Islanda, Isola Vestmannaeyjar e il villaggio francese

Iceland con qualche percorso "off of the beaten track"
Scritto da: ENRY70
islanda, isola vestmannaeyjar e il villaggio francese

Islanda, la butta lì mia moglie come destinazione del nostro prossimo viaggio. Non era nella target list ma io rispondo: “perfetto!” spiazzandola perché credeva le dicessi no. Avrei voluto visitarla nel 2009, all’indomani della crisi finanziaria ma, dalle news dell’epoca, pareva che alcuni generi di prima necessità scarseggiassero e mi dedicai ad altre mete.

Per la formulazione dell’itinerario ho sfruttato gli ottimi resoconti di TPC, ho aggiunto qualcosa fuori dai tradizionali itinerari e dormito da alcuni hosts di couchsurfing, modo migliore per capire il paese che si visita.

Let’s go!

Consigli utili

Clima

L’unica certezza è che beccherete pioggia e vento. Il corretto mindset prima di andare è di preventivare tutta la vacanza con brutto tempo, vi godrete così l’eventuale sole.

La catastrofe peggiore, però, è la nebbia: quella vi rovina la giornata. Per esperienza potrete gestirla in questi modi:

  • passare la giornata nei musei, se vicini;
  • stare in piscina;
  • vedi sotto, quando andare.

Quando andare

Il periodo migliore sono le due settimane prima e quella dopo il 21 giugno, solstizio di estate. Perché? Perché le giornate sono molto lunghe ed in caso di nebbia aumenterete le chanches di avere bel tempo nella giornata “no”. Nei nostri 10 giorni, abbiamo avuto tre giornate con sole e 18 °C, cinque con pioggia e vento ma con buona visibilità e due devastate dalla nebbia e trascorse in piscina/aeroporto. Per la prima abbiamo dovuto posticipare il rientro dall’isola di Vestmannaevjar e l’altra siamo stati in aeroporto anziché visitare il vulcano Geldingadalir che ha cessato l’attività 6 mesi fa, ma i fiumi di lava ancora visibili.

Itinerario

Abbiamo fatto il circolare con estensione micro ai westfjrods e alla penisola di Snaelfell. Ovviamente il tempo è tiranno, detto questo il perfetto sarebbe avere 14 notti, e più se volete avventurarvi sulle strade “f”, fuori strada. I west sono ancora poco battuti dalle orde di turisti, soprattutto nordamericani e meriterebbero la visita ma alcune strade sono toste ed il tempo si dilata notevolmente. Sempre sulla mia esperienza suggerisco di visitare le attrazioni e, tempo permettendo, esplorare le aree con trekking e soste più lunghe. Noi abbiamo fatto un mix con 10 notti.

Auto

Se non intendete guidare sulle “F”, una normale utilitaria va bene, guidando con cautela sulle strade non asfaltate. Non fornirò info per strade e tempi di percorrenza: potete farlo da soli su Google Maps, suggerirò solo quanto tempo spendere per visitare un’attrazione. I limiti di velocità ci sono eccome. Ad un mio amico, appena rientrato, hanno appioppato 250€ di multa, vedete voi.

Hotel e guesthouse

Con i motori di ricerca è inutile dire dove ci siamo fermati, si va sulla app e si cerca. Noi abbiamo prenotato giorno per giorno, probabilmente c’erano meno turisti del previsto, con sconti, ammesso che non fosse marketing, ma abbiamo fatto la controprova il giorno dopo quando una gh applicava 50€ in più. Per risparmiare: o prenotate con largo anticipo con l’opzione cancellazione gratuita oppure su booking scrivete sudurland e così via (sud Islanda), filtrate per prezzo e visualizzate sulla mappa ed avrete la panoramica.

L’unico che suggerisco, perché è un’esperienza, è una notte nel campeggio Fossatún Camping Pods, c’è percorso dei Trolls e la camera è un bungalow di legno favolosa, silenziosa e calda.

Costi

Nel pieno della crisi energetica un litro di benzina costava su 2,8€ con tasso di cambio, discreto, di 135 isk per €.

  • Volo Easyjet, diretto Milano Malpensa – Reykjavik con due bagagli a mano ed uno in stiva: 310€ a testa, comprato un mese prima. Una settimana prima di partire ho commesso un errore: ho cercato lo stesso volo ed avrei risparmiato 100€ a testa!
  • Auto: noleggiato Hertz, utilitaria compatta, 737€ + 80€ di supercover fatta all’aeroporto, che copre graffi e righe. Siamo stati molto fortunati con il prezzo islandese. Alex, il nostro host di Reykjavik, ci ha raccontato che, durante la pandemia, molti autonoleggi per sopravvivere avevamo venduto quasi tutto lo stock e che, nel 2021 all’improvvisa riapertura del paese frotte di turisti si sono contesi i mezzi, Land Rover p.e., per la modesta cifra di 1.000€ al giorno! Si preannunciano prezzi esorbitanti per Agosto 2022.
  • Cibo e ristoranti: consci del livello esplosivo abbiamo fatto un mix: comprato del cibo, tipo tonno in scatola ed altro, in Italia, la maggior parte delle volte fatto la spesa presso Bonus o Netto (non so per quale motivo un kg di merluzzo locale congelato costasse 30 €/kg ed il salmone affumicato 50€/kg) ed andati al ristorante tre sere, più due colazioni in hotel. Questa è la nota dolente per il value for money: un dolce costa 15 euro, zuppa o altro piatto leggero su 22/27, piatto di pesce o carne siamo sui 35/45. Il conto a testa è dai 40€ a testa in su, con acqua gratis, però. Tenete conto che un cameriere guadagna almeno 2.000 € netti e le tasse rendono il mangiare fuori casa molto costoso e spesso i cuochi sono stranieri. Con questi stipendi uno lavora 5 anni qua e rientrato al paese di origine si apre un ristorante tutto suo.
  • Hotel: fra i 90€ e 115€ (con colazione) a notte per due. Secondo me c’erano meno turisti del previsto ed abbiamo sempre scelto camere con bagno condiviso, sempre puliti.

11 giugno: arrivo a Reykjavik

Volo perfetto, ritiro veloce dell’auto ed andiamo ad incontrare, dopo un’oretta di viaggio il nostro host di couchsurfing: il funambolico Alex, veneziano ma trapiantato qua da qualche anno con mamma e fratello.

Solo con questa piattaforma puoi incontrare queste persone: ha 24 anni, ha studiato, udite udite a San Pietroburgo superiori ed Università, lì ti pagano per farlo e poi, dopo un viaggio in autostop dall’Estonia al Portogallo si è trasferito qua e fa la guida turistica per ricconi americani. Il suo bedsitting è perfetto, con piccola cucina. Qualche info da lui: il fratello prende 2.000 € di sussidio di disoccupazione, gli affitti sono mostruosi, l’alcool ha prezzi proibitivi, una bottiglia di assenzio, illegale qua, sui 140€.

Costo della vita pari a quello italiano.

12 giugno: Geyser (Strokkur), Cascata Gulfoss, Kerid Cratere-Selfoss – Terme Reykjadalur

Partenza con il botto: subito a visitare l’attrazione che ha reso che questa isola così famosa: il geyser! Qua ce ne sono due, ma solo uno entra in funzione con un bel getto di circa 20 metri ogni 8-10 minuti, ma tutta l’area merita. Gli altri sono uno vicino ma dormiente, l’altro a Yellowstone e pochi altri. Qui calcolate un’oretta di sosta e poi verso la vicina cascata di Gulfoss, qua 45 minuti sono sufficienti. Lungo la strada per Selfoss sosta ad azienda agricola semi-idroponica, ma con un po’ di terra e compriamo delle fragole per circa 9€ al kg, poveri noi!

Sosta a pagamento al cratere Kerid che a noi è piaciuto con giro sull’orlo e discesa sino in basso e poi fermata a Selfoss: c’è una piazzetta molto caratteristica con anche un museo dello Skyr: chiuso perché quel giorno c’era stato troppo afflusso turistico. Lungo il rientro a Reykjavík, parcheggiamo gratis perché il pagamento era rotto ed andiamo con un’ora di cammino a fare il bagno nel fiume pubblico del parco di Reykjadalur: una goduria, ma tutto è all’aperto, se fa freddo preparatevi. Ora qua devo essere onesto: nella mia Maremma, da piccolo, in località piatto lavato, andavo a fare il bagno con i miei cugini e fratello nella “caldanella”, un rivolo simile a questo, pertanto per me nulla di speciale, ma non ditelo a mia moglie. Iceland? Top!

Deliziati gli altri turisti perché eravamo gli unici con accappatoio da piscina torniamo alla macchina e poi casa del nostro host, non male per primo giorno. Katya , non abituata ai miei ritmi, bofonchia, si abituerà! Infatti Alex, il nostro host mi chiama e dice: “venite in piscina con me”? Andiamo alla Fylkisvegur 9, 110 Reykjavík, Islanda, piscina comunale: riconoscimento facciale per ingresso ai titolari di abbonamento e ci crogioliamo nelle vasche a temperatura diversa. Biglietti regalati da lui (costo sugli 8 euro, altro che gli 80 della blue lagoon).

Alle 22.00 rientro nella stanza, cucinato il merluzzo e ronfata!

13 giugno: Traghetto per Vestmannaeyjar (off of the beaten track)

Dormito alla grande , partenza per l’isola di Vestammaneyer, con il traghetto herdfjord, dei mascalzoni come racconterò più avanti. L’isola vulcanica è incredibile perché nel 1973 uno dei vulcani esplose e la lava creò una zona “nuova”. Parcheggiata l’auto al porto di partenza , attenti a lasciarla dove non ci sono sassi che con il vento forte potrebbero rovinarla, salpiamo. 45 minuti di traversata ed andiamo alla cafeteria vicina al centro di recupero dei beluga, dove il nostro host Enric, di Barcellona, lavora.

Il motivo per cui siamo qua è stata la sua ospitalità, volevamo conoscere qualcuno del posto, il turista Lonely planet con “to do list” è limitante. Per le 12.00 finisce e con la macchina ci porta a casa sua. Avevamo avuto il dubbio se portare la macchina oppure no sull’isola: travolti dalla ideologia ecologista optiamo per il no ma, con il senno di poi, senza di lui, avremmo sprecato dei giorni. Purtroppo la giornata è nebbiosa da morire. Intravediamo le montagne laviche e camminiamo per circa due ore alla ricerca delle pulcinelle di mare, ne vediamo solo una. Vorremmo raggiungere l’altra estremità ma travolti da pioggia, vento e visibilità ridotta desistiamo….vedi i consigli.

Decidiamo così di usare i biglietti regalati sempre da Alex ed andiamo dentro la piscina pubblica, una goduria…nelle vasche sento una ragazza locale raccontare come si vive di inverno…giornate buie e tristi. Belli rilassati facciamo spesa da “bonus” e prepariamo la cena con Enric. Ci racconta che vive qua per risparmiare dei soldi: lavora 4 giorni a settimana + 36 giorni di ferie, con stipendio adeguato. La vita è monotona ma con tante ferie e denaro sonante, viaggia e raggiunge la sua fidanzata che lavora alle Bermuda, luogo più costoso al mondo. Racconta anche che spesso si vedono ventenni con le Tesla! Eccome: li troverete adolescenti nei supermercati, dove guadagnano meno di un adulto, con stp islandesi, 2k o 2,5k al mese e dopo qualche anno, eccoli su auto fiammanti.

Alle 22.00, finalmente la pioggia finisce e ci accompagna nei posti più belli dell’isola con la macchina, andiamo al puffin lockout dove si possono ammirare centinaia di pulcinelle di mare e poi nella zona “nuova”. In un anfratto del porto c’è la riserva dei beluga rimessi nel loro habitat naturale, dopo essere stati in cattività dopo la loro presa dalla Russia, è un progetto finanziato dalla fondazione danese Lego, quella delle costruzioni. Ultima visita la chiesa di legno nero Stafkirkjan, regalata dalla Norvegia in occasione dei 1000 anni della loro conversione alla cristianità. A letto per la mezzanotte.

14 giugno. Vestmannaeyjar – Ghiacciaio Sólheimajökull – Dyrhólaey – Reynisfjara

Sveglia e non crediamo ai nostri occhi: c’è un sole incredibile! Katya non la sente ma io salgo fino al Heralsjordalur, con panorama sugli isolotti vulcanici e tutto intorno blu e verde magnifico, e persino la terraferma. Ieri visibilità a 50 metri. Per le 11,30 prendiamo valigie e ci dirigiamo al porto. Enric aveva detto che senza macchina al seguito nessun problema ad usare il biglietto per il viaggio successivo, errore! Avevamo prenotato per tornare alle 9,30, alle 12,30 ci hanno fatto pagare due biglietti. Ho scritto reclamo minacciando recensione negativa: ad oggi nessun riscontro.

Sbarcati ci dirigiamo verso est, saltando la cascata di Seljandsfoss, e dopo pranzo dritti al ghiacciaio Sólheimajökull, su consiglio di Enric: da restare a bocca aperta! Si cammina circa 20 minuti dal parcheggio ed eccolo lì maestoso e silente con la sua lingua striata dalla terra nera. Abbastanza trafficato seguiamo il consiglio di salire sul ghiacciaio e non stare sotto eventuali protuberanze che potrebbero staccarsi e crollarti sulla testa. Sembrano banalità ma dopo la tragedia della Marmolada di questi giorni non lo sono più. Ci sono anche escursioni professionali ma che hanno senso se fatte dentro le grotte, in genere sino a marzo perché oltre a rischio scioglimento, comunque valutate voi se farle! Tempo della visita? Noi ci siamo innamorati del ghiacciaio, non so che dire.

Prossime tappe:

  • Dyrhólaey: bel promontorio che offre visuale sue entrambi i lati della costa da un faro. 45 minuti sono ok inclusi la passeggiata.
  • Reynisfjara o Black beach: la bellezza non è tanto la sabbia nera, ma le rocce di basalto che formano figure geometriche magnifiche. Un’altra attrazione, frutto della cretineria dei turisti di massa senza cervello, sono le “sneaker waves” (https://www.icelandreview.com/travel/tourist-dies-at-reynisfjara-group-caught-by-waves-in-the-same-spot-the-next-day/). Sono onde che non si vedono arrivare ma hanno grande forza e ti prendono alla sprovvista travolgendoti. Il giorno prima un turista era morto e le autorità stanno valutando di chiudere questa meraviglia. Suggerisco 45 minuti per la visita. Notte in camera di ostello, con bagno e cucina condivise.

15 giugno: Fjaðrárgljúfur Canyon – Ghiacciai di Svinafellsjokull e Fjallsarlon – Canyon di Múlagljúfur – Diamond beach

Sotto un cielo inclemente ma con discreta visibilità, visitiamo questo meraviglioso canyon dal quale parte anche un percorso trekking che noi non possiamo fare per motivi di tempo. Come scrivevo in anteprima sarebbe bello esplorare le attrazione anche nei dintorni. Scattate foto e fatti video, il luogo è stato reso celebre da un video di Justin Bieber (I’ll show you). Dopo un’ora ci rimettiamo in moto e, rapiti dalla bellezza del ghiacciaio di ieri, facciamo sosta al ghiacciaio Svinafellsjokull.

Altra emozione con salita su questo bestione, pochi turisti perché un po’ fuori rotta ma lì si intravedono i “diamonds”. Ripartenza e sosta all’altro ghiacciaio Fjallsarlon, dove volendo si possono fare le escursioni sulle barche ed avvicinarsi. Lì abbiamo sbagliato perché non avevamo tempo, i tours partono ogni ora, l’idea di vedere da vicino il ghiacciaio è stata più forte: camminando circa 45 minuti dal lago si può andare più prossimi. Giornata finita? Neanche per sogno: decidiamo di andare al canyon di Múlagljúfur, al momento meno conosciuto e battuto dalle frotte di turisti in sneakers….ne vale davvero la pena! Gli scorci ed il panorama mozzafiato sono spettacolari, ora consigliata la mattina così la luce entrerà alle vostre spalle, per salire circa 1 ora e 45 per tornare.

Attenzione: queste le coordinate corrette 63.988749, -16.394901, da cui parte una strada sterrata, perché quelle su google maps vi portano al centro della strada “1”. Dovete percorrere tutta la sterrata sino ad un parcheggio posto sotto un terrapieno alto circa 2-3 metri. Salite su di esso ed andate a sinistra sino all’inizio della collina da dove parte il sentiero, poco più avanti cominciano i segnali… davvero meritevole! Non paghi e proseguendo verso oriente non potevamo non fermarci alla Diamond beach. Prima ci siamo fermati al carpark view e poi sulla diamond beach, a volte il sole usciva a sprazzi ed il risultato sugli iceberg imperdibile….

16 giugno: Kverkfjöll – Stokkesnes(da saltare) – Egilsstaðir

Con l’eroina del ghiacciaio dentro le vene, dopo la dormita a Raudamberg, ne vediamo un altro, il Kverkfjoll. Andate a pochi km al campeggio Haukafell, al momento chiuso, lasciate lì la macchina e camminate per circa 45 minuti in completa solitudine…vista incantevole con sosta a goderci il silenzio e poi in viaggio. Pranzo nella carina cittadina, con bella passeggiata lungomare, di Hofn. Ma oggi facciamo una cavolata: andiamo a vedere Stokknsnes, ovvero la grande fregatura.

Per vedere queste montagne, come ce ne sono altre in tutta l’isola, devi andare al Viking caffè, pagare 8€ a testa e: passare una sbarra dove si vede una base della NATO, un villaggio che era un set cinematografico spacciato per vecchia fattoria, un insulto alla nostro intelligenza e poi basta. Come io ho letto altri resoconti che consigliavano caldamente di saltare questa fregatura, anche voi dopo aver letto questo ci andrete, e scriverete la stessa cosa. Misteri della psiche umana. Ci rimettiamo in marcia destinazione Egilsstaðir, una cittadina di passaggio verso il nord. Il viaggio da Hofn dura diverse ore ed è posizionata su un fiordo dall’altra parte delle montagne.

La strada, se decidete di non seguire la “1”, è sterrata ma assolutamente percorribile con un’utilitaria… passerete in mezzo alle nuvole ma sulla costa degli scenari, alcuni km prima di Djúpivogur, sono pittoreschi, sembrano un circuito di F1. Poi noi abbiamo tagliato sulla 939. Arrivati tardi non avevamo il tempo per andare nelle consigliate hot tubes ed andiamo in hotel dopo aver fatto la spesa da Netto.

17 giugno: French village (Fáskrúðsfjörður) – Seyðisfjörður – Stuðlagil Canyon (vale il viaggio)

Dopo aver perso tempo a Stokksnes, oggi andiamo a ritroso all’incredibile, per me, villaggio francese di Fáskrúðsfjörður. Nella Francia cattolica la quaresima era osservata strettamente e che mangiavano? Il pesce pescato nella fredda Islanda. Per secoli un’intera generazione di pescatori trascorreva mesi sulle “golette” alla ricerca del pregiato pesce, ma intemperie ed altri problemi creavano molti ostacoli, motivo per cui in questa cittadina fu costruito un ospedale un chiesetta ed ora il museo dentro l’hotel Foss, interessantissima. Il museo è ben fatto e merita anche il cimitero francese, a nord di pochi km. I nome delle vie sono bilingui. Ore dopo ripartiamo verso la ridente e colorata cittadina di Seyðisfjörður, con chiesetta e via colorata, molto suggestivo anche l’arrivo dalla strada dall’alto.

Inoltre, da lì partono i traghetti per le Far Oer, destinazione Danimarca. “Facciamo selfie per Sasha?”, il papà di Katya che vive nella capitale danese, chiedo: “niet!”. Alcune ore di viaggio ed arriviamo ad un paradiso la cui esistenza mi è stata segnalata dall’host di Reykjavik: Stuðlagil. È un canyon con una caratteristica: il colore turchese delle acque del fiume contrasta con le pareti di basalto lavico, strepitoso.

Per visitarlo suggerisco, provenendo dalla strada “1”, di fermarsi al primo posteggio, attraversare il fiume e proseguire con la macchina per circa 1km sino ad un altro parking: ma attenzione, la strada ha delle buche anche importanti, guidate con molta cautela e calma. Lì parcheggiate e seguite il sentiero per circa altri 20 minuti. Scendete sino al livello del fiume e godetevi lo spettacolo.

Noi invece abbiamo oltrepassato il primo parcheggio a favore del secondo, quello dove c’è l’area attrezzata e la piattaforma ma, purtroppo, non permette di scendere sino al letto del fiume, saremmo stati lì per ore. Posto secondo noi magico. Al ritorno abbiamo divagato per andare oltre il lago Myvatn, guest house Vestmannsvatn una schifezza mai vista, pareti sottilette, isolata senza possibilità di cucinare, non andateci. Cena in hotel Fjallakaffi, ottimo cibo ma una sassata da 100 € in due per zuppe e piatto principale, bevande escluse!

18 giugno: Hverir – Hverirfjall – Myvatn – Forest lagoon

Di prima mattina andiamo a vedere le mitiche solfatare di Hverir. Impressionanti ma, come dicevo del fiume termale, nel salares di Uyuni c’è qualcosa di simile, anche se ciò non toglie nulla a questo posto infernale. I colori e le fumarole sono potentissime e lì vicino c’è il vulcano di Hverirrfjall che abbiamo scalato e circumnavigato l’orlo. Dall’alto partono alcuni sentieri che arrivano sino ai campi di lava ma noi abbiamo preferito andarci in macchina.

A Dimmuborgir, abbiamo passeggiato ed ammirato questi residui lavici. Eravamo scettici ma ci sono piaciuti tantissimo ma attenti ai trolls! Al parcheggio c’è il bar Keffi Borgir che è gestito da Nonni, un ragazzo di couchsurfing che purtroppo non ha potuto ospitarci. Siamo comunque passati a salutarlo ed abbiamo scambiato due parole. Dice che vive nella cittadina lì vicino di 400 anime, ovviamente l’inverno è triste, spesso circondato dalla neve ma che le ultime estati sono state molto calde. I suoi dipendenti sono tutti stranieri che lui ospita per motivi economici e che arrivano a guadagnare anche 3.500/4000 euro al mese.

Dopo la chiacchierata, proseguiamo a sud del lago sino a Skutustadaggir, dove ci sono i mini vulcani. Incredibili, la passeggiata dura circa un’ora ed è un posto incantato. Si fa metà pomeriggio e ci dirigiamo a provare l’ebbrezza di una lagoon: la blue, vicino Reykjavik è riscaldata ed è una trappola per turisti. Optiamo per questa aperta solo qualche settimana fa, opposta ad Akureye. L’ingresso è circa 35€ a testa ma è davvero godibile, ve la consiglio, Forest lagoon. Poi partenza verso il Westfjord.

19 giugno: Westfjords (assaggio) – hot tube Drangsnes

Giornata interlocutoria che forse poteva essere gestita meglio. Il rientro verso Reykjavik richiede circa 4-5 ore di macchina, avendo non molto tempo a disposizione propongo a Katya di andare a fare il bagno nelle hot tube di MHQ2+7MQ, 520 Drangsnes, sullo stile andiamo a prendere il caffè a Milano da Genova. Era tardi, diversamente saremmo potuti andare a Djupngi dove hanno girato le scene di Acquaman in Bat Man. Arrivati alle tube rimango un po’ deluso, sono tre tinozze piccole, a diversi gradi di temperatura ma Katya si diverte un mondo a riprendermi mentre mi avvicino con il mio accappatoio da vero signore.

Trascorsa un’oretta ritorniamo verso sud, vorremmo fare sosta al museo della stregoneria ma è chiuso. Sosta in hotel lungo la strada dove mangiamo il gelato islandese. Qua apro una parentesi: molte guide indicano questo prodotto locale come una leccornia ma io stoltamente credevo fosse una trovata pubblicitaria: mi sono ricreduto. È buonissimo, sarà per il latte degli animali di qua. La gelateria si chiama Erpsstaðir Creamery, ma non siamo riusciti a visitare (e svaligiare), per motivi di tempo..

Ricapitolando, al posto di salire sin quassù avrebbe avuto senso dirigerci direttamente verso la penisola di Snaefell. Per Westfjord: i posti sono spettacolari come molti altri in Islanda, ma il fatto che siano poco battuti dai turisti e con strade difficili li rende affascinanti, il solito “io ci sono stato, e tu?”

20 giugno: Snaefell pensinsula – Tunga beach – Arnarstapi – Saxhóll Crater

Le strade sono sterrate, ma la giornata è da emozione: splende un sole incredibile! Prima tappa Tunga beach, ad ammirare le foche. Successivamente sosta in una hot tube di cui non ricordo il nome ma scalcinata, che la mia “caldanella” maremmana era tenuta meglio. Poi sosta a Rauðfeldsgjá Gorge, piccolo canyon facilmente accessibile dalla strada e poi Arnastapi, un posto molto godibile da cui parte il sentiero di circa un’ora sino al villaggio di Hellnar, situato sulla scogliera lavica, molto scenografico e con la possibilità di vedere le orche come mi aveva detto un ragazzo toscano incontrato all’imbocco!

Prima di tornare facciamo il periplo della punta, saltiamo il Library of water di Stykkishólmur caldamente raccomandato da una turista inglese. Sosta da Netto, comprato pesce ed andiamo a dormire nel più bel posto di tutto il viaggio: Fossatún Camping Pods. La camera è un Pod (baccello) di forma rotonda tutto in legno con letto ed altra micro stanza con un altro. Pareva essere in alta montagna! Dentro il camping c’è anche il percorso dei Trolls, e dimenticavo: è una sleeping bag accomodation, senza il vostro sacco a pelo aggiungete circa 15 € non ricordo se a persona o a coppia.

21 giugno: Reykjavik – Blu Laguna – vulcano Fagradalsfjall – volo rientro

Giornata infernale, con nebbia, pioggia e vento. Facciamo giro in macchina per il centro della capitale, spesa e direzione aeroporto, vicino al quale c’è il vulcano che ha eruttato nel 2021. La colata è finita ma avremmo fatto volentieri il sentiero. Rimandato ad una prossima vita, con la visibilità minima non è stato possibile! Dirottiamo alla blue lagoon, da fuori e scopriamo che l’acqua è riscaldata anche se il colore è affascinante. Evitata questa tourist trap da almeno 80€ a cranio riconsegnamo l’auto ed attendiamo alcune ore prima di partire per il ritardo del volo. Al rientro a Genova, le autostrade liguri hanno creato confusione anche a Google maps, pensate voi. Infatti il gps segnalava come chiusa la A26 verso Genova quando invece lo era al contrario. Tornati alle 3.00 abbiamo subito salutato il nostro Leonardino di 7 mesi che è stato accudito da babuska Nina, anche se durante il viaggio abbiamo incontrato coppie con neonati

L’Islanda? Una terra con la natura che si manifesta in tutta la sua forza, dove il silenzio spesso ti accompagna, dove il ribollire della terra affiora ed i ghiacciai ti accompagneranno per sempre, come a me e mia moglie.

Per qualsiasi cosa: petrocch@hotmail.com

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