Impetuosa e dominante, la natura è il biglietto da visita di questo paese mozzafiato

Viaggio nel mondo a testa in giù
Scritto da: sofiajom
impetuosa e dominante, la natura è il biglietto da visita di questo paese mozzafiato

A testa in giù, un viaggio di tre settimane on the road in Nuova Zelanda, il paese dove tutto è più estremo, dalla natura ai terremoti, dall’impetuosità dei fenomeni ambientali fino alla bellezza dei paesaggi.

Era dai tempi del servizio di Jovanotti che l’aveva girata in bicicletta che la Nuova Zelanda era diventata il nostro punto fisso. L’idea di arrivare nel posto più lontano possibile, di essere letteralmente a testa in giù diventa un’ossessione. La NZ dopo il Covid riaprì i confini al turismo nel Maggio 2022, e allora? Si parte? Chiediamo immediatamente il visto on line dal sito dell’immigrazione (costo circa 1/3 di un sito italiano specializzato nella richiesta visti). Patente internazionale richiesta all’Aci.

Parte la ricerca volo: nel rapporto qualità/tempi/costi scegliamo la Emirates, partenza ed arrivo in orari comodi, 3h di sosta a Dubai. Nei giorni immediatamente antecedenti la nostra partenza un’alluvione blocca totalmente la NZ. I voli internazionali cancellati per diversi giorni, ripartono solo in prossimità della nostra data, siamo stati fortunati.

Costi (costo già a coppia)

  • volo internazionale: 3800 euro
  • volo interno: 300 $NZ
  • hotel (escluso il 5 stelle dell’ultima notte), da 80 a 200$NZ a notte
  • cibo: noi abbiamo sempre fatto colazione abbondante in quanto compresa o in autonomia (tutte le strutture avevano possibilità di cucinare) e poi la cena spendendo dai 70 ai 100 $NZ
  • particolarmente costose tutte le attività e le attrazioni

Diario di viaggio

6 febbraio 2023

Partiamo da Malpensa. 3h di sosta a Dubai, 16h da Dubai a Auckland. Viaggio in Economy decisamente comodo. Il servizio a bordo eccellente.

8 Febbraio

Le procedure d’immigrazione sono meno rigide delle nostre attese. Controllano con attenzione il visto, il mio foglio di Excel con evidenziate tappe e prenotazioni e le nostre scarpe da trail che non sono fonte di pericolo, per cui eccoci dall’altra parte, nel mondo a testa in giù. Acquistiamo immediatamente una scheda SIM dalla società telefonica Spark. Scopriremo, ben presto che il WiFi funziona benissimo quasi ovunque, permettendoci di mantenere costanti contatti con nostra figlia. Solo a Kaiteriteri il WiFi sarà scarso.

Avevamo letto della presenza dei shuttle taxi. Stupidamente non abbiamo provveduto a prenotarlo pensando ce ne fossero a decine. Risultato siamo costretti a prendere un Taxi classico per raggiungere il centro spendendo 80 $NZ al posto delle preventivate 40. Alloggiamo all’Holiday Inn Express. Albergo di catena internazionale dotato di tutti i confort. Siamo a 200 mt dalla Sky Tower. Colazione compresa. Costo decisamente competitivo. Il primo pomeriggio girovaghiamo per il centro. Il tempo cambia diverse volte in poche ore. Cena su Queen street a The occidental con primo assaggio della birra che, sempre, sarà veramente ottima.

9 Febbraio

Waikeke Island. Dal molo c’imbarchiamo su una motonave della Fullers e ci rechiamo sull’isola Waikeke, una delle tante prospicienti Auckland. L’isola è abbastanza grande. Noi decidiamo di fare un lungo trekking tra le spiagge e ci spariamo una ventina di km su un sentiero che attraversa incontaminate selve alternandole a meravigliose spiagge. Il sole batte forte per tutta la giornata. Il ritorno ci accompagna un forte vento. La sera saliamo sulla Sky Tower da dove si gode uno splendido panorama. Poi cena da Depot, proprio attaccato alla Tower, personalmente ritenuta la cena più insoddisfacente del viaggio.

10 Febbraio

Partiamo da Auckland con auto noleggiata da Omega rent a Car, ottimo servizio, ottime le 2 auto utilizzate, costo decisamente inferiore alle compagnie internazionali. Consigliatissima. La sede della Omega è in centro, vicino Queen Street ma a poca distanza dall’autostrada per cui in pochi minuti abbandoniamo il traffico cittadino e ci dirigiamo verso sud per circa 200km. La prossima meta sono le grotte di Waitomo dove vedremo lo spettacolo dei vermi fluorescenti (glow worm). Scegliamo il giro classico di circa un’ora: passeggiata guidata nelle grotte, più barchetta nel buio per ammirarli. Lo spettacolo del cielo stellato blu che viene creato dei vermi è veramente notevole. Peccato che la nostra guida sia una ragazzina che ne sa meno di noi e che il giro in barchetta duri 5/10 minuti al massimo. Si risale in auto, altri 150 km e arriviamo a Rotorua. Il nostro soggiorno coincide con un’ultramarathon e la città è piena. Alloggiamo all’International Motor Inn, classico motel all’americana. Il Motel sembra in periferia ma scopriamo ben presto che, in realtà, in pochissimi minuti d’auto arriveremo in centro. Quella sera siamo stanchi per cui facciamo la spesa in un market di fronte e cuciniamo in appartamento.

11 Febbraio

La mattina è dedicata alla visita di Te Puia, il celeberrimo centro geotermale alle porte di Rotorua. Bello veramente, merita. Visita guidata al museo e poi libertà assoluta di girovagare tra i geyser, ammiriamo soprattutto il Pohutu che erutta con regolarità ogni 30/40 minuti. Usciti ci dirigiamo prima verso alcune attrazioni consigliate dalla Lonely e poi c’infiliamo alle Polynesian Spa. Quando usciamo centinaia di atleti occupano il centro che appare in tutto il suo fascino. Mangiamo un ottimo fish and chips da Brew in Eat Street. Abbiamo già capito che si cena alle 18:00 e alle 20:00 si rischia di trovare chiuso (sarà così praticamente sempre).

12 Febbraio

Partiamo verso il Tongariro National Park. Il tempo è radicalmente cambiato. Ci giunge notizia che il ciclone Gabrielle si è già abbattuto sulla costa. Oggi non ci attendono molti km (circa 150) ma facciamo diverse soste: il magnifico centro geotermale Orakei Korato, le Huka Falls, nonché una sosta al vicino Huka Honey Hive autentico paradiso del miele, dove acquistiamo il miele di Manuka. Alloggiamo allo Skotel alla base del Tongariro ma immediatamente veniamo avvertiti che a causa del ciclone, il Tongariro Alpine Crossing (che per noi era un must) è vietatissimo. Facciamo appena in tempo ad arrivare al Tourist Information che subito dopo chiude con un bel cartello che avvisa che, a causa del ciclone, tutte le attività vengono bloccate e chiuse. Divieto assoluto di ascesa al Tongariro. Ci rifugiamo in Hotel, classico rifugio di montagna, mangiamo bene. Il vento aumenta. Il telegiornale avverte che i mezzi di trasporto sono fermi fino a data da destinarsi.

13 Febbraio

La mattina il vento è fortissimo. Decidiamo comunque di uscire sull’altopiano. A quella quota è una tundra. Possiamo rischiare. Arriviamo fino alle Taranaki falls dove s’intravvede, coperto di nubi, in lontananza il Tongariro. Ma la forza del vento e la pioggia incessante rendono impossibile anche il semplice camminare. Ci rifugiamo quindi in una bottiglia di Sauvignon blanc. Il vino Neozelandese è davvero buono, leggerino, fruttato, gradevole. Merita. La notte temiamo che il vento sradichi il tetto.

14 Febbraio

La mattina dopo il vento non s’è calmato. Siamo ancora in balia del ciclone ma dobbiamo partire e tra mille raccomandazioni ci avviamo con venti dati a 90km/h. La paura ed il silenzio caratterizzano almeno la prima ora di viaggio. Poi la situazione si calma e si viaggia con serenità. Appena arrivati a Wellington ci dirigiamo verso la sede della Bluebridge ferry. Il loro sito dà per partente il nostro traghetto di domani mattina ed infatti ci confermano che, salvo imprevisti, finalmente domani riprende la navigazione: se non ricevo comunicazioni stanotte posso presentarmi all’imbarco. Andiamo alla sede della Omega e restituiamo l’auto. Molte compagnie di noleggio non consentono la traversata. Quindi lasciamo l’auto a Wellington e ne prenderemo un’altra a Picton. L’addetta ci prepara il contratto e ci comunica che l’auto sarà già pronta al terminal. Dovrò solo salire e partire. La giornata è comunque da ciclone. Entriamo nel museo Te Papa, il museo più importante della NZ. Bello. Davvero fatto bene ed interessante. Ci occupa tutto il pomeriggio. Fuori è impossibile stare per la pioggia. Quando finiamo la visita è ora di cena. Purtroppo ci accorgiamo che è San Valentino anche per loro e tutti i ristoranti sono pieni. Girovaghiamo sotto la pioggia e alla fine entriamo in un anonimo thailandese e ordiniamo un classico pad thai prima di infilarci in Hotel. Dormiamo al Waterloo Hotel, più un hostello per backpackers, ma con il grandissimo vantaggio di essere proprio di fronte al terminal della Bluebridge.

15 Febbraio

Nessuna comunicazione arrivata. Con le valige attraversiamo la strada ed entriamo con un po’ di timore nel terminal. È pieno di gente, si parte. Per un bel tratto si balla di brutto, poi, circa a metà della traversata spunta il sole, così d’improvviso. Dieci metri prima mare forza assurda, dieci metri dopo calma piatta. Dieci metri prima nero assoluto, vento e pioggia, dieci metri dopo sole a palla. Arriviamo così a Picton, trovo, come da accordi, l’auto nel parcheggio e parto. In un centinaio di km arriviamo a Havelock. Sono passate le 14:00 Captain’s Daughter ci accoglie, comunque,  con le sue famose cozze verdi di dimensioni pazzesche. Confermo quanto di buono dicono tutte le recensioni. Ripartiamo verso Kaiteriteri (150 km) dove alloggeremo al camping Kaiteriteri Recreation Reserve. L’Abel Tasman non offre tantissime soluzioni abitative. Il camping è ottima base, adagiato su una splendida baia. La rosticceria all’uscita del camping propone ottimo fish and chips e ottima birra. Il WiFi inesistente, quindi utilizzo il telefono con scheda NZ come HotSpot.

16 Febbraio

Pioviggina. Vorremmo fare trekking nell’Abel Tasman. Nonostante piova le navi che costeggiano la costa e i water taxi partono con regolarità. C’imbarchiamo su una barca della Wilsons. Navighiamo per un’oretta lungo costa. Sbarchiamo in un punto isolato. Verremo ripresi tra qualche ora su una spiaggia a una dozzina di km da qui. Il sentiero che costeggia il mare è ben segnato. A volte s’addentra nella foresta, tra felci millenarie, a volte costeggia le baie. È uscito il sole e il clima è stupendo. Arrivati ad un certo punto possiamo scegliere se continuare nella foresta o attraversare il tratto di mare che ora, grazie alla bassa marea, è percorribile per circa 1 km fino all’istmo dall’altra parte della baia. Ovviamente, a questo punto a piedi scalzi, scegliamo questa soluzione. La barca è puntuale a riprenderci e si torna a Kaiteriteri. Cena sulla terrazza della rosticceria guardando il mare. Sarebbe scena bucolica se, d’improvviso, tutto non iniziasse a vibrare con violenza per 2/3 secondi. Un terremoto ha colpito l’isola nord con epicentro Napier a 600 km da qui, ma la scossa l’abbiamo percepita distintamente, senza nessun danno oltre l’attimo di panico.

17 Febbraio

Oggi ci attende una lunga tappa di trasferimento, 500 km che si tradurranno in circa 7/8h di viaggio. Ci concederemo di visitare esclusivamente Punakaiki e le sue Pancake, tratto di costa fatto di pinnacoli erosi dalle onde e dal vento. Poi tranne le soste legate a normali fabbisogni fisiologici, si marcia. Un cartello ci avvisa che il prossimo benzinaio sarà tra 97 km. Alloggiamo al Chateau Backpackers & Motel. Ostello che oltre le camerate offre stanze tipo motel. La sera viene offerta una zuppa nell’area comune, più come momento di socializzazione che altro. Noi ne approfittiamo, concludendo la cena sul terrazzino della nostra stanza con stuzzichini, formaggi e l’immancabile Sauvignon blanc.

18 Febbraio

Ci attende la salita in elicottero sul ghiacciaio. Io, nonostante la non più giovane età, non ero mai salito in elicottero per cui ammetto una buona dose di emozione. Dopo aver risalito la valle del ghiacciaio atterriamo sul Franz Josef per 15 minuti, giusto il tempo di assaporare la magnificenza del luogo. Avevamo prenotato anche il sorvolo del Fox Glacier, ma le condizioni meteo della valle adiacente lo impedisce. Correttamente ci addebitano solo parte realmente utilizzata del volo. Quando atterriamo ci avviamo verso il sentiero che porta al fronte del ghiacciaio. 100 anni fa arrivava al mare. Negli ultimi 10 anni si è ritirato di circa 3km. Riflettiamo, ovviamente, sulla necessità impellente di agire per arginare il riscaldamento globale. Cena da Alice May. A detta di tutti i report letti, il migliore della località. Mi unisco ai numerosi giudizi positivi precedentemente letti.

19 Febbraio

Dopo colazione si parte in direzione Wanaka (300km). Wanaka si trova a poca distanza da Queenstown ed è considerata la sorellina minore. Adagiata sul lago è molto carina. Più piccola e molto più tranquilla. Alloggiamo all’Altamont, un B&B molto irlandese, pulito, ordinato, silenzioso. Siamo a 15 min di piacevole camminata dal centro. Un bel sole illumina il lonely tree, immancabile cartolina dalla NZ. Il centro è veramente piccolo, adagiato sul lago, papere e cigni circolano tranquille tra i passanti. Ceniamo molto presto in un chiassoso pub. Niente di che, non ricordo neppure il nome, ma soddisfa lo stomaco e questo basta.

20 Febbraio

Tappa cortissima: 80 km da Wanaka a Queenstown. Nel tragitto ci fermiamo a Cardona. Su una cancellata sono appesi migliaia di reggiseni. La volontà è quella di mantenere alta l’attenzione sul tumore al seno. Riconsegniamo l’auto in aeroporto e in bus raggiungiamo il centro. Alloggiamo all’Absoloot hostel ostello di livello superiore, con qualità da hotel, direttamente sul lago. I servizi offerti e la qualità emersa lo rendono uno dei migliori ostelli in cui abbia mai soggiornato. La nostra stanza è d’angolo e le grandi finestre spaziano a 90 gradi. La cittadina è viva e movimentata, l’opposto della sonnolenta Wanaka. Migliaia di negozietti, pub, ristoranti ne fanno una perla turistica. Saliamo con la funivia sopra la terrazza che domina il lago ed è davvero suggestivo. Per cena seguiamo i consigli della Lonely e ci mettiamo in fila per l’hamburger da Fergburger. Circa 30 minuti d’attesa per un take away davvero spaziale. I panini sono davvero come decantati dai viaggiatori, mangiati seduti su una panchina fronte lago non ha prezzo. I 30 minuti di coda meglio spesi della mia vita.

21 Febbraio

Milford Sound. Ci affidiamo alla società Awesome per il tour sul fiordo più famoso della NZ. 4h di bus, circa 2h di navigazione sul fiordo, ulteriori 4h di bus. Per questa gita  abbiamo preferito affidarci ad un’escursione organizzata. Il paesaggio sia nella seconda parte del trasferimento, che nella navigazione è davvero uno dei più belli che io ricordi. Le due pareti di roccia che costeggiano il fiordo creano un’atmosfera cupa ma affascinante. I delfini che ci vengono incontro quando sfociamo nel mare di Tasmania sono fantastici. Il momento è talmente magico che l’incessante pioggia non riesce a scalfire. Le 4h di ritorno appaiono, però interminabili. Abbiamo letto di molti che alloggiano a Te Anau, esattamente a metà strada. Vi abbiamo fatto una sosta e, sinceramente, reputo molto più bella Queenstown.

Torniamo che son quasi le 20:00, ci fiondiamo in un Pub irlandese per cenare con la cameriera che ci concede tipo 7 secondi per decidere cosa ordinare perché la cucina chiude.

22 Febbraio

In bus raggiungiamo l’aeroporto e con volo della Jetstart torniamo ad Auckland. Questa volta abbiamo prenotato lo Shuttle che ci attende fuori dal terminal. Per l’ultima notte ci concediamo il lusso di un 5 stelle: il Grand by Sky Tower. Arriviamo in hotel alle 15:00 ed, incredibilmente, la stanza non è disponibile per cui sono costretti a darci un upgrade in una suite. Non commento l’appartamento che abbiamo a disposizione. Ti viene voglia di passare le prossime 24h senza uscire dalla stanza. Nell’ultimo giorno rivisitiamo il centro ed entriamo nel museo della marina ove spicca la barca che vinse la coppa America.

L’ultima cena si dimostra la migliore di tutta la vacanza, da Tony’s, dietro il nostro hotel, scelto casualmente ma originale e delizioso. Peccato che a cena finita, mentre attendiamo il conto suona l’allarme antincendio del palazzo sovrastante ed il personale, risoluto, ci invita ad abbandonare immediatamente il locale. Ci ritroviamo, così in strada ad attendere che le 3 camionette dei vvff spengano il focolaio e solo allora rientriamo per saldare il conto che viene scontato per il disagio avuto.

23 Febbraio

Alle 18:00, puntualissimo arriva lo shuttle che ci riporta in aeroporto da cui c’imbarchiamo per le 27h che ci riportano a Malpensa.

Conclusioni

Cosa ci rimarrà di questo viaggio? Sicuramente l’immagine di una natura dominante, esagerata, stupefacente e impetuosa, che mette, sempre, suggestione. Un paese primordiale. Un paese fatto di vulcani, geyser. Un paese in cui in un mese vi è stata un’alluvione, un ciclone, un terremoto. Un paese con una popolazione pari a quella di Milano e Roma. Un paese ove le pecore sono 5 volte la popolazione e le mucche poco meno delle pecore. Un paese dove un cartello ti avvisa che il primo benzinaio sarà tra 97 km. Un paese in cui il navigatore ti anticipa la prossima città e tu, solo diversi km dopo, capisci che quella baracca e le due case prefabbricate erano la città. Un paese dove se piove è un’alluvione, se c’è vento è un casino e se splende il sole ti scotti. Un paese dove al mattino esci in maglietta e torni la sera in giacca a vento, o viceversa.

Viaggio forte, abbiamo rischiato di non poter arrivare per l’alluvione, abbiamo vissuto con ansia un ciclone, sentito più che chiaramente il terremoto, traversato lo stretto col primo traghetto dopo giorni di fermo di tutti i mezzi di trasporto. È stato un bellissimo viaggio on the road, fatto di sveglie all’alba e tante ore alla guida. Fatto di (pochi) hotel e tanti ostelli a condividere ciotole di zuppa con perfetti sconosciuti, di motel all’americana, di cabine dove il dilemma era: entriamo noi o le valige? E fatto di una sana dieta a base di fish and chips e hamburger. Decisamente una bella sensazione quella del mondo a testa in giù.

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