immagini e suggestioni di un breve soggiorno a ny

Di ritorno da un viaggio a NY si ha l’impressione che tutto si ridimensioni. Le proporzioni sono, infatti, il primo elemento che caratterizza la Grande Mela dove tutto appare extra size: edifici, strade, musei, parchi. Eppure l’ingresso in città, attraverso il ponte di Queensboro, svelava una Manhattan lontana quasi come un miraggio: più...
Scritto da: gianmario1
immagini e suggestioni di un breve soggiorno a ny
Partenza il: 20/11/2009
Ritorno il: 27/10/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Di ritorno da un viaggio a NY si ha l’impressione che tutto si ridimensioni.

Le proporzioni sono, infatti, il primo elemento che caratterizza la Grande Mela dove tutto appare extra size: edifici, strade, musei, parchi.

Eppure l’ingresso in città, attraverso il ponte di Queensboro, svelava una Manhattan lontana quasi come un miraggio: più caratterizzata dai contorni irregolari del sogno che dalla granitica realtà dei suoi grattacieli.

L’imbrunire avvolgeva infatti la city e le sommità illuminate degli edifici più elevati si ergevano sopra un’indefinibile profilo grigio che faceva intuire, sullo sfondo, lo spettacolo quasi esotico di acque riflettenti le luccicanti torri di downtown. Si è trattato di un’immagine più onirica che spettacolare e comunque presto svanita, una volta che il taxi è stato rapidamente risucchiato dal traffico vorticoso di Park Avenue, i nostri sguardi sono stati intimoriti dalle pareti incombenti dei grattacieli della midtown e i nostri sensi saturati dai giochi di luce e suoni di Times Square.

Se il nostro approccio a NYC è stato quasi violento, le ore successive si sono rivelate un crescendo di emozioni suscitate dall’imponenza e la bellezza di ciò che ci circondava e che abbiamo scoperto giorno dopo giorno.

A downtown lo sfregio di GroundZero stride tristemente con l’imponenza degli edifici circostanti alti centinaia di metri e che ricordano, nelle varie epoche, simbolicamente, lo spirito di sfida al mondo di questo paese.

In particolare il Woolworth e il Marine Midland Building esprimono concetti architettonici agli antipodi ma egualmente affascinanti qualora inseriti nei relativi contesti temporali: degli albori industriali il primo, della egemonia economica consolidata e riconosciuta in tutto il pianeta il secondo.

La sfida all’innovazione appare così concreta nel ponte di Brooklyn che all’epoca di realizzazione era il più lungo del mondo e che allargava il circondario residenziale sotto la spinta demografica incontenibile di fine ’800.

Di fronte, verso sud, si trovano la baia di NY e l’isola della Statua della Libertà che voleva essere ben augurante a chi metteva in discussione il proprio futuro puntando tutto sul nuovo continente. Commoventi i resoconti e le ricostruzioni dei primi istanti degli immigranti nella nuova realtà americana al Museo di Ellis Island dove si svolgevano i controlli sanitari e le registrazioni dei nuovi arrivati.

Apparteneva già alla storia l’epoca coloniale (‘700) che lascia le sue tracce nel Historical District, quasi un nucleo fragile di ricordi circondato da un’esplosione di architetture avenieristiche. Oscure e fumose taverne (come la Fraunces Tavern) rappresentavano un luogo di aggregazione per quelli che sarebbero stati i fautori dell’Indipendenza. Poco distante si trovano la Federal Hall dove giurò George Washington, primo presidente degli Stati Uniti, e i palazzi dove presero avvio i commerci e si costituirono le prime banche.

Del periodo esplorativo e dei primi coloni olandesi, che giunsero in queste terre all’inizio del 1600 e fondarono Nuova Amsterdam (1644), rimangono solo toponimi di vie e quartieri poi anglicizzati come Brooklyn e Bronx (in origine Brookleen e Bronck), il nome dei fiumi battezzati dagli inglesi (Hudson) che esplorarono la zona, i monumenti agli italiani come il ponte di Verrazano, che di fatto toccarono per primi queste isole in epoche storicamente recenti (1524).

Dei nativi arrivati dall’Asia attraverso lo stretto di Bering nella notte dei tempi, non rimangono che qualche abito e suppellettile conservati nei musei.

I colori di China Town e Little Italy nelle aree limitrofe al Financial District, ricordano che la storia degli Stati Uniti è rappresentata anche dalle sue molte comunità straniere, insediatisi successivamente, che hanno inizialmente riprodotto il proprio ambiente in terra straniera. Tradizioni, usi e costumi degli immigrati coesistono con l’estro di artisti e letterati che identificavano e identificano il loro “quartier generale” nell’adiacente Village. Tutto in queste aree cittadine appare, curiosamente, rispetto a downtown, a misura d’uomo e l’uomo diventa, in contrasto con i vicini grattacieli, misura di tutte le cose. L’arte, la musica, la poesia sono espressione umana tanto quanto sperimentazione, vizio e devianze: tutto è permesso al Village e forse il punto di contatto più evidente con la vecchia Europa si trova da queste parti.

In epoche successive, intervallate ai conflitti mondiali, l’esponenziale seconda crescita demografica trova sfogo a nord, dove, in coincidenza con lo sviluppo industriale, vengono edificati a tempo di record strutture diventate storiche come l’Empire State e il Chrysler.

Da quel momento residenze, uffici, centri commerciali, sociali, artistici, stazioni ferroviarie, alberghi hanno il comune denominatore dell’imponenza ed opulenza che segnano il primato incontrastato degli Stati Uniti di cui NY è il simbolo.

Tuttavia la cementificazione parossistica, inequivocabilmente rappresentata nel Rockefeller Center , convive con gli spazi verdi pianificati e realizzati come il Central Park o conservati come i parchi storici Riverside, Madison, Union, Bryant, Gramercy.

Si tratta di vere e proprie gemme verdi: oasi di pace nel concitato ritmo cittadino.

Anche la cultura viene concentrata in adeguate aree espositive appositamente create e ottimamente organizzate.

I musei newyorkesi sono un concentrato di capolavori mondiali dove l’arte sembra non avere confini e diventare indispensabile corollario alla vita quotidiana.

Immenso il Metropolitan, unico il Guggeneim, eccezionale per le collezioni esposte il MoMA.

Tra gli elementi culturali di NY , indiscutibilmente, si trova il cibo.

Esso è parte della metropoli, è proposto in ogni angolo e in ogni forma quasi per soddisfare il bisogno di chi non ha tempo di fermarsi… A NY non si cerca un luogo dove consumare il pasto, ma dove la fame ti coglie, proprio lì, trovi cibo da consumare seduto, in piedi, camminando o viaggiando. A NY si può trovare ogni genere di cucina: dalla elementare (come la tradizionale pagnotta detta Bagel), alla sofisticata proposta enogastronomia di derivazione europea, dallo street food al menu esotico, dal fast food americano alla cucina fusion.

Il contatto con la gente è automatico nel momento in cui ci si muove. Gli USA sono un paese abitato da “nuovi arrivati” e si percepisce un reale e innato interessamento dei residenti per il forestiero. Sembra incredibile ma basta fermarsi a consultare una cartina e nella folla che si muove si fermerà sempre qualcuno a darti un’indicazione. Basta parlare la propria lingua in un ambiente pubblico per essere riconosciuti come “paesani” e salutati. La nostalgia di casa si stempera rapidamente in un quartiere, in un circolo culturale, in un ristorante… NY è la città dove si ha l’impressione di trovare tutto, dove tutto è abbastanza grande da accoglierti comunque e dove ognuno può trovare la propria dimensione! Icona per antonomasia di NYC sono i grattacieli.

Passeggiando per le strade, lo sguardo viene istintivamente diretto verso l’alto nella contemplazione di edifici frutto delle idee architettoniche più fantasiose ed esagerate. Forme e materiali, i più disparati, catturano l’attenzione e stimolano l’immaginazione; l’alternanza con abitazioni più basse, inserite in contesti improbabili, non fa che accentuare la strabiliante imponenza dei grattacieli.

Oltre ai “classici”, che si identificano con NY, come l’Empire State Building (1930) vero simbolo newyorkese, il più alto del mondo per 3 decenni, variabilmente illuminato alla sommità, e quasi un faro nella notte newyorkese, il Chrysler building (1928) trionfo dell’Art Deco e celebrazione dell’industria automobilistica americana, il Rockefeller Center paradigmatico dell’edilizia residenziale a partire dagli anni quaranta, altri risultano altrettanto se non maggiormente affascinanti.

Come gli “storici”: il Flatiron building, il più antico (1902) e dalla forma prismatica triangolare che lo rende unico e precursore dei successivi per la sua struttura in acciaio. I “gotici” come il Woolworth del 1913 combinazione di acciaio, marmi e terracotte a produrre forme e decorazioni eccezionali. Gli “intramontabili” come il GE Building del 1933 che colpisce per le forzate proporzioni di base e altezza, per armonia e colore. Gli “innovativi”: come il Lever House e il Seagram che introducono l’utilizzo del vetro e dei nuovi materiali edilizi. I ”moderni”, come il Citycorp, che sperimentano associazione materiali e forme, o il Sony e l’IBM ultimi celebri postmoderni.

Nel complesso essi caratterizzano NY come nessun altra città nel mondo, offrendo scorci di grande suggestione: affascinano con le loro mille forme, rapidamente si rendono familiari e facilitano l’orientamento nei percorsi dei turisti. La visita delle Hall consente un contatto più diretto con i materiali costitutivi e, dove è possibile, la salita con rapidi ascensori consente di godere di panorami eccezionali dalle piattaforme di osservazione.

I parchi di NY si alternano ai grattacieli, opponendo la naturale serenità del verde all’artificiale solennità delle costruzioni in ferro,vetro e cemento.

Ma come gli edifici, ognuno ha la sua particolarità, distinguendosi dagli altri per storia e caratteristiche strutturali.

Il Battery park che occupa l’estremità sud di Manhattan con vista diretta sulla Statua della Libertà e Ellis Island nasce da successivi interramenti ed ebbe significato di difesa del limitrofo porto nell’importante passaggio all’indipendenza; oltre a sculture e panchine, vi si trova Castle Clinton che da originario forte, cambiò molte volte destinazione d’uso: arena spettacoli, centro accoglienza, sede acquario della città. Il Bowling Green, nelle immediate vicinanze del precedente, fu dapprima pascolo, quindi primo giardino pubblico di NY e campo di bocce; per molto tempo vi svettava la statua di Giorgio III abbattuta in seguito dalle forze rivoluzionarie americane.

Il City Hall Park è il parco del Civic Center (il municipio di NY), si trova a pochi passi dal ponte di Brooklyn (il cui percorso pedonale consente una vista imperdibile del lato est di Manhattan) e nacque da un pascolo; è ornato con una bella fontana ed è il luogo ideale per contemplare i circostanti edifici storici seduti in una delle sue panchine.

Washington Square Park e Tompkins Square Park sono i due parchi del Village rispettivamente west e east, celebre il primo, considerato ritrovo per antonomasia della gente alternativa e Bohémien; tipico parco cittadino il secondo.

Washington Square Park da terreno di caccia a fattoria divenne nel 800 cimitero e luogo di esecuzioni, ma deve la sua fama per essere luogo di ritrovo di importanti nomi della scena artistica e culturale nei primi anni del 900 e per i primi concerti di Bob Dylan negli anni 60. Oggi è frequentato da studenti della vicina NYU e da artisti di strada ed è dominato dal Washington Arch da cui origina la Fifth Avenue.

Christopher Park nel cuore di Greenwich, nelle vicinanze di Sheridan Square, accoglie in un contesto quasi irreale per la concentrazione di locali alternativi, due statue di coppie gay celebrative del movimento di emancipazione nato nella taverna (Stonewall Inn) che vi si trova di fronte.

Magnifici i parchi della midtown.

Il popolare Union Square con le sue statue patriottiche fa da sfondo al principale mercato all’aperto della città e rappresenta un ritrovo di giovani dei vicini quartieri universitari che frequentano i circostanti ristoranti, negozi e locali notturni.

Poco distante il Gramercy ha tutt’altra vocazione essendo l’unico parco privato di NY.

Circondato da una cinta in ferro battuto è accessibile solo ai residenti, è contornato da abitazioni di lusso, il suo nome deriva dal toponimo olandese “Krom Moerajse” (piccola palude ad uncino); nel mezzo del parco si trova la statua bronzea di Edwin Booth attore americano dell’800 ritratto in malinconico atteggiamento amletico.

Madison Square Park: famoso per le sue pregevoli statue colpisce soprattutto per l’indimenticabile colpo d’occhio sui circostanti grattacieli ( Flatiron, Corte Suprema NY, Life Insurance e prospettiva sull’Empire State) da ammirare anche illuminati nella notte.

Bryant Park: prende nome dal poeta William Cullen Bryant, in questa gemma verde troverà riposo il turista “oppresso” da cemento e asfalto della Midtown; in continuità con l’edificio della Public Library, d’inverno vi si trova una allegra pista di pattinaggio e un mercatino natalizio.

Nell’upper Manhattan il celeberrimo Central Park non deve far perdere una visita al Riverside Park – che si estende lungo l’Hudson con i suoi vialetti dove le file di caratteristiche panchine sono illuminate anche notte tempo dai lampioncini, sull’altra riva del fiume è già New Jeresey- attraversando l’upper west side per il piccolo ed incantevole giardino di Verdi Square.

Il Central Park è l’altra icona del paesaggio newyorkese, rettangolo che divide l’upper Manhattan nelle due parti per un estensione di più di 280 ettari, è stato costruito nella metà dell’800 su imitazione dei parchi europei ed è il parco cintato più grande degli States. Al suo interno si concentrano laghi, colline, prati, viali, fontane, statue, monumenti, Cottage, Castelli e attrazioni di ogni genere; si tratta dello “sfogo” naturalistico e ricreativo dei Nyorkers. La sua vera bellezza deriva dagli edifici che lo circondano: a sud le torri della midtown con immagini da cartolina a ovest le residenze storiche: Century, Dakota, San Remo, Beresford ed Eldorado Appartaments; a est la quinta strada con il Museum Mile e le ville dell’élite newyorkese.

Nel complesso i parchi e i giardini derivano da quelle che erano aree verdi della prima ora, poi confinate in rettangoli e cunei di intersezione di street ed avenue, mantengono il loro fascino storico, colpiscono per la pulizia e cura delle loro piante e per la varietà umana che vi si incontra.

In estate offrono ristoro d’ombra, d’autunno sinfonie di colori, d’inverno la magia della neve.

Musei e alberghi storici rappresentano chicche impedibili del turismo a NY.

Le arti sono qui di casa da almeno 150 anni e il XX° secolo segnò un definitivo spostamento dell’asse artistico mondiale nel nuovo continente per le arti grafiche, l’architettura ma sopratutto teatro e musica.

Non colpisce quindi che NY diventi, per vari motivi, centro artistico nel mondo.

All’indomani dell’epoca della Guerra Civile, nella seconda metà dell’800, il piano regolatore cittadino prevedeva la creazione di solide istituzioni culturali come l’American Museum of Natural History (1869), Il Metropolitan Museum Of Art (1870), La Carnegie Hall (1891) chiara espressione anche “strutturale” di quello che sarebbe stato un definitivo dominio della scena culturale del ‘900.

Questa nuova fase è parallela alla più ingente immigrazione della storia recente, che vede NY protagonista nell’accogliere, in pochi anni, milioni di europei e nel dare il via all’epopea architettonica dei grattacieli, dei grandi musei e delle gallerie.

Da questo momento diventa scontata anche la necessità di un’adeguata ricettività turistica, da cui la messa in cantiere di alberghi, alcuni dei quali, con nomi altisonanti come il Plaza e il Waldorf Astoria, diverranno storici.

Il Metropolitan Museum Of Art (“Met”) è il più grande museo dell’emisfero occidentale; trattasi di una serie di musei nel museo, raccoglie pittura, scultura e architettura (d’interni e addirittura porzioni di templi e sepolcri egizi) di epoche e provenienze disparate. Risulta dispersivo e poco organico nel suo sviluppo complessivo, ma location e spazi espositivi sono di assoluta eccellenza.

Altro limite è forse una certa predominanza della quantità sulla qualità delle opere mancando una vera perla, pur nell’assoluto valore dei contenuti generali.

Solomon R Guggenheim ( il “Guggenheim”) è noto nel mondo per la sua architettura che da sola merita la visita del museo ( Frank Lloyd Wright è considerato uno dei più grandi architetti americani); si tratta di una “forma circolare in uno spazio lineare” con un percorso espositivo a spirale dall’alto formato da una rampa e che si snoda dalla celebre cupola vetrata ad una rotonda finale. Ricchissima la collezione di Kandinsky, pregevoli opere del XIX° e XX° secolo in particolare dell’impressionismo e del cubismo; spesso presenti delle temporanee, non in questo periodo. L’impressione è comunque che ci sia variabilità nell’esposizione delle opere forse per i prestiti alle “succursali europee” ( Venezia, Berlino e Bilbao).

Museum of modern art (MoMA) di recente restaurato e ampliato, rappresenta forse quanto di meglio si trovi nel mondo per organizzazione e location. Innovativa la concezione architettonica, del giapponese Taniguchi, con edifici multipli che quasi si compenetrano valorizzando e abbracciando il giardino Abby Rockefeller, ed esaltando il panorama sui circostanti edifici.

L’accoglienza del visitatore è di alto livello organizzativo (l’afflusso è quantificato sui due milioni di accessi all’anno); la proposta eccezionale includendo tutte le arti visive suddivise in aree su diversi piani e valorizzate dalla logica del percorso e dall’ampiezza degli spazi.

La collezione permanente è di livello assoluto e propone numerosi capolavori dell’arte pittorica moderna che non deluderanno le aspettative del visitatore. Vengono organizzate temporanee di grande richiamo; abbiamo avuto la fortuna di accedere alla mostra di Tim Barton ( “sold out” da settimane a fine 2009). Il MoMA con i suoi luoghi di ristoro, il giardino, lo store e gli spazi comuni è diventato un vero e proprio luogo di ritrovo, quasi un luogo di culto! Musei, mostre in circoli culturali, gallerie ed esposizioni abbondano a NY andando incontro ad ogni genere di richiesta ed interesse: etnico, scientifico, artistico.

Per restare all’architettura, meritano sicuramente la visita i celebri Hotel storici le cui hall sono considerate spazio pubblico e pertanto accessibili a tutti (così come i bagni!).

Il nuovo Waldorf-Astoria occupa un enorme palazzo art deco con elevate torri gemelle, la sua hall si estende per tutto un isolato e offre preziosi materiali costruttivi di pavimenti, colonne, soffitti e arredi.

L’Hemsley Palace richiama lo stile rinascimentale italiano e si affaccia su Park Avenue con un giardino attraverso il quale si accede ad una suggestiva hall su diversi piani.

Il Plaza richiama, solo per il nome, scenari hollywoodiani; nel superbo contesto della Gran Army Plaza di fronte al Central Park è riconoscibile per la sua enorme architettura di inizio 900. Favolosi gli interni che trasportano, oltre la porta girevole, indietro nel tempo alla vecchia NY soprattutto nella soppalcata Palm Court e nella Oak Room.

Il Peninsula NY del 1905 sulla fifth avenue in stile beax-arts è celebre anche per la sua terrazza con vista panoramica.

Spettacoli e shopping Broadway e Fifth Avenue sono sinonimo, nel mondo, rispettivamente di spettacolo e shopping.

Lo spettacolo nella city è dappertutto: nelle strade, nei parchi, nei musei, nei locali pubblici, nella metropolitana, ma è Broadway la sede dei teatri dove il musical diventa la massima espressione dello spettacolo made in USA. Le sue “luci”, che stavano per spegnersi qualche decina di anni fà, quando i teatri sembravano lasciar posto a nuove forme di intrattenimento quali il cinema, sembrano rivivere più che mai oggigiorno sostenute da un progetto governativo di salvaguardia dei teatri storici e da una rinvigorita richiesta di milioni di spettatori. Lo spettacolo trova il suo culmine in Times Square dove le insegne dei teatri si mescolano a quelle pubblicitarie nell’area in cui NY esprime la sua massima vitalità in uno spettacolo unico di auto che sfrecciano e gente che si accalca in quello che viene definito il “crocevia del mondo”.

La storia dei teatri, delle rappresentazioni di attori celebri diretti da registi mitici che qui muovevano i primi passi coincidono con la storia recente di questa città. L’evoluzione delle insegne luminose di Times Square, da lampadine bianche, a neon colorati, ai milioni di pixel di oggi, rappresenta un compendio sulle forme più dirette di arte e comunicazione.

Assistere ad uno spettacolo a Broadway è entrare nel cuore dell’emotività degli americani.

La fifth avenue, icona del fashion nel mondo, è l’asse della midtown e raccoglieva le vetrine dello shopping d’élite nell’epoca d’oro di massima crescita della città. Attualmente la globalizzazione ha stemperato il lusso sfrenato e alle vetrine storiche delle gioiellerie si affiancano gli store di scarpe, felpe e articoli multimediali. Non è invece cambiata la magnifica scenografia offerta ai passanti con le loro borse variopinte dei regali di Natale dalla cattedrale di St. Patrick, dalla TrumpTower e dai molti altri edifici storici che sulla “fifth” si affacciano.

La metropolitana, la gente, la musica. La metropolitana di NY (Subway) è una città nella città, il riflesso sotterraneo dello spettacolo di superficie. Al di là della modernità e puntualità dei suoi treni, colpisce la qualità con cui fu realizzata tale opera nella forza delle scale in ghisa, nella delicatezza del piastrellato delle pareti, nelle decorazioni degli elementi segnaletici e luminosi. Lungo gli interminabili corridoi di collegamento tra i binari si incontrano le facce della gente che si muove per lavoro o per svago: esse testimoniano la multietnicità di NY e il fascino che essa esercita sul turismo mondiale. Come in tutte le metropoli, gli “interscambi” nella quotidianità sono limitati e ognuno difende la sua privacy dietro le pagine di un giornale o assorto nell’ascolto degli auricolari, ma il tentativo di comunicazione viene quasi sempre ricambiato con cortesia e disponibilità.

Un vero coinvolgimento può, al contrario, essere sperimentato la domenica assistendo alle celebrazioni Gospel, nelle molte church di Harlem, dove un mix di musica e spiritualità entusiasma i locali e gli ospiti in un crescendo di emozioni.

Ristoranti e feste private negli appartamenti dei newyorkesi consentono, d’altra parte, un avvicinamento quasi immediato alla loro mentalità e al loro gusto un po’ snob ed egocentrico di porsi nei confronti dell’interlocutore.

La musica, nelle varie espressioni dell’estro americano, accompagna come un unico filo conduttore i viaggi della gente nella subway, così come arricchisce il rito nelle chiese, così come allieta i momenti di aggregazione nei club e nei ristoranti.

Dal Gospel al Jazz al Pop la storia di New York è un po’ la storia della sua musica. Se il Gospel rappresenta le origini e il Jazz è cresciuto parallelamente ai grattacieli, le mille sfaccettature dalle nuove tendenze musicali sembrano non poter prescindere dalla “Grande Mela” come dimostrano le strofe di una delle hit del momento: Now you’re in New York, these streets will make you feel brand new, the lights will inspire you, lets here it for New York, New York, New York [Jay-Z]

Le immagini di un breve soggiorno in autunno a NY parlano di una città spettacolare che ha rappresentato un riferimento di crescita e sviluppo nello scorso secolo e che forse oggi, scopertasi vulnerabile e sopraffatta dallo spostamento dei nuovi equilibri socio-economici, potrebbe apparire in fase interlocutoria alla ricerca di nuovi stimoli.

Resta comunque luogo di grande fascino che esercita, fatalmente, attrazione e coinvolgimento per le sue variegate espressioni di costume, d’arte e di intrattenimento.



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