In Armenia a zonzo con la nostra bambina

Viaggio on the road con la piccola Matilde, 1200 chilometri nord a sud in auto
Scritto da: IL_Luca_74
in armenia a zonzo con la nostra bambina
Partenza il: 26/04/2013
Ritorno il: 04/05/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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Premessa

L’Armenia è un Paese affascinante, ricco di storia antica e recente, sicuro e rilassante, popolato da gente cordiale, disponibile e straordinariamente premurosa ed affettuosa con i bambini. Si può girare tranquillamente con l’auto a noleggio e, fatta eccezione per alcune zone di montagna, non ci sono problemi per trovare alloggio e vitto anche all’ultimo momento. L’unico aspetto un po’ fastidioso del viaggio è l’orario del volo Alitalia A/R per Yerevan, con arrivi e ripartenze nel cuore della notte, dovuti probabilmente a questioni di coincidenze con i voli in arrivo a Roma la sera e in ripartenza da Roma la mattina. Ma basta una buona organizzazione sul da farsi a Yerevan nelle primissime ore del primo giorno e nelle ultime ore prima della partenza e il gioco è fatto. Quello che segue è il resoconto di un viaggio itinerante in Armenia fatto da Matilde (di poco meno di due anni), mamma e papà, dal 26 aprile al 4 maggio 2013. In totale abbiamo percorso quasi 1200 km con l’auto a noleggio, pernottando in B&B e piccoli Hotel.

Partenza

Il volo da Roma a Yerevan dura quattro ore, si atterra nel cuore della notte e ad accoglierci ci sono le scritte di benvenuto in armeno e inglese lungo il finger di collegamento al bel aeroporto moderno recentemente ristrutturato.

Dopo i consueti ma rapidi formalismi di controllo passaporto e scansione delle impronte digitali di un paio di dita a testa (tranne quelle di Matilde), usciamo nel salone degli arrivi, e subito spicca il cartello col mio nome sorretto da un assonnato commesso della compagnia di autonoleggio locale a cui si appoggia la Hertz. Un rapido saluto e il ragazzo ci accompagna all’esterno per la consegna dell’auto che visto l’orario e gli uffici chiusi, avviene sulla banchina di carcio/scarico bagagli dei passeggeri in arrivo, praticamente vuota a quell’ora. Il ragazzo parla in inglese molto bene (cosa a cui è meglio non fare affidamento durante il resto del viaggio) e ci consegna un’auto di categoria superiore a quella prenotata, a pari prezzo. Avevamo chiesto una Nissan X-trail (4X4 e 4 porte per via delle strade armene e del seggiolino di Matilde) e ci consegna una KIA Sportage automatica con la quale ci siamo trovate molto bene (anche se da sola ci è costata più di tutto il resto del viaggio). Su consiglio di chi era già stato in Armenia ho chiesto l’assicurazione completa, in totale 600€ per sette giorni di noleggio. E’ tanto, ma sapevamo di doverci passare tante ore macinando parecchi km. Pronti via, il tempo di scoprire che il freno a mano è a pedale, e Vanina e Matilde si sono già addormentate, così le prime due ore e mezza del viaggio in Armenia le trascorro raggiungendo il centro città di Yerevan (una quindicina di minuti lungo una strada fiancheggiata da casinò scintillanti) e girovagando a caso sperando di trovare il B&B che avevo prenotato e del quale stranamente non avevo l’indirizzo (nella mail di conferma che avevo stampato mancava solo quello). Poco male, la città era praticamente deserta, piacevole da scoprire, solo qualche auto della polizia e pochi altri. Quasi subito albeggia, alle sei è già giorno. La città appare come un misto tra una città europea moderna (il centro) con palesi “intrusioni” sovietiche (palazzoni, monumenti, statue…) e un non so che di trasandato asiatico (la cinta esterna e le strade che escono verso la campagna ricordano le vie di Nuova Deli). Molto pulita e popolata da un’eterogenea collezione di auto che va dalle onnipresenti Lada Niva (rigorosamente bianche) alle berline giapponesi, dalle vecchie e pesanti auto sovietiche dei funzionari di partito agli ultimi modelli di Cayenne e RangeRover, tutte con vetri rigorosamente oscurati.

Quando alle sette Vanina prima, e poco dopo Matilde, si svegliano è ora di trovare il B&B così parcheggiamo davanti a un locale con il logo WiFi in vetrina e connettendoci con cellulare scopriamo che il B&B Anahit Stephenson si trova a due passi, vicino all’Opera, zona centrale e molto comoda per i ristoranti, parchi, scivoli e altalene. Lo raggiungiamo in un attimo. L’appartamento è al quinto piano di un palazzone sovietico senza ascensore. La proprietaria Anahit (00a) è molto gentile, disponibile, discreta e dopo averci accomodato nella nostra stanza ci da alcuni suggerimenti utili per l’intera vacanza. Il B&B trovato su Tripadvisor (Anahit Stepanyan’s B&B 5 Sayat Nova Avenue Yerevan) lo consiglio, di primo impatto, e abituati agli standard europei, non sorprende, soprattutto le parti comuni. Ma già dal primo rientro la sera si ha la sensazione molto piacevole di “rincasare”. E’ pulito Anahit lo condivide con i due figli e i suoi ospiti da tutto il mondo.

Primo giorno, relax e primi siti: YEREVAN, tempio di GARNI e monastero di GEGHARD

Sistemate le nostre cose, fatte quattro chiacchiere con Anahit e ricaricati dal suo buon caffè armeno, partiamo con rinnovato entusiasmo alla volta della capitale, passeggino al seguito, con un paio di obiettivi suggeritici da Anahit. In particolare il museo della Storia Armena. Si trova in piazza della Repubblica (00b-00c) ed è un’ottima occasione per farsi un’idea di questo popolo sfortunato e orgoglioso. La giornata procede con un pranzetto in un locale del centro e la visita al Tempio di Garni (01) e al Monastero di GEGHARD (02-03) poco distante. Si tratta di due siti molto suggestivi, non mi soffermo a descriverveli, anche perché i più belli e caratteristici li vedremo alla fine del giro e ne parleremo dopo, Tatev e Noravank. GARNI e GEGHARD si visitano in due/tre ore da Yerevan, viaggio andata e ritorno in auto compreso. La sera , dopo un breve pit-stop da Anahit , cena alla Caucasus Tavern (1st Floor 82 Hanrapetutyan Street, Yerevan), un locale a 5 minuti a piedi dal B&B, suggeritoci dalla nostra nuova amica armena. Abbiamo cenato in due e mezza con zuppa, due piatti di carne, pane, formaggio birre acqua a quasi sei euro. Torneremo altre tre volte.

Secondo giorno, dintorni della capitale: YEREVAN, cattedrali di ETCHMIADZIN e ZVARTNOTS

La mattinata è dedicata alla visita della cattedrale di Etchmiadzin (04a) e dei resti della cattedrale di Zvartnots. La prima merita non tanto per la maestosità dei luoghi ma per assistere alla caratteristica messa cantata della domenica mattina (10.30-12.30). Basta qualche minuto in quella che rappresenta la San Pietro armena per assaporare la sacralità del luogo. Durante la messa la piccola chiesa e tutta l’area pedonale adiacente è un viavai di fedeli e turisti. Come sempre l’atmosfera è rilassata e tranquilla. Rientrando a Yerevan ci fermiamo ai resti della Cattedrale di Zvartnots, nei pressi dell’aeroporto. Non è semplice trovarla, ma una volta pagato il biglietto per due adulti e auto, oltre a quello che ti autorizza a scattare foto e riprendere video, percorriamo in macchina il vialone che porta dritto ai resto della Cattedrale (04b), la visita dura qualche minuto, è suggestiva. Il rientro a Yerevan in tempo per un pranzetto al Lagonid (05a), 37 Nalbandyan Street Yerevan, dove saremmo poi tornati l’ultimo giorno. Ottima qualità del cibo a prezzi armeni, vi consiglio l’Humus col pane Armeno e gli spiedini di pollo speziati. Deliziosi entrambi. Il pomeriggio è dedicato alla visita a zonzo della zona dell’Opera (05b), compresa il complesso della Cascade (06) dalla cima della quale (08) si gode un’ottima vista sulla capitale (occhio che ci sono le scale mobili ai lati, non si vedono ma quando si scoprono si apprezzano)! Una delle meraviglie dell’Armenia é la mancanza del turismo di massa, per cui anche quando ti trovi la domenica pomeriggio in cima a uno dei monumenti più famosi e caratteristici del Paese riesci a godersi in tranquillità e relativo silenzio il panorama e l’arietta fresca della sera. Alla base della Cascade ci sono tre stupende statue di quel fenomeno di Botero (07). Ceniamo nuovamente alla Caucasus Tavern e a dormire presto che all’indomani si sarebbe partiti per il nord.

Terzo giorno, verso Nord: YEREVAN, lago SEVAN e DILIJAN

Lunedì di buonora, rifatti i bagagli, si parte per il Nord. Con Anahit siamo rimasti d’accordo che saremmo tornati l’ultimo giorno, per rilassarci e dormire qualche ora prima del volo per Roma (alle 5.30 del mattino). E’ sicuramente la scelta che vi consiglio, trascorrere il pomeriggio del giorno del rientro a Yerevan, rilassarsi un po’ al B&B o albergo e dormire qualche ora. Nel nostro caso in particolare con Matilde avevamo poche alternative.

DIGRESSIONE SULLA GUIDA IN ARMENIA Per girare l’Armenia basta una buona cartina o una mappa digitale (ne ho trovate due offline per iOS: CityMaps2Go con le mappe di Armenia e Yerevan molto buone e dettagliate, ma mancavano alcune zone del Nord/Est sul confine con l’Azerbaijan e a Sud verso l’Iran e il Nagorno Karaback – e directU Asia&Russia, meno dettagliata ma copre tutta la regione). La segnaletica lungo la rete stradale armena non é abbondante, ma nemmeno le strade, quindi a bivi importanti è difficile sbagliarsi. Due consigli prima di mettersi alla guida in Armenia: occhio alle buche e alla polizia. Sono ovunque, entrambe. Le prime le eviti con un po’ di attenzione e senza eccedere con la velocità, la seconda non la eviti, basta il minimo sgarro e senti la sirena seguita dall’alto parlante che (immagino) ti intima di fermarti. Tutte le pattuglie hanno una telecamera a bordo puntata sulla strada che rileva anche la velocità dei veicoli che incontra quindi non si sgarra. Noi siamo stati fermati tre volte per 1) inversione di marcia con presunta striscia continua, 2) eccesso di velocità 75>60 e 3) slalom per evitare le buche. Nel primo caso niente multa, il poliziotto aveva iniziato a scrivere poi gli ho chiesto indicazioni stradali e alla fine si è fatto prendere dalla foga di aiutarci e ha deciso di farci ripartire gratis. Nel secondo caso 10€ di multa senza ricevuta (con la ricevuta erano 20€!). Il tutto me l’ha fatto capire a gesti e schizzi con una bic blu sul cofano della sua auto. Nel terzo caso sirena, megafono, mi fermo e inizio a preparare 10 euro mentre si avvicinava a piedi dopo averci fermati ma quando ha visto la mia foto sulla patente internazionale (fatela!) e aver condiviso a tal proposito grasse risate col collega rimasto seduto sulla volante ci fa ripartire.

La mattina di lunedì quindi partenza da Yerevan direzione Sevan (10) per poi continuare fino a Dilijan dove avevo prenotato al Tufenkian old Dilijen Resort. La cittadina di Sevan sull’omonimo lago è particolare, mesta, minuscola, anzi, non mi ricordo nemmeno di averla passata. Siamo andati direttamente lungo la penisola (11) fino al parcheggio da cui si sale al monastero di Sevanavank (12). Dal parcheggio si percorre a piedi un sentierino di 8-10 minuti in salita sulla collina, da cui oltre a visitare il monastero si ha una bella vista su uno dei più grandi laghi d’alta quota del mondo (13a-13b). A pranzo ci siamo fermati all’unico ristorante aperto ad aprile, con bella terrazzana sul lago, dove abbiamo mangiato un ottimo pesce a prezzi italiani (40€). Dopo pranzo siamo ripartiti per Dilijan (14a), raggiunta in un’oretta di auto. Dilijan è una cittadina graziosa, con una caratteristica viuzza tra vecchie case in sasso ristrutturate (15a), all’interno delle quali è stato realizzato l’albergo in cui abbiamo pernottato e l’unico ristorante della città, l’Old Dilijan Hotel (15b). Ottimo l’albergo e altrettanto la cena. La ragazza alla reception (che parlava inglese molto bene) ci aveva dato una stanza che si apriva sulla strada con balcone sulla valle. Temevo il rumore del traffico, ma si è rivelata un’ottima scelta. Infatti, come da rassicurazione della ragazza, dopo le 18 il traffico sulla strada era praticamente nullo. Fate un salto a visitare il vecchio cinema sovietico (16-17-18-19), ora trasformato in una specie di bazar semiabbandonato, è affascinante! Si trova lungo la strada, a monte, circa 7-9 minuti a piedi.

Quarto giorno, lungo il confine Azero: DILIJAN, ALAVERDI, monastero di SANAHIN, DILIJAN

Il quarto giorno abbiamo visitato la regione a nord di Dilijan, sul confine con l’Azerbaijan (20-21-22), percorrendo in senso orario la M8, la M6 vino ad Alaverdi (23), la M16 lungo il confine Azero e la M4 di rientro a Dilijan. Abbiamo visto alcuni dei paesaggi montani (24) più suggestivi dell’intero viaggio. Il sito ViaggiareSicuri sconsiglia i tratti di strada lungo il confine con l’Azerbaijan, parla di campi minati, cecchini, scontri a fuoco… noi francamente abbiamo trovato solo pascoli, pastori e tante vacche. Non abbiamo respirato alcun tipo di tensione. La stessa Anahit a Yerevan ci disse che non si hanno notizie di scontri e situazioni pericolose da lungo tempo. Il monastero di Sanahin (25-26-27-28-29-30-31-32) si trova lungo la strada, non senza una certa difficoltà. La segnaletica è scarsa, ma con l’aiuto dei locali si raggiunge il piccolo parcheggio sull’altipiano (33). E’ importante avere una guida con i nomi in caratteri Armeni perché altrimenti è dura farsi capire. Qui la Lonely Planet ha fatto molto bene il suo dovere. Al rientro a Dilijan abbiamo deciso di pernottare al Old Dilijan Resort and SPA, che avevamo visto il giorno prima. Aveva un gran bel parchetto giochi, e ci allettava l’idea di un tuffo in piscina dopo la giornata passata praticamente in auto. E’ un grande complesso lungo la M8 ad ovest della città. Classico albergane di stampo internazionale, nulla di caratteristico, ma comodo e cena e colazione comprese, e quella sera era l’ultimo giorno di media stagione. Speso poco, tuffo in piscina, cena, colazione… e soprattutto “scivolo” e ”tantalenaaaaa…”!

Quinto giorno, verso sud: DILIJAN – GORIS

Lungo trasferimento a Sud, tra montagne (34-35-36-37-38) e lago Sevan (39a-39b), e con la bellissima giornata di sole che ci ha accompagnato (come del resto per tutto il viaggio) è stata una passeggiata rilassante. Abbiamo costeggiato la sponda ovest del lago Sevan, e nel paesaggio, man mano che si scende, il passaggio dell’uomo si nota sempre meno, l’orizzonte si apre, i centri balneari semiabbandonati diminuiscono, ed eccezion fatta per un paio di centri abitati semideserti le vecchie infrastrutture sovietiche, spesso ruggini e decadenti tornano a lasciare posto ai pascoli che avevano caratterizzato il tratto montano del giorno prima lungo l’Azerbaijan. Fino ad arrivare alla zona più montagnosa a sud con un paio di passi di montagna molto suggestivi (40-41-42-43-44). Per pranzo ci fermiamo a Yeghegnadzor, lungo la strada in un graziosissimo locale rivestito in sasso molto curato (45). Non perdete l’occasione di fermarvi in città per un boccone perché poi, a parte qualche locale lungo i primi kilometri, fino a Goris non ci sarà più nulla. Dopo pranzo ripartiamo, altro scollinamento in quota e giù fino a Goris. Qui comincerete ad incontrare i primi tir iraniani che trasportano merci da e per l’Iran. Prestate un po’ di attenzione nelle curve strette, sono molto lunghi e necessariamente in alcun casi devono interessare parte della carreggiata opposta. Goris (46) è una graziosa città immersa nel verde, tra le montagne, con una vibrante vitalità. Attenzione, in Armenia il concetto di città va rapportato ad un Paese che conta poco più di 3 milioni di abitanti di cui metà a Yerevan e gli altri sparsi su una superficie grande come Piemonte e Valle d’Aosta. Noi abbiamo alloggiato all’Hotel Mirhav, trovato sul posto. Comodo, accogliente, con ristorante e come di consueto grandissima cordialità da parte di tutti. Parlano fluentemente inglese e francese. La città si gira a piedi, è gradevole e vivace, non ci sono monumenti particolari da andare a vedere, anzi, il centro è anche un po tristarello, vecchia urbanizzazione di stampo sovietico con grande piazza e grandi fontane abbandonate e ormai fatiscenti, parchi un tempo sicuramente meglio tenuti e cosa alquanto strana, tutti gli alberi della piazza centrale e delle viuzze laterali tagliati alla benemeglio a mezza altezza (47). Serviva legna? Erano ammalati? Toglievano visuale alle finestre? Il gesto di un folle? Mah.. La cittadina è comunque gradevole, piacevole l’atmosfera. Abbiamo passato un’oretta al “parco giochi” della città, vicino alla piazza del municipio. Un via vai di bambini squillanti con genitori giovanissimi presi dal turbinio delle giostre. Matilde non si è certo tirata indietro e in poco tempo ha fatto subito amicizia con un gruppo di bambini (48a-48b), e noi coi loro genitori. Cena in albergo con altri quattro o cinque turisti stranieri, dove il cameriere ci ha praticamente tenuto Matilde tutto il tempo giocando con lei a nascondino tra i tavoli e portandosela avanti e indietro dalla cucina mentre serviva divertito i clienti.

Sesto giorno: GORIS, tempio di TATEV e YEGHEGNADZOR

Ottima e come sempre abbondante colazione, cambio di qualche euro alla banca locale (dove se le banconote se non sono praticamente nuove non te le accettano), caricata la macchina e via verso nord, destinazione Yeghegnadzor, toccata velocemente il giorno prima.. Rivedere gli stessi paesaggi con la luce del mattino è quasi come vederne di nuovi, cambiano i colori, se sfumature, ovviamente le prospettive… quello che resta invariato sono la tranquillità e la rilassatezza che inducono. Che bello viaggiare senza code, senza traffico, senza stress… Prima di raggiungere Yeghegnadzor facciamo una tappa obbligata a forse il più bel monastero dell’intera Armenia, Tatev. Lo si può raggiungere in auto, la strada non è poi così messa male come ti dicono, ma è molto più suggestiva la funivia (49) di recente costruzione che ti culla lungo i sui 5.5km lungo la valle ad altezze che superano i 60m. Il percorso dura 20 minuti, e si hanno alcuni scorci suggestivi del fondovalle, non ultimo una vecchia “università monastica” dell’XI secolo (50) ormai invasa dal verde che trovate esattamente sulla verticale della cabina dopo circa 5 minuti dalla partenza. Il complesso monastico è davvero suggestivo (51-52-53-54), giratevelo con calma in lungo e in largo. Un consiglio. Appena arrivate non entrate subito nel monastero, percorrete a piedi un tratto della strada H45 in direzione sud-ovest (55-56-57), fate un’ansa nel valletto e la strada sale leggermente, dalla curva che ritrovate a circa 8-10 min dal monastero avrete una visuale d’insieme del complesso arroccato sull’altipiano a strapiombo sulla valle (58). Merita. Nel frattempo i turisti che vi hanno accompagnato in funivia si saranno sparpagliati all’interno del monastero e quando entrerete ve lo godrete in piena tranquillità.

Rientrati in funivia al parcheggio delle auto avete l’occasione di farvi una sosta al ristorante con vista sulla vallata. Noi ci siamo trovati bene. Ripercorriamo la M2 (59-60) fino a Yeghegnadzor dove arriviamo nel pomeriggio e ci sistemiamo da Gohar, B&B prenotato dall’Italia su Booking.com. Non è facile da trovare, anzi, è impossibile. La Lonely planet la fa facile, descrive il percorso per raggiungerla come se si trattasse di una casa dietro l’angolo, vai un su, campo da calcio a destra ed è fatta! Non è proprio così. Anzi, è così solo quando hai già fatto la strada avanti e indietro un paio di volte. Al nostro arrivo in città abbiamo per caso raggiunto la stazione di polizia lungo Mikoyan Street, la strada perpendicolare alla M2 che sale verso nord. Visti due poliziotti che parlottavano sul marciapiede ci siamo fermati per chiedere indicazioni. Mi rivolgo subito a quello con più stelle che dall’alto dei suoi gradi, con l’occhio a mezz’asta prima guarda serio dentro la macchina, poi sorride a Matilde, legge il nome del B&B (in Armeno) scambia qualche parole col giovane a suo fianco e non contento della risposta che riceve estrae il telefonino senza togliere lo sguardo deluso dagli occhi bassi del suo assistente. Loro sanno benissimo che la Lonely la fa facile, quindi armeggia con il tastierino e ci fa cenno di aspettare. Dopo un paio di minuti arriva la solita Lada Niva bianca, con due agenti in divisa. L’ufficiale dice qualcosa ai due e ci fa segno di seguirli. Fantastico, ci portano loro! Dritti verso nord, curva a destra, incorcio a sinistra, altro incorcio , campo, albero, palo, campo da calcio (eravamo sulla strada giusta!)… la Lada si ferma e l’agente al volante chiede ad un passante indicazioni, il passante indica sorridendo proprio la casa davanti alla quale ci eravamo fermati. La Lada fa inversione, e dal lato passeggero l’agente ci fa cenno di aspettare in auto. I due scendono, suonano al campanello, e dopo essersi assicurati che si trattasse effettivamente di Gohar B&B i due ci fanno cenno che è OK e ci salutano. Eravamo arrivati. Diciamo che sono stati riscattati i 10 euro di multa senza ricevuta di due giorni prima a Dilijan. Il B&B è’ una casa molto ben tenuta, luminosa, con un bell’orto sul retro e una veranda per la colazione. Gestita da Gohar, gentilissima padrona di casa, e dal figlio dalle mani enormi, che con il suo Frontiera 4×4 organizza tour guidati in giro per la regione. Dedichiamo il pomeriggio alla visita della cittadina. Anche in questo caso la meta forzata è il parco giochi. Verso le cinque partiamo alla ricerca di un paio di calze, trovate poi in un negozietto di una viuzza qualsiasi, dove il proprietario mi decanta (in armeno) le doti di un modello 95% cotone 5% acrilico marroni (l’etichetta era in inglese), e orgoglioso me le fa annusare, sanno di pesca! Le prendo! Scopriamo insieme che si ricorda che tempo addietro sapeva il francese, e scrostando parola dopo parola un po’ di ruggine inizia a raccontarmi della sua esperienza in Francia, dell’Armenia, accompagnandomi coi suoi racconti fino alla macchina dove gli presento Vanina e Matilde… gli brillavano gli occhi a vedere una bambina piccola straniera in visita nella sua Armenia. Le ha regalato un palloncino e ci ha salutati con la mano fino al bivio. Quando torno a Yeghegnadzor lo vado a cercare! La sera cena all’Aygi, un locale all’aperto, più un bar che ristorante, indicato sulla Lonely, credo anche l’unico locale della città. Il menù non offre moltissimo, anche perché alle varie richieste la ragazza sorridendo si scusa che quel piatto è finito. Ci resta la scelta tra tre o quattro pizze, alla fine niente male.

Settimo giorno, rientro a Yerevan: YEGHEGNADZOR, tempio di NOVARANK, YEREVAN

Ultimo giorno! Risvegliati con il solito stupendo sole e la luce avvolgente del mattino, sarà una giornata lunga, quindi pronti via, calze alla pesca ai piedi e giù a fare colazione. Non perdetevi le marmellate di questa regione, quelle di amarene di Gohar sono straordinarie! Colazione tranquilla davanti alla piscinetta che in primavera ancora funge da riservarlo d’acqua per le piante, mentre Gohar con la sua calma si porta Matilde su e giù per l’orto, e poi nel pollaio a prender le uova fresche, e a farle vedere i fiori più belli… Salutata la padrona di casa e, stretta la mano non senza qualche timore al figlio, partiamo alla volta del monastero di Noravank (61-62-63-64), l’ultimo per questo nostro viaggio. Una piccola deviazione lungo la M2 in direzione nord-Yerevan. Occhio a non perdervela, salendo verso nord ve la trovate sulla sinistra, in mezzo ad una gola, la strada è molto suggestiva. Il consiglio, se partire da Yeghegnadzor, è di arrivarci prima delle 10, evitate i turisti che in giornata arrivano da Yerevan. Il monastero è molto suggestivo, l’unico che ha la chiesetta su due piani, se non soffrite di vertigini salite le ripide e strette scalette sulla facciata (65) e visitate la parte superiore. Altra cosa da non perdere, il pozzo (66)!

Nell’ultimo tratto di strada, a circa un’ora da Yerevan, abbiamo trovato paesaggi stupendi (67-68-69), con campi verdi arrossiti dai papaveri (70). Poi, man mano che ci si avvicina alla città aumentano le vecchie infrastrutture sovietiche, ruggini e suggestive, e aumenta leggermente il traffico. Ultime ore a Yerevan. L’orario del volo purtroppo è davvero infelice, le 5.30. Come anticipato, prima di partire per il Nord, abbiamo prenotato da Anahit così che raggiunta Yerevan nel primo pomeriggio e pranzato al solito Lagonid ce ne siamo rincasati per una breve sosta di relax. Poi di nuovo in giro per Yerevan. Da non perdere il Museo del Genocidio Armeno, occhio che alle 16.00 chiude! La sera l’abbiamo trascorsa rilassandoci a casa, ops… al B&B. Cena alla Caucasus Tavern e a dormire presto, per svegliarci nel cuore della notte e andare in auto all’aeroporto. L’accordo con il noleggiatore era di vedersi alle 3.00 sulla stessa banchina dove ci siamo salutati la settimana prima. Arriviamo poco prima dell’orario concordato e iniziamo a scaricare l’auto, e controllare di aver preso tutto. 3.15, 3.30! Strano, facciamo il check in… 3.45 lo chiamo. Risponde una donna assonnata, l’avevo svegliata, farfuglia qualcosa e passa il cellulare ad un uomo, che evidentemente stava dormendo. La faccio breve.. il ragazzo alla partenza aveva scritto l’orario di partenza del volo e non dell’appuntamento concordato… in venti minuti il suo collega di turno quella notte è arrivato a riprendersi l’auto, in tempo per volare al controllo documenti e all’imbarco per Roma.

Conclusioni

L’Armenia si può girare in auto con un bambino piccolo? Si. È un posto tranquillo, sicuro, con gente disponibilissima e felice di conoscerti. E se, come Matilde, il bimbo adora carne, pollo e zuppe, non avrete alcun tipo di problema per l’alimentazione! Da non sottovalutare, invece, il discorso pannolini: si trovano senza problemi nella capitale, mentre nei centri piccoli non solo non si trovano tutte le misure (la nostra, taglia 4, regolarmente mancava!), ma avendo un prezzo europeo vengono venduti ‘a pezzo’, e non a pacchi… quindi ci siamo trovati più volte a comprare 10 pannolini ‘sfusi’! Ma per fortuna non mancano piccole aree gioco, altalene scivoli ed altri bambini vivaci e sorridenti con cui giocare e divertirsi!

Visto: da gennaio 2013 non serve più. Si entra in Armenia con il passaporto.

Pagamenti: carta di credito Visa accettata negli alberghi dei centri maggiori (Yerevan, Dilijan, Goris…). Ci vuole comunque il contante, spesso i ristoranti anche in zone turistiche non accettano la carta (Sia a Sevan che Yerevan). Conviene cambiare all’arrivo in aeroporto, in alternativa le banche forniscono lo stesso servizio allo stesso costo. Nel nostro caso queste hanno ritirato solo banconote in ottimo stato.

Pernottamenti: noi eravamo all’inizio della stagione, con metà delle notti prenotate dall’Italia. La sensazione era che comunque avremmo trovato posto senza problemi. Se prenotate dall’Italia fate riferimento alle recensioni di altri turisti, come nel nostro caso. Cercate posti con ottime recensioni perché gli standard armeni sono ancora molto lontani dai nostri. Tripadvisor è stato molto utile nel nostro caso.

Pasti: a Yerevan la scelta è molto ampia. Nel nostro caso Anahit ci ha davvero consigliato bene con la Caucasus Tavern. Anche al Lagonid ci siamo trovati bene (trovato sulla LonelyPlanet). Fuori Yerevan la scelta è un po più complicata, nei grossi centri seguite i consigli delle guide, i ristoranti veri e propri non abbondano in Armenia. Noi per la strada ci fermavamo dove trovavamo auto parcheggiate, funziona sempre. SI trovano comunque sempre negozietti di generi alimentari o fruttivendoli anche nei villaggi di montagna.

Alla guida: fate la Patente Internazionale! Altrimenti ad ogni stop della polizia è un’ottima scusa per la multa. Preparatevi con un po’ di anticipo, a rigore ci vogliono un paio di settimane dalla richiesta alla motorizzazione civile, con tutta la documentazione pronta. A Milano sono riuscito a farla il giorno prima della partenza in mezza mattinata, ma è stata davvero un’impresa! Sulle strade principali il carburante lo trovate senza problemi, anche se nel giro a nord lungo la M16 (H26) e a sud verso Goris ci sono lunghi tratti scoperti. Sconsiglio di non andare mai oltre l’ultimo quarto di serbatoio. State nei limiti di velocità, vi stupirete di quanta polizia incontrerete.

Assicurazione medica: noi la facciamo sempre. Anche per l’Armenia non abbiamo avuto dubbi, consigliata su tutti i siti in cui si siamo informati prima di partire.



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