In Lucania con Carlo Levi

Col nostro van "Odisseo", accompagnati dalle pagine di "Cristo si è fermato ad Eboli"
in lucania con carlo levi

Ripartiamo ancora, come ogni venerdì torniamo in Basilicata, il luogo ideale dove ritrovare il senso di una comunità dispersa dall’emigrazione e ora pronta a riconquistare il proprio paese. La Lucania ci sta conquistando con la sua bellezza, la sua umiltà, la sua semplicità. La Lucania ci ispira fiducia.

Per preparare questa partenza però non ci siamo accontentati della solita guida per camperisti, né della mappa stradale, né tantomeno delle app dove trovare le aree sosta con le recensioni migliori. A questa partenza ci siamo preparati con la buona lettura di un romanzo e con la visione di un film magistrale. Questa breve vacanza la ricorderemo come quella in cui “Cristo si è fermato ad Eboli”: un week end sulle orme di Carlo Levi.

8 aprile 2022, Aliano (MT)

Ci inerpichiamo su un colle argilloso a quasi 500 metri sul livello del mare; da qui dominiamo la Val d’Agri e il torrente Sauro. Finalmente, dopo tre ore di viaggio, siamo ad Aliano, il paese che ospitò in confino Carlo Levi, il “Gagliano” del “Cristo si è fermato ad Eboli”. Iniziamo subito a camminare; questo centro storico invita a perdersi fra gli stretti vicoli e gli stupendi affacci su un panorama che mozza il fiato.

Un passo dopo l’altro tornano forti nella memoria le descrizioni che abbiamo trovato nel libro che ci portati fin qui: “Spalancai una porta-finestra, mi affacciai a un balcone, dalla pericolante ringhiera settecentesca di ferro e, venendo dall’ombra dell’interno, rimasi quasi accecato dall’improvviso biancore abbagliante. Sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, parevano sciogliersi nel cielo bianco.” (Cristo si è fermato a Eboli-Carlo Levi)

Giunti alla casa in cui Levi visse il confino ci prendiamo il tempo di una breve lettura. Così lui stesso la descrisse: «Contento della nuova solitudine, stavo sdraiato sulla mia terrazza e guardavo l’ombra delle nuvole muoversi sulle creste lontane, come una nave sul mare. Uscivo spesso nelle belle giornate, a dipingere: ma lavoravo soprattutto in casa nello studio e sulla terrazza, sulla mia terrazza il cielo era immenso, pieno di nubi mutevoli: mi pareva di essere sul tetto del mondo, o sulla tolda di una nave, ancorata su un mare pietrificato».

All’ora di cena stiamo ancora vagando a piedi senza meta. Affacciato sui calanchi c’è un ristorantino il cui nome richiama quello del noto scrittore.

Il nostro è l’unico tavolo ad essere occupato. Il ristoratore, la cuoca e l’unico cameriere sono tutti per noi. Purtroppo il Covid ha dato il colpo di grazia ad un’economia di prossimità che era già in crisi a causa dello strapotere delle grandi catene di ristorazione e alla sempre più ridotta disponibilità economica delle famiglie italiane. Nonostante le difficoltà che questi lavoratori sono costretti ad affrontare giorno dopo giorno, il buonumore e i sorrisi non mancano. Una volta seduti al tavolo la sorpresa è delle migliori. Subito ci viene offerto uno splendido antipasto a base di bresaola di cinghiale e prosciutto fatto in casa. Gli strascinati con peperoni cruschi sono una delizia, spariscono dai piatti con tanta velocità che il ristoratore ce ne offre subito un bis e la cuoca abbandona per un attimo i fornelli per raggiungerci al tavolo e spiegarci il metodo di cottura giusto per renderli “cruschi”, cioè croccanti. Chiudiamo infine in bellezza il venerdì al sapor di arrosticini di pecora. Non potevamo chiedere di meglio!

9 aprile 2022, Guardia Perticara e Grumento Nova (PZ)

La mattina seguente raggiungiamo Guardia Perticara, che dista solo pochi chilometri. Su consiglio di chi è stato qui in camper prima di noi tentiamo un parcheggio di fortuna di fronte al supermarket del paese, ma la fortuna questa volta non ci assiste: tutto occupato. Rischiamo di incastrarci negli stretti vicoli e  alla fine ci accontentiamo di un posteggio per auto, che ci vede un po’ sporgenti sulla carreggiata e sul marciapiede. Mancando le alternative, decidiamo che va bene così. Si scende e si parte alla scoperta di uno dei borghi più belli d’Italia (bandiera arancione Touring Club Italiano).

Quella di Guardia Perticara è una storia antica che si inscrive nella dura faccia della pietra. Un grappolo di case su un rilievo su cui sono passate le orde saracene e diversi terremoti, ma tra distruzioni e abbandoni il paese è riuscito a mantenere la sua identità: case arroccate, gradinate e scale che si inerpicano fino al castello, balconi in ferro battuto, archi, portali, ballatoi, fontane.

Lo chiamano “il paese dalle case in pietra”. Guardia è un borgo che si percorre a passi lenti, incrociando gli sguardi delle donne sull’uscio di casa. Guardia è il paese in cui il regista Francesco Rosi è venuto a girare le scene di “Cristo si è fermato ad Eboli”, il luogo dove ha potuto ritrovare quell’atmosfera di paese altrove dispersa. A Guardia Perticara resiste orgogliosamente la pietra: quella pietra di Gorgoglione che dà vita alle case, alle gradinate, agli archi, e si sposa con l’aria fresca che porta i profumi dei boschi ed entra nei vicoletti senza incontrare resistenza.

Questo piccolo borgo ci accoglie per l’intera mattinata, prima della ripartenza verso non sappiamo ancora dove.

Lungo la strada che ci riporta nel sottovalle mi accorgo di essere a pochi chilometri dal Lago Pertusillo. Propongo un picnic e tutti ne sono entusiasti. Abbandoniamo Google Maps e ci avventuriamo in tortuose stradine di campagna poco più  larghe del nostro van. Nel verde del territorio di Grumento Nova, ci rendiamo conto di non poter proseguire. Siamo ormai a meno di 300 metri dalle sponde del lago e la strada si fa davvero troppo stretta. Optiamo per una sosta sul prato e nessuno ne sembra infastidito, né il contadino che è al lavoro fra i filari di viti, né le pecore al pascolo, né tantomeno i carabinieri forestali di passaggio. Il paesaggio è stupendo e sa di primavera. Il verde domina sulla terra e si rispecchia nell’azzurro limpido del cielo. Pranzeremo qui, a pochi passi dal lago, nel bel mezzo del nulla della campagna lucana. Il senso di libertà che sanno donare questi luoghi è profondo, ancestrale, tipico di un sud a bassa densità di urbanizzazione.

Dopo pranzo una veloce ricerca su internet ci da l’indicazione giusta per un’attività culturale a cui dedicare l’intero pomeriggio: il museo archeologico nazionale dell’Alta Val d’Agri e il parco archeologico di Grumentum distano meno di 4 chilometri da qui.

La visita è sicuramente da non perdere e regala un salto nel passato che va dall’età del bronzo fino all’epoca romana. Il parco archeologico è situato in una splendida posizione fra i prati verdi e i boschi su cui si affaccia il comune di Grumento Nova.

Ci attardiamo qui fin quasi all’ora di chiusura, quando ci rendiamo conto di doverci muovere, se vogliamo trovare un posto comodo dove cenare e trascorrere la notte.

Prima che cali il sole siamo a Moliterno.

10 aprile 2022 – Moliterno e Bernalda (PZ)

Il risveglio nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, a quasi 900 metri d’altitudine, sa di Canestrato che viene stagionato nei caratteristici “fòndaci”. Peccato però che il meteo non sia dei più clementi e che il forte vento unito all’insistente pioggia mista a neve, ci costringano ad assaggiare il canestrato lontano da qui. Percorriamo la strada statale 598 di Fondo Valle d’Agri nella speranza di lasciarci alle spalle il nuvolone grigio, che però ci accompagna carico di pioggia fin quasi a Policoro.

L’ultima sosta prima del rientro va improvvisata. Uno sguardo veloce alla mappa stradale e l’occhio cade su Bernalda. Deviazione minima e meteo clemente. Lasciamo Odisseo in un parcheggio in centro e ci concediamo l’ultima passeggiata prima del rientro in Salento.

Bernalda è il classico paesino d’impianto medievale con le case basse che, dipinte di bianco calce, ricordano tanto i comuni pugliesi della Valle d’Itria. Nella piazza fra il castello e la chiesa di San Bernardino, ci lasciamo catturare dal panorama sconfinato sulla valle del Basento. Il mare all’orizzonte ci preannuncia la fine della vacanza.

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