Indimenticabile Islanda, on the road nella terra del ghiaccio e del fuoco

Nessuna guida vi può preparare al turbinio di emozioni e alla straordinarietà di paesaggi che riempiranno occhi e mente durante la scoperta di questa giovane terra del ghiaccio e del fuoco.
Scritto da: alvinktm
indimenticabile islanda, on the road nella terra del ghiaccio e del fuoco
Partenza il: 18/06/2012
Ritorno il: 27/06/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
In Islanda lascerete un pezzo del vostro cuore, un frammento del vostro spirito e buona parte dei vostri sogni. I ricordi vi accompagneranno per il resto della vita cullandovi durante le grigie giornate invernali e donandovi l’illusione di essere ancora nella giovane terra del ghiaccio e del fuoco. Giovane perché ha circa 20 milioni di anni che in confronto all’età dei continenti sono un’inezia. Dei ghiacci perché l’Islanda ne è ricoperta per il 12% di cui il Vatnajokull ne rappresenta la distesa più ampia e affascinante, con le sue lingue di ghiaccio che arrivano a lambire le acque gelide dell’Oceano Atlantico. Del fuoco perché in questa terra unica e selvaggia la popolazione ha da sempre dovuto convivere con l’attività vulcanica che ha plasmato il territorio, tutt’ora in costante mutazione. Uno di questi vulcani, attivi sotto la spesse coltre di ghiaccio, ha paralizzato il traffico aereo di mezza Europa nel 2010. Gli islandesi tuttavia, sono talmente abituati a convivere con tali incredibili e nel contempo devastanti fenomeni naturali, che hanno imparato a trarne benefici. L’energia geotermica infatti è sfruttata sia per riscaldare case, impianti industriali, serre, scuole che per la produzione di energia elettrica: magnifico!Questa è la prima volta che io e mio marito visitiamo l’Islanda, perciò abbiamo deciso di seguire la strada principale numero 1 (per molti chilometri dal fondo sterrato) che compie il giro dell’intera isola, al fine di poterne ammirare le attrazioni principali. La nostra compagna quindi è un’utilitaria, ma l’obiettivo è di tornarci fra qualche anno per scoprire con un fuoristrada le meraviglie delle aree interne misteriose, selvagge e lunari. Dovete sapere infatti che proprio per la conformazione impervia dei percorsi lontani dalla costa, è obbligatorio un mezzo quattro per quattro. Si rischia altrimenti di essere multati e soprattutto di mettere a rischio la proprio vita. Volendo ci sono dei tour organizzati di poche ore o di diversi giorni dei quali però non abbiamo approfittato sia per mancanza di tempo che per il prezzo elevato (esempio: salire in jeep su uno dei tanti ghiacciai dell’isola per qualche ora, costa circa 250 euro a persona).

Qualche consiglio per risparmiare un pò. In Islanda bisogna prenotare con ampio anticipo altrimenti si rischia di non trovare un alloggio, neppure tra quelli più costosi. La capacità ricettiva, a esclusione per la capitale Reykjavik, è abbastanza limitata e nel resto del paese i convenienti alloggi in bed and breakfast e fattorie sono i primi a essere occupati. Gli ‘Edda hotel’ (collegi che durante il periodo estivo vengono convertiti in alberghi con servizi in comune) possono rappresentare un’economica quanto valida alternativa, perché sono pulitissimi e offrono camere di media grandezza con abbondanti colazioni. Per poter risparmiare sul viaggio in aereo dovete programmare uno scalo, per esempio a Londra, Copenaghen, Amsterdam (per noi è stato ad Amsterdam). I voli da queste metropoli verso Reykjavik sono molto più economici rispetto ai diretti dall’Italia, hanno orari migliori e inoltre, per raggiungere Londra o Amsterdam, è facile trovare offerte low-cost. Per l’auto è meglio appoggiarsi a una compagnia locale (noi la prima notte abbiamo alloggiato al ‘bed and breakfast Keflavik’ che ci ha fornito anche l’auto). Gli autonoleggio islandesi sono affidabili, precisi e avendo costi di gestione contenuti rispetto alle compagnie internazionali, possono offrirvi contratti a prezzi competitivi.

BLUE LAGOON Dopo l’attesa in aeroporto e il viaggio in aereo, non c’è niente di meglio di un bagno rilassante nel turchese della Blue Lagoon. Lasciati i bagagli nel piccolo ma accogliente bed and breakfast a Keflavik vicinissimo all’aeroporto e noleggiata l’utilitaria, immancabile compagna di viaggio, percorriamo entusiasti i circa 20 chilometri che ci separano dalla nota località balneare. Qui, in un paesaggio lunare costituito da una distesa di rocce laviche e porose, compaiono degli specchi d’acqua azzurri in cui si riflettono le splendide sfumature del cielo. Gli occhi faticano ad abituarsi a tale luminosità che contrasta con il nero opaco delle rocce laviche e ci viene in mente solo un aggettivo per descrivere tale scenario: spettacolare! Increduli ci immergiamo nella grande piscina naturale, facendoci cullare dalle sue morbide acque azzurre; sorseggiamo un cocktail alla frutta completamenti immersi nel tepore di questo paradiso. Credetemi, non c’è modo migliore per iniziare l’avventura nell’indimenticabile Islanda!

DA KEFLAVIK A SELFOSS La mattina ci alziamo rigenerati grazie alla serata trascorsa al centro termale di Blue Lagoon, trepidanti e curiosi di iniziare il viaggio nella terra dei vichinghi. Consigliatissimo. Il triangolo d’oro costituito dal Parco nazionale di Þingvellir, l’area geotermica di Geyser e la cascata di Gullfoss ci attende e noi partiamo entusiasti, pronti a immortalare più scorci possibili con la nostra macchina fotografica. Superiamo Reykjavík e proseguiamo verso l’interno tra pascoli, altopiani, ruscelletti e qualche fattoria. Ancora non ci sembra vero di essere nella regione del ghiaccio e del fuoco. Solo quando raggiungiamo il punto panoramico sul parco nazionale di Þingvellir capiamo che questo è un paesaggio islandese unico, d’importanza storica e geologica. Qui infatti nel 930 nacque ufficialmente lo stato libero d’Islanda e nel 1944 la Repubblica d’Islanda. Sempre qui la placca tettonica dell’Europa si tocca con quella dell’America generando una lunga frattura che taglia in due l’isola da nord-est a sud-ovest che nel parco è ben visibile passeggiando nel canyon Almannagjà, situato sopra la profonda faglia. Fermarsi al solo punto panoramico tuttavia non è sufficiente. Bisogna infilare un paio di scarponcini (indispensabili per chi vuole veramente visitare l’Islanda) e percorrere il sentiero che si snoda nel canyon dalle alte e scure pareti in basalto, per poi scendere fino alla chiesetta e alla ‘casa dei cinque abbaini’, dove ho fantasticato di assistere alle assemblee degli antichi abitanti vestiti di pelli e dagli sguardi fieri. Il parco è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2004 e lambisce la costa settentrionale del più grande lago islandese, il Þingvallavatn, nel quale la vista si perde a immaginare scenari sconfinati e disabitati.

Risaliamo in auto, coscienti di aver appena visitato un luogo dall’immensa importanza storica e geologica, e raggiungiamo l’assai nota area geotermica Geyser, dove le emozioni sono assicurate. Osserviamo con attenzione l’acqua ribollire, il variare delle tonalità di colore, il vapore che pian piano si sprigiona dalla fossa. Poi improvvisamente lanciamo un urlo di sorpresa e rimaniamo a bocca aperta osservando il getto d’acqua calda che, dalle viscere della terra, esplode con tutta la sua potenza: questo è l’affascinante fenomeno dei geyser. Qui sonnecchia lo Stori-geyser che sembra un laghetto alpino dalle acque limpide, mentre il vicino geyser Strokkur continua ad ammaliare noi turisti con getti ogni dieci minuti circa. Fate attenzione a non superare le recinzioni intorno ai geyser e comunque, se il vento è forte, prestate ancor più attenzione per evitare di ustionarvi. Dopo aver gustato da vicino questo incredibile fenomeno naturale, saliamo sulla collina per ammirare dall’alto l’intera area geotermica Geyser e la vastissima pianura attraversata da sinuosi corsi d’acqua e punteggiata da ritagli di pinete, frutto di un recente rimboschimento. Che vista incredibile, quanta pace e tranquillità. Vorremmo restare qui in eterno, tuttavia non è possibile perché in lontananza la profonda frattura aperta nel tavolato verdeggiante ci osserva. Appena giunti al parcheggio, il fragore delle acque impetuose che s’infrangono contro le pareti del canyon attrae come una calamita. Il richiamo è irresistibile e anche voi non potrete fare altro che scendere lungo il sentiero per avvicinarvi alla cascata d’oro, Gullfoss. Con due salti, le acque gelide e spumeggianti superano un dislivello di 30 metri, regalando a chi le guarda un’indimenticabile istantanea impossibile da dimenticare.

Consigliato per la cena. Dopo una giornata così emozionante concludiamo in bellezza cenando al Kaffi Krus a Selfoss, un locale tradizionale molto tranquillo e a buon prezzo dove gustare eccellenti dolci, hamburger e abbondanti primi piatti di ottima carne e pesce. Tra un bicchiere d’acqua (che in Islanda non si paga) e del salmone alla griglia, riguardiamo le foto da poco scattate e fantastichiamo sulle prossime tappe in questa magnifica terra.

DA SELFOSS A KIRKJUBAEJARKLAUSTUR Proseguiamo verso est lungo la strada principale numero 1 che abbraccia l’intera isola e il primo splendore della giornata che compare a pochi metri dalla carrozzabile è la Cascata Seljalandsfoss. Questa è una vero e proprio luogo fatato perché un sentiero gira intorno al laghetto nel quale si getta Seljalandsfoss e ci permette di passare dietro la cascata come in un film fantasy. E’ incredibile vedere il paesaggio filtrato dall’acqua; peccato però di non aver scoperto nessuna grotta misteriosa attraverso cui accedere ad un mondo magico.

Se pensate che le cascate siano finite vi sbagliate, infatti poco distante da Seljalandsfoss, tra altopiani foderati di verdissimo muschio dove qua e là si scopre la roccia nera, una colata bianca precipita per 60 metri. E’ la cascata Skogafoss e grazie ai suoi spruzzi, il sole disegna un fantastico arcobaleno che rende il posto da cartolina. Vale la pena salire lungo il ripido sentiero che si arrampica lungo il fianco destro della cascata fino alla sua sommità, per sedersi in silenzio e godere di una vista mozzafiato. A sud una distesa verdeggiante si allunga fino alla sabbia nera che si getta nell’Oceano Atlantico, mentre a nord i picchi innevati proteggono il ghiacciaio Mýrdalsjökull. Ai piedi della cascata sorge un museo che non si deve perdere, ovvero il museo folcloristico di Skogar con la sua nave vichinga, attrezzi e mobili del passato e una collezione di scienze naturali. Inoltre potrete passeggiare sul morbido manto erboso per raggiungere i vari edifici storici come la chiesa, la scuola e le abitazioni i cui ambienti interni sono perfettamente conservati. Lasciati alle spalle cascata e museo, ci tuffiamo in un mare violetto di lupini che si protende sino al ghiacciaio Mýrdalsjökull. E’ uno scenario inaspettato ma proprio per questo ancor più suggestivo. Chi l’avrebbe mai detto che in Islanda ci fossero così tanti fiori?

Nella terra del ghiaccio e del fuoco è impossibile annoiarsi perché a ogni chilometro si susseguono scenari talmente incantevoli e diversi tra loro da sembrare finti. Ma poi scendiamo dall’auto e respiriamo l’aria pulita che sa di acqua marina mista a terra bagnata, folate di vento freddo ci fanno rabbrividire e scrosci d’acqua improvvisi si alternano al pallido sole che illumina e colora il paesaggio. Solo allora ci accorgiamo che non siamo in un film e tutto ciò che vediamo è opera della natura e poco lontano da Vik, scopriamo un altro dei suoi capolavori. Ci avventuriamo lungo una stradina sterrata fino ad arrivare al centro della lunghissima spiaggia lavica nella laguna di Dyrholaos, protetta a ovest dal ripido promontorio di Dyrholaey che termina con un arco di roccia naturale e a est dalla penisola di Petursay. Sgraniamo gli occhi e ammiriamo il contrasto di colore tra il verde brillante dell’erba, il nero della sabbia e l’azzurro dell’Oceano: un pittore non avrebbe saputo fare di meglio. Non possiamo sfuggire al richiamo della spiaggia e camminiamo affondando e faticando fino alla profonda grotta le cui pareti in basalto sembrano le canne di un organo. Chissà, forse all’interno si nascondono i troll; quindi meglio non irritarli. Scattiamo una foto e ce ne andiamo in assoluto silenzio; il tragitto è ancora lungo per arrivare in hotel e grossi nuvoloni neri si stanno addensando minacciosi sopra le nostre teste rendendo l’atmosfera ancor più mistica e selvaggia. Attraversiamo: la grande distesa alluvionale di sabbia e ghiaia di Mýrdalssandur creatasi durante il disgelo al termine dell’era glaciale, il campo lavico ricoperto di muschio di Eldhraum generato dall’eruzione del vulcano Laki nel 1783 e finalmente arriviamo nella piccola località di Kirkjubæjarklaustur, dove ci aspettano una doccia calda e un’abbondante cena per coronare questa meravigliosa giornata.

DA KIRKJUBAEJARKLAUSTUR A HOFN Oggi è la giornata da dedicare alle meraviglie del più grande ghiacciaio europeo il Vatnajökull e del parco nazionale dello Skaftafell. Consigliatissimo. Lasciamo l’auto davanti al centro visitatori dal quale prendiamo una mappa del parco e partiamo, zaino in spalla, alla scoperta di quest’oasi glaciale. Saliamo lungo un ripido sentiero ben tracciato tra alti alberi di betulla e sorbo fino a sbucare su una mulattiera che ci conduce a ovest al ben tenuto podere Sel. Qui le antiche casette islandesi dal tetto in torba si confondono nell’erba degli ampi pascoli e dominano un paesaggio mozzafiato sulla grigia distesa alluvionale e sulle bianche lingue del ghiacciaio. Dopo una breve sosta e il tempo per scattare delle indimenticabili foto, torniamo verso est per salire in quota su altopiani ricoperti di arbusti, felci, muschi e via via il panorama si apre sempre più ampio intorno a noi. Siamo da soli, non vediamo nessuno in lontananza e ci sembra di essere gli unici esseri umani su questa terra. Ci godiamo estasiati lo scenario unico del candore del ghiaccio che incontra e si mischia al verde della vegetazione: è incredibile. Man mano che ci avviciniamo scendendo di quota, alla cascata Svartifoss, iniziamo ad incontrare qualche turista silenzioso e disciplinato che come noi rispetta e venera il sempre mutevole spettacolo della natura. Verticali pareti di roccia liscia, nera, dalle forme regolari che sembrano scolpite, compaiono al centro della bassa vegetazione e permettono il salto della cascata Svartifoss. La camminata non è ancora finita. Dobbiamo infatti raggiungere il punto panoramico più suggestivo, quello sul ghiacciaio Skaftafellsjökull, la cui lingua ha scavato una profonda vallata e si protende fino a formare un grigio lago glaciale. Finalmente lo vediamo in lontananza e via via che ci avviciniamo possiamo vedere i crepacci, le diverse sfumature del ghiaccio e ne percepiamo il gelo. Non ci resta che sederci su una roccia a strapiombo e guardarci attorno intensamente, in modo da imprimerci nella mente più particolari possibili da portare a casa, nel nostro cuore.

Consigliatissimo. Fate attenzione lungo la strada per Hofn, perché quando meno ve lo aspetterete, poco distante dal famoso lago Jökulsárlón, troverete una stradina sterrata alla vostra sinistra. Imboccatela e rimarrete folgorati dallo scenario che comparirà davanti ai vostri occhi. Enormi sculture di ghiaccio dalle incredibili sfumature del blu e del grigio occupano quasi per intero la laguna di Fjallsarlon, lasciandovi senza fiato. Io ho avuto un tuffo al cuore e veramente per un istante i polmoni sembravano rifiutare l’aria per l’enorme emozione. Non fraintendetemi, anche il più famoso Jökulsárlón è stupefacente e d’estate si possono effettuare delle gite in barche tra gli icebergs, ma questa piccola laguna ci ha rapito il cuore, forse perché inaspettata, isolata e raccolta.

Consigliato per la cena. Una splendida giornata come quella appena trascorsa non può che essere coronata con un’ottima cena nel confortevole ristorante in legno Kaffi Hornid nella tranquilla cittadina di Hofn, sulle rive dell’ Hornafjordur. Ad attendervi zuppe fumanti, appetitosi primi e secondi piatti, insalatone e i famosi astici.

DA HOFN A REYDARFJORDUR Su e giù per i fiordi orientali su un tracciato abbarbicato ai ripidi pendii a picco sull’Oceano Atlantico. Sole e mare; qui persino l’aria è più tiepida rispetto alla zona appena superata del ghiacciaio Vatnajökull. Questa costa frastagliata le cui rocce sono rotolate fin nell’Oceano a formare solitari faraglioni e le piccole spiaggette ghiaiose, mi ricordano i paesaggi incantati della Cabrillo Highway in California, nel tratto a nord di Santa Barbara. A differenza della California però, qui profondi fiordi penetrano nel suolo vulcanico permettendo all’acqua di entrare a formare dei porti naturali protetti. E’ il caso del Reydarfjordur, lungo ben 30 chilometri, al cui termine è nata l’omonima cittadina. Da qui vale la pena raggiungere Eskifjordur, seguire la strada panoramica che porta a degli impianti di sci per contemplare la vista sul fiordo e poi scendere fino a Neskaupstaður. Poco distante dal centro abitato si può passeggiare lungo uno dei tanti sentieri sulla scogliera che attraversano il parco, godendo dell’incantevole scenario all’estremità del mondo. In questa parte dell’Islanda c’è una famosa fonderia di alluminio che ne ha contribuito lo sviluppo, prima basato solo sulla pesca di aringhe e salmoni. Tutta l’area industriale stona con il resto del paesaggio incantato, ma sono consapevole che è ormai fondamentale per il sostentamento delle famiglie che risiedono in questo splendido angolo d’Europa.

DA REYDARFJORDUR A MYVATN Superata la fiorente e turistica cittadina di Egilsstaðir ci addentriamo verso l’interno trovando prima verdi e umidi pascoli poi, aree più aride con solitarie fattorie fino a immergerci in desolati deserti di terra e pietrame. Dopo aver percorso diversi chilometri in questo scenario sterile e disabitato, come un’oasi ci compare la profonda gola erosa dal fiume Jökulsá á Fjöllum che è uno dei più lunghi d’Islanda e nasce dall’enorme calotta del ghiacciaio Vatnajökull. Consigliatissimo. Lasciamo la strada principale per addentrarci su una pista sterrata nel parco nazionale Jökulsárgljúfur, ancora inconsapevoli delle meraviglie che nasconde. Finalmente un cartello ci indica la cascata Dettifoss e ciò che vediamo dopo essere scesi a piedi nelle viscere del canyon è spettacolare. Un enorme volume d’acqua dal colore grigiastro precipita impetuosa per poco meno di 50 metri sollevando enormi nuvole d’acqua. Ma lo spettacolo non è finito perché un chilometro più a sud ci affascina anche la più bassa cascata Selfoss. Qui da un piatto tavolato si riversano nel fiume tantissime cascatelle che rendono il canyon unico; personalmente non avevo mai visto nulla di simile. A nord di Dettifoss si apre l’ultima perla del fiume, ovvero la cascata Hfragilfoss. A rendere il tutto così scenografico oltre ovviamente alla furia di queste cascate, anche il paesaggio desertico e l’enorme canyon che le ospita, totalmente diverso da ciò che abbiamo incontrato fino a qui.

Consigliatissimo. La penisola di Tjornes, ad ovest del parco nazionale Jökulsárgljúfur e alle porte della cittadina di Husavik, è semplicemente meravigliosa. Infinite praterie si estendono su dolci altopiani che scivolano verso il mare e i pacifici cavalli islandesi, più tozzi e resistenti rispetto ai nostri perché abituati alle rigide temperature e al duro lavoro, pascolano tranquilli contribuendo a creare un magnifico scorcio da cartolina. Impossibile non fermarsi ad ammirarli mentre brucano indifferenti alla nostra presenza, inconsapevoli della bellezza naturale che li circonda.

Anche Husavik merita una sosta; rilassatevi sul lungo mare godendovi i caldi raggi del sole estivo, che qui non tramonta mai durante la bella stagione, e imbarcatevi sulla nave che vi porterà ad avvistare le balene. La giornata sta per concludersi ma prima raggiungiamo il fascinoso lago Myvatn. Qui, gustando una deliziosa zuppa di cipolle, ammiriamo lo specchio d’acqua incorniciato da una distesa pianeggiante e fantastichiamo su ciò che ci riserva il domani.

I DINTORNI DEL LAGO MYVATN, ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE Usciamo nel fresco del mattino; non piove anche se in lontananza nuvole minacciose ci avvertono che il sereno non durerà a lungo. Davanti a noi si estende il Myvatn, quarto lago d’Islanda per dimensioni, punteggiato da pseudocrateri di svariate dimensioni e attorno al quale trovano rifugio numerose specie di volatili che sembrano salutarci felici. Del resto come si fa a non esserlo in un paesaggio del genere? Qui non soffrono certo la fame dato che nel ‘lago dei moscerini’ (questo è il significato di Myvatn) di questi insettini ce ne sono veramente parecchi. L’intera giornata è dedicata all’esplorazione dell’area circostante il lago e non vediamo l’ora di raggiungere la famosa area geotermica di Hverir. Prima però svoltiamo per Nature Baths, il suggestivo impianto termale dalle acque di un azzurro intenso. Anche se ora non abbiamo il tempo di fermarci per un bagno rigenerante non potevamo non vedere questa rigenerante attrazione. Proseguiamo verso est e dopo pochi chilometri, ancor prima di raggiungere il parcheggio, il forte odore di zolfo ci riempie le narici. Vi assicuro che vale la pena sopportare questo sgradevole ‘profumo’ per addentrarsi nei percorsi ben segnalati tra pozze di fango bollenti, fiumiciattoli incandescenti e superfici di tonalità strabilianti del grigio, giallo, arancione e azzurro. I vapori vi stordiranno un poco e gli occhi bruceranno ma è il prezzo da pagare per camminare su questo pezzetto di terra pulsante, viva e unica al mondo.

Svoltiamo a sinistra e qui la strada inizia a salire; passiamo sotto i grandi tubi della centrale geotermica di Leirhnjúkur e giungiamo ai piedi del cratere Viti. Siamo al centro dell’ampia caldera del Krafla, una delle zone vulcaniche più attive al mondo e il solo pensiero ci inquieta e affascina nello stesso tempo. Ammiriamo le acque verdi del lago formatosi all’interno del cratere Viti, che non sembra poi differente da quelli alpini sulle nostre montagne italiane. Tuttavia qui sotto si nasconde un gigante irrequieto pronto a esplodere e a imporci la sua presenza.

Ci abbassiamo di poco per una escursione attraverso il paesaggio lunare nei dintorni del vulcano Leirhnjúkur. Le vastissime distese nere di lave ci impressionano. Qua e là vapori si alzano dal terreno che assume diverse splendide sfumature, dal nero al grigio delle aree più calde, alle tonalità del marrone fino a quelle del verde dei muschi che ricoprono le rocce meno bollenti. Le poche persone che incrociamo camminano in silenzio in questo santuario della natura, attenti a cogliere ogni minimo particolare e a immortalare gli scorci più ameni con la proprio macchina fotografica. Bisogna prestare molta attenzione a non uscire dai sentieri perché il suolo scotta e ci si potrebbe ustionare!

Abbandoniamo l’incredibile mare lavico nero per spostarci più a sud dove ci attende la scalata del cratere Hverfell. Un ripido sentiero sale lungo il fianco sassoso color grigio scuro di questo gigante del diametro di circa 1000 metri. Una violentissima esplosione avvenuta più o meno 2800 anni fa ha generato il cratere grazie all’accumulo dei materiali piroclastici espulsi dal centro della terra. Dalla cima dell’ Hverfell guardiamo l’enorme buco tappato e proviamo a immaginare il momento dell’eruzione, rabbrividendo. Poi giriamo la testa verso l’orizzonte per godere del rilassante e verde paesaggio del lago Myvatn e delle bizzarre conformazioni della riserva naturale protetta Dimmuborgig. Qui la lava ha dato origine a colonne, archi, possenti muri, alti picchi e formazioni simili a grezzi castelli neri, il tutto ravvivato da verdissimi arbusti e betulle. Nel parco Dimmuburgir sembra di camminare in un labirinto costruito dall’uomo invece, anche questa volta, è la natura che ha realizzato un particolarissimo scenario da favola.

DA MYVATN AD AKUREYRI In serata lasciamo alle spalle gli spettacolari scenari vulcanici del lago Myvatn per raggiungere la seconda città islandese, Akureyri. Durante il percorso un’altra spettacolare cascata ci appare poco distante dalla strada, è Goðafoss. La ‘cascata degli dei’, questo è il suo significato, si apre maestosa nel centro di un ampio tavolato pianeggiante rivestito di pascoli, creando un anfiteatro d’acqua spumeggiante. In Islanda non ci si può annoiare dato che le bellezze naturali e le diversità di paesaggi si susseguono meravigliando noi turisti e lasciandoci senza parole.

Per la notte ci sistemiamo in un accogliente country hotel vicino ad Akureyri e sulle sponde del fiordo più lungo d’Islanda, l’Eyjafjörður. Davanti alle grandi vetrate del salone riscaldato da un camino in pietra, ci godiamo il breve tramonto del ‘sole di mezzanotte’.

DA AKUREYRI A STADARBAKKI Consiglio. Non si può lasciare l’Islanda senza aver cavalcato sui morbidi pascoli disabitati dove lo sguardo si perde in orizzonti lontanissimi. Noi abbiamo scelto le rive del fiordo Eyjafjörður e l’esperienza è stata unica ed emozionante. I docili e tozzi cavalli islandesi ci hanno guidato su distese di verdi prati punteggiati di fiori bianchi, rettangoli di fitte pinete e strette spiaggette sassose. Due vivaci cagnolini ci hanno tenuto compagnia durante l’escursione precedendoci di qualche metro. E’ difficile descrivere le sensazione di libertà, semplicità e unione con natura e animali che abbiamo provato in quelle poche ore, cavalcando nella terra del ghiaccio e del fuoco. Se come noi non avete molto tempo a disposizione, la visita della pulita e ordinata cittadina di Akureyri si può limitare alla chiesa e alla zona pedonale piena di graziosissimi negozi di souvenir. Riprendiamo il viaggio verso ovest ma prima di arrivare al nostro alloggio effettuiamo una deviazione per visitare l’antica fattoria di Glaumbaer. Questo affascinante edificio dal tetto coperto di zolle è ora un museo i cui ambienti interni sono stati perfettamente conservati e permettono di immaginare la vita di un tempo degli islandesi.

DA STADARBAKKI A BORGARNES Solo una giornata ci divide dal rientro in Italia e proprio per questo cerchiamo di gustarci ancor di più ogni minuto. Con l’auto viaggiamo senza fretta verso sud, ci fermiamo più volte a osservare i gruppi di cavalli placidi al pascolo o al galoppo che rincorrono le nuvole. Visitiamo la casa colonica di Eiríksstaðir all’interno della quale, di fronte al fuoco, una persona nel tradizionale costume vichingo narra le avventure dell’esploratore Leif Erikson. Ci addentriamo senza una meta precisa nella pittoresca penisola di Snæfellsnes per poi tornare sui nostri passi e raggiungere, nelle vicinanze di Borgarnes, le incantevoli cascate Hraunfossar. Le sue acque turchesi sgorgano come per magia dalle nere e porose rocce laviche, sopra le quali arbusti e muschi crescono rigogliosi: osservarle è davvero uno spettacolo unico. La sera, la raccolta cittadina di Borgarnes, ci accoglie in periferia con un incredibile campo da golf a 18 buche i cui confini si perdono da una parte nel verde scintillante dei pascoli e dall’altra nelle acque del fiordo. In Islanda il golf è uno sport di massa praticato a qualsiasi età e accessibile economicamente a tutti quindi se lo conoscete, non toglietevi l’emozione di uno swing sotto il sole di mezzanotte.

Consigliato per la cena. Nell’accogliente e onesto ristorante Landnamssetur gusterete di tutto un pò (carne, pesce, pasta e zuppe) e dopo la cena potrete scendere al piano inferiore per gironzolare nel museo che narra le vicende dell’occupazione dell’Islanda e racconta la saga di Egill, contadino islandese dall’indole bellicosa e violenta.

REYKJAVIK, LA CAPITALE ISLANDESE

La giovane, ordinata e pulita Reykjavík vi stupirà d’estate con i suoi caffè e ristoranti dai tavolini all’aperto, la vivacità della vita notturna e la volontà di far entrare la natura in città. Qui non ci sono grattacieli ma edifici e casette dai tetti colorati immersi nel verde. Purtroppo noi ci abbiamo trascorso poco più di una mezza giornata, tuttavia ci è bastata per innamorarcene. L’area intorno al lago Tjorn è deliziosa, le numerose piazzette si aprono inaspettate creando una miriade di verdi oasi e il campanile della bianca chiesa Hallgrimskirkja si innalza verso l’alto come le slanciate canne di un organo. Salite in cima al campanile dove potrete godere di una vista mozzafiato a 360 gradi intorno alla città. Passeggiate poi nella zona centrale, pedonale ed entrate nei numerosi negozietti di souvenirs dove trolls ed elfi vi scruteranno con espressioni furbette. Non dimenticate di acquistare un capo nella morbida e calda lana islandese fatto a mano. Ci sono golf, pantaloni, sciarpe, berretti, guanti, poncho, gonne, tutti in moltissimi colori e tagli differenti e ogni volta che li indosserete vi sembrerà di tornare, almeno con il pensiero, in questa magnifica terra.

Il nostro tempo in Islanda si è conclusa ma torniamo in Italia entusiasti, con la consapevolezza che ogni angolo del mondo riserva delle incredibili bellezze e la passione per i viaggi ci permetterà di scoprirne ancora tante altre.



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