi abbandono, di fianco a qualche fabbrica ancora funzionante vi sono molti edifici abbandonati e semi crollati. Arriviamo alla chiesa dell’Annunciazione (TCI pag. 232), con annesso un importante cimitero della città. Percorriamo Ulica Rossi (Via Carlo Rossi) (TCI pag. 203) una delle via con palazzi in stile classico, una delle più belle della città. Ci fermiamo alla chiesa di San Nicola (TCI pag. 216), l’originalità di Rastrelli si nota, stupendo è l’interno e la vista dal canale adiacente. Percorriamo la Neva, il fiume di San Pietroburgo, fino ad arrivare all’antico porto (TCI pag. 227) dove sorgono due colonne rostrate che erano antichi fari per la navigazione fluviale. Arriviamo all’isola delle lepri, dove sorge la Fortezza dei SS. Pietro e Polo (TCI pag. 180), entriamo nell’imponente costruzione e visitiamo la chiesa dei SS. Pietro e Paolo (TCI pag. 181), è completamente affrescato, compresi i pilastri di finto marmo, sono presenti le tombe di tutti gli zar. Insolita è la presenza del pulpito è la seconda chiesa in tutto il tour dove vedo il pulpito (neppure in quella cattolica che vedremo poi è presente), è in legno dorato. E’ presente il baldacchino rosso dorato da dove lo zar seguiva la cerimonia, l’iconostasi in legno dorato è in restauro, guardiamo le tombe degli zar in marmo bianco di Carrara escluso le tombe dei due zar ucciso in attentati il cui colore è verde e rosso. Proseguiamo la visita della fortezza dando uno sguardo sulla Neva, sull’altra sponda si vedono i palazzi che con la loro altezza di cinque piani danno alla città un aspetto urbanistico veramente affascinante, sopra i palazzi emergono solo le guglie a cipolla dorata delle chiese e l’alta guglia dell’Ammiragliato. Lasciata l’isola delle lepri, proprio di fronte troviamo il museo militare dell’artiglieria dove, nel cortile, sono visibili un campionario dei pezzi utilizzati nella seconda guerra mondiale. Proseguiamo il tour fino alla piazza dei Musei (TCI pag. 251), chiamata cosi per la presenza di più musei, al centro della bella piazza, posto in un giardinetto, c’è la statua di Puskin. Si prosegue e vediamo l’edificio della fisarmonica con davanti la statua bronzea di Caterina II (TCI pag. 202). Durante il giro si sono potute vedere molte case in fase di restauro, la città fra qualche anno avrà veramente un aspetto molto bello. Vediamo uno degli antichi ponti levatoi rimasti. Girando per la città si vede come tutte le principali strade sono radiali con epicentro il Palazzo dell’Ammiragliato e la sua visibile guglia dorata.

Accompagniamo all’aeroporto parte del gruppo che rientra con un volo prima del nostro, li salutiamo e siccome abbiamo 5 ore di tempo, con l’aiuto ed i consigli di Nikita ne approfittiamo per visitare, al centro di San Pietroburgo, palazzo Jusupovki (TCI pag. 210). Il palazzo era della più ricca famiglia della Russia prerivoluzione, si presenta con una facciata classica che guarda su un canale, guardandolo così non vedo questa grandissima bellezza paragonata a ville ed altri palazzi nobiliari della città. Iniziamo la visita dal piano rialzato, entriamo in un’anticamera semicircolare a specchi, il gioco è suggestivo, da qui per un breve corridoio si accede alla sala dove è stata tramata la congiura per l’uccisione di Rasputin (TCI pag. 210). Entrando in questa sala percepisco una sensazione di negativo, la sala è tetra, buia, ovattata, l’aria è pesante come se una forte negatività aleggiasse su di essa, poche volte ho percepito una così sgradevole sensazione di energia negativa concentrata in un solo punto. Scendendo la scale, esattamente sotto la sala dei congiurati c’è la sala dove l’omicidio si è consumato. Alle pareti sono appese foto e scritti di Rasputin, consigliere personale della zarina e dello zar Nicola II, amato dai regnanti ed odiato dai nobili. Nelle due stanze , arredate con arredamenti originali è stata ricostruita la scena della congiura e dell’avvelenamento di Rasputin, sono poste delle statue di cera raffiguranti i congiurati e Rasputin, molto fedeli nella ricostruzione e nei particolari, anche i dolci avvelenati sono stati ricostruiti minuziosamente.

Ritorniamo all’ingresso e visitiamo l’abitazione di questi nobili di origine mongola, il piano rialzato, cominciamo con la sala pianoforte, è decorata con stucchi dorato della fine ‘700 ed inizio ‘800. Sala francese, con il camino in marmo, porte ed arredamento in legno di pero (legno difficilissimo da lavorare), il tavolo è in legno con lavorazione di ebanisteria, i frontali sono lavorati a sbalzo. Biblioteca, soffitto affrescato, pareti in pannelli di legno finemente intagliato, la sala conteneva 40.000 volumi, la maggior parte sono andati persi durante la rivoluzione. Sala di cerimonia, dove venivano ricevuti gli ospiti, le vetrate sono a mosaico in stile russo, è presente una nicchia a semicupola dove l’acustica è veramente ottima. Sala moresca, il camino è in onice, il soffitto ligneo a cassonetto è intarsiato, colorato a mosaico con decorazioni d’oro, alle pareti pannelli in legno intarsiato, colorato con scritte arabe, i pilastri di marmo, le finestre in legno dorato, il pavimento in marmo a mosaico, le porte sono a forma orientale. Si prosegue e si entra nell’appartamento di questi nobili, la divisione non è casuale come a significare che quella era una zona riservata dove gli ospiti non potevano accerdervi, questa famiglia aveva costruito un impero nell’impero, avevano 53.000 servitori, 8 tenute sparse per la Russia ed erano sempre i sostenitori dello zar regnante, chiunque esso fosse, come dire, l’applicazione pratica de Il Principe di Macchiavelli.

Gli appartamenti privati non sono nella forma originale, sono stati parzialmente riadattati dopo il saccheggio della rivoluzione, la camera da letto era in legno, al piano superiore c’era la camera da letto della moglie accessibile con una scala interna in legno i cui sostegno erano in cristallo, le vetrate in mosaico francese. Sala da pranzo, con pareti in cuoio dipinto, soffitto ligneo intarsiato del XVIII sec., camino in marmo giallo di Siena, il mobilio è della fine dell’800.

Ritorniamo all’atrio e saliamo per la scala che conduce piano superiore, la bellezza è ampliata dalla presenza di specchi che allargano la prospettiva, la scala è realizzata in marmo bianco di Carrara, il lampadario in cristallo di rocca, il soffitto con stucchi stupendi, le colonne anche loro a stucco con i capitelli decorati a motivi floreali.

La visita del secondo piano di questa stupenda abitazione inizia con la sala verde, il camino è in malachite, i mobili in legno di betulla, il soffitto decorato e dorato, il lampadario in bronzo dorato. Sala rossa, il lampadario in bronzo dorato, il parquet realizzato con 8 tipi di legno pregiato, pareti in seta rossa, il soffitto è piatto ma la pittura gli conferisce una prospettiva a volta, è affrescato e dorato. Sala blu, la volta a botte è affrescata, il lampadario di cobalto, le pareti sono ricoperte di seta blu, specchi del XIX sec. Sala rotonda, la sala è quadrata ma prende il nome dalla cupola che è nel soffitto, le decorazioni sono dell’800. Sala da ballo, lampadario in cristallo di rocca, soffitto decorato, colonne bianche con capitelli dorati, il posto dell’orchestra è ricavato nel muro divisorio con la successiva sala, posto in alto è nascosto da una griglia. Sala di Apollo, adiacente alla precedente, in caso di necessità aprendo le tre porte, le due sale divenivano un’unica sala da ballo, sono presenti 24 colonne di marmo, il soffitto è a botte ed è affrescato, i lampadari sono di cartapesta, una moda dell’800. Sala da pranzo, è adiacente alla scala d’ingresso, tutta in legno di quercia finemente intagliato, soffitto ligneo a cassonetto, colonne lignee, pannelli lignei con seta grigia ai muri, tavolo italiano al centro della sala. Sala da pranzo (sono molte le sale da pranzo e l’usanza della famiglia era di pranzare sempre in sale diverse), soffitto e colonne in gesso con capitelli a motivi floreali, parquet,. Corridoio, volta a botte decorata, pareti rosse, porta ad un’ala del palazzo dedicata all’arte, la prima sala che s’incontra era la pinacoteca privata (oggi le preziose opere contenute sono esposte all’Ermitaz), qualche quadro appeso alle pareti ma ai tempi doveva essere veramente una galleria esclusiva, raffinata e preziosa (un sopravvissuto della famiglia scappato a Parigi durante la rivoluzione è sopravvissuto vendendo due quadri di Rembrandt). Sala rotonda dove i proprietari raccoglievano le sculture. Sala romana è l’anticamera del teatro privato con 150 posti, arredamento originale dell‘800, tutto in legno intarsiato e dorato, il palcoscenico e le dimensioni del teatro rispecchiano la volumetria ideale per un’acustica perfetta. Il teatro è ancora oggi un luogo dove vengono dati concerti.

Esco dal palazzo che sono stordito da tanta bellezza, è strano, vedendo l’ubicazione del palazzo posto su una piccola strada in riva ad un canale dà l’impressione di un palazzo qualsiasi, solo entrando e girando per le sale si può ammirare lo sfarzo, l’opulenza, la ricchezza e la raffinatezza di questa famiglia, come fosse la manifestazione della ricchezza assoluta tra il poter degli zar e quello della chiesa, ma una ricchezza non visibile a tutti, una ricchezza non sfarzosa come tanti altri palazzi, quella riservatezza e quella preziosità riservata solo a chi abitava nel palazzo e visibile solo agli ospiti che venivano invitati, infatti la differenzazione della struttura dei piani fa pensare a questo. Al piano terreno alcune sale poco arredate da una parte, dall’altra altre più arredate, al piano superiore lo sfarzo maggiore dove solo pochi potevano accedervi.

Proseguiamo il giro visitando la chiesa della Nostra Signora di Karzan (TCI pag. 201), poi la chiesa cattolica di Santa Caterina, a poca distanza c’è la chiesa della Resurrezione (TCI pag. 214) vista velocemente il giorno prima, ne approfittiamo per rivederla, di fianco e alla chiesa un’imponente cancellata in stile liberty delimita un parco. Comincia a piovere, forse il tempo ci vuole salutare così, fa nulla le foto le scatto ugualmente.

Per dirigersi all’aeroporto transitiamo innanzi alla chiesa della Madonna di Vladimir (TCI pag. 221), attuale sede del Patriarca della città (nella tradizione ortodossa ogni Patriarca può sceglie la chiesa come punto di riferimento religioso), proseguendo il percorso vediamo la chiesa Armena, seminascosta come se il popolo armeno (maggiore concentrazione al sud della Russia) volesse nascondere la propria religione, è una costruzione bianca ed azzurra, illuminata all’interno, forse questa frangia della religione cattolica, a San Pietroburgo minoranza, potrà trovare il suo spazio dopo tante persecuzioni.

Ci avviamo verso l’aeroporto cui giungiamo dopo aver attraversato per l’ennesima volta la città, passiamo dinanzi al monumento della Vittoria, la piazza a sud della città dove avevamo l’albergo, un ‘occhiata veloce all’imponente monumento (TCI pag. 239) e velocemente raggiungiamo l’aeroporto, dopo una fila si aprono le porte dell’imbarco, salutiamo Nikita la nostra guida, che premuroso in stile sovietico, si è accertato che ci stessimo imbarcando per Francoforte. Il rientro in Italia è stato tranquillo, un po’ di perturbazioni durante il volo non mi hanno permesso di scrivere il diario, ma nulla di preoccupante. L’arrivo a casa è sempre piacevole. Casa propria è sempre un luogo caldo ed accogliente.

E’ giunto il momento di fare delle considerazioni sul viaggio, ma da dove iniziare?? Comincio dagli alberghi, il President Hotel di Kiev è un bell’albergo, molto sfarzoso costruito ai tempi del regime sovietico, il servizio discreto, camere comode, ubicato vicino al centro permetteva di passeggiare per la città. L’Hotel Katerina Iris di Mosca è ubicato fuori dal centro città, ma relativamente vicino all’imponente rete metropolitana, volendo muoversi (tolta la diffusa microcriminalità) è abbastanza facile, anche se ai turisti era consigliato uscire in gruppo e senza soldi. L’Hotel Pulkoskoya a San Pietroburgo è un albergo commerciale e per turisti, anche se è indicato come 4 stelle è un tre stelle medio, il servizio discreto.

Proseguiamo l’analisi parlando del cibo, in tutta la zona la fantasia in cucina è scarsa, poca tradizione gastronomica, si mangiano insalate (il cetriolo è onnipresente). Tante zuppe (molto buone quelle di Kiev), i secondi sono di carne o pesce accompagnati da verdure o pasta o riso, i dolci sono sempre presenti, i gelati sono molto buoni e cremosi.

Le città. Kiev e l’Ucraina appaiono diverse dalle altre città viste, mantiene una sua autonomia, geograficamente è più vicina all’Europa e quest’influenza si nota, è una città storicamente cosmopolita e mantiene quest’attenzione, la forza della rinascita appare notevole. Mosca, è una città tetra, cupa, triste, la gente non sorride, veste male, anche chi ha a disposizione molti soldi ed acquista vestiti firmati veste male, la povertà è dilagante, l’alcolismo si nota. San Pietroburgo, grande città dall’animo europeo, un mix tra Venezia e Vienna, restaurati sono solo i palazzi principali, girando all’interno si nota lo stato d’abbandono in cui versa la città. La piaga della povertà e dell’alcolismo è pienamente visibile alla sera ed in alcune ore del giorno, società quella russa che risente del vuoto lasciato dal comunismo e dal socialismo, avrà molto da lavorare per raggiungere i nostri livelli di vita.

Le auto, si vedeva circolare tante Mercedes, le Limoussine , sono utilizzate dalle spose, ma la maggior parte della popolazione utilizza le Lada, la Fiat russa, si vedono circolare le 124 e 125, che li hanno altri nomi, i modelli non hanno un nome ma hanno i numeri, ad oggi sono arrivati al modello 9. Mediamente un’automobile cambia proprietario ogni 50.000 km. Vi sono delle auto in circolazione che hanno più di 20 anni, siccome l’auto è un lusso la gente cerca di tenerla il più possibile, basta che cammini e va bene. Non importa lo stato esterno, importa che cammina. Quando si ferma, a volte viene abbandonata lungo la strada senza targa. Sono presenti pochi modelli di marche europee recenti. I ricchi sfoggiano i costosi fuoristrada giapponesi ed americani. Nelle campagne è impossibile muoversi senza fuoristrada in quanto le strade nei villaggi non sono asfaltate.

I restauri. Gli stati visitati hanno investito molto nel restauro delle opere d’arte che erano state distrutte sia durante la guerra si durante il periodo di dominio sovietico. Grande maestria degli artigiani russi ed ucraini nel riportare tutto agli antichi splendori.

Le pubblicazioni. Seppur sono città molto frequentate da turisti, trovare delle pubblicazioni di livello medio/medio alto in italiano risulta abbastanza difficile. Molto diffuse sono quelle in francese, in inglese ed in tedesco. Le migliori sono stampate in francese e sono reperibili all’interno dei musei o in librerie specializzate (quasi sempre adiacenti a musei o Monasteri).

Il giro è stato una grande opportunità non solo dal punto di vista culturale ed artistico, è stata la possibilità di vedere la società ucraina e russa in piena rinascita o forse in pieno riscatto culturale, artistico con l’Europa così lontana e così vicina. Starà a noi europei essere in grado d’avvicinare questa nazione così antica, così grande e non creare ulteriori divisioni che nello scorso secolo hanno caratterizzato la storia.

Ora non resta che trascrivere questo diario di viaggio, ed integrarlo con i libri acquistai in loco che manterranno vivo questo stupendo viaggio …



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