Israele, West Bank e Petra
E’ sempre molto difficile spiegare che cosa ci guida nella scelta di un viaggio e questo tour non era nella nostra “top ten” dei luoghi da visitare, ma dovendo prendere in considerazione una meta non troppo lontana abbiamo fatto questa scelta che si è rivelata estremamente interessante sia dal punto di vista storico/culturale sia da quello naturale.
Per quanto riguarda la parte pratica… il volo con Easy Jet su Tel Aviv è costato 150 euro a testa, in aeroporto abbiamo noleggiato un’auto per 4 giorni con www.rentalcars.com al costo di 125 euro con consegna a Gerusalemme, infine abbiamo noleggiato un’altra auto per 3 giorni da Gerusalemme ad Eilat con www.calauto.co.il al costo di 65 euro. Gli hotel li abbiamo prenotati tutti su www.booking.it approfittando delle offerte del momento. E’ un viaggio che si presta al fai da te, non ci siamo mai sentiti in pericolo, le persone sono disponibili e anche quelle che non parlano inglese cercano di aiutarti come possono. I controlli in aeroporto, nei vari check point e alla dogana con la Giordania sono stati più sbrigativi di quanto avevamo previsto, l’unico problema, se così si può chiamare, è che non avendo un navigatore era molto difficile entrare/uscire dalle città in quanto la segnaletica è quasi inesistente, quindi bisognava intuire o avere la fortuna di immettersi sulla strada giusta. Il clima, nonostante fosse primavera avanzata, è stato caldo soprattutto nella zona del Mar Morto, nel Deserto del Negev e a Petra, la cucina è quella tipica del medio oriente con prevalenza di frutta e verdura (i vegetariani vanno a nozze!).
Questo il nostro itinerario.
23 maggio. Arriviamo in tarda serata a Tel Aviv e dopo aver ritirato l’auto ci dirigiamo all’Ostello di Jaffa per la notte.
MILK & HONEY HOSTEL. Abbastanza vicino alla Old Jaffa, personale giovane e disponibile, cucina a disposizione dei clienti, camere molto piccole ed essenziali ma pulite. VOTO 7 per le camere con bagno privato, VOTO 5 per quelle senza (per accedere al piccolissimo bagno comune bisogna entrare passando da una camerata).
24 maggio. Partiamo in direzione nord con sosta ad HAIFA per visitare il Monastero Carmelitano di Stella Maris e l’interessante Chiesa con la grotta sotto all’altare che i cristiani affermano essere la grotta del Profeta Elia. Molto bello il panorama sulla città e sulla costa. Diamo uno sguardo ai curatissimi Giardini Baha’i intravvedendo il Santuario con la sua cupola dorata, che purtroppo sono chiusi per la festa dello Shavuot (Pentecoste) e facciamo una passeggiata lungo la Ben Gurion nel quartiere noto come Colonia Tedesca passando accanto a belle case in pietra e ristoranti di lusso. Ci spostiamo poi nell’antico Quartiere Wadi Nisnas, tipicamente arabo e vista l’ora di pranzo ci fermiamo in un localino per il nostro primo kebab. Ripartiamo verso nord e nel primo pomeriggio arriviamo nella storica AKKO, una delle più antiche città di Israele, dove ci fermeremo per la notte. La prima cosa che balza agli occhi sono le imponenti mura della città vecchia che dividono la parte antica abitata in prevalenza da arabi, da quella moderna abitata da cittadini ebrei. Cerchiamo a fatica un posteggio, ci rinfreschiamo con un buon e fresco succo di pompelmo e iniziamo la visita di questa città dalla quale si dice sia passato anche Marco Polo durante il suo viaggio in oriente. Le attrattive più importanti sono senza dubbio la Città Crociata sotterranea con le Sale dei Cavalieri dai bellissimi soffitti a volta, il refettorio, dove sembra abbia cenato Marco Polo e, accanto al refettorio un tunnel utilizzato dai cavalieri come via di fuga verso il mare. Interessante è anche il Tunnel dei Templari, un passaggio sotterraneo che risale al 1300 e che un tempo collegava la Fortezza al Porto. Siamo ormai a fine giornata, la città si svuota, facciamo una passeggiata lungo le sue mura ammirando il panorama che si estende fino alla baia di Haifa. E’ ora di fare il check in ostello che fortunatamente si trova proprio davanti alle mura. Dopo cena facciamo un giro tra i vicoli illuminati fino ad arrivare al porto che nell’antichità accoglieva numerose navi provenienti dalle Repubbliche Marinare ed era considerato il più importante di Israele.
NZAR KHOURY GOR HOSTING. Ostello molto spartano e camera non particolarmente pulita, cucina in comune. L’unica nota positiva è la posizione e la bella vista dal terrazzo. Proprietario disponibile per informazioni sulle varie escursioni da fare. Non lo consiglio, ma chi vuole vedere la città senza i molti turisti che la invadono durante il giorno deve necessariamente trascorrerci una notte tenendo presente che nella Old City le sistemazioni non sono numerose e non c’è un buon rapporto qualità/prezzo. VOTO 4
25 maggio. Ci svegliamo all’alba con la preghiera del muezzin, il grande posteggio a ridosso delle mura è quasi deserto e il mare che vediamo dal terrazzo ha il tipico colore biancastro di quando il sole si è appena alzato, facciamo due passi fino al porto dove alcuni pescatori da poco rientrati stanno scaricando il pescato della notte, passiamo vicino alla Moschea di Al-Jazzar, ancora chiusa, ammirando solo la grande cupola verde con il suo minareto, facciamo colazione in una tipica caffetteria e ripartiamo verso nord-est in direzione del LAGO DI TIBERIADE. Fu proprio in questa zona che Gesù svolse la sua predicazione e compì alcuni importanti miracoli. La prima sosta la facciamo a TABGHA per vedere la Chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci ricostruita in pietra calcarea sulle rovine di una basilica d’epoca bizantina della quale è ancora possibile vedere i mosaici che riproducono i due pesci e un cesto di pani. Ci spostiamo poi sul Monte delle Beatitudini luogo in cui Gesù pronunciò una raccolta di insegnamenti che prese il nome di Discorso della Montagna. Restiamo affascinati dallo splendido panorama che si gode dal portico del Santuario sul Lago Tiberiade e sulle alture del Golan. In questo luogo si trova una chiesa curata dalle suore francescane e all’interno di essa, sotto alla sua cupola ottagonale, sono rappresentate le beatitudini. Ancora pochi chilometri e arriviamo a CAFARNAO dove, secondo i Vangeli, Gesù vi abitò dopo aver lasciato Nazareth. A Cafarnao visitiamo la Casa di San Pietro, dove si ritiene abbia abitato per qualche tempo Gesù e una chiesa moderna, a mio avviso non particolarmente bella, costruita sulle rovine di un’altra chiesa del V secolo mentre a fianco ci sono i resti di una sinagoga in pietra calcarea e proprio per questo chiamata Sinagoga Bianca. Per ultimo visitiamo il Monastero greco-ortodosso dei 12 Apostoli, bellissime le decorazioni e le icone al suo interno. Nella tarda mattinata ci dirigiamo verso TSFAT (Safed) una piccola città abitata interamente da israeliani e considerata una delle quattro città sante dell’Ebraismo. Nel centro storico ci sono diverse sinagoghe dedicate ai più influenti rabbini dei secoli passati e diverse scuole religiose dove qualsiasi ebreo può venire ad ascoltare gli insegnamenti dei maestri ortodossi. A poca distanza dalle sinagoghe c’è un intero quartiere di artisti creato negli anni ’50 e ’60 con l’appoggio del governo: ad ogni artista disposto a trasferirsi a Tsfat veniva assegnata gratuitamente una casa e un laboratorio. Ci perdiamo in questi vicoli tra l’azzurro e il bianco delle sue mura curiosando tra le molte botteghe di pittori, scultori e artigiani apprezzando le stupende opere d’arte. Dopo aver gustato in un localino il nostro primo falafel ripartiamo per Tiberiade alla ricerca dell’hotel in cui dormiremo stanotte.
GOLDEN SUITES TIBERIAS CITY CENTER. Classico hotel: camera e bagno pulito anche se un po’ piccoli, aria condizionata, vicino alla promenade, buona accoglienza. Un po’ scomodi i due piani di scale da fare a piedi per arrivare alle stanze. VOTO 7
26 maggio. Partiamo di buonora per il MONTE TABOR ammirando panorami stupendi sui campi coltivati della Valle di Jezreel. Sulla sommità del monte è possibile visitare il Monastero e la Chiesa francescani. Percorriamo il viale ombreggiato da alti cipressi ed entriamo in un cortile dove si trovano dei giardini con piante provenienti da tutto il mondo e delle rovine di un monastero di epoca bizantina. Poco distante c’è la Basilica della Trasfigurazione in stile romanico-siriano considerata tra le più belle chiese della Terra Santa. In quel momento siamo gli unici visitatori, il silenzio in chiesa è quasi irreale e non possiamo far altro che ammirare gli splendidi mosaici e visitare la piccola cripta. Da un terrazzo della Basilica ammiriamo il panorama della fertile e coltivata pianura di Esdrelon, la più grande della Galilea. La prossima tappa è Nazareth, ma prima di raggiungerla ci fermiamo a KAFR-KANA per visitare la Chiesa cattolica francescana delle Nozze di Cana che sorge nel luogo in cui, secondo il Vangelo, Gesù fece il suo primo miracolo tramutando l’acqua in vino durante un matrimonio al quale era stato invitato con sua madre Maria. Pochi chilometri e siamo a NAZARETH, andiamo alla ricerca della nostra Guest House che si rivela alquanto difficoltosa. Mostriamo l’indirizzo ad alcuni passanti ma nessuno ci sa dare indicazioni, dopo vari tentativi andati a vuoto un signore molto disponibile telefona al proprietario che gentilmente ci viene a prendere e ci scorta fino a “casa”. Il posto è molto carino, ha un fresco giardino e le camere sono pulite ed accoglienti, il “pezzo forte” è la cucina perché è possibile pranzare e cenare a casa dei proprietari gustando degli ottimi e abbondanti piatti locali da loro preparati. La visita della città non può che cominciare dalla Basilica dell’Annunciazione che sorge sul luogo in cui l’arcangelo Gabriele annunciò a Maria la nascita di Gesù. La struttura è costruita su due livelli: la chiesa inferiore che racchiude la grotta che fu la casa di Maria e la chiesa superiore con una stupenda cupola attraverso la quale filtra la luce che illumina l’interno. Alle pareti del cortile della chiesa superiore ci sono dei bellissimi mosaici donati dalle comunità cattoliche di tutto il mondo. Visitiamo anche la Chiesa di San Giuseppe dove sorgeva la sua bottega di falegname, la Sinagoga-Chiesa e la Moschea Bianca. Nel pomeriggio visitiamo il Nazareth Village, una ricostruzione di un villaggio Galileo risalente al primo secolo che riproduce la vita di quell’epoca. Di antico ci sono solo i vigneti e il torchio per l’uva, tutto il resto sono riproduzioni. La visita è interessante, anche se non copre il costo del biglietto. L’ultima visita della giornata la facciamo salendo sulla collina che domina la città dove si trova la chiesa salesiana dedicata a “Gesù adolescente”, affiancata da una scuola professionale. Purtroppo non possiamo visitare il suo interno perché è chiusa, in compenso possiamo ammirare il bellissimo panorama.
VITRAGE GUESTHOUSE. Guesthouse a gestione famigliare, vicino al centro, anche se un po’ difficile da trovare. Accoglienza amichevole e rilassante. All’arrivo in città meglio contattare il proprietario per farsi venire a prendere. Ottimo cibo. Consigliata. VOTO 8
27 maggio. Le mura bianche ci annunciano che siamo arrivati a GERUSALEMME… unica e bellissima, semplice ma caotica, la città più contesa e spirituale della terra dove in un chilometro quadrato convivono le tre religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam. Ma andiamo con ordine. Consegniamo la macchina alla Hertz di Romema Centro e con la metropolitana leggera (tram) che passa nelle vicinanze raggiungiamo la CITTA’ VECCHIA nei pressi della PORTA DI JAFFA che conduce ai quartieri arabo e cristiano. Facciamo il chek in in ostello e, visto il caldo non indifferente, ci rilassiamo rimandando a inizio pomeriggio le prime visite. Un po’ di relax fa sempre piacere, ma abbiamo anche un certo languore e appena fuori dall’ostello troviamo un localino molto spartano che propone “The best falafel of Jerusalem!”. In effetti i falafel della Micky sono davvero ottimi e diventeranno un appuntamento quotidiano fino alla nostra partenza. Dopo pranzo raggiungiamo il MONTE SION, piccola altura a sud della Città Vecchia, vicino all’omonima Porta. Visitiamo la Tomba di Re David, uno dei luoghi sacri più venerati dagli ebrei, il Cenacolo, luogo in cui Gesù consumò l’ultima cena e la Basilica della Dormizione una magnifica chiesa nella quale si ritiene che la Vergine Maria sia caduta nel “sonno eterno”, visitiamo anche la cripta dove si trova la statua di Maria che giace addormentata. Raggiungiamo la Chiesa di San Pietro in Gallicantu dove avvenne il tradimento di Pietro. Purtroppo è chiusa e possiamo solo vedere l’architettura esterna e il bel panorama dall’alto della strada. Ci spostiamo nel tranquillo QUARTIERE ARMENO, il più piccolo dei quattro quartieri di Gerusalemme, entriamo nella bella Cattedrale di San Giacomo, un edificio del XII secolo con tante lampade accese che pendono dal soffitto e tappeti persiani che ricoprono i pavimenti e assistiamo ad una funzione religiosa accompagnata dal canto di un coro. Concludiamo la giornata con la passeggiata lungo i bastioni ammirando suggestivi panorami della città.
CITADEL YOUTH HOSTEL. Ostello situato nel cuore della città vecchia a 10 minuti a piedi dalla Porta di Jaffa, bellissima la vista dal terrazzo, il personale è molto disponibile e la struttura completamente in pietra è molto suggestiva. Stanze discretamente pulite. Da preferire quelle al piano inferiore. Buon rapporto qualità prezzo. CONSIGLIATO. VOTO 7
28 maggio. Alla 6 del mattino attraversiamo il suq situato nel QUARTIERE CRISTIANO, le numerose botteghe sono ancora chiuse, i tantissimi gatti la fanno da padroni e vanno alla ricerca di qualche avanzo di cibo oppure passeggiano silenziosi nei vicoli deserti. Gerusalemme oltre ad essere la Città Santa dovrebbe anche essere la Città dei Gatti, in fondo a pensarci bene, i gatti sono una delle poche cose che hanno in comune gli arabi con gli ebrei. Raggiungiamo la Basilica del Santo Sepolcro luogo sacro ai cristiani cattolici, greci ortodossi e armeni ortodossi che si dividono non solo gli spazi ma anche gli orari e i tempi delle funzioni. Una curiosità: le chiavi della basilica sono custodite da due famiglie musulmane. Le sensazioni che si possono provare in questa chiesa sono diverse a seconda se ci si reca da credenti oppure solo da semplici visitatori, in ogni caso è sempre un momento emozionante perché si vive concretamente la storia degli ultimi 2000 anni. All’entrata c’è la pietra dell’unzione su cui è stato posato il corpo di Cristo, alcune persone la baciano, altre vi posano degli oggetti per benedirli, poi salgono le scale che portano al Golgota dove Gesù è stato crocefisso per poi passare al punto in cui fu avvolto nel sudario e infine si inginocchiano davanti al sepolcro. All’interno della chiesa si trovano anche le ultime cinque stazioni della Via Crucis e diverse cappelle devozionali come quella di Adamo, di Sant’Elena e la piccola Cappella dei Copti che riconosce a Gesù la sola natura divina e non quella umana. Visitiamo poi il Monastero Etiopico, una delle chiese più antiche tra quelle cristiane. All’ingresso del monastero si trova un’antica colonna che segna la nona stazione della Via Crucis dove Gesù cadde per la terza volta portando la croce. Ci spostiamo poi nel QUARTIERE EBRAICO sicuramente il quartiere più ordinato e pulito della città. Lungo le stradine lastricate ci sono negozietti che vendono pochi oggetti ma d’effetto, ristorantini che preparano cibo occidentale come pasta o pizza ma anche un sacco di polizia, sia ragazzi che ragazze, armata di mitra e pistole. Durante lo Shabbat in questa zona scende il silenzio più totale, gli ebrei si disconnettono dal mondo e fermano tutte le loro attività lavorative. All’interno di questo quartiere si trova il MURO DEL PIANTO dove, sia di giorno che di notte, gli ebrei pregano avvicinando e oscillando la testa al muro e ogni tanto mettono tra le pietre un foglietto con scritto un desiderio. L’entrata è divisa in due sezioni, una grande per gli uomini, ed una più piccola per le donne. Alzando lo sguardo, oltre il Muro intravediamo la Cupola della Roccia che si erge maestosa all’interno del Monte del Tempio, la cosiddetta Spianata delle Moschee, non più casa degli ebrei ma casa dei musulmani. Il centro della vita comunitaria ebraica è Hurva Square, così chiamata per le rovine della sinagoga omonima. Ci sediamo su una panchina di questa animata piazza dove ci sono gruppi di bambini che giocano, mamme che chiacchierano tra di loro ed ebrei ultraortodossi con i loro vestiti neri e i grandi cappelli dai quali escono le lunghe basette “boccolose” che l’attraversano frettolosamente. Poco distante, sotto al livello della strada, c’è il Cardo Maximus, in origine una strada romana che collegava la Porta di Damasco, a nord, con il sud della città. Il tratto originale che vediamo è lungo circa 200 metri e la pavimentazione e le colonne sono originali. Risaliamo verso nord attraversando ancora il SUQ, ora brulicante di vita. Nelle ore centrali della giornata è uno dei luoghi più colorati e rumorosi della città dove i carretti carichi di mercanzie si fanno largo tra la gente, i bambini ti sorpassano correndo e i mercanti vendono spezie e souvenir di ogni genere. Qui ritroviamo la stessa piacevole atmosfera orientale che abbiamo vissuto in altri paesi arabi. Il QUARTIERE MUSSULMANO è il più grande e animato dei quattro quartieri e lo percorriamo fino ad incrociare la Via Dolorosa. Dapprima incontriamo la Cappella della Flagellazione: la vetrata sopra l’altare maggiore riproduce la pena patita da Gesù, mentre il mosaico della cupola riproduce la corona di spine, poi vediamo la vicina Cappella della Condanna dove sulle vetrate della cupola sono rappresentati Pilato che si lava le mani e l’imposizione della croce. Poco distante c’è il Monastero dell’Ecce Homo, gestito dalle suore francesi di Notre Dame de Sion, nel quale sono conservate importanti resti dell’epoca romana. Nel convento c’è anche una cisterna che attraverso un canale portava l’acqua al Tempio di Erode, un lastricato romano e un arco che un tempo si pensava fosse il punto in cui Ponzio Pilato mostrò alla folla Gesù dopo essere stato flagellato. Poco distante si trova la Chiesa di S. Anna considerata da molti la più bella chiesa crociata del Medio Oriente. Qui, secondo la tradizione, sorgeva la casa dei genitori di Maria. Il suo interno è molto spoglio ma ha il pregio di avere una cassa acustica di grande suggestione. Usciti dalla chiesa, andiamo verso la piscina, che in realtà era un serbatoio idrico del vicino Tempio. Qui l’evangelista Giovanni ambientò la guarigione nel paralitico. Siamo a fine mattinata, attraversiamo di nuovo il suq fino al quartiere cristiano, ci fermiamo nel localino della Micky per il nostro consueto pranzo a base di falafel e infine, stanchi ed accaldati, ci fiondiamo in ostello per riposarci un po’. Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita della Cittadella, a due passi dalla Porta di Jaffa. Ci perdiamo tra le torri fatte costruire da Erode in difesa del suo palazzo e ci godiamo un meraviglioso panorama che spazia su tutta la città. Più volte distrutta e ricostruita, venne definitivamente rinnovata nel XIV secolo dai Turchi che costruirono sui bastioni la Torre di David. Sempre all’interno della Cittadella visitiamo l’interessante Museo che ripercorre tutta la storia della città santa. Ormai è l’imbrunire e tutto sembra attenuarsi: le luci, i colori, e persino il caotico andirivieni di gente e di mezzi. Concludiamo la serata nel vicino ristorante Armenian Tavern a due passi dalla Cittadella.
CITADEL YOUTH HOSTEL.
29 Maggio. All’alba il suggestivo canto del muezzin che richiama alla preghiera non si fa attendere e si alterna al suono delle campane, Gerusalemme è anche la città dei suoni…Dopo la sfaticata di ieri, stamattina ce la prendiamo un po’ comoda. Facciamo colazione in una delle bellissime panetterie del quartiere ebraico e usciamo dai confini della città vecchia per immergerci nell’affollato MERCATO MAHANE YEUDA. La varietà di prodotti che vediamo sulle sue bancarelle è impressionante, è un tripudio di colori e ogni bancarella meriterebbe una sosta! Si passa dalla verdura alla frutta secca, dai formaggi al pesce, dal pane fresco ai dolci, ma vendono anche prodotti naturali del Mar Morto…creme, saponi profumati e i famosi sali da bagno. Vi consigliamo di fermarvi in uno dei tanti ristorantini che si trovano al suo interno oppure nelle vie limitrofe. Noi l’abbiamo fatto e siamo rimasti soddisfatti sia per qualità del cibo che per la convenienza dei prezzi. Poco distante c’è ETHIOPIA STREET con la sua bella Chiesa. Prossima tappa il QUARTIERE MEA SHE’ARIM uno dei più antichi della città, abitato da una numerosa comunità di ebrei ortodossi che segue uno stile di vita molto rigido e che rinuncia al benessere e alla comodità moderna per dedicarsi allo studio della Bibbia. Emarginati dagli israeliani, questa comunità vive nella speranza che la Grande Israele verrà creata dall’avvento del Messia e non dalla mano dell’uomo. Camminando per King George Street verso nord incontriamo uomini con cappelli neri e donne che indossano camicie a maniche lunghe, gonne che arrivano fin sotto al ginocchio e hanno la testa coperta da un foulard annodato, questo perché quando una donna è sposata i capelli diventano qualcosa di privato da salvaguardare, ma la cosa che mi ha colpito di più, ma questo in tutta la città e non solo in questo quartiere, è quella di aver visto tantissime donne molto giovani incinte o con al seguito uno stuolo di figli tutti vestiti nello stesso modo. Rientriamo nella città vecchia perché oggi è venerdì e alle 16.00 c’è la Via Crucis dei francescani. Il punto di partenza è nel Quartiere mussulmano presso la Porta dei Leoni e precisamente nel cortile del Collegio Al-Omariyeh, una scuola islamica tutt’ora in attività. Sicuramente è una bella esperienza, anche per chi non è religioso perché permette di rivivere tutte le diverse soste compiute da Gesù. Risaliamo verso nord fino alla PORTA DI DAMASCO, la più imponente delle sette porte della città antica. E’ sempre affollatissima di gente e di venditori di frutta e verdura che con i loro carrelli muniti di una gomma di un auto che funge da freno, trasportano le merci dalla città vecchia a quella nuova. Ci fermiamo qualche minuto sui gradini all’esterno della porta per vedere un altro spaccato di vita di questa città in “compagnia” dei tanti soldati israeliani che tengono tutto sotto controllo.
CITADEL YOUTH HOSTEL.
30 Maggio. Oggi la destinazione è la WEST BANK. Ritorniamo alla Porta di Damasco, è molto presto e dove ieri c’era il tipico caos dei paesi arabi, adesso c’è una calma piatta. Le botteghe sono ancora chiuse, ci sono solo alcune vecchiette sedute per terra che sistemano le erbe aromatiche pronte per essere vendute, ma sarà solo questione di qualche ora e poi ritornerà ad essere animatissima come sempre. Usciamo dalla Porta di Damasco e ci dirigiamo verso la vicina stazione degli autobus araba che fa servizio nei Territori. Ne prendiamo uno per GERICO, con cambio ad Abu Dis e in meno di un’ora arriviamo nella “più antica città del mondo ininterrottamente abitata dall’uomo”, almeno così definiscono Gerico le autorità locali. Il bus si ferma nei pressi del Centro Visitatori dove i taxi stazionano in attesa dei turisti. Ne contattiamo uno che per la “modica” cifra di 140 NIS ci porterà al Monastero di S. Giorgio e al Monte delle Tentazioni. Il Monastero greco-ortodosso di San Giorgio è stato costruito più di 1500 anni fa, è scolpito nella roccia ed è posizionato a strapiombo sul Canyon del Wadi Qelt, una zona completamente desertica. Dal parcheggio percorriamo il lungo e ripido sentiero in discesa in compagnia di un ragazzo beduino e del suo asinello che mi verrà utile al ritorno. Purtroppo è sabato e l’apertura è prevista per le ore 9.00, troppo tardi per noi che abbiamo in programma diverse visite, e poi fa già molto caldo e la risalita del sentiero che porta al posteggio sarebbe stata troppo faticosa, non tanto per me che l’ho fatta in groppa all’asinello quanto per mio marito che ha preferito farla a piedi. In ogni caso il panorama è bellissimo, il monastero si mimetizza con la roccia del canyon e sulla parete che lo circonda si vedono le grotte degli eremiti. Il nostro tassista ci porta ora al Monte delle Tentazioni dove si trova il Monastero greco-ortodosso della Quarantena. Questo è il punto in cui il diavolo chiese a Gesù, che era a digiuno da 40 giorni e 40 notti, di trasformare le pietre in pane per dimostrare che fosse il Figlio di Dio. Prendiamo la funivia che in pochi minuti ci porta sulla sommità del monte e risaliamo una lunga scalinata fino al Monastero anch’esso abbarbicato ad una parete rocciosa che domina la Valle del Giordano. Subito dopo l’entrata troviamo uno stretto corridoio con ai lati le celle dei monaci, poi entriamo nella piccola chiesa con le pareti decorate da bellissime icone e il soffitto dipinto, il silenzio e la tranquillità che emana questo luogo crea un’intensa atmosfera. C’è anche un piccolo balcone a sbalzo con una vista straordinaria. Riscendiamo ancora in funivia e ci incamminiamo verso il centro di Gerico passando davanti all’Albero di Zaccheo, un sicomoro che sembra abbia più di 2000 anni, sul quale Zaccheo salì per cercare di vedere passare Gesù. Ed eccoci ancora nel piccolo centro di Gerico, molto gentilmente la ragazza del Centro Visitatori ci indica la fermata dei taxi collettivi per BETLEMME. Ne prendiamo uno che si ferma poco distante dal piazzale della Basilica della Natività. Prima di visitarla pranziamo nel Ristorante Casanova, situato proprio dietro alla chiesa gustando un’ottima cucina. Dopo pranzo raggiungiamo il piazzale in cui si trova la chiesa simbolo della religione cattolica. Dall’esterno la Basilica della Natività non mi sembra così bella e maestosa, anzi mi sembra piuttosto povera, la sua facciata una volta aveva tre porte di entrata, ora ne ha una sola ed anche questa è stata rimpicciolita sempre più fino a essere ridotta ad un solo stretto e basso passaggio. L’interno della basilica è in buona parte in fase di restauro, incontriamo due suore di cui una di Palermo che ci raccontano che questi lavori erano assolutamente necessari in quanto il suo decadimento era così grave che nel 2012 venne inclusa dalle Nazioni Unite nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. Se non altro almeno in questo caso, le tre comunità cristiane che la gestiscono (la greca ortodossa, armena apostolica e l’ordine francescano della Chiesa di Roma) si trovano d’accordo! Il punto più suggestivo è la Grotta della Natività, luogo in cui si dice sia nato Gesù, il punto è simbolicamente segnato da una stella d’argento a 14 punte la famosa stella cometa. Vicino alla Basilica della Natività c’è la Chiesa di Santa Caterina, dove ogni anno viene celebrata la Messa di Natale seguita da tutto il mondo cattolico. Saliamo poi la scalinata di Manger Square fino alla Moschea di Omar e, poco più avanti, vediamo l’esterno della Chiesa siriana ortodossa di Santa Maria. Facciamo un giretto per il suq e torniamo indietro fino alla Cappella della Grotta del Latte nella quale, secondo la leggenda, quando Maria durante la fuga in Egitto si fermò ad allattare Gesù, una goccia di latte cadde sul pavimento e trasformò la roccia rossa in pietra bianca. Facciamo due passi in cerca di souvenir, in questa zona ci sono molti artigiani che nelle loro piccole botteghe lavorano il legno di ulivo e realizzano le più semplici statuette o i presepi più elaborati. Betlemme ha costi inferiori a Gerusalemme sia per il cibo che per gli acquisti. Siamo ormai a fine giornata, prendiamo un taxi fino all’ostello prenotato per questa notte.
AL AMIR HOSTEL. Ostello anonimo situato fuori Betlemme in località Biet Sahour. Avevamo a disposizione un mini-appartamento: soggiorno con divano, mini cucina, bagno privato e camera da letto. Locali molto spaziosi e discretamente puliti, ma rumorosi in quanto la stanza dava su una strada trafficata. Vista la lontananza dal centro e l’assenza in zona di ristoranti o market non lo consiglio. In ogni caso ha un buon rapporto qualità/prezzo. VOTO 6
31 maggio. Una delle poche cose positive di aver dormito nei pressi di Beit Sahour è il fatto di essere vicini al Campo dei Pastori, uno dei più antichi santuari della Terra Santa e luogo in cui l’arcangelo Gabriele apparve ai pastori per annunciare la nascita di Cristo. A due passi dall’ostello c’è una grotta bizantina che ospita una Cappella e la bella Chiesa degli Angeli progettata da un architetto italiano. Con una certa difficoltà riusciamo a trovare un taxi e ritorniamo a Betlemme vicino a quel famoso muro che divide Israele dalla Palestina. Gli israeliani lo definiscono «barriera di separazione» mentre i palestinesi il «muro della vergogna». Dalla parte palestinese è colorato, con tanti murales e scritte, se non altro cercano almeno di abbellirlo, mentre dalla parte israeliana è grigio e austero. Per vedere la Tomba di Rachele, moglie di Giacobbe, che, come raccontato nella Bibbia, morì in viaggio verso Hebron, dobbiamo passare un checkpoint ed entrare in territorio israeliano, lungo la strada che porta alla tomba c’è n’è un altro dal quale non ci è permesso passare a piedi. Non mancano i taxi che offrono questo servizio, peccato che chiedono l’esagerata cifra di 40 $ per fare 300 metri! Molto gentilmente un militare del checkpoint ferma una macchina che ci dà un passaggio fino alla Tomba. Qui più che in altri luoghi è evidente come la striscia di cemento sia nato per dividere le persone e le loro storie. Venerata da ebrei, mussulmani e cristiani la Tomba di Rachele ha entrate separate per uomini e donne e mio marito per entrare è costretto ad indossare lo zucchetto ebraico. All’uscita mi dirà che la Tomba era circondata da ebrei haredi intenti a pregare e la libreria adiacente alla tomba era piena di libri sacri, stessa situazione che ho osservato io dalla parte delle donne. Da qui riusciamo a trovare senza difficoltà un passaggio per tornare indietro e con un bus ritorniamo a Betlemme per poi raggiungere HEBRON.
Questa è la città che ci ha colpito di più, non tanto per la sua bellezza ma per le sue condizioni di vita. Qui veramente si può toccare con mano quanto sia pesante la convivenza tra israeliani e palestinesi. In pratica sembra una città fantasma divisa in due: da una parte c’è la maggioranza palestinese, dall’altra c’è l’esercito con tanto di mitra spianati che controlla ogni angolo della città per difendere quella, penso minoranza, di coloni israeliani che vive qui. Girando super accaldati tra le sue strade polverose abbiamo visto negozi chiusi, grate alle finestre che i palestinesi probabilmente mettono per proteggere le loro case dagli attacchi degli altri, numerosi check point ai quali anche noi abbiamo dovuto fermarci, muri e reti entro le quali vivono nel degrado i bambini. Passeggiando nel suq siamo stati fermati da un palestinese che sapeva un po’ d’italiano e ci ha fatto vedere le reti metalliche che hanno dovuto mettere sopra alle loro botteghe per difendersi dai sassi e dalle pietre che i coloni regolarmente buttano! Le persone che sopravvivono in questa città e in queste condizioni sono tante ma abbiamo avuto l’impressione che soltanto gli ebrei possono muoversi liberamente. Hebron ci è sembrata un grande ghetto a cielo aperto dove gli unici ad essere protetti sono gli israeliani… ecco penso che questa sia la situazione peggiore che abbiamo visto e penso che vivere così sia abbastanza complicato, ma nonostante questo si vedono persone andare nella moschea a pregare o girare per il suq a far compere e bambini giocare a pollone come tutti i bambini del mondo! Con Hebron finiscono le nostre visite nei Territori, riprendiamo un bus che ci riporterà a Gerusalemme. Ritorniamo nel nostro ostello dove avevamo lasciato gran parte dei bagagli, questa volta ci viene assegnata una camera al primo piano semplice ma molto carina perché scolpita nella roccia con soffitti a volte. Trascorriamo le ultime ore della giornata girovagando per il suq in cerca di qualche souvenir.
CITADEL YOUTH HOSTEL.
1° giugno. Questa mattina ci rechiamo molto presto al MONTE DEL TEMPIO uno dei siti più venerati e forse contesi al mondo. Per gli ebrei è il punto in cui fu creato il mondo mentre per i musulmani è considerato il punto dell’ascensione ai sette cieli di Maometto. Per arrivarci dobbiamo raggiungere il Muro del Pianto, attraversare tutta la piazza, salire su una lunga passerella coperta e dopo un meticoloso controllo con tanto di perquisizione dello zaino finalmente siamo sul Monte del Tempio. Il venerdì e il sabato la Spianata è chiusa ai non musulmani e la fila è sempre interminabile noi però eravamo lì prima delle 7.30 (orario di apertura) e siamo entrati dopo soli 15/20 minuti. Il Monte del Tempio è una vasta spianata lastricata e a quest’ora c’è un’assoluta pace e pochissimi turisti. Qui si trova la Moschea Al-Aqsa la più antica del mondo che con la Cupola della Roccia che si staglia come un sole contro l’azzurro del cielo, è il terzo luogo islamico più sacro dopo Mecca e Medina. La prossima tappa è il MONTE DEGLI ULIVI. Prendiamo un autobus che parte dalla stazione di Gerusalemme Est che ci lascia davanti alla Chiesa dell’Ascensione nella quale purtroppo non possiamo entrare perché è chiusa. Visitiamo nell’ordine: la Moschea dell’Ascensione nella quale si può vedere quella che secondo la tradizione sarebbe stata l’ultima impronta lasciata da Gesù sulla terra, la Chiesa del Pater Noster costruita sulla caverna dove Gesù si dice abbia composto per i discepoli la preghiera del Padre nostro. Particolari sono le mura del chiostro coperte da pannelli che hanno inciso la preghiera nelle lingue più conosciute del mondo compresi alcuni nostri dialetti come ad esempio il milanese, il romagnolo, il calabrese e altri ancora. Scendiamo verso le Tombe dei profeti e il Cimitero Ebraico, un’enorme distesa di tombe dal quale si può ammirare una splendida vista della città vecchia. Continuiamo la discesa fino alla Chiesa del Dominus Flevit che ricorda il pianto di Gesù davanti alla città di Gerusalemme, anche in questo punto la vista è bellissima. Belle anche le cupole dorate della Chiesa di Santa Maria Maddalena che purtroppo è chiusa. Imperdibile l’Orto del Getsemani dove Gesù s’incontrava con i suoi discepoli sotto agli ulivi secolari e quella della Tomba della Vergine dove si racconta sia stata sepolta dai discepoli. Accanto all’orto degli Ulivi si trova la Basilica delle Nazioni che sorge nel luogo dove la fede cristiana ritiene che Gesù abbia pregato in solitario nella notte precedente al tradimento di Giuda. All’uscita rientriamo nella città vecchia dalla porta dei Leoni, per l’ultima volta gustiamo i falafel della nostra “amica” Micky e nel pomeriggio ritiriamo l’auto presso la Calauto di Romema Centro per spostarci domani verso sud in direzione Mar Morto. Le ultime ore della giornata le trascorriamo nel bel quartiere di Yemin Moshe dove si trova un mulino a vento costruito a metà dell’800 per macinare il grano in una zona dove si pensava si sarebbe dovuta sviluppare l’attività industriale della città, ma purtroppo, nonostante le buone intenzioni, il vento di questa zona non era abbastanza forte per alimentare in modo sufficiente il mulino che fu sostituito con altri metodi di produzione della farina.
CITADEL YOUTH HOSTEL.
2 giugno. E oggi è arrivato anche il momento di goderci un po’ di bellezze naturali che questo piccolo paese ci offre. Partiamo di buonora con la nostra Ford Focus in direzione MAR MORTO, conosciuto per l’elevata salinità delle sue acque che non consente nessuna forma di vita fatta eccezione per alcuni batteri (da qui il nome “morto”). Percorriamo la strada n. 90 che attraversa il Deserto della Giudea, ci fermiamo a far benzina e colazione in una stazione di servizio senza fare a meno di acquistare creme e altri prodotti a base di sali del Mar Morto. Siamo ormai sulle rive del lago più salato della terra, a circa 400 metri sotto il livello del mare, l’aria è secca, la temperatura è molto alta, il paesaggio è lunare, eppure qua e là su questa grande spianata desertica ci sono palmeti a perdita d’occhio. La prima sosta la facciamo METZUKEI DRAGOT a qualche chilometro dalla strada principale dove si trova solamente un campo tendato e niente però si ha una bella vista sulla depressione del Mar Morto. Arriviamo poi alla RISERVA NATURALE DI EIN GEDI un’oasi suggestiva con pozze d’acqua dolce e cascatelle alimentate da quattro sorgenti perenni. Questo parco naturale è formato da due canyon: il Wadi David e il Wadi Arugot. Decidiamo di vedere il primo, il più frequentato ma anche il più accessibile. Vicino alla biglietteria è possibile riempire gratuitamente bottiglie d’acqua potabile fresca. Ci inoltriamo nel canyon e dopo aver percorso qualche decina di metri scorgiamo subito un animaletto simile a una marmotta che si fa avvicinare senza problemi e che in seguito ho scoperto chiamarsi procavia delle rocce, andiamo oltre fino a raggiungere la prima cascatella dove alcuni ragazzi si rinfrescano sotto al suo getto. Saliamo lungo il canyon e, visto il tanto caldo, ci ripariamo all’ombra di una grande roccia, ci liberiamo di scarpe e calze e mettiamo i nostri stanchi piedi a mollo nel piccolo ruscello che scorre a due passi da noi. E’ un sollievo poterci rinfrescare e non vorremmo più andare via! Il sentiero diventa sempre più ripido lungo la parete del canyon e il caldo sempre più insopportabile, per cui optiamo per il ritorno. Appena fuori dalla riserva sorge il Parco archeologico di EIN GEDI che conserva le rovine di un’antica sinagoga riccamente decorata con i 12 segni zodiacali e tre iscrizioni in aramaico, la vecchia lingua parlata in Galilea da Gesù per comunicare con i suoi discepoli. Riprendiamo la strada n. 90 sulla quale troviamo diverse deviazioni dovute a lavori stradali, cerchiamo qualche posto per poterci rifocillare ma purtroppo abbiamo l’impressione che la zona non offra molte possibilità, in compenso i panorami sono bellissimi, la luce è abbagliante e i colori del mare tropicali. Troviamo un’area di ristoro e non ce la facciamo scappare. Il posto è affollato di turisti e di gente del posto, ci mettiamo in fila in uno dei self-service e pranziamo con un enorme panino. Il pomeriggio lo trascorriamo sulla spiaggia di EIN BOKEK, sollazzandoci al sole senza poter provare l’ebrezza di bagnarci completamente nelle acque del Mar Morto perché sia io che mio marito abbiamo delle ferite scoperte….azzzz… ! Nel tardo pomeriggio ci trasferiamo ad ARAD, nell’entroterra, località in cui dormiremo. La sistemazione è a dire poco ottima! Si tratta di una villetta indipendente con un paio di monolocali (ma eravamo soli) attrezzati di cucina, patio con giardino, tavolini e sedie. Molto gentile la proprietaria che ci indica dove sono localizzati i ristoranti migliori e il supermercato nel caso volessimo cenare in casa. Optiamo subito per il super, una cenetta tranquilla è una bella alternativa ai pasti fatti finora nei tanti ristoranti. Dopo cena ci rilassiamo nel giardino in compagnia di alcuni gattini che ci vengono a trovare attirati dagli avanzi di cibo che gli abbiamo messo in una vaschetta. Dopo una giornata caldissima un po’ di aria fresca ci voleva proprio! E’ una piacevole serata, il paesino è molto tranquillo e accogliente e sarebbe stato bello poterci rimanere un altro giorno solo per rilassarsi un po’.
HAHAGALA APARTMENT. A 30 km dal Mar Morto, a 48 Km. dalla fortezza di Masada e a 2 km dal centro di Arad struttura in stile chalet con l’aria condizionata, un bel giardino attrezzato, WiFi gratuito. Pulito e molto accogliente. VOTO 9. CONSIGLIATO
3 giugno. La sveglia suona alle 4.00 è una levataccia, ma ci tocca se vogliamo vedere l’alba alla fortezza di MASADA e percorrere il “sentiero del serpente”. Siamo in macchina da circa un’ora e il buio della notte a poco a poco si sta dissolvendo, dal Centro Visitatori prendiamo il famoso sentiero che in circa tre quarti d’ora ci porta alla sommità del sito archeologico. E’ una bella sfacchinata per noi che giovani non lo siamo più, ma tutta la fatica è ripagata dallo spettacolo indimenticabile che appare davanti ai nostri occhi una volta arrivati in cima. Incredibile come questa fortezza sia ancora così ben conservata dopo 2000 anni. Fu fatta edificare da Erode il Grande come residenza estiva e quando i romani conquistarono Gerusalemme, un migliaio di ebrei tra uomini, donne e bambini si rifugiarono in questa fortezza cercando di resistere, ma vista l’imminente disfatta, gli ebrei preferirono uccidersi piuttosto che cadere nelle mani nemiche. Il sole è sorto da poco e i panorami sono splendidi, camminiamo tra una rovina e l’altra passando dalle cucine ai bagni, dalla sinagoga alle case e immaginiamo come poteva essere la vita in questa comunità quasi 2000 anni fa. Riprendiamo la strada N. 90 verso sud ripassando dalla spiaggia di Ein Bokek e dalla formazione rocciosa chiamata “La moglie di Lot” che ricorda la donna che fu punita e trasformata in una colonna di sale per aver trasgredito, secondo la religione ebraica, all’ordine di non voltarsi ad osservare la distruzione di Sodoma e Gomorra. Ci inoltriamo ancora più a sud nell’arido e spettacolare DESERTO DEL NEGEV diretti a Mitzpe Ramon dove ci fermeremo per la notte. Facciamo una sosta a SDE BOKER per visitare la Casa di David Ben Gurion, fondatore e primo Ministro di Israele che visse in questo kibbutz in pieno deserto dal 1953 fino al 1973 anno della sua morte. La sua aspirazione era quella di coltivare il Negev, arido e abbandonato, e di costruire delle città che avrebbero ospitato le case di molti ebrei. All’esterno del kibbutz ci sono alberi, piante, fiori, mentre l’interno è modesto e semplice e, poco prima di morire, espresse il desiderio che tutto doveva rimanere come l’aveva lasciato lui. La stanza più rappresentativa è la piccola biblioteca privata che conta più di 5000 libri e foto con le maggiori personalità storiche dell’epoca. La sua tomba e quella di sua moglie Paula si trovano poco distante dal kibbutz in una bellissima posizione che domina il Wadi Zin. Proseguiamo verso sud in direzione MITZPE RAMON attraversando paesaggi molto suggestivi fino a raggiungere il nostro Eco Lodge. La sua posizione con la vista sul cratere è magnifica.
DESERT SHADE ECO LODGE. “Camere” molto spartane inserite in capanne di fango costruite in modo ecologico con materiale riciclato, hanno un ventilatore, non hanno serratura ma una maniglia di legno che si blocca dall’interno, bagni in comune un po’ distanti dalle camere sufficientemente puliti, in un edificio in comune c’è connessione Wi-Fi gratuita. Non c’è un buon rapporto qualità/prezzo CONSIGLIATO PER BACKPACKERS. VOTO 6
4 giugno. Mizpe Ramon. È una piccola località costruita sul bordo del cratere omonimo. Dietro al Centro Visitatori parte una passeggiata dalla quale è possibile ammirare sotto di noi il cratere in tutta la sua vastità, profondo 300 metri con un diametro di 8 Km. e lungo 40 Km., è un Grand Canyon in miniatura. Sul bordo del muretto che funge da parapetto ci sono alcuni stambecchi che si arrampicano sulle rocce con grande agilità. In teoria si potrebbero percorrere dei sentieri naturalistici, ma prima di mezzogiorno dobbiamo consegnare l’auto a Eilat e l’escursione ci porterebbe via troppo tempo. Riprendiamo la strada panoramica N. 40 verso sud, Il deserto del Negev è bellissimo, è una distesa di pietre interrotta qua e là da oasi e campi coltivati. Lasciamo la strada N. 40 e deviamo sulla N. 12 in direzione del RED CANYON. Per questione di tempo è l’unica escursione che ci possiamo permettere nella zona prima di raggiungere Eilat. Il canyon è accessibile a piedi tramite un sentiero di 1,5 Km. che parte dal parcheggio. Poterlo esplorare con l’assenza totale di turisti lo rende ancora più affascinante. Scendiamo lungo le strette pareti ammirando le sue mille sfumature, per qualche breve tratto bisogna anche arrampicarsi, ci sono scalette e maniglie di ferro come appoggi. L’escursione dura circa 1 ora e mezza, consiglio di portare una buona scorta d’acqua e di visitare il canyon nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio. Arriviamo all’estremo sud di Israele, siamo a EILAT, il più importante centro di villeggiatura per israeliani e non, estremamente turistica e trafficata. Parcheggiamo in una zona centrale vicino alla stazione degli autobus. Facciamo un giro per vedere cosa offrono i tanti bar e ristoranti della zona ma non ci attizzano né i menù né i prezzi non certo economici. Entriamo in un supermercato e ci facciamo fare dei panini con del roastbeef e una deliziosa salsina, prendiamo una bottiglia di acqua fresca, un paio di yogurt alla frutta, troviamo una panchina all’ombra e ci gustiamo il nostro ottimo ed economico pranzo “al sacco”! E’ giunto il momento di consegnare l’auto, chiediamo informazioni negli uffici della Hertz di come raggiungere la Calauto e un’impiegata molto gentile ci spiega la strada per arrivarci. Sbrighiamo velocemente le pratiche di consegna dell’auto e con un taxi raggiungiamo la frontiera che separa Israele dalla GIORDANIA. Il posto di confine è aperto dalle 6.30 alle 22.00 (domenica e giovedì) e dalle 8.00 alle 20 (venerdì e sabato). Per uscire da Israele si paga mentre per entrare in Giordania l’ingresso è gratuito. I controlli in territorio giordano nonostante siano un po’ lenti non ci hanno portato via molto tempo. Vicino al terminal giordano c’è un cambia valute, cambiamo lo stretto necessario per raggiungere PETRA. Appena fuori dal terminal ci sono molti taxi, ma noi preferiamo farci portare al terminal dei bus di Aqaba e da lì prenderne uno per Wadi Musa. Ci s’impiega più tempo perché i bus prima di partire devono essere completi, ma il risparmio è notevole. Scambiamo qualche parola in italiano con l’autista che molto gentilmente all’arrivo a Wadi Musa chiama il “nostro” ostello che ci manda una macchina alla fermata dell’autobus.
HOSTEL VALENTINE INN. Situato alla periferia di Wadi Musa ha un bellissimo terrazzo dal quale si può ammirare il tramonto. Camere piccole ma pulite, servizio navetta gratuito per il gate di Petra, ottime le cene a buffet a prezzi contenuti, 5 JD, bevande escluse. Organizzano escursioni nei dintorni, fanno prenotazioni di bus e cambiano valuta. CONSIGLIATO VOTO 8
5 giugno. Capitale dei Nabatei, un popolo di commercianti, architetti e ingegneri dell’Arabia antica, Petra all’apice del suo splendore contava circa 30.000 abitanti, ma verso l’VIII secolo fu abbandonata in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali e, benché le antiche cavità abbiano ospitato famiglie beduine fino ad anni recenti, fu in un certo senso dimenticata fino ad arrivare al 1812 anno in cui un esploratore svizzero pose fine al suo isolamento. L’ingresso del sito si trova in basso rispetto al paese di Wadi Musa e noi lo raggiungiamo con la navetta dell’ostello. Facciamo il biglietto per due giorni e, come primo giorno decidiamo di visitare la parte bassa della città e arrivare fino al Monastero. C’incamminiamo verso il Siq, la profonda spaccatura che rappresenta l’unico accesso segreto alla città antica. Passiamo in mezzo a questo incredibile canyon lungo circa un chilometro camminando con stupore fra le alti pareti che sembrano sfiorarsi per poi sbucare improvvisamente di fronte al Tesoro la cui facciata è incisa nella roccia. Tutto intorno silenzio, ci sono solo alcuni turisti e qualche dromedario pigramente seduto. Dopo il Siq la strada si allarga e sui due lati si trovano più di 40 tombe e case costruite con uno stile che ricorda l’architettura assira. C’è poi il grande Teatro, scavato direttamente nella roccia e in grado di contenere oltre 8000 spettatori e poco dopo inizia la Strada Colonnata con a fianco i portici che davano accesso alle botteghe. Ci dirigiamo verso il Monastero passando per la Tomba dei Leoni che sorge in una piccola gola, saliamo 800 scalini scolpiti nella roccia, fatica e sole non mancano ma il panorama è magnifico! Molto simile al Tesoro, il Monastero è molto più grande e fu costruito per ospitare la tomba di un sovrano nabateo, seguiamo un sentiero che ci porta a punti panoramici di estrema bellezza e approfittiamo di un piccolo bar per mangiare un panino e riposarci un po’. Ritorniamo indietro ripercorrendo lo stresso tragitto, la giornata è molto calda e le visite, per quanto siano molto interessanti, impegnano fisicamente e verso metà pomeriggio la stanchezza si fa sentire. Aspettiamo all’uscita del sito la navetta che ci riporta al nostro ostello per goderci un po’ di meritato riposo. Alla sera non ci perdiamo il bellissimo tramonto dalla terrazza del Valentine Inn e nel suo patio gustiamo un’ottima cucina giordana ammirando le luci di Wadi Musa.
HOSTEL VALENTINE INN
6 giugno. Eccoci di nuovo davanti all’ingresso di Petra, approfittiamo dell’aria fresca del mattino e ripercorriamo lo stesso sentiero di ieri fino al Tesoro passando nuovamente attraverso la lunga e magica gola del Siq. Oggi saliremo sull’Altura del Sacrificio che i nabatei spianarono per ottenere una piattaforma con canali di scolo per far defluire il sangue degli animali sacrificati. Partiamo dalla rampa di scalini che si trova poco prima del teatro, il percorso per raggiungerlo si inerpica tra rocce multicolori e formazioni stravaganti, la fatica è notevole ma, una volta arrivati in cima il panorama del sito e delle montagne circostanti è straordinario! In pratica si vede tutta la vallata di Petra compresa tra la Strada Colonnata e la pianura delle Tombe Reali. Cerchiamo l’imbocco del sentiero che scende verso il Wadi Fasara. Vediamo magnifiche formazioni rocciose dalle molteplici venature e raggiungiamo il Monumento del Leone dove un tempo l’acqua scorreva sulla parete rocciosa sgorgando dalla bocca del leone. I gradini continuano a scendere fino alla Tomba del Giardino e ai resti di una gigantesca cisterna. Continuando a seguire la strada del Wadi Fasara troviamo la Tomba del Soldato Romano, e quasi di fronte si apre il Triclinio del Giardino, che ospitava i banchetti annuali in onore del defunto sepolto nella Tomba del Soldato. Bellissime le pareti interne riccamente scolpite. Chiediamo informazioni su come arrivare in “centro città” ai tanti beduini che, con i loro muli e asinelli, “perlustrano” queste zone in cerca di turisti affaticati, è passato da poco mezzogiorno, siamo molto accaldati e anche un po’ affamati, finalmente ci ritroviamo in fondo alla Strada della Colonnata, raggiungiamo uno dei due ristoranti all’interno del sito, il Nabataean Tent Restaurant, un locale modesto e non particolarmente accogliente e mangiamo ad un buffet altrettanto modesto. L’idea di camminare ancora sotto il sole a picco ci fa restare in questo ristorante più del dovuto, ma è arrivata una comitiva molto numerosa e siamo costretti a togliere il disturbo! Tra i monumenti ancora non visti c’è la Chiesa di Petra, costruita dai Nabatei e ampliata dai bizantini, verso il 530 e per questo chiamata anche chiesa bizantina. Nella chiesa ci sono pavimenti a mosaico ben conservati con un tendone che funge da tetto, l’ambiente è fresco e arieggiato, e anche se il luogo non è particolarmente indicato, saliamo sull’alto muretto che delimita la chiesa e schiacciamo un pisolino! Il nostro soggiorno a Petra sta purtroppo terminando, ci incamminammo ancora una volta verso il Tesoro e il Siq ammirandoli per l’ultima volta avvolti nei tiepidi colori del pomeriggio. Arrivati in ostello prenotiamo il bus per domani mattina che ci porterà di nuovo a Eilat per poi rientrare in Israele e raggiungere Tel Aviv, ultima tappa del nostro viaggio.
HOSTEL VALENTINE INN
7 giugno. Oggi giorno di trasferimento. Il tragitto da Wadi Musa ad Aqaba dura circa 3 ore, attraversiamo di nuovo la frontiera Giordania/Israele e prendiamo un taxi fino alla stazione dei bus di Eilat. Ritorniamo nel supermercato per il solito panino e pranziamo sulla solita panchina. Il bus per Tel Aviv parte intorno a mezzogiorno, e in circa 5 ore raggiungiamo la nostra ultima destinazione, il viaggio è tranquillo e il bus della Egged confortevole. Attraversiamo nuovamente il Deserto del Negev stupendoci di nuovo per la sua bellezza, peccato non potersi fermare ad immortalarlo ancora con qualche foto. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla Stazione Centrale degli autobus di Tel Aviv, enorme, caotica e fatichiamo ad avere informazioni attendibili di quale bus prendere per arrivare a sud della città, ma alla fine ci riusciamo. Eccoci di nuovo all’ostello Milck & Honey di Jaffa, questa volta abbiamo una stanza molto piccola senza bagno, essenziale al limite, giusto il letto…punto. Il bagno è in comune e, oltre ad essere microscopico e non particolarmente pulito, per accedere bisogna passare da una camerata…pazienza ci adatteremo. Ceniamo in un vicino fast food e rimandiamo le ultime visite a domani.
8 giugno. In Israele c’è un detto che dice: “Ad Haifa si lavora, a Gerusalemme si prega e a Tel Aviv ci si diverte”. In effetti, come primo impatto, Tel Aviv ci appare una città moderna e frenetica, molto simile alle città occidentali. Dopo aver visto tanto, oggi vogliamo andare a zonzo seguendo un po’ le indicazioni della LP e un po’ il nostro istinto. Prendiamo un taxi che ci porta nel Neve Tzedek, il più antico quartiere ebraico di Tel Aviv, e girovaghiamo per le sue stradine soffermandoci davanti alle vetrine dei tanti negozietti presenti nella zona e ammirando le sue case storiche, più a nord c’è il Quartiere Yemenita con il Carmel Market dove le bancarelle piene di frutta, verdura e spezie si alternano alle tante altre che vendono souvenir e magliette, ci sono anche i banchi del pane che offrono i bretzel e quelli dei latticini con una varietà incredibile di formaggi, in effetti quale posto meglio di un suq, con i suoi colori e la sua vivacità, può rappresentare il Medioriente? Lasciamo il mercato e ci dirigiamo verso il lungomare, lunghissimo e molto ampio e con una pista ciclabile e tanta gente che fa Jogging. Se diamo le spalle ai grattacieli sembra di essere sul nostro litorale adriatico, le spiagge sono enormi e affollate, ci fermiamo in quella di Jerusalem Beach a prendere l’ultimo sole con il sottofondo del mare e gli schiamazzi dei tanti ragazzi presenti sulla spiaggia. A pranzo optiamo per uno dei tanti ristorantini disseminati nelle vie all’interno della Promenade e gustiamo un’ottima cucina bulgara. Riprendiamo il lungomare verso sud e dopo una lunga camminata arriviamo nella storica Giaffa. Circa 4000 anni fa Giaffa era frequentata da navigatori egiziani e fenici, in seguito fu rasa al suolo e ricostruita diverse volte dai tanti invasori desiderosi di conquistare un avamposto strategico così importante. Passeggiamo per il suo centro storico che è fatto di caratteristici vicoletti, di scalinate in pietra e di panorami stupendi sulla costa. Con queste immagini finisce qui il nostro tour in Israele, non ci resta che ritirare gli zaini al Milk & Honey, salutare i ragazzi della reception e dirigerci verso l’aeroporto.
Israele e Palestina, non è stato un semplice itinerario, ma un toccare con mano le bellezze di questa terra, piccola ma attraente e vedere con i propri occhi le conseguenze di una guerra che va avanti da decine di anni. Ricorderemo la mistica e antichissima Gerusalemme, il sorriso delle suorine che abbiamo conosciuto davanti alla Basilica della Natività e la loro convinzione che la fede può salvarci, l’amaro destino del popolo palestinese, le acque turchesi del Mar Morto, l’alba conquistata a Masada, i grandi canyon del Deserto del Negev e una Tel Aviv estremamente occidentale. Come ci ricorderemo della magica Petra, una delle sette meraviglie del mondo antico, le sfumature delle sue pietre e i teatri e i monasteri scavati nella roccia.