Il Centro antico di Castellabate

L'idea è di fare 6 articoli descrittivi dei 6 borghi più belli d'italia presenti in Campania. Partiamo dal centro antico di Castellabate (Cilento) Il Centro antico di Castellabate Diario di una giornata alla scoperta del centro antico di Castellabate – uno dei Borghi più belli d’Italia di Amedeo Colella (Foto di Giovanbattista...
Scritto da: medonite
il centro antico di castellabate
Partenza il: 18/03/2009
Ritorno il: 23/03/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
L’idea è di fare 6 articoli descrittivi dei 6 borghi più belli d’italia presenti in Campania. Partiamo dal centro antico di Castellabate (Cilento) Il Centro antico di Castellabate Diario di una giornata alla scoperta del centro antico di Castellabate – uno dei Borghi più belli d’Italia di Amedeo Colella (Foto di Giovanbattista Jaquinto) ARRIVO NEL CENTRO ANTICO Scrivi sul navigatore satellitare “Via Porta Sant’Eustachio”, Castellabate. E’ il modo più veloce per giungere al comodo parcheggio comunale che è il punto di inizio dell’itinerario che faremo oggi. In mancanza di navigatore conviene chiedere ad un castellabatese; in questo caso però chiedi dov’è “Fore la porta” (come chiamano qui Porta Sant’Eustachio). Sei nel centro antico di Castellabate; borgo incluso nell’elenco dei beni facenti parte il Patrimonio mondiale dell’Umanità protetto dall’Unesco; … Eletto tra “I Borghi più belli d’Italia”; … Sede del primo Parco Marino italiano; … Parco nazionale del Cilento; … Bandiera Blu, … 3 stelle TCI etc. Etc. … ma soprattutto il paese di Nicola, Stefano, Rossella, Otello, Enrico, Costabile, Peppino, Fabrizia, Gennaro etc. Etc.

Stefano, il giornalaio e tabaccaio di Fore la porta, è pronto ad accogliere sempre con un sorriso ed una brochure i fortunati turisti che si accingono ad una visita al centro antico di Castellabate. Quattro chiacchiere con Stefano è il migliore inizio di una passeggiata alla scoperta del centro antico. Compra il tuo giornale preferito perché da lì a poco sarai nella piazza più bella di Castellabate, e tutto deve cooperare a donarti sensazioni magiche.

I MOTI CILENTANI DEL 1799 Ma torniamo all’ingresso di Porta San’Eustachio, “fore la porta”. Qui c’è l’unico albergo del centro antico,” il Castello” dove c’è Franca che tenta di dare un supporto al turismo fuori stagione rimanendo, quando può, aperta tutto l’anno. Da questo posto, da questo portone della settecentesca casa de Angelis (ma non solo) partirono i moti rivoluzionari del Cilento del 1799, quelli che portarono a Napoli alla Costituzione delle Repubblica napoletana di Eleonora Pimentel Fonseca. Il primo slargo dopo la porta di fa comprendere che siamo davanti ad un paese “di scale”; sulla destra getta un occhio al maestoso palazzo Jaquinto. Proseguiamo verso il cuore del centro antico; proprio di fronte l’albergo c’è il portoncino di Otello, il geometra ed editore del paese, che ha sempre un timido sorriso e qualche pubblicazione da mostrare. In poco arriviamo in piazza; un vero campiello veneziano, anzi più bello perché c’è anche il panorama (forse sto esagerando con i paragoni).

‘A CHIAZZA Un antico albero al centro, un delizioso ristorantino per pochi intimi (“Divino” di nome e di fatto) ed il bar “La piazzetta”; sedetevi in una assolata mattina primaverile o estiva; gustatevi un aperitivo leggendo il vostro giornale preferito; godetevi la leggera refola estiva che sale dal fondovalle e abbiate un pensiero pietoso a tutti i bagnanti ammassati sulle spiagge, all’odioso odore di abbronzante, alle sudate per trovare un parcheggio. Assaggiate il dolce tipico di Castellabate, una conchiglia di pasta frolla che accoglie nel suo seno la pasta mandorlata: una poesia; anche il semplice dolcetto glassato di Antonietta lascia il segno. Luigi e Antonietta gestiscono con coraggio questo bar per tutto l’anno; ti prego di salutarli da parte mia. Persone fiere, che si rivolgono al turista sempre con un sorriso; ragazzi che hanno passato i duri anni della gioventù decidendo di restare e lavorare per il loro borgo. Da quest’anno hanno appunto aperto “il Borgo”, un ristorantino di cose rustiche da forno. Spesso in piazza c’è un artigiano che intreccia cesti e costruisce antichissimi fucili di bambù per bambini; giochi di centinaia di anni fa.

RUGGERO LEONCAVALLO Mentre sei seduto (fatti dare la sedia comoda, per le sedute che superano le 2 ore o i 90 chili) e sei al limite massimo del piacere alza gli occhi e dedica le poche energie superflue alla cultura ed alla storia castellana: la lapide che campeggia in piazza ricorda il soggiorno a Castellabate di Ruggero Leoncavallo, la dimostrazione impersonificata della salubrità del clima castellano. La famiglia del noto compositore Leoncavallo (la sua opera più nota è “I Pagliacci” del 1892) risiedeva a Sanza, nel basso Cilento, paese interno e freddo. Per curare la salute cagionevole della madre del musicista la famiglia si trasferì in un luogo dal clima mite: Castellabate. IL SAGRATO DELLA CATTEDRALE E’ ora di alzarsi; Castellabate ha molto altro da offrirti. Segui le indicazioni verso la cattedrale e attraverso vicoletti e gallerie (sotoportego dicono i veneziani) arriva al cospetto di un campanile romanico, tutto in pietra, adiacente la basilica di Santa Maria de Gulia.

Altra sosta sul sagrato. Che silenzio. Vienici di sera, anzi di notte. Quando qui non c’è proprio nessuno e potete godere della bella panchina in muratura di fronte la chiesa; sul sagrato dai un’occhiata alla lapide marmorea che l’Unesco, e scusa se è poco, ha posto qui a memoria dell’inserimento di Castellabate e del Cilento nell’elenco dei beni facenti parte del patrimonio mondiale dell’umanità.

Se trovi la chiesa aperta prova a visitarla. Deliziosa. C’è il busto di San Costabile, fondatore (il 10 ottobre 1123) e protettore di Castellabate e unico santo cilentano. Poi c’è anche il busto di Santa Irene, la copatrona e del Beato Simeone, raffigurato con una pergamena e spighe di grano, a memoria della riforma agraria da lui portata a termine nel dodicesimo secolo che fu il punto di forza per lo sviluppo di Castellabate.

UN SINGOLARE SAN MICHELE Dentro c’è una bella fonte battesimale e, sull’altare, un trittico di Pavanino da Palermo; ma il pezzo artistico che da anni mi incuriosisce è un olio su tavola di San Michele che uccide il demonio. Mi incuriosisce perché è diverso da tutti le altre immagini di San Michele conosciute. A partire dal San Michele di Raffaello, o dalla statua di Mont Saint Michel, la simbologia cristiana rappresenta quasi sempre il demonio nelle sembianze di un drago; alcune volte è un uomo nero cornuto e con le ali, tenuto fermo con un piede; altre volte è un serpente ma mai ho visto (e sono stato un giorno intero su internet a cercare una simbologia simile) il demonio rappresentato da una donna davvero formosa! Immaginate quante discussioni, quante comitive su questo sagrato hanno giocato su questa relazione, che ispirò l’anonimo autore del 500, tra donna e demonio! In realtà la donna in questione ha ali di pipistrello e gambe che finiscono in una coda di pesce. E’ quindi una sirena, metà donna e metà pesce. L’autore quindi è stato probabilmente condizionato dalle leggende intorno alla sirena Leucosia (per la vicina isola di Licosa) o più probabilmente condizionato dal tema del peccato originale: Adamo era piegato al peccato dalla perfida Eva, oppure da una visione conservatrice che vedeva la donna come strumento di peccato, e indicata quindi al disprezzo dell’uomo, tanto da essere paragonata al diavolo. Vorrei sentire il parere di mia moglie in proposito! PALAZZO MATARAZZO Accanto alla chiesa madre una cappella gentilizia della famiglia Matarazzo e di fronte la chiesa il Palazzo Matarazzo; il Matarazzo in questione è il capostipite dell’emigrazione meridionale in Brasile; uno degli uomini più ricchi della terra alla fine dell’800 e costruttore di alcune tra le più belle residenze nobiliari a Santa Maria (Villa Matarazzo) ed anche ad Ercolano (idem) e altrove.

Scendendo i gradini si è di fronte ad un interessante Museo di Arte Sacra contenente arredi e paramenti sacri dal 1500 oltre ad argenti e tele provenienti da collezioni private. Il museo è visitabile normalmente il sabato e la domenica dalle ore 16,30 alle ore 20.00.

A destra del Palazzo un elegante ristorante: il Caicco, dal nome delle tipiche imbarcazioni locali. Nello slargo godiamoci la frescura e scopriamo, incastonata tra gli edifici, una delle torri saracene terrestri, l’unico edificio con il muro della base inclinato. Il pirata saraceno ci ha seguito durante tutta la visita al centro antico; adesso ci mostra come ha influenzato le architetture. Nel 500 una teoria di torrette di avvistamento furono costruite lungo tutto il litorale del regno di Napoli. Le torri costiere comunicavano fra di loro con segnali di fuoco (di notte) e di fumo (di giorno). Spesso però lungo la fila delle torri, per superare un promontorio e garantire la continuità della comunicazione, era necessario costruire delle Torri terrestri, che permettessero la triangolazione della informazione. Ed eccone una davanti a noi, bella, emozionante, della stessa epoca delle torrette costiere a noi così familiari.

PORTA DI MARE Ma muoviamoci; abbiamo visto solo una porta del centro antico; ne mancano altre 4.

Continuiamo a scendere verso la parte bassa del paese; la meno conosciuta e per questo la più affascinante e segreta. Arriva sulla carrozzabile che viene su da Santa Maria. C’è il minimarket di Mimì (dai un’occhiata a “Il Mattino” mentre tua moglie fa la spesa) e la simpaticissima Giovanna, la fruttivendola più allegra d’Italia. Poi c’è Peppe Guida Gas, (Giuseppe, altra persona simpaticissima) uno di quei negozi dove trovi tutte le cosette per i tuoi hobby ed anche le bombole di gas, compagne inseparabili del centro antico, imbocca la stradina in discesa; pochi scalini e sei al cospetto di Porta di Mare. La porta per chi saliva dal mare, la più esposta ad incursioni esterne, la più protetta per questo motivo. La vista è esplosiva, a picco sul mare del Pozzillo.

La stessa vista che godi dal vicino ristorante Porta di Mare, e dalla residenza La Mola, un buen retiro per amanti del buon gusto. Dalla Porta di Mare, girovagando verso destra, percorrendo i vecchi accessi al centro antico, oltrepassando il recentissimo ristorantino “La principessa” di Ciro e Cristina, cari amici e ottimi cuochi, siamo a Porta Cavalieri; la porta che da’ verso San Cosimo, la collinetta che vedete al centro della valle.

LE CAPPELLE GENTILIZIE Siamo nella parte più bassa del centro antico; cominciamo a risalire; perdiamoci nei vicoletti, girovaghiamo tra le casette dei castellabatesi (sempre meno purtroppo) e turisti (olandesi, inglesi, danesi, napoletani, compresa la mia modesta abitazione) risaliamo verso la strada. Siamo in prossimità del barbiere, l’unico salone del centro antico, dove il simpatico Natalino ci fa fare un sacco di risate. Tutt’intorno, a portata di vista almeno 3 cappelle gentilizie: La cappella di San Biagio, la cappella della Pietà alla sommità delle scale, e la cappella di San Giovanni. Chiedete a Nicola di farvele visitare; tutti lo conoscono ed è gentile con tutti.

Continuiamo verso destra e siamo alla quarta Porta, Porta La Chiazza; uniamoci ai giocatori di carte, chiacchieriamo con Aniello e Anna, due fratelli che animano la piazzetta con il bar tutto l’anno. Godimento puro; il venticello che sale dalla valle non è mai troppo forte né troppo lento. LA QUINTA PORTA – MAMMA LI TURCHI Adesso non ci resta che la quinta ed ultima porta. Per raggiungerla imbocchiamo le scalette a sinistra del bar e cominciamo la risalita. Riperdiamoci nei vicoletti, nelle strette scalette; l’importante è che percorriamo il paese in salita; fin dove non è più possibile salire oltre: al Belvedere di San Costabile. Siamo sotto il possente Castello fondato nel 1123 da Costabile Gentilcore, quarto abate di Cava dei Tirreni. Davanti a tale mole ci si chiede com’è che un abate benedettino, che pratica l’ora et labora, chiedesse ed ottenesse da Guglielmo di Salerno la licenza di costruire un sì grande maniero. Accanto a motivazioni di ordine religioso ci furono sicuramente motivazioni di ordine economico: proteggere i traffici marittimi dal Porto de Lu traviersu (a Santa Maria di Castellabate) verso Cava dagli attacchi dei feroci pirati saraceni insediatisi sulla costa campana e calabra (il castello saraceno di Agropoli era uno dei principali presidi).

Fatto il Castello, ed introdotta una riforma agraria favorevole ai contadini, molti abitanti dell’alto Cilento furono attratti dalla protezione offerta dal Castello e popolarono il Borgo fino a farlo diventare uno dei centri più popolosi ed importanti del Cilento; primato conservato ancora oggi dopo 1000 anni dalla fondazione. Si può quindi ben dire che si deve ai saraceni, a questi pirati provenienti dal nord africa (proprio come i disperati che arrivano oggi sulle carrette del mare, ma molto più aggressivi), la fondazione del Castello e del Borgo che venne aggregandosi subito dopo. A Castellabate tutto risente dell’influenza della storia saracena: l’architettura delle case, con le facciate difensive; i miracoli del Santo, le leggende del paese sono legate alla paura delle incursioni saracene; ogni edificio è munito di torrette di avvistamento e l’intero borgo era cinto da possenti mura e da porte.

LA PORTA DE LI BOVI Sì, ma dov’è la quinta ed ultima porta: Porta de li bovi? Ormai completamente inglobata nelle case la possiamo trovare incastonata nei vicoletti. Bisogna tornare a Piazza Perrotti, dietro le mura del Castello. Guardando il Palazzo Perrotti prendi il vicoletto a destra. Noterai anzitutto che il Palazzo Perrotti, come tutti i palazzi del 700 castellano, dopo la parte gentilizia presenta una ampia parte “di servizio”: granai, cisterne, depositi di derrate che consentivano al palazzo di resistere all’assedio dei saraceni per oltre 6 mesi. Dopo 20 metri sarai davanti ad una cappellina sovrastata da 3 piccole croci. Siamo a Porta de li bovi; porta dei buoi; la porta da cui gli animali uscivano verso i pascoli e rientravano in paese in serata; sarebbe stato troppo pericoloso farli pernottare all’esterno delle mura.

IL BELVEDERE Uscite oggi dalla porta; giungerete di nuovo sul Belvedere, dalle parti del chiosco di Fiorella, un altro volto amichevole e sorridente di Castellabate. Il Belvedere di San Costabile è, come dice il nome, il luogo da cui osservare l’intero territorio di Castellabate (con le sue frazioni di Santa Maria e di San Marco) e tramonti mozzafiato. Riservate un tavolo da Fioravante, alla Cantina Belvedere, magari proprio quello all’angolo sul panorama e cenate a lume di candela scambiandovi promesse per il futuro. Oppure prova a cenare al Palazzo Perrotti, nel ristorante “Il calesse”; è in un orto storico e nelle stalle di un antico palazzo gentilizio. Chiedi a Roberta Perrotti, l’ultima erede della casata, se può mostrarti, magari nei giorni successivi, l’interno del cortile ed la stanza che ospito Murat (da duecento anni mantenuta intatta come quella sera); momenti che non dimenticherai facilmente.

Qui, proprio su questo belvedere, 200 anni fa, il Re di Napoli Gioacchino Murat, ospite dei conti Perrotti, si innamorò prima di te di questo colle e qui pronunciò le parole che suonano ancora oggi come un atto di amore e testimonianza di salubrità: Qui non si muore.

Dormire nel centro antico Albergo Il Castello – Via Amendola, 1 – 0974 967169 La Mola – Via Forziati – 0974.967053 Mangiare nel medioevo castellano Cantina Belvedere – via Belvedere – 0974967030 Divino – Piazza 10 ottobre 1123 Il Borgo – Piazza 10 ottobre 1123 – 339 2408852 Il Caicco – Via S. Biagio – 0974.967291 Il Calesse – Via Belvedere – 0974.967254 Porta Di Mare – Via Porta di Mare – 0974.967048 Villa Carina – Via S. Eustachio – 0974.967280 Dintorni Nei dintorni del centro antico di Castellabate le frazioni marine del comune (Santa Maria, San Marco, Lago, Ogliastro marina); splendide località archeologiche (Paestum, Velia); ameni comuni del Parco del Cilento (Acciaroli, Perdifumo, Vatolla); episodi naturalistici unici (Punta Licosa, Palinuro, Gole del Calore, Monte Stella). Un soggiorno ricco e di interessi multiformi.



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