Indimenticabile Giappone
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Quando preparo un viaggio mi avvalgo sempre del prezioso contributo del sito Tpc; i diari pubblicati mi hanno sempre dato ottimi spunti, idee e suggerimenti e molto spesso ho creato l’ itinerario basandomi sulle esperienze raccontate dai viaggiatori. Questa volta voglio provare anche io a mettere a disposizione la mia esperienza attraverso questo diario, augurandomi che possa essere utile ai lettori.
Sono molto felice per voi Tpc perché se state leggendo queste pagine significa che state programmando un viaggio nella lontana terra del Sol Levante o che è nei vostri sogni e nei vostri programmi futuri! Se cosi non è significa che siete comunque incuriositi ed attratti da questa terra e da questo popolo così lontani e sorprendenti! Oltre al racconto del mio viaggio vorrei fornire anche delle indicazioni pratiche per muoversi al meglio sul territorio ed alcuni spunti di riflessione personali. Racconterò quindi l’itinerario che ho percorso e ciò che ho visto e cercherò poi di fornire tutti i suggerimenti che credo possano essere utili per organizzare e vivere al meglio il proprio viaggio in Giappone.
Il viaggio, in compagnia di Enrico, è durato circa due settimane, dall’8 al 22 giugno 2012; abbiamo volato con la compagnia Emirates partendo dall’ aeroporto Milano Malpensa per Tokyo Narita con scalo a Dubai. L’ itinerario è stato il seguente: TOKYO – KYOTO – HIROSHIMA – TOKYO – NIKKO.
Avendo acquistato il JR Pass di 7 giorni ed essendo la nostra prima volta in Giappone, abbiamo pensato di dedicare i primi tre giorni alla visita della città di Tokyo per poterci adattare al fuso orario, cosa difficilissima, ed avere qualche giorno a disposizione per prendere confidenza con il mondo giapponese, con le persone, con i mezzi pubblici; insomma tre giorni di ambientamento e adattamento! Ci siamo spostati quindi a Kyoto dove ci siamo fermati 3/4 giorni con una parentesi di un giorno a Nara; abbiamo visitato poi Hiroshima con tappa a Miyajima, per risalire infine verso Tokyo e dedicarvi gli ultimi giorni del viaggio. Avendo a disposizione ancora un giorno con il Jr pass abbiamo dedicato una giornata intera alla visita di Nikko. Col senno di poi mi sento di dire che è stata una buona scelta l’ aver strutturato l’ itinerario in questo modo; abbiamo sfruttato bene il Jr Pass e visitato i posti che più ci interessavano con relativa calma. Certo, non abbiamo mai avuto tempi morti e pause di relax ma sono sicura che abbiamo sfruttato bene il tempo a disposizione. Dunque siamo partiti da Milano Malpensa venerdì 8 giugno e a, causa del fuso orario, abbiamo messo piede sul territorio nipponico nel pomeriggio di sabato 9 giugno. Il primo giorno è quasi volato via tra il disbrigo di varie faccende burocratiche come il cambio del Jr pass, l’acquisto della suica (la carta prepagata per viaggiare sulla rete dei trasporti) e il transfer dall’ aeroporto a Tokyo città. Ci siamo confrontati fin a subito con il modo di fare cortese e disponibile dei Giapponesi: mentre stavamo guardando la mappa della metro per capire la linea da prendere per raggiungere l’ hotel, si è avvicinata una ragazza chiedendoci dove dovevamo andare ed offrendosi di accompagnarci. Increduli, le abbiamo detto di non disturbarsi, se ci avesse dato qualche indicazione sulla metro da prendere per noi sarebbe stato già un grande aiuto, ma ha insistito davvero tanto dicendo che non era un problema accompagnarci. Ed è così che abbiamo raggiunto l’ hotel in sua compagnia! Non sapevamo come ringraziarla ma lei ha ribadito che non dovevamo preoccuparci e prima di salutarci ci ha anche segnato sulla piantina i luoghi che valeva la pena visitare! Sorprendente! Siamo arrivati in hotel piuttosto stralunati, abbiamo fatto il check e non ci ha nemmeno sfiorato l’ idea di andare da qualche parte; ci siamo accontentati di gironzolare a piedi per il quartiere di Shinjuku.
10 giugno
Il giorno successivo, domenica 10 giugno l’abbiamo dedicato alla visita a piedi della zona ovest di Shinjuku che ospita il quartiere affaristico dove si trova il Metropolitan Governament Office, un grattacielo dalla forma curiosa che culmina con due torri gemelle, sede degli uffici del comune di Tokyo, aperto al pubblico per salire gratuitamente alla terrazza panoramica che offre una splendida vista a 360 gradi della città. Pare che in giornate particolarmente limpide si riesca a scorgere in lontananza addirittura il Monte Fuji! Nel pomeriggio abbiamo sperimentato il primo approccio con la metropolitana giapponese: tutti i timori erano infondati visto che le indicazioni sono sempre anche in inglese ed è tutto spiegato molto chiaramente. Dunque abbiamo festeggiato il primo approccio con la metro e la metropoli andando a Shibuya dove abbiamo fatto le cose che fanno tutti i turisti: innanzitutto abbiamo scattato le foto di rito davanti alla statua di Hakiko, il cane divenuto simbolo del quartiere perché negli anni venti si recava tutti i giorni alla stazione ad aspettare il padrone che rientrava dal lavoro, ed ha continuato ad andarci per dieci anni consecutivi dopo la morte del padrone. Il cane è ritratto stilizzato sui minibus che girano per il quartiere. Altra carellata di foto dal piano superiore di Starbucks, il bar che vanta gli incassi più alti di tutto il pianeta e dove si possono acquistare solo bevande in formato “grande”. Non so quanto tempo siamo rimasti incantati ad osservare la folla che attraversava il Shibuya crossing, l’ incrocio più trafficato del mondo. Nel momento in cui scatta il verde centinaia e centinaia di persone attraversano la strada in tutte le direzioni. Breve tappa al Shibuya 109, un famosissimo fashion store alto non so quanti piani, ma non essendo shopping addicted, siamo usciti praticamente subito per andare da Tsutaya, un altro mega-store che vende musica e video, praticamente da perdersi…infatti non so quante ore siamo stati là dentro senza accorgerci del passare del tempo. Il giorno successivo (lunedì 11 giugno) lo abbiamo trascorso insieme a Masako, una guida volontaria che fa parte di un’ associazione non profit che si chiama Tokyo Free Guide, di cui parlerò più dettagliatamente dopo e che consiglio vivamente di contattare. Tokyo Free Guide è un associazione di persone (studenti, pensionati, casalinghe, ecc.) che mettono a disposizione dei turisti il proprio tempo gratuitamente per condurli alla scoperta della città. L’unico impegno che ci si assume nei confronti della guida è sostenere le spese per i trasporti e per i pasti. Ci si registra sul loro sito web, si indicano le date del proprio viaggio, la propria lingua madre e ciò che si desidera visitare; nel giro di pochi giorni si viene contattati direttamente dalla guida via mail e con lei si concordano i dettagli dell’incontro. Assieme a Masako abbiamo deciso di dedicare la giornata alla visita di Odaiba, un’isola artificiale nella baia di Tokyo originariamente costruita a scopo difensivo nel caso di un attacco via mare. A partire dagli anni 80 è stato avviato un progetto di modernizzazione dell’ isola con la costruzione di edifici ad uso abitativo, negozi e gallerie commerciali. vL’isola è molto verde, ci sono dei bei giardini e si possono fare delle curiose foto davanti alla copia della statua della libertà o dinnanzi al simpatico Gundam alto 18 metri! Odaiba è raggiungibile grazie alla monorotaia Yurikamome, consiglio di sedersi in prima fila nella prima carrozza se si riesce a trovare posto. L’esperienza è molto simpatica perché il treno è automatico e non c’è conducente, vi sembrerà di essere alla guida del treno sfrecciando in mezzo a palazzi, reti ferroviarie e strade sopraelevate. Nel tardo pomeriggio siamo rientrati in città con la barca e, su suggerimento di Masako, abbiamo acquistato la cena da Odakyu, uno dei più famosi depachika di Tokyo.
Martedi 12 giugno
Pioggia battente per tutto il giorno ma ciò non ha alcun modo condizionato le visite né imposto cambi di programma, d’ altronde lo sapevamo che giugno è la stagione delle piogge ed avevamo messo in preventivo che tra i “costi” del viaggio avremmo dovuto considerare anche qualche giorno senza il sole. Buona parte della mattinata l’ abbiamo dedicata alla visita del giardino del palazzo imperiale; il posto è talmente bello, curato e rilassante che abbiamo scattato delle foto bellissime nonostante la pioggia. Lo si raggiunge con la metro ed è gratuito; all’ ingresso viene fornito un gettone da restituire all’ uscita. Il pomeriggio lo abbiamo trascorso ad Asakusa per visitare il complesso del Seno Ji. Asakusa, a detta di molti, è una delle poche zone che ha mantenuto l’antico fascino giapponese grazie alla presenza del complesso templare, tuttavia, secondo il mio modesto punto di vista, la costante folla dei turisti e scolaresche fanno venir meno la sacralità del luogo. Molti giapponesi vengono lo stesso in preghiera in questo tempio, è curioso il loro modo di pregare: si mettono in piedi dinnanzi al tempio e battono più volte le mani. Un’ altro rito curioso è quello di accendere gli incensi nel grande braciere davanti alla scalinata del tempio e portare a se il fumo verso le parti del corpo doloranti nella credenza che le sostanze benefiche dell’ incenso penetrino nel corpo e lo facciano guarire. Questo complesso comprende il tempio della dea buddhista Kannon non visibile al pubblico (molti mettono addirittura in dubbio che esista..) e vi si accede attraverso il kamminarimon, la porta del tuono, ai cui lati si ergono maestose le statue del dio del tuono e del dio del vento. Si procede dunque per un viale ai cui lati ci sono le bancarelle che vendono ogni genere di snack, gadget e souvenir spesso e volentieri dal gusto kitch. In una bancarella che vendeva biscotti take away ho comperato un “biscotto da passeggio” al prezzo di 50 yen incartato in una simpatica salvietta da magiare per strada; c’era addirittura la fila davanti alla bancarella! In serata ci siamo recati alla colorata electric city, il regno dell’ elettronica. Negozi immensi, piani e piani interamente dedicati all’ elettronica e suddivisi per tipologia di prodotto, vi si trova di tutto e di più, pc, musica, elettrodomestici, fotocamere, ecc; tuttavia non pensiate di venire a Tokyo per fare affari perché i prezzi sono piuttosto alti, spesso e volentieri si trovano delle offerte ma a prezzi analoghi a quelli dell’ Italia. L’ ideale è venire qui con le idee chiare su ciò che si vuol comprare, magari un prodotto che in Italia non è ancora sul mercato, tenendo ben presente che le prese di corrente sono diverse dalle nostre ed accertandosi di poter utilizzare la garanzia anche nei centri assistenza italiani.
Mercoledì 13 giugno
È stata una giornata quasi interamente dedicata al transfer Tokyo-Kyoto. Il viaggio con lo shinkansen Hikari è durato poco più di tre ore ed è stato molto bello guardare il paesaggio dal finestrino: il Giappone è molto verde, si attraversano tantissime pianure coltivate a risaie e molti paesini caratterizzati da case basse. A metà del percorso circa, se si presta attenzione, si staglia in lontananza il monte Fuji. Noi siamo riusciti a malapena a scorgerlo fra le nuvole perché era una giornata uggiosa e per buona parte del percorso ha piovuto. Viaggiare sugli shinkansen è davvero comfortevole; su treni giapponesi per policy non si parla e non si risponde al telefono; tutti stanno in silenzio e la gran parte delle persone passa il tempo dormendo (è incredibile la capacità dei Giapponesi di addormentarsi “a comando” appena salgono in treno o in metropolitana!) o giocando con videogiochi sofisticatissimi. La prenotazione del posto è obbligatoria su gran parte delle carrozze, soltanto un paio di vagoni sono liberi, pertanto non si pone il problema delle persone che devono viaggiare in piedi o vagabondare da un vagone all’ altro alla ricerca di un posto a sedere. Trovo che Kyoto sia molto diversa da Tokyo, qui il connubio tra modernità e tradizione secondo me è molto più evidente e marcato: la città moderna, piuttosto sterile, fatta di grattacieli, uffici e infrastrutture, convive con templi buddisti molto antichi, castelli, giardini zen e il caratteristico quartiere di Gion.
Giovedi 14 giugno
Il leitmotiv del programma della giornata è stato la visita al Fujimi Inari, un santuario scintoista caratterizzato da migliaia di torii rossi disposti ad arco l’ uno accanto all’ altro a formare una sorta di tunnel lungo quattro chilometri e disposto in un area collinare boschiva. Abbiamo raggiunto il Fujimi Inari con un treno locale della linea Kyoto – Nara sfruttando il Jr pass. Dopo la foto di rito davanti al torii gigante, porta di ingresso al santuario, e davanti alle volpi in pietra che tengono in bocca le chiavi dei magazzini del riso, ci siamo incamminati in questo tunnel dall’ effetto davvero ipnotico. C’erano molte scolaresche piuttosto rumorose il che ha reso l’ atmosfera meno sensazionale di quanto ci aspettassimo ma nessun problema, è stato comunque un privilegio aver potuto visitare quel luogo!. Terminato il percorso circolare abbiamo imboccato la via del ritorno e ci siamo fermati in una bancarella a comperare dell’ ananas fresco e dissetante take away. Un gruppetto di ragazzi di una scolaresca ci ha fermato e abbiamo fatto un po’ di conversazione in inglese. Agli studenti giapponesi piace fermare i turisti per scambiare quattro chiacchiere. Per pura coincidenza li abbiamo ritrovati qualche ora più tardi all’ interno di un centro commerciale li vicino. Prima di ripartire abbiamo acquistato dei souvenir e qualcosa da mangiare in un negozietto vicino alla stazione, dopo di che abbiamo preso il treno locale per tornare a Kyoto e dedicare quello che restava del pomeriggio all’ Higashi Hongan ji (ingresso gratuito) che si trova a pochi minuti a piedi dalla stazione. Si tratta di un tempio molto grande e ciò che ci ha colpito più di tutto è stata una lunga e grossa fune custodita in una teca. È una fune speciale perché è stata realizzata con ciocche di capelli umani donate da diverse donne per issare le assi di legno utilizzate per ricostruire il tempio dopo che era stato distrutto da diversi incendi. Abbiamo poi visitato Nishi Ongan – ji e prima che calasse la sera abbiamo fatto una passeggiata rilassante al Daitoku-ji, un complesso di templi, giardini zen e sentieri di ghiaia. C’erano tante persone a passeggiare e tanti bambini.
Venerdì 15 giugno
L’obiettivo principale della giornata è stato Nara, un tempo capitale del Giappone ed oggi dichiarata patrimonio dell’ Umanità dall’ Unesco. Sfruttando il Jr pass, abbiamo preso un treno locale rapido che in 45 minuti ci ha portato a destinazione. Una volta arrivati abbiamo seguito le indicazioni e ci siamo diretti subito a piedi al Nara Koen, un bel parco molto curato e pulito abitato da un migliaio di cervi che vivono in assoluta libertà. I cervi, un tempo considerati messaggeri degli dei, sono oggi patrimonio nazionale. Abbiamo fatto subito la conoscenza con un nutrito gruppo di cervi che seguivano i turisti sperando di ricevere qualcosa da mangiare; abbiamo scattato tante foto curiose con questi buffi animali. C’erano tantissimi ambulanti che per 100 yen, l’equivalente di un euro circa, vendevano dei “biscotti per cervi” (deer cookies). Incuriosita, ho acquistato subito un pacchetto di questi biscotti ma non ho nemmeno fatto in tempo a scartarlo che già ero assediata dai cervi che insistentemente chiedevano i biscotti! Sono stata costretta a darglieli ancora incartati! Ancora una volta ci siamo confrontati con la cortesia e la simpatia dei Giapponesi: mentre stavamo scattando delle foto all’ antichissima e spettacolare pagoda a cinque piani si è avvicinato a noi un signore che si è offerto di farci alcune foto e di spiegarci gratuitamente un po’ di cose sul parco di Nara, sui vari templi e sulla religione. Ci ha fatto chiarezza sulla differenza fra templi e santuari e ci ha spiegato a grandi linee i principi su cui si fondano shintoismo e buddismo. Non ha voluto affatto saperne di ricevere la mancia e ci ha tenuto a precisare che si dedica a questa attività per diletto, come volontario nel tempo libero per mettere a disposizione degli altri le sue conoscenze e far conoscere ai turisti il suo paese. Lasciata la pagoda alle nostre spalle e ci siamo diretti verso l’enorme complesso templare del Todai-ji, il tempio che conserva al suo interno il celebre Daibutsu ossia la statua di Buddha più grande del mondo; si tratta del Buddha Vairocana. Dopo le foto di rito abbiamo deciso di visitare anche il Kasuga Taisha, un santuario shintoista molto suggestivo perché ai lati del viale di accesso vi sono centinaia di lanterne. Un paio di volte all’ anno viene celebrata qui la “festa delle lanterne”. Siamo rientrati a Kyoto a metà pomeriggio circa e con l’autobus numero 206 che parte dal piazzale della stazione ferroviaria, dopo un po’ di peripezie per capire come si fa a pagare il biglietto, abbiamo raggiunto Gion, il caratteristico quartiere delle geishe fatto di edifici bassi, viuzze, e ristorantini molto curati. Abbiamo avuto la fortuna di vedere tre gheishe con il loro caratteristico abito che si stavano recando al ristorante con i loro clienti. Abbiamo evitato assolutamente di scattare foto ed abbiamo cercato di non mostrarci incuriositi al loro passare; le geishe non gradiscono che i turisti le fermino e facciano foto.
Sabato 16 giugno
Il programma della giornata prevedeva il trasferimento con lo shinkansen da Kyoto a Hiroshima. Siccome avevamo preventivamente verificato che il viaggio in treno sarebbe durato poche ore, abbiamo preferito partire nel pomeriggio in modo da conservare la mattina libera per visitare ancora le bellezze di Kyoto. Abbiamo deciso di dedicare il nostro tempo alla visita del Kinkaku – Ji – Cho, il celeberrimo Padiglione d’ Oro, originariamente residenza dello shogun Ashikoga fu poi trasformato in tempio. Nel 1950 fu dato alle fiamme e ricostruito nel 1955. E’ ricoperto in foglia d’ oro e si trova in un contesto molto suggestivo e rilassante; lo si raggiunge facilmente con l’ autobus che parte dal piazzale della stazione di Kyoto. La seconda parte della mattinata l’ abbiamo dedicata alla “Bamboo Groove”, un fitto bosco di bambu, di cui tante volte avevamo ammirato le foto sul web. La foresta si trova nella zona di Harashiyama e si raggiunge comodamente con il bus numero 28 oppure con i treni locali dalla stazione di Kyoto. In realtà ci aspettavamo di vivere un’ atmosfera diversa, più sensazionale, dopo tutto quello che avevamo letto e visto su Internet. Forse c’ erano troppi turisti e troppa confusione per apprezzare la magia del luogo. Si dice che il momento migliore per passeggiare in questo luogo sia sul calar della sera in giornate ventose, quando le alte canne di bambu danzano al vento creando suoni suggestivi. Anche se la situazione che abbiamo trovato era piuttosto chiassosa, ne è valsa comunque la pena, se non altro per le foto spettacolari che abbiamo scattato! Nel tardo pomeriggio abbiamo quindi affrontato il viaggio in treno alla volta di Hiroshima dove siamo giunti quasi alle nove di sera ma l’ orario piuttosto tardo non ha costituito un problema perché avevamo già la prenotazione all’ hotel Granvia, comodissimo perché ha l’ accesso diretto dalla stazione ferroviaria.
Domenica 17 giugno
L’abbiamo trascorsa interamente a Miyajima. Seguendo le istruzioni fornite dall’ hotel abbiamo raggiunto l’isola senza alcun problema. Con il treno locale Jr, sfruttando il nostro inseparabile JrPass, in 26 minuti precisi, non uno di più né uno di meno, siamo arrivati all’ imbarcadero e da lì con il ferry della JR in 10/15 minuti eravamo sull’ isola. Ci sono diverse compagnie che forniscono il servizio di transfer sull’isola ma se avete il JrPass potete viaggiare gratuitamente. Durante il tragitto sul ferry abbiamo fatto conoscenza con un signore molto simpatico che, approfittando di una giornata libera dal lavoro, stava andando al santuario di Miyajima per rilassarsi e pregare. Si è anche offerto di farci delle foto artistiche di fronte al torii. Anche l’isola di Miyajima, come Nara, è abitata da una corposa colonia di cervi dal carattere deciso, è praticamente impossibile fare il pranzo al sacco perché non appena ti vedono aprire un sacchetto o una qualsiasi cosa che possa avere la parvenza di cibo si avvicinano e non hanno alcuna remora a strapparti la borsa e portare via il contenuto. Se provi ad allontanarti ti inseguono fin quando non trovano un altro turista a cui estorcere cibo! Divertente! Le ostriche sono la specialità del luogo e ci sono dei negozi di gastronomia take away che le cucinano alla piastra sul momento al prezzo di 1 euro l’una. Abbandonate le remore sulle ostriche (ostriche si o no, l’inquinamento, il pesce se non è fresco può far male ecc ecc) ci siamo messi in fila e le abbiamo comperate, ne valeva la pena! Da provare! Abbiamo poi visitato il santuario Itsukushima-jinja, molto caratteristico per la sua grande struttura che ricorda un molo; l’ isola era infatti considerata sacra e alla gente comune non era consentito mettervi piede, pertanto il santuario era raggiungibile soltanto in barca e vi si accedeva attraversando la celeberrimo torii galleggiante. Su un lato del santuario si trova un palcoscenico di teatro “No” tutt’oggi utilizzato per le rappresentazioni “No” (dramma accompagnato da danze). Verso le 17 la marea ha iniziato a salire ed i visitatori a poco a poco si avviavano verso l’ imbarcadero per rincasare. L’isola si stava svuotando progressivamente e si respirava un’atmosfera decisamente più tranquilla e rilassata. Non volevamo lasciare l’isola assieme alla massa perchè la marea gradualmente saliva e il torii sembrava iniziare a galleggiare sull’ acqua. Abbiamo pensato a quando mai ci sarebbe capitato di vedere nuovamente questo spettacolo della natura? Siccome una risposta a questa domanda non c’era abbiamo deciso che valeva la pena di fermarsi ancora un po’ sull’isola. Piano piano la marea saliva e l’ arenile dove nella mattinata avevamo camminato e scattato le foto sotto al torii ora era completamente sommerso. Ho letto qua e là su internet e sulle varie guide che il modo migliore per vivere l’ isola è alloggiarvi per almeno una o due notti, magari in un ryokan; la bellezza dell’isola si apprezza all’ alba e dopo le 18 quando non è monopolizzata dai turisti. Alloggiare in un ryokan è una soluzione più costosa e richiede qualche giorno in più a disposizione ma sicuramente consente di godere di albe, tramonti e atmosfere impagabili! Sarà per la prossima volta! Dopo un’ultimo giro per le bancarelle che vendono souvenir di tutti i tipi e in particolare le caratteristiche palette per mescolare il riso, sull’isola infatti c’è la paletta per riso più grande del mondo, ci siamo imbarcati e abbiamo salutato Miyajima lasciandoci alle spalle il torii che ormai fluttuava armoniosamente sull’ acqua.
Lunedì 18 giugno
Ci siamo svegliati presto e dopo il check out ci siamo diretti al Peace Memorial di Hiroshima. Con una breve corsa in tram in direzione Ghembaku domu mae abbiamo raggiunto il Peace Memorial e dopo pochi minuti di cammino ci siamo trovati di fronte al Ghembaku Domu ossia la cupola della bomba atomica. L’edificio ospitava un Centro Espositivo Permanente ed era stato progettato da un architetto cecoslovacco ad inizio secolo. Lo scoppio della bomba aveva raso al suolo praticamente tutta la città tranne lo scheletro e la cupola di questo edificio che miracolosamente è rimasto in piedi e che, per volere dell’ amministrazione locale, è stato rinforzato con una puntellatura ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Abbiamo scattato diverse foto dopodiche siamo entrati nel parco della pace per vedere il cenotafio con i nomi delle vittime accertate della bomba atomica e la Fiamma della Pace. Tutto il resto della mattinata lo abbiamo trascorso al Museo della Pace. Non mi soffermo a raccontare le suggestioni che si provano a visitare questo museo, ognuno vive la propria personale esperienza, ho visto persone commosse e talmente provate emotivamente da avere difficoltà a proseguire la visita. Voglio solo dire che sono rimasta colpita dalla cura maniacale con cui viene conservato ogni piccolo frammento, ogni piccolo oggetto nella ferma convinzione che ogni resto, anche il più piccolo, reca in se una storia, la storia di una Persona e di una Famiglia. L’ingresso al museo è gratuito, si offre una cifra simbolica di cinquanta yen, più o meno cinquanta centesimi di euro e, se lo si desidera, si possono noleggiare le audio guide, altrimenti si possono ascoltare le preziose spiegazioni delle guide volontarie. All’ interno del museo infatti ci sono numerosi volontari che gratuitamente mettono a disposizione il loro tempo con lo scopo di far conoscere al mondo che cosa è avvenuto quella mattina del 6 agosto 1945 e diffondere, soprattutto tra le nuove generazioni, una cultura basata sulla pace e sulla tolleranza. Parlano in inglese e sono a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda con l’ ausilio dei plastici, dei video e dei pannelli esplicativi. Svolgono un lavoro lodevole, colpisce l’ impegno, la precisione e la pazienza con cui cercano di trasmettere il significato dei fatti accaduti a persone che arrivano da tutto il mondo. Tanti sono gli Americani che vengono a visitare questo paese e che si commuovono alla visita di questo museo, nel guest book abbiamo letto tantissime manifestazioni di affetto da parte di turisti americani nei confronti dei Giapponesi e tanti messaggi di indignazione e scuse per aver scritto questo pezzo di storia. Il tempo è ovviamente volato e in men che non si dica è giunta l’ora di ritornare all’hotel a ritirare il bagaglio e ripartire per Tokyo a bordo dello Shinkansen con sosta ad Okayama per il cambio. Inizia da qui la terza ed ultima parte del viaggio.
Martedì 19 giugno
Nonostante il tempo davvero inclemente siamo riusciti a visitare Nikko. Sotto una pioggia battente, che non si è fermata nemmeno un attimo, abbiamo visitato tutto il complesso templare Rinno-Ji. Nikko si trova a nord di Tokyo, è facilmente raggiungibile in treno con un viaggio di 2 ore e mezzo circa e si può visitare tranquillamente in giornata. Con lo shinkansen si va fino ad Utsunomia e da qui si precede per Nikko con i treni locali della linea Tobu-Nikko. Arrivati a Nikko per prima cosa ci siamo recati al tourist information dove le operatrici, gentili, cortesi e disponibili, ci hanno fornito le mappe e tutte le informazioni di cui avevamo bisogno. Ci hanno anche regalato un origami come ricordo della visita a Nikko. Abbiamo raggiunto il complesso templare a piedi con una camminata di buon passo di mezz’ora circa. Se non piace camminare o non se ne ha voglia non è un problema perché i bus effettuano corse frequenti da e per la stazione ferroviaria. Ci siamo accorti di essere arrivati a destinazione quando ci siamo trovati di fronte al celebre Shin-kyo: il ponte rosso, set di un’ altra serie di scatti! Intanto la pioggia si faceva sempre più insistente…. Arrivati all’ingresso principale del Rinno-ji, abbiamo acquistato il biglietto cumulativo per tutti i templi del complesso, compresa la visita ad un giardino giapponese zen molto suggestivo. Dopo la passeggiata nel giardino zen, abbiamo iniziato la visita ai templi, il primo è stato il Rinno-Ji in fase di ristrutturazione ma l’accesso è comunque consentito. All’interno si trovano tre statue in legno dorato molto antiche di Buddha alte otto metri. La statua più importante è quella al centro e rappresenta Amida Nyorai, ai lati invece si trovano Sen-Ju, dalle mille braccia, e Bato, dalla testa equina. E’ stata poi la volta del Tosho-gu a cui si accede attraverso un torii; subito a destra si trovano i magazzini sacri caratterizzati da sculture che rappresentano degli elefanti dalle sembianze piuttosto strane mentre sulla sinistra la scuderia sacra caratterizzata dal famoso altorilievo raffigurante le tre scimmie che si coprono rispettivamente gli occhi, la bocca e le orecchie secondo il principio buddhista che invita a non vedere e non ascoltare la malvagità e a non parlare con malvagità. Salita una gradinata di pietra, siamo entrati nel Honji-do un piccolo edificio famoso per il dipinto sul soffitto che rappresenta il Drago Urlante e per l’acustica perfetta. Si accede a piccoli gruppi accompagnati da un monaco che dimostra che battendo due bastoncini sotto il dipinto del Drago l’acustica si fa più grave (è il drago che ruggisce) che in tutto il resto della sala. La visita al Futarasan-jinja, un santuario che ha la funzione di proteggere la città, chiudeva la nostra giornata a Nikko. Piuttosto stanchi ci siamo avviati verso la stazione dei treni dove abbiamo smorzato l’attesa dello shinkansen con un caffè caldo preso in dei super tecnologici distributori automatici di bibite calde ed abbiamo aspettato nella sala d’ attesa con wi-fi gratuito a disposizione. Nella sala c’è anche uno schermo tv che trasmetteva il telegiornale da cui abbiamo appreso che Tokyo stava per essere raggiunta da un tifone e che tutta la pioggia che avevamo preso a Nikko era solo il preludio di una serata e una notte in cui si sarebbe abbattuto un violento nubifragio; fortunatamente si è trattato di un tifone di passaggio, salito da Okynawa e destinato soltanto ad attraversare Tokyo e a proseguire la sua corsa verso nord per poi perdere forza e intensità nel bel mezzo dell’ oceano Pacifico. Giunti a Tokyo abbiamo trovato la città quasi paralizzata dal nubifragio e dal forte vento. Abbiamo così passato la serata in hotel, piano piano la situazione è migliorata e le notizie in tv si sono fatte più rassicuranti.
Mercoledì 20 giugno
Si può davvero definire questa giornata come la quiete dopo la tempesta! Una giornata limpida, soleggiata e dall’ aria frizzante. Il forte vento della sera prima aveva spazzato tutte le nuvole quindi la giornata è inizia sotto i migliori auspici. Abbiamo passato la giornata intera con Masako, la guida di Tokyo Free Guide, che ci aveva accompagnato alla scoperta di Odaiba. Siccome ci eravamo trovati molto bene il primo giorno, si è offerta di farci da guida per un’ altra giornata, questa volta alla scoperta del quartiere Ueno. Con Masako è nata una simpatica amicizia, ci sentiamo spesso attraverso Facebook e Skype, lei ci chiede suggerimenti circa l’ uso della grammatica italiana, mentre noi stiamo cercando di prendere confidenza con il mondo dell’ hiragana. Imparare il giapponese è un’ impresa, per ora ci accontentiamo di riconoscere qualche segno e di arrangiare qualche parola! Come dicevo, abbiamo trascorso la giornata a Ueno, il quartiere con un meraviglioso parco (Ueno – Koen), famoso perchè in primavera attrae l’attenzione di tantissimi turisti che vengono in Giappone per vedere i sakura (ciliegi) in fiore. Prima di prendere la metro in direzione Ueno, ci siamo goduti per l’ ultima volta il panorama dalla terrazza panoramica del Metropilitan Governament Office, sede del comune di Tokyo. A Ueno abbiamo gironzolato per il quartiere e all’ ora di pranzo, su suggerimento di Masako, abbiamo mangiato in una simpatica trattoria tipica sperimentiamo una curiosità gastronomica: lo “shabu shabu”. Ci siamo accomodati ad un tavolo circolare, davanti ad ogni posto a sedere c’ era un pentolino con del brodo leggero ad ebollizione. Ci è stato servito un piatto con della carne cruda di manzo tagliata a fette sottilissime, delle ciotoline con le varie salse e delle verdure crude tagliate a striscioline dalla forma perfetta. Ognuno di noi ha “cucinato” la propria carne facendola bollire brodo per poi mangiarla accompagnata dalle verdure e dalle salse. I camerieri erano molto solerti ad aggiungere il brodo di cottura e a servire le verdure e le salse non appena le terminavamo. Da bere the verde a volontà. Il locale era arredato in stile tipicamente giapponese e ed abbiamo speso una cifra modica, circa 13000 yen a testa, l’equivalente di circa 13-15 euro a persona. Siamo stati bene, il cibo ci ha soddisfatti perché era di buona qualità e non pesante ed abbiamo sperimentato una cosa nuova! Dopo pranzo ci siamo fermati in una gelateria li vicino ed abbiamo mangiato il caratteristico gelato al the verde accompagnato da biscottini sempre al the verde. Abbiamo proseguito la nostra passeggiata nei mercatini di Ueno dove abbiamo acquistato delle alghe essicate e varie salse per preparare il sushi da portare a casaa. Una volta rientrati in Italia abbiamo fatto diversi esperimenti di cucina giapponese… l’unica cosa che riusciamo a preparare decentemente sono dei maki dal sapore vagamente orientale! La cucina giapponese sembra semplice ed essenziale ma replicarla non è affatto semplice! Abbiamo concluso la girnata a Ueno con una visita veloce al Toshogu, un santuario dedicato a Tokugawa. Ci siamo poi concessi una parentesi divertente in un pakinko. I pakinko sono delle sale giochi di 4-5 piani con videogiochi di ogni tipo, musica, e tutto ciò che serve per distrarsi. Abbiamo fatto delle foto molto spiritose che conserviamo e che ogni tanto riguardiamo divertiti. A cena siamo stati ospiti da Masako, un’ opportunità unica! Chissà se mai nella vita ci capiterà di cenare in una casa giapponese, ospiti di simpatici Giapponesi?! Ultima notte a Tokyo, domani sera è previsto il volo di rientro.
Giovedi 21 giugno
Si torna in Italia ma non prima di aver visto Tsukiji, il mercato ittico più grande del mondo ed essere andati a vedere la Tokyo Sky Tree Tower da vicino. Chi ha voglia di svegliarsi all’alba può farsi trovare all’ ingresso del mercato ittico verso le cinque del mattino in modo da mettersi in fila per assistere alla famosa asta dei tonni. Noi sinceramente non eravamo di questo spirito e ci siamo recati verso metà mattina quando l’ asta si era già conclusa da un pezzo, tuttavia il tempo che siamo riusciti a dedicare a questo posto è stato più che sufficiente per percepirne l’ atmosfera. All’ingresso viene fornita una piantina, molto utile per capire dove si può andare e dove no. Visitare questo immenso mercato è un po’ un impresa, centinaia di motorini e di carrelli motorizzati sfrecciano tra i vari stand trasportando le cassette con il pesce ed il rischio di essere investiti è più che reale. In effetti i turisti sono un vero e proprio intralcio alle attività del mercato, tuttavia l’ amministrazione ha deciso di continuare a mantenere questo luogo aperto al pubblico. È consuetudine diffusa tra i turisti di fermarsi a fare colazione con il sushi fresco nei vari ristorantini e negozietti del mercato ma noi eravamo già sazi della colazione e non abbiamo preso nulla, ho letto comunque su tanti diari di viaggio e tante guide che è assolutamente consigliata una colazione/pranzo a base di pesce fresco a Tsukiji. Terminata la visita al mercato ci siamo diretti con la metro in zona Tokyo Sky Tree, sapevamo già che non avremmo potuto salire in quanto è necessario prenotare addirittura con alcuni mesi di anticipo ma desideravamo comunque vederla più da vicino possibile e fare delle foto prima di partire.. Impieghiamo quel poco tempo che ci rimane da Biccamera a stampare un po’ di foto. Tra una cosa e l’ altra è arrivata la famigerata ora di andare a ritirare i bagagli in hotel per poi andare in aeroporto con il Narita Express prenotato il giorno prima. Good Bye Japan!
Suggerimenti
Giappone, quando andare? Il Giappone è un luogo che si può visitare tutto l’anno, tuttavia bisogna tenere presente alcuni aspetti. Il periodo sicuramente più affascinante e in cui il clima è più confortevole è la primavera, nei mesi di aprile maggio che corrispondono al periodo della fioritura dei ciliegi. D’altra parte i prezzi dei voli in questa stagione aumentano in maniera esponenziale e le agenzie di viaggio con la scusa dello spettacolo dei ciliegi in fiore rincarano i costi dei pacchetti. Il mese di giugno è il mese delle piogge, quindi a fronte di voli meno cari, bisogna metter in conto qualche giornata bagnata. Agosto è il mese in cui noi Italiani generalmente abbiamo le ferie, tuttavia il clima in Giappone è particolarmente afoso. A Tokyo in agosto c’è la stessa temperatura che c’è a Milano, il che potrebbe rendere difficile trascorrere intere giornate sotto il sole. Tenuti presenti questi aspetti, la cosa migliore da fare è iniziare a monitorare i siti internet delle compagnie aeree con largo anticipo in modo da avere presenti le fluttuazioni dei prezzi e cogliere eventuali offerte.
– Transfer da/per Narita Ci sono diverse alternative per raggiungere il centro di Tokyo dall’aeroporto internazionale di Narita; quella che garantisce il miglior rapporto qualità prezzo è il treno Narita Express che in un’ ora e mezzo circa consente di arrivare alla stazione centrale di Tokyo da cui partono tutte le linee metropolitane per raggiungere i vari quartieri della città. Noi abbiamo sfruttato l’offerta Suica&N’ex che consente di acquistare al prezzo di 5500 yen l’opzione round trip, cioè il viaggio di andata e di ritorno, con posto riservato, da/per l’ aeroporto a condizione di effettuare il viaggio di ritorno entro due settimane. Acquistare separatamente i biglietti di andata e ritorno è più costoso. Nel prezzo è inclusa anche la Suica con un credito già caricato di 1500 yen. La Suica non è altro che una carta prepagata ricaricabile che consente di viaggiare sulla rete metropolitana e su diverse linee di terni locali, molto comoda perché consente di non dover acquistare ogni volta il biglietto della metropolitana e perché viene accettata in molti combini (convenience store) e in gran parte dei distributori automatici di bibite che in Giappone sono presenti in larga misura nelle stazioni e per strada. La Suica al termine del viaggio può essere trattenuta per ricordo oppure restituita in uno degli uffici preposti, in questo caso viene restituito al viaggiatore il deposito cauzionale di 500 yen. Per tutte le informazioni consiglio di consultare il sito web http://www.jreast.co.jp.
– La metropolitana di Tokio: La rete metropolitana di Tokyo copre in maniera capillare il territorio. Viaggiare in metro a Tokyo, contrariamente a quello che si può pensare, è semplice; innanzitutto la lingua non è un problema dato che tutte le indicazioni sono riportate anche in Inglese, inoltre ogni linea è rappresentata da un colore ed ha come simbolo l’iniziale del nome (ad esempio la linea rossa M è la linea Maronouchi). Tokyo è servita poi dalla Yamanote Line, una comodissima linea circolare che corre lungo il perimetro della città e che effettua soste praticamente in tutti i quartieri di interesse turistico: Tokyo, Shinangawa, Shibuya, Shinjuku, Ikebukuro, Ueno, Akihabara; gli unici posti turistici che non si possono raggiungere con questa linea sono l’ isola di Odaiba e Tsukiji. Su questa linea si può viaggiare utilizzando il JrPass. Come in qualsiasi altra metropolitana, bisogna sempre fare riferimento a dove ci si trova e dove bisogna andare per prendere il treno nella direzione giusta. La tariffa da pagare dipende da dove bisogna andare, comunque anche questo non è un problema perché i Giapponesi pensano sempre a tutto per rendere le cose semplici e fattibili: conviene sempre acquistare la tariffa minima di 160 yen, alla stazione di arrivo, prima dei tornelli per l’uscita, ci sono le adjustmente fare machine cioè delle casse automatiche dove poter verificare se la tariffa acquistata era corretta ed in caso contrario regolarizzare il pagamento. Praticamente non c’è pericolo di prendere la multa! Anche sugli autobus e sui tram (che noi abbiamo utilizzato a Kyoto e Hiroshima ma penso il discorso valga anche per i mezzi di Tokyo e delle altre città) i Giapponesi hanno ideato una strategia fantastica: innanzitutto non serve acquistare il biglietto…sì, certo avete letto bene: non si acquista il biglietto e prima di scendere si paga direttamente al conducente introducendo le monete nell’ apposita macchinetta. Se non si dispone di spiccioli, nessun problema, la macchina fa anche da cambia-monete! Suggesrisco il seguente link da consultare prima della partenza per raccogliere tutte le info utili e prendere un po’ di confidenza con il sistema dei trasporti del Giappone: http://www.tokyometro.jp/en.
– Jr pass sì o no?! Il Jr Pass è un abbonamento ferroviario acquistabile soltanto dagli stranieri in viaggio in Giappone valido per viaggiare sulla gran parte dei treni della linea ferroviaria gestita dalla JR (Japan Railways) sia locali che a lunga percorrenza, come i famosissimi bullet train Shinkansen (attenzione però perché il JRPass non è valido sugli Shinkansen Nozomi e Mizuho). Al momento dell’ acquisto è necessario esibire il passaporto. Ci sono due tipi di pass: Green, cioè di prima classe e Ordinary, cioè di seconda classe, entrambi disponibili nelle due versioni da 7 e da 21 giorni. Il pass deve essere utilizzato in giorni consecutivi a partire dalla data di convalida. Il pass non può essere acquistato in Giappone ma necessariamente presso uno degli agenti autorizzati alla vendita che provvederà a spedire l’Exchange order direttamente a casa, di solito tramite corriere, oppure lo si può ritirare di persona in agenzia. Sul sito web JR è disponibile l’elenco degli intermediari accreditati ed autorizzati alla vendita per ciascun paese. Una volta arrivati in Giappone bisogna rivolgersi agli uffici preposti per cambiare l’Exchange order e farsi rilasciare il Jr Pass vero e proprio; sempre sul sito è disponibile l’elenco degli uffici e relativi orari di apertura. Noi abbiamo effettuato l’acquisto attraverso l’agenzia accreditata HIS e ritirato l’Exchange order presso la loro sede di Milano, evitando così le spese di spedizione. Sono stati veloci, ci hanno fatto avere il tutto nell’arco di un paio di giorni e hanno risposto prontamente a tutte le richieste di informazioni che abbiamo inoltrato via mail. Sugli shinkansen la prenotazione del posto è vivamente consigliata soprattutto nei periodi estivi più congestionati, considerando poi che è gratuita conviene farla. Su questi treni solo alcune carrozze sono libere. In tutte le stazioni ci sono gli uffici dove effettuare la prenotazione del posto (Midori-no-madoguchi) caratterizzati dal logo verde che imparerete a riconoscere! Suggerisco di portare sempre con se un promemoria con scritto il numero, il nome e l’ orario di partenza del treno su cui si vuole prenotare il posto nel caso in cui ci fossero delle difficoltà a farsi comprendere dall’ operatore delle ferrovie. Siti utili: http://giappone.hisitaly.com/ http://www.japanrailpass.net/. Per gli orari dei treni in lingua inglese abbiamo utilizzato molto spesso il sito http://www.hyperdia.com/. Se si organizza bene il viaggio, pianificando tutti gli spostamenti con cura, si riesce a sfruttare molto il pass ed avere un bel risparmio considerati gli elevati costi dei trasporti in Giappone, in particolare degli Shinkansen. Una valida alternativa al treno, sono i pullmann che per le lunghe percorrenze di solito viaggiano di notte e il costo dei biglietti è di circa la metà rispetto al treno; inoltre viaggiando di notte consentono di risparmiare la spesa del pernottamento in hotel. Di solito la partenza è verso le 23 e durante il viaggio vengono effettuate un paio di soste. Una valida compagnia di autotrasporti è la Willer Express, quando sarete in Giappone riconoscerete sicuramente i pullmann con il logo rosa! Anche la Willer Express offre degli abbonamenti di diversa tipologia e durata. Ho richiesto varie volte informazioni via mail e mi hanno sempre risposto in maniera veloce e cortese. Il sito è http://willerexpress.com/bus/pc/3/top/.
– Bancomat, carte di credito e contanti: I Giapponesi sono un popolo estremamente moderno ma al contempo molto conservatore. Negli hotel sono tranquillamente accettati i pagamenti con la carta di credito, mentre nei negozi, nelle biglietterie, ristoranti, ecc è gradito l’ uso del contante. Prima di partire bisogna accertarsi del circuito su cui è possibile utilizzare le proprie carte; molti atm giapponesi non accettano le carte emesse in Europa. Per andare sul sicuro consiglio di prelevare agli atm disponibili presso le Poste e nei combini aperti h24 che consentono di prelevare anche su circuito europeo. Le istruzioni sono disponibili in lingua inglese quindi non si incontra alcuna difficoltà.
– Mangiare: Mangiare in Giappone non è assolutamente un problema; certo, il loro stile alimentare è completamente diverso dal nostro ma con un po’ di spirito di adattamento e di curiosità non si rimane a stomaco vuoto. Per chi preferisce il fast food, trova Mc Donald e simili a iosa, ci sono poi delle catene di fast food tipicamente giapponesi come Mos Burger; per farsi un’ idea consiglio il sito http://www.mos.co.jp/english/. Cibo giapponese di buona qualità si acquista nei Depachika. Depachika è una parola contratta che significa department store basement: si tratta di negozi molto grandi che solitamente si trovano al piano seminterrato delle stazioni o dei centri commerciali e che vendono pietanze giapponesi fresche, preparate in giornata, a base di verdure, pesce, riso (immancabile!), ecc. Se lo si desidera confezionano la pietanza nei contenitori termici e la scaldano al microonde in modo da poterla poi mangiare calda. Alla cassa viene fornito tutto ciò che serve per mangiare: bacchette o posate in plastica a seconda dei gusti, salviette, addirittura il cucchiaino se si è acquistato del dolce o joghurt. Dopo le 18 e man mano che si avvicina l’orario di chiusura, i prezzi vengono progressivamente abbassati in modo da incentivare gli acquisti, non avere merce invenduta e garantire il giorno successivo prodotti freschi di giornata. Noi abbiamo sperimentato due depachika: Isetan e Odakyu, in entrambi abbiamo acquistato buone cose. Oltre ai noti sushi e sashimi, che alla fine del viaggio vi usciranno dalle orecchie (!!), suggersico di provare il shobu-shobu di cui ho parlato nel racconto del 20 giugno ed i ramen ossia i famosi tagliolini. Una curiosità: sorbire rumorosamente i ramen è segno di averli graditi. Le specialità che abbiamo gustato ad Hiroshima sono le Oikonomiyaki, una sorta di pancakes fatte di pastella e foglie di cavolo mescolate a verdure o pesce ed accompagnate da udon o noodle (una sorta di spaghetti tipicamente orientali), le ostriche alla piastra, ed i maple sahaped biscuits, dei biscotti a forma di acero davvero morbidi e gustosi venduti impacchettati singolarmente.
– Tokio free guide, esperienza da provare! Come ho già anticipato in qualche pagina di questo diario, mentre stavo pianificando il viaggio, navigando sul web ho avuto la fortuna di imbattermi nel sito Tokyo Free Guide, un’associazione benemerita non profit di cui fanno parte studenti, casalinghe, pensionati e pensionate, ecc che mettono a disposizione dei turisti il proprio tempo libero con lo scopo di far conoscere il loro paese. Ci si registra sul sito internet, si specificano le date del viaggio, la propria lingua e i posti che si vorrebbero visitare e in tempi rapidi viene assegnata la guida. Può capitare che in periodi particolarmente congestionati non ci siano guide immediatamente disponibili ed allora bisogna avere un po’ di pazienza ed aspettare qualche giorno in più oppure provare a cambiare le date in cui si desidera usufruire del servizio. Sono molto cortesi e solerti, rispondono a qualsiasi richiesta di chiarimenti ed informazioni sia via mail sia attraverso i post su Fb. Una volta assegnata la guida si viene contattati via mail dalla guida stessa ed inizia un simpatico scambio di mail allo scopo di conoscersi un po’ prima dell’incontro in Giappone. La guida offre un servizio completamente gratuito, l’unico “obbligo” nei sui confronti è pagarle tutte le spese per i trasporti e per i pasti. Per noi, che eravamo alla prima esperienza in Giappone, è stato un vero privilegio poter trascorrere del tempo con una Giapponese che con garbo e cortesia ci ha accompagnato consentendoci di visitare scorci e luoghi che probabilmente da soli non saremmo riusciti a vedere, o forse li avremmo visti ma con molto più tempo e fatica. www.tokyofreeguide.com
– Guida e siti consigliati: Noi abbiamo acquistato la guida Lonely Planet “Giappone” ultima edizione 2012 perché ci sembrava la più completa tra quelle disponibili in libreria. È una guida molto completa e dettagliata ma, trattando tutto il Giappone, può risultare un po’ dispersiva. Abbiamo integrato la lettura della guida con la consultazione di vari siti internet: molto utile il sito Turisti per Caso, la vera voce dei viaggiatori! . www.japan-guide.com guida on line del Giappone in lingua inglese. www.tokyopocketguide.com molto utile perché mette a disposizione la mappe in pdf delle varie zone di Tokyo. www.diddlefinger.com per localizzare sulla mappa indirizzi in Giappone ma in lingua Inglese. http://www.jnto.go.jp sito dell’ Ente Nazionale del Turismo Giapponese. http://www.gotokyo.org/it/ sito riguardante il turismo a Tokyo.
Qualche riflessione personale
Innanzitutto vorrei sfatare la convinzione, diffusa tra molti, che il Giappone è una meta di viaggio cara. Tante volte mi sono sentita dire che “il Giappone è caro”, voglio quindi rassicurare tutti quelli che hanno il desiderio di andarci perché non torneranno a casa con il portafoglio vuoto! Certo, è pur sempre un viaggio dall’ altra parte del mondo e bisogna mettere in preventivo una certa spesa, ma con qualche semplice accortezza si riesce a fare un bel viaggio senza sborsare cifre spasmodiche. In Giappone ho avuto fin da subito la sensazione di trovarmi in un paese estremamente organizzato; non mi sono mai sentita spaesata e non mi sono mai trovata in difficoltà. Questo mi ha sorpresa molto, prima di partire mi domandavo spesso che cosa avrei dovuto fare qualora mi fossi trovata in difficoltà non sapendo pronunciare neanche mezza parola di Giapponese e non sapendolo leggere. Invece non ho mai avuto alcun problema perché dappertutto ci sono indicazioni chiare sempre anche in lingua inglese. A Tokyo le persone parlano abbastanza l’Inglese, un pò meno a Kyoto e nelle città più piccole e meno turistiche. Tuttavia, se ci si dovesse trovare in difficoltà non c’è problema perché i Giapponesi sono un popolo estremamente cordiale e cortese e se vedono qualcuno in difficoltà subito si avvicinano chiedendo se c’è bisogno di aiuto e fanno di tutto per dare una mano. Anche se non capiscono la tua domanda si sforzano di cercare di capire di che cosa hai bisogno e si prodigano in tutti i modi per rendersi utili anche a costo di comunicare a gesti! Ma come fa un paese ad essere così organizzato? La risposta è semplice: perché lo stato impiega molte risorse per offrire servizi di qualità e perché tutti lavorano sempre in maniera impeccabile, qualsiasi professione svolgano, come se ciascuno avesse una missione da compiere. Se tutti lavorano al meglio e nessuno si tira indietro, in qualsiasi campo, non si possono che raggiungere ottimi risultati. Mi spiego meglio raccontando uno dei tanti episodi a cui ho assistito personalmente e che mi hanno fatto molto riflettere su come si possano prestare servizi efficienti utilizzando bene le risorse a disposizione e con un po’ di buon senso. Un giorno in metropolitana ho visto con i miei occhi questa situazione: una persona con difficoltà motorie in carrozzina è salita in metro accompagnata dal personale di servizio; alla stazione in cui doveva scendere, esattamente davanti alla porta del treno, c’era ad attenderla un altro operatore che prontamente ha sistemato la pedana per agevolare l’ uscita della carrozzina ed ha accompagnato la persona verso l’ uscita. Con poche risorse e con una buona organizzazione la persona ha ricevuto un servizio efficiente. Questo è solo uno dei tanti episodi a cui ho assistito… Non so quante volte mi sono ripetuta “ma perché non si fa così anche da noi?…” Per quanto riguarda la sicurezza, il Giappone è un paese che ha un tasso molto basso di microcriminalità, infatti non ho mai avuto la sensazione di non essere in sicurezza e non ho mai assistito ad episodi di violenza. Certo, non mi sono mai messa in condizione di pericolo ma sicuramente tutti luoghi pubblici sono molto controllati dalla polizia e dai servizi di sicurezza. Un’ altro aspetto che mi ha colpita positivamente è la grande cortesia che tutti usano nei confronti degli altri. Secondo me i Giapponesi non sono semplicemente gentili, sono cortesi, e lo dimostrano non solo con gli inchini e ringraziamenti, ma anche negli atteggiamenti. Ad esempio, quando devono dare qualcosa a qualcuno lo porgono con entrambe le mani e chi lo riceve ringrazia con un cenno del capo. Nei negozi, alla cassa, viene restituito prima il resto in banconote e poi le monete in un piattino offerto con tutte e due le mani. Sono piccoli gesti che noi abbiamo ormai dimenticato, o forse non li conosciamo proprio, ma che se riscoprissimo potremmo vivere meglio i rapporti interpersonali. Siamo sempre in tempo a prendere spunto da questo popolo brillante!