In Giappone vale sempre la pena andarci – parte I

Tre settimane in questo Paese cosi unico, cosi speciale... Tokyo, Hiroshima, Miyajima
Scritto da: MrAnkov
in giappone vale sempre la pena andarci - parte i
Partenza il: 04/10/2010
Ritorno il: 06/08/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 4000 €
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Day 0 – Della serie… cominciamo bene!

Lunedì 04 ottobre

Oggi parto per il Giappone: per andarci ogni scusa è buona e visto che dei miei amici si sposano ho pensato di approfittarne anche per farmi un bel giro.

Spero per una volta riuscirò a mantenere il mio proposito di scrivere ogni giorno per fare un resoconto come si deve di questo viaggio. Di solito parto con buoni propositi che poi finiscono giustamente non si sa dove; dico giustamente perché io i viaggi cerco di godermeli al massimo e la cosa mi lascia poco tempo libero per scrivere, che in fondo è tempo rubato al godimento della vacanza o al sonno.

Stavolta però sono più fiducioso del solito sul fatto di riuscire a scribacchiare qualcosa visto che ho preso il Japan Rail Pass per 3 settimane e quindi in treno dovrei trovare il tempo per adempiere ai miei doveri.

Ovviamente anche quando uno crede di essersi messo al riparo da certi (prevedibili con Alitalia) imprevisti, il Destino cinico e baro è sempre pronto a farti uno sgambetto: mi imbarco a Vienna sull’aereo Austrianlines per Tokyo; vedo che i malefici austriaci ci hanno montato delle sedie (chiamarle poltrone sarebbe un complimento eccessivo ed inesatto) strettissime, mi incastro alla meno peggio nel sedile e la giappina davanti a me intenerita dal mio evidente stato di scomodità (sono alto m. 1,90) mi offre il suo posto che è davanti alle uscite di sicurezza ed ha molto più posto per i piedi.

Commosso dallo squisito gesto di gentilezza mi vedo mio malgrado costretto ad accettare la gentile offerta, proferendomi in ringraziamenti.

Mi installo nella mia più comoda postazione e intanto mi dico quanto sono gentili i giapponesi e che culo ho avuto. Se il buon giorno si vede dal mattino sto viaggio inizia sotto i migliori auspici mi dico. Non l’avessi mai pensato passa un ora e l’aereo non è ancora partito, poi il messaggio del capitano: guasto irreparabile, scendere tutti e speriamo di trovarne uno sano per proseguire il viaggio!

Day 1 – W l’ankou nabe

Martedì 05 ottobre Con un ritardo di quasi quattro ore, dopo un viaggio abbastanza scomodo l’aereo atterra poco prima delle 11.00. Disbrigo tutte le formalità compreso la schedatura fotografica e quella dell’impronta digitale degli indici esco e cambio subito una buona parte del mio gruzzolo. Per certe cose il Giappone è proprio l’opposto del resto del mondo: di solito non bisogna mai cambiare soldi all’aeroporto, perché è sicuro che ti pelano, qui invece devi cambiare i soldi solo all’aeroporto; primo perché si ottiene il cambio migliore, senza commissioni di sorta e secondo perché nelle città il cambio non è solo più svantaggioso ma è anche difficile trovare le banche che offrono questo servizio. Se volete cambiare soldi in Italia fatelo presso la vostra banca dopo aver verificato che non vi chiedano anche una commissione e non cambiate soldi MAI! negli exchange office degli aeroporti europei: il cambio è oltraggioso e i ladri si intascano anche una lauta commissione (molto più conveniente cambiare in Giappone). All’ufficio informazioni mi faccio spiegare come arrivare al PIA Ticket Office (società che vende biglietti per tutti gli spettacoli che si tengono in Giappone) e riesco a comprare 2 biglietti del teatro Takarazuka (uno per il teatro di Takarazuka e l’altro per quello di Tokyo) cosa che l’ultima volta che ero stato in Giappone mi era stato impossibile visto che i biglietti in vendita al teatro sono sempre esauriti e comunque alla biglietteria l’inglese è parlato quanto il latino ed il greco antico). Se volete comprare un qualsiasi biglietto per uno spettacolo vi consiglio di farlo a questa biglietteria dove sarete sicuri di trovare personale poliglotta. Compro un biglietto per il treno per la stazione di Ueno e scendo al piano di sotto dove ci sono i binari dei treni; qui c’è un ufficio della Japan Railway dove in 5 minuti cambio il mio voucher per il Japan Railway Pass che stavolta ho fatto da 3 settimane e visto che ci sono prendo anche una Suica Card che è veramente comodissima (tutt’altra cosa che prendere sempre il biglietto minimo ed ogni volta prima di uscire pagare alla macchinetta dell’adjutment fare). Con la Suica si risparmia parecchio tempo. In meno di un ora sono a Ueno e da lì mi reco subito al mio hotel che è proprio di fronte alla stazione JR ma che io nella babele architettonica giapponese faccio comunque parecchia fatica ad individuare. Una doccia e un oretta di relax, chiamo l’amico Kunio per mettermi d’accordo su dove incontrarci per la cena e poi esco per un primo giro di acclimatamento. Mentre andavo in hotel avevo notato alla destra della stazione una zona di mercato che sembrava interessante e decido di farci un giro. E` pieno di pachinko, sale giochi, negozi di vestiti ed articoli sportivi, bancarelle di cibi secchi e di frutta e verdura (meno cari dello standard nipponico). E naturalmente pieno di localini dove si mangia: c’è n’è per tutti i gusti veramente, un vero bengodi e visto che sono le tre passate e io non mangio niente dalla colazione avuta in aereo sono piuttosto affamato ma voglio mangiare poco e leggero per non rovinarmi la cena; c’è troppa scelta e come sempre in questi casi non riesco mai a decidermi, come l`asino di Buridano. Alla fine entro in un localino dove mi faccio un ramen + gyoza (niente di speciale). Giro ancora um’pò il mercato e poi decido di andare a Kanda dove alle 18.30 ho appuntamento con Kunio. Faccio un giro attorno alla stazione strapiena di localini per mangiare; noto che qui i prezzi sono particolarmente bassi: questa è la zona delle librerie, piena di uffici, impiegati e studenti che evidentemente sono particolarmente oculati nello spendere.

Incontro Kunio all`ora stabilita e con lui ci rechiamo al locale che avevo scelto: l`Isegen (http://www.isegen.com/English). E` un locale speciale di cui avevo letto in non so quale sito che e` specializzato nel nabe (pentolino di terracotta che si mette su un fornellino a centro tavolo e nel quale si cuociono vari ingredienti a scelta) di ankou. La particolarità del locale è che (da autunno a primavera) fa tutto o quasi a base del mio pesce preferito: il “coda di rospo” (conosciuto anche come “rana pescatrice”) in giapponese “ankou”.

Il locale è in stile tradizionale naturalmente e ci siede in delle splendide sale di legno, a terra sul tatami; dico naturalmente perché il è stato aperto nell’anno 1830, in epoca Edo sotto lo shogunato Tokugawa, prima che arrivassero le navi nere degli americani a rompere l’auto isolamento in cui si era chiuso il Giappone da oltre 250 anni. L’Isegen è fortunatamente rimasto indenne al grande incendio causato dal terribile terremoto del `23 ed in seguito anche ai terribili bombardamenti incendiari americani del `45 che fecero più vittime delle bombe di Hiroshima e Nagasaki messe insieme.

Il locale non e` economico ma neanche impossibilmente caro: il nabe di coda di rospo costa 3.400 yen (32 euro) se volete invece il menu con una gran varietà di assaggi vari si spendono dalle 8.000 alle 12.000 yen. Il gran menu magari no, ma almeno il nabe mi sento di consigliarlo a tutti, dopotutto quante volte avete speso poco di meno per una pizza + bibita + dolce? Il cibo è ottimo e la bellezza dell’ambiente e del locale vale tutti i soldi spesi. Inoltre a pranzo con 2.000 yen si può avere uno splendido menu assaggio (date un occhiata sul loro sito) e volendo si spende anche meno.

Usciti dal locale decidiamo di fare una passeggiata verso Ginza, facciamo una sosta in un bel locale con tavolini all’aperto in uno dei pochi viali alberati di Tokyo dove prendiamo un cocktail e dopo aver passeggiato ancora um’pò ci salutiamo e posso finalmente concedermi 5/6 orette di sonno dopo non so quante ore di veglia

Day 2 – Hiroshima, mon Amour

Mercoledì 6 ottobre. Avevo messo la sveglia alle 06.00 per partire presto ed evitare l`ora di punta sulla Yamanote line (una delle linee urbane più affollate al mondo) che devo prendere da Ueno per arrivare alla stazione di Tokyo dove si prendono i Shinkansen della linea Tokaido per andare a sud. Purtroppo son costretto a pagar dazio alla stanchezza e mi alzo alle 07.05. Così mi tocca affrontare la folla più incarognita nell`ora peggiore (07.30/08.00). Vedere questi treni stipati all`inverosimile mi scoraggia veramente. Come faccio ad entrarci con la mia grossa valigia? E poi paradossalmente vedo che i vagoni che vanno nella direzione opposta sono semi vuoti e ci sono perfino posti liberi per sedersi. Son tentato di cambiare binario e prendere il treno nella direzione opposta (la Yamanote é circolare) ma così invece di 5-6 minuti perderei quasi un ora. Mi decido! Vado in fondo al binario dove le carrozze arrivano meno affollate, mi metto in coda, quando arriva il treno seguo la coda ma mi fermo a lato della porta e lascio passare quelli dietro così mi ritrovo in pole position per il treno successivo (ne passa uno ogni 3 minuti). Arriva il treno, entro col valigione armato di sguardo omicida e guai a chi dice qualcosa! Il treno si riempie abbastanza visto che mi ritrovo 4-5 salaryman che mi si strusciano addosso con sguardo indifferente; ora capisco quanto sia facile far la mano morta in frangenti simili e perché hanno addirittura istituito le carrozze rosa per il solo gentil sesso. Alla Stazione di Tokyo entro in uno dei tanti negozi e compro un paio di onigiri sperando di non beccarne uno con le terrificanti umeboshi (disgustose prugne in salamoia) per fortuna si riveleranno al salmone e al manzo; e un te di qualche tipo che ahimè si rivelerà un mugicha. Il mugicha è una specie di te d’orzo (orzata la chiamavano una volta sulla sempre pessima Lonely Planet) non zuccherato che nemmeno chi da bambino beveva orzoro o orzobimbo riuscirà mai ad apprezzare: è più che pessimo, è inutile!

Mi reco al binario e mi metto in coda per entrare in una delle carrozze con posti non prenotati (di solito sono le prime 3 o le prime 5 se il treno é lungo). Chi ha il Japan Rail Pass può prenotare il posto gratis sui treni: non lo faccio mai perché la cosa non è solo inutile ma addirittura controproducente. A parte la settimana del Golden Week, quella di ferragosto e quella di fine anno sulle carrozze non riservate c’è sempre spazio a volontà, ti siedi in posti che scegli tu senza vicini che ti rubino spazio vitale e se ti svegli più tardi te ne freghi, prendi un treno più tardi; in qualsiasi momento puoi cambiare idea e itinerario, tanto i treni sono frequentissimi e non rimani mai a piedi.

Post Scriptum: dopo aver viaggiato un po’ di più trovo doveroso aggiungere una correzione. Nei giorni feriali la prenotazione non serve ma nei festivi e durante il week end sopratutto per certe linee di treni locali (non il Shinkansen quindi) potrebbe essere meglio prenotare per evitare di trovarsi a viaggiare in piedi. In due ore e quaranta minuti il treno mi porta ad Osaka (600 Km da Tokyo), da lì ne prendo un altro che in un ora e mezzo mi lascia ad Hiroshima. Hiroshima l’avevo visitata per la prima volta 3 anni fa ed è stato da subito colpo di fulmine. Innanzitutto bisogna dire che nella baia della città c’è l’isola di Miyajima, considerata uno dei tre più bei paesaggi giapponesi: l’unica definizione che mi viene è: sgravata! Uno dei posti più belli che ho mai visto. Un vero must! Se visitate il Giappone, dovete visitare Miyajima!

Inoltre come esseri umani credo sia doveroso visitare i luoghi riguardo alla bomba atomica: l’epicentro, la campana della pace, il monumento a Sadako e se avete stomaco il museo della bomba. Non saranno luoghi piacevoli ma sono una tappa importante per lo sviluppo e l’accrescimento della propria consapevolezza. In realtà le parole in questo caso sono di troppo: andate e scoprite su di voi qualcosa di nuovo. Io la prima volta che ho visto Hiroshima ne sono rimasto piacevolmente sorpreso: è un posto molto solare, di solito il clima è ottimo e l’aria molto più fresca e pulita di posti come Tokyo e Osaka; si vede che le brezze marine portano un buon ricambio d’aria. Non so come spiegarlo ma insomma ci si respira una bella atmosfera allegra che di solito in città più grandi non trovi, non ha assolutamente niente di cupo come inizialmente temevo, anzi. E’ come se la bomba ne avesse accresciuto la voglia di vivere. Comunque per stavolta la mia sarà una fermata lampo di sola mezza giornata, diciamo che l’ho scelta come tappa intermedia per arrivare a Nagasaki che si trova nell’estremo sud (quasi 1.400 km da Tokyo: è più vicina a Seul che alla capitale Giapponese). Lascio la valigia nel mio hotel e torno in stazione per pranzare visto che ai piani superiori è pieno di ottimi ristorantini di tutti i tipi. Poi prendo il treno urbano che in una ventina di minuti mi porta alla stazione di fronte la baia di Miyajima. Di là si va alla fermata del traghetto (2 min. a piedi) che porta all’isola (10-12 min. di traversata). Scesi dal traghetto ci si incammina a destra, sul lungomare, verso l’antico tempio di Itsukushima a cui Miyajima deve la sua fama. Il tempio fondato nel VI° secolo è da sempre considerato uno dei luoghi più sacri del Giappone ed è famoso fin dall’antichità per la sua spettacolarità, non per niente tutta la zona che lo circonda è stata nominata patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.

Da sempre sull’isola (essendo considerata sacra) è proibita qualsiasi tipo di spargimento di sangue (umano e animale), ragion per cui qui vive una grossa popolazione di cervi che scorrazzano liberi per le strade, tra le case (um’pò come le vacche in India) senza timore degli esseri umani, anzi, sempre pronti a scroccare qualcosa che sembri loro anche solo minimamente commestibile.

Ricordo di aver letto che essendo per lo Shintoismo la nascita e la morte atti impuri sull’isola sono proibiti le nascite ed i funerali (ovviamente di tanto in tanto non dubito in spregio alle più elementari norme del viver civile e della cortesia ci siano dei caparbi che decidono di venire al mondo o di tirare le cuoia sull’isola dando un gran daffare ai sacerdoti che si dovranno profondere in dei gran riti purificatori).

Prima di arrivare al tempio si passa accanto alla cittadina locale che ha una bella via commerciale che consiglio di visitare: ci sono parecchi posti per mangiare ed una moltitudine di negozi di souvenir che è vero sono orientati ai turisti ma ricordo in primo luogo che voi siete dei turisti ed in secondo luogo che ci sono diverse attività artigianali che sopravvivono proprio grazie al turismo, quindi evitiamo ingiustificati snobismi e godiamoci le cose dando il giusto valore alle cose.

Da notare che verso le cinque di pomeriggio tutte le attività commerciali iniziano a metter via tutto ed a chiudere; sembra impossibile ma alle 18.30 non ci sarà assolutamente un solo esercizio aperto e almeno di non aver preso una camera in una delle esose locande dell’isola che servono la cena ai loro clienti, non vi rimarrà altro da fare che scattare qualche bella foto notturna e prendere il traghetto per tornare ad Hiroshima. Tornato alla stazione centrale ho cenato col famoso okonomiyaki locale a base di soba e frutti di mare circondato da donna di mezza età che si sono informate della mia provenienza e mi volevano anche offrire della birra da me pudicamente rifiutata. Poi in hotel a riposare.

Due parole in più su Miyajima

Se potete destinate due giorni alla vostra visita di Hiroshima e cercate di prenotare una delle Ryokan che si trovano a Miyajima. Sono un pò care ma un sacrificio per una notte si può fare e cosi potrete godervi l’isola di notte quando praticamente è tutto chiuso e i turisti autoctoni sono rintanati nei loro hotel: ci sarete voi, i cervi e le bellezze del luogo. Anche se i negozi sull’isola sono chiaramente rivolti ai numerosi turisti che tutti i giorni visitano Miyajima la cosa non è sfuggita al controllo (come nella mia cara Venezia) e come ho già detto oltre a negozi più pacchiani troviamo anche attività di artigianato tradizionale che sopravvive proprio al turismo: negozi di bacchette, ceramica, sculture in legno, stoffe.

Il racconto continua nella prossimo puntata. Pubblico qui il viaggio cosi come l’ho scritto sul mio blog (http://ivanmrankov.wordpress.com/2010/10/04/viaggio-in-giappone-2010-day-0-della-serie-cominciamo-bene/), visitatelo, ci sono anche le foto.

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Tokyo: all'Isegen la padrona ci accompagna fino a fuori per accomiatarci

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Miyajima: sembra una cartolina ed invece l’ho scattata io con la mia macchinetta...

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Tokyo: all'Isegen Le cameriere vestono graziosamente gli abiti tradizionali

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Hiroshima: la padrona del locale prepara l’okonomiyaki

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I dolci di Miyajima sono confezionati uno ad uno per preservarne la freschezza

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l’antico tempio di Itsukushima a cui Miyajima deve la sua fama

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Miyajima: numerose sono le scolaresche



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